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Autore: egypta    06/05/2009    2 recensioni
"Ormai erano ore che camminavo per il bosco, con gli occhi consumati della lacrime che ancora adesso continuano a scendere, solcandomi le guance ormai arrossate e scheletriche.
Non mangiavo, non bevevo, mi limitavo solo a continuare a esistere, sperando che l’angelo della morte si accorga di quest’anima in pena e la porti con se, in un mondo fatto di felicità e spensieratezza, dove mi auguro possa essere più felice.
Ma ormai anche la felicità è voltata via, con il nome di Edward Cullen, che se l’è portata via con se. La mia vita, si è portato via con se. E ormai non c’è modo di riprendermela."
Una Bella consumata dalla perdita di Edward, si ritroverà nel filo di una parentela di vampiri molto speciali, che perfino i vampiri stessi credevano fossero leggenda, o solo un altro modo per identificare i Volturi... Ma forse le cose stavano diversamente...
Mia seconda ficcy su Twilight... Spero che vi possa piacere^^
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Edward Cullen, Isabella Swan
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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Hunters


Erano arrivati.
Avevano finalmente capito dove ci eravamo stabiliti.
E ce ne avevano messo di tempo! Era da un anno che aspettavamo il loro arrivo, e che capissero dove eravamo diretti.
Ed era anche da un anno che ci allenavamo apposta per loro.
In caso di scontro non dovevamo essere impreparati: loro puntavano sulla forza mentale, più che fisica. Erano degli illusionisti.
Prima, abbagliavano le loro vittime, facendole cadere in uno stato di pura incoscienza,magari mostrandosi a loro sotto forma di belle donne, delle bellissimi Veneri.
Poi, una volta sicuri di avere in mano le redini delle loro menti, li obbligavano a seguirli, ed infine, succhiavano la loro energia dai loro corpi: se la vittima era un uomo, si tramutavano in delle belle donne, e gli succhiavano via la linfa vitale, attraverso uno sfiancante rapporto sessuale; se era una donna, l'incontrario.

I Mortem non avevano ne forma, ne sesso.Erano praticamente cose, o esseri, morti. A volte potevano essere una cosa, a volte un'altra; a volte donna, a volte uomo...
Potevano anche rendersi invisibili a occhio nudo.
E perfino per noi Benefici, delle volte, era davvero difficile distinguerli da normali persone, o da normali nebbie mattutine.
Ma, purtroppo per loro, c'era solo una cosa che li tradiva.

<< Alicia. Estendi lentamente il tuo scudo, io attaccherò il mio al tuo >>

Sorrisi pregustando il momento.
Sovrapponendo il mio scudo al suo, potevamo percepire se una persona, cosa o essere qualsiasi aveva un potere.
Io potevo capire se era un potere a danno della mente, lei del corpo.
E, in tal caso, gli scudi si sarebbero bloccati per non lasciare entrare dentro il campo protettivo l'intruso, permettendoci di scoprire la sua postazione precisa.
E a quale punto del corpo recava danni.

Sorrise anche lei, e, in un muto accordo, liberammo lentamente e contemporaneamente i nostri scudi.
Con il tempo, avevo imparato a distinguere le persone da oggetti, gli esseri viventi da quelli non viventi, e la mia posizione di Strega Benefica aveva dato una qualità in più al mio potere: potevo capire se era maschio o femmina, uomo, donna o bambino.
E potevo anche estendere il mio scudo fin quanto volevo.
Solo il risultato era un po' noioso: dovevo nutrirmi sempre in più degli altri, e per dei giorni - dipendeva da quanto sforzo ci mettevo - ero davvero intrattabile.

Setacciammo lentamente il perimetro della scuola, e dove avevo avvertito in precedenza quel flebile colpetto, adesso non vi era più nulla.
Conigli. Non volevano uscire allo scoperto.
Stavano giocando al gatto col topo.
Ma si sa: "Non si accarezza la gatta Bastet prima di aver affrontato la leonessa Sekhmet", diceva un modo di dire Egizio.
Una volta attirata la nostra attenzione, fuggivano.

Arrivammo fino ai confini di Forks, anche oltre la riserva dei Mutaforma.
Nulla.
Era strano, ma non avevamo avvertito niente.
Ne una pressione, ne un potere. Niente di strano.

<< Allora? >>

La voce trepidante di RoseMary mi riportò di scatto alla realtà.
Io e Alicia ci scambiammo uno sguardo d'intesa.

Mi voltai verso di loro. << Non abbiamo trovato nulla. A quanto pare, devono essere scomparsi >>.

Kell sghignazzò. << Me ne immaginavo! Non hanno fegato per battersi contro di noi! Sanno che comunque perderebbero. Eppoi noi.. >>, guardò me ed Alicia con orgoglio, << Abbiamo due assi nella manica ad ostacolarli! >>

Io e mia sorella ridemmo di gusto.
Ma malgrado Kellmett la mettesse - sempre - sullo scherzo, aveva ragione.
Quelle creature non osavano nemmeno sfidarci, sapendo fin dal principio che contro i due scudi non avrebbero potuto niente.
Certamente, anche i poteri offensivi dei ragazzi erano molto efficaci.
Ma mai quanto i nostri.

<< Bella >>, mi chiamò Alicia. << Penso che sarebbe meglio se noi due ricontrollassimo di nuovo la città. Magari da un'altra postazione, in modo da essere più sicuri che nessun'altro si faccia strane idee su di noi vedendoci così... >>, lanciò uno sguardo alle sue unghie, e poi intorno a noi.

<< A questo ci penso io >>, sussurrò Kellmett con sorriso sghembo.

Si mise seduto più composto sulla sedia, le mani congiunte sopra il tavolo, lo sguardo pareva assente, perso nel vuoto, ma al contempo intenso. Quasi pensoso.
Strizzò di poco gli occhi, e li riaprì di scatto.
Le iridi dorate e la croce nel mezzo erano ben visibili.
All'istante, tutti gli umani ripresero a mangiare, con i volti chini sopra i loro cibi, o a parlare col proprio vicino.
Chi prima era intento a sbirciare verso di noi, cercando un valido motivo per spiegare il nostro insolito comportamento, adesso aveva ripreso le sue normali abitudini. Come se non fossimo mai esistiti.

...Come se non fossi mai esistito...

Spalancai gli occhi.
Ancora?
Automaticamente, guizzai gli occhi verso un tavolo preciso, a due ostacoli di distanza da noi.
I Cullen ci fissavano, le sopracciglia corrugate.
Immaginai che stessero cercando di capire cosa ci fosse successo, il perchè del nostro improvviso cambiamento.
Eppure sapevano cosa eravamo.
Dovevano immaginare cosa ci era successo.
Eppoi, come se mi avessero letto nel pensiero, un barlume di lucidità apparve sui loro volti.
Fissavano più specificamente me ed Alicia, saltando con lo sguardo da me a lei.

Quando posai lo sguardo su Edward, mi accorsi che non mi toglieva gli occhi di dosso, e proprio quando stavo per girare gli occhi verso i visi dei miei fratelli, i nostri sguardi si incrociarono.
Lessi nel profono della sua anima un amore represso, sofferto... Rinunciato.
In effetti, lui aveva rinunciato alla sua innamorata pur di tenerla al scuro, facendo soffrire lei, e se stesso.
Era strano che non lo piegasse la vista dei miei occhi.
Ero ancora in fase di semi trasformazione, e, di conseguenza, i miei occhi non erano ancora tornati umani.
Ed era ancora più strano che non ne fosse altamente intimidito.
Quel vampiro era una continua sorpresa.

Mi voltai di nuovo verso il resto della famiglia.

<< Daccordo. Voi ragazzi rimanete qui. E in caso di attacco, chiamateci subito >>, dissi, con un sussurro quasi non udibile.

Annuirono in accordo.

<< Se qualcuno si lamenta della nostra assenza, ditegli che stavamo male e che siamo dovute uscire >>, sussurrò Alicia verso di loro.

Annuirono di nuovo, e in quel preciso istante, la campana suonò.
Ci alzammo insieme, e mentre il resto degli umani si sparpagliavano per la mensa in cerca delle loro classi, io ed Alicia ci intrufolammo in mezzo a loro.
Ma invece di seguire la ciurma verso i corridoi, prendemmo la strada opposta.
Uscimmo dal retro della mensa, dalle porte che davano sul bosco.

Spalla contro spalla, ci incamminammo dentro la fitta foresta, che per la comparsa dei grossi nuvoloni scuri in cielo sarebbe sembrata troppo scura per gli occhi umani, ma noi ci vedevamo benissimo.
Tutto era perfettamente chiaro, come se ci fosse stato un grosso e potente Neon ad illuminare anche la più piccola parte infossata del terreno, o delle chiome degli alberi.
I nostri passi erano sicuri e al contempo fluidi e silenziosi.
I nostri cuori battevano a ritmo animale, e la nostra pelle in fase di mutamento ne celava i battiti.
Gli unici rumori percepibili erano i piccoli insetti, e animali che correvano da una parte all'altra del bosco, e il fruscio del vento fra le chiome della vegetazione.
E passi. Non nostri.

Con una camminata veloce, arrivammo in due minuti in una radura molto ampia.
Nell'aria un groviglio di odori dolci seguivano il vento verso sud.
Qualcuno era già stato qui prima di noi.

Ci fermammo nel mezzo della radura, l'una accanto all'altra.
Scrutai verso la vegetazione, e con me mia sorella.
Sorrisi leggermente, divertita dei nostri spettatori.
Poi, inspirando, chiudemmo gli occhi.
Incrociammo insime le braccia davanti al petto, con i palmi rivolti verso l'alto.
Ci immobilizzammo come statue viventi.

Il simbolo sulla schiena cominciò a bruciare.
Il processo di trasformazione era in fase di completamento.
  
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