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Autore: Yennefer    01/10/2016    0 recensioni
[Sheriarty] Finale alternativo della seconda stagione.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jim Moriarty, John Watson, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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L’acqua scorreva leggera sopra il corpo di Sherlock, lavando via oltre allo sporco tutti i segni delle impurità che aveva commesso ore addietro con il suo peggior nemico…o miglior nemico? Oramai non sapeva neanche più come definirlo. Prese lo shampoo e cominciò a lavarsi con cura la sua folta chioma, adorava prendersi cura dei suoi capelli, se li strofinò per bene e lasciò che l’eccesso scorresse via lungo le sue gambe. A dirla tutta adorava farsi la doccia in generale perché lo aiutava a schiarirsi la mente ed entrare in quello stato che lui chiamava “Palazzo Mentale”, dove poteva premeditare in pace le sue azioni. E cavolo se ne aveva proprio bisogno.

Fuori era iniziata la tempesta e Jim lo attendeva con pazienza in camera con un’espressione beffarda, consapevole del fatto che ormai, anche se il piano di farsi gioco di lui era passato in secondo piano, Sherlock avesse accettato la situazione e riconosciuto che in fondo a modo loro – e in maniera molto distorta – si amassero a vicenda.
Sherlock chiuse l’acqua e si trascinò verso l’accappatoio con tutta la tranquillità del mondo, si asciugò i capelli, si fece la barba e infine tornò in camera con solo un asciugamano addosso, soltanto per scoprire che Jim si era sdraiato completamente nudo sul suo letto, con semplicemente una cravatta addosso.
C’erano i suoi vestiti sparsi per tutta la camera ma Sherlock rimase impassibile, come se tutto fosse stato perfettamente normale e lo fissava negli occhi con sfida, mentre Jim sorrideva nella maniera più psicotica possibile. Si alzò, gli andò incontro e si sistemò a due centimetri dalla sua faccia attendendo.
“Ebbene? Hai intenzione di spiegarti?” chiese Sherlock. Jim sollevò un sopracciglio “Voglio proporti una sfida. Non mi piace come si è conclusa la tua visita a casa mia, ammetti che nessuno dei due ne è rimasto soddisfatto.” fece una pausa passandosi la lingua sulle labbra “Ti provocherò e se cederai dovrai attenerti incondizionatamente ai miei piani, ok ?” Sherlock continuava a fissarlo impassibile, senza dare segno di alcuna reazione.
Così Jim gli sfilò l’asciugamano buttandolo a terra e passò a baciargli il petto fino a risalire sul collo, dove lasciò il segno dei suoi denti con un morso. Poi prese ad accarezzargli i fianchi con un mano mentre con l’altra stava per raggiungere le parti delicate. Sherlock però lo strattonò per la cravatta prima che potesse sfiorarlo, provocandogli una risata. “Tu sei pazzo.” Esclamò “L’hai capito solo ora?” disse Jim in tutta risposta. Sherlock prese a baciarlo violentemente, facendolo indietreggiare fino al letto dove inevitabilmente, dopo essersi esplorati tra gemiti e graffi, consumarono la loro passione.
 
Passò un’ora ed entrambi erano rimasti sdraiati nel letto a debita distanza a fissare il vuoto, come se avessero fatto entrambi una cosa totalmente sbagliata e se ne fossero pentiti immediatamente dopo, conservando però una sorta di sollievo per essersi tolti quel peso. Quindi lasciarono che gli unici suoni presenti fossero quelli dei tuoni e della pioggia che ricadeva violentemente sul terreno di fuori. Il fatto aveva soddisfatto e disturbato entrambi a tal punto di non essere più sicuri sul da farsi. Infine fu Sherlock a rompere il silenzio per primo.
“Che intenzioni hai?” disse semplicemente. Jim fece spallucce, serio, e poi si voltò a guardarlo “Ho intenzione di non volermi annoiare, Sherlock.” lo fissò per qualche altro secondo, poi si allungò per lasciargli un bacio sulla guancia, si rivestì e uscì dalla finestra nell’esatto modo in cui era entrato, incurante della pioggia. Sherlock rimase a guardare le tende che svolazzavano per via del temporale e i lampi che illuminavano la stanza di tanto in tanto. Quando fece per alzarsi a chiuderle notò che Jim aveva lasciato un messaggio piuttosto infantile: sulla parte inferiore del letto erano state incise con un coltello le parole MORIARTY SLEPT HERE e un inquietante smile a lato. Sherlock gli tirò un calcio e andò a chiudere le finestre.

Così passarono i giorni e Sherlock attese un segno da parte di Jim con impazienza e nervosismo, trovava buffo il fatto che Jim si fosse rifiutato infine di proporgli il suo piano, dopo tutto quello che era successo. John nel frattempo gli parlava di rado e soltanto per lo stretto necessario, da quando l’aveva ritrovato senza conoscenza davanti alla porta di casa gli era sembrato che l’amico lo stesse mettendo da parte e il suo presentimento sul fatto che Sherlock fosse in un guaio più grosso di lui si faceva sempre più reale, era in pessime condizioni.
Una settimana dopo circa Sherlock si trovava a suonare in salotto quando finalmente gli squillò il telefono

Oggi pomeriggio, solito vecchio tetto. Torniamo a giocare, Sherlock. JM

Recitava soltanto l’sms. Non perse altro tempo e lasciando John e le sue faccende a casa prese immediatamente un taxi per il Bart’s Hospital.
 
Entrò in fretta e furia dirigendosi verso l’obitorio “Sto cercando Molly Hooper.” Chiese informazioni ad una ragazza sulla trentina che tentò invano di persuaderlo ad andarsene, Sherlock la squadrò dalla testa ai piedi come faceva spesso con le persone che non gli davano retta. Una leggera sbavatura di rossetto sulla parte destra della bocca, i capelli raccolti alla meglio ma il resto del trucco e della sua pulizia personale era impeccabile, nascondendo una leggera sfumatura di occhiaie, qualche schizzo di sangue sul camice da dottore e un cercapersone in mano, come se stesse aspettando qualcosa di importante. “Dottoressa posso capire che ha passato una nottataccia con quello che evidentemente non è più il suo fidanzato, capisco benissimo che vuole mantenere un tono al lavoro e che è una giornata piena di impegni in quanto il suo capo ovviamente non la sta lasciando in pace e i suoi pazienti sono in condizioni gravi ma si tratta di un’emergenza, ok?”
 La dottoressa rimase con la bocca aperta stupita, senza sapere che cosa dire mentre Sherlock faceva segno che l’avrebbe semplicemente attesa nel suo laboratorio con aria annoiata.
Molly Hooper era una specializzanda di medicina che spesso aiutava Sherlock e John con le loro analisi chimiche per risolvere i vari casi e prima che questa storia con Jim Moriarty cominciasse a prendere risvolti disturbanti si era messo d’accordo con lei nell’eventualità che Sherlock dovesse morire sul tetto di quell’ospedale.
Molly entrò nel laboratorio con leggerezza, soffermandosi sulla porta giocherellando con le dita “Ciao, non ti fai vedere da un bel po’.” esordì con un mezzo sorriso ma lui non rispose e lei si precipitò ad aggiungere qualcosa “Sai mi stavo preoccupando per te, tutte quelle storie sui giornali, la tua scomparsa... il fatto che tu non abbia avuto più bisogno di me…” Sherlock si alzò dalla sedia e la raggiunse “Molly la scorsa volta non c’è stato bisogno di mettere in atto il nostro piano. Confido che tu l’abbia presa come una buona notizia.” dichiarò semplicemente e lei lo guardò con aria interrogativa “Questa volta credo che la situazione sia un tantino più complicata…” non aggiunse altro, sapeva che lei avrebbe capito e rimasero lì a discutere per la mezz’ora successiva. Dopodiché Sherlock attese.
  
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