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Autore: soffio di nebbia    01/10/2016    3 recensioni
Fu la sua ostinazione a colpirlo la prima volta che la vide, insieme al rosso dei suoi capelli, unico tratto distintivo in quel drappello di donne dal volto di ferro.
Dieci storie, dieci momenti della vita di una coppia.
[Questa raccolta è stata scritta per la challenge 10 PASSI DALLA TUA OTP indetta da BuckyBear sul forum di EFP]
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eagle Marin, Leo Aiolia
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Rating: Verde
Genere: Introspettivo
Prompt: Primo appuntamento
Avvertimenti: Nessuno


Qualche volta, quando i suoi doveri glielo consentono, Aiolia lascia il Grande Tempio per trascorrere la giornata al villaggio di Rodorio.
Il rumore dei suoi passi tra le strette viuzze di pietra è ormai diventato una consuetudine. I paesani lo accolgono con un vociare allegro e Aiolia saluta tutti con un sorriso. Ogni tanto, se vede qualcuno alle prese con un lavoro troppo faticoso, si ferma a dare una mano e le ragazzine arrossiscono incrociando lo sguardo di quell'uomo nel fiore degli anni che ha sempre una parola gentile per tutti. Lui, di gentilezze e di sorrisi, ne ha ricevuti pochi nel corso della sua vita, quindi ne conosce più di ogni altro il valore.
Aiolia si ferma ad osservare il panorama da un parapetto che si affaccia a strapiombo su una radura di ulivi. Con gli occhi passa in rassegna i numerosi rilievi verdeggianti che proseguono in lontananza fino al mare, una linea blu all'orizzonte sormontata da nuvole bianchissime, candide come i marmi della Grecia che qui e lì costellano il paesaggio, testimoni di un'epoca tremendamente lontana e tremendamente vicina.
Aiolia inspira profondamente l'aria tiepida del giorno che volge al termine, trattenendo a sé quegli ultimi istanti di quiete in cui può permettersi di dedicarsi unicamente a se stesso.
L'arrivo di due giovani interrompe la sua contemplazione. Sono un ragazzo e una ragazza. Avranno quindici anni o poco più. Aiolia li osserva da lontano mentre alternano chiacchiere di circostanza a silenzi imbarazzati. Qualche volta lui prova a riempiere quei silenzi con qualche commento sugli occhi verdissimi di lei, cercando di imitare una galanteria di cui ha solo sentito parlare. Lei lo ringrazia con un timido sorriso. Qualche volta osano di più, qualche volta osano sfiorarsi. C'è una strana esitazione quando lui accarezza i capelli di lei. C'è un'imbarazzata curiosità quando lei, in maniera quasi meccanica, risponde al suo gesto con un bacio appena accennato.
Ogni cosa, agli occhi di Aiolia, sembra già programmata, come se lo stesso incontro di quei due giovani fosse parte di un antico cerimoniale. Non si conoscono bene, probabilmente è il loro primo appuntamento. Lo si capisce dalla natura delle domande che ogni tanto si scambiano, troppo scontate per essere quelle di due amici che hanno già condiviso sogni ed esperienze. Non si conoscono bene, però sanno di piacersi. Entrambi ne sono consapevoli e ora stanno seguendo stesso rituale che i loro coetanei hanno seguito prima di loro. Se al termine di questo incontro capiranno di non essere compatibili, allora non si vedranno mai più. Viceversa, il rituale continuerà secondo la consuetudine fino a quando non avranno imparato ad amarsi o fino a quando non si saranno stancati dei reciproci impegni.
Il sole è sempre più basso all'orizzonte. Quasi per gioco, Aiolia prova a immaginare che il ragazzo sia egli stesso a quindici anni, poi prova a immaginare che la ragazza sia Marin da adolescente. L'esperimento dura poco: i gesti sono troppo artefatti, le frasi troppo premeditate. L'intera situazione continua ad essergli estranea.
Con Marin non ha mai vissuto nulla del genere. Loro due non hanno avuto bisogno di programmare nulla.
La luce del giorno scompare e Aiolia torna con la mente ad una notte di quando era ragazzo.
L'allenamento di quel giorno era stato impietoso. Il corpo era ancora dolorante e nelle orecchie poteva ancora sentire gli aspri commenti del suo maestro, commenti che puntavano a ledere il suo orgoglio e a ricordargli l'onta che ancora lo macchiava. Le risatine sprezzanti dei suoi compagni d'allenamento parevano risuonare ancora nell'aria come il canto delle cicale.
Ignorando il coprifuoco, Aiolia aveva abbandonato furtivamene gli alloggi del campo d'addestramento per rifugiarsi su un'altura rocciosa dove era sicuro che nessuno l'avrebbe trovato.
Sentiva il bisogno di isolarsi dal mondo con la certezza che nessuno avrebbe potuto raggiungerlo per far leva sulle sue debolezze.
Era convinto che lì nessuno l'avrebbe trovato... ma lei, quel rifugio, l'aveva scoperto per prima.
«Anche tu hai avuto una giornataccia?» constatò Marin sentendolo arrivare.
Per Aiolia fu impossibile ignorare il suono umido che aveva assunto la sua voce, così meno risoluta rispetto alla prima volta che l'aveva incontrata. La giovane piangeva silenziosamente.
Entrambi erano soli. Entrambi erano vulnerabili. Entrambi stavano percorrendo un cammino incerto che conduceva verso un futuro ancora più incerto. Nessuna barriera, in quel momento, aveva senso di esistere.
Ignorando la voce nella sua testa che gli intimava di andarsene, Aiolia si avvicinò. Sedette accanto a lei e cominciarono a parlare e parlarono a lungo, fin quando i primi raggi del sole cominciarono a rischiarare la linea dell'orizzonte.
Si salutarono all'alba senza bisogno di aggiungere altro. La sera seguente si incontrarono di nuovo. Ben presto i loro incontri si fecero sempre più frequenti. Si incontravano spontaneamente, senza ansie, senza forzature, a volte per caso, a volte cercandosi. A volte parlavano per ore, confidandosi paure e memorie di una vita ormai troppo lontana. A volte si allenavano insieme per scaricare la tensione, altre volte ridevano, altre volte ancora si limitavano a restare in silenzio a contemplare le stelle fianco a fianco.
Giorno dopo giorno, notte dopo notte, gli anni scivolarono via come sabbia trasportata dalle onde.
Un giovane uomo e una giovane donna erano uno accanto all'altra.
Marin era distesa sotto un ulivo ad osservare le stelle. Aveva le braccia incrociate dietro la testa e le sue gambe accavallate ondeggiavano al ritmo di una melodia esisteva solo nei suoi ricordi.
Per la prima volta, mentre la osservava, Aiolia avvertì una strana fitta all'altezza dello stomaco. Era una sensazione pungente e trascinante, a metà tra il turbamento e la felicità.
Da solo non avrebbe saputo dare un nome a quella sensazione.
Poi si ricordò di suo fratello e si ricordò di una fanciulla il cui nome al momento gli sfuggiva. Ricordava che Aiolos era solito pronunciare quel nome con una gentilezza insolita, e quando lo faceva, i suoi occhi si illuminavano di una luce calda e lievemente malinconica. Aiolia non riusciva a spiegarsi la ragione di quel suo comportamento e a volte lo prendeva in giro per questo. Aiolos però non si era mai mostrato offeso. Si era sempre limitato a sorridere bonariamente e dirgli una frase molto semplice:
Un giorno capirai.
Ancora adesso non era certo di capire del tutto, però ogni cosa appariva un po' più chiara.
Un soffio di vento scompigliò i capelli di Marin, ma lei non vi fece caso.
Osservandola con la coda dell'occhio, Aiolia si domandò se anche lei avesse provato la sua stessa sensazione, anche solo per una volta. Poi scosse la testa tra sé e chiuse gli occhi godendosi la brezza della sera sul viso. Al momento non era ancora in grado di saperlo ma, in fondo, fintanto che fossero rimasti l'uno accanto all'altra, nulla di tutto ciò aveva davvero importanza.


Note: Come sempre inizio con le migliori intenzioni e finisco per perdermi lungo la strada, succede quando ci si blocca troppo a lungo sulla stessa cosa ^^
Comunque, finalmente, sono riuscita a trovare il tempo di terminare questa seconda shot e aggiornare la raccolta! Scusate i tempi lunghi ma è un periodo abbastanza pieno e strano, se non ne approfittavo oggi sarei rimasta in stallo ancora un mese.
Un saluto a tutti e grazie per essere passati di qui!

  
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