Anime & Manga > Il grande sogno di Maya
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Autore: Raflesia Harlock    02/10/2016    5 recensioni
E se Maya e Masumi non fossero mai saliti sull’Astoria? Come sarebbero riusciti a superare anni di fraintendimenti e segnali distorti, e a mostrarsi l’un l’altro per quello che sono, mettendo in gioco veramente loro stessi e il loro legame? Può forse Maya illudersi di conoscere Masumi avendone sempre visto due facce, quella nascosta del donatore di rose, protettiva e rassicurante, e quella irriverente e cinica dello spietato affarista della Daito? O può forse Masumi credere di conoscere Maya, o persino se stesso, abituato a portare una maschera dall’età di 10 anni e cresciuto in condizioni di deprivazione affettiva che bloccano i suoi passi e non gli consentono di riconoscere facilmente né i propri sentimenti né quelli degli altri? In questa fanfiction ho sviluppato una ipotesi, cui il titolo allude. Ne deriverà un percorso insolito che metterà i due a dura prova, rendendoli infine più consapevoli, che spero vi piacerà.
Genere: Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Masumi Hayami, Maya Kitajima
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO III

 

  Era stata una giornata piuttosto impegnativa. Quella mattina era arrivato in ufficio appena in tempo per presenziare a una riunione importante riguardante una joint-venture di cui avrebbe dovuto conoscere ogni minimo dettaglio, dovendola presentare lui stesso ai partners, con tanto di previsioni finanziarie e analisi del rischio per ogni scenario. L’unica cosa che aveva fatto in tempo a fare era, invece, scorrere una decina di pagine della presentazione sintetica in powerpoint preparata da Mizuki durante la salita dell’ascensore dal garage fino all’ultimo piano della Daito, quello riservato agli incontri del consiglio di amministrazione… ed era un ascensore, oltre che estremamente lussuoso, anche maledettamente veloce.

Arrivato, aveva incrociato lo sguardo lievemente preoccupato di Mizuki, le aveva lanciato un’occhiata significativa e avevano cominciato come se niente fosse. Per fortuna era andata bene, grazie alla sua esperienza e soprattutto all’intesa con la sua preparatissima segretaria che evidentemente aveva studiato il dossier fino a tarda notte anziché tornarsene a casa. Infatti lo aveva praticamente affiancato nella presentazione, intervenendo sapientemente ad illustrare ogni dettaglio al momento più opportuno.

La giornata era proseguita così fino a sera, passando da un pranzo di lavoro a una riunione tecnica fino alla conferenza stampa finale. E lì l’aveva sorpreso la domanda fatta in chiusura da un giornalista: gli aveva chiesto se ritenesse di avere già in tasca i diritti della Dea scarlatta. Per la verità non lo aveva stupito tanto la domanda, pur essendo totalmente fuori contesto, quanto una certa ilarità che era serpeggiata in quello stesso momento fra i giornalisti schierati di fronte a lui; e ancora di più la reazione di Mizuki, che aveva subito intimato con durezza di limitare gli interventi al tema della giornata. Strano davvero… non era sempre stata lei la paladina della libertà di stampa? Comunque aveva intuito che per qualche motivo, che evidentemente lei conosceva e lui ignorava, era meglio non rispondere, così aveva glissato. Poco dopo era uscito per salutare il presidente della nuova società-partner, lo aveva accompagnato fino al garage e finalmente si era infilato in macchina diretto a casa. Tutto era andata secondo le aspettative, ora cominciava a sentirsi davvero stanco e aveva decisamente bisogno di farsi una doccia.

  Gli piaceva guidare da solo la macchina. Finalmente poteva rilassarsi e ripensare alla notte incredibile che aveva passato. Non era stato molto prudente, decisamente no. Si era ripromesso di gestire la cosa con calma e invece aveva fatto tutto il contrario. Gli sembrava di sentire ancora il suo odore, l’aveva sentito addosso per tutto il giorno. Sospirò. Appena a casa l’avrebbe chiamata, voleva sincerarsi che stesse bene, che non avesse avuto ripensamenti. Era stato tutto così inaspettato, non credeva che avrebbe perso il controllo così – non gli era mai successo -  e ancora meno che lei si sarebbe dimostrata così disponibile. In realtà gli sembrava ancora troppo bello per essere vero e temeva di averla delusa in qualche modo, che lei potesse essersi pentita e decidere di allontanarsi, del resto nessuno dei due aveva parlato dei propri sentimenti e per di più lui era fidanzato e questo non poteva certo lasciarla indifferente. Premette inavvertitamente di più il piede sull’acceleratore. Doveva rassicurarla, confessarle i suoi sentimenti, ogni cosa, senza ulteriori indugi. Era stato bellissimo, sì, ma lo sarebbe stato ancora di più quando si fossero scoperti l’un l’altra completamente.

Sospirò. Certo, c’era ancora la questione del suo imminente matrimonio e degli accordi con la famiglia Takamiya. Come avrebbe gestito la cosa con Shiori? C’era di positivo che oggi non lo aveva cercato, che strano, lo chiamava almeno tre volte al giorno negli ultimi tempi. Forse Mizuki aveva filtrato le telefonate. In ogni caso, molto meglio così.

Stava per arrivare quando la segretaria lo chiamò al telefono. La ringraziò subito per l’aiuto durante la giornata, veramente prezioso, ma lei non era in cerca di complimenti.

“Signor Masumi, ho cercato di parlarle per tutto il giorno. Credevo che sarebbe venuto in ufficio dopo la conferenza stampa, ma mi hanno detto che è andato via. E’ per questo che la sto chiamando”

Sembrava agitata.

“La ascolto Mizuki. Mi dica, è qualcosa che ha a che fare con la Dea scarlatta, vero?”

Entrò nel giardino della villa e scese dalla macchina.

“Sì, anche. In realtà si tratta più che altro di una notizia di gossip, pubblicata dal Nightlife Watcher”

“E da quando, Mizuki, ci preoccupiamo di quello che finisce su riviste di infimo ordine come quella?” la rimproverò bonariamente Masumi. A volte Mizuki esagerava con la sua apprensione.

“Di solito non lo facciamo, ma questa volta è un po’ diverso: c’è un articolo che parla di lei, signor Masumi, e anche della signorina Kitajima”

Alzò un sopracciglio perplesso “Un articolo su di me e su Maya, dice?”

“Sì, c’è anche una foto, signor Masumi…”

Nel frattempo era entrato nell’ampio androne della villa, completamente buio, ad eccezione di una lampada accesa sul secretaire vicino alle scale. Altre seccature, pensò, ma non poté impedirsi di innervosirsi più di quanto lui stesso ritenesse necessario. Buttò il soprabito sul divano di broccato accanto al secretaire e cominciò a sfilarsi la cravatta.

“Insomma di che si tratta? Me lo legga per favore”

Fu allora che notò una rivista appoggiata in bella vista sul secretaire: il Nightlife Watcher.  Il cono di luce della lampada illuminava una foto in copertina. Era un primo piano di lui e Maya, un po’ sfocato, ma indubbiamente si trattava di loro. Si guardavano sorridendosi in maniera complice e sembravano abbracciati. Sotto, il titolo a caratteri cubitali recitava: “MA NON ERANO NEMICI????”

“Lasci perdere. Non serve”

Chiuse la comunicazione e cercò l’articolo all’interno.

Una coppia veramente improbabile si sta facendo notare in giro, ma sempre e solo nelle serate più mondane della città: il figlio-di-papà, miliardario e onnipotente presidente della D.A.P., e la giovanissima figlia-di-nessuno Maya Kitajima, per intendersi la concorrente sfigata al concorso per chi vince i diritti teatrali più importanti del Giappone. In pratica, il diavolo e l’acqua santa… eccetera… Finora avevano fatto storia i loro battibecchi nei foyer di mezza Tokyo, roba da intellettuali altoborghesi e segaioli insomma. Adesso invece pare che i due abbiano cambiato stile e, per farsi pubblicità, si esibiscano in danze alquanto hot nei locali più “in” della movida… eccetera… Se non fosse che lui stesse per impalmare la bellissima e altrettanto ricca… eccetera eccetera… Per non parlare del leggendario maestro Ichiren che si rivolterebbe nella tomba se vedesse la sua più improbabile erede flirtare con il figlio del suo aguzzino, eccetera eccetera…” Alla fine concludeva così: “Insomma ragazzi, se vi trovate alla loro stessa festa potete star certi che è la serata giusta! Fatevi un bel selfie con loro, mandatecelo in redazione e divertitevi!”

Fra le altre c’era anche una foto di Maya che, rossa in viso, ballava fra i suoi due ex compagni di college. La descrizione recitava “La Dea Scarlatta per la vergogna”. Sospirò. Spazzatura…

Un cameriere apparve nell’androne “Buonasera signor Masumi. Suo padre desidera parlarle. In biblioteca” Inevitabile, pensò. Fece un cenno brusco al cameriere e s’incamminò lentamente. Non ci voleva, proprio adesso. Entrò, augurandosi che almeno durasse poco, doveva telefonare subito a Maya, più che mai adesso. Il vecchio genitore volse appena la testa al suo ingresso, continuando a guardare fuori dalla vetrata. Non ci furono preamboli.

“Sarò breve Masumi. Non capisco il senso di questa pagliacciata. A meno che, ovviamente, tu adesso non tiri fuori davvero quei diritti dalla tasca della giacca…”

“Via, padre, siamo seri” tagliò corto Masumi.

“Bravo, sei già arrivato al punto. Non so se tu stia cercando di sedurla, o di rovinarle la reputazione, nel primo caso non te lo puoi permettere, almeno non così alla luce del sole, nel secondo caso, sai che ci sono mezzi molto più diretti ed efficaci. Quindi, comunque sia, stai impiegando male il tuo tempo Masumi e mi aspetto che tu cessi immediatamente”

“Lo terrò presente, padre” il vecchio era fuori strada se pensava di impressionarlo stavolta.

“Un’altra cosa. Ha chiamato il vecchio Takamyia. Non ha gradito. Gli ho spiegato che stai cercando di assicurarti quei diritti ma non ha apprezzato lo stesso”

“E Shiori?” chiese Masumi assottigliando lo sguardo.

“Shiori è una signora, ma sai come la pensa su Maya Kitajima… non le è …simpatica - e come darle torto, no?”

“Shiori ha dimostrato di essere poco leale. Ci siamo sbagliati sul suo conto” concluse Masumi. Ancora fremeva al pensiero di come la sua fidanzata avesse cercato di allontanarlo da Maya.

“Poco leale perché non si fida di te e manda all’aria i tuoi giochetti, Masumi? – rise - Quella donna non è stupida, anche se inesperta. Ma sono d’accordo che può essere una seccatura. Dovrai essere cauto con lei”

“Bene. Ho capito. Se non ti dispiace ora vado a dormire, padre, buonanotte”

Era quasi arrivato alla porta quando suo padre lo richiamò.

“Ah, un’ultima cosa, Masumi, a proposito di Maya Kitajima. La rappresentazione si avvicina e non voglio correre rischi. Ho deciso di fare a modo mio, visto che tu non sai fare di meglio che finire in prima pagina su giornaletti di infimo ordine”

Si sentì scuotere come se l’avesse colpito un fulmine. Rispose d’impulso, trattenendo il fiato.

“No, lascia che me ne occupi io, ci sto lavorando. Sarebbe un peccato sprecare il suo talento. Credo che possiamo ancora… ammorbidirla con le buone”

Si rese conto della debolezza della sua risposta, ma non riusciva ad essere completamente lucido. Il pensiero di ciò che suo padre sarebbe stato capace di farle gli faceva tremare i polsi.

“Hhmf. Ammorbidirla… Ne sarei molto stupito Masumi. Quella è testarda come Chigusa e, come lei, non cederà di una virgola”

“Ti dico che ci sono quasi, ne sono sicuro”

“Ah sì? E perché ne sei sicuro? Perché si è fatta offrire qualche cocktail? L’hai sommersa di rose per anni e che cosa hai ottenuto?”

Quindi sapeva, sapeva anche questo… Giocava decisamente in svantaggio ma doveva vincere lui, a tutti i costi! Anche a costo di…

“Padre - cominciò lentamente, con tono deluso - Sinceramente non credevo mi ritenessi così sprovveduto. Sono colpito. E tutto per uno stupido articolo su una rivista insignificante”

Si versò da bere.

“Che ha fatto innervosire molto i Takamyia, però “ insisté suo padre col solito tono accusatorio.

“E allora? Che si innervosiscano pure. Il vecchio sta solo cercando di spuntare condizioni migliori di quelle concordate l’ultima volta. Ricorda che il contratto prematrimoniale non è stato ancora firmato e non sono stato certo io a rimandare finora, concedimelo. Tenteranno fino all’ultimo di strappare qualcosa di più, anche minacciando chissà cosa”

“Sì, lo so anch’io. Quella vecchia canaglia…” ammise suo padre digrignando i denti.

“Ma non arriverà allo strappo, gli interessa troppo sistemare la nipote. Soprattutto adesso che la sua… fragilità è diventata più evidente. Quello che ha fatto a Maya Kitajima -  tutti quegli intrighi, che ho scoperto proprio grazie a Kitajima - ne sono la prova. Shiori non è molto stabile. Il vecchio sa che a questo punto potremmo spuntare un prezzo ancora migliore e sta facendo di tutto per evitarlo, tutto qui. Quanto a ieri sera - bevve un lungo sorso e continuò - sapevo benissimo di poter dar adito a pettegolezzi, non sono nato ieri. Ma la Kitajima è pur sempre una delle attrici più in vista del Giappone e io uno dei principali produttori teatrali, beh, che possono dire? Che io abbia un interesse mi sembra scontato e che io lo manifesti agli occhi del mondo é più che opportuno. Non mi venissero quindi a parlare dell’onore di Shiori… E se poi hanno dei dubbi sulla natura di questo interesse, tanto meglio. Più Shiori darà in escandescenze, più l’accordo sarà a nostro favore. Il vecchio lo sa bene… tanto è vero che oggi lei non mi ha chiamato, deve averglielo impedito lui - fece un mezzo sorriso - In breve, dobbiamo fare capire al vecchio che gli conviene concludere, presto, e alle nostre condizioni”

“Quindi, se ho capito bene, mi stai dicendo che saresti anche disposto ad anticipare questa… ’conclusione’?” Domandò Eisuke, seriamente interessato. Masumi sentì una morsa gelata allo stomaco, ma continuò.

“Prima o dopo per me è indifferente. La questione non è tanto quando ma come… o mi sbaglio? Io non scappo. Sto anzi aspettando che tu mi dica che si può procedere. A mio parere, il momento di tirare il vecchio per gli attributi e stringere è adesso! Tutto gioca a nostro favore - si voltò e lo fissò dritto negli occhi - E francamente non capisco proprio cosa tu stia ancora aspettando” aggiunse con tono di sfida.

Ecco, ora si sarebbe alterato, ma ormai lo aveva portato sul suo terreno.

“Non mi dire quello che devo fare! Le negoziazioni sono affar mio! Sceglierò io il momento e il modo giusto, conosco il vecchio meglio di te!”

“Sono d’accordo. A ognuno il suo ruolo. Occupati tu delle trattative, io già mi occupo di Shiori… - sospirò enfaticamente - O se preferisci posso fare tutto io, posso anche trattare direttamente con il vecchio Takamyia senza alcun problema, ma forse non sarebbe molto elegante”

“No, ma soprattutto non ti ho chiesto di farlo, non è affar tuo” ribadì Eisuke, deciso.

“Sta bene. Quanto a Maya Kitajima però, vale lo stesso principio. Me ne sto già occupando io” aggiunse, gelido.

“E’ troppo che te ne occupi e non vedo risultati. Comincio a pensare che sei preso da lei, per questo sei meno efficace” insinuò maligno l’esperto genitore.

“Ti sbagli padre - si volto e lo fissò ancora, senza alcun timore - I risultati non sono venuti finora perché il momento giusto non era prima e non è neanche adesso. Il momento giusto sarà l’attimo dopo la proclamazione della vincitrice di quei diritti. Sarà allora che me li cederà e, ci scommetto, incondizionatamente. Per ora non li ha, non ha nulla che mi serva. Quindi non devo correre con lei, non ne vale la pena, anzi rischierei che capisca il bluff prima ancora di avere qualcosa da offrirmi. Aspetterò che vinca e, se vince, solo allora calerò il mio asso. Ti assicuro che ho ottime carte in mano”

“Di questo non ne dubito. Non sa ancora nulla della faccenda delle rose quindi, suppongo?”

“Ovviamente, no. E non sarebbe neanche pronta a saperlo, ancora. Ma al momento giusto lo sarà. Lo sarà eccome. Sarà lei a pregarmi di accettare quei diritti”

“Hmm… Però questo implica che non posso anticipare troppo la conclusione col vecchio, altrimenti ti spunto le armi con la Kitajima.”

“Effettivamente mi complicherebbe il gioco. Ma è questione di priorità. Potrei farcela comunque, anche con la fede già al dito”

“No, non rischiamo, andiamo avanti così”

“Sì… credo sia meglio” finì il suo whisky e si avviò alla porta. Aveva vinto, ma a che prezzo...

“Non farti più vedere in giro con lei però, non voglio dover discutere ancora col vecchio, visto che ho le mani legate”

“Non servirà più – si fermò, le mani ancora sulla maniglia - Posso frequentarla anche in posti più riservati, adesso, se voglio” scandì, con calma, senza voltarsi.

Il vecchio Hayami sgranò gli occhi: “Sul serio?? Non mi dirai che te la stai portando a letto…?”

“Vuoi proprio saperlo?” chiese Masumi con noncuranza, voltandosi a guardarlo con aria di sufficienza.

“No… È affar tuo” rise di gusto il vecchio genitore, poi si interruppe improvvisamente e lo fissò per un lungo instante annuendo lentamente, beffardo.

"Siamo intesi, allora. Ma non scoprire il fianco ai Takamyia, o il vecchio ti fa fuori, dall’affare e non solo. Per non dire di quello che potrebbe fare alla ragazzina, se si mette di mezzo. E’ permaloso quanto me, ma un po` più rozzo…”

Masumi accennò un mezzo sorriso: “Buonanotte, padre”

Uscì senza attendere oltre. Salì rapidamente le scale ed entrò in camera sua, poi nel bagno interno, dove la nausea ebbe infine la meglio.

 

  Non riuscì a dormire quella notte, cercando una via di uscita - eppure ne avrebbe avuto bisogno… Ma non ce n’erano. Suo padre aveva ragione. Poteva forse tenere a bada lui, ma come avrebbe fatto col nonno di Shiori? Non le interessava di rischiare in prima persona, ma cosa sarebbe successo se avesse continuato a frequentare Maya, anche di nascosto? Probabilmente il vecchio stava già pensando di mettergli dietro qualcuno dei suoi uomini. Niente di più facile che fosse già pedinato… o che il suo cellulare fosse sotto controllo. No, non poteva metterla in pericolo. Del resto, se avesse tentato di rompere il fidanzamento con Shiori adesso, allora sarebbe saltato l’accordo con suo padre, non si sarebbe più fidato di lui, nemmeno riguardo a Maya, e chissà cosa sarebbe stato capace di farle.

L’unica cosa che poteva fare era guadagnare tempo, proteggendola da suo padre almeno finché non avesse ottenuto quei diritti - era quella la cosa più importante, sebbene questo volesse dire non poterla vedere più almeno fino ad allora, poiché non c’era modo di farlo senza rischio. E dopo… non c’era un dopo… Sospirò avvilito.

La data proposta per il matrimonio era il giorno successivo a quello della proclamazione della vincitrice dei diritti della Dea Scarlatta. Aveva sperato di poter convincere suo padre a posticiparla, ma dopo la discussione di quella sera sarebbe stato impossibile. Suo padre avrebbe sospettato di qualunque sua mossa. Si sentiva in trappola, impotente. Non poteva rischiare di metterla in pericolo, ma non accettava neanche l’idea di dover rinunciare a lei proprio adesso. Il loro rapporto era ancora tutto da costruire ma anche lei provava dei sentimenti per lui, non poteva essere altrimenti, non gli si sarebbe concessa in quella maniera se no. Si sentiva fremere al ricordo di come gli si era affidata, senza alcuna remora, senza alcuna difesa. Chissà se si era pentita di averlo fatto. Sentiva il bisogno impellente di chiamarla, di rassicurarla, di tenerla ancora fra le sue braccia. E poi c’erano tante cose che doveva ancora dirle… Invece non poteva fare nulla, non poteva rischiare.

Nonostante il suo stato di malessere e prostrazione, si sforzò di riflettere su cos'altro fare per mettere Maya in sicurezza.  Appena arrivato in ufficio, per prima cosa avrebbe fatto concordare da Mizuki un appuntamento con la segretaria di Shiori per la sera stessa. Doveva testare il polso della fidanzata ed eventualmente disinnescarla prima che potesse pensare di creare altri problemi a Maya. Quella sera ci sarebbe stata una prima importante al teatro dell’opera. Era una buona occasione per farsi vedere in giro con lei. Oltretutto dell’evento avrebbero parlato sicuramente i giornali il giorno successivo, il che non guastava.

 

* * *

 

  La aspettò davanti al teatro. La sua vettura arrivò in perfetto orario. Le porse la mano per aiutarla a scendere. Indossava un elegante abito da sera di colore verde ed era, come sempre, bellissima.

“Shiori, benvenuta, mi dispiace di non aver avuto il tempo di passare a prenderti. Sono stato molto impegnato oggi” Mai mostrarsi troppo gentili dopo un presunto torto, sarebbe suonata quasi come un’ammissione di colpa.

“Non preoccuparti, caro”

Il suo tono di voce era garbato, come sempre. Se era offesa con lui, lo nascondeva molto bene. Le dette il braccio e si avviarono insieme verso il palco privato della famiglia Hayami, fra due ali di folla che si aprivano ammirate al loro passaggio.

Parlarono brevemente di Puccini e dell’opera cui si accingevano ad assistere. Lei accennò al fatto che le sarebbe piaciuto molto visitare l’Italia, magari durante il viaggio di nozze. Lui glissò, forse più bruscamente del dovuto, ma in quel momento non ce la faceva proprio ad assecondarla in quelle fantasticherie. 

Shiori lo fissò per un attimo, poi abbassò lo sguardo.

“Volevo scusarmi ancora una volta per non aver saputo gestire le mie paure. Per aver agito con tale egoismo e leggerezza, mettendoti in difficoltà con quella giovane attrice, Maya Kitajima”

“Sì, Shiori, è stato un comportamento molto puerile che non ho apprezzato affatto. In futuro, se dovesse risuccederti di essere così inquieta, ti prego di parlarne direttamente con me”

“Lo farò, te lo prometto. Ma non preoccuparti, sono sicura che queste sensazioni passeranno quando saremo marito e moglie  – Fece una pausa, durante la quale quelle due ultime parole: “marito e moglie” si conficcarono nella mente di Masumi come una stilettata - Dovrei scusarmi anche con lei. Ti prego, anzi, se ti capitasse di vederla, porgile le mie scuse, per favore…” lo fissò, con occhi scintillanti, in attesa della sua risposta. Lui ricambiò guardandola serio.

“Non credo Shiori, non credo che mi capiterà” rispose lentamente, con finta noncuranza, sforzandosi di calmare il battito del suo cuore, accelerato da un divorante senso di impotenza.

 

  Non c’era altro da dire. Si voltarono entrambi verso il palcoscenico, dove lo spettacolo stava per cominciare. Dopo poco, lei insinuò la sua mano fra quelle di lui.

   
 
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