Anime & Manga > Il grande sogno di Maya
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Autore: Raflesia Harlock    28/09/2016    8 recensioni
E se Maya e Masumi non fossero mai saliti sull’Astoria? Come sarebbero riusciti a superare anni di fraintendimenti e segnali distorti, e a mostrarsi l’un l’altro per quello che sono, mettendo in gioco veramente loro stessi e il loro legame? Può forse Maya illudersi di conoscere Masumi avendone sempre visto due facce, quella nascosta del donatore di rose, protettiva e rassicurante, e quella irriverente e cinica dello spietato affarista della Daito? O può forse Masumi credere di conoscere Maya, o persino se stesso, abituato a portare una maschera dall’età di 10 anni e cresciuto in condizioni di deprivazione affettiva che bloccano i suoi passi e non gli consentono di riconoscere facilmente né i propri sentimenti né quelli degli altri? In questa fanfiction ho sviluppato una ipotesi, cui il titolo allude. Ne deriverà un percorso insolito che metterà i due a dura prova, rendendoli infine più consapevoli, che spero vi piacerà.
Genere: Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Masumi Hayami, Maya Kitajima
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2

 

Maya e Masumi uscirono dal locale quasi tre ore dopo insieme a due uomini e una donna, ridendo.

“Hayami, io te lo dico, non ti ho mai visto ridere così, neanche ai tempi del college! Dai dimmi la verità, tu non sei Masumi Hayami… chi sei?” lo interrogò il vecchio amico, scuotendogli scherzosamente la spalla.

“Ah Ah, è veeroooo, no che non lo sei, quello è una tale barba!” fece eco la donna, che doveva aver bevuto ancora di più, e che poi prendendo il braccio di Maya e abbassando di poco la voce aggiunse “Un gran figo, eh… ma roba pesante, non fa per me, per carità! E neanche per te mia cara, no, no…”

Masumi con tono fintamente serioso la minacciò: “Bada a quel che dici, Sanja, ti sento…”

“E adesso dove si va? Conosco un posticino non lontano da qui” ricominciò il primo che aveva parlato.

“No no Satomi, andiamo a casa mia, ho un graande albero di susino nel salotto, Maya, vuoi vederlo? Puoi anche farci la lap-dance se vuoi!” si inseri’ il terzo, scoppiando a ridere scompostamente.

Maya lo guardò imbarazzata, gli altri con finta commiserazione.

“Ah ah buona questa, vero? La lap dance” aggiunse con voce strascicata aggrappandosi alle spalle di Satomi. E poi, rivolgendosi di nuovo a Maya “E in cima ci ho fatto un nido, è lì che dormo io, sul serio, in attesa della tua dea…! E’ un’alcova perfetta per Akoya e Isshin, potrebbe ispirarti, dico davvero!”

“Gli uomini evoluti sono scesi dagli alberi tre milioni di anni fa, Jin, sei un po’ in ritardo - intervenne di nuovo Masumi - Anche perché la signorina è già con me, se non te ne fossi accorto e quindi semmai il suo Isshin questa sera sono io!” concluse facendole l’occhiolino e ridendo mentre già le apriva la portiera della macchina.

“Ma non è giusto, e poi tu sei già fidanzato, sei il solito egoista approfittatore, ora ti riconosco!” si lamentò Jin con una smorfia.

“Torna in cima all’albero, Jin, è quello il tuo posto!” lo castigò Masumi senza alcuna remora.

“Ah ah, ci vediamo, ciao” fu il coro comune quando la combriccola si sciolse.

 

Al primo semaforo si voltarono l’uno verso l’altra sorridendo.

“Come va Maya?” la interrogò, preoccupato che le libertà che si erano presi i suoi ex compagni di college non la avessero fatta sentire fuori luogo.

“Bene” si vedeva che era un po’ imbarazzata ma sembrava divertita.

“Scusa per i miei amici, li conosco da molto tempo ma non ci vediamo quasi mai… e francamente non li ho mai visti così, non so cosa avessero stasera. Hanno un po’ esagerato, forse perché non ci incontravamo da anni. Sicura che vada tutto bene?”

“Sì, davvero, mi sono divertita. È tutto così strano e nuovo a dire il vero… ma passa così tutte le sue serate?”

Stavolta fu lui a ridere di gusto “No, no, in realtà non esco mai così... Cioè, quando lo faccio è sempre per recarmi ad eventi mondani cui devo presenziare in virtù del mio ruolo. E’ più un lavoro che uno svago insomma, non è mai molto divertente - La guardò ancora - Ti pare un mondo strano eh? E’ tutta apparenza. L’apparenza in quei contesti è l’unica cosa che conta”

“Già, me ne sono accorta. Ma lei sembrava sempre sapere cosa dire e fare”

“Per me è facile. Conosco tutti e so tutto di ognuno. E’ parte del mio lavoro. Ma anche tu mi sembravi a tuo agio stasera, o mi sbaglio?”

“Sì, ero a mio agio… perché c’era lei con me” gli disse arrossendo lievemente, per il piacere dei suoi occhi.

Masumi distolse lo sguardo verso la strada, sorridendo. Sembrava davvero tranquilla e divertita. Tutto era così perfetto, incredibile. Forse adesso sarebbe bastato dirle "Maya, sono io il donatore di rose" e ogni residua barriera fra loro sarebbe caduta. D'improvviso realizzò che indipendentemente dalla reazione di Maya, una volta caduta la maschera non sarebbe più riuscito a vivere come aveva fatto finora, ignorando i suoi desideri più profondi.  La sua vita sarebbe probabilmente cambiata per sempre, senza possibilità di ritorno.

Eppure in quel momento avrebbe solo voluto continuare a guidare così, con lei al suo fianco, fino in capo al mondo. Senza pensare al domani, senza bisogno di parole. Prolungare quel momento all’infinito.

 

Invece erano già sotto la casa di Maya. Lui spense il motore, voltandosi lentamente a guardarla. Le guance arrossate, gli occhi splendenti, velati da un certo timore, ma nessun segno di volontà di fuga questa volta.

“Maya…” mentre il cuore gli martellava nel petto e nelle tempie catturò la sua mano e se la portò lentamente alle labbra. Poté avvertire distintamente il suo sussulto quando le sue labbra si posarono sulla pelle di lei, morbida e liscia. Si sentì invadere da un calore improvviso mentre pure lei, con sua sorpresa, cominciò a sfiorargli le guance e il mento con quella stessa mano, sostenendo il suo sguardo. Lui strinse il volante, per trattenersi, ma non durò molto, non poteva più. Racchiuse quella piccola mano nella sua assecondandola mentre continuava a sfiorargli i lineamenti del viso. Quando la sentì avvicinarsi alle sue labbra le strinse il polso, dolcemente, e lo baciò, senza smettere di guardarla.

Aveva gli occhi lucidi e le labbra socchiuse, lo fissava con un’espressione pudica e sensuale allo stesso tempo, che mise a durissima prova il suo autocontrollo e tutti i suoi buoni propositi. Le baciò di nuovo il polso e poi cominciò a percorrere la pelle nuda del suo braccio con le labbra.

Solo uno…solo un altro si ripeteva come un mantra, ma fermarsi era impossibile, così come distogliere lo sguardo dai suoi occhi mutevoli da cui traspariva ogni emozione.

La vide mordersi le labbra e questo sciolse in un istante ogni suo residuo barlume di razionalità, come neve sotto il sole d’agosto.

Si avvicinò al suo collo, lo baciò col cuore in gola mentre avvertiva il calore aumentare insieme a una sensazione sconosciuta di informicolimento alla mani, ma non ebbe tempo di pensarci, la sentì gemere e fu come se una bomba deflagrasse dentro di lui. Alzò gli occhi sul suo viso vicinissimo e si tuffò sulle sue labbra, dentro la sua bocca, sovrastandola con il suo corpo, afferrando e stringendo i suoi polsi e gemendo a sua volta, con una smania irrefrenabile.

Maya si sentì scuotere da un fremito intenso e poi le sembrò di perdere i sensi tanto i suoi baci inaspettati ed esigenti la stordivano. Istintivamente si accostò ancora di più a lui, offrendo la sua bocca ai suoi baci sempre più profondi, perché quel contatto non finisse mai, mai.

Lui la sentì muoversi verso di sé come a cercare un contatto maggiore e questo lo fece impazzire ancora di più se fosse stato possibile. Scese di nuovo sul collo e poi verso la sua scollatura, vedeva il suo seno alzarsi ritmicamente come a cercare anch’esso i suoi baci, non si fece pregare, la tirò ancora più verso di sé, tenendole le braccia dietro la schiena e lei si inarcò all’indietro gemendo ancora mentre i suoi capezzoli uscivano dal bustino finendo nella sua bocca, sulla sua lingua, fra i suoi denti. Maya non mostrava la minima resistenza anzi ad ogni bacio, ad ogni soffio di fiato sulla sua pelle gli si offriva di più e lui non avrebbe mai potuto immaginare di provare una tale eccitazione, nemmeno nei suoi sogni più sfrenati. Sentiva che non poteva fermarsi più, che l’avrebbe resa sua, sua, l’avrebbe posseduta fino in fondo, pienamente, ancora e ancora, l’avrebbe fatta gemere e ansimare fino allo sfinimento, era quello per cui erano nati forse, lei per lui e lui per lei, per fare nient’altro che quello.

Un suono di voci non troppo lontane lo ridestò, si rese conto di essere in mezzo alla strada, non potevano assolutamente restare lì.

“Aspetta” le disse con voce roca. Scivolò via da lei, uscì e rapidamente fu di fronte al suo sportello, la aiutò ad alzarsi e la condusse verso casa, ancora baciandola. Quando furono sulla porta la guardò aspettando la risposta alla sua muta domanda.

“Non-non c’è nessuno a casa…” balbettò Maya senza sapere da dove le venisse il coraggio.

Lui la prese in braccio, varcò la soglia e si diresse nella camera che lei gli indicò. La depose sul letto, poi si alzò a guardarla negli occhi, per leggervi ancora le conferme di cui aveva bisogno come dell’aria che respirava.

Lei cominciò ad accarezzargli il viso, i capelli sparsi sulle spalle nude, gli occhi lucidi allacciati ai suoi, le labbra gonfie e socchiuse, inconsapevolmente invitanti, il seno turgido che si intravedeva dal corpetto ancora allacciato. Nonostante il suo imbarazzo trasparisse chiaramente dallo sguardo e dalle guance arrossate, era l’immagine più sexy che avesse mai potuto vedere o concepire.

 

Maya accarezzava il viso bellissimo chino su di lei, come a convincersi che stesse succedendo davvero, non riuscendo in alcun modo ad organizzare i suoi pensieri confusi. Come erano arrivati fin lì…? Stava forse sognando…? Era mai possibile che lui la desiderasse così, proprio lui…? E adesso erano soli nella sua stanza, incredibile…! Adesso cosa sarebbe successo, lei non sapeva niente di queste cose, come avrebbe fatto… Oddio, ricomincerà a considerarmi una ragazzina! Solo il pensiero le diede la nausea. Facendosi coraggio cominciò a sfilargli piano la cravatta, poi prese a sganciargli uno a uno i bottoni della camicia, guardandolo ogni volta come a chiedergli il permesso, le mani sempre più incerte e tremanti.

 

“Fai quello che vuoi Maya, non trattenerti…” fu solo un tenero sussurro, ma a lei sembrò tradire tutto un carico di aspettative cui lei, ne era certa, non sarebbe riuscita a rispondere - e presto se ne sarebbe accorto.

“Neanche lei, neanche lei deve trattenersi…” gli rispose col cuore in gola, intravedendo istintivamente la possibilità di nascondere ai suoi occhi il disordine emotivo di cui si sentiva preda.

Lui la guardò, sorpreso ed eccitato “Non ti conviene incitarmi, ragazzina, al contrario, dovresti frenarmi… Come ti ho già detto un’altra volta, sono solo un uomo” le rispose sorridendo. Lei continuò, in un sospiro.

“No, non voglio che si trattenga, io… io non ho mai… mi insegni lei, la prego! Voglio che lei faccia tutto ciò che vuole, tutto ciò che un uomo desidera fare con una donna, ogni cosa”

Lui la fissò ancora, serio stavolta. No, lei non capiva fino in fondo ciò che stava dicendo, era solo insicura.

“Maya… sei tutto ciò che un uomo può desiderare” le rispose in un sussurro, baciandola.

“Dico davvero, me lo prometta, la prego, che non si fermerà, in nessun caso…!”

“Maya, non temere, non è mia intenzione…”

“NO, non capisce! - insistette lei interrompendolo e alzandosi a sedere - Dovrà fare come ha sempre fatto con me, quando mi spronava anche contro la mia volontà!”

Lui la guardava interdetto, senza riuscire a capire.

“Sì, lo so che lo ha sempre fatto per me, anche quando mi ha umiliata davanti a tutti, quando mi ha costretta a fare cose che non volevo fare e io la odiavo per questo!” aggiunse convulsamente, stringendogli il braccio.

“Maya, non sarà necessario…” obbiettò incredulo, posandole le mani sulle spalle e cercando di essere rassicurante.

 “Sì, invece, la prego, me lo prometta! Lo farà anche adesso, farà tutto ciò che vuole, anche se dovessi ribellarmi, o implorarla - poi sussurrò - anche se dovesse costringermi...” arrossì violentemente, ma lo guardò dritto negli occhi questa volta. Avrebbe eseguito i suoi ordini, era la sua unica speranza, o almeno così credeva.

Lui spalancò gli occhi. Maya, perché mi costringi a questo? Quella maschera che lei gli stava porgendo, oh la conosceva anche troppo bene! Era quella che indossava più spesso, al punto da essere ormai parte della sua personalità. Ma non voleva metterla adesso, no, e non avrebbe mai creduto che lei glielo chiedesse. E poi perché… Possibile che a lei piacesse davvero il modo ambiguo con cui l’aveva sempre trattata? Ma fu solo il pensiero di un attimo, non aveva troppa scelta: era vero, il loro rapporto era stato così finora e forse lei non voleva che cambiasse, prendere o lasciare, non c’era tempo per qualcosa di diverso.

Sentì un brivido attraversarlo completamente, poi annuì, lentamente, mentre il sangue cominciava a dargli alla testa.

“Come vuoi, Maya”

Lei lo guardò e in un attimo gli vide di nuovo lo sguardo gelido del presidente della Daito, lo stesso tono che non ammette repliche.

“Allora farai tutto quello che ti dirò - continuò avvicinandosi al suo viso, gli occhi fissi nei suoi - Non avrai altri diritti, sarai solo mia. Sei sicura che è questo che vuoi?”

Lei annuì. Le strinse i polsi con forza e la fissò per sincerarsi ancora una volta che fosse davvero così che lo voleva. Dio mio, pensò, mi farà uscire di senno... 

 

Le sganciò i pantaloni, glieli sfilò insieme agli stivali e li gettò lontano, contemplandola in ginocchio davanti a lei. Era sdraiata sul letto con il bustino e un paio di slip neri di seta, le gambe piegate ai bordi del letto.

La baciò con trasporto, poi, intrecciando le dita con le sue, le distese le braccia al di sopra della testa. Prese la cravatta che era rimasta sul letto e le legò i suoi polsi strettamente, senza mai smettere di guardarla negli occhi. Le emozioni contrastanti che vi leggeva avevano l’effetto di farlo eccitare ancora di più. Capì in quel momento che non sarebbe riuscito a dominarsi.

 

Cominciò a sfilarle gli slip, molto lentamente.

La vide mordersi leggermente il labbro inferiore, gli occhi chiusi, le gambe strette e tese. La sua innocente sensualità gli procurava lunghi brividi di eccitazione. Adesso avrebbe realizzato i suoi sogni più inconfessabili, lei non l’avrebbe fermato, così aveva detto.

Prolungò il più possibile il piacere intenso che il contatto con la sua pelle morbida, il suo odore e i suoi piccoli mugolii gli procuravano. Infine, la tirò per la vita verso di sé e si impossessò del centro del suo piacere, facendola dapprima tremare per l’imbarazzo e poi ansimare dal desiderio e dall’impazienza.

La sentì gemere in maniera sempre più incontrollata mentre la portava fino al culmine dell’estasi. Non riusciva più a pensare a niente, il cuore gli batteva all’impazzata e ogni residuo barlume di razionalità lo aveva abbandonato. Adagiandola sul letto le bloccò le gambe fra le braccia e continuò a toccarla, incapace di smettere, ancora e ancora, incurante dei suoi lamenti e dei suoi tentativi di divincolarsi, dando sfogo a desideri a lungo repressi.

Infine, appagato, roteò facendola sedere sopra di sé. Le liberò le braccia appoggiando i palmi di lei sul suo petto seminudo. Lei lo guardò come ipnotizzata e obbedendo ad un ordine silenzioso slacciò gli ultimi bottoni della sua camicia. Lui si alzò sul bordo del letto per sfilarsela poi cominciò a sganciarsi la cintura, ma le sue piccole mani si inserirono fra le sue. Col cuore in gola lasciò che lei continuasse. Così come aveva fatto lui poco prima, Maya a sua volta si chinò in ginocchio davanti a lui e gli sfilò i pantaloni, bloccandosi subito dopo. Lui sorrise, godendo dell’evidente imbarazzo di lei. Fece per sfilarsi gli ultimi indumenti, ma lei lo fermò. Lo fece lei, con mani tremanti, arrossendo vistosamente alla vista della sua virilità vicinissima al suo viso. Poi si sporse ancora di più verso di lui. Voleva dargli tutto il piacere che potesse desiderare.

Masumi trattenne il respiro e lo espirò in un gemito quando sentì il calore avvolgerlo.  Poi fu come una frustata nel cervello - Sto impazzendo, mi farà impazzire… La guardò, ipnotizzato, non era possibile che quella fosse proprio la sua ragazzina - e invece era lei, sì, e continuava a torturarlo con quella esplorazione tanto disinibita quanto inesperta. Non riusciva a smettere di guardarla, in ginocchio davanti a lui, teneva gli occhi chiusi e sembrava completamente concentrata in quello che stava facendo - e più la guardava, più perdeva il controllo. Alla fine dovette farlo, appoggiò le mani sulla sua nuca per guidarla in quel gioco che adesso lui le avrebbe insegnato. Sì, Maya ti insegnerò ogni cosa... Sentì le vene del collo gonfiarsi fin quasi a troncargli il respiro.

D’improvviso, un pensiero lo raggelò. E se dovesse pentirsene? Sto rischiando troppo!

 “Vuoi soddisfare ogni mio desiderio?  È questo che vuoi?” chiese ancora ansimando leggermente.

 Lei annuì e, continuando ad assecondare i movimenti di lui, aprì gli occhi volgendoli in su verso i suoi, erano lievemente spaventati, poi divennero languidi, arrendevoli, e… e cos’altro c’era… compiacimento…? Sì, era compiaciuta, soddisfatta di rispondere alle sue aspettative… E’ solo per me che lo sta facendo, perché io la apprezzi! Maya… La trattenne per le spalle ritraendosi. Lei lo guardò delusa.

Sto sbagliando qualcosa? Mi insegni, la prego…” mormorò. Lui la sollevò accanto a sé.

“No, Maya, non è questo, sei un sogno, credimi… ma - cercò di spiegarle - siamo solo tu e io e non devi dimostrarmi niente”

“Cosa vuole che faccia? Me lo dica” insistette.

“Niente - rispose lui - vorrei che tu non facessi niente”

“Vuol dire che non so fare niente allora…”

“Maya, non c’è niente da saper fare - le sorrise dolcemente, carezzandole il viso - e comunque lascia che sia io, almeno per questa volta, a mostrarti quello che so fare, a preoccuparmi di darti tutto il piacere possibile…” la distese accanto a sé.

“Abbandonati a me, non pensare a nulla” sussurrò fra i suoi capelli, baciandole il collo, e poi le labbra. “Sentimi…” e così dicendo provò a farsi strada dentro di lei, molto lentamente, quasi sopraffatto dall’emozione, sentendola irrigidirsi quasi subito, come si aspettava.

“Accettami…” le sussurrò ancora all’orecchio, spingendo piano. Lei trattenne un grido, si fermò per darle il tempo di rilassarsi di nuovo, poi cominciò a muoversi dentro di lei, sentendo tutto il corpo percorso da brividi intensi.

Come un’onda la trascinava con sé.

“Siamo insieme adesso… Solo noi, nient’altro”

I loro sguardi allacciati, le loro labbra a unirsi di nuovo.

“Guardami, guardami, non smettere…”

 

* * *

 

Quando cominciò a camminare per la casa, i piedi scalzi e gli occhi ancora semichiusi, non doveva essere tanto presto. Il tinello era già invaso dai raggi del sole e, soprattutto, c’era Rei che terminava di sparecchiare la tavola.  Ma quando è rientrata? pensò, non aveva detto che sarebbe rimasta a dormire dalla sorella? O forse mi confondo, non era per oggi, sono la solita sbadata

Le si avvicinò circospetta, sentendosi già avvampare per la vergogna.

“Maya! Sei ancora qui, ma non hai le prove oggi? Pensavo fossi uscita”

“Sì, ora mi preparo infatti… Rei, ascolta, c’è una cosa che devo dirti… Ho bisogno di un favore, non è che, ecco, potresti uscire un attimo, giusto per qualche minuto?”

Rei credette di non aver capito bene.

“Ma che vuol dire? E poi scusa perché dovrei uscire…?”

“Rei non ho tempo di spiegarti, davvero, dai, fammi questo favore”

“Senti, io posso anche uscire, ma voglio sapere il perché… e poi dove dovrei andare? Devo preoccuparmi?”

“No Rei, accidenti non ho tempo di spiegarti - e poi capendo che non sarebbe bastato -  Senti, non sono sola, c’è qualcuno con me, nella mia stanza…”

Rei la fissò ancora più preoccupata “Come ‘c’è qualcuno’? E quando è entrato? Che ci fa nella tua stanza? Vado a vedere…”

“NO! - la trattenne per la maglietta -  Rei, aspetta! Uffa, non capisci… È un uomo, un uomo..” abbassò la voce facendosi di un colore scarlatto vivissimo dalla radice dei capelli alla punta dei piedi.

“CHE COOoosa??? - rispose l’amica sconvolta, poi abbassando la voce e guardandola incredula - Ah… ho capito, ma dici sul serio? Ok, certo, va bene, allora io, cosa faccio, esco? Sì, esco subito!”

Fu in quel momento che la porta si aprì e Masumi Hayami fece il suo ingresso nella stanza, con tanto di cravatta, gemelli, soprabito, sguardo sicuro e tutto il resto. Sorrise a Rei, apparentemente a suo agio, come se si fossero appena incontrati nel foyer di un teatro.

“Buongiorno, signorina Aoki. Mi scusi per questa apparizione, presumo, inaspettata…”

Rei rimase pietrificata, a bocca aperta. Era senz’altro un’allucinazione, non poteva trattarsi di Masumi Hayami, il temibile presidente della Daito Art Production. Tuttavia la figura non accennava a dissolversi, piuttosto continuava a guardarla e sorriderle, e adesso anzi stava guardando in direzione del forno: era squillato il timer, evidentemente il dolce che aveva preparato era ormai pronto.

“Che odore invitante, deve essere una cuoca bravissima, oltre che un’attrice di talento…”

Le sorrise ancora, fissandola.

“Gra-zie” balbettò accennando un inchino “Ehmm, vuole assaggiarlo…? Prego si accomodi…” cominciò a guardarsi attorno nervosamente, oddio che situazione assurda, e poi cosa gli avrebbe dato, non avevano alcun servizio elegante o almeno presentabile per la colazione, erano tutti pezzi scompagnati. Lui rise gentilmente.

“E’ veramente molto cortese da parte sua, grazie, ma non si disturbi, non voglio importunarla oltre con la mia presenza ingombrante… Inoltre, devo proprio andare. Maya, ti accompagno agli studi, se vuoi”

“Grazie signor Hayami, ma non sono ancora pronta, è meglio che lei vada intanto… Ehm, grazie… ehm per la sua disponibilità, grazie di tutto, ecco”

Lui si voltò a guardarla con un sorriso a un tempo disarmante e malizioso.

“Se vogliamo metterla così, allora forse sono io che devo ringraziarti molto di più…”

Restò fermo nel centro della stanza, godendo del suo crescente rossore diffuso, mentre il silenzio era rotto dall’infrangersi sul pavimento di un set di quattro tazzine da caffè (l’ultimo!) caduto dalle mani di Rei.

 Pentendosi un poco della propria audacia si avviò alla porta, si voltò ancora a guardarla teneramente - lei era rimasta immobile.

“A presto” disse semplicemente e uscì.

   
 
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