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Autore: Annie B    02/10/2016    4 recensioni
Breve Fan Fiction ambientata prima di Cob, è un "What if" che seguirà il corso dei libri, ma partendo dal presupposto che Clarissa e Jonathan siano cresciuti insieme a Idris sotto la guida di Valentine, in assenza di Jocelyn.
"Clary iniziava a chiedersi se fuori da quelle quattro mura, esistesse davvero qualcuno che un giorno avrebbe attratto il suo interesse, chi mai poteva essere forte come suo fratello, coraggioso come lui, altrettanto bello da sembrare un angelo? Ma poi che importanza aveva? In fin dei conti lei era una shadowhunter, l'amore non esisteva e nemmeno la libertà, la sua vita era votata alla guerra, al giorno in cui Valentine avrebbe dichiarato di nuovo guerra a Idris, ma con due armi indistruttibili: lei e Jonathan."
Genere: Erotico, Fantasy, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Clarissa, Jace Lightwood, Sebastian / Jonathan Christopher Morgenstern, Un po' tutti, Valentine Morgenstern
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest, Violenza
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Meravigliose lettrici che mi avete lasciato un sacco di recensioni allo scorso capitolo: l'aggiornamento di oggi è tutto per voi!
Dal momento che sto scrivendo con un tutore al polso per via della tendinite che mi affligge, vi garantisco che sono state le vostre recensioni a darmi la spinta per sopportare il dolore e aggiornare prima possibile!
Quindi grazie per aver commentato e avermi dato la voglia di proseguire nonostante le difficoltà!
Commentate e fatemi sapere cosa ne pensate, mi fa davvero piacere e aggiornerò sempre prima! <3
Fatevi sentire e l'aggiornamento arriverà entro Mercoledì/Giovedì.
Ps: dato il contenuto del capitolo, siete autorizzate a insultarmi xD muahahhaah (scusate, demenza da domenica pomeriggio xD )
Un bacione enorme, Annie.



Clary seguendo il piano che aveva messo a punto con suo fratello, si era addentrata nella Città di Ossa fingendo di essere sola e si era lasciata catturare dalla prima persona che le aveva puntato addosso un'arma.
Il suo corpo, la sua espressione e il tremore della voce, indicavano paura e impotenza, ma con le mani strette intorno alla frusta di Isabelle e la concentrazione al massimo, era pronta a ribaltare la situazione al primo segnale di Jonathan, che come da programma, era riuscito a intercettare Jace da solo.
L'unica cosa che non avevano previsto, era la presenza di loro padre, avevano dato per scontato che lui avrebbe mandato avanti solo Jace rimanendo nell'ombra, invece, al momento opportuno era sbucato fuori dal nulla creando non poco scompiglio.
Il primo a parlare, fu Lucian, che continuava a tenere Valentine sotto tiro con le spade angeliche.
-Lascia la Spada Mortale, Valentine. Siamo cinque contro uno, nemmeno tu puoi sperare di batterci tutti e uscirne illeso.-
Clary osservò suo padre, che completamente privo di espressioni replicò -Cinque? Dai per scontato che due dei miei figli alzeranno le armi contro di me Lucian? So che la lealtà è un concetto che ti è sconosciuto, ma i miei figli non verserebbero mai il sangue del loro stesso sangue.-
poi si voltò verso di lei, Clary, fissandolo piatta non disse nulla, così suo padre continuò -Dico male Clarissa? Sei qui per uccidere tuo padre oggi?-
Con la coda dell'occhio, Clary notò come Jonathan lentamente, si stesse avvicinando a Jace cercando di arrivargli alle spalle, ma riportando l'attenzione su suo padre rispose -Sono qui per prendere la Spada Mortale padre.-
-Nessuno di voi porterà via di qui la Spada Mortale, appartiene a tutti gli Shadowhunter, non a voi, e non lasceremo che venga usata per fare del male!- dichiarò Alec incoccando una freccia al suo arco e puntandolo verso Valentine.
Valentine rivolgendo lo sguardo su di lui rispose -Metti giù quell'arma ragazzo, non farti male. Tuo padre ed io eravamo amici un tempo, le cose non devono andare per forza in questo modo. Sono certo che Robert ne soffrirebbe terribilmente se il suo primogenito morisse.-
-Tu prova a toccare mio fratello e lei muore.- ringhiò Isabelle stringendo la presa sulla frusta di elettro intorno al collo di Clary.
-E tu tocca lei e io ti posso garantire che la morte sarà l'ultima delle vostre preoccupazioni.- disse Jonathan fulminando Isabelle con uno sguardo di ferro, ma il tono sereno e tranquillo di chi sta constatando l'ovvio.
Jace a quel punto, abbassando la mano che le reggeva la spada angelica e moderando i toni fece -Solitamente non sono per la diplomazia, ma in questo caso, forse potremmo darci tutti una calmata e prendere quello che vogliamo senza che nessuno si faccia male. Oppure,- continuò rialzando la spada verso Jonathan -Posso cominciare uccidendo te, dal momento che sono qui per questo, prendere mia sorella e portarla via con la forza. Ma sinceramente preferirei una soluzione non violenta.-
Clary sentendosi chiamare in causa a quel modo, ringhiando come una tigre urlò -Non sono tua sorella e se pensi che dare retta a mio padre sia la cosa giusta da fare, sei un idiota Jace! Devo essermi sbagliata quando ho pensato che avessi un cervello!-
-Clarissa!- la riprese Jonathan scocciato -Che cosa abbiamo detto prima?-
Clary borbottò qualcosa che suonava come -Sì sì, non devo parlargli ok.-
-Senti amico, si può sapere chi sei? Inizia a darmi sui nervi averti intorno e non avere idea di cosa diavolo tu ci faccia sempre in mezzo ai piedi.- sbottò Jace fissandolo.
Jonathan ghignò -Chi sono...- fece grattandosi il mento pensieroso, poi rivolgendosi a loro padre fece -Glielo dici tu chi sono padre? Non sono sicuro di ricordamelo...-
-Non sei spiritoso.- dichiarò Valentine -Se lasci le armi e torni a casa con noi, posso ancora prendere in considerazione l'idea di lasciarti vivere.-
-Non torneremo mai con te! Ci hai mentito, usato! Torturato! Prima di lasciare che tu tocchi ancora mio fratello con un dito, ti ucciderò io stessa!- gridò Clary furiosa.
-Scusa, ferma un momento.- obiettò Jace scioccato -Stai dicendo che anche lui è figlio di mio padre? C'è qualcos'altro che devo sapere? No perché inizio ad avere un leggero mal di testa!- concluse sarcastico serrando la mascella.
-Jace, torna con noi all'Istituto, posso spiegarti tutto io, non hai fatto niente di male ancora, ma se ruberai la Spada Mortale, per il Conclave diventerai un ricercato, non potrai più tornare indietro, pensaci bene, non conosci queste persone, ma conosci noi, sai che di noi puoi fidarti davvero.- li interruppe Lucian parlando per sé e i Lightwood.
-Clarissa ora!- Jonathan spezzando la patina di calma che era calata sulla sala, gridò l'ordine mentre già si stava muovendo verso Jace mirandolo al cuore con la spada.
I sensi di Clary ebbero come uno scatto, improvvisamente, fu come se un oceano di adrenalina le fosse entrato nelle vene e percepì l'intera scena al rallentatore: Jonathan che attaccava Jace, Jace che veloce quanto suo fratello, parava il colpo lama contro lama fronteggiandolo.
Lucian, più lentamente, attaccò Valentine che non si lasciò cogliere di sorpresa e parò entrambe le spade estraendone una di ferro lunga il doppio delle sue.
Poi ci fu una voce che inizialmente Clary non riconobbe, ma sapeva di aver già sentito, fu appena un bisbiglio all'altro capo della sala, ma chissà come, lei riuscì a sentirlo -Adesso Alexander, colpisci ora.-
Successe tutto contemporaneamente, per gli altri probabilmente, fu solo un flash sfocato quello che li circondava, ma per Clary risultò tutto fin troppo chiaro e preciso.
Seguendo il piano che aveva architettato con Jonathan si liberò dalla morsa di chi l'aveva catturata, in questo caso, era Isabelle Lightwood.
Le tirò una testata all'indietro, rompendole il naso senza nemmeno rendersene conto, sembrava che la sua forza fosse aumentata a dismisura in una notte.
La stretta della frusta si allentò fino a svanire, mentre Isabelle portandosi una mano al viso cercava di tamponare il sangue. Clary approfittandone le tirò un calcio dritto nella bocca dello stomaco, con una tale potenza che la ragazza volò indietro di quasi sei metri rimanendo accasciata al suolo.
Nello stesso momento, la freccia scoccata da Alec, assunse una sfumatura bluastra, come fosse avvolta da lievi fiamme azzurrine, e volando precisa e veloce schivò i corpi nella stanza dirigendosi con una precisione innaturale e quasi manovrata, verso la schiena di Jonathan.
In quel preciso istante Clary associò il suono della voce che aveva sentito al suo proprietario: Magnus Bane! Non si era aspettata che ci fosse anche lui! Perché diavolo un Nascosto stava aiutando degli Shadowhunter?!
Ad ogni modo non poteva pensarci adesso, in quel momento la vita di suo fratello era in pericolo, stava combattendo contro Jace e non si era accorto della freccia che mirava dritto verso di lui.
Tutti erano impegnati nel loro combattimento, l'unica che si era resa conto del pericolo era lei, ma era così lontana da Jonathan... non ce l'avrebbe mai fatta a deviare il colpo, soprattutto considerando che la freccia di Alec era guidata dalla magia di Magnus, avrebbe seguito Jonathan come un missile telecomandato finché non avesse colpito il suo obiettivo.
L'unica cosa che poteva fare era pregare di essere più veloce di quella freccia e correre. Correre subito.
Lanciandosi in avanti come un proiettile, Clary schivò una falciata di spada che fischiò nell'aria accanto a lei tra Lucian e Valentine, scivolò tra di loro veloce come un filo di nebbia e quando ormai la freccia era a pochi metri dalla schiena di Jonathan, saltò. Consapevole che senza un trampolino di lancio non sarebbe mai arrivata in tempo, ma lo fece lo stesso, i suoi muscoli le dissero di saltare, era come sei il suo sangue scorresse infuocato nelle vene rendendo automatici tutti i movimenti.
Le fiamme blu intorno alla freccia, brillarono luminose avvicinandosi, un attimo prima che colpisse Jonathan, lei riuscì a infilarsi tra la punta affilata della freccia e la sua schiena.
Con un rantolo strozzato, Clary cadde in ginocchio e respirò acqua.
Abbassando lo sguardo sul proprio petto, vide la cocca della freccia che le spuntava dallo sterno, mentre la punta, usciva completamente dal retro della sua schiena schiacciandole le vertebre: l'aveva passata da parte a parte.
-Clary!- sentì le voci di Jace e Jonathan chiamare il suo nome all'unisono, mentre entrambi abbandonando le armi corsero verso di lei.
Jonathan spostò Jace con una spallata che per poco non lo ribaltò e prese Clary tra la braccia mentre il combattimento infuriava intorno a loro, Valentine, non si era nemmeno girato verso di lei quando era stata colpita.
-Cosa ti è venuto in mente?- domandò suo fratello con la voce roca di dolore.
Clary parlando con un sibilo, riuscì a rantolare -Stava per colpirti, lo stregone...-
Poi sentì Jace imprecare e il ragazzo si chinò su di lei ignorando Jonathan.
-Dobbiamo tirare fuori la freccia.- decretò -Poi potremo curare Clary.- aggiunse.
Jonathan lo squadrò per un secondo, poi con un cenno del capo, chiaramente combattuto se accettare l'aiuto di uno che odiava o lasciar morire sua sorella per orgoglio, sostenne Clary tenendola ferma per le spalle e ringhiò piano -Se le fai del male, sei morto.- addolcendo il tono e rivolgendosi a lei aggiunse -Durerà solo un secondo, ma se non togliamo la freccia soffocherai nel tuo sangue in pochi minuti.-
Clary ansimando mentre i polmoni le si riempivano di liquidi, annuì e strinse forte la giacca di Jonathan serrando gli occhi. -Toglietela.- disse solo.
Jonathan senza darle ulteriori avvisi, con un colpo secco spezzò la punta della freccia che fuorisciva dalla schiena di Clary, poi fulminando Jace ordinò -Tirala fuori ora.-
Jace premendole una mano sullo sterno, la fissò negli occhi con costernazione, quasi a volersi scusare del male che le avrebbe fatto, poi, con uno strattone deciso, tirò fuori la freccia stringendola per la cocca e la gettò via.
Clary sentendo la lunga asta ancora avvolta da fiammelle lievi, che raschiava contro i suoi organi interni, gridò di dolore, ma come Jonathan aveva promesso, durò solo un attimo. Non appena la freccia fu fuori dal suo petto, si sentì subito meglio.
In un lampo, sia Jace che suo fratello avevano tirato fuori lo stilo e le stavano incidendo due iratze contemporaneamente.
Tuttavia, con sua enorme sorpresa, ancora prima che i Marchi iniziassero a fare effetto, la sua pelle si stava già rimarginando e la sensazione di soffocamento data dal sangue nei polmoni andava affievolendosi.
-Ma come diavolo fai?- fece Jace incredulo fissando le sue ferite che si richiudevano a una velocità innaturalmente rapida.
Clary sorpresa quanto lui, si mise a sedere scostandosi da Jonathan e constatò che stava benissimo, come se la freccia non l'avesse mai colpita.
Istintivamente, voltò il capo verso suo fratello e sbottò -Tu ne sai qualcosa?!-
Lui arricciando le labbra in una smorfia poco convincente rispose -Come io ho le mie doti innate, anche tu avrai le tue, forse stanno solo venendo fuori.-
-Non ci credi nemmeno tu.- replicò Clary guardandolo caustica.
Un grido di dolore proveniente dal capo opposto della sala, interruppe la loro conversazione, mentre Lucian cadendo a terra stringeva le mani intorno alla spada che gli sbucava dallo stomaco.
Clary, notò che era una delle due spade angeliche che aveva evocato lui stesso poco prima: evidentemente Valentine era riuscito a sfruttarle contro di lui.
Lasciandolo per terra ad agonizzare, suo padre rinfoderò la lunga spada di acciaio e si rivolse a lei, Jonathan e Jace e dichiarò con ton definitivo -Direi che abbiamo quello per cui siamo venuti, torniamo a casa e sistemiamo le cose tra di noi. Siamo una famiglia dopotutto.-
Jonathan si alzò di scatto e fece per impugnare la spada, ma Clary tirandolo per il polso e alzandosi dal pavimento lo fermò -No.- disse piano, poi fissando suo padre rabbiosa, irrigidì la mascella -Dì a Jace la verità, poi vattene e sparisci per sempre. Questa volta siamo noi a decidere chi vive e chi muore, padre.-
-La verità?- fece Jace senza capire.
Clary sospirò -Ci sono parecchie cose che non sai, e se non cerchi di ammazzare mio fratello, può darsi che decideremo anche di spiegartele.- il suo tono era vagamente ironico, ma sperava sul serio che Jace ragionasse e mandasse Valentine al diavolo per unirsi a lei e Jonathan.
-Tuo fratello ha avuto una pessima influenza su di te Clarissa, stai esagerando.- ringhiò suo padre tirando nuovamente fuori la spada e puntandola contro di loro.
-Stai dimenticando qualcosa, Valentine Morgenstern.- la voce di Alec giunse alle orecchie di Clary e dei presenti dall'alto, in disparte, come prima.
Stava di nuovo incoccando una freccia al suo arco, questa volta, Clary vide anche Magnus accanto a lui, che tenendogli una mano posata sulla spalla, stava lasciando fuoriuscire dalle dita altre fiammelle azzurre che circondarono tutta la faretra che Alec teneva appesa alla schiena.
Lo stregone confermò -Sono tutte modificate per colpire te, non puoi vincere oggi.-
-Alec...- Jace mormorò piano, ma Clary non seppe dire se il suo tono celava dispiacere o una riconoscente sorpresa.
-Credi che io possa morire per mano di un branco di ragazzini e di un Nascosto che non è fedele nemmeno alla sua razza?- lo schernì Valentine impassibile.
-No,- rispose semplicemente Magnus -Credo che tu possa morire per mano di tutti coloro, ai quali hai insegnato ad uccidere con fanatico impegno.-
Per una volta, Clary si trovò d'accordo con lui. Non aveva intenzione di vedere né Jace né tanto meno Jonathan, morire o venire feriti da Valentine, lo avrebbe ucciso piuttosto.
-Prima di vedere il giorno in cui i miei figli imbracceranno le armi contro loro padre, i mari si saranno prosciugati Nascosto!- replicò Valentine con fermezza.
-E allora credo proprio che i mari siano asciutti padre!- ringhiò Clary strappando la spada di mano a Jonathan e scagliandosi contro Valentine.
Suo padre parò il colpo con la propria spada mentre l'aria sibilava metallica intorno a loro.
-Clarissa!- gridò suo fratello scattando in avanti e tirando fuori dal fodero alla cintura un'altra spada.
In un secondo, lei e Jonathan stavano combattendo fianco a fianco contro loro padre, che nonostante fosse da solo contro due, stava dando a entrambi filo da torcere senza fare nemmeno troppi sforzi.
 
 
Jace approfittando solo per un momento del poco tempo che Clarissa e l'altro ragazzo gli stavano dando, corse verso Izzy le tracciò un iratze per farla riprendere: era ancora svenuta da quando Clary l'aveva messa K.O.
Poi rapidamente, corse anche da Lucian, aveva una brutta ferita, ma se curato in fretta poteva ancora cavarsela.
Nella sua testa, un fiume di domande si stavano accavallando l'una sull'altra senza nemmeno l'ombra di una risposta sensata.
Suo padre gli aveva detto che Clary era sua sorella, ma ora, saltava fuori che anche il ragazzo con i capelli chiari era suo figlio, e stranamente, si chiamava come lui: Jonathan. Non era una cosa molto comune... qualcosa non gli tornava.
Quando ebbe finito di curare Isabelle e Lucian, Jace alzò lo sguardo e cercò quello di Alec, era ancora in un angolo in disparte e teneva la sala sotto tiro, muovendo l'arco in direzione di Valentine cercando di seguire i suoi movimenti, ma era chiaro che non avesse intenzione di correre il rischio che qualcun altro finisse nella traiettoria delle sue frecce.
Magnus, gli stava mormorando qualcosa all'orecchio, ma Jace non riuscì a capire cosa, il clangore delle spade copriva ogni altro suono.
Alec, fissandolo per un momento, gli fece un cenno con il capo. Erano Parabatai da parecchio, fratelli da una vita, Jace sapeva cosa intendeva dirgli. Gli stava semplicemente dicendo di fidarsi, che era là per coprirgli le spalle.
Nonostante lui li avesse abbandonati tutti senza dire una parola per seguire suo padre, Alec e Isabelle erano andati quel giorno alla Città di Ossa per aiutarlo, non per attaccarlo.
Jace si sentì incredibilmente grato in quel momento. Restituendo l'occhiata ad Alec, evocò una spada angelica e dopo aver fatto un respiro profondo per sgombrare la mente, affiancò Clary e suo fratello contro Valentine: non per uccidere, ma almeno per fermare quella pazzia e cercare di capire la verità.
Suo padre si ritrovò a parare un terzo colpo, quando la lama angelica di Jace si inchiodò contro la sua spada di ferro.
-Questo è il tuo concetto di lealtà Jonathan?- latrò suo padre forzando la stretta sulla spada e allontanando Jace con un colpo della spalla.
Jace fece per rispondere, ma l'altro ragazzo, senza smettere di attaccare nemmeno per un momento, sghignazzò -Sii più specifico padre. A quale Jonathan ti riferisci?-
Valentine ruggendo di rabbia, mirò un affondo verso di lui, ma quello scivolando di lato lo evitò senza sforzo: il ghigno sarcastico non aveva abbandonato le sue labbra nemmeno per un istante notò Jace.
-Dovrò insegnarti a tenere la bocca chiusa nell'unico modo che abbia mai funzionato a quanto vedo! Mi dispiace che tu mi abbia spinto a questo!- replicò Valentine estraendo una seconda spada da dietro la schiena e cominciando a combattere con due lame.
Jace tuttavia, ci mise meno di un secondo a capire cosa suo padre intendesse dire, ogni attacco di Valentine, con più furia e più potenza di quanta non ne avesse usata fino a quel momento, era indirizzato contro Clary.
Lui e l'altro ragazzo di nome Jonathan cercarono di aiutarla accerchiando Valentine e attaccandolo da più fronti, ma la lunga Spada Mortale che teneva agganciata alla schiena lo proteggeva da attacchi letali da dietro, ed ogni affondo laterale che i due provavano a mettere a segno veniva parato con precisione.
Se solo Jace fosse riuscito a porre più distanza tra loro e Valentine, Alec avrebbe potuto colpirlo con l'arco, ma in quel modo, il suo Parabatai non stava scagliando frecce perché nonostante fossero avvolte dalla magia che rendeva suo padre il solo bersaglio, non c'era garanzia che in un movimento brusco qualcuno finisse nella loro traiettoria come era successo prima con Clary.
Non si fidava ancora di lei, non dopo tutte le bugie che gli aveva detto, ma di una cosa era certo: non voleva che le venisse fatto del male, si sentiva soffocare senza un'apparente ragione al solo pensiero.
-Mi sono stancato!- latrò Valentine avanzando più feroce -Ultima possibilità, lasciate le armi!-
L'unica risposta che ottenne, fu il fischio delle lame intorno a lui che continuavano a scivolargli accanto.
-D'accordo.- dichiarò in un basso mormorio. Nel suo tono c'era qualcosa che fece venire a Jace i brividi, sapeva molto bene quanto suo padre fosse in gamba nella lotta. La calma certezza nella sua voce, preannunciava qualcosa di tremendo.
Vide Clary rialzarsi dopo essere rotolata indietro di qualche metro, ma nello stesso momento in cui lei si alzò, Jace capì cosa avesse voluto dire suo padre.
Valentine aveva tirato fuori da una fondina ascellare un lungo pugnale e con una velocità imprevedibile, lo lanciò contro la sua stessa figlia.
Non passò nemmeno un secondo, il corpo di Jace fece tutto in automatico, prima ancora che il cervello desse l'ordine.
Si sentì dire -Alec, lancia!- come se la sua voce non gli appartenesse e facendosi da parte in modo da liberare la traiettoria verso Valentine, saltò in direzione di Clary: sapeva che non c'era modo di impedire l'impatto, ma almeno non avrebbe colpito lei.
Un secondo prima che la punta di ferro la trafiggesse, Jace dando le spalle alla lama si parò tra quella e Clary facendole da scudo con il proprio corpo, un attimo dopo, il pugnale entrandogli nella schiena, scivolando veloce come un coltello che taglia il burro, gli sfiorò la spina dorsale trafiggendogli il cuore.
Jace spalancò gli occhi senza riuscire nemmeno a gridare, dalle sue labbra uscì solo uno sbuffo di fiato umido di sangue, poi cadendo in ginocchio, si ritrovò a perdersi nei luminosi occhi di Clary che lo fissavano sconvolti e bagnati di lacrime. Stava piangendo per lui?
 
 
Clary percepì appena quello che era successo, Jace doveva aver visto il pugnale che a lei era sfuggito, aveva urlato l'ordine verso Alec e un attimo dopo era in ginocchio con la lama che bucava il suo cuore.
Clary lo strinse tra le braccia per non farlo rovinare del tutto al suolo, ma la cosa che vide dopo, riuscì ad essere anche peggio del ragazzo che le stava morendo tra le braccia: Alec aveva scagliato la freccia verso Valentine, ma suo padre, tirando un potente calcio nello stomaco a Jonathan, l'aveva spinto proprio tra sé e la punta affilata diretta a lui.
Le fiamme azzurrine che avvolgevano la freccia, scomparirono nel torace di suo fratello, che emettendo un sibilo di dolore, rotolò a terra con la freccia conficcata nel petto e gli occhi vitrei.
   
 
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