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Autore: KuraiChan    02/10/2016    1 recensioni
1890 periodo delle grandi migrazioni verso gli Stati Uniti. Lovino e Feliciano, due fratelli provenienti dalla Sicilia, stanno per intraprendere il viaggio che cambierà per sempre le loro vite. Gli incontri che faranno li aiuteranno ad uscire dallo stato di miseria del quartiere di Harlem o li porteranno sempre più vicini ad una vita di soli stenti e miseria?
Genere: Drammatico, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Crack Pairing | Personaggi: Allied Forces/Forze Alleate, Bad Friends Trio, Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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L'americano quella mattina si era svegliato di pessimo umore come accadeva ormai da troppe mattine, scese dal letto infastidito dalla luce che filtrava dalle tende che aveva dimenticato di tirare la sera precedente. Portò le mani aperte sul viso sospirando profondamente dalle narici, un'altra giornata, un'altra nave sicuramente piena di immigrati al porto di Ellis Island attraverso la foce del suo amato fiume Hudson. Alfred si decise finalmente ad alzarsi andando vicino alla grande finestra per osservare il panorama, era andato di corsa a New York per sistemare quel casino e il viaggio da Washington D.C lo aveva letteralmente distrutto, odiava i viaggi in auto più quanto odiasse viaggiare in treno. 
Entrò in bagno guardando il proprio riflesso allo specchio, non si riconosceva nemmeno lui, davanti a se non c'era lo splendido ragazzo sempre sorridente con i grandi occhi celesti luccicanti e splendenti; al contrario davanti gli si presentò un giovane pallido con i capelli color grano spettinati sul viso, due profondi cerchi neri segnavano il contorno di entrambi gli occhi spenti, pallidi, inespressivi.
Le labbra erano screpolate e spaccate nei punti in cui più volte le aveva morse fino a farle sanguinare, si guardò chiedendosi chi fosse  quel giovane davanti a se... Stentava a credere di essere davvero in quello stato, provò diverse volte a sorridere al proprio riflesso ma ne uscivano solo dei ghigni contorti che dimostrava quanto in quel momento stesse soffrendo. Nemmeno l'acqua gelida che venne 
fuori dal rubinetto lo aiutò a tornare se stesso, si lavò meccanicamente, si vestÌ senza prestare davvero attenzione a cosa stesse indossando, lesse il giornale con disinteresse e non toccò niente di quello che gli venne servito per colazione eccetto il caffè che corresse con del whiskey che versò da una fiaschetta che teneva nella tasca interna della propria giacca. 

***

L'orologio segnava le 11 quando finalmente decise che era il momento di raggiungere l'inglese e il francese nella grande sala delle riunioni per decidersi sul da farsi era stanco di quella situazione, era stanco di dover accogliere altri profughi, altri poveri che scappavano dalle loro nazioni, era stanco di doversi far carico da solo di un problema tanto grave come quello senza che i  potenti delll'Europa muovesse un dito per aiutarlo. Ma infondo se l'era meritato no? Aveva fatto il gradasso dicendo di potercela fare da solo e adesso era ridotto in quello stato pietoso.
Quando entrò nella grande stanza il francese era seduto comodamente sul divano a sfogliare uno dei tanti giornali americani mentre l'inglese stava danti alla finestra a fissare lo scorrere ritmico e tranquillo del fiume Hudson.
"Buongiorno mon amie, vedo che stai peggio del solito!" Esclamò il francese con fare sarcastico senza staccare gli occhi dal giornale, non serviva guardare l'americano per capire quanto male stesse in quel momento "Emani un'aura nera fastidiosa lo sai?" Disse l'inglese voltandosi per incontrare
lo sguardo spento del ragazzo che si accasciò sul divano sospirando, si sentiva a pezzi. "Scusa tanto, cercherò di darti meno fastidio vecchio mio."
Il tono dell'americano era stanco e non aveva nemmeno voglia di cominciare una lite inutile, si limitò a guardarsi intorno come se vedesse quella stanza per la prima volta in vita sua. "Allora cosa vuoi fare Alfred? Non puoi cacciare quelli che sono già qui, puoi solo chiudere le frontiere e impedire che altri arrivino, posso prendermene cura io per un po anche se la mia nazione è certamente più piccola della tua mon amie."
Francis era andato dritto al punto, Alfred posò lo sguardo sull'amico che lo guardava con serietà per una volta non prendeva la cosa come un gioco.
"I hope you're joking!" tuonò Arthur avvicinandosi ai divani guardando il francese "Hai idea di quanto soffrirebbe la tua nazione? Credi di poter aiutare Alfred quando hai il medesimo problema con i profughi delle tue colonie in Africa? Sei davvero un bastardo esibizionista Francis... Non ti 
permetterò di fare una cosa simile solo per poter, un giorno, rinfacciarlo ad Alfred in cambio di qualche sporco favore!" L'inglese non era mai stato cosÌ protettivo nei confronti di Alfred da quando quella situazione era cominciata.
 "Arthur, Arthur cheriè non sono meschino come qualcuno, di cui non farò il nome." puntò il dito contro l'inglese sorridendo "Se pensi che voglia  solo trarre vantaggio da questa spiacevole situazione non mi conosci affatto e ammetto che questo mi rattrista parecchio." 
Francis accavallò le gambe sospirando irritato "Il mio interesse è semplicemente personale ovvero mi interessa solo aiutare un caro amico in difficoltà. Cazzo guardalo! Non dorme da settimane non credo che i tuoi modi di fare lo aiutano. Più fatti e meno parole Angleterre."

***
Francis e Arthur passarono ore a litigare su cosa andava fatto ma Alfred era in un'altro posto mentalmente, aveva smesso di ascoltarli ore prima quando la conversazione aveva raggiunto dei toni che l'americano non era riuscito più a sopportare. Si alzò irritato guardando i due ragazzi con
sguardo di ghiaccio da dietro gli occhiali da vista: "Non mi state aiutando, nessuno dei  due. Sono stufo di sentirvi urlare, andatevene me la sbrigherò da solo come ho sempre fatto da quando sono diventato indipendente."
Con quelle parole si congedò dai due giovani uscendo dalla stanza andando verso il suo studio, ci si chiuse dentro ebbe l'impressione che la testa stesse per esplodergli mentre si arrovellava per trovare una soluzione a quel dannatissimo problema.
Nel frattempo, non troppo lontano da li nel quartiere di Harlem, il giovane Feliciano stava seduto alla finestra a contemplare le grosse nuvole  grigie portare giù litri di acqua in una pioggia scrosciante, il rumore costante della pioggia che batteva sui davanzali della finestra veniva, di quando in quando, sovrastato dal rumore assordante dei tuoni. Un tempo lo spaventavano a morte i temporali ma crescendo aveva imparato ad amare il modo in cui cambiavano il paesaggio anche se, quando i tuoni erano troppo forti, trasaliva comunque.
Si voltò per guardare il giovane tedesco che continuava a dormire della grossa sul divano chiedendosi come fosse possibile che i tuoni tanto fragorosi non lo disturbassero nemmeno un po'; il suo sguardo vagò ancora per la stanza posandosi sull'orologio a pendolo del salotto che segnava gi le 19:30 tornò a guardare la finestra nella speranza di veder tornare Lovino, Antonio e Gilbert ma di loro non c'era nessuna traccia. Sospirò sperando che si fossero fermati in qualche bar a ripararsi dalla pioggia. "Spero stiano bene..." sussurrò tra se e se contemplando la strada al di sotto della finestra rigata dalle gocce di pioggia. 


 
  


 
 
Angolo della follia

E rieccoci dopo secoli. Vi chiedo umilmente perdono per questo enorme ritardo
Qualcuno mi aveva chiesto di dare un po' di spazio all'asse anglofrancoamericano (??? Si dice cosÌ????)
Ad ogni modo spero che questo capitolo vi piaccia è stato scritto un po di getto
questa mattina e revisionato, cancellato e  riscritto mille volte. Come sempre aspetto il vostro giudizio
e per favore non siate troppo duri.

Kurai Chan ~  
   
 
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