Anime & Manga > Saint Seiya
Segui la storia  |       
Autore: Virgo_no_Cinzia98    02/10/2016    2 recensioni
Post Hades e post Soul of Gold, Atena è riuscita a riportare in vita i Cavalieri d'Oro, ma la pace che regna sovrana al Grande Tempio viene ben presto spezzata: il Cavaliere di Artemide giunge al Santuario portando con sé la notizia di una guerra incombente. L'Oracolo di Apollo ha previsto un nuovo conflitto tra divinità, ma resta ancora un'incognita: chi sarà il nemico che Atena e i suoi Cavalieri saranno chiamati ad affrontare? Un altro dubbio però affligge i nostri paladini, l'ambigua Artemide è veramente dalla loro parte come ha dichiarato o cerca solo di sfruttare la loro alleanza? Sta ai nostri valorosi Saint stabilire di chi fidarsi e di chi dubitare. Quale divinità uscirà vincitrice di questo gioco degli Dei?
Genere: Avventura, Drammatico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Aquarius Camus, Gemini Kanon, Gemini Saga, Nuovo Personaggio, Scorpion Milo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 15 – Vendetta all’aroma di vino e frumento dispettoso
 

Daphne vedeva scorrere ai suoi lati le colonne del tempio come alberi dal finestrino di un treno in corsa. Si concentrò sul ritmo della respirazione per non farsi prendere dall’ansia. Tra quanto tempo sarebbe uscita allo scoperto l’ennesima divinità? Detestava i tempi morti. Lei, Saga e Kanon continuavano a correre in attesa della successiva prova, in attesa che qualcosa cambiasse in quello scenario ormai monotono. L’unico rumore che accompagnava i loro passi era quello degli stivali delle armature sulla pavimentazione del tempio.
Finalmente Daphne percepì un cosmo. Aveva qualcosa di familiare, come se avesse già incontrato la divinità a cui apparteneva. Le sue supposizioni si rivelarono fondate non appena si avvicinò abbastanza da vedere il volto del Dio che si stagliava davanti a loro: sopracciglia folte e capelli incrostati di fuliggine, naso un po’ deforme e pelle bruciacchiata. Non c’era dubbio, quello era Efesto.
- Guarda chi si vede- cominciò il Dio – Beh, vi avevo detto che ci saremmo rivisti abbastanza presto-
- Lei è un dio di parola- commentò Daphne
- Grazie, è una qualità che apprezzo molto- batté le mani – Comunque, siete qui per superare la mia prova-
- Già- dissero in coro Saga e Kanon. Il tempo di finire la parola e i due si lanciarono uno sguardo omicida: detestavano parlare in coro.
- Allora, non voglio rendervi la vita difficile, mi state simpatici… e poi, voi due- indicò i gemelli – avete fatto fare bella figura alla mia creazione-
Kanon fece una specie d’inchino - Divino Efesto, lei ci lusinga-
- No , macché. Siete stati bravi, avete fatto piazza pulita di quei maledetti guerrieri di Ares… Come non sopporto quello sbruffone tutto guerra e sangue. È un essere incivile-
“Giusto… Efesto non deve andare molto d’accordo con Ares dato che lui era l’amante di sua moglie” pensò Daphne
- Quindi, la prova… dovete dirmi quella che secondo voi è stata la mia migliore invenzione e motivare la vostra scelta- annunciò Efesto
Per un momento Daphne pensò che il Dio stesse dando di matto, poi rifletté. Era il motivo della loro scelta che gli interessava, non la scelta in sé per sé. Dovevano trovare un’invenzione di Efesto che… Che cosa doveva avere di particolare? Che tipo di scelta avrebbe apprezzato il Dio?
- Voglio una risposta da ciascuno di voi- avvertì il Dio fabbro iniziando a solcare il corridoio con le sue lunghe falcate – Quindi evitate di suggerirvi-
“Perfetto! E ora che mi invento?” Daphne sperava di contare sulle improvvisazioni di Kanon, ma, a quanto pare, ognuno doveva cavarsi d’impaccio da solo.
“Vediamo un po’…”
Brancolò nel buio per qualche minuto, poi fu colta da un’illuminazione. Poco prima Efesto aveva criticato Ares per il suo attaccamento alla guerra e per la sua sete di sangue. Forse quella era la chiave per superare la prova. Efesto aveva costruito molte armi, armature e simili per gli Dei o per gli eroi, ma molto probabilmente non erano le opere di cui andava più fiero, essendo esse legate alla guerra. Forse il Dio voleva che trovassero qualcosa che non avesse nulla a che fare con il campo di battaglia. Daphne ripensò al perché Efesto detestava Ares.
“Lui era l’amante di sua moglie Afrodite… c’era un mito al riguardo, ma non ricordo cosa in particolare…”
Si picchiettò la fronte con la mano sperando così di stimolare le sinapsi. “Aha! Ci sono! Efesto intrappolò i due amanti a letto con una rete da lui fabbricata… geniale!”
Guardò in direzione di Saga e Kanon per vedere se anche loro erano giunti a una soluzione. Entrambi sembravano soddisfatti.
- Avete una risposta alla mia domanda?- chiese Efesto fermandosi
- Sì- rispose Saga a nome di tutti
Il Dio allargò le braccia in segno di invito – Vi ascolto-
I gemelli si voltarono a guardarla – Prima le signore- disse Kanon con un inchino accennato.
- Ma che gentiluomini- commentò lei sarcastica -  Divino Efesto, mi ha colpita molto l’idea che avete avuto di fabbricare una rete per imprigionare a letto vostra moglie con il suo amante-
Efesto la fissò per qualche interminabile secondo durante il quale Daphne pensò di aver toccato un tasto dolente.
“Idiota, ricordagli pure che è cornuto…”
Passarono dei minuti terribili, ma alla fine il Dio scoppiò a ridere – Ahahahah, è vero. Quella è stata proprio una delle mie migliori creazioni, non mi sono mai sentito così realizzato come quando ho visto la faccia di Ares e di Afrodite colti in flagrante da tutto l’Olimpo- si strofinò le mani – Adesso tocca a voi, gemelli. Chi mi dice la sua risposta per primo?-
I gemelli si guardarono e Kanon alzò le spalle – Ti lascio campo libero, fratello. Il meglio da ultimo-
Saga scosse la testa e si rivolse al Dio – Io ho pensato all’Egida, divino Efesto. È uno scudo molto particolare, è sì un’arma usata da Zeus per scatenare le tempeste, ma è anche uno strumento di difesa della dea Atena-
- Sì è vero, certe volte l’Egida è attribuita anche ad Atena. Per quale motivo suscita il tuo interesse?-
- Perché è al tempo stesso strumento di difesa o di offesa. L’Egida può essere usata in modi diversi, complementari tra l’oro, come se avesse due facce, una l’opposto dell’altra- spiegò il Grande Sacerdote
“Due facce… proprio non riesci ad accettarlo”
- Due facce… ho come l’impressione che ti rispecchi molto in questa descrizione, non è forse vero, Cavaliere?- domandò Efesto
Saga abbassò lo sguardo per una frazione di secondo cercando di mascherare il disagio. Daphne percepì comunque il suo dolore mescolato al senso di colpa con una spolveratina di tristezza “Amore, quando riuscirai a perdonarti davvero?”
- Allora- riprese la parola il Dio – Sentiamo cos’ha da dire quest’ultimo Cavaliere- si voltò verso Kanon
Lui sogghignò - Il trono d’oro su cui rimase imprigionata Era-
Efesto accennò un sorriso soddisfatto – Oh, sì. Questa sì che è la ciliegina sulla torta-
-  Vi vendicaste di vostra madre…- iniziò il gemello minore
-… per avermi gettato giù dall’Olimpo quando vide che ero così brutto. Già- termino per lui il Dio – Detesto mia madre, non l’ho mai perdonata-
- Credetemi, divino Efesto, so cosa vuol dire essere considerati uno scarto…- mugugnò Kanon
Efesto incrociò le braccia- Ragazzi, non sono tagliato per fare lo psicanalista, ma qui mi sembra che siate tutti e due stracolmi di problemi personali e per arrivare a capirlo io… cioè, quello che voglio dire è che avete bisogno di una pausa. Credo che dovreste farlo presente ad Atena quando finirà questa guerra-
“Non ha tutti i torti” notò Daphne “Di questo passo tutti i Saint richiederanno una seduta settimanale dallo psicologo…”
Kanon e Saga si guardarono – Stiamo benissimo- borbottarono
Il Dio di fronte a loro aggrottò le sopracciglia – Se lo dite voi… Comunque avete superato la mia prova. Volevo che capiste ciò che si nasconde dietro l’apparenza delle mie invenzioni, non che apprezzaste solo la loro fattura o la loro gretta utilità. Bel lavoro-
- Quindi possiamo passare alla prova successiva?- chiese dubbia Daphne
Si sentiva un po’ confusa. Prima avevano cantato e giocato al quiz del pronto soccorso con Apollo, poi avevano rischiato la vita per battere i Berserkers, poi… avevano dovuto nominare quella che, secondo loro, era la migliore creazione di Efesto. Mah, quegli Dei erano davvero strani. Daphne iniziava a capire perché si facessero guerra a vicenda… Erano semplicemente fuori di testa, ecco perché.
- Certo che potete! Volete stare qui tutto il giorno?- domandò burbero il Dio
- No- risposero in coro i Cavalieri
- Muovetevi allora. Ah! Vi prego, superate in un batter d’occhio la prova di mia madre e quella di mia mogl.. no quella l’hanno già fatta i vostri amici… quindi concentratevi solo per far fare una brutta figura a mia madre-
- Un momento… la prova di Afrodite è stata superata?- chiese Kanon
Efesto annuì
Quella notizia fece tirare un sospiro di sollievo: suo fratello e Milo stavano bene… in teoria.
- Menomale- mormorò il gemello minore
- Sì, ma adesso muovetevi. Forza- li spronò il Dio
I tre obbedirono e sorpassarono Efesto a corsa.
- E io che volevo restare neutrale… alla fine mi sono schierato ugualmente- lo sentirono borbottare
***
 
L’aroma del vino si propagò nell’aria. Milo capì quale Dio sarebbe apparso di lì a poco: il dio del vino e della liberazione dei sensi, Dioniso.
I Cavalieri si guardarono intorno alla ricerca della fonte di quell’odore – Fammi indovinare, Dioniso?- domandò lo Scorpione
Una voce alle loro spalle rispose - Cosa te lo fa pensare?-
Milo e Camus si voltarono, il Dio era dietro di loro. Sembrava quasi più giovane dei due Saint.
- Sembra di essere entrati in un’enoteca- mugugnò Milo
- Oh, non preoccupatevi. La mia prova non consiste nel farvi ubriacare…-
“Menomale, altrimenti potremmo già dargliela vinta…” pensò Milo, poi si ricordò che Camus era in grado di tirare giù diversi bicchieri di vodka come se fossero acqua. Il periodo di permanenza in Siberia aveva dato i suoi frutti. Gli venne quasi da ridere al ricordo di quella volta in cui aveva cercato di far ubriacare il suo compagno per provare l’ebbrezza di una notte un po’ più movimentata, ma aveva fallito. Cioè, non era riuscito a far sbronzare Camus, ma per il resto il piano aveva funzionato alla grande… non era necessario far bere il francese per certe cose, bastava accenderlo… e Milo ormai aveva imparato come si faceva.
Dioniso stava continuando a parlare – L’odore che sentite sta risvegliando la vostra parte più primordiale e selvaggia, la stessa cosa che fa una bella sbronza a dirla tutta… Comunque, dovrete riuscire a resistere a voi stessi- si grattò il mento con fare pensieroso – Anzi, soltanto uno di voi affronterà questa prova, l’altro starà qui con me ad osservarne il fallimento-
“Fallimento… ti piacerebbe eh”
Il Dio scrutò i due Cavalieri – Tu- indicò Milo – Tu affronterai la mia prova, ho già qualcosa in mente per te- agitò la mano e un tralcio di vite si avvinghiò alla vita di Camus – Tu non ti muovere se ci tieni a respirare-
Il rosso lanciò un’occhiata assassina al Dio
- Tranquillo, Cam- disse Milo – Non mi ci vorrà molto-
L’Acquario inarcò un sopracciglio – Fa’ attenzione-
- Tranquillo Cam, fa’ attenzione, gne gne gne… come siete noiosi- si lamentò Dioniso alzando gli occhi al cielo.
“Ma sarai noioso te” stava per dirlo ad alta voce, ma pensò che prima di mettersi a litigare con un Dio fosse meglio superarne la prova.
La flagranza ormai diffusa nell’aria iniziava ad avere un qualche effetto, Milo si sentiva come uno quando si accorge di aver bevuto un po’ troppo. Una nebbia fitta lo avvolse, impedendogli di vedere Camus e Dioniso. All’improvviso comparve davanti al greco la figura di suo padre.
- Ma che cavolo…-
- Non sei ubriaco se te lo stai chiedendo- intervenne da lontano la voce di Dioniso – Quello è veramente tuo padre-
Milo si avvicinò un po’ all’uomo che aveva tormentato la sua infanzia. Era invecchiato, ma sotto le rughe che iniziavano a farsi vedere sulla fronte e intorno agli occhi suo padre era facilmente riconoscibile.
- Non ci credo, guarda chi mi trovo davanti dopo tutti questi anni- disse con tono canzonatorio suo padre – Credevo di essermi liberato di te per sempre, invece…-
- Pensa, speravo la stessa cosa- fu la secca risposta
- Tu devi portarmi rispetto-
- Io porto rispetto a chi se lo merita-
- Piccolo arrogante, sono pur sempre tuo padre- ringhiò
- Non ne sembravi molto contento tempo fa, Alexis- lo chiamò per nome, non avrebbe mai usato l’appellativo “papà” riferito a quell’uomo un’altra volta, lo aveva giurato a se stesso.
Suo padre lo squadrò attentamente – Già, purtroppo sei mio figlio. Ma picchiarti a quanto pare non è servito a niente, non sai cosa sia la disciplina e scommetto che sei sempre pronto a frignare come una femminuccia-
- Frignare?- ripeté Milo
- Già! Da bambino piagnucolavi di continuo, un vero incubo-
- Mi picchiavi a sangue!- sbottò lo Scorpione
- Te lo meritavi. Dovevi prendere esempio da tuo fratello, lui è diventato un vero uomo- continuò convinto Alexis
Milo iniziava a non reggere più la tensione. Rivedere suo padre e sentire quelle argomentazioni stavano facendo ribollire la sua rabbia. Stava cercando di trattenersi, ma ben presto sarebbe scoppiato e non soltanto per colpa del potere di Dioniso no… la colpa principale era dell’uomo di fronte a lui. Ricordava ancora vivamente come si coricava tutte le notti: la pelle arrossata e bruciante per il dolore e le lacrime ancora più infiammate che gli solcavano il volto. Non poteva permettersi di piangere di fronte a suo padre o a suo fratello, doveva nascondersi sotto le coperte e girarsi verso il muro per essere sicuro che nessuno lo vedesse. Non un singhiozzo poteva essere lasciato libero se non desiderava altre botte. La sua era stata un’infanzia vissuta nel terrore, nel terrore che le ferite che cercava di medicarsi da solo non si sarebbero mai più rimarginate… quel terrore che certe volte si tramutava in desiderio. Più di una volta si era ritrovato a sperare di addormentarsi e non risvegliarsi più per mettere la parola fine a quell’incubo, ma ogni mattina arrivava la solita sveglia: un calcio di suo fratello ben assestato sulle costole.
“Adesso ce la metto eccome la parola fine…” pensò Milo ormai conscio di non poter più tenere a freno la rabbia e la voglia di vendetta.
- Credi pure che mi metta a frignare ogni cinque minuti…- disse sfoderando l’artiglio velenoso – Ma sappi che oggi sarai tu quello che piangerà lacrime di dolore e che vedrà scorrere il proprio sangue-
- Uh, non vedo l’ora-
- Implorerai che ti finisca una volta per tutte-
Gli sembrò di sentire una voce nella sua testa che lo pregava di non farlo, di trattenere la rabbia, ma non gli diede ascolto. Quel giorno Milo dello Scorpione si sarebbe riscattato e avrebbe avuto la sua vendetta. Si lanciò contro la figura di Alexis
- Scarlet Needle!-
La puntura si conficcò nella sua carne senza problemi. Suo padre s’inginocchiò a terra per il dolore improvviso.
- Cosa… brucia! Com’è… possibile?-
Altra puntura
- Il veleno dello Scorpione non conosce clemenza-
- Fallo smettere!-
“Tu non ti fermavi. O svenivo o tu ti annoiavi e mi lasciavi per terra agonizzante. Non conoscevi pietà… pur di sfogare la tua rabbia picchiavi a sangue un bambino, il sangue del tuo sangue”
- C’è un solo modo per farlo smettere, una sola parola: morte- accompagnò la spiegazione con un altro colpo
- No… sono tuo padre non puoi…-
Sono tuo padre? Quell’uomo non aveva alcun diritto di dirlo. Lui non era suo padre, non era nemmeno un uomo, era una bestia.
Un’altra puntura
- Non posso? Oh, a dire il vero posso- continuò lo Scorpione
“No Milo, no” di nuovo quella voce nella sua testa
- Ti prego- implorò Alexis
Un’altra Scarlet Needle colpì l’uomo accasciato ai piedi del custode dell’Ottava Casa
- Dillo ancora- ordinò il biondo
- Ti pre…go-
Stava per lanciare nuovamente il suo attacco, ma qualcosa lo fermò.
“Milò”
Il suo nome pronunciato a quel modo, gli ricordava qualcuno…
Suo padre continuava a implorare clemenza - Ti supplico… fallo… smettere-
- Ti accontento- disse. La successiva puntura avrebbe messo fine al bruciore della Scarlet Needle, dando ad Alexis ciò che si meritava. Ma soprattutto quella puntura avrebbe messo la parola fine alla sofferenza che Milo si portava dietro da tutti quegli anni.
“Milò ascoltami!”
- Cam?-
Perché sentiva la sua voce provenire da così lontano?
“Non devi lasciarti controllare dal rancore, la rabbia non cancellerà il torto che hai subito. Tu sei un Cavaliere di Atena, ma lei non predica la vendetta” continuò la voce di Camus nella sua mente.
Fu tentato di dargli ascolto, ma il suo cosmo era incandescente. Doveva prendere la sua rivincita. Si preparò a lanciare un altro colpo di Scarlet Needle,  l’ultimo a giudicare dalle condizioni in cui era ridotto suo padre.
“Fermati mon amour! Non puoi ottenere la tua vendetta in questa sede. Devi combattere il tuo istinto, è in questo che consiste la prova di Dioniso! Combatti la tua natura, non assecondarla!”
Milo bloccò il pungiglione a pochi centimetri dal corpo di Alexis – Hai ragione, Cam-
L’odore ormai nauseante di vino che l’aveva ipnotizzato scomparve.
Milo guardò suo padre negli occhi - Atena avrebbe pietà di te, ma non io. Ti lascio vivere non perché te ne reputi degno, ma perché la tua vita è talmente insignificante che togliertela non mi darebbe alcun tipo di soddisfazione-
- Quindi te la sei fatta sotto alla fine- mugolò Alexis da terra
Milo lo ignorò. Finalmente la nebbia che gli aveva impedito di vedere qualsiasi cosa all’infuori di suo padre si dissolse. La sua rabbia si affievolì, lasciando solo il dolore, quello che si portava con sé dai tempi dell’infanzia. Quella sofferenza che non avrebbe mai dimenticato a dispetto di tutto ciò che aveva visto da Cavaliere.
Dioniso mise il broncio – Stavi per fallire. Uffa. Però non riesco a capire che cosa ti abbia fatto cambiare idea all’ultimo secondo- agitò la mano facendo scomparire il tralcio di vite che bloccava Camus.
- Ha superato la prova- disse il francese
- Sì, ma voglio sapere come c’è riuscito-
Milo non capiva. Non era stato Camus ad aiutarlo? Com’era possibile che Dioniso non avesse sentito la sua voce se lui c’era riuscito?
- Bah, sapete che vi dico? Non me ne importa… Menadi!-
Due donne comparvero alle spalle del Dio – Portate quest’uomo dove l’avete trovato- ordinò indicando Alexis ancora steso a terra
Prima che le donne lo raggiungessero Milo gli si avvicinò e fermò il deflusso di sangue – Sono sicuro che me ne pentirò-
Le sacerdotesse di Dioniso aiutarono il padre del Cavaliere ad alzarsi e scomparvero così com’erano arrivate.
Lo Scorpione si voltò allora verso il Dio, ma Dioniso era svanito – Caspita! C’è rimasto proprio male- commentò – Però spiegami, Cam. Come mai io ho sentito la tua voce e Dioniso no?-
Camus scosse la testa – Io non ho parlato, Milo-
- Come no? Io ti ho sentito… nella mia testa. Hai poteri telepatici?-
- Io non riuscivo a comunicare con te, né a parole né con la mente- rispose il rosso
- Ma allora come ho fatto…- continuò Milo pensieroso
- Cosa ti diceva la mia voce?- chiese curioso l’Acquario
Il Cavaliere dell’Ottava Casa ci pensò su un attimo - La prima cosa che ha suscitato la mia attenzione è stato il mio nome-
Camus sembrò deluso - Il tuo nome?-
- Sì, ma pronunciato alla francese come sai fare tu-
Com’era prevedibile, il suo compagno arrossì.
- Il resto… ma davvero, ora voglio sapere perché sentivo la tua voce-
L’aveva presa come una sfida personale. Com’era possibile? Lui aveva sentito la voce di Camus dentro la sua testa ma lui non aveva parlato…
Camus gli si avvicinò – Non ho bisogno né della mente né delle parole per comunicare con te, Milò. Possono dividerci in tutti i modi possibili, ma non potranno mai separare i nostri cuori- gli posò una mano sul pettorale sinistro dell’armatura – Abbiamo combattuto insieme contro il tuo desiderio di vendetta, uno degli istinti più selvaggi dell’uomo, con il sentimento più nobile a cui l’uomo possa aspirare…- accennò un  sorriso –… l’amore-
Milo non lo credeva possibile. Camus aveva fatto un discorso così sdolcinato? Nel bel mezzo di una missione?
- Che ti succede Cam? Hai ancora i postumi di Afrodite?-
Il francese abbassò la mano e voltò la testa dall’altra parte – Per una volta che ero riuscito a dire qualcosa di romantico tu me lo rovini-
- Dai amore… mi hai colto alla sprovvista- si giustificò Milo
Lo agguantò per un braccio e tentò di baciarlo per farsi perdonare, ma Camus sgusciò via dalla sua presa.
- Abbiamo una missione da portare a termine. Sii serio-
- Ora ti riconosco- mugugnò il greco. Aveva fatto la sua. Non abboccare a uno dei pochi momenti in cui Camus diventava un tenero pinguino di miele voleva dire sopportare la sua espressione imperturbabile per almeno ventiquattrore. Beh, tanto ne avevano ancora per un po’ con quegli dei.
Si avviarono nuovamente a corsa verso le profondità del tempio.
***
 
Daphne iniziò a sentire qualcosa di strano sotto gli stivali dell’armatura mentre correva. Abbassò lo sguardo per vedere delle spighe di grano cercare di fermare i suoi movimenti.
- Ehm… ragazzi, queste piante non sembrano amichevoli-
Kanon strappò una spiga da terra per liberarsi – La famosissima lotta contro il frumento…- borbottò
- Sai fratellino, magari maltrattare il grano non è stata una buona idea- lo riprese il gemello
- Un attimo, adesso mi scuso con la pianta-
- COME OSI?- strillò una donna
Saga si passò una mano tra i capelli – Appunto…- mugugnò
Demetra, la dea delle messi, bloccava loro la strada. Indossava una tunica greca arancione pastello e portava un fascio di spighe in mano. A essere sinceri, era identica a tutte le sue rappresentazioni che Daphne avesse mai visto - Solo perché adesso la vostra agricoltura non è più dipendente dalla bella stagione non potete permettervi di maltrattare il mio frumento!-
Kanon accennò un inchino – Sono mortificato di avervi offesa, non era mia intenzione-
- Vorrei anche vedere… se lo fosse stata ti avrei ucciso seduta stante-
- Divina Demetra- intervenne Saga cercando di distrarre l’attenzione della Dea dal fratello – Siamo qui per affrontare la vostra prova-
- Oh sì, certo. Siete qui per la prova… Mai nessuno che si interessi a me di questi tempi…-
Daphne roteò gli occhi “Ci mancava solo la Dea con i problemi esistenziali…”
- … un tempo ero venerata- continuò Demetra – Adesso sono l’ultima ruota del carro… Dico, vi sembra giusto?-
- Certo che no- disse Kanon
La Dea lo guardò male, probabilmente attaccare il frumento era un crimine orrendo – Sapete che nell’antichità i riti misterici più famosi erano legati al mio culto?-
- I Misteri Eleusini- rispose prontamente il Grande Sacerdote
Gli altri due Cavalieri si guardarono sillabando le sue parole. Né Kanon né Daphne avevano idea di cosa stesse parlando.
Saga alzò le spalle – Mi piace la storia-
Gli occhi di Demetra si illuminarono – Oh, li conosci! È bello vedere che qualcuno continua a seguire il loro culto… Come mai non ne ero al corrente? Certo, il tempio di Eleusi a me consacrato fu distrutto da quei vandali dei Visigoti… i Misteri non si possono più svolgere lì…- iniziò a picchiettarsi il fascio di spighe sulla tempia
Daphne continuava a chiedersi cosa avessero di strano quegli dei… ma soprattutto avrebbe gradito sapere cosa fossero quei misteri eleusini.
La Dea si voltò verso Saga – Quindi dove pratichi i riti di iniziazione?-
Lui sbarrò gli occhi – Io non pratico quei riti… non sono più seguiti da secoli e… millenni-
Demetra sospirò – Me lo immaginavo… Ho trovato! Supererete la mia prova solo quando riuscirete a far tornare in voga i Misteri… oh, sì! Un centinaio di nuovi adepti potrebbe bastare-
Daphne non sapeva ancora cosa fossero quei riti, ma aveva come l’impressione che quello che veniva loro chiesto fosse alquanto impossibile. Chi avrebbe praticato il culto di Demetra nel XXI secolo?
Saga tossicchiò – Divina Demetra, per fare ciò avremmo bisogno di molto tempo…-
- Allora iniziate subito. Riportate i Misteri Eleusini alla luce!-
- Non abbiamo tutto questo tempo!- protestò un Kanon dall’aria un po’ spazientita  – I nostri amici rischiano di morire, abbiamo bisogno di superare le prove degli Olimpi, non possiamo aspettare ancora a lungo-
Demetra sollevò la testa stizzita – Visto? Tutto è più importante di me... Non volete affrontare la mia prova? Allora non imprigionerete mai Zeus!-
“Brutta stupida oca… Questa vuole essere venerata mentre il resto degli dei si fa la guerra”
- Non potremmo cercare un compromesso?- mormorò Daphne
La Dea delle Messi scosse la testa. La francese iniziò a perdere la speranza, come avrebbero fatto?
- Compromesso?- ripeté una voce alle loro spalle – Io non ne vedo la necessità-
Mai la voce di Artemide fu più gradita che in quel frangente.
Demetra impallidì – Artemide, cosa stai facendo?-
La ragazza si voltò. La sua Signora teneva l’arco teso con la freccia incoccata a pochi centimetri dalla gola di una giovane donna.
- Mi sembra evidente. Sottoponi questi guerrieri ad una prova più giusta e tua figlia non riporterà alcun danno- rispose la Dea della caccia
“Tua figlia? Artemide vuole ricattare Demetra tenendo in scacco sua figlia… come si chiama? Ah giusto, Persefone.  ”
- Riportare in auge i Misteri Eleusini è una prova giusta-
Artemide rise – Evidentemente non mi sono spiegata bene… Sottoponi questi guerrieri ad una prova facile e veloce così da non attardarli o la qui presente Persefone se ne tornerà nel regno degli Inferi dall’ingresso principale-
Ecco dov’era finita Artemide dopo che loro avevano superato la prova di Apollo. Era andata a caccia di Persefone per poter ricattare Demetra… Non era propriamente un suo comportamento… cioè, andare a caccia era tipico di Artemide, ma di solito il suo hobby non includeva anche esseri umani. Forse le circostanze lo richiedevano a tutti i costi.
- Cosa? Mi stai minacciando?- chiese la Dea delle messi
- No, ti sto ricattando-
- Ma non è leale- protestò Demetra – Chiamerò…-
Artemide si avvicinò di più a Persefone, arrivando a premerle la freccia sul collo – Chiama chi ti pare, ma tua figlia morirà in ogni caso se non fai come ti dico-
La poverina tremava come una foglia – Madre… vi prego-
Demetra però non voleva demordere – Tanto non lo farai… non hai fegato-
- No?- chiese con aria innocente Artemide – Forse è vero- esercitò una leggera pressione sull’asta della freccia in modo da indurre la punta argentata a tagliare la pelle diafana di Persefone
- Ferma!- urlò Demetra
La Dea della Caccia si bloccò – La tua prova. Semplice e veloce. Muoviti- ordinò
L’altra divinità sospirò – Da cosa era formato il pane usato durante i Misteri?-
“E questa sarebbe facile?” pensò disperata Daphne “Saga dimmi che lo sai… ti prego”
 Kanon strabuzzò gli occhi, confuso quanto lei. Per fortuna Saga si era veramente documentato – Segale cornuta, cioè segale contaminata con il fungo Ergot- rispose come se fosse la cosa più facile del mondo
Daphne iniziò a pensare che suo fratello non fosse l’unico secchione del Santuario…
Demetra annuì con aria sufficiente, poi si rivolse alla Dea che continuava a tenere in ostaggio sua figlia  – Contenta?-
Artemide abbassò l’arma e spinse Persefone tra le braccia della madre - Sì-
- Te la farò pagare- ringhiò la dea delle messi
- Se ne avrai l’occasione fammi un fischio- si voltò verso i Cavalieri – Potete proseguire-
I tre non se lo fecero ripetere due volte. Demetra continuava a guardare in cagnesco Artemide tenendo stretta la figlia, il cosmo che iniziava a ribollire.
- Perché Artemide? Perché ti sei schierata con Atena?- chiese
- Non mi fido di mio padre-
- Non raccontarmi frottole-
La Dea della notte le si avvicinò – Quando capirai il perché delle mie azioni, sarà troppo tardi- sussurrò vicino al suo orecchio
- Che cosa hai fatto?-
La signora della notte sorrise enigmatica - Lo vedrai, zia cara, lo vedrai- si allontanò dalle due Dee e scomparve in una nube argentata.
Per fortuna Demetra sembrò turbata dalle parole della nipote, così non fece molto caso ai tre Cavalieri che si stavano allontanando silenziosamente nelle profondità del tempio.
Tuttavia le parole di Artemide non avevano fatto effetto solo sulla dea delle messi, anche Daphne si ritrovò a rimuginare su ciò che la sua Signora aveva detto. “Quando capirai il perché delle mie azioni, sarà troppo tardi…” Di quali azioni parlava Artemide? Si riferiva al semplice fatto di essersi alleata con Atena o c’era qualcos’altro sotto?
“Artemide non mi nasconderebbe mai niente, non ha motivo di farlo” disse a se stessa.
Nel momento stesso in cui quel pensiero prendeva forma nella sua mente qualcosa fece click. Si ricordò della conversazione avuta con la Dea alla vigilia dell’attacco al Grande Tempio di qualche giorno prima.
“Artemide era già a conoscenza dell’incarico che suo padre le avrebbe affidato. Lei sapeva che Zeus l’avrebbe incaricata di sovrintendere alla custodia del sigillo controllando che gli altri dei sottoponessero alle loro prove noi Cavalieri…”
Non era vero che la sua Dea non le nascondeva niente.
“E se mi stesse nascondendo altre cose?”
No, non aveva senso. Artemide non agiva dietro le quinte.
Le tornò però alla mente la solita conversazione. “Agiremo da dietro le quinte” parole testuali della sua Dea
Ripensò a come Artemide avesse puntato la freccia alla gola di Persefone senza la minima esitazione.
“Non l’avrebbe uccisa davvero, serviva solo a mettere pressione a Demetra” si convinse. Me ne era  veramente sicura?
“Artemide dice che vuole la pace sulla terra. Mi sto chiedendo se questo è ciò che le interessa davvero” le parole di suo fratello risuonarono come un gong nella sua testa. Lei aveva difeso strenuamente Artemide durante quella discussione attaccando Atena in risposta. Non aveva mai veramente provato a capire ciò che Camus aveva detto. Lui l’aveva messa in guardia. Aveva forse ragione?
“No. Io mi fido di Artemide. Lei mi ha salvata dalla dannazione eterna, mi ha addestrata e mi ha dato nuova vita. Non c’è motivo di dubitare di lei. Se mi tiene nascoste delle cose sono certa che ha le sue buone ragioni per farlo”
Si sentiva confusa. La sua natura abbastanza scettica la spingeva a dubitare della sua Dea, ma al tempo stesso si sentiva in colpa a non fidarsi appieno della persona a cui doveva tutto.
- Daphne- la chiamò Saga – Stai bene?-
Non si era accorta di essersi fermata
“Artemide non tradirebbe mai la mia fiducia. Tutto ciò che sta facendo è al fine di garantirci la vittoria”
- Daphne?-
La ragazza si scosse – Sì, tutto a posto-
Lui la scrutò attentamente con i suoi occhi verdi, non sembrava affatto convinto
- Andiamo?- li spronò Kanon – Non abbiamo tutto il tempo di questo mondo, vi farete dopo gli occhi dolci-
- Infatti- convenne Daphne rimettendosi a correre
Non c’era motivo di dubitare di Artemide, le sue erano solo paranoie frutto della tensione accumulata.
 

Nota dell’autrice: salve a tutti! La nostra Daphne inizia ad avere qualche dubbio sulle intenzioni di Artemide… e voi?
 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Saint Seiya / Vai alla pagina dell'autore: Virgo_no_Cinzia98