Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: SagaFrirry    03/10/2016    3 recensioni
"Tu credi che il mondo sia solo bianco e nero, tutto per te può essere solo bianco o nero. Ma io sono la prova che non è così. Io sono il grigio? No. Io sono l'intero spettro di colori dell'Universo!".
Keros è un demone, ma non del tutto. È figlio di due specie molto diverse, frutto di un'unione per molti sacrilega. Questo è il racconto del suo cammino, lungo i secoli dell'esistenza. Fra Inferi e Cielo, buio e luce, dannazione e santità, scoprirà come essere realmente se stesso.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CUCCIOLO DEMONIACO

 

Il re era rilassato. Leggeva un grosso volume scritto a mano parecchi secoli prima con sangue ed anime dannate. Mezzo disteso su un divanetto in pelle rossa, agitava la coda ed il piccolo Keros la inseguiva. Ogni tanto il piccolo ruzzolava in terra o inciampava sui suoi stessi piedi, ancora impacciato nei movimenti. Continuava a ridere, inseguendo la coda, che lo risollevava quando non ci riusciva da solo. “Coda” era una delle prime parole a senso compiuto che il bambino aveva pronunciato fino a quel momento. Lucifero si divertiva a stare ad osservarlo, trovando irritante solo il fatto che ogni tanto quel piccolo demone vampiro inseguisse la coda per morderla.

Keros si era ribaltato e stava ridendo, tenendosi i piedi e rotolando di fianco, lungo il pavimento nero. Il re scosse la testa, con un sorriso. A volte si chiedeva se la scelta di accoglierlo all’Inferno fosse stata giusta. Quel piccolo era davvero piccino e fin troppo adorabile. Già dimostrava di possedere una certa empatia, cosa non molto da demone. Ed inoltre piangeva, cosa per niente da demone! Il re si chiedeva se quel salsicciotto goloso dai capelli rossi non stesse meglio in cielo.

Si era perso nei suoi pensieri, mentre Keros aveva raggiunto la coda e la scuoteva, quando si udì bussare alla porta. Sentiva distintamente le voci di Asmodeo ed Azazel, che discutevano fra loro su non capiva cosa. Capì solo un “Io ho bussato. Parla tu!”.

“Avanti!” incitò per un paio di volte.

Ma poi si stancò ed aprì la porta con i suoi poteri. Azazel ed Asmodeo si misero sull’attenti, piuttosto agitati.

I due erano molto diversi fra loro. Asmodeo era generale degli eserciti e capo delle guardie di palazzo, di conseguenza era di corporatura massiccia e stazza importante. I suoi muscoli erano ricoperti da varie cicatrici di guerra e nel complesso incuteva un certo timore. Al contrario, Azazel era minuto ed agile. Era l’araldo del re, un demone messaggero, ed era necessario fosse estremamente veloce. Anche lui presentava qualche cicatrice ma risaliva ai tempi della caduta.

“Ebbene?” incalzò re Lucifero “Che volete?”.

I due si fissarono, indecisi su chi dovesse parlare.

“Sto perdendo la pazienza” cantilenò il re, con un mezzo ghigno inquietante.

“Vostra maestà…” prese coraggio Azazel “…ho eseguito gli ordini, come richiesto. Ho consegnato il comando di resa al ribelle ed il suo esercito, però… ecco…”.

“Non ha obbedito” concluse Asmodeo “E si è messo in marcia verso i confini della capitale”.

“E…?” incalzò Lucifero.

“Non siamo riusciti a fermare la sua avanzata. È giunto fino ai cancelli” ammise il generale, distogliendo lo sguardo e preparandosi ad affrontare l’ira del suo re.

“Dunque…” parlò, con inaspettata calma, il Diavolo “…mi state dicendo che il mio miglior diplomatico ed il generale che sorveglia la città più importante dell’Inferno… non sono stati in grado di fermare un branco di sovversivi di livello inferiore? E invece di combattere e proteggere la popolazione, se ne stanno qui a cianciare con me?”.

“Signore, noi…” azzardò Azazel.

“Silenzio!” lo zittì il re, alzando la voce e facendo scattare la coda in avanti, cosa che indispettì Keros.

Il piccolo arricciò il naso con fastidio e protestò. Lucifero si alzò ed i due sottoposti si inchinarono.

“State pure qui” sibilò il re “Ci penso io. Voi tenete a bada il piccolo. Non fatelo uscire da qui. O è un compito troppo complesso?”.

Azazel ed Asmodeo mormorarono parole di scusa, mentre il re lasciava la stanza sbattendo la porta.

 

Keros rimase seduto sul pavimento ed alzò lo sguardo verso i due sottoposti. Li conosceva, vivevano in un’ala apposita del palazzo, quindi non si agitò nel vederli. Si guardò attorno, in cerca di un gioco. Azazel ed Asmodeo si fissarono, mentre il piccolo tentò di togliersi una scarpa.

“Ma tu…” ruppe il silenzio Azazel “…pensi davvero che sia…?”.

“Il figlio del re?” gli rispose Asmodeo “Non lo so. È così…”.

“Tenero”.

“Schifosamente tenero, esatto”.

“Però… noi non sappiamo com’era fatto nostro fratello Lucifero da piccolo. È il maggiore di tutti noi, quando siamo nati già non era più un infante. Il primo ricordo che ho di lui è quello di un giovane angelo magnifico. Magari da bambino era un cosetto adorabile come questo moccioso”.

“Tu dici?”.

Asmodeo era perplesso. Ricordava quelle ali d’Angelo e trovava rivoltante che quel bambino, che lo fissava con grandi occhi d’ambra, potesse un giorno dargli degli ordini. Non capiva la fissazione del re per quel marmocchio, che allontanò con un piede ed una smorfia.

“ Attento” ghignò Azazel “Un giorno quel pidocchio che disprezzi tanto potrebbe diventare il tuo re”.

“Preferirei tornare in Paradiso! E tu sai quanto mi nausei il Paradiso!”.

“Non spetta a noi decidere. E comunque il re si comporta in modo diverso con lui, unico. È geloso ed iperprotettivo. Anche quando siamo entrati prima in stanza, se lo hai notato, si è mosso come a proteggerlo. Non lo ha ancora designato ufficialmente come principe ereditario, però…”.

Asmodeo fece una smorfia. Keros continuava a fissarlo e la cosa lo infastidiva.

“Lunga vita al re” si limitò a commentare poi, avviandosi verso la porta.

“Hei! Dove vai, coglione?! Non puoi lasciarmi solo con il piccolo. Io non ho figli, non so come si fa!”.

“Improvvisa, stronzetto”.

“Ma hai degli ordini!”.

Asmodeo ignorò Azazel e continuò a camminare.

“Asmodeo!”.

“Portalo da Lilith!”.

Azazel tentò di ribattere. I due erano sulla porta e continuarono a discutere, senza accorgersi che Keros si era alzato in piedi ed era sgattaiolato fra loro, uscendo sul corridoio. Si voltarono, sentendo un odore familiare, di sangue.

Il re era rientrato e Lilith lo osservava, trattenendo il fiato. Stessa cosa facevano i due demoni adulti, trovando lo spettacolo leggermente inquietante. Lucifero era ricoperto di sangue ed in mano reggeva quel che restava del corpo del suo nemico, che aveva divorato in parte. Sul volto, aveva stampato un ghigno sadico, ma poi notò il bambino per il corridoio. Mutò espressione. Keros era fermo e serio. Lucifero rispose al suo sguardo, temendo di vederlo scoppiare a piangere o gridare in preda al terrore. Ma il piccolo sorrise e poi si mise a ridere, raggiungendo il re correndo a braccia aperte. Lucifero lo sollevò e Keros spalancò la bocca, mostrando i denti da vampiro. Il re gli offrì un pezzo del nemico ed il bambino lo gradì. Il Diavolo aveva solo un taglio sulla guancia, che il bambino percepì e ci poggiò una manina sopra, per poi assaporarne il sangue.

“Il mio Keros “ sorrise il re, orgoglioso “Il mio meraviglioso cucciolo demoniaco!”.

Lanciò solo uno sguardo di rimprovero ad Azazel ed Asmodeo, poi congedandoli perché era stanco e con ben poca voglia di discutere oltre. Keros rise, vedendo lo sguardo spaventato dei due sottoposti al passaggio del loro signore.

 

Il giorno dopo, il re sedeva alla scrivania con Keros in braccio. Di fronte ad una piantina dei regni infernali, Lucifero stava modificando alcuni confini in seguito alla dipartita ed al tradimento del giorno precedente. Asmodeo ed Azazel erano stati convocati. Il loro signore non li sgridò, ma li invitò a non disobbedire un’altra volta.

“Volevo scusarmi per i dubbi espressi riguardo al piccolo” si inchinò Asmodeo “È che…”.

“Asmodeo…” gli rispose il re “…quando eri piccino, eri un angelo cicciottello e sgraziato, che a malapena si coordinava in volo. E mi chiedevo cosa avresti mai potuto fare nella vita. Ed ora eccoti qua. Sei il mio generale, fra i più forti demoni dell’Inferno. Perciò smettila di giudicare il mio piccolo dalle apparenze, se non vuoi che racconti a tutti quanto eri adorabilmente grasso da bambino!”.

Azazel trattenne una risata ed Asmodeo annuì. Il re consegnò ad Azazel i documenti con i cambi di confine e congedò entrambi. Keros intanto era concentrato sulla giacca del Diavolo, piena di nastri.

“Ma che stai facendo?” chiese Lucifero al bimbo, che rispose con un versetto.

Il demone guardò meglio e notò che Keros aveva allacciato a fiocco tutti i nastri della giacca. Non poté fare altro che emettere un verso di protesta, mentre il bambino scoppiò a ridere. Lucifero rispose a quella risata e gli accarezzò la testa, chiamandolo di nuovo “mio cucciolo demoniaco”.

 

 

E nel prossimo capitolo…scopriremo i piaceri del palazzo del re! A presto!

 

 

   
 
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