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Autore: Celtica    03/10/2016    8 recensioni
La leggenda di Selene e Endimione, con un finale un po' diverso...
Sei lassù, Endimione?
Una domanda semplice, eppure, mentre avanza lenta verso il monte Latmo, Selene non può fare a meno di ripeterla nella sua mente.
Dormi, Endimione? Sogni di noi, di me, delle mie visite notturne?
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Selene

n

Sei lassù, Endimione?

Una domanda semplice, eppure, mentre avanza lenta verso il monte Latmo, Selene non può fare a meno di ripeterla nella sua mente.

Dormi, Endimione? Sogni di noi, di me, delle mie visite notturne?

Tutti si chiedono cosa abbia visto in lui, perché proprio un pastore degli Eoli sia riuscito a penetrare nel cuore della Dea. La bellezza, dicono alcuni. I suoi studi sulle fasi lunari, rispondono altri.

Selene non li ascolta, mette un piede davanti all’altro, scosta le lunghe vesti bianche e cammina con la torcia in mano, facendosi strada nel sentiero della notte.

Ricorda il primo momento in cui l’ha visto, attratta dal suono celeste della sua cetra, e dal canto, soave, che l’aveva raggiunta fino in cielo. Ricorda di essere scesa sulle pendici del monte Latmo, e giù, nel bosco, dove Endimione era intento a produrre la sua musica.

Ricordi ancora la luce della luna, mentre impugnavi la tua cetra? Ricordi come ti è sembrata spenta… e lontana, finché non mi hai vista arrivare? Non potevi credere ai tuoi occhi.

Non potevi credere al mio amore.

Solleva il volto pallido verso la grotta in cui sta dormendo, sicura di trovarlo con gli occhi aperti, come se la stesse aspettando.

In fondo, pensa, è così. Endimione la aspetterà per sempre. Endimione non potrà svegliarsi.

«È il mio dono» ripete, come ogni notte, quando giunge al cospetto dell’amato. «Il mio dono per te.»

Ho chiesto al padre degli Dèi di farlo! L’ho pregato, supplicato, di donarti la vita eterna… E, forse, un pochino, lui mi ha ascoltato.

Vivo in eterno. Eternamente addormentato.

Eppure, pensa ancora, mentre scosta una ciocca di capelli scuri dal bel volto di lui, non è ciò che volevo.

n
 

 

Oggi.

I templi di questi giorni piacerebbero a Bacco. Proverebbe piacere a veder scorrere l’alcol a fiumi, a vedere gli uomini rincorrersi per una donna, ubriachi di vino e d’amore. Selene scrolla il capo, di fronte a questi bar, dove gli uomini si inchinano davanti a un barista, anziché a un sacerdote.

I tempi sono cambiati.

Deve coprire la luna sulla sua fronte con uno scialle, stringersi addosso le vesti per il freddo, camminare a testa china, per paura di finire ingannata come le era accaduto con Pan.

Non dimenticherà mai il suo invito… “Sali”, le aveva detto, chiedendole di montare sul suo vello di pecora. Non poteva sapere che ci fosse lui… Non poteva sapere che l’avrebbe posseduta.

Selene riprende a camminare, cercando di non pensare a quanto fosse brutto e oscuro Pan, al modo in cui lei si sia fidata di lui, concedendogli quella possibilità.

E ora, ora che Zeus ha detto ai suoi figli di andare liberi per il mondo, ora che ha ricordato loro quante poche preghiere ci siano, quanto deboli stiano diventando i loro poteri, Selene si ritrova a percorrere le strade dei comuni mortali, alla ricerca di Endimione.

Che fine hai fatto? Dov’è finito il tuo monte, la grotta dove mi attendevi ogni notte?

Non lo sa, Selene. È consapevole solo di essere salita fin lassù, dopo essere scesa dal suo carro… Lui non c’era.

Endimione era sparito, scomparso, perduto. Forse per sempre.

Tutto ciò che vuole ora è ritrovarlo… ma come fare? Come fare, in un mondo di intrighi e minacce, dove gli uomini hanno smesso di credere nei loro Dèi, indebolendoli? Dove persino lei, Selene, si ritrova a tremare per una strada buia, senza la sua torcia tra le mani.

Dove deve nascondersi, percorrendo a tratti il percorso che ha fatto lui.

Si chiede dove sia, se la stia pensando, se sia pentito di averla persa.

Perché mi hai abbandonato, Endimione?

Le strade pullulano di persone, e Selene non può fare a meno di indicare loro il tempio in cui dovrebbero ritrovarsi a pregare.

«Chiedi perdono ad Artemide» sussurra, a un uomo che sembra a caccia. Lo vede puntare una ragazza, giovane e bella, che dovrebbe trovarsi al cospetto di Atena, invece che seduta su quella panchina.

Chi ti ha risvegliato dal tuo sonno?

Ma i pensieri di Selene virano sempre a Endimione, al suo amore perduto, finito chissà dove. Come si sarà sentito, svegliandosi in questo caos? Dopo secoli, millenni trascorsi ad aspettarla, mentre le visite di lei si facevano sempre più rare, il pastore degli Eoli si è ritrovato in un mondo diverso.

 Chi ti ha tolto la vita eterna, l’eterna gioventù?

È la domanda che più spesso affiora nella mente di Selene. Sarebbe finita senza di lui. Dopo averlo trovato, dopo aver invocato per la sua vita, non può rischiare di perderlo…

Ti rivedrò, Endimione?

Immortale tra i comuni mortali, Selene spera solo di scorgere il suo viso, i suoi occhi neri, o di udire il suo canto, come quello che l’ha portata fino a lui.

Ti prego, Endimione. Torna.

Ma c’è solo silenzio intorno a lei.

 n

 

Note dell’autrice:

Grazie a tutti quelli che hanno trovato un momento per leggere questa storia. È breve, è vero, ma non sapete da quanto speravo di avere qualche istante per mettermi a scriverla. Il mito di Selene è molto importante per me, è stata una delle mie prime ricerche, quando ancora non conoscevo tutti i significati del mio nome… E adoro, adoro tantissimo la leggenda di lei e Endimione, del loro amore, del sonno eterno.

Grazie ancora.

Celtica

   
 
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