2.
Il
giorno dopo Stiles si svegliò intontito e incapace di
focalizzare gli eventi di
qualche ora prima, fissò la sveglia in cagnesco e si
maledì per aver fatto
tardi ancora una volta.
Perché
aveva
fatto così tardi?
Oh,
gli omicidi nel bosco, già.
Di
colpo la situazione gli fu chiara e afferrò di scatto il
telefono togliendo la
vibrazione e rimettendo il sonoro.
«Brutto
ragazzino del cazzo» fu
il ringhio acuto di Derek Hale, che possedeva il suo telefonino. Alle
tre di
notte e con l’adrenalina addosso suonava meno folle, doveva
ammetterlo.
«Oh
mio Dio... sei davvero intrappolato dentro il mio cellulare.»
«Oh
mio Dio...
sei davvero stupido.»
Stiles
aggrottò gli occhi e fissò lo schermo infastidito.
«Non
fare quella
faccia con me ragazzino, sei davvero stupido.»
«Tu
sai che potrei gettare accidentalmente il cellulare nel cesso e andare
a
comprarne uno che non potrai possedere, vero?»
Dal
cellulare uscì uno sbuffo indispettito. «Stavo
scherzando.»
«Non
sembri molto convincente» rispose lasciando il cellulare tra
le coperte e
andando in bagno a lavarsi per quella giornata infernale che
l’attendeva.
«Ehi,
ragazzino?»
ignorò i richiami provenienti da quell’aggeggio
infernale. Quando finì di
sistemarsi tornò in camera già vestito, si rese
conto che per comunicare con
Allison e Scott avrebbe dovuto prendere il cellulare e utilizzarlo.
«Vedi
di stare zitto adesso» mugugnò allo spirito nel
suo telefono, iniziando a
digitare sullo schermo alla ricerca del numero di Scott.
«Che
cos-»
«Zitto
ti ho detto» replicò offeso per poi avviare la
chiamata, dopo appena qualche
squillo Scott rispose.
«Ehi
amico, come va la caviglia?» gli domandò
preoccupato.
«Fa
male, credo di avere davvero bisogno di andare al pronto
soccorso...» Stiles
sospirò e annuì.
«Dobbiamo
chiamare Allison, voi andrete in ospedale e io torno nel bosco,
dobbiamo
scoprire se il corpo di Derek è già stato portato
in obitorio.»
«In
entrambi i casi cosa avresti intenzione di fare? Rubare il corpo e
nasconderlo
in camera tua?»
Stiles
mormorò qualcosa di indistinto.
«Stiles,
ti prego...»
«Allison
potrebbe procurarsi le chiavi della casa al lago di Lydia, potremmo
nasconderlo
lì, si tratterebbe solo di qualche giorno.»
«Perché
tu sai come affrontare una strega?»
Stiles
storse il naso. «No, ma posso scoprirlo, ci vediamo tra dieci
minuti, Scottie.»
Stiles
quasi non fece più caso al cellulare, lo gettò
dentro lo zaino e corse fuori,
lasciando un post-it a suo padre. Lanciò lo zaino sul sedile
posteriore e corse
verso la casa di Scott, lo trovò sul portico, seduto sui
gradini in attesa di
Stiles.
«Come
hai fatto a scendere le scale?»
«Strisciando.
Come un verme. A causa tua, fondamentalmente.»
«Mi
porterai rancore a vita?»
«Nah,
solo finché non mi sentirò realizzato.»
Scott
telefonò a Allison, che si fece trovare già per
strada. La ragazza salì in
macchina e li fissò in silenzio.
«Allora?» sbottò dopo un po’
«dov’è Derek?»
Stiles
la guardò stranito.
«Il
cellulare, Stiles.»
«Porca
troia» accostò di fretta, facendo sballottolare
Allison sui sedili posteriori,
per poi sporgersi a recuperare il proprio zaino e prendere in mano il
cellulare
che iniziò a sbraitare.
«Dico,
sei
idiota? Mi hai lanciato nel tuo zaino!»
«Scusa,
scusa, scusa! È stata la forza
dell’abitudine» supplicò Stiles.
Reinserì
la prima e si diresse verso l’ospedale, mentre Derek
borbottava, Allison
ghignava e Scott soffriva per la caviglia infortunata.
«Dunque?»
gli domandò Allison mentre entravano al pronto soccorso e
Scott veniva
prelevato dai colleghi di sua madre per i controlli di routine.
«Dobbiamo
evitare che Derek venga messo in una cella frigorifera»
rispose Stiles tra i
denti.
«E
se lo hanno già fatto?»
«Dobbiamo
trovare il modo di farlo uscire, perciò trova il modo di
scendere in obitorio e
controllare!»
«Non
farò irruzione in obitorio per controllare se il corpo di
Derek è stato portato
qui!» rispose Allison indignata.
«Oh
sì, che lo farai e domanderai a Lydia di poter usufruire
della sua casa al lago
per un weekend romantico con Scott, così abbiamo dove
nascondere il corpo.»
Allison
sbuffò. «Non so nemmeno come entrare.»
Stiles
le consegnò una chiave guardandola come un serial killer.
«È un passe-partout
della città, perdila e siamo nei guai.»
Allison
lo guardò stranita. «Che ci fai con passe-partout
della città?»
«L’ho
rubato a mio padre, smettila di fare domande e vai!»
«Perché
non ci vai tu?»
«Perché
hanno una mia foto segnaletica a causa tutte le volte in cui mio padre
mi ha
trovato invischiato nei suoi casi, adesso vai. Veloce!»
la cacciò via.
Restò
nella sala d’attesa del pronto soccorso, tamburellando veloce
con un piede e
giocherellando con il cellulare tra le mani, com’era solito
fare.
«Potresti
smetterla di farmi girare come una trottola? Mi sta venendo da vomitare
e non
sono sicuro che nelle mie condizioni sia normale avere malesseri
simili...»
Stiles
mormorò in assenso appoggiando il cellulare sulla sedia
accanto a lui, ogni maledetta
parola di quel ragazzo usciva fuori come un ringhio, e sì
che era stato lui impossessarsi
del suo cellulare, non glielo aveva mica chiesto Stiles. Di una simile
seccatura ne avrebbe fatto volentieri a meno, ecco.
Di
tanto in tanto il cellulare – Derek
–
sbuffava sonoramente, costringendo Stiles a tossicchiare in maniera
spastica
per non far insospettire nessuno. Quando Derek iniziò a
parlottare a suo modo:
ringhi, minacce e sbuffi, Stiles fu obbligato a fingere una telefonata.
«Dopo
questa
piacevolissima sosta qui cosa intendi fare per risolvere questo
disastro?»
Stiles
storse il naso irritato, iniziava a detestarlo, per essere carino era
carino,
anzi era sexy da morire, ma diavolo se era irritante e borioso e
rompiscatole.
«Vedi di lasciare il sarcasmo agli esperti, eh...»
Derek
gli fece il verso e Stiles si domandò quanto in effetti
fosse più maturo di
lui, perché, davvero, gli sembrava di avere a che fare con
un ragazzino di
dodici anni.
«Cercheremo
di recuperare il tuo corpo, giusto per evitarti una morte per
ipotermia, poi ci
occupiamo delle strega e di farti riavere il tuo corpo, okay?»
Il
mormorio di assenso che provenne dall’apparecchio gli diede
l’illusione di un
attimo di pace, ma era stato un idiota a crederci davvero.
«Sono
rovinato,
la mia vita in mano a tre adolescenti!»
Stiles
non riuscì più a trattenersi. «Senti,
nessuno di noi tre ti ha chiesto di
possedere il mio cellulare, men che meno ti abbiamo chiesto di iniziare
ad
abbaiare ordini su come farti tornare alla normalità. Hai
fatto tutto da solo,
quindi smettila di romperci le scatole, stiamo facendo il meglio che
possiamo.»
La
sfuriata ammutolì Derek, che si morse virtualmente la
lingua. Stiles gettò il
cellulare sulla sedia con poca grazia e Derek, in un impeto di empatia,
ebbe la
buona creanza di non ribattere sui modi del ragazzino.
Quando
Scott tornò nella sala d’attesa di Allison non
c’era ancora alcuna traccia.
«Come
va la caviglia?»
«Bene,
è una brutta distorsione, ma niente di rotto. Qualche giorno
di riposo, un po’
di ghiaccio e sarò come nuovo.»
Stiles
annuì sentendosi un po’ in colpa e sbuffando
pesantemente.
«Allison?»
«In
obitorio» mormorò Stiles. Scott, prese in mano il
cellulare di Stiles,
iniziando a giocherellarci.
«Come
troviamo una strega?» domandò Scott, inclinando il
cellulare senza farci caso,
ponendo la fotocamera proprio in direzione di Stiles.
Stiles
sbuffò esasperato, strofinandosi gli occhi per
l‘assurdità di quella
situazione. «Non lo so, Scottie. Non lo so
davvero...»
Stiles
non lo sapeva davvero, Derek era stato estremamente laconico con le
informazioni, tra un ringhio e l’altro, e lui voleva davvero
salvarlo, perché
fondamentalmente era una brava persona che non avrebbe mai lasciato
morire
qualcuno senza fare nulla. Derek lo vide concentrato e vagamente
abbattuto, con
gli occhi bassi e leggermente tristi, e con estremo orrore
notò che si era
imbambolato a fissare la sfumatura ambra degli occhi di quel ragazzino
molesto.
Tutto
venne bloccato da Allison che a denti stretti e come una furia
arrivò ripetendo
che avrebbero dovuto andare via da lì.
«Ho
toccato dei cadaveri, Stilinski. Morti.
Che schifo» iniziò a sibilare strofinandosi le
mani e salendo di corsa sul
sedile posteriore della Jeep.
«Questa
me la paghi, maledetto idiota!»
Stiles
mise in moto e dopo aver aiutato Scott a montare su restò
fissò a guardare
Allison, «Allora?» le domandò irrequieto.
«Nessun
Derek Hale, sarà ancora nel bosco...»
«Ottimo»
mormorò uscendo dal parcheggio dell’ospedale.
«Allie,
qui entri in gioco tu, abbiamo bisogno della casa al lago di
Lydia.»
«Non
possiamo coinvolgere Lydia!»
«Dobbiamo
coinvolgere solo la sua casa al lago, dille che vuoi passare un weekend
romantico con Scott, che lo vuoi consolare per la caviglia, che vuoi
scopare
con le tende aperte. Non so, inventa qualcosa e prendi quelle dannate
chiavi!»
Stiles,
di certo, si sentiva un po’ esaurito, non aveva ancora dato
di matto per tutta
quella faccenda del sovrannaturale, sì che era una persona
con la mente aperta
e con la fantasia spiccata, ma comunque tra streghe, lupi mannari,
possessioni
di cellulari e probabili omicidi rituali si sarebbe aspettato almeno un
crollo
psicologico, pensandoci razionalmente.
Sentiva
Allison borbottare al cellulare con Lydia, cercando di convincerla, e
Scott
intento a fissare il cellulare di Stiles con faccia perplessa.
«Ragazzino,
smettila di fissarmi!» gli ringhiò contro
Derek, facendolo sussultare.
«Rieccolo
con i ringhi. Hale, non spaventarmi l’amico per favore,
abbiamo bisogno di
neuroni lucidi.»
Se
solo Derek non si fosse già preso una sfuriata gli avrebbe
risposto che in tre
non riuscivano a fare un neurone intero, ma si impose di restare zitto,
sbruffando
solo un po’.
«Andata,
abbiamo il benestare di Lydia. Devi lasciarmi a scuola per prendere le
chiavi. Ci
vediamo alla casa la lago!»
Stiles
annuì e imboccò la strada per il liceo, ci volle
poco per arrivare, Stiles fece
scendere Allison dall’auto e andò dritto al bosco.
«Come
pensi di recuperare il corpo?» gli domandò Scott
guardandolo di sottecchi. Stiles
si rese conto che l’amico non avrebbe potuto aiutarlo con la
caviglia in quelle
condizioni e che quindi avrebbe dovuto trovare una soluzione
alternativa.
«Dovrei
avere ancora la tenda da campeggio, potrei usarla per
trascinarlo» mormorò
riflettendo sul da farsi.
Posteggiò
l’auto sul ciglio della strada, nella zona più
nascosta che trovò e afferrando
il cellulare per poter restare in contatto con Scott.
«Ricordi
dove potrebbe essere disperso il tuo corpo?» gli
domandò recalcitrante.
«No» rispose Derek
vagamente scontroso «sono caduto a
terra
vittima di un sortilegio.»
«E
noi siamo inciampati sul tuo corpo in piena notte. Dovrò
perlustrare ogni
angolo del bosco, Ottimo.»
Iniziò
a incamminarsi per il bosco facendo attenzione a ogni centimetro in cui
si
imbatteva, ogni tanto sentiva Derek borbottare qualcosa
sull’assurdità di
quella situazione e non poteva far altro che concordare con lui. Dopo
quarantacinque
minuti di giri a vuoto e di sbuffi nervosi Stiles trovò il
corpo, si abbassò
stendendo quella che a breva sarebbe stata una tenda da campeggio da
buttare e
iniziò a trascinare il corpo sulla tenda.
Riuscire
a ritornare all’auto fu più arduo del previsto e
Stiles ringraziò il fatto che
Derek avesse deciso di zittirsi e di non ammorbarlo con i suoi ringhi
lupeschi
e le poco velate minacce alla sua gola.
«Come
ci sono finito in questo casino?» biascicò tra
sé e sé trascinando il telo e
cercando di fare attenzione al corpo del licantropo.
«Disobbedendo
a
tuo padre e andando in giro nel bosco mentre una strega compie omicidi
rituali?» gli
rispose Derek con tono sarcastico, dal taschino della sua camicia a
quadri.
«Non
sei simpatico, Hale. Per niente. Se non ci fossimo stati noi qui
stanotte
probabilmente sarebbe stata la tua fine.»
Derek
avrebbe davvero voluto rispondere in maniera cattiva, ma a malincuore
dovette
accettare che il ragazzino aveva ragione e che nonostante tutto avrebbe
dovuto
essergli grato.
Stiles
arrivò all’auto parecchio sudato e ringraziando il
cielo che il cellulare fosse
rimasto zitto in quel
momento parecchio difficile.
«Scottie,
adesso avrò bisogno del tuo aiuto» gli disse
appoggiandosi con le mani alle
ginocchia e cercando di riprendere il fiato. Aiutò Scott a
spostarsi dal lato
de guidatore, abbassò il seggiolino del passeggero e
iniziò ad afferrare il
corpo di Derek da sotto le ascelle.
«Hale?»
Il
cellulare borbottò interrogativo.
«Scusami,
okay?» senza concludere per bene la fase iniziò a
sollevare il corpo e
infilarlo senza un minimo di grazia all’interno della Jeep.
«Scott,
devi tirarlo verso di te, okay?»
Scott
annuì tirando Derek verso di sé e cercando di
sistemarlo alla meno peggio sui
sedili posteriori, mentre Stiles cercava di farlo entrare dentro la
Jeep
cercando di non fargli male.
Derek
sentiva l’impulso di urlargli contro qualcosa ma per il
quieto vivere decise di
soprassedere e di tranquillizzare il ragazzino.
«Non
preoccuparti ragazzino, noi licantropi guariamo in fretta. Non fa
niente anche
se mi lasci qualche livido...» borbottò controvoglia,
Stiles mormorò in
assenso, come se non l’avesse quasi sentito.
Dopo
almeno una decina di minuti riuscirono a sistemarlo sui sedili
posteriori, Scott
si spostò nuovamente sul sedile del passeggero e Stiles
salì a bordo per andare
alla casa al lago di Lydia.
Arrivarono
lì che Allison era già seduta sui gradini
all’entrata.
«Com’è
andata?» domandò loro andando verso Scott per
aiutarlo a scendere.
«Bene,
lo abbiamo trovato senza problemi» rispose il ragazzo
sorridendole.
«Bene
un corno, io l’ho trovato e l’ho trascinato fino
alla Jeep, mi sento distrutto!»
Allison
annuì distrattamente, accompagnando Scott sugli scalini per
sedersi, per poi
tornare indietro ad aiutare Stiles a trasportare dentro casa il corpo
di Derek.
Lavorarono
in silenzio, faticando per farsi carico del corpo di Derek che, come
aveva sospettato
Stiles durante la sua estate da stalker, era massiccio e duro.
Aveva i muscoli ben definiti, o almeno così gli sembrava
quando toccava le spalle o i pettorali per trasportarlo. Quando per
sbaglio sfiorò
i glutei deglutì rumorosamente perché nella sua
mente si era fatta largo un’immagine
allettante e poco casta, decisamente a luci rosse, di Derek senza
pantaloni e, porca merda,
doveva evitare di avere un’erezione in quella situazione.
Quando
furono dentro sistemarono il corpo di Derek sul divano sul divano, per
poi
sedersi a terra e prendere in mano il cellulare e fissarlo intensamente.
«Ragazzino,
sono
dentro il tuo cellulare non dentro la tua testa. Parla!» sbottò Derek,
nonostante si fosse fermato a fissargli il viso. Aveva i tratti
arrotondati,
con le labbra piene e ci avrebbe giurato che erano morbide, gli occhi
di una
sfumatura ambrata e i nei che gli decoravano il viso.
Aveva
ancora dei lineamenti infantili ma dal modo di reagire, nonostante
l’irrequietezza,
la frenesia e il malcelato entusiasmo, sembrava anche vagamente
intelligente, non
che gliel’avrebbe detto, mai, ne andava della sua reputazione.
«Dio,
Hale, ti pagano per sbraitare?» gli disse facendo una smorfia
che fece ringhiare
Derek anche se per un attimo pensò che fosse adorabile.
Odiava quel ragazzino.
«Comunque,»
proseguì Stiles «dobbiamo parlare di come
rintracciare e catturare quella
strega, e tu, Hale, sei l’unico che può darci le
dritte giuste, quindi smettila
di abbaiare ordini senza dare la minima spiegazione e spiegaci come
possiamo
aiutarti!» concluse serio.
Derek
sospirò internamente, perché comunque, nonostante
la stramberia della
situazione, quei ragazzi volevano davvero aiutarlo, anche con i suoi
ringhi.
«Magari
qualcosa che non preveda la nostra morte, eh!»
rimarcò Scott.
«Sì,
magari anche quello...» borbottò Stiles, come se a
quell’eventualità non ci
avesse ancora pensato.
Derek
alzò virtualmente gli occhi al cielo, lo avrebbe fatto
davvero se avesse potuto,
e iniziò a parlare, fissandosi sugli occhi di Stiles e
distraendosi, ma di
questo i ragazzini non si erano accorti, con le labbra che quel
ragazzino si
ostinava a mordicchiare.
Note
2.0: Voglio solo avvertire che la frase
"Scopate con le tende aperte" è presa dal telefilm
shameless, prima stagione. Mi ha fatto talmente ridere che ho voluto
riproporla. Fine delle comunicazioni di servizio.
A presto, Cinzia N. ^^
P. S. sono presente un po' in ogni dove: Facebook, Twitter, Tumblr (che uso a cazzo, passatemi il termine), Instagram: cinzia_ns, Blogger (che sto riprendendo adesso). Contattatemi se vi fa piacere :)