Dunque avete una Sterek che è una commedia, che sarà una finestra a quell'ammasso di roba angosciante che scrivo di solito, sarà una mini-long, credo in 5/6 capitoli al massimo, con capitoli corti, con tanti dialoghi perché amo i botta e risposta, con Allison, Scott e Stiles come magnifico trio, perché per quanto ami Lydia (e la amo veramente tanto) loro tre sono il primo trio e quindi voglio rendere giustizia a loro, con un'Allison che dà man forte a Stiles e uno Scott meno tonto del solito. Stiles è una macchietta carina carina e Derek uno scorbutico che, mamma mia, calmati, gioia. Siccome ho deciso che sarà una roba allegra non è morto nessuno degli Hale, gli Argent non sono cacciatori, Kate non appicca incendi a caso e Claudia è ancora viva perché nelle ultime fanfiction l'ho fatto stare male in modi indicibili quel cupcake di Stiles.
E niente, non vi anticipo nulla del prompt che almeno se siete in vena di scemenze lo scoprite in queste prime pagine.
Strange
Curses
«Corri!»
gridò la ragazza spaventata a Scott McCall, nel pieno della
foresta di Beacon
Hills, di notte, con gli agenti della contea dispiegati in ogni angolo
e il
coprifuoco già superato da un bel pezzo. Se lo ripeteva ogni
dannata volta. Ogni. Dannata. Volta. Mai
fidarsi di
Stiles, mai buttarsi a capofitto nelle proposte insensate e decisamente
opinabili di Stiles Stilinski e soprattutto mai farlo quando la sua
ragazza
decideva che quelle idee erano geniali anche per lei.
«Cosa
vuoi che
sia amico, saranno talmente impegnati che non ci scopriranno,
sarà
entusiasmante.»
Aveva
detto quello scellerato del suo migliore amico.
«Andiamo,
Scott,
sarà divertente!»
Aveva
confermato quella debosciata della sua ragazza.
Morale
della favola: non era né entusiasmante, né
divertente e lui li avrebbe uccisi
torturandoli in maniera spietata. Aveva deciso.
Gli
agenti della contea avevano intensificato la sorveglianza in seguito
agli
attacchi animali delle ultime settimane e quei tre dovevano
assolutamente
sparire, tele-trasportarsi, implodere se necessario, per evitare
l’ira funesta
che li avrebbe colpiti se i loro genitori avessero scoperto che loro
erano in
giro per la foresta a notte fonda.
Avrebbe
davvero voluto arrivare a casa, mettersi a letto e dimenticare quella
terribile
nottata, ma il destino, infido bastardo, fece inciampare Scott in
qualcosa di molto duro e molto grosso.
«Scott»
sussurrò concitato Stiles.
«Scott»
gracchio Allison subito accanto a lui.
«Amico
devi alzarti!»
«Amico
un corno» sbottò il ragazzo «non riesco
ad appoggiare la caviglia.»
«No,
no, no, no, no! Non fare scherzi, bello» cercò di
tirarlo su Stiles.
«Dobbiamo
andarcene a casa. Subito!»
sibilò
Allison.
«Scusate
se mi sono probabilmente fratturato una caviglia a causa delle vostre
pessime
idee, eh!»
«Si
può sapere come diavolo hai fatto a cadere
così?» domandò Allison con le
sopracciglia corrucciate e un’espressione tesa in viso.
«Non
lo so, c’è qualcosa che mi ha fatto
inciampare...» Stiles si girò a vedere
verso il punto indicato da Scott.
«Oh
cazzo!»
«Qual
è il problema?» domandò Allison
seguendo lo sguardo di Stiles e bloccandosi
anche lei sul posto, sbalordita. «Oh
santissimo cazzo!» esclamò con gli occhi
sgranati.
«Cosa
c’è?» provò a domandare Scott
girandosi, ma il buio e l’infortunio alla
caviglia gli impedirono sia di girarsi che di vedere per bene cosa
stesse
sconvolgendo così Stiles e Allison.
«Dio... è
morto?» chiese Allison in
sussurro.
«Chi
è morto? Cosa è morto?» si
agitò Scott «oh cielo, sono inciampato su un
cadavere? Può essere considerata profanazione?»
iniziò a iperventilare «Dio, ho
profanato un cadavere!» piagnucolò isterico.
«Scottie,
taci!» gli disse Stiles muovendosi verso il corpo del ragazzo
disteso a terra.
Lo
conosceva bene il ragazzo morto ai suoi piedi. Era Derek Hale, il
ragazzo che
aveva stalkerato per tutta l’estate, cercando di comprendere
qualcosa della sua
natura, per un attimo gli si inumidirono gli occhi, non lo conosceva
– non di
persona, almeno – ma da quando aveva letto le leggende che la
cara zia di
Allison gli aveva consigliato si era convinto dell’esistenza
di qualcosa che
andasse oltre l’umana comprensione. La natura schiva e
taciturna del giovane lo
avevano convinto, senza ombra di dubbio, che fosse un licantropo fatto
e
finito, con tanto di zanne, artigli e allergia all’argento;
ma un lupo mannaro
non si uccideva così facilmente e il ragazzo era senza vita,
con gli occhi
spalancati e i polmoni vuoti, non c’erano tracce di ferite,
niente di niente.
Stiles
si abbassò su di lui, lo fissò scrutando tutti i
dettagli del viso di quel
ragazzo che aveva ammirato da lontano. Era bellissimo, pensava.
Qualunque fosse
la causa della sua morte di certo non si meritava di andarsene
così, da solo, al
freddo in una foresta.
«Stiles...»
sussurrò Allison appoggiandogli una mano sulla spalla.
«Era
Derek Hale» mormorò.
«Il
ragazzo che credevi fosse un lupo mannaro?»
domandò Scott.
«Proprio
lui...»
«Bene,
adesso ti sei convinto che creature del genere non esistano o dobbiamo
stare
qui a rischiare di farci scoprire ancora per molto?»
«Scott!?»
lo riprese Allison indignata, abbassandosi a lasciargli uno
scappellotto.
«Che
c’è?» rispose nervoso «se lui
non credesse in queste sciocchezze non saremmo
qui, io non mi sarei fratturato la caviglia e non avremmo un trauma da
ritrovamento di cadavere da affrontare!»
«Dio,
Scott, se non stai zitto te la fratturo io la caviglia e siamo tutti e
tre
abbastanza insensibili da non rimanere scioccati dalla vista di un
cadavere!»
Scott
sbuffò afferrandosi la caviglia e borbottando qualche
imprecazione, mentre
Allison fissava Stiles preoccupata e quest’ultimo non
distoglieva lo sguardo
dal ragazzo.
Stiles
allungò una mano, quasi a sfiorargli la maglia di poco
sollevata a lasciargli
scoperto un lembo di pelle, probabilmente si era sollevata
durante la
caduta. Trattenne il fiato sfiorò la maglia grigia e
aumentò di poco i
centimetri di pelle scoperta, sospirando appena.
«Stiles?»
Stiles
non le rispose, abbassò la maglia e sentì vibrare
il cellulare in tasca, mentre
le voci dei colleghi di suo padre si facevano sempre più
vicine.
«Abbassatevi»
sibilò cercando di appiattirsi per terra, mentre Allison
tirava giù Scott. Le
torce degli agenti li sfiorarono quasi, ma per smaccata fortuna non si
fecero
scoprire.
Appena
Stiles fu sicuro di non finire nei guai si sollevò da terra
prendendo il
cellulare e controllando il messaggio appena arrivato.
Toglimi
immediatamente le mani di dosso prima che decida di aprirti la gola con
i
denti.
Diceva
il messaggio che Stiles fissò perplesso.
«Scott,
piantala con questi giochetti!»
Il
ragazzo si voltò inarcando le sopracciglia. «Come,
prego?»
«Smettila
di mandare messaggi idioti, abbiamo davanti un morto»
continuò borbottando
insulti verso l’amico.
«Di
che diavolo stai parlando, non ho nemmeno il cellulare con
me!»
Stiles
spostò lo sguardo su Allison che lo fulminò con
lo sguardo.
«Dobbiamo
andare via» gli disse a bassa voce.
«Non
possiamo lasciarlo qui» Stiles fissava il corpo di Derek con
espressione
dispiaciuta.
«Non
possiamo mica caricarcelo in spalla, Stiles.»
Stiles
sospirò appena, decise che aveva ragione Allison e che
avrebbe dovuto lasciare
lì il corpo del ragazzo.
«Andiamo,
so che avevi una cotta per lui, ma ormai è morto, noi non
possiamo fare nulla.
Tuo padre e gli altri agenti lo troveranno, vedrai!»
Stiles
annuì secco, si abbassò a poggiare una mano sugli
occhi aperti di Derek e gli
abbassò le palpebre per chiuderglieli. Vedere gli occhi di
qualcuno senza vita,
aperti, era uno spettacolo di una bellezza e di un orrore unici, a suo
parere.
Era quanto di più triste si potesse vedere, per questo volle
chiuderglieli.
Dopo
si alzò, afferrò Scott da un braccio, assieme ad
Allison, e lo tirarono su per
poterlo strascinare fin alla Jeep.
Appena
saliti in auto, affannati, sporchi e, non l’avrebbero mai
ammesso, anche un po’
spaventati, il cellullare di Stiles iniziò a vibrare
ininterrottamente, come se
in arrivo ci fosse una telefonata. Stiles si voltò rapido a
controllare gli
amici, ma né Scott né Allison avevano tra le mani
i propri telefoni. Sullo
schermo del cellulare il numero non appariva, sostituito da un
fastidioso “Numero Privato”.
«Chi
diavolo ti chiama a quest’ora?» domandò
Scott cercando di sporgersi in avanti.
«E
io che cosa ne so...» rispose Stiles irritato.
«Pronto?»
«Non osare
più mettermi le mani addosso!»
ringhiò una voce che Stiles non riconobbe e lo
atterrì per un attimo.
«Chi
diavolo è che parla?» domandò nervoso.
«Quello che hai pensato di palpare
da morto,
deficiente!»
Stiles
restò a bocca aperta, deglutì rumorosamente e si
affrettò a mettere il vivavoce
per far sentire agli amici l’assurdità di quella
conversazione.
«Stiles,
che co-»
«Shh,
zitto Scottie, ascolta!»
Sul
volto di Stiles si era dipinto un sorriso vittorioso, mentre la voce di
Derek
Hale, il defunto Derek Hale, ci teneva a sottolinearlo, si espandeva
nell’abitacolo della sua auto e i due ragazzi restavano a
bocca aperta dallo
stupore.
«Non
può essere, Stiles. Tu lo capisci che è
impossibile, vero?»
«Scott,
se non fosse lui come farebbe a sapere che ho palpato i suoi addominali
nella
foresta?»
«Tu
hai fatto cosa?»
«Cerca
di concentrarti sui dettagli importanti, Scott. Il defunto Derek Hale
mi parla
dal mio telefono...» disse con un’espressione
distorta in viso «ho un telefono
magico, o santo. O magari sono io un santo, un profeta. Ecco, sono un
profeta
che-»
«Cristo, nessuno riesce a fare stare
zitto
questo cretino?» proruppe dal cellulare Derek
trasudando irritazione e
insofferenza.
«Non sei un santo, una strega mi ha
fatto un
incantesimo capace di scindere il mio corpo dalla mia anima!»
spiegò
brevemente la voce del ragazzo che comunque per Stiles continuava a
restare
morto.
«E
adesso da dove ci parli?» chiese Allison sinceramente
interessata.
«Ma
dal paradiso dei lupi mannari, ovvio!»
«Da questo aggeggio infernale!»
Risposero
in coro Stiles e Derek.
«Non sono morto,
deficiente!» lo riprese
la voce di Derek «quando la strega
ha
lanciato l’incantesimo io non sono morto, quindi la mia anima
si è legata al
primo oggetto utile» concluse la voce stanca.
«Che
era il cellulare di Stiles, giusto?» domandò Scott
che si stava riprendendo da
quella stranezza senza precedenti.
Fissò
Stiles negli occhi per un attimo, ammettere che in un certo senso il
suo amico
avesse ragione su tutto quel fattore di roba sovrannaturale era un
colpo non
facile da digerire. Stiles ricambiò lo sguardo e,
conoscendosi ormai da più di
dieci anni, Stiles sapeva che cosa l’amico stava pensando.
Allargò il sorriso
più che poteva, stringendo tra le dita il cellulare dal
quale usciva la voce di
Derek.
«Te
l’avevo detto, io» ghignò «ho
il cuore del vero credente!»
«E
un’indigestione di Once Upon a Time a quanto pare»
sbuffò Scott.
«Okay,
abbiamo capito» rispose Allison prendendo in mano il
cellulare e ignorando i
due ragazzi. «Cosa possiamo fare per farti tornare nel tuo
corpo?» gli domandò.
Scott
e Stiles si fissarono un attimo negli occhi sbiancando letteralmente.
«Oh
merda!»
«Oh
santissima merda!» gli rispose Scott con una mano sulla
fronte.
«Che
diavolo avete voi due adesso?»
Scott
strappò il cellulare dalle mani di Allison.
«Quanto pensi che possa resistere
il tuo corpo dentro una cella frigorifera prima di morire per
ipotermia?»
«Non più di due giorni»
rispose Derek,
realizzando che con il suo corpo disteso nel bel mezzo della foresta,
apparentemente morto, sarebbe stato preso in custodia dalla polizia e
messo in
condizione di non decomporsi.
«Dovete trovare quella strega e
ucciderla!»
«Ehi,
fermo un attimo, hai detto uccidere? Sei impazzito?»
Derek
imprecò e iniziò a parlare ringhiando o a
ringhiare parlando, non gli era ben
chiara la differenza al momento, mentre lo spirito di Derek Hale
portava avanti
una filippica su quanto fosse pericolosa una strega in giro, su cosa
potesse
fare se avesse trovato il Neme-qualcosa, e che, dettaglio
più importante, per
annullare un incantesimo aveva bisogno di un contro-incantesimo o della
morte
della strega che lo aveva pronunciato. Dunque via il dente, via il
dolore,
pensava quella voce che continuava ad abbaiare ordini dal suo cellulare
mentre
quei tre boccheggiavano increduli.
«Potremmo
avere utilizzato delle droghe e avere delle allucinazioni,
no?» cercava di
razionalizzare Scott.
«Scott,
l’unica droga che hai mai utilizzato è stata
l’erba alla festa di Lydia due
anni fa, non dire stupidaggini!» gli rispose Allison
esasperata.
Prese
in mano la situazione e si rivolse a Derek con il tono più
serio che potesse
vantare.
«Ricomincia
da capo, Hale. E cerca di essere convincente prima che mi rivolga allo
sceriffo
per scherzi di cattivo gusto, okay?» disse autoritaria.
«Inizia dicendoci chi
sei...»
Derek
Hale, o perlomeno la sua voce metallica e seccata, iniziò a
raccontare seguendo
le direttive di Allison. Raccontò a quei tre ragazzini di
essere un lupo mannaro
e di esserlo per discendenza, la sua famiglia era composta da lupi
mannari
grazie ai geni ereditati da sua madre. Spiegò come la sua
famiglia fosse da
sempre stata legata a Beacon Hills, in quanto custodi e protettori del
Nemeton,
l’albero mistico in grado di contenere ed elargire energia a
chi sacrificasse
qualcosa, ma incapace di distinguere il bene dal male. Lui era
lì per
difenderlo, una strega era lì per utilizzarlo ed ecco
spiegati gli omicidi e
l’incantesimo contro Derek.
«Perché
non ti ha ucciso?» domandò Stiles.
«Perché
è una sadica stronza» fu la risposta di Derek.
«Dobbiamo ucciderla, non
accetterà mai di invertire l’incantesimo e io ho
necessità di tornare nel mio
corpo.»
«Come
diavolo facciamo a trovare una strega? E come impediamo a mio padre di
dichiararti morto e di non metterti in una cella frigorifera?»
«Stiles,
calmati» intervenne Scott «non possiamo fare nulla
adesso e io ho una caviglia
gonfia. Dobbiamo andare a casa e studiare per bene come agire prima
di...»
«Di?»
«Di
fare qualsiasi cosa possa peggiorare la situazione!»
completò nervoso.
«Scott
ha ragione, Stilinski» Allison restituì il
cellulare al proprietario, «Hale,
hai qualche idea su come possiamo agire?» domandò
infine.
«Trovate quella maledetta strega!»
«Senti,
oltre ad abbaiare ordini misti a minacce sai anche dirci come trovare
quella
strega?» si indispose Stiles, mettendo in moto
l’auto e iniziando a dirigersi
verso il centro di Beacon Hills.
«Dovrebbe lasciare delle tracce...»
mugugnò il telefono.
«Dio... che genere di
tracce, Hale?»
«Polveri strane, semi
di qualcosa e
probabilmente dei gatti morti!»
Stiles
fece un’espressione schifata. «Come adempiere al
più becero cliché» mormorò.
Davanti
casa di Scott aiutò Allison a scaricare l’amico,
ringraziando il cielo che la
madre avesse il turno di notte in ospedale, decisero ch l'indomani
Scott avrebbe finto una rovinosa caduta per le scale e che avrebbe
avuto bisogno di una visita al pronto soccorso, cui prontamente Stiles
lo avrebbe accompagnato. Poi portò Allison a casa sua,
facendo attenzione a vederla entrare a casa dalla finestra.
Giunto
a casa sua Stiles sentì nuovamente vibrare il proprio
telefono, controllò lo
schermo e sospirò di nuovo alla vista di quel Numero Privato.
Derek
non gli diede il tempo di parlare. «Che
hai intenzione di fare, adesso?»
«Intendi
adesso? Proprio ora, alle tre di notte?»
«Sì, ragazzino. Adesso!»
«Vado
a dormire, cos’altro dovrei fare?»
«Cosa? Pensi a dormire mentre io
sono uno
spirito dentro il tuo telefono? Scordatelo!»
sbottò furibondo.
«E
cos’hai intenzione di fare per fermarmi?»
ghignò vagamente compiaciuto «l’unico
che ha un corpo da controllare sono io qui.»
«Steve...»
Stiles grugnì qualcosa di poco
chiaro.
«È
Stiles, non Steve» gli rispose gettando il telefono poco
garbatamente sul letto
e iniziando a spogliarsi.
«Okay, Stiles. Ho bisogno del mio
corpo»
disse Derek in tono più accondiscendente.
«E
io ho bisogno di avere le mie facoltà mentali intatte,
ragion per cui ora vado
a dormire!»
Ignorò
il telefono dal quale usciva la voce di Derek andando in bagno e
tornando un
quarto d’ora dopo umido per la doccia appena fatta e in
boxer. La voce di Derek Hale continuava a uscire
molesta da quell’aggeggio e il tono calmo e colloquiale era
sparito per tornare
alle minacce che dall’inizio di quella scoperta gli aveva
rivolto.
«Santo
cielo, stai un po’ zitto Sourwolf!»
sbottò esasperato Stiles, infilandosi un
paio di pantaloni di un vecchio pigiama sbiadito e guardandosi di
sfuggita allo
specchio.
«Come mi hai chiamato?»
«Tu
non riesci a vedermi adesso, vero?» lo ignorò
Stiles guardandosi allo specchio e
fissando i suoi ridicoli pantaloni con le nuvole.
«Di che diavolo parli?»
ringhiò Derek.
«Cosa
vedi adesso? La mia stanza? La foresta?»
«Il tuo soffitto, idiota!»
rispose Derek
«vedo quello che vede il tuo
cellulare!»
Stiles
emise un sospiro di sollievo, perlomeno la sua dignità
sarebbe stata intatta,
si gettò sul letto facendo bene attenzione a coprire con il
palmo della mano lo
schermo del cellulare, corse a metterselo all’orecchio,
così da coprirgli
qualsiasi visuale.
«Bene,
appurato che adesso non posso fare nulla per te, dormiamo»
gli disse Stiles
noncurante, sistemandosi sotto le coperte e prendendo tra le mani
l’ultimo
volume di Capitan America.
«Io non dormo»
gli rispose Derek
alterato.
«Ripeto:
io sì! Ergo buonanotte, Derek» Stiles chiuse la
telefonata senza prestare
attenzione alle proteste del licantropo intrappolato nel suo cellulare,
tolse la
suoneria, disattivò la vibrazione e per essere
più sicuro di riuscire a
riposare almeno qualche ora mise il cellulare offline, poi lo
posò sul comodino
facendo attenzione che lo schermo fosse poggiato al mobile e si
concentrò sulla
lettura del suo supereroe preferito, cercando di non pensare in maniera
troppo
ossessiva a quella situazione grottescamente assurda.
Note 2.0: Duuuunque, eccoci qui. Ho riso in maniera compulsiva a pensarli in queste condizioni. Sul serio.
Non ci saranno troppe spiegazioni, o dettagli, o introspezione infinita, prendetela per quel che è: una commediola divertete in cui il burbero e il ragazzino si pizzicano fino a innamorarsi, sarò fluff per quanto io sappia esserlo. Spero!
Non so quando aggiornerò, ho Shades da scrivere, di cui mi attende il quarto capitolo che per un'idea o un'altra è passato in sordina. Prima la one-shot infinita, poi quest'idea malsana ma comunque carella che mi hanno spronato a scrivere, adesso mi dedicherò a quello e comunque il periodo non è dei migliori per concentrarmi sulla scrittura, Settembre è una brutta bestia. Comunque, non dovrebbe essere diffcoltosa, vista la brevità e la leggerezza dell'idea.
Metto rating giallo perché non so che piega di colore prenderà, mi riservo la possibilità di aumentarlo se e quando Derek e Stiles smetteranno di dirsi idiozie per impiegare il tempo in maniera più interessante xD
A presto, Cinzia N.