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Autore: Yellow Canadair    04/10/2016    7 recensioni
L'esecuzione di Portuguese D. Ace è alle porte, ma lasciamo perdere il condannato e concentriamoci su una locanda tristemente nota agli Ispettori d'Igiene di Marineford: quella di Gigi l'Unto. Proprio nella sua locanda, infatti, Tashigi incontrerà Hina e Sady-Chan, che consiglieranno alla spadaccina un metodo infallibile per chiedere a Smoker di uscire. Costerà solo qualche sigaro e una discesa a Impel Down.
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Crocodile, Hina, Sady-chan, Tashiji
Note: Missing Moments, Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Nota dell'autore: questa è una ff che richiede molta, molta fantasia al lettore, in particolare fate finta che la distanza tra Enies Lobby e Impel Down sia minima, e che uno ci possa arrivare in fretta e senza nel frattempo smaltire la sbornia. Ringraziamo Gigi L'Unto per l'antigienica collaborazione. Da un'idea di Mlegasy.

 

Prove generali

 

Il cielo era rosso fuoco e bianche nuvole filacciose veleggiavano pigre e lontane; era un tiepido tramonto estivo a Marineford, ma il piccolo paese era in fermento: era appena stato dato ordine di evacuare il centro abitato.

Non si trattava di un’emergenza, i civili al momento non erano in pericolo, ma l’esecuzione di Portuguese D. Ace era prevista per la settimana successiva e, siccome i piani alti si aspettavano un intervento da parte di Edward Newgate, due giorni prima era stato ordinato di sgomberare il paesello, abitato solamente dalle famiglie degli ufficiali e da qualche commerciante, per evitare di mietere più vittime del necessario negli scontri previsti.

« Lei cosa ci fa ancora qui? » mormorò Tashigi, mogia mogia.

« Bambina, qualcuno deve pur rimanere a incoraggiarvi! » rispose l’oste, Gigi l’Unto, asciugando un bicchiere con uno straccio di dubbia igiene.

La cittadina si svuotava lentamente, i militari salutavano le navi in partenza e mentre scendeva la sera le finestre illuminate erano sempre di meno del giorno precedente.

Solamente quelle della locanda di Gigi l’Unto rimanevano indomitamente rischiarate dalle lucerne, e sera dopo sera accoglievano i soldati stanchi che volevano rilassarsi e bere in compagnia.

Se il Grand’Ammiraglio o qualcuno degli Ammiragli fosse stato più avvezzo alla frequentazione della locanda di Gigi l’Unto, certo avrebbe compreso che, per sgominare i pirati di Barbabianca, sarebbe bastato far passare lì loro un giorno o due: il tetano o il vaiolo li avrebbe decimati.

Ma la visita della Commissione d’Igiene era prevista solo per il giorno successivo all’esecuzione, quindi tale pacifica soluzione non ebbe modo d’essere ufficialmente vagliata.

Tashigi si trovava a Marineford al seguito del suo superiore, il Commodoro Smoker. Erano stati richiamati con urgenza per sorvegliare l’esecuzione, nonostante le proteste del Cacciatore Bianco che aveva sbraitato a lungo, sia al lumacofono sia con i suoi sottoposti, per quell’improvviso ordine. Ma non aveva potuto farci proprio niente, e di malavoglia aveva dato ordine di spiegare le vele verso il Quartier Generale.

La spadaccina era stata appena congedata dai suoi incarichi per la giornata e, mentre tornava tristemente al monolocale che le era stato assegnato, nel quartiere residenziale dei Marine, era passata davanti alla rumorosa locanda di Gigi l’Unto. Doveva esser proprio affamata, per reputare invitante l’odore intenso di fritto e di alcol che si levava da quella bettola. Però ancora non era riuscita a capire dove fosse la mensa, lì a Marineford, e il frigo del suo monolocale era sicuramente vuoto. Vinta dalla fame, era entrata.

Siccome era sola, e i tavoli sembravano tutti enormi, si era diretta al bancone dietro al quale l’oste preparava i vassoi che venivano poi recapitati ai clienti da una formosa ed esuberante signorina; si era inerpicata su uno degli alti sgabelli e aveva ordinato il piatto del giorno (patate e lardo) e un boccale di quella che ai più inesperti sembrava birra.

Era giù di morale. Il Commodoro reputava quell’esecuzione una ridicola messinscena, puro teatro. Un conto era punire sacrosantamente Portuguese per i suoi crimini, un altro era condannarlo perché figlio di un uomo che non aveva mai nemmeno conosciuto e usarlo come esca per catturare Newgate. Quando poi aveva intuito che l’ordine lo avrebbe distratto dall’inseguimento di Cappello di Paglia, apriti cielo! Però Tashigi lo sopportava con pazienza. Le piaceva molto il modo di agire di Smoker, e anche se aveva un carattere burbero e a tratti anche collerico, era un uomo di cui potersi fidare ciecamente, con un senso della giustizia ben più saldo di tanti altri Marine, e che non l’aveva mai reputata più debole perché donna, anzi, l’aveva sempre spronata -a modo suo- a migliorare e a non piangersi addosso.  

E poi…

Tashigi sorrise.

E poi non si sentiva mai così bene e così al sicuro se non quando aveva Smoker accanto.

Strinse i denti. No, non era vero! Lei era forte e coraggiosa, svolgeva bene i suoi incarichi, non aveva nessun bisogno di sentirsi al sicuro con qualcun altro vicino! Non poteva cedere così, doveva diventare più forte per esser d’aiuto a Smoker nella cattura di Cappello di Paglia! Altro che sentirsi al sicuro, era lei che doveva assicurarsi che la missione ultima del suo superiore avesse successo! Doveva sconfiggere Roronoa Zoro e prendere le sue meravigliose spade, salvarle dall’infame destino di servire un pirata!

Pensando forte ai suoi sogni, la Marine buttò giù tutto d’un fiato l’ultimo quarto del bicchiere che aveva davanti.

« Altro bicchiere? Non è molto alcolico, lo reggono bene tutte le ragazze. » sorrise Gigi l’Unto indicando due donne sedute a un tavolo in fondo, una dai capelli rossicci vestita di pelle e l’altra con la divisa da ufficiale e i capelli rosa confetto.

« Crede che sia meno forte degli altri perché sono una donna? » biascicò Tashigi.

« No. » rispose con serietà Gigi, ergendosi in tutta l’altezza del suo metro e sessantasei e dandosi un contegno. « Ma lo puoi vedere con i tuoi occhi: di solito le signorine sono più minute dei giovanotti » spiegò indicando un luogotenente nerboruto che aveva appena varcato la soglia di profilo « E quindi dentro di voi ci entra meno alcol. Tutto qui. » terminò riempiendo di nuovo il grande boccale.

« Tashigi!! »

Al richiamo, la spadaccina si voltò: una delle ragazze indicate prima da Gigi era Hina, una sua vecchia conoscenza.

« Vieni a sederti! » le gridò.

 

« Amica tua? » domandò con voce roca la donna seduta davanti a Hina, sorseggiando un cocktail rosso vivo e guardando Tashigi incespicare nello scendere dallo sgabello del bancone.

« Una collega » spiegò l’ufficiale. « Ma Hina non può certo lasciarla bere da sola, ti pare? »

La spadaccina arrivò al tavolo delle due donne.

« Buonasera, capitano. » salutò, sforzandosi di non tradire i bicchieri bevuti.

« Tashigi, Hina è qui! » la rimproverò bonariamente Hina « Quella è una trave portante. Lascia perdere le formalità, non siamo in servizio! » e battè una mano sul posto vuoto accanto a lei per invitare la giovane a sedersi.

« Questa è Sady! » cominciò l’ufficiale, presentando la donna sconosciuta al tavolo. Tashigi non riusciva a guardarla bene in volto, visto che gli occhi erano coperti da una folta frangia fulva, ma aveva un bel sorriso incoraggiante, e la lingua passava e ripassava sul rossetto fucsia lucido. 

« Sei della Settima Compagnia? » domandò timida Tashigi, ricordando che in mattinata era arrivata quella brigata lì, direttamente dal Mare Meridionale.

« Mmmh… non sono un Marine! » mugolò divertita Sady « Sono capo carceriere a Impel Down! Puoi chiamarmi Sady Chan! » completò la presentazione.

« Io… sono Tashigi »

« Che carina » sogghignò la carceriera, perdendosi in chissà che pensieri. « Tutta sola, stasera? Pensavo che dopo il turno, tu e il suo superiore vi prendeste… qualche libertà… mmmh! » insinuò, lasciandosi andare ad un gemito che fece avvampare Tashigi e fece strozzare Hina con la sua birra.

Mentre la spadaccina era ammutolita dall’imbarazzo, però, l’altra Marine non si fece scrupolo di rispondere, ridendo: « Chi? Smoker!? Hina lo conosce da anni, non c’è stato un solo Marine, maschio o femmina, che sia riuscito a smuoverlo! »

« Con quel fisico… pensavo avesse schiere di donne. » mugolò con piacere Sady-chan.

« Ma lo conosci di persona? » la interrogò Hina con sfida.

« Purtroppo no… sembra un tipo interessante… » si passò la lingua sulle labbra, perversa « Secondo te è uno che urla, quando gode? »

« Nah, è uno che urla e basta. »

« Dammi il suo numero. » la pregò la carceriera, su di giri.

Ma Hina la fermò, con un gesto negativo dell’indice destro. « Se lo fai incazzare ti ribalta e ti spezza come un fuscello… credi a Hina! »

Le labbra di Sady si dischiusero in un peccaminoso sorriso: « Oh, adoro quelli grossi e incazzosi. »

Hina sembrò pensarci su, mentre beveva dal suo boccale di birra. Dalla sua espressione seria sembrava stesse rimuginando di fisica molecolare, e invece disse: « Secondo Hina funziona meglio se prima lo leghi. E poi vai di bocca, almeno all’inizio. Magari si calma un po’. »

« E se usassi la cera calda sul suo-

« PER FAVORE BASTA!!! » esplose Tashigi.

Sady-chan e Hina la guardarono sgomente. Poi lo sguardo di Hina si addolcì, posò una mano sull’avambraccio di Tashigi e spiegò a Sady con un sorriso: « Tashigi è molto affezionata al suo superiore… ed è anche un po’ timida. »

« Vedo. » osservò la carceriera. « È da molto che ti piace? »

Tashigi si strozzò con la birra, che le uscì dalle narici, si alzò da tavola andando a sbattere contro un Viceammiraglio che stava andando verso il bancone, Hina la dovette sorreggere e infine la fece risiedere, battendole una mano sulle spalle mentre la poveretta tossiva forte.

« Uh. Siamo innamorate cotte… » notò Sady bevendo il suo cocktail.

Hina la fulminò con lo sguardo: ci mancava solo che Smoker poi se la prendesse con lei perché aveva lasciato soffocare la sua sottoposta!

« Non… non è assolutamente… non… il Commodoro… non… »

« Bevi, Tashigi. » Hina le passò il proprio boccale visto che quello della ragazza era vuoto. « Altrimenti ti va di nuovo di traverso »

Quando la spadaccina si riprese, precisò stentorea, stringendo i denti: « Tra me e il Commodoro Smoker non c’è niente. »

« Certo carina, ma anche se ci fosse, non ci sarebbe nulla di male, sai? Tranquilla. »

« Nulla di Hin-credibile! » la spalleggiò la Gabbia Nera. « Cose che succedono. Conosci Bogart, Sady-chan? »

« E chi non lo conosce? » mormorò goduriosa la carceriera.

« È sposato da tanti anni con una sottufficiale di Tsuru! »

Tashigi sembrò pensarci un attimo su. « E non è… voglio dire, nessuno ha detto niente? »

« Con Kaido e il Rosso che se le suonano e distruggono un’isola alla settimana, cosa vuoi che importi ai grandi capi di chi ti scopi? » rispose pratica Hina.

E mentre le due amiche scoppiarono a ridere facendo allegramente cozzare bicchiere e boccale, Tashigi arrossì di nuovo, e gli occhi le si riempirono di lacrime. Si morse le labbra e serrò le dita attorno al fodero della sua spada.

« Scusate, è molto tardi. Vado. »

Lasciò scompostamente una manciata di Berry sul tavolo e uscì in fretta dal locale.

« Oh, Cielo. » sospirò Hina. « Alzati, Sady. Fermiamola. Hina non può lasciare una ragazza in quelle condizioni. »

 

Trovarono Tashigi in un vicolo lì accanto, seminascosta nel buio della strada deserta.

« Che ti succede, tesoro? » la interrogò Sady, stranamente dispiaciuta.

« Hina non è un ufficiale, adesso. » dichiarò la Marine. « E Tashigi non è la sottoposta di nessuno. Cosa ti succede, ragazza? Smoker, vero? »

« No! Non è colpa del Commodoro, lui… non ha fatto niente di male! » lo difese Tashigi a spada tratta.

Si sedettero sui gradoni di un vecchio palazzo, sotto un grande arco di pietra. Tashigi e Hina stavano sullo scalino più in alto, con le spalle contro il portone di legno e ferro, Sady si accomodò tra le gambe di Hina, godendosi gli ultimi sorsi del cocktail che si era portata via dal locale.

La Gabbia Nera avvicinò un pacchetto alle labbra e ne sfilò una sigaretta bianca e sottile, facendosela accendere da Sady con un accendino a forma di teschio.

« Non diremo niente a nessuno. Mai. » giurò solennemente Hina.

« Mai. » fece eco Sady-chan.

Tashigi sospirò dolorosamente. « Lo so che non dovevo… »

La Gabbia Nera sospirò: « Nessuna donna dovrebbe, per nessun uomo. Ma succede, non è una colpa. »

« La carne è carne » sentenziò Sady-chan, con aria da intenditrice. « Beh, poteva andarti peggio. È un bell’uomo, ha carattere. » e si fece passare la sigaretta da Hina per un tiro veloce.

Hina rise chioccia: « Un bell’uomo? Ok, se volete… diciamo che non è brutto! »

Tashigi riuscì a sorridere un po’.

La Gabbia Nera però, più pratica, le domandò: « Ma è successo qualcosa, tra voi, per ubriacarti da sola a un bancone di bar? »

La spadaccina scosse la testa. « No, nulla… insomma, nulla di… diverso. »

Insoddisfatta della risposta, Hina continuò il suo terzo grado: « Lui sa che gli piaci? »

Tashigi avvampò: « N-no. Non penso. Credo di no. Forse… non lo so… »

« Gliel’hai mai detto? » chiese la Marine.

« Ho… ho cercato di mandargli un segnale… una volta. »

Un segnale!!! Come se qualcuno potesse interpretare i sentimenti di una ragazza con… un segnale! A meno che il segnale non fosse un cartello al neon ma, visto lo stile di Tashigi, Hina aveva dei dubbi in proposito.

« Che segnale? »

Tashigi prese fiato come se si stesse preparando a un tuffo. « Mi sono messa il lucidalabbra. » e si coprì il volto piena di vergogna.

Hina e Sady si guardarono critiche.

« …rosso. » continuò ancora la ragazza, con sommo imbarazzo.

Sady-chan prese la parola: « Tesorino, con un segnale del genere nessuno, nessuno, capirebbe mai. »

« L’hai mai invitato fuori? Al bar, a un pub… » domandò Hina.

Tashigi alzò lo sguardo spaventata. « Non… non ho osato… »

Smoker intimoriva chiunque. Era difficile capire in quale momento non avesse la luna storta, vista l’espressione burbera che si portava sempre dietro. Era difficile anche per la povera Tashigi, e sì che lei viveva praticamente con lui ed era abituata averci a che fare tutti i giorni. E comunque, passava una bella differenza tra parlare di pirati e obbedire agli ordini, e confessare i propri sentimenti.

« Ho fatto le prove davanti allo specchio. » pianse quasi la ragazza. « Ma poi, quando me lo trovo davanti… »

A Hina sembrava di vederlo, Smoker: Tashigi che si torturava l’orlo della maglietta nel tentativo di ricordare le parole e lui: “Se hai qualcosa da dire, fa’ in fretta.”

« Dovresti provare con qualcuno con il carattere simile al suo! » propose Sady-chan all’improvviso.

« Giusto! » rincarò la dose Hina.

« Aspettate, aspettate!! » protestò Tashigi. « Io cosa dovrei fare? »

« Pratica. » sorrise Hina. « Farai pratica con qualcuno dal carattere simile a Smoker, così quando dovrai chiedergli di uscire, sarà tutto più semplice: ti sarai già abituata! »

« A… abituata? »

« Invece che con specchio, che riflette sempre la timidona che sei, farai pratica con un altro uomo! » spiegò Hina. « Chiederai a questo sostituto di uscire finché non sarai diventata più sicura di te! »

« Poi non è che devi uscirci sul serio, è solo per provare. » completò Sady-chan. « Serve qualcuno sempre incazzato, scontroso e freddo! »

« Qualcuno che poi non vada in giro a spiattellare tutto! » suggerì Hina.

« Qualcuno con dei pettorali possenti! » mugugnò lasciva la carceriera lasciandosi andare in grembo a Hina.

« Qualcuno ricattabile. Così il segreto di Tashigi sarà ancora più al sicuro! »

« Qualcuno con lo sguardo duro e il corpo d’acciaio… »

Hina scoppiò a ridere sbuffando fumo dalle narici come un drago. « Sì, e magari che fuma anche come una ciminiera! »

Sady-chan ghignò. « Io ho proprio un tipo che fa al caso nostro. »

 

 

« Un colloquio con Sir Crocodile? » si meravigliò Hannyabal guardando le tre donne.

« Un colloquio privato! » precisò Hina, dall’impeccabile aspetto marziale. « Per chiarire le dinamiche dei fatti di Alabasta. » aggiunse.

« Saranno accompagnate da me e il colloquio si svolgerà alla mia presenza » gemette Sady-chan leccandosi le dita.

« Beh, trattandosi di un interrogatorio, non credo ci siano problemi. » osservò il Vice-direttore firmando le carte necessarie.

« Dov’è Magellan? » s’informò Hina.

« Nel suo ufficio al terzo livello. » spiegò Hannyabal. « Sta parlando con il Grand’ammiraglio riguardo la questione di Portuguese… oh, ma presto sarò io il Direttore, e sarò io a occuparmi di- ops, scusate. Un lapsus. »

 

Scendere fino al sesto livello per Tashigi non fu una passeggiata: le urla, l’odore del sangue, il tintinnare delle catene e il berciare dei condannati nei confronti del terzetto di donne le facevano gelare il sangue, ma non correvano alcun pericolo: Sady-chan sapeva perfettamente come muoversi nella grande prigione, e la sua frusta puniva tutti coloro che osavano mancare di rispetto alla divisa delle signore.

« Non ti preoccupare, tesoro. » sussurrò all’orecchio della spadaccina la capo-carceriera. « Sono tutti angioletti, con me »

« Ma… ma proprio Sir Crocodile… » pianse disperata la ragazza stringendosi alla bottiglia di vino rosso che Hina le aveva fatto portare dietro, trattandola alla stregua di un biberon.

« Oh, è un agnellino. Non ti farà nulla. Lo posso anche legare, se vuoi. Vuoi, vero? »

« Scherzi a parte, sicuro che non sia pericoloso? » chiese Hina.

Sady-chan gonfiò il petto con orgoglio. « Non sono capocarceriera per caso, cara Hina. Non succederà nulla. »

 

 

« Non pretenderete che mi presti a questa sceneggiata? » domandò retorico Sir Crocodile affacciandosi alle sbarre della propria cella.

« Oh, non dovrai fare niente di niente » lo rassicurò Sady-chan, che in realtà sperava che la situazione precipitasse al punto da avere la scusa per legare e frustare qualcuno. « Devi solo ascoltare Tashigi. Tutto qui. »

Crocodile guardò in direzione della Guardiamarina. « Credo che la tua amica sia sbronza o cieca. » disse. « O tutt’e due»

Tashigi era strisciata via da Hina, che la teneva a braccetto, e stava avendo una conversazione estremamente animata con un pilastro, che tuttavia si ostinava a non risponderle.

« Valla a riprendere. » ordinò secca Hina a Sady. Poi si avvicinò a Crocodile con piglio pratico. « Vuole un sigaro? » gli offrì.

Per un attimo gli occhi di Crocodile brillarono, ma si ricompose immediatamente. « Non sono in condizioni di rifiutare, al momento »

Hina gli porse un toscanello, e lo accese col suo accendino personale mentre, dall’altra parte dello stanzone, arrivavano le voci di Sady e di Tashigi che litigavano per stabilire se avesse ragione la spadaccina o il pilastro.

« Senti » disse la Marine « È una faccenda personale, non uscirà da questa stanza. Noi non faremo parola della tua collaborazione, tu non farai parola della nostra situazione, e sai che Sady potrebbe renderti la vita davvero difficile. E se collabori, ti passo i sigari. Ok? »

« I sigari personali del Commodoro. » contrattò il Sir.

« I sigari personali del Commodoro. » accordò Hina.

Era inutile specificare di che Commodoro si trattasse.

 

 

« Dai, comincia. » la incoraggiò Hina sussurrando.

Tashigi era in piedi davanti a Crocodile, seduto spalle al muro nella pace dei sensi col suo sigaro. Lei tremava.

« Signor… Crocodile… io… »

« Puoi chiamarmi “Smoker”, signorinella. » concesse il bastardo con voce profonda, mettendo ancora più a disagio Tashigi.

« Dai, non farti spaventare. » disse Hina. « Chiedigli di uscire. »

Tashigi prese fiato e si inginocchiò, per arrivare alla stessa altezza dell’uomo. Strinse il fodero della sua spada e biascicò: « Vuole uscire con me? »

Crocodile la guardò critico. « Non si sente niente, devi dirlo a voce un po’ più alta. Altrimenti quel galantone del suo superiore si arrabbia. »

Hina si strinse nelle spalle. « Analisi Hin-tegerrima. Tashigi, riprova. »

La spadaccina ingoiò un groppo, alzò la testa e fissò Crocodile, che per l’occasione la fissava duro e severo. In realtà era piuttosto rilassato e quella poverina gli faceva pure pena, e quindi si era solo calato un po’ nella parte.

« Vuole uscire con me, signor Smoker? » riprovò la ragazza con più convinzione.

« Meglio. » concesse Sady.

Crocodile sospirò, pensando a come poteva rispondere quel barbaro di Smoker. « Uscire con te? » Provò. No, troppo altero. Però doveva metterla almeno un pochino in difficoltà, altrimenti a cosa serviva essere scese fino al Sesto Livello? « Non in orario di servizio. » avversò.

« Oh, no, signore… in libera uscita. Solo in libera uscita… » ribattè Tashigi barcollando in avanti, tanto da finire carponi.

Crocodile pensò che non era il caso di tirare troppo la corda, visto che ancora riconosceva un potenziale coma etilico quando ne vedeva uno.

Hina soccorse la collega. « Tashigi, lo vedi che quindi non devi aver paura? Ti ha fatto qualcosa? »

« No… » biascicò la poveretta.

« Vuoi provare un’ultima volta? Così te lo ricordi meglio. »

« E poi andiamo subito via. » aggiunse Sady-Chan, che pensò se l’odore di sangue avrebbe coperto bene o no quello del vomito alcolico.

Hina si alzò dal fianco di Tashigi e andò verso la compare. « Richiama l’ascensore, ce ne andiamo via prima che vomiti addosso a qualcuno. » sussurrò Hina a Sady, che si affrettò ad eseguire. Mentre erano lì infatti, l’ascensore era stato richiamato, probabilmente da Magellan e dal Grand’Ammiraglio.

« Signor Smoker… » sussurrò alcolica Tashigi con gli occhi vuoti, avvicinandosi a Crocodile.

« Credo che tu abbia bevuto abbastanza, ragazza, meglio se… »

Con la destra Tashigi si strappò i bottoni della camicia, appoggiò i prosperosi seni sul petto di Crocodile, con la sinistra gli tolse il sigaro e un tripudio di applausi e fischi dalla curva sud delle celle sommerse la limonata del millennio.

 

« Jinbe » sussurrò Ace.

L’uomo-pesce si svegliò dal suo torpore e guardò verso il ragazzo.

« Lo vedi anche tu? O sono le botte che ho preso? » nonostante le catene, Portuguese indicò col dito una cella dall’altra parte del corridoio.

Jinbe guardò attraverso le sbarre e vide una donna seminuda che baciava con impeto Sir Crocodile, una Marine urlante che tentava di trascinarla via per i capelli e Sady-Chan in estasi. Strabuzzò gli occhi. Stava sognando?

Tornò a guardare Ace che osservava rapito la scena con un gran sorriso. Non aveva idea di cosa stesse succedendo, ma decise di regalare a quel povero ragazzo a un passo dal patibolo un’innocente battuta, almeno che potesse stare di buon umore.

« No, di solito no. » disse sornione il Cavaliere del Mare. « Di solito fanno venire Boa Hancock ad allietare gli ultimi arrivati. Forse però oggi aveva da fare. »

  
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