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Autore: baka_the_genius_mind    07/05/2009    8 recensioni
10 shot per cinque ragazzi, alle prese con le fasi dell'amore.
Chi sopravviverà?
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lemon, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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{5} – Nero's Decay (Aoi x Ruki)

Titolo: Nero's Decay
Sottotitolo: Litigio
Rating: arancione
Segni particolari: adesso che ho preso la tangente, chi mi ferma più con le shot tristi? ç-ç E' triste, vi ho avvertito u.u
Però c'è il lieto fine ^^
Note: Ascoltate la canzone. Fatelo come favore personale nei miei confronti u.u
Avvertenze: sarebbe carino possedere i GazettE, ma purtroppo non è così (ç__ç); loro appartengono a loro stessi, questa fic non è stata scritta per offendere chicchessia, ma solo per soddisfare la mia mente patologicamente ossessionata dallo yaoi e dalla loro musica (e dal sorriso fossettoso del buon vecchio Yutaka ♥)


Lo stereo era acceso.
In effetti non sapevo perchè l'avessimo acceso; alla fin fine nessuno dei due ci stava prestando troppa attenzione, nonostante il CD al suo interno stesse suonando le nostre canzoni preferite.
Eravamo distesi sul divano del salotto, un plaid blu scuro addosso.
Era disteso su di me, le braccia incrociate sul mio petto, sopra di esse il mento. Parlavamo sottovoce, quasi temessimo di essere sentiti da chissà chi.
La mia mano destra era fra i suoi capelli morbidi, quella sinistra persa in astratti disegni sulla sua schiena. Di tanto in tanto si sporgeva in avanti per darmi un bacio leggero.
Adoravo coccolarlo. Il suo peso caldo sul mio sterno mi faceva bene.
Takanori si allontanò dalle mie labbra, con un sorriso.
“Sta suonando Blue Star...” mormorò lui accarezzandomi una guancia con un dito.
Ci conoscevamo da più o meno un anno.
Solo 56 fottutissime settimane - solo 56 settimane! - da quando Kou me l'aveva presentato come un gran voce. Non si sbagliava.
Kou non si sbagliava mai quando individuava un talento.
Non si era sbagliato quando aveva pescato Ryo dal giro di droghe in cui era invischiato da quando aveva cominciato a camminare, e non si era sbagliato quando aveva incontrato per caso Yune in biblioteca, anche se poi era finita com'era finita. E qualcosa come un contratto a tempo indeterminato con una casa discografica come la PS Company mi diceva che non si era sbagliato, quando aveva accidentalmente versato la sua birra sui miei jeans, a quella festa di dieci anni prima.
Mi aveva presentato Takanori come una voce chiara e pulita, potente, ma dolce.
Ammetto di essere stato un po' titubante all'inizio; proprio non capivo da dove uno scricciolo come lui potesse fare le meraviglie che mi elencava il mio amico. Povero deficiente.
Non si era lasciato scalfire da dodici anni di prostituzione, non si sarebbe lasciato neanche sfiorare dallo sguardo dubbioso di uno sbarbatello viziato come me.

“Adoro questa canzone...”
Nascose il musino nell'incavo della mia spalla, facendomi il solletico col naso.
Adoravo quella sua...possiamo chiamarla finta innocenza. Sapeva di essere assolutamente irresistibile con quei giganteschi occhioni color miele, e sfruttava questa sua caratteristica in modo subdolamente tenero. Innocente lui. Come definire Kou astemio. O Ryo intelligente.
Okay, questa è una cattiveria gratuita. La ritiro.
Anche perchè si poteva dire tutto su di Ryo, che fosse irascibile e spesso e volentieri aggressivo, ma non che fosse uno stupido.
Takanori mi accarezzò timidamente il collo, come un bambino curioso, per lasciarci un piccolissimo bacio, sfiorando appena la mia pelle accaldata con le sue labbra piene.
Normalmente mi sarei eccitato solo a sentire il suo sguardo su di me, ma in quel momento c'era qualcosa, una piccola ma molesta spina nel fianco che mi impediva di concentrarmi come si deve su di lui.
Eravamo insieme da poco, due mesi e mezzo, massimo tre. Avevamo appena cominciato a scoprire i prematuri piaceri della convivenza e ciò non poteva che rendermi la persona più felice del paese del Sol Levante; tuttavia c'era qualcosa, un piccolo tarlo, la cosiddetta pulce nell'orecchio, che ultimamente mi impediva di godere appieno della mia nuova vita.
Probabilmente non era nulla, ma avrei preferito chiarire al più presto.
Decisi di prenderla larga, in modo di non insospettirlo troppo. Non doveva assolutamente credere che avessi passato le precedenti notti a pensare a questa cosa, togliendomi preziose ore di sonno, per altro già scarse di loro a causa della sua presenza nel mio letto.
“Dovremo trovare un altro batterista...”
Il suo sorriso scomparve, per fare posto ad un'espressione contrariata.
Complimenti, Yuu, razza d'imbecille. Vivissimi complimenti.
“Mi ero affezionato a Yune...”
“Anche io dolcezza...ma bisogna rispettare le sue scelte...”
Annuì malvolentieri.
Soffrii a vedere il suo volto segnato dalla tristezza. Ultimamente, ovvero da quando l'avevo conosciuto, il mio unico obiettivo della giornata era renderlo felice. Se questa mia voglia di viziarlo e soddisfare tutti i suoi desideri derivasse dal fatto che era un orgasmo psicologico vederlo sorridere o dal fatto che volevo chiudere per sempre quel lungo e straziante capitolo della sua vita, non so dirvelo. Forse entrambe.
O forse lo amavo semplicemente troppo per concepire anche l'idea di non vederlo felice.
“Ehi, Taka...vedrai che troveremo un batterista...non ti preoccupare, cucciolo...tutto si sistemerà...”. Mi fece dono di un sorriso luminoso, dandomi subito dopo un vivace bacio a schiocco sulle labbra.
D'un tratto gli si illuminarono gli occhi. “Yuta-chan!” strillò eccitato.
Avevo giocato bene le mie carte, arrivando esattamente dove volevo arrivare.
Sorrisi internamente.
“Yuta-chan? Vuoi dire Uke-san? Il tuo amico?”, avrei voluto aggiungere lo spacciatore? ma riuscii a bloccarmi in tempo. Era un bravo attore, lo ero sempre stato.
Uke Yutaka, ventenne e milioni di debiti. Il migliore amico di Takanori.
Yutaka spacciava fin dall'età di tredici anni.
Takanori l'aveva descritto come la più dolce e buona delle persona, con un carattere gentile ma deciso, che sapeva farsi rispettare. Questo l'avevo anche verificato quando ci aveva fatto visita, circa un mese prima. Una persona a dir poco meravigliosa; ancora non mi capacitavo del fatto che fosse finito in quel giro.
Curioso, il fatto che non avesse mai toccato neppure una canna in tutta la sua vita.
Takanori me l'aveva assicurato. Ma ormai avrete capito che se avesse affermato che i maiali volavano o che le nuvole erano bordeaux, io l'avrei impetuosamente sostenuto.
“Sì, lui!” annuì con foga “E' batterista, lo sai?”
Finsi sorpresa. Evitai di ricordargli che Yutaka stesso me l'aveva detto con un timido sorriso, il giorno in cui era venuto a trovarci.
“Ma dai! Pensa che coincidenza!”
“Mi ricordo che aveva spacciato roba pesante per almeno due anni per riuscire a comprarsi la batteria...” distolsi lo sguardo, a disagio.
La mia chitarra me l'aveva regalata mio padre, assieme ad un amplificatore professionale, un posto nell'Accademia della Musica di Tokyo e una stanzetta insonorizzata nel seminterrato.
Yutaka aveva rischiato di finire dentro spacciando per due anni per una cascante batteria di seconda mano; io aveva fatto un po' di capricci lagnandomi per circa dieci minuti per una Fender Stratocaster nuova di zecca, lucente e perfetta, oltre a due ore alla settimana di lezione e un piccolo studio dentro casa.
Takanori avvertii il mio disagio e il cambiamento della mia espressione. Conosceva il mio intenso disprezzo per i soldi di mio padre e saggiamente non fece commenti.
“E' molto bravo...è davvero bravo...”
Saltò su a sedere come una trappola per topi.
“Potrebbe fare lui il nostro batterista, eh? Che ne dici, Yuu-chan, potrebbe no?” entusiasta come un bambino, mi prese entrambe le mani, fissandomi negli occhi.
“Amore, non saprei...”
“Oh, Yuu, ti supplico!”, mi guardo implorante. Porca miseria, proprio non era in grado di resistergli.
“Ne parleremo domani con Ryo e Kou, va bene?”
Annuì con foga. “Grazie Yuu-chan!” mi stampò un caldo bacio sulle labbra “Ti amo da impazzire”. Avrei potuto anche morire in quel preciso istante, che sarei morto felice.
D'un tratto sentii la sua presa sulla mia camicia farsi più insicura.
“Ho parlato con Ryo-san...”, la sua vocetta, d'un tratto timida ed esile, mi riportò bruscamente alla realtà.
“Con Ryo?”
Annuì. Si morse un labbro, imbarazzato.
“Lo sai che ti amo? Che...non mi sono messo con te solo per uscire dal giro di prostituzione e che non ti sfrutto per i soldi, o per salvare il culo a Yutaka...” fece una pausa, pausa che non adoperai per ribattere per parlare solo perchè ero rimasto totalmente allibito “...ti prego di credermi quando ti dico che ti amo per quello che sei, e non per i soldi che possiedi...”
“Ryo ti ha detto tutto?” Tutte le mie preoccupazioni?! Tutto quel cazzo che gli avevo detto con la voce tremante e lo sguardo da psicotico in crisi di astinenza?!
Oh, cazzo.
Spalancò gli occhi. “Non è colpa di Ryo-san! Se non fosse stato per lui, avrei continuato a farti vivere nel dubbio per chissà quanto!”, si sedette sui talloni, guardandomi con tristezza.
Maledetta scimmia. Mi avrebbe sentito il giorno dopo.
Mi prese il volto fra le mani. “Non è colpa di Ryo-san...promettimi che non ti arrabbierai con lui...”. Assentii con uno sbuffo, alzandomi.
Mi infastidiva il fatto che Takanori fosse a conoscenza delle mie preoccupazioni a proposito della nostra storia. Non mi andava a genio il fatto che avesse scoperto quella mia debolezza.
Sapevo che Ryo l'aveva fatto con le migliori intenzione, ed ammetto che ciò che Takanori aveva appena detto mi riempisse di sollievo, ma non potevo fare a meno di provare risentimento per il mio amico.
Due esili braccia mi cinsero la vita.
“Ecco, ti sei arrabbiato...scusami...”
“No...sono solo...un po' infastidito, nulla di grave...”
Mi voltai con un mezzo sorriso, rubandogli un bacio.
“Hai fame? Preparo qualcosa...”
Annuì con un sorriso, che si quadruplicò appena le seguenti parole uscirono dalle sue labbra:
“Possiamo invitare Yuta-chan a cena?”
La spina si conficcò con più forza, più in fondo, dentro la mia carne.
Accennai ad un sorriso forzato.
“Certo, tesoro...”
Mi guardò curioso. “Non sembri felice...”
Merda.
“No, che dici! Mi fa piacere...”
“Non ti sta simpatico, vero? Che stupido, dovevo immaginarlo che...”
“Dai Taka, cosa dici? Yutaka mi sta simpatico, è solo che...”
“...solo che?”
Che imbecille. Potevo vedere quel “è solo che...” prendere la forma di una zappa dalla punta tagliente e calare crudele sui miei piedi.
Sbuffai impercettibilmente.
Tanto valeva andare fino in fondo, no? L'affare di Ryo mi aveva distratto dal mio obiettivo, ma forse quella era l'occasione di arrivare fino in fondo.
“Parli sempre di lui, Taka...racconti sempre di te e lui e...”
“Sei geloso?” mi interruppe lui. Abbassai lo sguardo al pavimento.
“Sì...”
“Yuu-chan, non ne hai motivo!” si avvicinò alzandomi il mento con due dita “Sì, siamo andati a letto insieme, ma è stato prima che ci con-”
“Voi cosa?!”
Rimasi a dir poco impietrito.
Qualcosa di freddo come la neve e viscido come un uovo crudo mi scivolò dentro lo stomaco, facendomi rabbrividire.
“Siete...stati a letto insieme?” sussurrai senza fiato. L'idea di Takanori fra le braccia di altre persone mi aveva sempre sfiorato. Si prostituiva, non potevo fare a meno di pensare a tutti le ignobili carogne che l'avevano toccato. Ma concepire l'idea che le labbra che lo avevano baciato erano quelle sorridenti di Yutaka, era assurdo. E a dir poco soffocante.
“Yuu, che ti prende?”
“Voi...siete stati...insieme!” borbottai strozzato dalla mia stessa ansia “Non me l'avevi detto!” strillai, quasi istericamente.
Mi fissò con uno sguardo stralunato. “Credevo non fosse importante!”
“Importante?!” urlai “Sei andato a letto con un altra persona, ovvio che è importante!”
Il suo sguardo si indurì.
Quando mi accorsi di aver detto una sonora stronzata, aveva già sostituito l'espressione di un bambino ingenuo con quella di una persona adulta e incazzata.
“Ero una puttana, Yuu...era il mio lavoro andare a letto con le persone...”
“Ti prego, non lo dire...”, il modo con cui si definiva una puttana, il modo in cui i suoi occhi saettavano bruschi mi faceva annodare le viscere.
“Non capisco perchè faccia differenza il fatto di essere andato a letto con Yutaka...”
“Perchè eri consenziente...perchè l'hai voluto tu...perchè tu in quel momento hai voluto andare a letto con lui...perchè lo volevi...”
Stavo crollando.
Non ero mai stata una persona forte. Delegavo il compito di essere forti agli altri, era quello il mio motto. E ora che ero di fronte ad una situazione critica, non riuscivo neanche a parlare senza tremare.
“E' questo il problema? Il fatto che abbia desiderato andare a letto con altre persone all'infuori di te? Ci siamo svegliati egoisti, Yuu?”
“Smettila!” esclamai d'un tratto. Una rabbia ceca e improvviso mi calò addosso come una seconda pelle “Credi sia facile? Guardarti e sapere che per dodici anni sei stato lì fuori in quella merda e io non ho potuto fare un cazzo, e io non sapevo neanche esistessi? Credi sia facile svegliarmi e pensare che se ti avessi conosciuto prima ti avrei risparmiato anni e anni di quella merda?!”
“Farti scopare da persone di cui non vedevi neanche il volto, anche cinque volte per notte, lo preferivi? Per dodici fottutissimi anni. Un fischio e facevo cambio quando volevi...”
Lanciai un gemito disperato.
Mi voltai con uno scatto rabbioso, per non vedere il suo sguardo.
Mi incamminai velocemente verso la cucina.
“Scappa ancora, Yuu...non sei capace di far altro...”
“Stai zitto...”
“Ho passato dodici anni a essere la bambola di qualcuno...non mi sono messo con te per essere la tua bambola, Yuu...”
“Ti ho mai trattato come una bambola?”
Fece un sospiro. Sembrava che la rabbia di prima l'avesse improvvisamente abbandonato.
“Sei stata la prima persona che non mi abbia trattato come una bambola, Yuu...la prima...”
Sospirai anch'io.
“Mi dispiace...” mormorò lui con uno sguardo triste “...mi spiace, ma non riesco a dimenticare...lo so che me l'hai chiesto, ma proprio non riesco a dimenticare...”
Mi avvicinai a lui, prendendolo per le spalle.
“Takanori...”
“Aspetta” mi interruppe, con un dito sulle labbra “Non ho finito...io non posso dimenticare...e in particolar modo non posso dimenticare Yutaka...”
Mugugnai insofferente.
Amavo Takanori. E conseguentemente facevo tutto ciò che di umanamente possibile c'era (e anche ciò che umanamente possibile non era) per farlo felice. Ma il rapporto intenso e profondo che condividevano Takanori e Yutaka era veramente esasperante per i miei nervi.
“Yuu...ti prego...”
“No, Taka...ti prego io...”
Mi guardò con gli occhi tristi.
“Non sono capace di sopportarlo vicino a te...ci ho provato, Takanori...ma non ne sono capace...”
“Yuu, io non poss-”
“Non lo voglio vicino a te, Takanori. C'è poco da fare, vicino a te io non lo voglio!”
Mandai all'aria tutti i miei buoni propositi di affrontare la cosa con leggerezza.
Mi comportai come un bambino che pesta i piedi e fa i capricci per non mangiare la minestra di verdure, ma questo lo capii solo ore più tardi.
Si allontanò da me, guardandomi torvo. Ero abituato a vederlo - per lo meno con me - sempre allegro e sorridente, come un bambino sospeso in un limbo di eterno Natale, e quella nuova facciata di rabbia sorda e ceca mi spaventava.
“Non vedo come questo dovrebbe essere un mio problema...”
“C-come?
“Se mi stai chiedendo di rinunciare a Yutaka, sappi che caschi male...”
“Takanori...”
“Non puoi chiedermelo!”, aveva praticamente urlato e la cosa non mi piaceva. Solo una volta l'avevo visto così nervoso ed agitato e non conservavo un buon ricordo di quella volta.
“Sei sempre bravo a parlare degli altri!”, mi spinse lontano. Fisicamente non mi fece nulla. Era uno scricciolo d'uomo e io ero più altro di lui di almeno dieci centimetri, nonché di svariati chili più pesante.
Ma ugualmente mi fece un male assurdo.
Lui che aveva sempre cercato il mio abbraccio, spingendomi lontano era come se mi avesse pugnalato il petto con un coltello, lacerando la mia pelle e il mio cuore, quell'ammasso di carne pulsante e scoordinato che ora batteva disordinatamente e assolutamente a casaccio.
“Ma che mi dici di te Yuu? Di te e Kouyou?”
Mi presi qualche istante per assemblare le sue parole e dargli un qualche significato logico razionale, ma non lo trovai.
Spalancai gli occhi così di scatto che per un istante mi figurai i miei bulbi oculari cadere dalle orbite e rimbalzare allegramente sul pavimento, e la cosa mi risultò comica. Per circa un millesimo di secondo, prima che dimenticassi all'istante tutte 'ste stronzate ed esclamassi: “C-cosa?!”
“Tu e Kouyou!” ribatté lui sibilando.
“Ma è assurdo!”
“No!” abbaiò furioso “Sai cos'è assurdo? Che tu ti rifiuti di baciare me davanti ai tuoi amici, però non ti faccia scrupoli di infilargli la lingua in bocca ad ogni concerto!”
Dire che rimasi allibito credo sia un gran eufemismo. Okay. Un abnorme eufemismo.
“E'...è fanservice!” riuscii a strillare con voce strozzata.
“Questo lo dici tu...”
Avete presente quello scherzo idiota della porta e del secchio dell'acqua?
Si mette un secchio d'acqua in bilico sul bordo superiore della porta e quando il coglione di turno la apre il secchio gli casca addosso bagnandolo tutto all'istante.
Ebbene. Io ero il coglione di turno. La porta era la soglia della mia pazienza. Io l'avevo aperta e varcata. E ora un secchio pieno di rabbia allo stato brado mi era caduto addosso, e la suddetta rabbia mi aveva ricoperto come una seconda pelle.
“Stai insinuando che me la faccio con Kou?”
“Perchè, non è forse così?”
“No, idiota non è così!”, avevo totalmente perso il controllo.
Come poteva pensare che lo tradissi?
Come poteva? Dopo che gli avevo dimostrato in ogni modo possibile di amarlo più di me stesso? Come poteva anche solo pensare che lo tradissi?
“Credevo di essere io solo, la puttana della situazione...”
“Non ti sbagliavi...”
Le sue grandi biglie color miele saettarono d'indignazione.
Prima di rendermi conto di avergli implicitamente dato della puttana, lui aveva già afferrato la giacca, dileguandosi fuori dal mio appartamento. La porta sbattè con sorda violenza, emettendo un tonfo che rimbombò per il vano delle scale.
Non una parola, non un insulto. Forse avrei preferito che facesse una scenata con pianti e soprammobili lanciati, piuttosto che questo.
Mi aveva lasciato solo.
Solo.
Faceva così male la solitudine intensa ed improvvisa che non riuscii neanche a piangere.

“Takanori? Pensavo fosse con te”
Merda...”
“Yuu, è successo qualcosa?”
“No”
Non gli diedi tempo di ribattere, interrompendo la chiamata.
Ero ancora irritato dal fatto che avesse spiattellato tutte le mie preoccupazioni al mio ragazzo, se potevo ancora considerarlo tale.
Abbandonai il cellulare sul divano, mettendomi le mani nei capelli.
Un coglione. Un emerito ed illustre coglione.
Lo sapevo di essere un idiota. Ma all'idiozia di tutti c'è un limite, no?
La mia no. La mia idiozia era senza confini.
Sbottai in un urlo rabbioso, colpendo il muro con una mano.
Il muro non si fece assolutamente nulla. Rimase lì inflessibile, come a deridermi della mia umana debolezza. In compenso la mia mano esplose in miliardi di scintille di dolore.
“Porca troia...cazzo, cazzo...CAZZO!!”
Afferrai la prima cosa che mi capitò fra le mani, scagliandola verso l'armadio a vetri.
Il soprammobile di bronzo lucido entro in rapida collisione con il vetro, che si infranse in milioni di schegge. Il pavimento si ricoprì di frammenti trasparenti e luccicanti.
Lo guardai schifato, con uno sguardo di puro disprezzo, prima di rendermi conto del macello che avevo fatto.
“Ma che caz-? Oh, vaffanculo!”
D'un tratto, come un fulmine a ciel sereno, la genialata mi fulminò e mi diede così tanto sollievo che quasi scoppiai a ridere.

Il vicolo era buio e maleodorante.
Avvertii due figure avvinghiate ridosso di un muro, ma le ignorai voltandomi dall'altra parte.
Quei luoghi mi disgustavano. Sporchi, densi di malavita, droga e prostituzione. Il pensiero di Takanori in quel posto mi dava il voltastomaco.
“Cerchi qualcosa, amico?”
Un uomo grosso come un macigno in caduta libera mi si parò davanti. Era molto più alto di me, e notevolmente più pesante. Sotto la maglia nera si intravedeva possenti fasci di muscoli, e sul volto burbero quei suoi due occhietti piccoli e ravvicinati mi fissavano con diffidenza.
Mi resi contro troppo tardi di avere l'abbigliamento adatto una festa e di certo a stare in un quartiere del genere. Sperai solo che mi scambiasse per un ricco e facoltoso cliente. Ma i ricchi e facoltosi clienti mandano i loro scagnozzi a fare il lavoro sporco, no? Ergo, io mi trovavo lì come i cavoli a merenda. E la cosa non andava a mio vantaggio.
Ostentai sicurezza, con uno sguardo altero e dignitoso cui ero molto abituato:
“Cerco Kai...e non sono tuo amico...”
Perfetto.
Ora, l'ultima frase potevo anche risparmiarmela.
Ma lo scimmione la trovò divertente. Sorrise, esibendo una fila di denti giallognoli e storti.
“Come vuoi tu, dolcezza...” che pezzo di stronzo “...cosa desideri da Kai?”
“Coca”, rimasi io stesso stupito dalla mia padronanza della situazione.
“Non la vende più da un bel pezzo...o ti accontenti di una bustina di “xyz” o alzi il culo...”
Esitai.
Avrei voluto chiedergli cosa cazzo fosse la “xyz”, ma decisi saggiamente che potevo fare a meno di quella conoscenza.
Per un istante fui seriamente tentato di scappare a gambe levate.
Mister Muscolo mi terrorizzava. A dir poco.
Ma ero del tutto intenzionato ad andarmene da quel posto assieme a Takanori, e niente avrebbe potuto farmi cambiare idea.
“Non la vende più, è vero...ma potrebbe trovarla, no?”
“Quanto?”
“Lascialo decidere a lui questo...”
“Forse non te lo puoi permettere, bellezza...”
“Ci sono tante cose che mi posso permettere, zotico...e una di queste è farti impallinare il culo dai miei amici...”. Ah, se la situazione non fosse stata tale probabilmente avrei ghignato internamente. Un boss della yakuza, ecco cosa sembravo. Perfetto, avrei potuto fare l'attore.
L'energumeno di guardò a lungo. Ad un certo punto fui convinto che mi avrebbe tirato un dritto in faccia, ma alla fine mi borbottò di non muovermi, sparendo dietro un muro.
Takanori.
Volevo Takanori.
Avevo un bisogno fisico di vederlo, di vedere che stava bene. Volevo mettere al più presto il maggior numero possibile di chilometri da lui e quel bordello a cielo aperto.
“Hai bisogno di compagnia, tesoro?”
Un ragazza dalle curve formose e ben piazzate, i capelli corti e neri le coprivano appena le orecchie e lasciavano scoperte le spalle senza spalline o maniche di alcun tipo. Indossava un aderente top di raso color confetto e una minigonna, che mostrava due splendide gambe muscolose e sode.
“Sakura, cambia aria...”
MI rivolse un sensuale sorriso, prima che lo scimmione la spingesse via. Sakura ancheggiò eroticamente lungo il vicolo, scomparendo dietro l'angolo.
Vidi un ombra scura coprire il sottile squarcio di luce che la luna proiettava sul marciapiede. “Chi mi cerca, Kyu?”
“Un signorino dei piani alti...un riccone che vuole farsi un giro di Coca...”
“Kyu, per favore...avverti Fujimoto che ho bisogno di un carico per domani...”
“Fujimoto non te la passa la Coca”
“Se ti dice qualsiasi cosa, ricordagli che mi deve un favore...”
Riconobbi la voce tranquilla e pacata di Yutaka, e poco dopo vidi il suo viso illuminarsi alla luce fioca della luna. Mi riconobbe all'istante, ma nascose abilmente la sua sorpresa dietro una maschera d'indifferenza.
“Vai, Kyu...”
L'energumeno mi lanciò un ultima occhiataccia, prima di voltarmi le spalle. Non vidi chiaramente la sua mano palpare il sedere di Yutaka, ma lo capii dall'espressione disgustata sul suo volto, e dal lieve sussulto che fece.
La vergogna si dipinse sul suo volto.
La stessa vergogna che avevo visto dipinta come un accurato affresco settecentesco sul viso ovale e fanciullesco di Takanori, circa un anno prima.
“Tieni a bada le mani, Kyu...o non aspetterò il parere del Boss per farmi giustizia da solo...”
“Non mi fai paura, Kai...”
Yutaka non rispose. Si limitò ad abbassare lo sguardo a terra, evitando il mio, confuso e allucinato. Era palese che Kai non avrebbe fatto paura neanche ad un cucciolo e questo lo sapeva anche lui.
Quando Kyu si fu allontanato e i suoi passi smisero di echeggiare in quel vicolo soffocante, calò un silenzio strozzato.
“Cosa ci fa qui, Shiroyama-san? Cosa porta l'erede dell'impero Shiroyama nella mia umile dimora?”
Evitai di soffermarmi sul tono ironico e sarcastico cui era impregnata la sua voce. C'era una sola cosa che mi premeva in quel momento.
“Takanori...fammi parlare con lui, ti prego...”
Assunse un cipiglio incuriosito.
“Takanori?”
Qualcosa nel luccichio sorpreso dei suoi occhi sinceri, mi disse che Takanori non si trovava lì.
Un uovo crudo ghiacciato come la neve mi annodò lo stomaco su se stesso.
“Non è da te?” sibilai inorridendo.
Scosse la testa. Merda. Merda.
Merda.

Un potente schiaffò mi svegliò di colpo.
Mi alzai a sedere con lo stesso scatto di una trappola per topi, ribaltandomi dalla sedia. Battei il sedere sul gelido marmo d'ingresso e il plaid mi cadde addosso come un manto leggero, coprendomi la testa e impedendomi di vedere chi mi aveva svegliato.
Imprecai, prima di lanciarlo lontano.
In effetti ricordo che avvertii distrattamente il rumore di qualcosa di metallico (un altro soprammobile?) che ubbidiva docile alla gravità assieme al suddetto plaid, ma ricordo anche benissimo che non ci feci caso.
Takanori mi lanciò una lunga occhiata neutra, prima di voltarsi e chiudere la porta. Tolse lentamente le chiavi dalla serratura, dandomi le spalle per interminabili secondi. Vidi le sua spalle alzarsi ed abbassarsi in un profondo sospiro.
“Takanori...”, avrei voluto che la mia voce risuonasse decisa e limpida, ma quello che ne uscì fu lo strozzato pigolio di un pulcino bagnato che ha perso la mamma.
Accolsi con timore la seconda occhiata neutra che mi diede, accovacciandosi davanti a me. Ah, già. Ora che ci pensavo ero ancora goffamente seduto a terra, in quella sgraziata posizione in cui ero caduto.
“Togliti la camicia”
“...eh?”
“La camicia, genio...toglila”, ripeté cupo, dando uno strattone alla stoffa. Ubbidii, confuso.
Il fatto che era tornato mi riempiva di gioia.
Ma quel comportamento era insolito. Che volesse l'ultima scopata prima di lasciarmi?
Mi congelai, bloccandomi sul quarto bottone.
No.
No, è assurdo.
No, non voglio crederci.

No. No! No, no, no e ancora no. NO!
Lo fissai spaventato. Prima ancora che io o il mio orgoglio potessimo accorgercene, mi misi a piangere come una fontana. Non riuscivo a bloccare le lacrime, e cominciai a singhiozzare come un bambino.
La sua carezza sulla mia guancia bagnata mi risanò come una medicina.
“Yuu-chan, perchè piangi?”
“Non mi lasciare...”, Kami-sama, ti prego ricordami il momento in cui ho deciso di essere così patetico!
Mi baciò.
Con un certa irruenza.
Avrei dovuto pensare a...ma chi vogliamo prendere in giro?
Pensare? Io?
Quando quell'assatanato figlio di Eros si stava sedendo sulle mie gambe, torturandomi le labbra con la sua lingua?
Pensare? Nah, non faceva per me.
Strinsi le mia braccia attorno alle sua spalle, impedendogli la fuga. Lo baciai avidamente, trascinandolo disteso sopra di me. Effettivamente mi stava infilzando una penna nella coscia, e sinceramente non capivo cosa cazzo gli servisse una penna nella tasca dei pantaloni, ma ero così...riempito fino all'orlo - e forse anche di più - di gioia e di lui che non riuscivo neanche a pensare bene.
“Taka...Takanori...”
“Shh!” mi ordinò imperioso, tappandomi la bocca con una mano. Seduto a cavalcioni sul mio bacino, a torso nudo e...ehm, quando la sua maglietta era finita laggiù? O, ma chi se ne frega!
Insomma, per farla molto, ma molto breve, era meraviglioso. Ed esageratamente sensuale.
Mi tirai su a sedere, sovrastandolo. Lo spinsi contro il mobiletto dell'ingresso, facendo toccare le nostre fronti. I nostri respiri si mischiavano, sentivo il suo affannoso sfiorarmi le labbra e non potei non baciarlo ancora.
“Aspetta, Yuu...”
Lo guardai implorante.
“No, aspetta...ti devo dire una cosa...”
“Può aspettare...”
“Anche tu!” mi rimbeccò con un broncio che sapeva tanto di un sorriso.
Un sorriso. Un sorriso. Oh, Dei del cielo, grazie.
“Takanori...sono un idiota, lo sai...non devi prendermi sul serio quando dico quello stronz-”
Mi chiuse la bocca con la sua. Posò semplicemente le sua labbra sulle mie, immobili.
Fece un gran respiro, nascondendo il suo volto nel mio collo e lo sentii sorridere sulla mia pelle, il suo respiro mi accarezzò la pelle. Non lo vidi a causa del buio, ma le parole che disse dopo poco mi fecero capire che era un sorriso d'amarezza.
“Yuu, io sono una puttana...”
Oh, porca miseria.
“Takanori...” cominciai.
“No!” esclamò esasperato, alzando il suo sguardo su di me “No, Yuu! Niente Takanori, ascoltami per favore!”
Rimasi in silenzio, zittito dalla sua foga. Lui sospirò, prima di incrociare le braccia dietro al mio collo ed abbassare imbarazzato lo sguardo.
“Sono una puttana, Yuu...lo sono sempre stato...ho venduto il mio corpo per pochi spiccioli, mi hanno dato poche migliaia di yen per provare dolore ed essere trattato come un -”
“Non dirlo...” e di nuovo lacrime “...ti prego, Taka, non lo dire...perchè devi farti e farmi del male?”
“Voglio che tu capisca...sono una puttana Yuu, vivere con te non cambierà questo...stare insieme a te non lo cambierà...”
Perchè veniva fuori con questi discorsi? Cazzo.
“Perchè dici così?”
“Perchè è la verità...” mi sorrise accarezzandomi una guancia “Ma devi sapere una cosa...”
Mi baciò teneramente le labbra, mentre le sue dita si perdevano fra i miei capelli.
“Io sono la tua puttana”
Inghiottii a vuoto, mentre il mio cuore sembrò opportuno mettersi a fare salto con l'asta e finire da qualche parte, lassù nell'esofago.
Sentii il mio corpo rispondere erratamente alla sua voce sensuale: le sue parole erano orribilmente eccitanti, ma sapevo che non era giusto.
Un minimo di senno lo conservavo ancora e provai quindi a protestare. Inutile dire che ogni mio tentativo fu vanificato dall'ostinata persona che mi sedeva sul bacino.
“Non lo dire”
“Tu puoi tutto su di me...ogni singola cellula che mi compone è di tua proprietà...puoi fare di me ciò che più ti aggrada, Yuu...”
Quella conversazione stava sfociando nell'erotico o era una mia impressione?
No, non dovevo farmi distrarre.
“Questo non fa di te una puttana...”
Sorrise come un bambino malizioso. “Forse hai ragione...tu e il tuo amore mi impedite di essere una puttana...” mi stavo seriamente eccitando; il mio corpo reagiva senza il mio consenso ”...ma niente di ciò che dici mi impedisce di essere tuo...”

{terminata alle ore 19:07 del 28 aprile 2009, ritocchi e correzioni esclusi,ascoltando Nero's Decay degli Alesana}




Soddisfatta, soddisfatta e ancora una volta...soddisfatta!
Sì, gente...ci ho lavorato parecchio su questa shot. L'idea iniziale verteva in tutt'altra direzione, quindi in pratica ho dovuto riscriverla da capo ^O^ Però sì, sono soddisfatta di come ne è uscita.
Ora, vorrei aggiungere una cosina. Ma non so se posso u////u
Vabbè, chissene, io la dico lo stesso:
Non so voi...ma io un Ruki così me lo scoperei a sangue.
Ehm...that's all ^///^


LADY_youkai: grazie mille! ^O^

Aredhel Noldoriel: allodola! XD Io ti promuovo a barbagianni u.ù
Felice che ti piaccia cneh questa, sei troppo buona ^^

misa_chan: Oh, cavolo...sei troppo gentile con me ^O^ Non sai quanto mi facciano piacere i tuoi complimenti. Credo che l'apprezzamento degli altri sia la cosa più soddisfacente per una “scrittrice” (o quasi) come me ^^
Grazie!

LadyWay: beh, per quanto riguarda il capitolo precedente, mi ha colpito la tua interpretazione. Sinceramente avevo pensato a qualcosa di diverso, ma mi piace come l'hai intesa tu ^^ Io pensavo i sogni fan parte di noi, e bisogna lottare per tenerli dentro di sé. Quindi io già mi immaginavo il capitolo successivo (io non sono adatta a fare shot, perchè continuerei all'infinito xD) con loro assieme, un rapporto complicato, ma loro decisi a mandarlo avanti <3 Ah, che smielata che sono xD
Comunque grazie della recensione! ^O^

Riot Star: innanzitutto un grazie enorme, e non solo per i complimenti ( amio parere immeritati) e la recensione. Quant'è passato dal giorno in cui quasi per caso ho aperto la tua fic? Ho riso fino alle lacrime, lacrime che ho versato per davvero...l'ho già detto che mi è rimasta dentro, e ci è rimasta permanentemente. I tuoi complimenti quindi, non possono che lusingarmi.
Grazie di cuore, Riot Star.

jagansha: è triste sì ç___ç così triste che mi veniva, da grande baka quale sono, da piangere mentre la scrivevo ç__ç Ma poi, ho scritto dei tre pirlotti e mi è subito tornato il buonumore...ti giuro, me li figuravo come tre rimbambiti nanetti da giardino con gli occhioni spalancati xDDD Che razza di figura, gli ho fatto fare xDDD
Spero ti piaccia questa shot, anche se è tristissima anche questa ç___ç
Grazie! ^^



Allora, piccolo annuncio.
La prossima shot, intitolata Lonely Day è un po' particolare...cioè. Diciamo che è complicata da rendere. Io avrei tutto già in testa si picchietta la fronte, ma il difficile è metterlo per iscritto. Anche perchè la versione ufficiale cambia ogni due secondi, e segue gli sbalzi d'umore e le idee della scrittrice ^^
Ma mi sto impegnando in questi giorni. Quindi credo di riuscire a completarla sufficientemente in fretta. Come anche potrebbe volerci molto tempo. Quindi, nel caso passi molto tempo dal prossimo aggiornamento, vi chiedo enormemente scusa.
Anche perchè, ve lo svelo in anteprima, sto lavorando ad una long fic nuova, in collaborazione con la mia musa ispiratrice Jo, e vorrei che ne venisse fuori bene. E poi, neanche a dirlo, sto lavorando al completamento di Sekai wa Mawaru u.u
Come vedete sarò un pelo impegnata in questi giorni, mi dispiace se non riuscirò ad aggiornare in fretta u.u
Ah, comunque...vi ringrazio dal profondo.



  
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