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Autore: Morgana89Black    04/10/2016    3 recensioni
Severus Piton accetta di tornare a fare la spia per Silente. Va dal Signore Oscuro per riconquistare la sua fiducia. Cosa accadrebbe se dopo questi fatti qualcuno dal passato tornasse nella sua vita?
Dal primo capitolo:
Un lampo di luce ed un taglio poco profondo, ma doloroso si apre sul mio viso, sento il sangue sgorgare lentamente. Al primo se ne aggiungono altri, su ogni parte del mio corpo: gambe, braccia, petto. Non sono così profondi da uccidermi, ma lo sono abbastanza per torturarmi.
Dal quarto capitolo:
Non riuscivo ad evitarmi di tornare regolarmente ad osservare la sua figura armoniosa dalla quale, nonostante tutto, mi sentivo attratto. La contemplai a lungo mentre, sicura di sé, con gesti precisi e misurati portava a compimento una delle pozioni più complicate con cui una ragazza della sua età poteva venire a contatto.
Dal settimo capitolo:
"Sei ubriaco, Severus! Solo per questo ti dirò quel che sto per dirti: in un altro mondo, forse, ti avrei concesso almeno una notte con me", sorrideva placidamente mentre pronunciava quelle parole.
Dall'ottavo capitolo:
Lei non risponde, mi volta le spalle. Sta tremando, è evidente. Ed io non so cosa fare. Se ora l'avvicinassi mi respingerebbe...
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Famiglia Black, Famiglia Malfoy, Narcissa Malfoy, Nuovo personaggio, Severus Piton | Coppie: Draco/Astoria, Lily/Severus, Lucius/Narcissa, Lucius/Severus, Severus/Narcissa
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
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Non sono un padre.

 

Ritorno al castello, che ormai il sole è alto nel cielo. Nella mia mente l'unico pensiero è che vorrei dimenticare questi ultimi giorni. Voglio tornare ad essere il freddo e arcigno professore di pozioni, senza cuore, almeno a detta di molti dei miei studenti. Voglio dimenticare Cassandra, suo fratello e persino Narcissa.

Mi dirigo sicuro verso i sotterranei. La quiete che si sente in questi tetri corridoi mi ha sempre fatto sentire a casa qui. Silenzio, c'è silenzio ovunque. La luce, tra queste mura di pietra, è di un sinistro verdognolo. Le lanterne non producono calore e non creano un ambiente confortevole e tiepido. Sono fredde. Sono verdognole e, soprattutto, sono adatte a me. Camminare fra questi corridoi mi sembra la cosa più naturale che io abbia mai fatto. Il suono lieve dei miei passi decisi sul pavimento di pietra mi tranquillizza anche nei momenti più bui.

Volto l'angolo che porta al mio ufficio e non mi serve più di qualche secondo per comprendere che qualcuno mi sta aspettando. Sono due le chiome bionde che posso distinguere persino da qui. Uno strano senso d'inquietudine mi pervade nel momento in cui riconosco i due ragazzini che mi guardano mentre mi avvicino.

"Signor Malfoy, signor Selwyn, mi stavate aspettando?".

"Possiamo entrare, professore?", il più grande dei miei alunni interviene, precedendo Antares, e con il suo solito tono sicuro e, quasi, annoiato. Gli faccio un breve cenno col capo, permettendogli così di avere il mio assenso. Ho sempre ammirato l'educazione di Draco, che gli permette di mantenere un contegno adeguato a qualsiasi situazione, senza mostrare la minima traccia di umanità. In parte, credo, si tratti di talento naturale. Non solo, infatti, il ragazzo che ho di fronte è l'ultimo erede di una delle più grandi casate di maghi e, pertanto, educato sin da bambino a mantenere sempre uno solida compostezza ed un adeguato controllo di sé, ma è anche un occlumante ed un legilimens naturale. Questa sua caratteristica lo rende un muro inespugnabile, le sue emozioni non possono essere lette neppure da chi lo conosce bene. Persino sua madre, talvolta, mi ha prospettato i suoi timori per questa particolare dote del figlio. Narcissa, per quanto sia una Black, è prima di tutto una genitrice apprensiva e preoccupata per il suo unico cucciolo ed ha sempre avuto timore che la sua incapacità di dimostrare i propri sentimenti potesse impedirle di scoprire per tempo i suoi problemi ed aiutarlo come qualsiasi madre vorrebbe fare con la sua prole.

Dev'essere veramente dura, per una donna, vedere il proprio bambino indurirsi, giorno dopo giorno, anno dopo anno, sino a costruirsi una corazza dura e infrangibile. Lui non era così da bambino. Lo rammento, all'epoca frequentavo poco la loro casa, ma ricordo benissimo di aver pensato che quel piccolo essere umano era un libro aperto. Ora non lo è più e, forse, visto lo stato delle cose, è meglio così. Ora, io e lui, siamo molto più simili di quanto io sia mai stato con chiunque altro.

"Professor Piton, io... volevo sapere, se per caso, lei avesse qualche notizia di mia madre", Antares mi riscuote dai miei pensieri e non posso non chiedermi da quanto tempo sono qui a guardare il piccolo di casa Malfoy. Da tanto, probabilmente, visto che lui mi restituisce uno sguardo stupito e sconcertato.

"Non so nulla di diverso rispetto a quanto le ho già detto un paio di giorni fa. Sua madre è ancora incosciente, ma stabile. Stanno cercando di trovare una soluzione al suo stato ed una cura per la sua malattia", mantengo, per fortuna, un tono neutro e controllato.

"Posso vederla? La prego, me la faccia vedere", non so cosa rispondergli. Non dipende da me e lui non è neanche un mio studente.

"Mi dispiace, ma io...",

"Lei lo ha promesso!", vengo interrotto da quel ragazzino insolente e il mio impulso sarebbe di punirlo, ma comprendo il suo dolore e cerco di trattenermi, "ha promesso a mio zio di proteggermi".

"Ed è per questo che non posso permetterti di lasciare il castello e di vedere tua madre", con la coda dell'occhio posso vedere un guizzo di comprensione negli occhi di Draco, e la cosa mi preoccupa.

"Io voglio vedere mia madre", ora il suo tono ha assunto tutte le sfumature di un ordine, il piccolo Lord che si cela dietro quell'apparenza debole e malaticcia a quanto pare ogni tanto viene fuori.

"Io vorrei che i miei studenti fossero persone intelligenti e non delle teste di legno incapaci, ma, purtroppo, ho imparato presto che nella vita non sempre i nostri desideri si realizzano".

"Davvero sta paragondano il mio desiderio di vedere mia madre con il suo odio per gli studenti? Lei è veramente senza cuore come dicono, è un essere orribile", il suo scatto d'ira mi sorprende, non me lo aspettavo da lui, sembra così tranquillo come ragazzo, così poco propenso a perdere la calma, che le sue parole, per quanto non mi feriscano di certo un pò mi turbano.

"La prego di mantenere la calma, signor Selwyn, altrimenti mi vedrò costretto a punirla per la sua insolenza", eccoci qui, la montagna imperturbabile e irremovibile e l'uragano che tenta, con tutte le sue forze di sgretolarne l'armatura. Il gigante ed il bambino. Dobbiamo essere quasi paradossali, visti dall'esterno. Il suo dolore è così palpabile che, per l'ennesima volta nella mia vita, mi rendo conto di quanto possa essere pericoloso mostrarsi deboli. Il mio, al contrario, è sempre presente, da quando ho compiuto tre anni, ma rimane comunque sempre celato, nel più remoto angolo della mia mente stratificata.

"Mi chiede di mantenere la calma? Mia madre sta morendo", in uno scatto di furia cieca le sue mani si abbattono producendo un tonfo secco sul bordo nella mia scrivania e, come se vedessi tutto al rallentatore, con la coda dell'occhio percepisco una boccetta d'inchiostro che cadendo si infrange sul pavimento immacolato, mentre, quasi nel medesimo momento una calda goccia di acqua salata scorre lungo la guancia del ragazzo che si trova dinanzi a me, sino a poggiarsi, quasi con delicatezza al centro, fra i suo arti, sul legno di mogano scuro.

Non mi lascia il tempo di rispondergli, né per consolarlo, né per riproverarlo. Si volta di scatto e, raggiunta la porta in pochi passi, esce da questa stanza e, forse, dalla mia vita.

Rimaniamo noi, i due pezzi di ghiaccio. Io, seduto impassibile sulla mia sedia, con le mani delicatamente poggiate sui braccioli, la testa leggermente inclinata di lato e la postura rigida che mi caratterizza. Draco, con una gamba accavallata sull'altra, le mani rilassate sulle proprie cosce e il viso delicatamente rivolto verso il basso, con lo sguardo perso in un punto indefinito del mio desco.

Ho sempre trovato preoccupante questa sua abitudine, quando è tranquillo, di inclinare il viso verso il basso, quasi in un gesto di muta resa nei confronti del mondo, quasi volesse dire, almeno con i movimenti del suo corpo, che si è arreso alla vita molti anni fa. Il suo, infondo, è un dolore muto, non si vede, ma c'è, sempre e costantemente. Non ho mai compreso, appieno, che cosa gli faccia provare tanto struggimento, ma la sua malinconia, per quanto non sia visibile, è così forte da essere quasi palpabile.

"Avresti dovuto essere più delicato, Severus", un'affermazione. Semplice, concisa, ma piena di significato. Non vi è neanche un briciolo di accusa nel suo tono piatto. Solo una mera e cordiale costatazione.

"Avrei potuto", non posso che assentire.

È da diverso tempo che non siamo da soli in quest'ufficio. Draco ha sempre avuto l'abitudine di venire, qualche volta, a trovarmi, semplicemente per bere una tazza di té, il più delle volte senza rivolgerci alcuna parola. Trovando, forse, conforto, dalla presenza nella stanza di un'altra persona come lui.

"Una volta, Pansy, mi ha definito un freddo manichino senza cuore ed ha detto che, se non fosse per il fatto che mi ha visto sanguinare, avrebbe creduto che non vi è nulla che scorre nelle mie vene", deve averlo ferito, quella frase, anche se non lo mostra. Altrimenti, molto probabilmente, non l'avrebbe ricordata, ma persino in questo momento dal suo viso non traspare alcun emozione. Quanto vale una società che trasforma i suoi componenti in esseri senza cuore?

"Pensi che avesse ragione?", solo a lui, tra i miei studenti, mi rivolgo con toni così cordiali, ma, infondo, è sempre il mio figlioccio.

 

Aprendo la porta della sua abitazione, si trovò dinanzi all'ultima persona che si sarebbe aspettato di vedere, Lucius. Era dal giorno del matrimonio del suo amico, che non avevano occasione di vedersi, se non qualche volta di sfuggita al cospetto dell'Oscuro Signore. Era da qualche mese, ormai, che tradiva Lord Voldemort e faceva la spia per Albus Silente ed, in quel momento, avere dinanzi a sé l'uomo che gli aveva fatto conoscere il mago oscuro più pericoloso di tutti i tempi, gli fece provare un moto di rabbia. Riuscì a controllare a stento la tentazione di toccarsi il braccio sinistro in un gesto di stizza e di disgusto. Quel marchio, in quel momento, era così vivo sulla sua pelle, da provocargli quasi un dolore fisico, nonostante non fosse stato attivato per chiamarlo. La sua pelle in quel punto bruciava, per l'umilizione di essersi lasciato controllare da un uomo crudele e bieco.

"Lucius...", la sua voce riuscì a rimanere atona, mentre si spostava leggermente per far passare l'ospite, "cosa ti ha portato nella mia umile dimora?".

"Narcissa ha messo al mondo il mio erede, ieri sera. Draco, l'ho chiamato Draco ed è nato ieri sera alle ventidue".

"Mi felicito con te per la tua nascita", non riusciva a comprende perché non si era limitato ad un messaggio via gufo. Non poteva credere che fosse lì per annunciare la nascita del suo rampollo.

"E' un bel bambino, Severus, forte come i Black, ma d'aspetto è un vero Malfoy. Ha gli occhi grigi, però, tipici della famiglia di mia moglie. Spero solo che non cambino colore, ho sempre invidiato quegli occhi di ghiaccio", ghiaccio... sarebbe divenuta, negli anni, una parola sempre più adatta a descrivere lo spirito tormentato e freddo del giovane Malfoy.

"Draco? Scelta interessante. Hai messo sulle spalle di tuo figlio un bel fardello, dandogli il nome di una delle costellazioni più grandi dell'intera volta celeste".

"E' mio figlio. Mi aspetto molto da lui e sono certo che non mi deluderà". Come al solito il suo vecchio amico dimostrava di avere poca considerazione per le altre persone. Nel corso degli anni le sue aspettative nei confronti di Draco sarebbero state sempre più opprimenti per il ragazzo.

"Non avevo dubbio alcuno sulle tue alte aspettative", mentre rispondeva gli stava porgendo un bicchiere di vino, prima di prendere anche il proprio ed accomodarsi nella poltrona di fronte a lui, dinanzi al camino.

"Sono qui per un motivo preciso, Severus. Ho riflettuto a lungo. Tu sei una persona capace, un ottimo mago, con abilità sopra la media", le lusinghe non erano mai servite a blandirlo, al contrario lo annoiavano, ma i modi di Lucius erano stati sempre molto pomposi, "e, soprattutto, i tuoi pensieri coincidono con i miei e le nostre idee politiche sono simili", idee politiche, dentro di sé aveva sorriso a quelle parole ed aveva avuto la tentazione di dirgli quanto quell'affermazione fosse sbagliata, "sono qui per chiederti di avere un ruolo nella vita di mio figlio. Sei mio amico ed amico di mia moglie. Narcissa ed io abbiamo riflettuto e non vi è persona più adatta di te ad assumere la posizione di padrino di Draco".

Non aveva parlato per diversi secondi, chiedendosi se fosse impazzito o se stesse facendo quella proposta seriamente. Lui, un mezzosangue di basso livello, fare da padrino all'erede delle più potenti casate magiche.

"Molte persone sarebbero più idonee a questo ruolo".

"Noi vogliamo te e non accetteremo un no come risposta".

 

Non so come mai, proprio in questo momento quei ricordi siano riaffiorati nella mia mente, forse, semplicemente, perché ora lui mi sta chiedendo di assumere quel difficile ruolo. Mi sta, implicitamente, chiedendo di tranquillizzarlo, comprenderlo e, forse, consolarlo.

"Non sono di ghiaccio, Severus. Come, d'altronde, non lo sei neanche tu. Semplicemente so quanto possa far male mostrarsi deboli e non voglio concedere un facile accesso a chi non aspetta altro per pugnalarmi".

Sono parole dura, soprattuto se pronunciate da un ragazzo di appena quindici anni. Sono ancora più tetre se si considera che il giovane che mi siede di fronte viene considerato privilegiato dai suoi coetanei.

"Non sei troppo giovane, per sapere cosa significhi essere pugnalati al cuore?".

"Sono un Malfoy. No, non sono troppo giovane per proteggermi e per proteggere la mia famiglia", mi sembra di sentire me alla sua età, qualcuno avrebbe dovuto proteggere entrambi, ma non lo ha fatto, "vorrei potermi permettere di essere spensierato e senza necessità di una corazza di dura pietra, ma non posso. Nessuno avrebbe pietà di me, Severus. Non ho alcuna intenzione di permettere ad altri di distruggermi".

Fa quasi male sentirlo parlare così, ma mi rendo conto che è saggio, infondo, da parte sua comportarsi in questo modo. Sappiamo entrambi che si trova in una posizione delicata e che potrebbe volerci veramente poco perché la sua famiglia si distrugga con le sue stesse mani. Ed è vero, in tanti non aspettano che di scoprire un punto debole nei Malfoy, per colpire ed affondare una casata così potente.

"Temo che tu abbia ragione".

"E' il peso della forza che ha la mia famiglia nel mondo magico. A volte vorrei che qualcuno ci passasse, anche solo per pochi minuti, è che capisse quanto è pericoloso essere un Malfoy".

"Ti riferisci a qualcuno in particolare, Draco?", sorrido, avendo colto la sua allusione.

"Sai quanto lo detesto, non è di certo un mistero".

"Ti ho sempre detto che non è saggio detestare apertamente un ragazzo che viene tenuto in così alta considerazione dal mondo magico".

Scoppia a ridere ed è da così tanto che non sento quel suono che, un pò, mi scalda il cuore. Mi sono affezionato a questo ragazzo e, quando rivedo in lui il bambino gioioso che era un tempo, ne sono sempre felice. Non lo ammetterei mai, è ovvio, ma tengo a questo piccolo smorfioso ed arrogante purosangue.

"Proprio tu parli? Tu che lo odi con tutto te stesso e non fai assolutamente nulla per dissimulare il tuo astio?".

"Non hai tutti i torti, ma sai benissimo quanto mal sopporti l'incapacità e l'inettitudine".

"Oh... sì! È evidente a chiunque ti ha visto, anche solo per una lezione, nella medesima stanza con Paciock", una smorfia di disgusto si dipinge, involontaria, sul mio volto. È vero. Ho sempre odiato quel ragazzino impacciato, ma per motivi che Draco neanche può immaginare, oltrechè, ovviamente, per la sua incapacità e goffaggine.

"E' evidente che anche tu lo detesti, anche se non mi è chiaro cosa ti ha mai fatto quel ragazzino", me lo sono chiesto molte volte. È un grifondoro, ma è pur sempre di famiglia purosangue e, a dir la verità, esclusi i Weasley, il mio pupillo, solitamente, rispetta i membri di famiglie così antiche.

"Vuoi la verità?", non mi aspettavo che me la offrisse così, senza protestare.

"Sai bene che ogni cosa detta qui dentro, rimane qui. Abbiamo fatto un patto tempo fa, lo ricordi?".

"Lo ricordo bene e, prima o poi ti chiederò di onorare quel patto", nel suo sguardo duro vi è qualcosa che mi spaventa in questo momento, "lo invidio. E no, non sto scherzando. La verità è che lo invidio Severus. Non posso impedirmi di farlo. Lui ha tutto quello che vorrei avere io. È un purosangue, ma non ne sente il peso e vorrei tanto poter dire lo stesso, ma non è così per me", non me lo aspettavo e lo sconcerto sul mio viso dev'essere evidente, perché lui distoglie lo sguardo palesemente imbarazzato. Il rossore sul suo viso pallido, seppur lieve, spicca ancora di più.

Non mi da il tempo di rispondere, poiché si alza e mi volta le spalle, quasi si fosse pentito di aver pronunciato quelle parole.

"Ora è meglio che vada, tu sicuramente hai molte cose da fare, ed io... sarà meglio che vada a cercare e calmare mio cugino, prima che decida di fare qualche sciocchezza". Esce con grazia ed eleganza dalla stanza, vorrei che facesse lo stesso dalla mia vita, ma non so se riuscirei a sopportarlo. Ricordo ancora la mia reazione alla richiesta di Lucius, la frase che pronunciai quel giorno.


"Io non sono un padre, Lucius. Non puoi chiedermi di esserlo per tuo figlio".

 

È vero, io non sono un padre e Draco, di sicuro non mi permetterebbe di esserlo per lui.  


***



Ringrazio molto tutti coloro che leggono e sopratutto coloro che commentano questa ff, ed in particolare Manu75, amas95 e Morgana_Altea, per le loro recensioni incoraggianti.
Spero di avere dei riscontri anche a questo di capitolo e soprattutto che piaccia a molti.

   
 
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