Sono due anni, ormai, che il mondo mi passa davanti. Ho dovuto adeguarmi al ritmo frenetico della vita, a imprevisti, attese sfiancanti, sogni infranti e speranze neonate – ma mi sta bene, mi piace. Non devo dipendere da nessuno, sono in grado di cavarmela da sola, finalmente, e questa è la mia vittoria.
"Mi scusi, quel bambino è con lei?"
A volte, però, ci sono momenti in cui l'ossigeno tramuta in acido corrosivo. Momenti in cui i polmoni sanguinano, il petto si buca e gli occhi si fanno di vetro.
Vorrei non vedere. Vorrei non poter più sentire.