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Autore: EmilyW14A    06/10/2016    3 recensioni
Succede spesso di convincerci che le persone ci guardano e critichino ogni singola cosa che facciamo, ma non è così. La verità è che gli esseri umani sono tutti perfettamente egoisti e non hanno tempo da dedicare agli altri, anche se si tratta di uno sconosciuto seduto nel sedile davanti sul treno. Noi ci convinciamo che gli altri passino il loro tempo a commentare i nostri abiti, i nostri capelli, i piercings, i tatuaggi, i nostri lineamenti, il nostro fisico; in realtà nessuno si sofferma veramente a giudicare cosa fanno gli altri. Nonostante ciò, in questo momento non riesco a togliermi di dosso la sensazione che tutti i passeggeri della metropolitana si siano accorti di quello che ho appena fatto e mi stiano fissando con sguardo indagatore. Cerco di darmi velocemente un contegno, sistemo la camicia e la giacca, e proseguo nel mio cammino. Controllo l'orologio e mi accorgo che tra meno di due ore devo iniziare il turno a lavoro. Decido di fermarmi qualche fermata prima per pranzare in un posto tranquillo. Ho bisogno di riflettere da solo su tutto quello che è appena successo.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Reita, Ruki, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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VIII.












“Masami hai visto Yuu-san?” chiedo alla mia collega. Masami è una ragazza dolcissima e molto sorridente. Ogni volta che sorride, appaiono al centro delle sue guance due fossette che rendono la sua risata allegra e sincera. Ha i capelli di un biondo platino molto appariscenti, non è molto alta ed è un po' robusta, ma è una ragazza decisamente carina e adorabile. Adora il rosa e lo si può dedurre dal suo modo di vestire e dai suoi accessori. In quattro anni che la conosco penso di non averla mia vista arrivare a lavoro senza almeno un capo d'abbigliamento del suo colore preferito. Persino il suo telefono e il suo iPad sono rosa confetto. È un'ottima pasticcera ed è gentilissima con i clienti. La signora Wazuka la adora e sono sicuro che è la sua dipendente preferita. Non si è mai assentata da lavoro, è sempre in anticipo e lascia il locale sempre qualche minuto dopo la fine del suo turno. Io e Yuu ci troviamo benissimo a lavorare con lei anche se a volte è un po' troppo chiacchierona. Adora i dorama e passa buona parte del tempo a raccontarci ogni singolo episodio delle sue serie tv preferite mentre stiamo cucinando.
“Non so, l'ho visto uscire con un pacchetto di sigarette tra le mani. Probabilmente si è preso una pausa sigaretta. Tu stai staccando?” chiede lei sorridente rovistando alcuni ingredienti nel frigorifero.
“Sì Masami-san, ci vediamo domani!”
“A domani Suzuki-san! Otsukare” mi lancia una risposta dall'interno del freezer dei gelati e io sorrido di rimando.
Esco dalla porta sul retro e trovo Yuu intento a godersi la sua sigaretta. Lo saluto con un cenno e lui mi fa segno di fermarmi. Aspira profondamente e prende la sigarette tra le dita. Le sue labbra si piegano in un sorriso.
“Dove vai di bello?”
“Da nessuna parte” dico accendendo il mio iPhone.
“Sei sempre il solito misterioso eh, Suzuki?” dice ridendo.
“E tu sei sempre il solito fumatore accanito?” rispondo punzecchiandolo.
“Non ho ancora capito se tu sei mio collega o se mia madre ti ha assunto come medico personale che controlla ogni singola cosa che fumo o bevo”
Rispondo alzando il dito medio e lui mi fa una linguaccia. Adoro scherzare con Yuu perchè è una di quelle persone che non si prende mai troppo sul serio. Mi ricordo che la mia insegnate di giapponese alle elementari disse che nella vita non bisogna mai prendere le cose troppo sul serio se non si vuole finire a piangerci addosso. A volte è meglio lasciarsi scivolare le cose addosso come quando sfreccio sulla mia moto e mi lascio scivolare addosso il panorama urbano di Tokyo. Ironizzare significa sentirsi liberi. Già, bella cosa la libertà. Tutti gli uomini la cercano e la bramano. Ma alla fine...siamo veramente liberi? E la libertà coincide con la felicità? Molte volte le due cose sono tremendamente opposte. Questo è un po' il senso della vita. Valli a capire questi grandi interrogativi. Vorrei seguire l'esempio di mio nonno. Il vecchio Suzuki passava le giornate della sua vecchiaia seduto su una sedia a sorseggiare birra e giocare a scacchi. Era sempre di buonumore ed era difficile trovarlo annoiato o irritato. Improvvisamente sento la sua mancanza; vorrei abbracciarlo.
 “Ci vediamo domani Suzuki-san” dice Yuu salutandomi calorosamente.
Mi avvio verso casa e affretto il passo. Prima torno nel mio appartamento e prima posso fare quello che mi sono prefissato da un paio di giorni. Prendo la metropolitana al volo e decido di non sedermi; mi infilo le cuffie e lascio partire la riproduzione casuale. Sopra le note violenti e rozze dei Ramones ripercorro mentalmente tutto il piano che ho escogitato la notte prima.
Quel giorno che ho osservato quel bambino e quella madre sul bus ho avuto un'ottima illuminazione. Quando il bambino ha indicato quel grosso poliziotto in uniforme ho capito tutto. Ho come avuto la sensazione che qualcuno mi porgesse la mano e sapesse esattamente di cosa avessi bisogno. Mi è tornato tutto alla mente. Yoshinori Harada. Il mio vecchio compagno di classe e vicino di casa. Era un ragazzo dolcissimo e simpatico e andava molto d'accordo con me e Kouyou. È sempre stato un tipo alla mano, uno di quelli che sorrideva sempre e che non si impicciava troppo dei fatti degli altri. Quando notava che ero triste o arrabbiato semplicemente non mi parlava; mi guardava con aria afflitta e triste come se provasse i miei stessi sentimenti. Yoshinori è sempre stata una persona sensibile, empatica e onesta. Quando uscivamo da scuola ci trovavamo nelle aule studio della biblioteca di quartiere per studiare insieme. Facevamo la strada di andata e di ritorno insieme e quando fuori era una bella giornata giocavamo insieme a pallone nel cortile. È stato uno dei miei più cari amici insieme a Kouyou. Ci scambiavamo i manga e i modellini dei nostri eroi preferiti. Spesso lo invitavo a casa mia a dormire e guardare film horror e lo stesso valeva per lui. Ricordo che sua madre preparava spesso una torta di pan di spagna deliziosa ed è stato proprio grazie a lei che mi appassionai così tanto alla pasticceria. Quando avevo 16 anni decisi che quello sarebbe stato il mio lavoro: come io ero sempre felice e di buonumore sapendo di assaggiare una torta, così promisi a me stesso di diventare da grande una persona che potesse far felici gli altri cucinando dolci e manicaretti. A pensarci bene ricordo che Yoshinori sapeva suonare benissimo il pianoforte perchè suo padre era laureato al conservatorio e quando andavo a casa sua mi faceva sempre assistere mentre suonava le sue composizioni preferite.
Io e lui ci perdemmo di vista per molti anni, anche se ci siamo scambiammo il numero di telefono. Quando io decisi di entrare nella scuola di pasticceria, Yoshinori si iscrisse ad una graduatoria per entrare a far parte del corpo di polizia. Mi ricordo che quando era un ragazzino mi ripeteva spesso che il suo sogno era quello di fare il poliziotto e di mantenere la giustizia nel mondo. Passò il concorso con un ottimo risultato e diventò un poliziotto a tutti gli effetti entro pochissimo tempo. Proprio a causa dei suoi impegni lavorativi, iniziammo a frequentarci sempre più raramente. I suoi turni notturni lo costringevano a dormire per molte ore tdurante utto il giorno e così alla fine finimmo per non vederci quasi più. Quando poi mi ammalai mi trasferii nel centro di Tokyo per potere seguire meglio la terapia che stavo effettuando e così da quel giorno finì ogni tipo di rapporto tra noi. Ci scambiammo ancora gli auguri di Natale e di Buon Anno, tuttavia non avemmo mai occasione di vederci. Yoshinori venne a sapere del tumore tramite mia madre che, senza il mio consenso, lo mise al corrente della mia situazione. Si presentò a casa mia qualche anno fa con un mazzo di fiori, una scatola di biscotti alla mandorla e una faccia triste e afflitta. Era così dispiaciuto per non avermi potuto aiutare. Mi disse che avrebbe fatto di tutto per darmi anche solo un po' di supporto. Mi promise di potermi rivolgere a lui per qualsiasi evenienza e mi disse chiaramente di non farmi problemi a chiedergli aiuto o anche solo un po' di compagnia. Da un paio di anni siamo tornati amici anche se i nostri impegni quotidiani ci costringono ad incontrarci solo poche volte in un anno.
Infilo la chiave nella toppa e giro a destra energicamente, spingo la porta ed entro in casa. Mi sono preparato mentalmente un discorso preciso ed accurato e non posso perdere o sbagliare nemmeno una parola. Ho bisogno dell'aiuto di Yoshinori e voglio credere che lui possa veramente aiutarmi. Lui è un poliziotto ed è l'unica persona che può aiutarmi ad avere delle informazioni. So che è una cosa illegale, ma lui è mio amico e non potrebbe mai dirmi di no. Se riesco a convincerlo posso dire di aver praticamente raggiunto il mio scopo e a quel punto mi sentirò veramente orgoglioso di me stesso. Osservo il telefono da lontano. Vado in cucina e ingoio una pasticca, bevo dell'acqua e faccio dei profondi respiri. Raccolgo tutto il coraggio e tutta la determinazione possibile e afferro il mio iPhone tra le mani. Compongo il numero nervosamente mentre ripenso a tutto quello che devo dirgli. Attendo in linea.
“Moshi moshi” la sua voce spontanea e bassa mi accoglie calorosamente.
“Moshi Moshi, sono Suzuki-san”
“Oh! Akira! Come stai? Mi fa così tanto piacere sentirti”
“Grazie Harada-san, fa piacere anche a me sentire la tua voce. Io sto abbastanza bene, non mi lamento. Tu cosa mi racconti?” dico ingoiando la saliva nervosamente.
“Sono felice che tu stia bene. Anche io sto bene anche se sono perennemente stanco. Ma senti...come mai questa telefonata? Hai bisogno di qualcosa?” dice lui con tono gentile.
“Ehm...s-sì.” dico con voce flebile. Tossisco e riprendo a parlare. “Purtroppo è una storia lunga e non posso parlartene a telefono. Sei libero in questi giorni? Potremmo incontrarci alla stazione di polizia. So che i tuoi turni di lavoro sono molto particolari. In ogni caso ho davvero bisogno di parlarti e ho bisogno del tuo aiuto” solo dopo aver pronunciato queste parole mi accorgo di aver parlato troppo velocemente e forse ho lasciato trasudare troppo nervosismo e rabbia. Non vorrei che Yoshinori si preoccupasse inutilmente.
“Va bene Akira-san! Sono qui a tua disposizione. Ma è qualcosa di grave? Comunque io stacco verso le 20 ma rimango ancora un'ora dentro l'edificio per chiudere tutti gli uffici e la luci di ogni piano. Se non è troppo scomodo puoi passare di qui e poi andiamo a bere una birra da qualche parte”
“Nulla di grave Yoshinori, non preoccuparti. Domani sera è perfetto! Passerò verso le 20.30 alla stazione di polizia. A domani.”
“A domani Akira”
Riattacco la chiamata e sento il respiro affannato. Guardo fuori dalla finestra: un raggio di sole entra dalla tenda scostata portando con sé una scia di granelli di polvere che danzano nell'aria. Osservo quello scenario sovrappensiero.
'E' stato più difficile del previsto'





 
*



 


Il display del mio iPhone segna le 20.29. Sono in piedi davanti all'entrata principale della stazione di polizia e fisso nervosamente il portone e i numerosissimi citofoni. Busso violentemente per farmi aprire. La grande porta di legno rimbalza sotto i miei pugni e rimbomba per tutto il cortile. Nonostante le temperature si stiano alzando, il Sole è già tramontato da un bel po' per lasciare spazio ad un cielo dipinto di colori scuri; un panorama mozzafiato. Aspetto con ansia per minuti interi. Finalmente qualcuno viene ad aprire. Yoshinori mi abbraccia immediatamente. Non ricordavo fosse così grosso.
“Ciao Yoshinori! Sono contento di vederti!” lo osservo. Ha i capelli rasati quasi totalmente, la faccia sorridente e qualche ruga di espressione.
“Ciao Akira! È un piacere vederti. Come stai? Vuoi entrare? Devo finire di sbrigare ancora alcune cose. Oggi tocca a me il turno di chiusura e purtroppo devo chiudere ogni singolo ufficio di tutti e sei i piani” dice con faccia afflitta.
“Non preoccuparti Harada-san, piuttosto...siamo da soli? Vorrei parlarti il prima possibile”
“Sono completamente solo...puoi dirmi quello che vuoi”
Entriamo dentro il grande dipartimento di polizia, attraversiamo il cortile e entriamo in una piccola porta. A sinistra noto una piccola cabina di legno bianco smaltato, con un grosso vetro e un piccolissimo tavolino all'interno.
“Questa è la reception. A volte tocca a me stare tutto il giorno lì di turno e non ti immagini la noia. E io che da piccolo pensavo di ritrovarmi a correre dietro ai malviventi e a trovarmi in mezzo alle sparatorie. Invece la maggior parte del tempo mi annoio un sacco. Ma non posso lamentarmi.”
Sorrido guardando l'ambiente intorno a me. Il corridoio è scarno e poco arredato. Alle pareti sono appesi dei quadri di foto molto vecchie che ritraggono giovani poliziotti nelle loro uniformi. Tutte le foto sono in bianco e nero e osservandole sento che quelle immagini mi lasciano un senso di nostalgia dentro. Come qualcosa che è passato e di cui non ho avuto conoscenza. Qualcosa che non ho potuto afferrare. Percorriamo un pezzo del corridoio per poi girare a sinistra ed entrare in una piccola stanza adibita come studio.
“Questo è il mio piccolo studio” dice con un piccolo tono di orgoglio nella voce. Noto sulla scrivania due graziose cornici contenenti due foto che raffigurano la sua famiglia: scorgo uno Yoshinori sorridente abbracciato a sua figlia e sua moglie. La stanza è illuminata solo da una piccola lampada appoggiata sull'estremità sinistra del tavolo. L'atmosfera sembra molto tranquilla e silenziosa e questo mi rilassa moltissimo.
“E' molto bello qui. Sembra un posto così pacifico. Mi piace”
“Ti ringrazio. Ammetto di trovarmi molto bene. Quando sono nervoso mi piace chiudermi qui dentro. Firmare fogli e documenti diventa piacevole quando non vuoi avere a che fare con le persone. Ma sto parlando troppo....dimmi Akira, dimmi tutto.” dice lui sedendosi e guardandomi con aria interessante. Mi schiarisco la voce tossendo un paio di volte. Raccolgo tutto il coraggio possibile.
“Yoshinori. Io e te ci conosciamo da una vita. Siamo sempre stati migliori amici e solo noi sappiamo quanto siamo stati importanti l'uno per l'altro. La tua famiglia è stata la mia famiglia e viceversa. Ho sempre avuto fiducia in te e spero sia altrettanto per te, anche dopo quello sto per dirti. Ti chiedo solo di non giudicarmi.
Tu sai che sono stato malato di leucemia per quasi due anni. Dopo la guarigione ho subito un trapianto di midollo osseo e solo grazie a questo trapianto sono sopravvissuto e sono vivo tutt'oggi. Nessuno dei miei familiari ha contribuito alla mia guarigione. Mia madre non ha potuto donarmi il suo midollo osseo e nemmeno mia sorella. Così, per non so quale ragione, ho avuto l'enorme fortuna di trovare un donatore compatibile. Quel donatore mi ha permesso di essere qui ora e di poter parlare con te in questo momento. Se non fossi stato così tanto fortunato, a quest'ora sarei già sotto terra. Probabilmente stai già capendo dove voglio andare a parare. Ebbene è così. Sono mesi che lo sto cercando. Sono disposto a cercarlo per tutto il Giappone se occorre. Mi sento come se ci fosse una calamita da qualche parte che mi sta lentamente trascinando verso di sé. È più forte di me e non posso mollare tutto ora. Dopo settimane intere di ricerca ho finalmente trovato alcune informazioni ma purtroppo non è abbastanza. Io ho solo bisogno di un nome e di un indirizzo.
Ora. Tu sei un poliziotto. I vostri computer e i vostri server possiedono tutti gli identikit di ogni singolo cittadino giapponese. Ho bisogno del tuo aiuto. Puoi chiamarmi coglione e bastardo quanto vuoi, ma te lo dico subito: sono disposto a tutto.”
Dopo aver finito di parlare mi rilasso sulla mia sedia sentendomi molto leggero. Mi sembra quasi di essere disteso su una nuvola. Ho tirato fuori tutto quello che avevo dentro e non mi importa se tra pochi secondi Harada mi sbatterà fuori. Non rimpiango nulla.
Un silenzio fastidioso si insinua tra noi. Yoshinori fissa dritto un punto davanti a sé senza proferire parola. Ha le sopracciglia aggrottate e la bocca serrata. La sua espressione, da prima serena, si è trasformata lentamente e la sua faccia corrugata tradisce le sue emozioni. Nonostante la poca illuminazione scorgo molte rughe di espressione sul suo volto.
“Akira. Ti ringrazio per esser stato così sincero con me. No, non ti giudicherò per quello che stai facendo e no, non perderai mai la mia fiducia. Ma quello che mi stai chiedendo è qualcosa di veramente grosso.” dice lui con voce pacata.
Tiro un sospiro rassegnato. Sapevo già cosa mi aspettava. Anche la mia ultima speranza si è spenta come un mozzicone di sigaretta abbandonato sul portacenere.
“Capisco. Beh almeno ci ho provato. Ripeto: sono disposto a tutto per raggiungere il mio scopo. Quindi probabilmente tra qualche settimana mi troverai disteso su un materasso malconcio con il culo al fresco in un carcere qui vicino. Passami a salutare ogni tanto però” dico sorridendo nervosamente. Non mi sono mai uscite bene le battute nei momenti di tensione.
Yoshinori sorride e poco dopo scuote la testa come a voler negare qualcosa.
“Ah, Akira...Akira. Cosa devo fare con te? Lo so che sei un testone. Lo sei sempre stato. E se per caso dovessi finire dietro le sbarre, voglio essere io ad accompagnarti.” dice ridendo e tirando un grosso calcio al tavolo. Quel tonfo sordo rimbomba per tutta la stanza e la lampada scuote violentemente il fascio di luce, unica fonte di illuminazione di quell'ufficio.
“Hai qualcosa dietro con te? Che tipo di informazioni hai ricavato?”
“Eh?”
“Hai detto di esser riuscito a trovare qualcosa. Vediamo.” dice lui sporgendosi in avanti sulla scrivania e appoggiando i gomiti sul tavolo.
“M-Ma quindi tu vuoi...”
“Sì Akira. Ma solo perchè sei tu. E solo perchè siamo soli e non c'è nessuno. E solo perchè sei un vero stronzo e non posso fare a meno di aiutarti”
Alzo il braccio involontariamente e stringo forte la sua mano in un pugno in maniera amichevole. “Sei un amico Yoshinori.” dico con voce seria.
Lo sento tossire per scaricare la tensione e assumere poco dopo un'espressione seria. “Però ora muoviti a tirare fuori l'occorrente o ti arresto!”
Scoppiamo a ridere entrambi. Quelle risate mi riportano ad un tempo lontano. Io e lui a 15 anni quando giocavamo spensierati nel parco con i nostri skateboard per ore intere. Non smettevamo nemmeno quando le nostre ginocchia erano piene di graffi e lividi.
Tiro fuori dalla mia borsa i documenti e la piccola fototessera.
“Questo è tutto quello che ho. Una fototessera sbiadita e poche informazioni che ho appuntato su un foglio.” gli porgo l'occorrente mentre parlo. Afferra i documenti e li osserva con cura. Dopo averli letti alza il volto verso di me.
“Sei fortunato ad avere una fototessera. Posso fare uno scanner e chiedere al server di compiere una ricerca tramite riconoscimento facciale. Inoltre l'altezza e l'età possono aiutarci ancora di più” mentre mi rivolge queste parole si allontana dall'orlo del tavolo sulla sua sedia girevole per andare ad accendere un grosso pc posato su un tavolo alla sua destra. Dopo pochissimi secondi inserisce una password di accesso e alcuni codici di sicurezza. Accende un grosso scanner ed una stampante che appena ero entrato nella stanza non avevo notato. Quel pc è così grosso che prende spazio per un mobile intero. Yoshinori prende la piccola fototessera e la inserisce nel grande scanner. Dopo qualche attimo si apre una finestra sullo schermo dove appare l'immagine della fototessera riempiendo tutto la superficie del monitor. Guardo attentamente ogni singolo passaggio: Harada-san apre un programma molto sofisticato e complesso in cui inserisce tantissimi codici per entrarvi. Carica l'immagine, inserisce i pochi dati che gli ho dato e clicca su un grosso pulsante su cui è scritto 'CERCA'. Il server inizia la ricerca e a giudicare dalla barra vuota che appare in alto a destra capisco che ci vorrà un bel po' di tempo prima che si riempia totalmente e concluda la sua ricerca.
“Bene, ecco fatto. Quando questa piccola barra avrà raggiunto il 100% la ricerca sarà conclusa. Ci vorrà un bel po'; ora dobbiamo solo armarci di pazienza.” dice lui alzandosi dalla sua poltrona girevole. Mi alzo anche io e lo seguo nel cortile.
Dopo quasi due ore, sette sigarette e qualche sbadiglio rientriamo nel suo studio. Yoshinori si dirige velocemente al computer e schiaccia velocemente una sequenza di tasti.
“Ci siamo! Lo abbiamo trovato Akira” dice lui sorridendomi.
Per un attimo sento il cervello spegnersi. Mi riprendo rapidamente cercando di rimanere il più lucido possibile.
“Cazzo. Dimmi tutto Yoshi-san.”
“Si chiama Matsumoto Takanori, età 34 anni. Statura: un metro e sessantadue. Capelli castani e corporatura minuta. È nato nella prefettura di Kanagawa dove vive e lavora. Il server mi dice che è iscritto da quasi dieci anni all' 'Associazione Nazionale Donatori di Midollo Osseo'. È lui.”
“E' assolutamente lui” ribadisco fissando insistentemente lo schermo.
“Pure la foto corrisponde guarda.” dice aprendo una foto. È la stessa fototessera che possiedo, ma molto più nitida e dettagliata. Non ci sono dubbi. È lui. Non ho neanche il tempo di realizzarlo che Yoshinori mi porge in mano un pacco di documenti.
“Ecco qua Suzuki. Ti ho stampato tutto, foto compresa. Ti ho reso anche i documenti che mi avevi consegnato prima. Ora hai tutto.”
Prendo i documenti tra le mani richiudendoli immediatamente nella mia borsa come fossero preziosi lingotti d'oro. Fisso il mio amico senza pronunciare una parola. Lo abbraccio forte istintivamente regalandogli una grossa pacca sulla schiena.
“Ti voglio bene Yoshinori. Non dimenticherò mai quello che hai fatto per me. Grazie. Grazie e ancora grazie”
“Prego Akira. Anche io ti voglio bene.” dice guardandomi. Si crea un silenzio complice tra di noi che viene interrotto subito dopo dallo squillo di un telefono. “Cazzo, è mia moglie che mi sta chiamando. Non pensavo di fare così tardi.” afferma lui tastandosi le tasche della divisa e recuperando il suo smartphone.
“Non voglio disturbarti ulteriormente...Ti lascio alla tua bellissima famiglia Harada-san. Grazie per tutto. A presto!” dico uscendo in fretta dalla stazione di polizia. Mi allontano, senza farmi vedere da nessuno, dal grande portone sparendo nell'umidità della notte.





 
*







“Hai intenzione di andarci?” mi chiede Kouyou appoggiando la birra sul tavolo di vetro del mio soggiorno. Appoggia la schiena sullo schienale del divano e si gratta il mento barbuto pensieroso.
“Certo...devo solo trovare il coraggio e le parole giuste. Però non nascondo che sono davvero molto nervoso. Sono molto incerto sul da farsi.” dico abbandonandomi contro il morbido schienale del divano. Mi sento stanchissimo. Dopo aver incontrato Yoshinori, ho passato una settimana molto stressante. Mi sono concentrato così tanto sul lavoro che non ho avuto il tempo di andare in palestra né allenarmi a casa.
“Ma sei impazzito? Yoshinori ti ha aiutato, ma ora sei tu che devi fare l'ultimo passo. E non puoi tirarti indietro proprio ora. Dopo tutti i sacrifici che hai fatto e dopo tutte le porte in faccia che hai ricevuto” dice lui stendendo i piedi sotto il tavolino.
“Lo so. Non gli sarò mai grato abbastanza. Ma non è così semplice Kou. Non posso andare lì e dirgli 'ehi ciao senti tu mi hai donato il midollo osseo, volevo dirti grazie'. Se lo facessi, come minimo finirei per ritrovarmi con un occhio viola o con un segno di una mano sulla guancia. Devo capire come posso mettermi in contatto con lui.”
Vedo Kouyou soffermarsi a pensare. Stringe la bocca in un simpatico broncio mentre continua a grattarsi il mento. Poi si volta verso di me. “Mi hai detto che lavora in una biblioteca o qualcosa del genere, giusto? Beh direi che la scusa è abbastanza semplice.  La tua libreria è abbastanza a secco di libri e  tu hai letto tutti i gialli in circolazione. Ti occorrono altri libri” dice lui con aria di sufficienza come se avesse appena pronunciato la cosa più banale del mondo. Sorrido verso di lui aprendo distrattamente un'altra lattina di birra.
















/lancia biscotti alla cannella/ Buona sera! scusate il ritardo ma ho avuto una settimana da incubo e solo stasera ho un momento libero (perchè me lo sono imposto lol). Bene bene bene. Il nostro Akirone ha fatto grandi progressi. Ormai  è stato svelato tutto. Sappiamo il nome, dove abita e che lavoro fa. Ma secondo voi Akira ci andrà veramente? Se sì, cosa succederà? u__u lo so che avete già la vostra storielle in mente <: anche se non volete dirmela è_é Btw...Yoshinori è un personaggio interessate. Immaginatelo come un uomo sulla quarantina con un po' di pancia, robusto, i capelli quasi rasati completamente e un sorriso dolcissimo. Yoshinori è molto legato ad Akira e infatti ha deciso di aiutarlo nonostante l'illegalità della cosa. E che ne dite di Kouyou? *___* finalmente è comparso! Sembra un tipo sveglio u.u (confesso che è uno dei miei personaggi preferiti insieme a Masami) . Per oggi è tutto, ci vediamo tra pochi giorni 8^)
p.s. : preparatevi per il prossimo capitolo. non aggiungo altro. 
   
 
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