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Autore: Ginnever    08/05/2009    2 recensioni
Perchè?
Ginny afferrò rabbiosamente il lavandino gelato con le piccole mani.
Scuoteva la testa, convulsamente, confusamente, sofferente.
Perché, Hermione? Che cosa, ti ha spinto a fare una cosa tanto crudele? Una cosa così orribile…a Harry? A Harry?!
Lui ti ama….lui…ti ama….
Una lama fredda come quel lavandino le trafisse il petto, all’altezza del cuore.
Harry…
Il pensiero di poterlo veder soffrire, la uccideva.
*Salve a tutti! Questa è la mia prima shot, e per me sarebbe importante sapere cosa ne pensate, essendo appunto la prima^^ Cmq ringrazio già in anticipo chiunque abbia voglia di leggerla xD Spero vi piaccia! Saluti a tutti, Ginnever^^*
Genere: Romantico, Suspence, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Harry/Ginny
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti ^^.
Credo di dovervi delle scuse per il mio lunghissimo periodo di assenza, che per me però è stato inevitabile, dato che avevo perso tutti i dati e non avevo più un mio pc funzionante. Ora finalmente ce l’ho e tornerò a postare come mai avevo fatto prima ^^ Promesso!
 
Con la speranza che questo capitolo sia di vostro gradimento – a me non convince molto, ma spero in un giudizio diverso da parte vostra XD -, vi saluto e vi lascio alla lettura.

Ah! Avviso che sto per pubblicare una one-shot o short fic, ancora devo decidere, lemon, e sempre Harry/Ginny. Vi invito a  leggerla e commentarla quando la pubblicherò! ^^
Grazie di cuore!

Ora non vi rompo più, giuro XD

Buona lettura,
Ginnever

Ps: Alle recensioni di questo capitolo risponderò per mail! **




*Burning Emerald*






Giunta all’entrata dell’albergo illuminato, Ginny Weasley si fermò. I suoi occhi fissavano qualcosa che non vedeva davvero, mentre pensieri dolorosi vagavano nei meandri della sua mente, come barche ormai andate alla deriva nell’oceano dei ricordi.
Chiuse gli occhi e sospirò. Attese qualche secondo prima di avanzare verso la splendente porta a vetri scorrevole dell’hotel, controllata a vista da un facchino impeccabile, che però in quell’occasione le risparmiò altre occhiate poco amichevoli, limitandosi ad ignorare il suo strano atteggiamento.


Una volta entrata nell’elegante edificio, la rossa non badò a niente e a nessuno, procedendo a passo spedito, come se avesse i paraocchi.
Come ignorò le urla dei bambini che giocavano all’ingresso, non fece neanche caso ai richiami insistenti del ragazzo al bancone, che sbracciandosi provava a fermarla, essendo lei già pronta a salire le scale.

“Ehi, signorina!” urlò il ragazzo, correndo verso la rossa, che a quel punto non potè più far finta di niente e, un piede sul primo scalino, si voltò.
“Sì?”
“Non può salire se non alloggia qui. Cerca qualcuno?”
Il ragazzo si ricordava dell’ ultima visita di Ginny dal tono irritato della sua voce.
“Sì. - Fu la risposta secca di Ginny, che si voltò di nuovo e riprese a salire le scale.
Al terzo scalino, però, il biondo le ostacolò la strada, superandola e impedendole di avanzare.
“Le ho appena detto che non può salire. Chi cerca?”
“La signorina Granger.”
Senza esitare, il ragazzo rispose con una leggera nota di sfida nella voce.
“Non può vedere nessuno, ora.”
Ginny alzò un sopracciglio, cominciando ad innervosirsi.
“Come, prego?”
“Ha sentito bene. Ora non la può vedere.”
Ginny arretrò di uno scalino. Il nervosismo stava lasciando spazio alla rabbia.
“Io devo vederla adesso. E’ importante.”

Il ragazzo scosse il capo con aria solenne, incapace di comprendere la gravità della cosa e il pericolo in cui si stava cacciando, mentre la rabbia circolava come veleno nel corpo della rossa.
“Mi dispiace, dovrà aspettare che si liberi.”

Cos’era la rabbia in confronto a quello che stava provando Ginny in quel momento? Sicuramente un calmante.
Chiuse gli occhi e respirò sforzandosi di non urlare, prima di voltarsi e darla vinta al biondino, che, compiaciuto, si sfregò le mani guantate.
“La chiamerò io, non si preoccupi.”

La rossa agitò noncurante una mano. Della sua chiamata era l’ultima cosa di cui si sarebbe preoccupata.
Anche perché… Ginny spalancò gli occhi: una figura alta e snella stava ferma sulla porta a vetri dell’ingresso, lo sguardo attento e preoccupato.

“Harry?”

Si fissarono per attimi interminabili, le voci intorno a loro si annullarono e i due maghi restarono immobili a guardarsi come all’interno di un tubo vuoto e silenzioso.
Era come se si fossero incontrati in un universo parallelo, piccolo e muto, in cui mancava luce e calore, nonostante quest’ultimo però sembrasse essere prodotto dai loro corpi e dai loro sguardi… infuocati.

Ginny sentì una leggera scossa percorrerle il petto e scendere sulla pancia piatta e coperta. Non capiva. Che cosa le prendeva? Era solo… Harry.
Uno scintillio della durata di un secondo negli occhi smeraldini di lui attirò la sua attenzione, sorprendendola.
Vi aveva visto qualcosa, in quel bagliore. Qualcosa di… liquido? No, liquido era troppo. Sembrava più denso dell’acqua, più denso di ogni altro liquido che lei conoscesse. E anche più scintillante.
Che cos’era? Voleva sapere, voleva… toccarlo. Ne sentiva il dolce e stuzzicante profumo. Chiuse gli occhi impercettibilmente, beandosi delle piacevoli sensazioni che i suoi sensi le avevano permesso di provare.

Si riscosse solo quando Harry avanzò di un passo, spezzando in un attimo il nero che li aveva avvolti per pochi secondi insieme al calore irradiato direttamente dai loro corpi.
Con il ‘tubo’, sparì anche il liquido dai suoi occhi, seguito poi da tutte le altre sensazioni di piacere che trasmetteva.
L’aveva intravisto per un secondo, eppure era riuscita a distinguerne lo stato e il profumo.
E, ripensando a quella scintillante sostanza, Ginny non si accorse nemmeno che Harry le si era avvicinato tanto da poterle sfiorare una mano.
Di nuovo, una leggera scossa le percorse il corpo fragile, anche se stavolta la zona interessata era la schiena.
Vide Harry sorridere e tutta la rabbia che non ricordava nemmeno di aver provato, svanì in un istante.

Nel suo sguardo c’era qualcosa di diverso. Harry sembrava… puro.
Ginny invece… non ci capiva più nulla.
Se Hermione era occupata, probabilmente era con Draco. E se era con Draco, non poteva aver rivelato nulla al suo… ragazzo. Ma allora perché Harry fissava lei a quel modo? Perché la accarezzava e le sorrideva, come se non lo avesse mai fatto prima?
Prima…
Molti anni prima, ancora con Voldemort in vita, tutto ciò era normale. Le sue carezze, le sue attenzioni, i suoi sguardi. Normali.
Ma ora… ora che cosa significavano? Lui, in teoria, era fidanzato con Hermione. Con Hermione…
Che morsa terribile.
Che dolore, immenso e terribile dolore da sopportare. Ma ce l’avrebbe fatta. Sarebbe riuscita a rendere giustizia a l’uomo che amava e che avrebbe amato per tutta la vita.

Ginny chiuse gli occhi, rispondendo rapida alla carezza di Harry, il quale dapprima si sorprese, poi si sciolse in un caloroso e dolce sorriso.
Non il solito. Non il solito.
Ginny cercò di schiarirsi le idee e formulare una domanda di senso compiuto.
“Harry, tu… tu che cosa ci fai qui?”

La voce della ragazza si fece curiosa e calante. Harry non smise di sorridere.
“Ti ho vista dal bar che correvi. E ti ho seguita. Non sei… venuta al parco, oggi.”
E meno male, si disse fra sé il moro. Se lei avesse assistito alla scena pietosa tra lui e Hermione quel pomeriggio, non sapeva quanto grave sarebbe potuta diventare la situazione, ma di sicuro sarebbe stato molto imbarazzante.
Ginny abbassò lo sguardo. Non sapeva se sentirsi in colpa o meno. Fino a un attimo prima sarebbe stato ovvio il motivo della sua mancata visita, quel pomeriggio, al parco, ma adesso… non sembrava più tutto così scontato.

Si era comportata male, per caso? Aveva frainteso qualcosa?
No, Hermione non poteva averglielo detto e spassarsela un attimo dopo sul letto con quello sporco Serpeverde. No.
Sarebbe stato troppo… davvero troppo.
Ma prima che potesse rispondere –non era sicura che l’avrebbe fatto, comunque- Harry le alzò il mento con due dita, accalorandola all’istante.

“Ehi, Ginny. Ti senti bene?”
Sentirsi bene? Da quanto non provava quella sensazione? Non sorrise.
“Sì.”
Harry alzò un sopracciglio, lasciandole il mento.
“Che succede? E poi… perché sei venuta qui?”
Già, perché? Per incontrare una traditrice che nemmeno si degnava di scusarsi e di implorare perdono per le schifezze che aveva commesso?
Bello.
“Io dovevo… devo, incontrare una persona.”
Lo sguardo di Harry si fece d’un tratto impenetrabile e piano piano la sua espressione cambiò, divenendo sempre più dura e rigida.
Qualcosa non andava nemmeno a lui.
“Non incontrarla.”
Ginny lo guardò stupefatta. Sapeva di chi stava parlando, ovvio. Ma perché non incontrarla?
Le avrebbe sputato in faccia l’odio che aveva per lei e… e… e cosa?

La rossa si morse un labbro, nervosa e vinta.
“Non sai nemmeno di chi… di chi parlo.”
A quel punto i lineamenti di Harry si sciolsero e divennero di nuovo i soliti, dolci e gentili al punto giusto.
Sorrise.
“So abbastanza da poterti chiedere di evitarlo. Credo di averne il diritto, no?”
Ginny non credeva alle sue orecchie: Harry sapeva tutto. Ma ne parlava così, con questa calma e tranquillità?
“Io…”

Le parole della ragazza rimasero lì, in gola, dove erano nate. Ma poi, quali parole? Che cosa poteva dirgli? Che era venuta a schiaffeggiarla, magari? A strangolarla? Ecco, sì, l’ipotesi più veritiera sarebbe stata quella, ma mai, purtroppo, l’avrebbe attuata.
Harry si limitò a sorridere, stavolta un po’ più forzatamente di quanto avesse retto prima e prese una mano di Ginny, che trasalì al contatto.


“Non essere arrabbiata con lei.” Il suo volto si rabbuiò. “Dovresti esserlo con me, invece.”
Ginny strinse la sua mano di riflesso, pentendosene subito dopo.
Non poteva prendersela con l’uomo che amava più di sé stessa. Non poteva odiare colui che l’aveva resa perfetta. Non poteva. Materialmente e psicologicamente.
Scosse il capo, confusa e stupefatta dalla sua richiesta.

“Non potrei mai, Harry.”
Il mago rise piano, dissimulando male l’angoscia che premeva di uscire allo scoperto, chiusa dentro di lui per troppo tempo.
“Mai dire mai, Gin.”
Ma la ragazza non sembrava trovarlo divertente.
“Smettila, Harry! Io non potrei mai… mai, odiarti!”

I suoi occhi scintillavano di una luce nuova: rabbia sì, ma c’era anche qualcos’altro. Qualcosa che lui già aveva visto…
Harry trasalì all’istante, ricordando.
Il riflesso.
Ginny lo guardava ancora torva e rossa in viso quando decise di calmare le acque e cercare il modo di portarla via da quel posto terribile.

“Ginny… scusa, non volevo sminuire ciò che…” ma si fermò. Che cosa stava per dire?
Lo sguardo della rossa si addolcì al pensiero di quello che Harry aveva pensato.
Restò in silenzio. Poi, mordendosi un labbro, si avvicinò a lui.
“Io… vorrei solo starti vicino.”


Le sue parole, appena sussurrate, strinsero lo stomaco di Harry, che chiuse gli occhi.
Quel suono melodioso e sofferente… l’aveva già sentito.
Le sue parole sussurrate e calibrate, erano le stesse di tre anni prima, davanti alla porta di casa sua.
Non poteva rivivere ora quei momenti dolorosi, non lo avrebbe retto.
Aprì gli occhi e con un sorriso, le accarezzò il capo.
“Ginny…- La sua voce si fece roca e tesa - … credo di doverti delle scuse.”


Ginny stava per interromperlo, alzando lo sguardo su di lui, allarmata, ma Harry le coprì le labbra con un dito, pregandola di non parlare.
“Ma non qui.” Terminò, con una smorfia.
La rossa continuò a fissarlo senza vederlo davvero.
La sua attenzione venne catturata di nuovo dai continui movimenti ondeggianti di quel liquido giallastro con sfumature verdi – ora riusciva a vederne il colore –  all’interno degli occhi di Harry.
Quando però il moro le sfiorò una guancia con un dito, Ginny non potè ignorarlo e si riscosse.
“Io… sì, va bene.”


Senza sciogliere la presa delle loro dita, si diressero verso l’uscita.
Qualcuno, però, li vide prima che varcassero la soglia dell’albergo. Qualcuno di altamente indesiderato.
“G-Ginny?”
La coppia si fermò all’istante.
Ginny rimase pietrificata dal suono terribile che assunse quella semplice domanda per le sue orecchie delicate.
Tremava. Ma non colei che li aveva chiamati. La sua voce.


Ginny si voltò, senza mollare la presa che le assicurava la vicinanza di Harry –quella che Hermione aveva rifiutato-, e, in piedi a metà della scalinata, la vide.
Era bella, Hermione. I boccoli color del cioccolato cadevano scomposti sulle sue spalle piccole, i suoi occhi grandi e del colore dei tronchi d’albero rilucevano di una luce nuova.
Nuova? Beh, sì, se no non avrebbe fatto tutto quello che aveva fatto.
Quando la rossa, però, incontrò il suo sguardo acceso, quello si spense, come se avesse schiacciato un interruttore invisibile.
Hermione si sentiva in colpa, questo era chiaro. Ma, evidentemente, pensò Ginny, non abbastanza da tenerla lontana dal letto con Draco.
Si morse un labbro, stavolta graffiandosi, per trattenersi. Sentì la mano di Harry stringere la sua. Respirò, piano.

Doveva calmarsi. Harry non avrebbe nemmeno voluto che la vedesse.
Hermione, da lontano, abbassò il capo, lasciando che la sua cascata di riccioli cadesse sul suo viso e sul suo petto, accarezzandola dolcemente.
Ginny, però, non riuscì a provar pena per lei. Si era comportata troppo male.
La sua migliore amica…
Ah! Si sentiva sporca al solo pensiero di esserlo stata per lei.
Dopo che rimase per parecchi secondi sulla scala, in silenzio e con lo sguardo basso, Hermione decise che era il momento di far vedere davvero che cosa era rimasto di quella ragazza e quell’ amica che entrambi avevano conosciuto.
Le sarebbe bastato ritrovare quel poco di coraggio perduto, allora sarebbe stato tutto più o meno a posto. Almeno non si sarebbe odiata fino a quel punto.
Lentamente e con un sospiro, scese le scale.

Ginny notò il suo passo morbido. Sembrava galleggiasse quanto era leggera e fluida.
Sorrise. Non potè impedirselo. Hermione era cambiata. Non era più la studente modello e secchiona dei tempi della scuola.
Era una donna… ma una donna infedele.
La rabbia di Ginny riprese il posto che le spettava e la smorfia disgustata anche, sul viso lentigginoso.
Man mano che Hermione si avvicinava – ormai era a pochi metri -, l’ansia cresceva e il male allo stomaco aumentava.
La odiava. La odiava… troppo.
Ancora un passo e se avesse allungato le mani, avrebbe potuto strangolarla. Ma non l’avrebbe mai fatto, purtroppo.

Hermione si fermò.
Non guardava Ginny, bensì Harry, il suo ormai ex-ragazzo.
Le venne da ridere. Per lei, ora, erano tutti e due degli ex.
“Harry…”
La sua voce era debole, molto lontana dal ricordo che aveva lasciato l’ultima volta che era stata
Hermione. Quella vera.

“Io… mi dispiace.”
Non aveva più tono. Faceva quasi impressione.
“Mi sono comportata da stronza, e lo so. Oggi io dovevo… dovevo dirtelo. Eppure tu… tu sei riuscito a…”
“Hermione.”
Il tono autoritario che espresse la voce di Harry non tradiva il suo disprezzo.
“Basta. Non voglio sentire nient’altro.”
Un paio di occhi color delle nocciole si spalancarono, afflitti dal dolore, dalla colpa, dalla tristezza per la consapevolezza di non aver perso solo un ragazzo, ma anche un sincero amico.
Altre lacrime sgorgarono da quei pozzi di vergogna, bagnando il tessuto grigio di una maglietta fin troppo conosciuta.


Ginny strinse le dita in un pugno.
Quella maglietta… uno dei tanti regali che si erano scambiate quando ancora erano migliori amiche…
Aveva avuto il coraggio di indossarla anche quel giorno…
Sentendo le dita di Ginny stringere le sue, Harry si voltò a guardarla.
La rossa stava guardando in cagnesco Hermione, disperata e in lacrime. Preoccupato tutto d’un tratto, diede uno strattone al polso di Ginny, facendole fare un passo indietro e impedendole di agire.
Rivolgendogli solo un’occhiata satura di domande e rabbia, Ginny non disse nulla.

“Addio, Hermione.”
Furono solo queste le parole che Harry riuscì a pronunciare senza provare rancore o scatenare su di lei la propria ira. E fu con queste che lui e la sua ragazza, finalmente, liquidarono l’infedele Hermione Granger, ora a terra con le mani al viso e un soccorritore biondo improvvisato al seguito.
“Signorina Granger? Che… che cosa le è successo?”
Ginny si voltò verso la porta, preceduta da Harry.

Aveva promesso di dirglielo… promesso… eppure non lo aveva fatto… aveva mentito di nuovo…

“Signorina? Vuole… vuole che chiami qualcuno?”

Quanti anni passati insieme… sui libri, in biblioteca… a studiare, a ridere… a parlare di ragazzi, a dolersi per il destino di Harry, il loro comune amore…

“N-no… mi… mi lasci…”

Quante carezze scambiate… quante sofferenze superate… quante paure affrontate…

“Ma… lei sta male…”

Nonostante tutto ciò, non aveva esitato a tradirla… l’aveva infossata nell’abisso del tradimento senza pietà e senza ammettere il suo errore…

“Mi… lasci…”

Dopo averle portato via Harry… lo aveva tradito… tradito… per mesi… per lunghissimi e interminabili mesi…


“Aiuto! Per favore… ehi, tu, portami del ghiaccio…”

Quanti baci rubati… quante lettere infangate dalle bugie… quanta ipocrisia manifesta… quanto dolore… per nulla.

“No!”

Quel ‘no’ che spezzò il silenzio improvviso dell’hotel alla scena che pietosa era sotto gli occhi di tutti i presenti, non lo aveva urlato solo Hermione. Anche Ginny, nello stesso momento e tra le lacrime, non si era saputa più trattenere.
Sulla soglia e con già Harry che la precedeva fuori dall’albergo, si voltò, i denti serrati, la fronte corrugata.
Hermione e Ginny si guardarono negli occhi con dolore- disprezzo, tristezza- rabbia, afflizione- rancore.

Una foglia secca contro un fuoco ardente.
Qualcosa di incompatibile… e di eternamente collegato dalla distruzione di uno per mano dell’altro.
Nell’ altissima tensione del momento, sensazioni di abbandono e mancamenti che avrebbero perseguitato entrambe per tutta la vita tenevano in piedi le due combattenti.
Tra fitte all’addome, attimi senza respirare, momenti vuoti, avrebbero, insieme, smesso di vivere una vita normale.

Perché l’amore non era tutto… e loro lo sapevano bene.
Non si sarebbero mai più guardate negli occhi, mai più si sarebbero rivolte la parola, mai più avrebbero avuto il coraggio di scriversi.

Si sarebbero divise… e stavolta sarebbe stato per sempre.
Il giorno prima Ginny sapeva che questo momento sarebbe arrivato… ma fino all’ultimo aveva sperato… sperato in un pentimento da parte di Hermione che le permettesse di perdonarla, di darle una seconda possibilità.

Purtroppo, però, l’egoismo a volte è imprevedibile e va oltre le nostre vedute.
Perciò Ginny aveva capito cos’era diventata Hermione, e, con un’ immenso dolore e una rabbia sconfinata, le aveva detto addio.
Non con le parole. Non ce ne sarebbe stato bisogno.
Solo con gli occhi.

Quindi, come una sequenza di immagini a rallentatore, entrambe distolsero lo sguardo, Ginny voltandosi verso Harry e Hermione abbassando gli occhi al pavimento.
Tutto l’hotel stava guardando la scena in un silenzio attonito e teso.
I tre protagonisti dell’accaduto erano ognuno immersi nei propri pensieri amari e dolorosi senza sforzarsi di fingere indifferenza.
Passarono pochi attimi in cui nessuno si mosse.
Infine, qualcuno sussurrò.
“Andiamo via, Ginny.”



La pioggia battente e fresca si posava con miliardi di perle lucenti sulla pelle liscia e morbida dei due ex-Grifondoro, ora abbracciati su una panchina di un parco al centro di Londra.
Respiravano uno sulla pelle dell’altro, gli occhi chiusi per assaporarne il profumo, lacrime salate e dolci a rigare loro il viso.

Solo un tronco d’albero faceva da spettatore alla scena, come  fosse vivo.
Per molti minuti l’incessante scrosciare violento della pioggia contro le pietre  per terra fu l’unico rumore a fare da colonna sonora al quadro bagnato delle due giovani figure apparentemente dormienti.

Poi, come se non si fosse mai addormentato, Harry parlò, la voce roca e bassa.
“Ginny… sei completamente zuppa. Avrai freddo.”
La rossa scosse appena il capo.

“Con te accanto… mi dimenticherò presto di averlo mai provato, il freddo.”
Harry sorrise, accarezzandole i capelli scoli con dolcezza.
“Ginny…”
“ E poi… - Ginny si allontanò di poco dal petto del ragazzo, alzando il collo per guardarlo negli occhi - …è estate, no? che vuoi che sia un po’ di pioggia estiva.”
Harry alzò gli occhi al cielo grigio senza smettere di sorridere.
“Il tuo animo selvaggio non si smentisce mai, eh?”
Ginny sorrise, gli occhi che brillavano.
“Mai.”

Harry fece un sorriso sghembo e compiaciuto, sfiorandole la guancia bagnata con un dito.
Era morbida, calda, profumata.
Come aveva fatto a sopportarne l’assenza?

Non l’aveva sopportata, in realtà. Da codardo, si era rifugiato in un altro piacere, per dimenticare quello più forte e passato.
Ma ora… mai più si sarebbe allontanato da lei. Mai più l’avrebbe fatta soffrire. Mai più avrebbe fatto il codardo.

“Perdonami Ginny.”
La ragazza, che aveva abbassato di nuovo il capo accoccolandosi sul suo petto, aprì gli occhi di scatto, restando immobile in quella posizione rannicchiata.
Perché avrebbe dovuto perdonarlo? La colpa era stata sua, dopotutto… era stata lei a volere che si lasciassero.

Era così. Così…
Davvero?
Ginny si morse un labbro rabbiosamente.
Non doveva nemmeno pensarlo, il contrario. Non era stata colpa di Harry e mai gliel’avrebbe attribuita.

L’errore l’aveva commesso lei, Harry si era soltanto rifatto una… vita.
Fece una smorfia a quel pensiero.
“Ho commesso tanti errori nella mia vita… – riprese Harry, riscuotendo la rossa. - … ma mai avrei pensato che potessero avere conseguenze così devastanti.”

Ginny emise un gemito appena udibile. Harry se ne accorse, ma non disse nulla.
 “Harry…- sussurrò Ginny, la voce rotta dai piccoli singhiozzi. - … io non accetto le tue scuse perché non me ne devi porgermene nessuna.”

Il giovane mago provò a interromperla, ma la ragazza alzò un braccio.
“No. Ascoltami. Harry… io credo che… che noi due dovremmo provarci. Di nuovo. Ma senza ripensare al passato… non ci aiuterebbe e, anzi, ci farebbe solo soffrire. Io vorrei… tentare. Ma davvero. E pensando solo al presente. Tu… tu saresti disposto a tentare?”

Ginny ora lo guardava negli occhi.
Lo sguardo dorato acceso di una rinnovata luce ramata e riflettente quella smeraldina di lui.
Harry rispose con altrettanta intensità allo sguardo, abbassandosi con il viso a sfiorarle una guancia con il naso. Poi chiuse gli occhi.

Respirò il suo profumo per attimi interminabili, facendo irrigidire Ginny sotto di lui, poi sorrise.
“E come potrei rinunciare a un’essenza tanto dolce, Ginny?”

E senza lasciarle il tempo di rispondere, sotto le lacrime di pioggia che come diamanti scendevano dal cielo imperlando le loro fronti lisce e diafane, Harry posò le sue labbra calde su quelle di Ginny, che, prima con stupore, poi sempre più trasporto, rispose teneramente al bacio.
Un bacio tormentato, voluto e desiderato da molti anni e finalmente arrivato, sotto una pioggia fresca di inizio estate.

Un bacio spinto dall’amore che ardeva nei cuori di entrambi, bruciando le loro anime e consumando i loro corpi.
Un bacio colorato di smeraldo da una parte e rosso infuocato dall’altra.

Come quella resina dai riflessi prima verdi… e poi rossi.
E come quel parco.
Il Burning Emerald.






§ Fine §



Ringraziamenti:

GinEvra WeasLeY PoTter: Oh, grazie tesoro ** Perdonami per il ritardo, ma sai perché te l’ ho anche detto che sono dietro anche a quella fic quindi… comunque, ti è piaciuta la fine? Spero di non aver rovinato tutto ç___ç commenta pure, ti risponderò per mail ^^ Bacioni, Gin **

whateverhappened: ecco fatto, lasciati insieme XD Contenta cara? Perdonami del ritardo… ma ti è piaciuto questo? Sì lo so, Hermione è così… ma è apposta mi dispiace XD commenta pure qui che ti risponderò via mail ^^ Spero leggerai altro di mio XD Già lo fai ma va beh XD Un bacione gin **

lily_94: ciao, Ylenia! ** meno male xD Comunque… cosa ne pensi dell’ultimo? Non vorrei aver combinato qualche casino… nel caso mi dispiace ç__ç spero leggerai anche altro di mio… un bacione grande! Gin **

erikappa: ciao Erika! ** Scusa del ritardo, ma la scuola e la nuova fic mi hanno preso davvero tanto tempo ç__ç spero di non averti deluso… e grazie dei complimenti! ** Spero leggerai anche altro di mio ** Un bacione… Gin
maryrobin: Ciao Mary! Mmm no mi dispiace… Gin e Herm si sono dette addio… ^^” La cosa che ha fatto Hermione è stata troppo grave, sarebbe satto ridicolo far fare loro pace… a presto! Ci vediamo sul forum XD Bacio, Gin **



FINE.

Ancora chiedo scusa della mia assenza e vi ringrazio tutti comunque per aver commentato.

Vi ricordo la one-shot che sto per postare… non perdetela!

Un bacio grande e a presto,
Gin.
   
 
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