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Autore: AngelsOnMyHeart    07/10/2016    2 recensioni
Piccolo racconto che si pone tra la fanfiction "Il Dominio del Caos" ed il suo sequel, attualmente in lavorazione.
Quando il cambiamento giunge, c'è ben poco che si possa fare per fermare la sua inesorabile avanzata. Spesso, la scelta migliore è quella di lasciarsi andare ad esso, cosicché la vita possa riprendere il suo corso verso una nuova direzione.
Ed è proprio da un cambiamento che questa breve storia vuole tracciare il suo inizio.
Due gemelli, Will ed Abigail, stanno affrontando il primo grande viaggio che la vita gli ha posto dinanzi. Il che li condurrà non solo verso un nuovo stato, in una nuova casa, ma anche incontro ad un percorso irto di tanti piccoli segreti tornati a galla, impazienti di essere ripescati, mentre un vecchio rancore a lungo sopito, riemerge dal calmo mare dei ricordi. Questo rancore trascinerà con se una potente tempesta e quando il viaggio sarà giunto al suo termine, nulla resterà più come prima.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Cinque Guardiani, Nuovo personaggio, Pitch
Note: Movieverse, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo II

Something old, something new,
Something bad, something good.




Seduta sul bordo del letto, pigiando di tanto in tanto la punta dei piedi scalzi contro il pavimento, Nancy si impegnava a mordersi nervosamente le unghie della mano sinistra, osservando attentamente il cellulare stretto nella sua destra: la schermata dei messaggi era aperta da più di tre quarti d'ora ma la sezione del testo era ancora in bianco. 
Perché mai avrebbe dovuto fare lei il primo passo e chiedere scusa? In fin dei conti cosa aveva fatto di tanto male, non era certo colpa sua se anche lei non fosse in grado di divertirsi come tutti gli altri ragazzi della loro età. No? 
Già, non aveva alcuna colpa. 
Eppure lasciarla lì, sola, il tutto per passare del tempo con un idiota che non sapeva nemmeno se mai l'avrebbe richiamata. Ed in realtà, a ben pensarci, nemmeno le importava lo facesse. Perché l'unica cosa che le premeva al momento era di non aver ancora sentito lei, la sua migliore amica, colei che sapeva ci sarebbe sempre stata. 
Come poteva essere tanto difficile da non riuscire ad inviare uno stupido SMS? 
:-Andiamo Nancy! Non abbiamo tutto il giorno qui!-. Sbraitò Scarlett, dopo una lunga attesa. 
La ragazza non batté ciglio all'esclamazione della giovane donna, seppur questa si trovasse seduta proprio vicino a lei, con il viso quasi piantato contro il suo, intenta nello sbirciare la schermata del cellulare. 
:-Dai ragazza mia, sappiamo entrambe che puoi riuscirci, non è poi così difficile- le sussurrò lo Spirito, posando delicatamente la sua mano sulla spalla di Nancy -sai cosa devi fare-. 
La ragazza ebbe come la sensazione che un sottile soffio di vento le accarezzasse la guancia ed istintivamente si volse verso la finestra, trovandola chiusa. Stringendosi nelle spalle si convinse di esserselo immaginato. 
:-Che idiota-. Mormorò tra se e se mentre iniziava a digitare quel messaggio che attendeva di scrivere da giorni, riempiendo così lo spazio, rimasto vuoto sino a quel momento, di parole. Tante parole, forse più di quelle che aveva realmente immaginato di scrivere, ma gliele doveva. Tutte quante. 
:-Stiamo migliorando- disse Scarlett alzandosi dal letto per stiracchiarsi -mi sei costata una sola settimana di lavoro-. 
:-E le altre volte? Quanto tempo ti ci voleva?-. 
Scarlett sobbalzò, colta alla sprovvista: i lunghi capelli le fluttuarono velocemente verso l'alto, elettrizzandosi, e gli occhi grigio perlati le si tinsero di una lieve sfumatura giallastra per un breve istante. Realizzando infine di non essere in pericolo, sbuffò, scostandosi il ciuffo di capelli che le ricadeva sul viso. 
:-Pensavo di averti già detto che gradisco la tua compagnia, Khole, ma se continui ad apparire all'improvviso, facendomi perdere dei colpi al cuore, temo che la nostra amicizia non potrà andare avanti ancora per molto. Non se mi uccidi, almeno-. 
Gli occhi ambrati del ragazzo la guardarono vispi, mentre le sue labbra si increspavano in un sorriso che scoprì i suoi denti felini. Se ne stava seduto a gambe incrociate sopra la scrivania, ignorando che fosse ricoperta di quaderni e libri :-Dentolina deve dirti una cosa-. 
Scarlett ridacchiò scuotendo il capo e, portando l'indice destro a toccarle la guancia, assunse un'espressione pensierosa carica di sarcasmo :-Te lo ha riferito lei o hai nuovamente origliato? Lasciami indovinare- la ragazza iniziò a camminare avanti ed indietro, fingendo di riflettere attentamente -...mmh, hai origliato. Sì, è la mia risposta definitiva-. 
Il sorriso di Khole si incrinò appena :-Loro non sono mai entusiasti all'idea di parlare con me, lei in particolar modo-. 
:-Forse perché non sembri conoscere la discrezione, fai mille domande e non sembri essere in grado di mantenere un segreto? Sono dei punti sui quali lavorerei se fossi in te-. Gli chiese Scarlett mentre osservava distrattamente la proprietaria della camera indossare un paio di scarpe e correre fuori dalla stanza in tutta fretta. 
Avranno un po' da chiarire, quelle due” sorrise, orgogliosa del proprio lavoro. 
:-Ma se i segreti esistono, vorrà pur dire che qualcuno li deve svelare, no? Altrimenti finiranno solo per trasformarsi in omissioni o, peggio, in bugie. Io odio le bugie, non servono ad altro che a renderti stupido-. 
Scarlett sorrise al ragazzo, guardandolo con tenerezza. 
Cole era uno Spirito da molto più tempo di lei, non aveva la minima idea di quanti anni avesse ma l'età che dimostrava era pressapoco quella di un adolescente. Un po' come Jack Frost. Probabilmente appartenevano entrambi allo stesso contesto storico, chissà. 
I lineamenti del ragazzo erano tipici dei nativi americani, così come la sua pelle ed i setosi capelli neri, adornati da una piuma d'aquila posata sull'orecchio sinistro, dal quale pendeva un orecchino di lapislazzuli a forma di goccia. 
Non sapeva molto di lui, visto che era raro riuscire a porgergli anche una sola domanda, solo che era curioso oltre ogni limite e che i Guardiani non impazzivano per la sua compagnia. Sia chiaro, non vi era cattiveria alcuna in questo, solo che ritrovarsi un adolescente a porti continuamente domande, mentre hai il compito di portare gioie, speranze, sogni e divertimento ai bambini di tutto il mondo, beh...non è esattamente il massimo. Lei poteva invece dirsi di avere più tempo libero, non essendo ancora una Guardiana a tutti gli effetti, motivo per cui non disdegnava la sua compagnia, di tanto in tanto, per quanto questa potesse essere particolarmente invadente. 
Basti solo pensare che la prima volta che si erano conosciuti, mentre lei cercava ancora di comprendere a pieno i poteri di cui poteva usufruire, le aveva posto circa un un centinaio di domande. Il tutto nei soli primi cinque minuti in cui si erano visti. Inutile dire che Scarlett all'inizio non seppe se essere divertita da tutte quelle domande a raffica, o se infastidita ed in ansia, come quando veniva fatto il suo nome per le interrogazioni a scuola. 
Ed alla fine, non seppe nemmeno esattamente come, poté arrivare a definirsi la sua unica amica. 
E questo era Khole. 
:-Ora che mi hai messo questa pulce nell'orecchio, immagino non riuscirò più a dormire sonni tranquilli se non vado al palazzo di Dentolina, mentre è nel bel mezzo del suo importante lavoro, a chiederle cosa ci sia di così importante da dirmi-. Decise di accontentarlo lei, iniziando a dirigersi verso la finestra. 
Voltandosi a guardarlo, notò che il ragazzo la guardava insistentemente, mostrando i migliori occhi da cucciolo bastonato che il suo repertorio gli permettesse. Ed era bravo, o forse era semplicemente lei ad avere il cuore tenero. 
:-Puoi venire se vuoi...-. 
:-Se proprio insisti-. Esclamò il ragazzo, senza farle finire la frase, svanendo nel nulla tra un battito di ciglia ed un altro. 
Scarlett scosse il capo sospirando e, levitando al di fuori della finestra, svanì tra le nuvole in direzione della sua prossima destinazione: il palazzo di Punjam Hy Loo. 

:-Quante volte ti devo ripetere che non devi apparire all'improvviso mentre lavoro? Anzi, non devi apparire affatto!-. Queste furono le urla con cui Scarlett venne accolta al suo arrivo. Ovviamente la scenata di Dentolina non era rivolta a lei, anzi nemmeno la notò in un primo momento, ma al “povero” Khole. Era buffa quando si adirava a quel modo con il ragazzo, cercando di scacciarlo via come una mosca fastidiosa. 
Quando finalmente la fata si accorse della presenza di Scarlett le sue piume si arruffarono, scompigliandosi tutte mentre il suo dolce viso venne attraversato velocemente da un'ombra. 
:-Scarlett tesoro, ti serve qualcosa?-. 
Lo Spirito la guardò velocemente, non era mai stata brava a decifrare sguardi e gesti ma, in quel momento, era quanto mai palese che qualcosa la turbasse. 
:-Non volevo disturbarti, però...Khole mi diceva che avevi qualcosa d'importante da dirmi e quindi, eccomi qui-. 
Le piume della fata si arruffarono ancora una volta mentre si voltava in direzione del ragazzo, intento nel sedersi con nochalance sul tappeto dagli ornamenti indù che adornava la stanza. 
:-Cos'hai sentito?-. Urlò con voce stizzita, volandogli pericolosamente incontro e fermandosi ad un palmo dal suo viso, stringendo i pugni. Khole non batté ciglio, sorridendole come se non avesse fatto nulla di male. 
:-Wow! E' qualcosa di grosso allora-. La prese sul ridere la Scarlett, notando il viso turbato della fata che, reagendo in modo così spropositato, si ritrovò ormai costretta a raccontarle quel che cercava di tenerle nascosto. 
:-Va bene senti, è successa una cosa. Però tu devi promettermi che, se io adesso te la racconto, non darai di matto e manterrai la calma. Va bene?-. Le disse infine la Guardiana, ricomponendosi mentre si lisciava le penne scompigliate. 
:-Non è che sia la migliore delle premesse, possiamo lavorarci su se vuoi-. 
Dentolina le lanciò un'occhiataccia e, con un sospiro, Scarlett portò la mano destra sul cuore, alzando la sinistra al di sopra della spalla :-Prometto che non darò di matto-. 
:-Faresti bene a sederti-. Le propose quindi Dentolina, indicandole un grosso cuscino rosso sul tappeto. 
:-Perché non glielo dici e basta?-. Si intromise Khole, ormai non più nella pelle. Scarlett iniziò a chiedersi se lui sapesse o meno cosa la fata aveva da dirle, o se fosse solamente curioso di vedere la sua reazione. 
:-Zitto tu!-. Si stizzì nuovamente la fata, apparentemente sull'orlo di una crisi di nervi e, notando che Scarlett non sembrava interessata ad usufruire del cuscino che le aveva offerto, decise di andare ad utilizzarlo lei. 
:-Perché proprio a me...-. La sentì mormorare mentre si sedeva. 
:-Da quanto tempo è che non ti prendi una pausa Dentolina?-. Le chiese dolcemente Scarlett. 
:-Meno di quanto credi, purtroppo-. Rispose sospirando la fata, sorridendole stanca. 
:-Allora, dimmi, cosa cercavi di nascondermi?-. 
Non c'erano più scappatoie o possibilità di perdere tempo, per cui la fata prese un respiro profondo, decidendosi a svuotare il sacco. 
:-Una nuova famiglia si è trasferita nella tua vecchia casa, a Burgess-. 
Scarlett sbarrò gli occhi per lo stupore e le sue iridi si tinsero di ghiaccio per un breve momento. 
:-Ah sì?-. Domandò infine, mantenendo un tono freddo e distaccato. Dentolina annuì nervosamente più volte. 
:-Da quanto tempo?-. Chiese ancora lei, riflettendo attentamente prima di porre una domanda. 
:-Un paio di settimane, forse...ehm. Un mese?-. Dentolina iniziò a tormentarsi le piccole mani. 
:-Capisco-. Fu infine l'unico commento di Scarlett, la quale parve iniziare a perdersi troppo nei propri pensieri mentre i lunghi capelli neri le fluttuavano flemmaticamente attorno. 
:-Avremmo voluto parlartene prima- iniziò a giustificarsi la fata, afferrando frettolosamente alcune custodie contenenti dei dentini, portandole allo scaffale più alto che avesse a disposizione -è che con tutto il da fare che c'è in questo periodo. Non lo immagineresti mai quanti denti da latte ho dovuto raccogliere in una sola notte, se te lo dicessi...-. 
:-Avremmo?- la interruppe a quel punto la ragazza, come se non avesse sentito altro dell'intero discorso -Quindi ne eravate tutti a conoscenza? Nessuno escluso?-. 
La fata si morse il labbro inferiore, convinta di essersi data la zappa sui piedi ed anche su quelli di qualcun altro. Annuì, mortificata. 
:-Che notizia!-. Esclamò infine Scarlett, scoppiando a ridere. Dentolina invece si portò istintivamente le mani dinanzi al petto piumato, dove il suo cuore aveva preso a battere come quello di un colibrì. Realizzando, con un po' di ritardo, che la ragazza non stava scaraventando il suo prezioso e fragile lavoro ovunque per il suo palazzo, ma invece era ancora lì in piedi, battendo allegramente le mani. 
:-Non sei arrabbiata quindi?-. 
:-Perché mai dovrei? Sarebbe stato molto peggio se non me ne avessi parlato non credi? Quanto tempo che non passo di lì. Quali motivi avrei di infuriarmi per una vecchia casa, quando ormai ho il mondo a disposizione?-. Il giovane Spirito parve essere proprio su di giri per la notizia, visto che aveva iniziato a saltellare sul posto. Nemmeno l'avessero appena nominata Guardiana. 
Certo che sa essere veramente strana, alle volte” Pensò Dentolina, consolata comunque che tutto fosse ancora intatto nella stanza. 
:-Sai, eravamo convinti che fossi particolarmente legata a quel posto. D'altronde è lì che sei cresciuta-. Si spiegò la fata, grattandosi la nuca con un filo di imbarazzo. 
A quel punto Scarlett smise di saltare, mostrando alla fata il suo sorriso più luminoso :-Capisco cosa intendi ma i miei ricordi sono conservati qui, dentro di me. Vi ringrazio, però non dovete continuare a preoccuparvi tanto, sono capace di cavarmela da sola ormai-. 
:-Non devi nemmeno dirlo. E' normale che ci preoccupiamo per te - “E per la nostra mobilia” -comunque, almeno ora lo sai-. 
La ragazza iniziò quindi a camminare avanti ed indietro, come era solita fare ogni volta che un'idea le guizzava per la testa. 
:-Devo andare a vedere, sono troppo su di giri! Chissà come hanno arredato le camere, l'ultima volta che sono passata di lì era tutto ricoperto di polvere-. Decise infine, entusiasta, levitando velocemente verso l'uscita dal palazzo. 
:-Andare a veder...no aspetta!-. Tentò di fermarla inutilmente la fata ma, ormai, Scarlett era svanita tra le nuvole. 
:-Saranno guai-. Mormorò tra se e se la fata, osservando il cielo limpido. 
:-Mi fai vedere i dentini?-. Le chiese infine Khole, rimasto ad osservare la scena per tutto quel tempo. 
Dentolina sospirò, sconsolata. 

Non appena raggiunse il vialetto d'ingresso che l'avrebbe condotta al vecchio portico, Scarlett respirò a pieni polmoni, ruotando su se stessa. Nonostante fosse estate, l'aria della Pennsylvania era ancora fresca. Osservando oltre le altre case del vicinato, si accorse che il sole stava svanendo all'orizzonte, tingendo il cielo d'arancio. 
Non più nella pelle, iniziò a scorrazzare tutto intorno alla casa cominciando a sbirciare dalle finestre del piano superiore. I mobili erano stati ovviamente sostituiti ed al loro posto ne erano stati posizionati di nuovi. La sua vecchia camera ora ospitava due letti mentre la stanzetta degli ospiti, sempre stata inutilizzata, era adesso occupata da un lettino per neonati, giocattoli per bebè e barattoli di vernice ancora inutilizzati. 
Doveva sicuramente trattarsi si una famiglia abbastanza numerosa. 
Al piano inferiore invece trovò il salone completamente rinnovato. Dove un tempo stava la sua vecchia tv fatiscente, ora si trovava un mega schermo accessoriato da un paio di console d'ultima generazione. Lì vide, per la prima volta, i due gemelli: un bambino ed una bambina, due gocce d'acqua dai capelli rossi e la bianca pelle piena di graziose lentiggini. Entrambi seduti sul divano, joypad alla mano, concentrati nel farsi valere in qualche picchiaduro, probabilmente non adatto alla loro età. 
Gettando ancora un'occhiata alla stanza, notò che vi era anche un pianoforte, posizionato proprio vicino al caminetto. 
E' diventata il cliché della casa ideale” sorrise Scarlett, ora correndo verso il retro, dove sapeva essere la finestra che dava sulla cucina. 
Stavolta, sbirciando all'interno, trovò una donna intenta nel preparare la cena dietro un enorme bancone di legno chiaro. Anche lei aveva i capelli rossi e ricci, che le scendevano morbidi e lunghi sino a metà schiena. Era molto bella. 
Lo Spirito non poté fare a meno di lasciarsi sfuggire un gran sorriso nell'osservare la donna, probabilmente in attesa che il marito rientrasse dal lavoro, forse. 
:-Sembrano usciti fuori da uno spot degli anni '50-. Mormorò tra se e se, ormai spingendosi con il naso a toccare il vetro della finestra. 
:-Ecco dove ti sei venuta a cacciare!-. 
Nell'udire quella voce, provenire dalle sue spalle, il sorriso della giovane si ampliò ancora di più. Tentando però di non darlo a vedere, cercò di assumere un'espressione più seria, quasi scocciata. 
:-Finalmente! Iniziavo a credere ti fossi perso da qualche parte-. Esclamò voltandosi, congiungendo le mani dietro la schiena, la gonna del lungo vestito bianco le ondeggiò accarezzandole le gambe, sospinto da una leggera brezza che la ragazza portava sempre con se. 
:-Semmai un giorno di questi volessi avvisarmi, quando decidi di andartene a giocare a nascondino per il mondo, forse, renderesti più semplice la mia parte in questo gioco. Non trovi?-. Le domandò Pitch, sorridendo alla vista della ragazza. 
:-Ehi! Mio il gioco, mie le regole-. Gli sorrise di rimando lei, mentre l'uomo le si era fatto vicino. La loro differenza d'altezza era qualcosa che la divertiva particolarmente. Spesso riusciva ad ovviare al problema levitando alla sua altezza. Altre volte, come quel giorno ad esempio, si divertiva a restarsene con i piedi per terra, godendo di quel dislivello. 
:-Quanta impertinenza, dinanzi al Re degli Incubi-. Scherzò lui, prendendole il mento e sollevandole il viso verso il suo. 
:-E' per questo che mi adori, no?-. Rise Scarlett. 
:-Colpito ed affondato-. Ammise Pitch, chinandosi su di lei per stamparle un bacio sulle labbra. 
:-Ahia!-. Esclamò improvvisamente, quando la ragazza gli diede un pugno sulla spalla sinistra, costringendolo ad indietreggiare. 
:-Immagino di essermelo meritato-. Le disse accigliato, massaggiando il punto colpito dalla sua compagna. 
:-Immagini bene, Pitch Black. Questo, ed altri che seguiranno quando meno te lo aspetti, sono per non avermi detto prima di questo!-. Si finse arrabbiata lei, andando ad indicare la casa alle sue spalle. 
:-Un po' me lo sono meritato-. Si trovò quindi ad ammettere Pitch, sospirando mentre vedeva svanire la possibilità di quel bacio, almeno per il momento. 
:-Come lo hai saputo?-. Le chiese infine. 
:-Khole ha fatto la spia-. Rispose lei, tornando a sbirciare all'interno della casa. I bambini avevano spento la console ed erano entrati nella cucina per aiutare la madre ad apparecchiare la tavola. 
Un suono non ben definito provenne dalle labbra di Pitch, qualcosa di simile ad un brontolio sottovoce, non appena la ragazza pronunciò il nome di quel ragazzino impiccione. Così come gli attuali Guardiani, era chiaro come il sole che anche a Pitch il ragazzo non andasse particolarmente a genio. 
:-Ma li hai visti?- esclamò entusiasta la ragazza, indicando la cucina -sembrano l'incarnazione moderna della famiglia Camden-. 
L'uomo le si fece vicino, avvolgendole le spalle mentre iniziava anche lui a sbirciare all'interno dell'abitazione :-Lo sai vero che, quando fai le tue citazioni, non capisco di cosa parli per la maggior parte delle volte?-. Le chiese l'uomo scherzando ma solo in parte, visto che realmente non aveva idea a cosa la compagna stesse facendo riferimento. 
:-Voglio dire che sembrano molto felici-. Spiegò lei. 
:-Grazie per la traduzione-. La ringraziò l'uomo, posandosi con il mento sopra il capo della ragazza. 
:-Chissà se è un maschietto o una femminuccia-. Si chiese Scarlett, indicando a quel punto il pancione della donna, mentre questa metteva i bicchieri a tavola. 
:-Tu cosa preferiresti?-. Le chiese Pitch. 
:-Mmh...non credo di avere alcuna preferenza a riguardo-. Gli rispose lei, noncurante. 
:-Sai- iniziò a dirle l'uomo, lasciando scendere le braccia ad avvolgerle il ventre, stringendola a se -non sarebbe male se anche noi...-. 
:-E' arrivato qualcuno!-. Esclamò Scarlett entusiasta, non appena udì il rumore di una macchina parcheggiare nel vialetto di casa. 
:-Hai detto qualcosa?-. Gli domandò poi distrattamente, probabilmente senza aver ascoltato una sola parola che l'uomo le aveva rivolto. 
:-No, niente-. Mentì Pitch, rimandando l'argomento ad un'altra occasione. 
In cucina era entrato un uomo piuttosto alto, dalla corporatura medio robusta. I suoi capelli erano corti e neri, giusto appena brizzolati ai lati della testa. Dava loro le spalle mentre si avvicinava alla moglie, baciandola sulle labbra ed accarezzandole il pancione. 
La donna a quel punto posò in mano all'uomo alcuni cespi di insalata, indicandogli il lavello, posto proprio dinanzi alla finestra dove sostavano Scarlett e Pitch. 
Quando l'uomo si volse, Pitch notò immediatamente qualcosa di strano in lui. All'inizio gli sembrò solamente un'impressione ma, quando questi raggiunse il lavello, fermandosi dinanzi a loro, percepì i muscoli di Scarlett irrigidirsi mentre iniziò ad indietreggiare bruscamente di alcuni passi, sbattendogli contro. 
:-Scarlett?-. La chiamò allarmato ma la ragazza non rispose, continuando a guardare un punto fisso dinanzi a lei, come in trance, stringendo con forza i pugni. 
Qualcosa non andava. 
:-Scarlett cosa succede? Chi è quell'uomo?-. 
La ragazza decise finalmente di voltarsi, guardandolo dritto negli occhi. La schiena dell'uomo venne attraversata da un brivido spiacevole mentre si trovava costretto a fare i conti con uno sguardo che aveva sperato mai sarebbe riapparso negli occhi della ragazza: tinti di rosso, esattamente come 5 anni prima. 
:-Mio padre-. Furono le uniche parole atone che fuoriuscirono dalle sue labbra, serrandole successivamente in un'espressione indecifrabile mentre si allontanava dall'abitazione, per poi svanire nel nulla.
   
 
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