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Autore: Erina91    07/10/2016    3 recensioni
-Yukihira.. che facciamo davanti alla porta del tuo appartamento?- chiese lei con la voce impastata a causa della sbronza.
-non lo so Nakiri. Sei tu che mi hai tirato per la maglietta e mi hai chiesto di accompagnarti a casa.- biascicò lui, brillo quanto lei.
-e perché sono davanti casa tua e non al mio appartamento di lusso?- bofonchiò singhiozzando. Le guance rosse per colpa dell'alcol. Si sorreggevano a vicenda dato che barcollavano in modo imbarazzante e Soma stava cercando di tirare fuori dalla tasca dei pataloni le chiavi del suo appartamento, riscontrando diverse difficoltà.
-il tuo appartamento è troppo distante per accompagnarti, accontentati del mio Nakiri.- farfugliò lui, sghignazzando senza motivo. Sempre colpa dell'alcol.
-immagino di non avere altra scelta, allora.- accosentì lei, -ho un mal di testa assurdo.- si portò una mano sulla fronte.
Soma la fissò quando furono entrati nell'appartamento preso in affitto..
Pairing: SomaxErina e altre..
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erina Nakiri, Nuovo personaggio, Souma Yukihira, Un po' tutti
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Dichiarazione!



Dopo che Yukihira l'aveva buttata sul letto e sovrastata senza interrompere l'appassionato incontro di lingue, aveva anche iniziato ad osare di più dal punto di vista carnale e tattile: le mani di Yukihira, infatti, salivano lente dalle cosce per arrivare verso il ventre, da sotto l'abito, facendo scorrere anche il vestitino sempre più su.
Una carezza, un movimento passionale nei quali quelle stesse dita che la stavano facendo impazzire giocavano a diretto contatto con la sua “femminilità” creandole irresistibile piacere.

Lui la guardava negli occhi mentre la stimolava ed erano iridi sincere, travolte di desiderio quanto le sue.
C'era silenzio nella stanza, solo i suoi gemiti di apprezzamento ad interromperlo.
Lei voleva di più e non era la sola: il coinvolgimento di Yukihira era palese. Anche se era sbronza sentiva che non avrebbe resistito ancora a lungo, e più lui approfondiva il contatto con lei più voleva spogliarlo e fare di conseguenza.

-Nakiri.. se mi guardi così ti voglio solo di più!- commentò in tono biascicato, lui, ancora sotto alcolici; probabilmente quello che diceva, la schiettezza delle sue parole, era dettata molto dalla sbornia in circolo.
Però, nonostante questo, quella frase l'aveva spinta ad agire:
-non dire una parola Yukihira. Sei ubriaco.- farfugliò dunque, sotto i respiri affannati di entrambi.
-anche tu lo sei, Nakiri.- bofonchiò lui ridacchiando, infilando il volto sotto al suo vestito per assaggiare pienamente, esplicitamente la sua “grazia”, facendola sobbalzare a causa dell'iniziale sfioramento.
Fu a quel punto, immersa tra le forti emozioni, le eccitanti sensazioni seguite dalle sue risposte vocali, che decise di togliergli totalmente la maglietta per lasciarlo a petto scoperto.

Quando lui ebbe finito di stuzzicarla con i preliminari, decise che era il suo turno di procurargli lo stesso piacere, stupendosi di quanto il suo essere brilla l'avesse resa più impulsiva ed ardita.
Per cui, presa tale decisione, cominciò a scendere con la sua mano verso la sua “virilità” e dotata di un improvviso impeto gli fece provare ciò che lui aveva fatto con la sua parte più intima, ascoltando pian piano il suo gradimento. Continuarono in questo modo, vezzeggiandosi a vicenda da ogni parte, fintantoché non si scoprirono reciprocamente, ritrovandosi nudi..

Erina scattò a sedere, sul letto del lussuoso hotel, appena si fu svegliata da un nuovo ricordo di quella notte e decisamente il più piccante di tutti. Si portò le mani sulle guance, schiaffeggiandole nel tentativo di fermare il calore che le stava assalendo. Sapeva di essere rossa come un pomodoro. D'istinto portò gli occhi verso la parta opposta del letto matrimoniale, realizzando solo in quel momento di essere a Parigi da ieri e, forse per la prima volta in un viaggio, senza avere accanto Rokuro. Si sentì quasi sollevata di non averlo vicino, poiché con l'atteggiamento che stava avendo non voleva rischiare di discuterci ancora. Si portò una mano sulla fronte, si spostò i ciuffi biondi che arruffati gliela scoprivano, trascinò le dita sugli occhi aprendosi in un lungo respiro risanatore o almeno sperava lo fosse.
Aveva bisogno di rinfrescarsi il volto visto che lo sentiva ancora andare a fuoco per l'imbarazzante ricordo.
Pian piano si alzò dal letto, cercando di non svegliare Marika che dormiva ancora tranquilla.
Di sfuggita guardò l'ora, notando che era le 9.00 di mattina e pensando che presto doveva comunque svegliarla.
Si sciacquò il volto e si sentì subito riavere da quella sensazione di calore. Si guardò nello specchio sopra al lavandino per vedere che, anche con il ricordo che l'aveva accompagnata per metà notte, sembrava riposata.
Era un un po' pallida, ma alla fine era il suo colore naturale.
Sentì la vocina assonnata di Marika chiamarla:
-mamma..- e ripetutamente -mamma.. dove sei?-
Uscì dal bagno e andò a dare il buongiorno alla bambina:
-ciao piccola! Ti sei svegliata. Ero in bagno. Come hai dormito?-
Marika sorrise radiosa. -bene! Il letto è comodissimo!- esclamò emozionata.
La vide allargare le braccia in sua direzione per farsi dare un abbraccio del “buongiorno” e lei non se lo fece ripetere due volte prima di stringerla a sé con tutta la dolcezza e la leggerezza possibile.
-te mamma? Come hai dormito?-
Non rispose subito alla domanda della figlia perché per l'ennesima volta le tornò in testa quello che aveva visto in sogno, un altro sprazzo di quella notte. -mamma?- allora la riprese imbronciata, vedendola distratta.
A quel punto scosse la testa cercando di scacciare quell'attimo:
-ho dormito bene anch'io.- sorrise materna.
La bambina fu felice di vederla tornare alla realtà.
-che facciamo oggi?- domandò euforica, poi.
Erina le sorrise annunciando:
-ho intenzione di portarti a Disneyland! sei contenta?-
A Marika brillarono gli occhi per il programma che le aveva proposto ed esultò entusiasta, saltellando sul letto:
-davvero?? grazie mamma!-
Si portò tra le sue braccia nella maniera più innocente e spontanea, stringendola più forte che poteva.
Erina sorrise vedendo la bambina tanto felice. Sorriso che si spense quando Marika si staccò da lei:
-può venire anche Soma oniichan?- chiese speranzosa.
Lei rimase senza parole e si trovò incapace di rispondere subito ad una richiesta tanto rischiosa.
Alla fine cercò di rifiutare docilmente, in modo che sua figlia non ci restasse troppo male:
-tesoro.. Yukihira avrà da fare oggi. Non penso voglia venire a Disneyland con noi.
Ti andrebbe bene se invece venissero gli zii e Naoki?-
La bambina si rattristò facendosi capricciosa:
-no! Voglio anche Soma oniichan!-
Erina sospirò impotente. Marika si era già affezionata parecchio a Soma. Cosa doveva fare?
In fondo era suo padre e non poteva cancellarlo quando le faceva più comodo.
-Marika.. perché ti piace tanto Soma oniichan?-
La sapeva la risposta, ma voleva davvero sentire cosa pensava sua figlia.
La bambina sorrise allegra e le paffute guancette si colorino di un candido rosato, sicuramente capace di sciogliere qualsiasi persona la guardasse. -con Soma oniichan mi sento protetta e poi è divertente, mi fa tanto ridere, oltre ad essere il mio eroe. Voglio davvero che Soma oniichan venga con noi per questo.-
Poi continuò lasciandola di stucco per la sua argutezza:
-..e in più, mamma, anche a te sta simpatico Soma oniichan.
Quando siamo tutti e tre insieme è divertente e anche tu sei più felice.- sorrise luminosa.
Tali parole, seppur dette con tanta ingenuità e all'oscuro della gravità della situazione, erano la pura verità.
Questo era ciò che sentiva Marika. Questo era chiaramente quello che aveva scatenato il ritorno di Yukihira nella sua vita, anzi.. nella loro vita: sua e di Marika. Ormai era dentro il cuore di Marika ed era anche dentro il suo di cuore, che lo negasse o meno. “Ti senti così perché è il tuo papà, Marika” pensò dentro di sé, cercando di trattenersi dal rivelarlo alla bambina. Non doveva assolutamente farlo.
Guardò con tenerezza Marika, rivolgendole un sorriso, afferrò la spazzola posata sul comodino di fianco al letto ed iniziò a pettinarle i capelli lunghi ed indomabili, morbidi e profumati.
-è vero che Soma oniichan è così, no?- riprese in seguito, la bimba, curiosa di sapere la sua risposta.
Lei la fissò in silenzio, in principio indecisa se rispondere o meno. Gli occhi di Marika, però, pieni di ammirazione per Yukihira, la portarono a dirle con sincerità:
-immagino di sì.- affermò impacciata, cercando di celare il rossore.
Davanti a quella risposta, Marika si fece elettrizzata. -allora può venire?-
Erina, pur sempre sensibile alla felicità di Marika e desiderosa di non distruggere quel dolce sorriso confidente e leale, infine annuì. -proverò a chiederglielo, d'accordo?-
-grazie mamma!- urlò felice.
Si avvicinò lentamente al suo volto e le scoccò un bacio riconoscente sulla guancia.
-di niente tesoro.- lei rispose.
Seguì la bambina andare in bagno e la aiutò a scegliere cosa mettersi.

Preparate entrambe, scesero nella hall e trovarono Alice e la sua famiglia ad aspettarle:
-vi stavamo aspettando. Cosa avevi in mente di fare oggi?-
Marika andò a salutare, festosa, anche gli zii e Naoki.
-io e Marika andiamo a Disneyland.-
Nel frattempo scesero nella hall anche Hayama e Hisako.
-allora penso che ci uniremo anche noi!- seguì Alice. -ti scoccia cuginetta?-
-no, fate come volete.-
-Hisako e Hayama. Voi che fate?- Alice portò gli occhi sui due.
Hisako rimase in silenzio ed Hayama rispose primo:
-non me ne frega nulla di uno stupido parco divertimenti per bambini, preferisco informarmi sulle spezie francesi.
Quindi vi precedo.- si infilò le mani nelle tasche, lasciò la carta/chiave alla reception e andò verso l'uscita dell'hotel.
Intanto che lui andava verso le porte scorrevoli dell'albergo, arrivò anche Yukihira, che ridacchiando constatò:
-alla fine mi sono svegliato per ultimo.-
Erina e Yukihira si guardarono e lui le sorrise.
Lei distolse lo sguardo vergognosa, in tempo per vedere Marika andare verso Yukihira con un sorriso meraviglioso che fu subito ricambiato da lui. -ciao piccola! Ti vedo allegra!- la fissò con dolcezza:
-dove ti porta la mamma?- alzò lo sguardo verso di lei che, arrossendo un po', le riversò un'occhiataccia.
-andiamo a Disneyland!- annunciò la bimba -viene anche tu, Soma oniichan?-
Yukihira si sorprese dell'invito della bambina ad andare con loro ed Erina fece per intervenire nell'affettuosa conversazione tra i due, ma lui la anticipò:
-se anche la mamma è d'accordo, allora vengo.-
Portò gli occhi su di lei, in attesa della sua approvazione.
Erina guardò Marika, che sembrava fiduciosa di ricevere una risposta positiva; infatti, poco dopo, decise di rispettare la promessa che aveva fatto alla figlia in camera:
-Marika ti vuole, non è un problema se vieni pure tu.- boccheggiò brusca.
-se anche a Nakiri va bene, immagino di non avere altra scelta.-
Non gli era sfuggito uno sbuffo contrariato da parte di Erina, ma più che restarci male cercò di mascherare un sorriso compiaciuto perché adorava vedere le reazioni di Nakiri. Quest'ultima, dal canto suo, vide sorridere di sbieco Alice ed ebbe l'istinto di fulminarla a causa della sua simpatia per l'accoppiamento lei/Yukihira e come, con i suoi atteggiamenti, influenzava il loro rapporto. -bene!- iniziò risoluta, sua cugina. -allora andiamo tutti!-



 
****
 

Nel frattempo, Hisako, in tutto questo, seguì Hayama allontanarsi sempre di più.
Portò rapidamente gli occhi anche all'altro gruppo, sentendosi di troppo perché tutti_anche Yukihira ed Erina che non lo erano_sembravano accoppiati, a causa della confidenza reciproca e condivisa.
Non aveva voglia di restare sola e allo stesso modo, dopo quello che era successo alla festa di Alice, voleva raccogliere un momento_anche breve_per stare con Hayama e conoscerlo di più, cercare di capirlo. Avvicinarsi.
Erina bloccò i suoi pensieri, chiedendole:
-Hisako.. che hai deciso di fare? Non hai ancora risposto.-
Nel mentre, Hayama era già fuori dell'hotel.
Pian piano, poi, anche il resto del gruppo uscì e si ritrovò fuori con Hayama.
-passo anch'io. Preferisco fare altro.- in seguito rispose, ad Erina.
Hayama si incamminò nuovamente. -ci vediamo.- asserì sbrigativo, allontanandosi ancora dal gruppo.
Hisako lo guardò separarsi dagli altri, quando Alice andò in suo soccorso:
-Hayama! Hisako è nelle tue mani!- gridò richiamandolo per lei, facendola arrossire furiosamente:
-non vorrai mica lasciarla sola tutto il giorno?-
-non ho bisogno della balia!- starnazzò offesa, Hisako, arrossendo.
Lui si bloccò di colpa e lei, di fronte a quella reazione, si fece confusa.
-che faccia come vuole. Non mi cambia se viene.- recitò piatto.
Si sentì nuovamente a disagio davanti a quella risposta.
-casomai ci separiamo per strada.- farfugliò nervosa ed agita, orgogliosa.
Lui non rispose, Hisako guardò seccata Alice:
-questa me la paghi. Non ho bisogno del tuo aiuto.- la rimproverò sottovoce.
-non è vero. Eri bloccata davanti all'entrata dell'hotel e ti vergognavi come una ladra nel chiedergli se potevi andare con lui.- ribatté Alice, ghignando. Hisako le rivolse un'accurata smorfia, poi si affiancò ad Hayama premurosa di mantenere le dovute distanze da lui e salutò da lontano l'altro gruppo, sorridendo principalmente ad Erina che, di suo, le regalò uno sguardo incoraggiante. Hisako la ringraziò silenziosamente.


****


Era stato contento che Marika gli avesse chiesto di andare con loro.
Sapeva che Erina aveva fatto fatica ad accettare che venisse proprio per quello che avevano deciso di fare quando sarebbero arrivati a Parigi, ovvero prendere le distanze l'uno dell'altra per il bene delle loro rispettive relazioni. Lui la amava, ma Nakiri sembrava invece voler continuare ad ignorare i suoi sentimenti per lui_qualsiasi sentimento provasse_.
Erano arrivati a Disneyland e dopo aver pagato i biglietti, tutti erano rimasti incantati dalla bellezza del parco divertimenti. Le attrazioni disney erano infinite, c'erano di tutti i tipi ed erano bellissime e colorate.
A Marika brillavano gli occhi e lui fu felice di vederla tanto emozionata.

Quando la bambina andava a fare qualche attrazione, lui e Nakiri si ritrovavano da soli e questo anche perché Alice e Ryou, con Naoki, sembravano scomparire come a farlo apposta. Marika, inoltre, aveva chiesto varie volte a lui e Nakiri di accompagnarla in qualche divertimento ed infatti erano tutti e tre finiti sul trenino che gli aveva fatto fare il giro panoramico del parco. Pure Naoki sembrava divertirsi e Marika giocava con il “cugino” e rideva felice.
Vi erano anche tanti locali carini, ristoranti e bar a tema disney e presto sarebbe arrivata l'ora di pranzo.

Gran parte della mattinata trascorsi così e, poco prima di pranzo, Marika salì sull'ultima giostra prima di andare a mangiare. Naoki, dal canto suo, trascinò i genitori verso un'altra attrazione e lui e Nakiri restarono ancora da soli.

Il quieto e imbarazzante silenzio che si era creato tra loro fu distrutto dalle parole di Nakiri, che però cercava di non incrociare il suo sguardo. -scusa se Marika ti ha costretto a venire. Era meglio se le dicevi di no.-
Nemmeno lui la guardò, piuttosto si soffermò a vedere Marika emozionata di essere su una giostra.
Gli veniva d'istinto controllarla perché si sentiva molto protettivo verso quella bambina e, quando la vedeva ridere, spontaneamente gli veniva di sorridere a sua volta, così le rispose sinceramente:
-non mi ha costretto, Nakiri, volevo venire al parco.-
Finalmente si girò a guardarla intensamente e per un attimo entrambi si deliziarono di quel momento nel quale non vedevano nessun altro, se non loro due. -perché sei venuto, Yukihira? A volte sembra quasi che tu lo faccia apposta. Avevamo deciso come comportarsi a Parigi prima di partire.-
-sto solo cercando di godermi il viaggio, il nuovo paese e la bellissima città.
Non ci sono doppi fini dietro alla mia scelta di venire a Disneyland con voi.-
Sapeva che stava mentendo e probabilmente anche a Nakiri la sua risposta era risultata falsa, ma non poteva fare altrimenti se non voleva agitarla. -stai mentendo, Yukihira. Se decidi di farlo, almeno fallo bene.- appunto lei sbottò.
-mi stai chiedendo di essere sincero, Nakiri?
Vuoi che ti dica ciò che penso veramente, pur sapendo cosa comporterà la mia risposta?-
-non ti sto chiedendo di essere sincero.
Sto solo dicendo che dovresti mentire con più convinzione, perché è chiaro che volevi darmi un'altra risposta.-
-che risposta pensavi o speravi ti dessi, Nakiri?-
Si voltò verso lei, serio, cercando di capire dove volesse arrivare.
Nakiri lo guardò irritata dal suo comportamento provocatorio:
-il fatto che tu non menta con convinzione mi mette in difficoltà. Non aiuta a frenare l'irreparabile.-
-è perché non voglio più rispettare la decisione che abbiamo preso prima di partire. È perché ho capito cosa voglio.- alla fine confessò, sorridendole. “Perdonami Megumi, se amo Nakiri. Perdonami per averti illuso..” si disse fra sé e sé, sentendosi in colpa per lei. Sempre più. Ora sapeva cosa voleva.


 

****


Nakiri si fece perplessa davanti a quella risposta, a quel cambio di rotta, e riscontrò dei reali problemi nel ribattere. Anzi.. voleva solo saperne di più. Voleva capire cosa intendeva con quella frase. Cosa sapeva di volere.
Indugiò su di lui e si fece coraggio nel chiedergli:
-cosa hai capito di volere, Yukihira?- sussurrò timorosa.
-voglio sapere cosa provi per me, Nakiri.- le sorrise impertinente -..e se non me lo vuoi dire, lo scoprirò da solo. Non mi allontanerò più da te. Non prenderò le distanze. Ho deciso di conquistarti un'altra volta!
Ho deciso di fregarti a Suzuki-san!- dichiarò con determinazione ad arroganza.
Lei, davanti a quelle dichiarazioni, avvampò miseramente:
-non puoi decidere tutto da solo, Yukihira!- esplose al culmine della vergogna:
-devo ricordarti che sei fidanzato con Todokoro? Mi hai detto di amarla!-
Lui si fece malinconico.
-ho capito che non è così: tengo molto a Megumi, ma non la amo. Credo di non averla mai amata davvero.-
-e con questo cosa vorresti dire?-
Era scioccata. Non aveva parole per esprimersi. Questo significava che era innamorato di lei?
A quel pensiero sentì il cuore esploderle nel petto. Il corpo si riempì di calore, leggerezza, felicità, speranza.
Perché speranza?
Lei stava con Rokuro. Stava bene con lui.
Cosa sperava davvero? Perché era felice che implicitamente le avesse detto di aver scelto lei?
La sapeva eccome la risposta, ma anche così non voleva rinunciare alla sua relazione con Rokuro.
Aveva paura ad avvicinarsi a Yukihira, probabilmente sentiva di non meritarselo per quello che gli aveva fatto. Avrebbe messo a rischio tutto, perfino il suo equilibrio di vita, lasciando Rokuro per provare con Yukihira. Non poteva farlo e basta. Doveva uscire da quella situazione. Doveva distruggere l'entusiasmo e la sicurezza di Yukihira.
Tuttavia, nonostante questo, proprio a causa dei suoi sentimenti per lui non riusciva a trovare la freddezza per allontanarlo del tutto. Respingerlo. Questo perché forse non voleva davvero farlo.
Perché dentro di lei sapeva quali erano i suoi sentimenti e chi amava davvero.
Poi lui continuò:
-ho deciso di lasciarla, Nakiri. Tanto, che la lasci per quello che provo per te o meno, è un dato di fatto che non la amo.
Non posso continuare a stare con Megumi illudendola e facendole credere di provare lo stesso.
Non posso farle questo, capisci?- seguì ancora:
-per rispetto per lei e dei suoi sentimenti per me, è giusto che la lasci.
Voglio che tu sappia, però, che non ho intenzione di lasciarti a Suzuki e troverò il modo di farti ammettere i tuoi sentimenti per me.- le strizzò l'occhialino, rendendola ancora più timida ed emozionata di fronte a lui.
-è tempo sprecato, Yukihira!- tuonò alterata, poco dopo, quando si fu ripresa da quello stato di passività e vulnerabilità che le scaturiva Yukihira con i suoi modi di fare, le sue parole, i suoi potenti sentimenti.
E ancora.. il suo carisma, la sua allegria, la sua sincerità, la sua fermezza.
-avrai anche capito ciò che vuoi Yukihira, ma non ti è proprio soggiunta l'idea che per me non potesse essere lo stesso?
Non voglio la tua stessa cosa.- ribadì nuovamente, mentendo a lui e soprattutto a se stessa.
Lui le sorrise ancora e salì verso i suoi capelli per sfiorarle il volto con dolcezza.
-non credo sia proprio così, Nakiri. Ti ho già detto come la penso.-

La loro conversazione fu interrotta da Marika che, scesa dall'ennesima giostra, corse gioiosa da loro e tirò Yukihira per un braccio. -Soma oniichan! Vieni con me su quella giostra?-
Lui le sorrise con dolcezza, ma lei bloccò la risposta di Yukihira:
-Marika.. è ora di pranzo. Andiamo a mangiare prima! Ci andrai dopo!-
-non hai fame, piccola?- si unì Yukihira.
La bimba annuì concitata. -un po'.-
-allora andiamo a mangiare.-
Vide Yukihira stringere la mano della bambina e quella scena, benché la discussione avuta prima, le strappò un sorriso. Sapeva che, al momento che lei e Yukihira sarebbero rimasti soli, sarebbero rientrati nel discorso che li aveva tenuti impegnati prima che Marika scendesse dalla giostra. Purtroppo non riusciva a smettere di pensare alle parole che le aveva detto Yukihira ed a sentire le emozioni invaderla da capo a piedi. Emozioni potenti, talmente tanto da mettere in discussione_come al solito_tutto ciò che cercava di imporsi, evitando che la sua vita andasse in frantumi di nuovo oppure si facesse incerta per colpa di qualche pazzia che avrebbe commesso se Yukihira continuava a farla vacillare e ad incitarla ad accettare i suoi sentimenti per lui, ricambiarli, viverli reciprocamente, ascoltarli, definirli in due. Libera di poterlo amare senza vincoli, senza paure o preoccupazioni. Senza l'angoscia e i sensi di colpa che sentiva da sei anni, da quando Marika era nata. Le squillò anche il cellulare e notò sullo schermo il nome “Alice”.
Quando rispose lei li chiese dov'erano e fissarono di trovarsi davanti all'entrata del ristorante scelto per pranzare: il migliore di Disneyland che, da quello che si diceva, era capace di soddisfare il suo “palato sopraffino”.


 
****

 
Finito di mangiare, il gruppo era tornato a fare altre attrazioni e si era fatto presto metà pomeriggio.
Soma non faceva altro che pensare a quello che aveva detto a Nakiri poco prima di pranzo.
Non riusciva a crederci di averlo fatto. Davvero aveva detto a Nakiri ciò che gli frullava in testa da ieri?
Aveva pensato di aspettare ancora prima di dirle quali erano i suoi sentimenti per lei e ciò che aveva deciso di fare con Megumi, ma l'interesse e l'insistenza di Nakiri l'avevano incoraggiato a dirle tutto e ad ammettere la scelta che aveva fatto. A dirle che aveva scelto lei e che non si sarebbe arreso, ma avrebbe lottato per conquistarla e motivarla ad aprirsi con lui, a far sì che lei capisse quello che provava per lui e alla fine a sceglierlo. Era consapevole che sarebbe stata dura, poiché Nakiri era testarda e in un certo senso_anche se non capiva il motivo_aveva il terrore di lasciarsi andare con lui.
Era stata dura prendere quella decisione, riconsiderare la sua relazione con Megumi e riflettere su ciò che sentiva per ambedue le ragazze, realizzando di amare profondamente Nakiri e magari da sempre. Sapeva che avrebbe fatto soffrire Megumi e proprio per quello sarebbe stato doloroso lasciarla, ma altrettanto era chiaro che se avesse proseguito a stare con lei il loro rapporto sarebbe diventato falso, di “facciata” e avrebbero continuato a soffrire tutti e due in ogni caso e soprattutto lui non sarebbe riuscito a smettere di provarci con Nakiri o a soffocare i suoi sentimenti per lei, finendo per tradire davvero Megumi. Aveva i suoi limiti e al momento l'aveva raggiunti, poiché la sua mente era stata sostituita in un attimo da Nakiri da quando era ricomparsa nella sua vita. Non aveva mai provato qualcosa di tanto forte per Megumi e desiderava davvero vivere quei sentimenti, esplorarli fino in fondo, proprio perché anche in passato aveva rimpianto di non averli ascoltati e adesso non voleva più ignorarli. Voleva pienamente sentirli. Voleva Nakiri.
D'istinto la guardò mentre Marika le chiedeva di poter comprare un palloncino su cui vi era stampata la principessa di Aladino, Jasmin. Il petto gli si riempì di emozioni dolci e passionali, agognate, così come rimase estasiato dalla sua incantevole figura come sempre e da come sapeva far spiccare eleganza e bellezza con piccoli gesti, movenze, passi, parole o meccanici movimenti. Quando si girò verso di lui e si guardarono, d'impulso le sorrise e lei abbassò gli occhi a terra come se si sentisse a disagio. Reazione che trovò adorabile.

In seguito, notò Nakiri e Alice parlare fra loro sull'acquistare un gelato ai bimbi.
Marika, infatti, gli corse in contro e lo abbracciò. -Soma oniichan! Compri un gelato a me e Naoki?-
-Marika!- la riprese Nakiri -non si chiede alle persone di comprarci le cose.
È maleducazione, sai?- le spiegò severa, ma anche con delicatezza.
-scusa mamma..- disse dispiaciuta.
-non preoccuparti, Nakiri, glielo offro volentieri un gelato.-
Marika gli sorrise graziosamente e Nakiri le accarezzò i ciuffi biondi:
-non c'è problema Yukihira.- declinò schiva. -vieni Marika, andiamo a prendere il gelato con Naoki e gli zii.-
La bambina annuì ubbidiente.
-quasi quasi va anche a me un gelato!- decise lui, facendo ridere di gusto Marika:
-quindi, offro io ad entrambe. Ci state?-
Erina lo guardò infastidita dall'intromissione, ma lui non ci fece caso.
-tranquilla Nakiri, lo faccio volentieri e non voglio che tu sia in debito con me.-

Si portarono al chiosco dei gelati, quello che secondo il volantino di Disneyland vendeva i gelati più buoni e fece per pagare il cono a tutte e due, più il suo. -non disturbarti, Yukihira.- lo fermò lei prima che passasse i soldi al commesso, dovendo per forza bloccare la sua mano e accendendo nuovamente l'attrazione tra loro, a quel solo tatto.
La mano di Nakiri era fredda e nello stesso tempo finirono per scaldarsele a vicenda:
-non sei un po' troppo poco coperta, Nakiri? Sta facendo buio.-
Lei sfilò via la mano dalla sua presa e si guardò i piedi, impacciata.
-sto bene, Yukihira. Basta che non paghi i gelati.-
Alla fine, dopo diverse insistenze, lui riuscì ad offrire loro il gelato e si portarono a sedere verso una panchina.
In quella di fronte a loro vi era seduta la famiglia Kurokiba e Soma aveva deciso di stare in piedi per lasciare più posto a Marika e Nakiri. Lui e Nakiri si lanciavano occhiate sfuggenti, rapide, ma ricche di potenza attrattiva e sottintesa.
Ad un tratto, Marika, ancora con il gelato gocciolante in mano, si alzò dalla panchina dove sedeva sotto lo sguardo incuriosito e attento di Nakiri. Si avvicinò a lui e alzò gli occhi ambra verso suoi, identici. Era così piccola e minuta, in confronto a lui, che si intenerì immediatamente_come gli succedeva ogni volta quando si trattava di Marika_.
Lei gli sorrise. Ridacchiò con tenerezza, divertito, vedendo che aveva la bocca un po' imbrattata di cioccolato.
-che gusto hai preso Soma oniichan?-
-ho preso cioccolato e fragola.- rispose ilare.
-hai preso il cioccolato come me!- esclamò lei.
-già..- le accarezzò la testa con cura. Marika era così incantata dalla figura di Yukihira che non si accorse che il gelato riprese a sgocciolare e finì sulla sua maglietta. -oh!- notò lui ridacchiando, vedendo la chiazza di cioccolato.
Ancora la bambina non si era accorta di niente; Nakiri, invece, che aveva seguito tutta la scena, si intromise:
-attenta Marika!- e l'avvisò, -stai sporcando la maglietta di Yukihira con il cioccolato.-
La bambina, al richiamo della madre, si rese conto del danno e si fece mortificata, guardandosi le ballerine verde acqua.
-mi dispiace Soma oniichan..-
Lui le fece un buffetto sul naso e la rassicurò:
-non preoccuparti piccola. La maglietta è vecchia.-
Gli altri non si erano resi conto del trambusto, poiché Alice era concentrata a ripulire la bocca di Naoki dal pistacchio.
A quel punto Erina venne in suo soccorso, cogliendolo di sorpresa:
-Yukihira!- brontolò difatti, -non stare lì in palato! va ripulito subito prima che si attacchi!
Se lo lasci seccare, poi si ripulisce male al lavaggio definitivo.-
-non è un problema, Nakiri, è veramente vecchia questa maglietta.-
-vai almeno a sciacquarla alla fontanella. Non è tanto distante da qui.-
-d'accordo.- le sorrise giocoso. -se lo dici tu.-
Detto questo, fece per avviarsi verso la fontana.


 
****



-tesoro..- Erina si rivolse a Marika. -stai un attimo con la zia, ok?-
La bimba annuì. -mi dispiace aver macchiato la maglietta di Soma oniichan, mamma.-
Era veramente triste per averlo fatto. -è arrabbiato con me?-
Lei guardò sua figlia e le sorrise rassicurante:
-no, non lo è. Non è il tipo. È comprensivo a modo suo. E poi ti sei già scusata con lui.
Sono sicura che non gli importi davvero niente.-
Marika sembrò tranquillizzarsi:
-grazie mamma. Quando torna parlo di nuovo con Soma oniichan.- strinse i pugnetti fieramente.
Erina sorrise di fronte a quella scena.
Anche se non sapeva che era suo padre, Marika lo amava già moltissimo e lei non poteva farci nulla.
-brava tesoro! Adesso vai da Alice.-
La bambina non se lo fece ripetere due volte e raggiunse la “zia”.

Erina rimase a guardare Yukihira farsi sempre più lontano mentre le dava le spalle, indecisa se seguirlo o meno, soprattutto perché poche ore fa gli aveva esplicitamente detto di provare qualcosa di forte per lei e lei lo aveva rifiutato proprio perché non poteva permettersi di assecondare quello che sentiva. Se fosse andata con lui, sarebbero rimasti nuovamente soli e non era convinta fosse la scelta più furba. Tuttavia, i suoi veri desideri un'altra volta la spinsero a prendere la decisione più istintiva: lo raggiunse veloce e si affiancò a lui.
-ti accompagno.- borbottò, sfuggendo al suo sguardo per l'imbarazzo.
Lui sembrò soddisfatto della scelta che aveva preso, quando si girò verso di lei per scambiarsi un'occhiata penetrante:
-vedo che alla fine stai seguendo il mio consiglio, Nakiri.- ghignò sollazzato.
-di cosa stai parlando, Yukihira? Sta zitto.- protestò arrossendo un po':
-vengo solo per assicurarmi che non dovrai smacchiare quella maglia con strani prodotti.- aggiunse, cercando di giustificarsi. Chiaramente la risposta era stata ridicola, ma non voleva compiacerlo ancora di più.
Lui scoppiò a ridere divertito. -Nakiri.. non sei brava a nascondere i tuoi sentimenti come credevo.- la punzecchiò ancora.
-non credere chissà cosa, stupido. Sei davvero presuntuoso!-
-allora perché mi hai accompagnato quando non c'era bisogno?-
Lei diventò paonazza. -te l'ho già detto il motivo.- farfugliò timidamente.

Arrivati alla fontana, lui cercò di ripulirsi dal cioccolato alla meno peggio trovando diverse difficoltà nel farlo visto che la posizione dove si era sporcato era un po' scomoda per arrivarci con le mani.
Lei sbuffò esasperata:
-che stai facendo, Yukihira? Così non va via nulla!-
Lo guardò ancora tentare di rimuovere per quel che poteva la macchia.
-ah! Lascia fare a me, idiota!- esordì infine, esasperata.
Lui le passò il fazzoletto umido e lei iniziò a strofinare con forza il punto marroncino, macchiato, riuscendo in qualche modo a farlo diventare meno nitido. -wow Nakiri! Non ti facevo così brava nelle pulizie.
Pensavo che appartenendo alla famiglia Nakiri fossi servita e riverita.-
Lei lo guardò male, stizzita da tali parole:
-come credi che pulisca tutte le macchie che si fa Marika?
A casa mia non ho sempre la domestica che mi pulisce e stira, Yukihira.-
-non c'è bisogno che ti scaldi.- ridacchiò. -volevo solo scherzare un po'.
Dopo quello che ti ho detto è nato un po' di attrito e non mi piaceva.-
-non tornare su quel discorso, Yukihira.-
Cercò di sviarlo subito, sentendosi imbarazzata nel ricordare le parole di Yukihira di qualche ora fa:
-non voglio più affrontarlo e mi sembra di averti già risposto.-
Fu dura dire certe parole e non voleva farsi sopraffare nuovamente dai suoi sentimenti per lui, dunque cercò di troncare subito_sebbene a fatica_l'inizio di quella pericolosa discussione.
-non era mia intenzione farlo, Nakiri, ma questo non vuol dire che ritiro quello che ti ho detto qualche ora fa.- puntualizzò diretto. L'afferrò per la vita, lasciandola spiazzata, e se la portò contro il corpo.
Le vezzeggiò le lunghe ciocche bionde con un audace gesto, carnale e desideroso, e le sussurrò continuando:
-soprattutto perché voglio poterti sfiorare senza impedimenti, in questo modo, esattamente come sto facendo adesso e anche di più. Questa volta non voglio rimpiangere di non averci provato..- mentre il suo caldo fiato le stuzzicava l'orecchio, sentiva delle eccitanti scintille percorrerle tutto il corpo, incontrollate, insaziabili per il suo organismo. Per la sua attrazione per lui. Acuì ulteriormente il tono di voce, creandole altri brividi incandescenti:
-..per non averlo fatto quella notte di sei anni fa. Hai capito, Nakiri?-
Rimase pietrificata: era da quella sera a casa sua che non erano più stati tanto vicini.
Serrò tutti i muscoli del corpo, tesa e vogliosa, avvertendo una sensazione di impotenza nel rispondergli e nello spingerlo via e in special modo notando che tutto di lui, fino al collo, la desiderava.
Voleva restare in quella posizione, sentire il suo petto contro il suo: lui che assaporava la sua pelle nel toccarla o ispirava il suo profumo dai capelli, respirava vicino al suo orecchio.. ma non poteva farlo. Non doveva.
Lo allontanò e con aria decisamente affranta, espressione che purtroppo non riuscì a nascondergli perché stava pian piano perdendo il controllo emozionale, cercò di dirgli:
-è troppo tardi ormai, Yukihira. Non puoi recuperare così facilmente, soprattutto non puoi costruire qualcosa che non c'è mai stato e che si basa su una sola notte. Dovresti essere più realista.-
-credo che niente sia impossibile finché sei in vita e di certo non mi convinci con belle parole.-
Le strizzò l'occhiolino, fiducioso, proseguendo:
-vorrei tanto sapere cosa avresti fatto se fossi davvero tornato a cercarti quando sei fuggita dal mio appartamento.
Cosa avresti fatto, Nakiri?-
La guardò dritta negli occhi, specchiandosi nell'espressività di quel colore violetto alla ricerca di una sua possibile risposta.
Lei deglutì agitata, raccogliendo la forza per scoraggiarlo ancora e in particolare per se stessa, visto che continuava ad essere indecisa nelle sue scelte per colpa di Yukihira: del suo coinvolgente comportamento, della sua sicurezza, la sua determinazione ed insistenza. -ti avrei respinto comunque.- ammise in tono strozzato, a seguito dell'ennesima menzogna che le scatenò una fitta dolorosa al petto, come se una lama affilata l'avesse appena trafitta mortalmente. Questo perché anche lei si chiedeva sempre cosa sarebbe successo se fosse tornata indietro o se veramente avesse detto a Yukihira di essere rimasta incinta di Marika quella notte. La situazione sarebbe stata la stessa di oggi ugualmente?
Era chiaro che, dopo quello che gli aveva fatto, non poteva semplicemente permettersi di frequentarlo e lui non doveva sapere di Marika. Frequentarsi con Yukihira, dunque, comprendeva il dirgli di Marika perché prima o poi l'avrebbe scoperto e sarebbe successo solo più in fretta. Ecco perché non poteva stare con lui. Ecco perché seguiva a negare i suoi sentimenti per Yukihira ed era proprio per proteggere Marika e per non allontanare_egoisticamente_ da lei Yukihira che trovava la poca forza per respingerlo costantemente. Mentire a se stessa.
Mentire a Rokuro, a Yukihira e anche a Marika. Credeva di proteggerli in questo modo.
-non sembri essere convinta di quello che dici.- obiettò lui.
-non importa quello che credi Yukihira. La mia risposta è questa.-
Si incamminò distanziandolo. -non avrei dovuto accompagnarti alla fontana.-
-l'hai fatto perché volevi, Nakiri.- sorrise lui, raggiungendola.
-ti avevo chiesto ti non affrontare più questo discorso. Perché fai sempre di testa tua?-
-perché penso che tu stia sbagliando, Nakiri.-
Lei lo fissò rabbiosa:
-non hai il diritto di dirmi che sto sbagliando! So perfettamente quello che faccio.
Per cui smettila. Non so più come dirtelo.-
-hai ragione.- concordò lui sincero, lasciandola colpita. -non ho il diritto di dirlo, però i tuoi atteggiamenti verso di me restano contraddittori e questo è un dato di fatto. Sicuramente non lascerò andare la possibilità di stare con te proprio per questo. Starà a te decidere cosa fare alla fine di tutto.-
Lei sbuffò arresa. -fai come ti pare, Yukihira. Tanto sei cocciuto.-
Vi fu un momento di calma tra i due, nel quale non dissero altro e camminarono solo fianco a fianco, per tornare dagli altri e da Marika. Silenzio che fu interrotto da lui che cambiò discorso:
-grazie per la maglietta, Nakiri.- le sorrise allegro.
-di niente.- bofonchiò imbarazzata, accelerando il passo.
Finalmente i due arrivarono dal gruppo.


****


Nel restante arco della giornata, prima che il sole tramontasse davvero, lui e Nakiri non si trovarono più in situazioni intime. Stava ricordando ogni sensazione che aveva provato nello stringerla a sé davanti alla fontana e sentiva ancora il suo dolce profumo solleticargli le narici. I polpastrelli gli andavano a fuoco al pensiero della carezza che le aveva fatto tra le ciocche. Non negava di non essere rimasto ferito quando lei gli aveva risposto che, anche se fosse tornato a cercarla dopo quella notte, l'avrebbe rifiutato comunque. Non sapeva quanto fosse vera quella risposta, ma anche se non lo fosse stata faceva male. Certo.. non era tipo da arrendersi, e in ogni caso non l'avrebbe fatto, voleva capire perché Nakiri era tanto restia ad accettare i suoi sentimenti od a lasciarsi andare. Sapeva di piacergli, lo sentiva, e da come si comportava e cercava a modo suo un approccio con lui, oppure perché non lo allontanava mai del tutto quando tentava un contatto più fisico con lei, avvertiva che nemmeno a lei dispiaceva, anzi. La prova più inconfutabile era stata quella sera a casa di Nakiri, nella quale lei aveva risposto chiaramente alla passione che li aveva travolti. Era stata lei, tra l'altro, a fermarlo davanti alla porta per non farlo andare via.. quindi, perché continuava a scappare?
Di cosa aveva paura?  Solo dell'instabilità e dell'insicurezza di dove sarebbe andato quel rapporto?
Di dover lasciare andare l'equilibrio che si era creata per provare con lui?

Davvero era solo questo? O forse a causa della sua nobile famiglia?
Gli sembrava molto strano che i motivi fossero questi.
Oppure, l'opzione peggiore, amava davvero Suzuki come gli diceva. Si irrigidì a quel pensiero.
Allora perché lo cercava? Lo seguiva? Si preoccupava per lui? Lo aiutava?
Non si sarebbe arreso. Ci avrebbe provato fino alla fine dopo aver chiuso con Megumi. Anche pensando a lei si rattristò sentendosi un bastardo per essersi accorto troppo tardi di non amarla davvero. Dopo quattro anni.
Chissà come si sentiva Megumi?
Sapeva che la stava facendo soffrire moltissimo e anche quando si sentivano per telefono, si scambiavamo messaggi mentre erano lontani, sentiva distintamente l'agitazione ce la stava logorando. E questo era tutta colpa sua.
Scusa Megumi” si disse ancora, non potendo fare altrimenti che scusarsi con lei mentalmente.
Al ritorno da Parigi doveva parlarle assolutamente.



 
****


Lui ed Arato erano andati al “mercato Barbés”. Un mercato parigino specializzato nella vendita di spezie rare, dove voleva tanto andare quando aveva letto delle informazioni su di esso prima di partire per il viaggio di lavoro.
Aveva letto che vendeva spezie d'alta qualità e di ogni genere ed in effetti, da quando si era inoltrato all'interno, il suo olfatto estremamente sensibile e sviluppato non smetteva di inalare il profumo di spezie, che era assai variegato.
Prima di andare al mercato, avevano fatto un giro per Parigi e lui e Arato non avevano parlato quasi per niente, anzi.. avevano girato in silenzio, come se fossero da soli; poiché, ogni volta che aprivano bocca, finivano per insultarsi.
Lui non riusciva a non stuzzicarla e di conseguenza lei si innervosiva subito, però doveva ammettere che aveva trovato spassoso quel pomeriggio proprio grazie a quei battibecchi e si stupiva lui stesso di pensarlo, dato che aveva sempre trovato la sua attuale compagnia anonima. Tuttavia, più conosceva Arato e più si rendeva conto che qualche lato positivo ce l'aveva, aspetto fisico compreso. Esatto.. dalla festa di Alice Nakiri aveva osservato Arato in maniera diversa, più completa, soprattutto perché erano finiti per caso pericolosamente vicini e questo gli aveva dato modo di studiare_a lui prima ignote_alcune caratteristiche della ragazza che non gli erano dispiaciute, ma questo non voleva dire che provasse un'interesse particolare per Arato o volesse portarsela a letto. L'aveva solamente un po' rivalutata; però, da qui a fare un passo in più oltre il rapporto professionale, ce ne correva. Aveva pensato tutto questo mentre passeggiava con una silenziosa Arato dietro di lui e ispirava tutti i profumi delle spezie per capire quali fossero le migliori, realizzando che probabilmente il banco migliore era vicino. Il mercato era nutrito da un atmosfera piacevole, allegra e piena di vita, anche piuttosto affollata_si vedeva che era molto famoso grazie alla numerosa presenza di persone_.
Il sole stava lentamente scendendo sotto e dietro i colli creando un tramonto arancio/rossastro, tiepido, confortante, rilassante. Anche Arato sembrava entusiasta dei banchi.
Finalmente raggiunsero il banco che il suo stesso olfatto gli suggeriva e vi era al servizio un anziano signore dal sorriso enigmatico che, dalla pelle scura come la sua, anch'egli sembrava di origini indiane:
-quale spezia posso consigliarti o farti assaggiare, ragazzo?-
-le voglio assaggiare ed annusare tutte.- affermò deciso. -poi sceglierò in base al mio olfatto e un po' anche al sapore.-
L'uomo si meravigliò. -può davvero scegliere solo in base all'olfatto?-
-esattamente. Ce l'ho superiore a chiunque.-
L'uomo si fece compiaciuto:
-interessante. E la sua signorina cosa vuole?-
Hayama si voltò verso Hisako, ancora rimasta in silenzio, che arrossì a seguito della domanda del vecchio signore e dall'allusione “sua signorina”. Allusione che lui stroncò subito con poco tatto e rispetto:
-non è la mia ragazza.- infatti rispose duro. -figurati. Non fraintenda.-



 
****


Hisako si sentì offesa e tanto ferita di fronte a quella risposta glaciale.
Hayama aveva pronunciato quelle parole come se fosse un affronto per lui essere paragonato al suo ragazzo. Come se fosse uno sgradevole fraintendimento ciò che l'uomo aveva detto e tale visione l'aveva davvero resa triste, mandando in fumo anche le poche speranze che si era costruita di diventare più intima con lui. Più vicina. Di essere la sua ragazza un giorno.
In fondo.. cosa si aspettava?
Lo sapeva fin dall'inizio che Hayama non la vedeva nemmeno come donna.
Cosa credeva? Come pensava di conquistarlo?
Continuava solo ad illudersi e pensò che forse era il caso di lasciar perdere una volta per tutte.
-mi dispiace di aver frainteso.- si scusò il vecchio uomo, quasi spaventato dalla reazione eccessiva di Hayama.
Hisako cercò di trattenere le lacrime che minacciavano di uscire, visto che sarebbe stato vergognoso scoppiare a piangere davanti ad Hayama. Si sarebbe solamente ridicolizzata e non voleva arrivare a livelli tanto pietosi.
Nel tentativo di scacciare l'amarezza, si unì anche lei alla conversazione tra il vecchio signore ad Hayama, soprattutto per rispondere al primo. -ci terrei comunque ad assaggiare qualche spezia, signore.-
Adottò un sorriso di circostanza rivolgendolo al venditore e fingendo che Hayama fosse trasparente.
L'uomo ricambiò il suo sorriso con gentilezza:
-con molto piacere signorina. Aspettate qui, visto che siete i clienti più preziosi della giornata_date le tue capacità ragazzo_vado a prendere le spezie migliori e non esposte al banco.-
Hayama annuì alle parole dell'uomo, per ringraziarlo mentalmente.
Lei e Hayama rimasero soli, racchiusi nella tensione che si era creata, e senza parlare.
La situazione spiacevole tra i due, con sua sorpresa, fu interrotta proprio da quest'ultimo:
-non dovevamo separarci a metà giornata? Perché sei venuta al mercato delle spezie?
Non sono il tuo campo e non credo ti interessino davvero.-
Hisako si infastidì per quelle parole e lo fissò furente:
-perché pensi che sia una persona tanto priva di interessi?
Sono venuta al mercato perché mi incuriosivano le spezie. Ti sembra così strano?-
Era una mezza verità: era interessata veramente alle spezie, ma lo aveva seguito proprio perché voleva stare ancora con lui.
-non ti sei mai interessata alle spezie.- sostenne ancora lui.
-tu non sai niente di me, Hayama!- esplose allora lei, alterata:
-perché invece di partire subito con i pregiudizi non provi prima a conoscerle le persone?-
Hayama schioccò la lingua a mo di sarcasmo, rispondendo presuntuoso:
-mi stai suggerendo di provare a conoscerti, per caso?-
-esattamente.- asserì lei, fieramente. -perché è questo che fanno le persone normali. Prima di giudicare solo dall'apparenza si parlano e si conoscono. Di certo non sparono insinuazioni facendole passare per vere anche quando non lo sono.- continuò risentita, -sono venuta perché mi interessava sapere qualcosa di più sulla cucina speziata.
Quindi, Hayama, invece di darmi della frivola, perché non provi prima a cambiare approccio con gli altri?-
Hisako, dopo quelle parole, si ritenne soddisfatta perché sembrò che Hayama non avesse di che ribattere_per ora_.
Nel frattempo tornò il vecchio signore con diverse vaschette ripiene di spezie e le poggiò sul banco:
-ecco tutte le spezie migliori che ho. A voi la scelta!- li incitò borioso.
Hayama iniziò a toccarle, annusarle, assaggiarle con attenzione e nel silenzio più assoluto.
Hisako rimase colpita dalla minuziosa analisi che gli vide eseguire nello sceglierle e nel sentirle in tutti i modi possibili, quando alla fine si bloccò e la guardò dritta negli occhi:
-vuoi informarti sulle spezie? Allora voglio proprio vedere quanto ti sia sensibile ad esse.- ghignò.
Lei sgranò gli occhi allibita. -sarebbe una sfida?-
-quello che vuoi. Vediamo come analizzi il sapore e il profumo.-
-d'accordo!- esclamò lei. -di certo non mi tiro indietro!-
-assaggia questa che, come penso tu sappia, è paprika.- le offrì lui.
Prima che potesse portare la mano verso la vaschetta piena di polvere di paprika, lui avvicinò il cucchiaino verso la sua bocca. Lei lo guardò negli smeraldo e arrossì all'idea di averlo tanto vicino.
-prima annusala, poi assaggia.- le ordinò brusco. -parti subito male.-
Forse se lo era immaginato e sicuramente era stato così dato che era sicura di non piacergli; però, nel momento in cui lui aveva portato alla bocca il cucchiaino per farle annusare la paprika, le era parso che si soffermasse un po' troppo sulle sue labbra, come se ne fosse attratto. Comunque, ignorò quei pensieri molesti ed illusori e fece come lui le aveva detto.
Non riuscì a trovare qualcosa di particolare in quella spezia, sicura che lui l'avrebbe insultata per la sua incapacità.
-allora?- rincasò. Dovette essere sincera purtroppo:
-non sono riuscita a trovare la differenza. Mi sembra paprika normale.-
-come immaginavo: le spezie non sono il tuo forte. Non capisci la loro essenza.-
-infatti non sono il mio campo.- ribatté aspra. -ho solo detto che mi interessavano, non che fossi esperta.-
Si sorprese nel vedere che, mentre gli rispondeva a tono, Hayama posò fuggevolmente gli occhi sulle sue labbra. Di nuovo.
Allora forse non si era sbagliata quando aveva notato quel dettaglio, pensò.
Uno spiraglio di speranza le si accese nuovamente, ma doveva nascondergli il rossore e soprattutto le emozioni che provò a quel piccolo pensiero. -se non capisci la loro essenza non puoi interessarti.- replicò lui.
-questo perché tu non hai la pazienza di spiegarmi.- sbottò lei, adirata.
-non avrebbe senso spiegarti. Sono fuori dalla tua portata. Inoltre, sarebbe un'autentica perdita di tempo.-
-posso sempre chiedere a qualcun altro delle lezioni, allora.- protestò ancora, lei, fissandolo con sfida.
Intervenne nella loro accesa discussione il vecchio uomo dietro al banco, divertito dalla comica “scenetta”:
-mi dispiace disturbare i vostri esilaranti battibecchi, ma sto per chiudere per oggi. Ragazzo.. mi dovresti dire cosa compri.- Sorriso loro cordiale e affabile.
-prendo queste tre.- allora disse, Hayama, indicando le tre vaschette_quella della paprika compresa_.
L'uomo si fece soddisfatto. -grazie dell'acquisto.-
Sistemate le spezie, anche loro due tornarono verso l'hotel.



 
****



Hayama, da quando era rientrato in hotel dopo gli acquisti al mercato, non riusciva a distogliere la mente dai contorni delle labbra di Arato. Si chiedeva perché si fosse soffermato sulle sua labbra dopo averle avvicinato il cucchiaio con la paprika.
In qualche modo si era sentito attratto dalla loro morbidezza, dalla finezza, e più volte aveva continuato a fissarle.
Lentamente stava arrivando alla consapevolezza delle sue sensazioni e quella giornata con lei lo aveva aiutato a capire come si sentiva: era attratto da Arato. In qualche maniera quella donna gli piaceva. Sentiva di volerla portare letto, di osare di più. Sicuramente, se ci avesse provato e l'avesse portata a letto, tutte quelle sensazioni di inappagamento e desiderio quando stava con lei sarebbero scomparse. Perché ovviamente si trattava solo di attrazione: non gli interessava instaurarci un legame serio perché sarebbe stata solo una perdita di tempo, però fisicamente il suo corpo sembrava attirarlo. Oltretutto, dalla considerazione che lei gli dava, era anche abbastanza convinto che non l'avrebbe respinto se ci avesse provato. Tuttavia, proprio perché sarebbe stata solo una notte e visto che erano colleghi, non era proprio il caso di assecondare le richieste del suo corpo. Non voleva fastidi sul posto di lavoro e una notte di sesso con Arato lo sarebbe stata, perché avrebbero continuato comunque a vedersi in sede e non solo. Non voleva mettere a repentaglio la sua vita lavorativa solo perché desiderava portare a letto una donna per una notte. Era da sconsiderati farlo.
Doveva cercare di non farle capire che era attratto da lei, per cui trattarla come faceva sempre era la soluzione migliore e la più intelligente. Però doveva ammettere che passare quella giornata con lei non era stato così spiacevole come si era immaginato all'inizio e già tale considerazione non era un buona a nasconderle come si sentiva.




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Angolo autrice: Ecco qua il nuovo cap! ;D spero di non avervi deluso. Come vi sono sembrate le scene Sorina? il flashback di quella notte è un po' più esplicito degli altri, come avrete letto, ma credo di essere riuscita a rispettare i canoni di "arancione" nelle descrizioni. Almeno lo spero! D:
Quelle Marika/Erina (soprattutto di come la piccola Marika vede sua madre con Yukihira) e Soma/Marika? non mi sono soffermata molto sulle descrioni di Disneyland, anche perché non ci sono mai stata davvero e anche se ho guardato su internete informazioni, qualcosa di riassuntivo non l'ho trovato, quindi sono un po' andata ad occhio e immaginazione. Spero non vi dispiaccia! sul "Mercato Barbés" invece, luogo scelto per le scene AkiHisa, mi sono informata abbastanza bene. Come avrete visto, Soma ha praticamente deciso di lasciare Megumi per i suoi forti sentimenti per Erina; però, da quello che vedrete dal prossimo cap che pubblicherò, ci sarà un contrattempo che coinvolgerà la vita di Megumi che gli impedirà di lasciarla al ritorno da Parigi. Vi dico solo questo! :P
Quanto alle scene AkiHisa? cosa ne pensate? non è molto lunga la loro parte, ma intanto Hayama ha ammesso di provare un qualche tipo di attrazione per Hisako, sebbene per il suo orgoglio e il suo modo pregiudizioso e arrogante di pensare abbia deciso di non voler (per ora :P XD) andare oltre con lei. Ci riuscirà? vedremo! XD
Ringrazio tantissimo chi ha lasciato le recensioni! grazie davvero! <3 come dico di solito, cercherò di rispondervi il prima possibile. Perdonatemi se ritardo sempre! >.<' grazie ancora di tutto, in particolare ringrazio chi mi lascia ogni cap una recensione. Ve ne sono davvero grata! *-*

A presto!! *______*
Un bacione grande!! <3 Erina91


 
  
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