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Autore: fra_eater    08/10/2016    2 recensioni
per chi passa la vita solcando le onde non può non amare il mare, eppure tutti sanno che, oltre che amato, esso può essere molto odiata, specialmente se inghiotte persone e le riporta alla riva private i qualcosa.
Eccomi con una long su ZoroXTashigi, con accenni a Franky XRobin e RufyXNami
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Roronoa Zoro, Tashiji, Z
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Spiegate le vele! Levate l’ancora!”
Aggrappato alla testa di leone che era la polena della Sunny, Monkey D. Rufy urlava a gran voce ordini ai suoi compagni che li eseguivano di gran lena, coi volti sorridenti e allegri nel pensiero che quella sera avrebbero festeggiato alla grande con tutto ciò che Sanji aveva comprato al mercato per brindare alla ritornata memoria della marine.
Tashigi, dal canto suo, vagava per il ponte rimuginando su quel che era accaduto, su come era caduta nella trappola di Robin e sule sue parole “Non siamo poi così diversi
Il suo sguardo vagava veloce sui pirati, tutti impegnati nelle loro faccende con sui volti  dipinti i sorrisi che sapevano di avventura e libertà.
Lo stesso tipo di sorriso che spesso aveva visto sui visi dei suoi soldati e che era certa di avere lei stessa quando, in piedi a prua, guardava la terra ferma, speranzosa che il mare e il vento le donassero una navigazione tranquilla lungo la loro rotta.
Il suo sguardo vagò su quelle testa su cui pendeva una taglia finché non trovò quella verde muschiata del pirata con una cicatrice sull’occhio che tirava la corda di una vela fino al più vicino ormeggio. Fissava quell’armonia di muscoli, quel sudore scintillante che rendeva luminosa la pelle ambrata dal sole di tante navigazioni, le labbra erano corrucciate in un’espressione di concentrazione, come se anche loro fossero impegnate con il resto del corpo a lavorare per tirare la corda che gli rendeva le mani callose e rovinate; quelle stesse mani che brandivano l’elsa elegante, quelle mani che le sapevano di forza ma al tempo stesso di dolcezza, quelle mani che voleva sentire sulla sua pelle… Tashigi scosse il capo con veemenza; ma che andava a pensare? Doveva essere sicuramente stanca e ancora rimuginava su ciò che era accaduto in città quella mattina. Magari un bagno l’avrebbe aiutata a schiarirsi le idee.
 
“Puzzi come una capra, anzi, le capre profumano al tuo confronto”
Zoro sollevò un sopracciglio mentre passava l’avambraccio sulla fronte imperlata di sudore. Era alquanto strano che Usopp si rivolgesse a lui usando tali termini, ma, in effetti, non poteva darli torto.
Erano trascorse alcune ore da quando avevano preso il largo e sotto il sole cocente sentiva la fronte imperlarsi, in più aveva aiutato Franky nei lavori di manutenzione della Sunny senza fermarsi un attimo. Aveva bisogno assolutamente di farsi una doccia.
Si guardò in torno. Con lui, sul ponte, c’erano solo Rufy, Usopp e Robin, gli altri dovevano essere sotto coperta.
“Magari vado a fare una doccia” esclamò, passandosi una mano tra i capelli muschiati.
“Ti conviene aspettare che Nami esca dal bagno” rispose Robin aprendo una sdraio e sedendosi sopra prima che Sanji la raggiungesse con un cocktail dal colorito verde e dall’aspetto invitante.
 
Tashigi si spogliò velocemente e si immerse nell’acqua calda completamente coperta da schiuma sulla superficie, finalmente felice di immergere le membra stanche e decisa a rilassarsi. Sciolse i capelli e si immerse fino al naso, increspando l’acqua dopo aver spostato le bollicine bianche con il proprio respiro.
Era stata costretta ad aspettare una mezz’ora abbondante dato che Nami ne aveva preso il possesso e si era anche lamentate di esser dovuta uscire presto,che aveva bisogno di almeno un paio d’ore altre per riflettere, ma le bastò lanciarle un’occhiata per andare via con i capelli lungo la schiena gocciolanti e un’espressione contrariata in volto.
Riflettere.
Spesso anche lei aveva utilizzato il torpore dell’acqua per riflettere, ma le navi della marina non erano dotate di un bagno così grande,solo un’austera serie di docce che molto spesso i suoi uomini non pulivano, convinti che oltre a loro, l’acqua lavasse le stesse cabine.
La marine passava giorni senza fare docce complete quando andavano per mare. Lei ovviamente si rifiutava di lavarsi con gli uomini e i momenti in cui poteva stare sola con se stessa, lontano dai doveri che il suo stato le imponeva, erano davvero pochi.
I suoi capelli color della notte fluttuavano tra il bianco spumeggiante e chiuse gli occhi. Immagini confuse e buie fecero capolino nella sua mente: l’acqua nera sopra di lei, i capelli come rete; i granelli di sabbia su tutto il suo corpo e un ragazzino che la porta in un villaggio; donne che la abbracciano e la aiutano a ripulirsi; l’incontro con i mugiwara; altra acqua; i cacciatori di taglie; le labbra di Zoro.
Spalancò gli occhi, improvvisamente accaldata. Sperò che fosse per l’acqua calda e si sollevò, poggiando il capo stanco sul bordo della vasca e ripensando a quel momento, sorprendendosi nel trovarsi improvvisamente pentita di averlo preso a schiaffi.
“Ma che diamine mi sta succedendo?” chiese a se stessa e poi sprofondò nuovamente nell’acqua, immergendosi completamente, decisa a lavare via ogni cosa.
 
Zoro si sorprese di trovare la luce del bagno accesa, ma pensò che quella mocciosa di Nami doveva averla scordata e la sua tesi fu avvalorata dall’afa  provocata l’acqua calda presente nella vasca. Pensò che Nami doveva essere veramente innervosita per essersi scordata di svuotare la vasca, lei che era così attenta ad ogni minimo spreco, ma non sarebbe stato lui a farlo, non aveva la minima intenzione di togliere i suoi capelli dallo scarico del bagno.
Scrollando le spalle, tolse l’asciugamano dalla vita e girò la manopola della doccia, lasciandosi picchiare dolcemente dal getto ristoratore.
 
Quando ci si trova sott’acqua tutti i suoni provenienti dall’esterno risultano ovattati, come se ci fosse una soffice barriera che li separa da ciò che ci circonda, ma per un orecchio allenato a percepire il singolo rumore questi non sfuggono anche se la guardia è abbassata dal prepotente desiderio di relax.
Tashigi emerse velocemente dall’acqua calda, strabuzzando gli occhi per cercare di vedere meglio per poter adattare la vista annebbiata dal bagno e dall’assenza di lenti.
 
Sentendo il fragore provenire dalle sue spalle, Zoro sobbalzò, uscendo da sotto il getto con il sapone stretto tra le mani e, appena i suoi occhi incrociano quelli della ragazza nuda d’avanti a lui, non potè fare a meno di arrossire lasciando cadere la saponetta.
“Che ci fai qui?” chiese dopo attimi di silenzio passati a cercare invano di non spostare lo sguardo dal volto.
“Tu che ci fai qui?!” ribattè lei, furiosa.
Zoro però non ce la fece più e, dopo essersi coperto l’intimità con le mani, si voltò di spalle; solo in quel momento Tashigi realizzò che entrambi erano nudi e si rituffò nell’acqua, stringendo forte le gambe al petto nudo e sibilando “Pervertito”
“Ah, sarei io il pervertito?” disse con evidente sarcasmo lo spadaccino “Io sono di spalle mentre tu stai continuando a guardarmi il culo”
“N-non è vero!” urlò la ragazza, paonazza e distolse lo sguardo dall’immagine sfocata di fronte a lei.
Senza farsi sentire, Zoro ridacchiò, compiaciuto di aver centrato nel segno  “Senti, prendi l’asciugamano accanto a te, al bordo della vasca e io quello accanto a me, ok? Così almeno possiamo parlare più tranquillamente ”
“Come hai fatto ad accorgerti dell’asciugamano a bordo della vasca?”
Zoro non rispose. Anche la ragazza sapeva essere pungente quando voleva. Era normale che l’avesse notato: quando era emersa, l’acqua la copriva solo al livello delle ginocchia e i suoi occhi si erano mossi velocemente su tutto quel corpo, abbastanza a lungo da arrossire nuovamente al ricordo delle meravigliose forme. Incassò il colpo e prese l’asciugamano che poco prima aveva buttato via, legandoselo alla vita ben stretto, sperando che la ragazza non avesse gli occhiali o per lo meno non si accorgesse dell’erezione in corso.
Tashigi continuava a tenere un occhio fisso sullo spadaccino, attenta ad ogni movimento, mentre allungava un braccio verso il telo di spugna blu leggermente umido per l’afa che emergeva da quella stanza. La marine osservava i lineamenti perfetti della linea delle spalle, i muscoli ben scolpiti e non poté negare che il ragazzo avesse ragione: era veramente rimasta alcuni secondi ad ammirare le perfette natiche del pirata, arrossendo come una bambina che era stata scoperta a rubare le caramelle.
 
Lo spadaccino respirò profondamente prima di avvicinarsi alla porta, voleva andare via da quella situazione imbarazzante e in particolare voleva fuggire da lei.
 “Dimmi quando avrai finito il bagno” esclamò con fare austero e prese a tirare la maniglia senza attendere la risposta; ma, per quanto si sforzasse, la porta non faceva cenno di aprirsi.
“Che succede?” Chiese Tashigi, avvicinandosi a lui per vedere meglio perché stesse indugiando così, continuando ad alzare e abbassare ritmicamente la maniglia bronzea.
“Non si apre” rispose lo spadaccino a denti stretti.
Il caldo nella stanza stava diventano opprimente e Tashigi pensò che fosse andato il cervello in pappa al ragazzo; con estrema arroganza lo spinse di lato “Spostati” e si lanciò di prepotenza sulla maniglia, certa che avrebbe fatto di meglio. Ma alla quinta alternanza di spinte e tirate si rese conto che tutto era vano ed arrossì di botto, guardando il petto nudo dello spadaccino e stirando con un incredibile sforzo le labbra.
“Per quale motivo hai chiuso la porta a chiave?” Tashigi cominciò ad accusare il ragazzo, doveva pur essere colpa di qualcuno.
“CHE COSA?!?” Zoro la guardava con le orbite di fuori “Io non c’entro niente!”
“Qualcuno deve averla chiusa!” ribattè lei “ E di certo non sono stata io, dato che ero tranquilla nella vasca da bagno!”
“Senti,” Zoro si tratteneva da vomitarle insulti addosso “è stata Nami a dirmi che il bagno era libero e…”
I due si guardarono, fu come un lampo che attraversò entrambe le loro menti contemporaneamente.
“NAMIII!!! APRI SUBITO QUESTA PORTA!!”


 
“Bene!” Nami lanciò un’occhiata torva al suo compagno quando sentì i due spadaccini urlare il suo nome “Ora credono che la colpa sia mia”
“Ma l’idea è stata tua” le ricordò il cecchino, senza staccare gli occhi dalla porta che tremava pericolosamente.
“Tu hai detto che dovevamo chiuderli in una stanza” lo accusò la rossa “E ora che usciranno, cosa credi che ci faranno? La pelle, ovviamente!”
“Vuoi dire SE usciranno”
Bastò uno sguardo di sufficienza da parte della ragazza per portare Usopp a correggersi “Si, usciranno e ci ammazzeranno”
I due cominciarono a camminare intorno, mentre la porta continuava a tremare sotto i colpi dei due ragazzi chiusi dentro. La sola fortuna dei due fifoni era che Zoro non aveva con sé le sue spade.
“Ho un’idea!” il volto di Usopp si illuminò e anche in Nami tornò la speranza.
“Ascolta, Nami. Potremmo mettere una corda al pomello della porta, legare l’altro lato a Chopper che nel frattempo correrà su una ruota per criceti giganti e la porta non potrà mai aprirsi” spalancò le braccia in segno di fine, attendendo una risposta positiva “Lo so,lo so,sono un genio”
Ma il pugno che arrivò sul capo lo fece ricredere.
 
“Non ci posso credere che ci hanno chiusi qui!”
Tashigi cadde su se stessa, sedendosi sui talloni e incurante di farsi vedere così dallo spadaccino.
Zoro rimase in piedi, tirando un ultimo pugno sonoro alla porta per poi dedicarle la sua più totale attenzione.
“Quanto vorrei tornare a casa mia” sospirò la marine, in preda alla nostalgia.
“Ma ti stiamo portando” le fece notare il pirata, incerto su cosa fosse più giusto dirle.
La ragazza annuì “Lo so, e vi sono grata per questo”
“E allora qual è il problema?”
Tashigi trattenne il fiato. Ci riflettè un attimo e poi parlò.
“Tu”
Calò il silenzio.
 Zoro capì perfettamente che stava facendo riferimento al bacio che le aveva rubato. Si era pentito subito di quel che aveva fatto, anche se dovette ammettere a sé stesso che avrebbe rifatto volentieri quell’errore anche dieci volte. Ma vederla così afflitta, desiderosa di scappare, lo faceva sentire un idiota della peggior specie.
 In quel momento sperò ardentemente che la porta si aprisse e lo cacciasse fuori da quel pasticcio. O per lo meno, che liberassero lei.
 
“Non sento niente” commentò Nami, dopo attimi di sospettoso silenzio.
“Credi che stia andando tutto secondo i nostri piani?” Usopp avvicinò l’orecchio alla porta, ma non sentì nessun rumore “E se si fossero uccisi a vicenda?”


“Senti,non posso cancellare quello che ho fatto”
 Tashigi sollevò lo sguardo, attenta alle parole dello spadaccino; Zoro si passò una mano tra i capelli, facendo cadere goccioline a terra “Ma so come uscire da qui”
La ragazza saltò in piedi “E perché lo dici solo ora?”
Lo sguardo che le lanciò la fece rabbrividire “Perché io lo odio”
 
“Ma che succede?”
Dei passi di corsa si sentivano lungo il corridoio. Scatti pronunciati come bestiame impazzito lungo le assi di legno del pavimento.
Usopp e Nami si scambiarono sguardi preoccupati. Qualcuno o qualcosa si stava avvicinando. E anche con molta fretta.
“Non ne ho idea” la voce di Nami tremava mentre i passi si facevano sempre più vicini.
“Nami, SCAPPIAMO!”
E proprio mentre i due si dileguarono, un Sanji furibondo si scagliò contro la porta, distruggendola con un solo calcio.
 
Una volta che il polverone sparì, Sanji fece il suo ingresso, sbraitando come un ossesso e con i capelli irti sul capo “Chi? Chi osa fare del male alla mia Tashigi-chan???”
Si guardò intorno e il suo sguardo si addolcì di colpo alla vista di Tashigi praticamente nuda davanti a lui “Oh, mia cara” le prese la mano per baciarla delicatamente, si vedeva che si stava trattenendo dal saltarle addosso  “Come sono felice che tu mi stia facendo il dono del tuo meraviglioso corpo e… e tu che ci fai qui?”
Lo sguardo che dedicò allo spadaccino non poteva essere che dei peggiori . Non si era proprio accorto di lui, quanto era impegnato ad ammirare la ragazza.
“Ci hanno chiuso qui”fu la risposta del verde a braccia conserte sul corpo nudo.
Il cuoco gli si scagliò contro “Non le avrai fatto del male, vero? Non ti sarai mica permesso a toccarla, spero”
“E chi la tocca, quella?”
“Come osi!” Sanji era pronto a prenderlo a calci “Io ti…”
“Sanji, grazie”
Sentendo Tashigi chiamarlo per nome, il cuoco si ricompose e tornò a dedicarle la sua più totale attenzione.
“Qualsiasi cosa per te, mia adorata. Io accorro sempre quando una fanciulla in pericolo invoca il mio nome”
Ed era proprio questo quello che era successo.
Zoro aveva convinto Tashigi a gridare a gran voce il nome del cuoco, sapendo che i suoi modi di galant’uomo l’avrebbero spinto a correre da lei.
“Ma come ci siete finiti qui?” chiese il ragazzo, spostando lo sguardo da uno all’altro e cercando di trattenersi dal mostrare il suo disappunto per averli trovati entrambi con solo un asciugamano addosso.
“Ce lo chiediamo anche noi” fu la loro risposta in coro.
Sanji scosse il capo e porse la mano alla ragazza “Andiamo, mia cara. Ti preparo un thè”.
E mentre Tashigi si faceva accompagnare fuori da quella stanza tanto odiata, Zoro non potè far a meno di guardarla andare via, provando una morsa al cuore nel vederla a braccetto con il cuoco.
Perché si sentiva così male al pensiero di riportarla a casa?



angolo dell'autrice:
Si, signori! sono tornata!!! Dopo un tempo vergognoso torno ad aggiornare la mia storia, con la fereea intenzione di ultimarla in tempi non così prolungati.
ultimamente ho avuto problemi a livello personale e anche la voglia di scrivere era diventata un semplice ricordo, ma ora ho una nuova carica e sono ben decisa a far andare questa storia nel verso giusto.
grazie per la pazienza e un bacio a tutti
Fra

 
  
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