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Autore: Happy_Pumpkin    08/05/2009    2 recensioni
Cosa accadrebbe se Pain e Konan non venissero lasciati dal maestro che li ha aiutati?
L'arrivo a Konoha durante la guerra, le scelte dei personaggi coinvolti e le loro relazioni; l'evolversi di una vicenda diversa da quella che oggi conosciamo.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jiraya, Konan, Orochimaru, Pain
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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pioggia1

IV
Sul sangue, sull'uccidere e sull'amare...




La pianura era sconfinata; qualche ciuffo ingiallito dipingeva tratti di luce quell'immensa distesa erbosa, donandole l'essenza vitale del primo mattino.

Nagato, Yahiko e Konan erano arrivati piuttosto in anticipo, quindi tutti insieme attendevano silenziosi presso una grande roccia. Nessuno di loro aveva particolari argomenti di cui parlare perché sapevano cosa sarebbe accaduto quel giorno: avrebbero finalmente conosciuto Orochimaru, il maestro incaricato di seguirli nel percorso di ninja.
Nagato si guardava le mani intrecciate, trattenendo il labbro inferiore sotto i denti come per evitare di parlare, mentre Konan di tanto in tanto sospirava. Solo Yahiko, impaziente, si muoveva avanti e indietro lungo un quadrato di terra brulla: avrebbe tanto voluto dire moltissime cose ma non sapeva da che parte cominciare, oltretutto i suoi amici non sembravano così propensi al dialogo.
Improvvisamente sospirò e si chiese, sedendosi sul terreno all'improvviso:
“Ma secondo voi come sarà Orochimaru? Voglio dire, l'avete visto no?”
Ridacchiò, evidentemente divertito da tutta la situazione... anzi, a guardarlo bene sembrava proprio entusiasta. Nagato lo fissò intensamente ma non disse nulla, fu Konan invece a parlare:
“Mi sembra... particolare.” no, lei non si sarebbe mai sbilanciata troppo. Viveva nel suo mondo di cristallo, dove si muoveva con delicatezza per paura che un giorno tutto avrebbe potuto rompersi in mille pezzi.
“Ci insegnerà un sacco di tecniche! – esclamò in un primo momento Yahiko, poi si interruppe e fissò i suoi compagni di squadra – Ma voglio che facciate attenzione: non dobbiamo permettere che ci consideri inferiori solo perché siamo arrivati dopo, intesi?”
Gli altri due annuirono, notevolmente risollevati dallo spirito intraprendente di Yahiko che come al solito, grazie al suo naturale carisma, sapeva sempre trovare le parole giuste. Almeno, quasi sempre.
Ad un certo punto il ragazzo dai capelli ramati sbuffò e, volendo continuare a chiacchierare per passare il tempo, commentò:
“Certo che potrebbe anche degnarsi di arrivare... mi sto annoiando.”
“Ah, ti stai annoiando dunque...” sussurrò una voce alle sue spalle.
Yahiko in un primo momento rimase paralizzato, convinto che l'ombra sopra di lui altro non fosse che una nuvola un po' troppo consistente. Istintivamente guardò negli occhi Nagato e Konan, i quali invece erano intenti a fissare qualcuno oltre le sue spalle; allora si girò di scatto e vide che il suo futuro maestro lo stava scrutando dall'alto, con le braccia incrociate e i lunghi capelli sciolti, mentre sul volto pallido comparve un accenno di sorriso che – stranamente – non aveva nulla di divertente. Al contrario, Yahiko sentì i brividi lungo la schiena.
A quel punto decise di alzarsi in piedi e accennare, evitando di mostrarsi troppo intimorito:
“Ehm... sì, diciamo che era da un po' che ti aspettavamo.”
Il sennin portò un dito sotto il mento del ragazzo e gli sussurrò con una nota malevola:
“Sai come mi chiamo?”
Yahiko spalancò gli occhi e si affrettò a rispondere: “Orochimaru.”
Improvvisamente il ninja dei serpenti schioccò la lingua e lo corresse: “Non per voi. Per voi a partire da questo giorno sarò Orochimaru-sensei.”
Senza parlare Yahiko annuì, ipnotizzato dal tono quasi musicale di quella voce: non secco o tantomeno irritato, suonava bensì stranamente seducente. L'uomo allora tolse la mano e spostò lo sguardo indagatore verso gli altri compagni di squadra che si alzarono quasi istintivamente in piedi, come se da un momento all'altro dovessero scattare in una corsa disperata ad un ordine del maestro.
Quest'ultimo notò:
“Un vero peccato. Mi aspettavo che prima del mio arrivo iniziaste a preparavi per gli allenamenti – li guardò e la bocca accennò ad un sorriso dalle venature ironiche – a quanto pare mi sbagliavo.”
Yahiko però ribatté, spalancando le braccia: “Ma noi siamo pronti, sensei!”
Konan e Nagato si scambiarono uno sguardo preoccupato. Se il loro amico avesse continuato a quel modo nel giro di pochi giorni probabilmente si sarebbero ritrovati tutti e tre a pulire le strade di Konoha, sempre che il fato fosse clemente con loro.
Gli occhi di Orochimaru tornarono a dardeggiare sul ragazzino che aveva parlato, non si esimette dal considerarlo un elemento fastidioso e dotato dell'indisponente necessità di avere comunque ragione; il collegamento istintivo con Jiraiya gli fece pensare che l'influenza di quel ninja dei rospi poteva essere peggiore di quanto non credesse, almeno per quanto riguardava i giovani elementi che lo prendevano ad esempio.
“Davvero?” chiese infine assottigliando gli occhi.
Yahiko in un primo momento non parlò, si voltò verso Nagato e Konan che nel frattempo gli si erano affiancati, infine rispose semplicemente:
“Ti dimostreremo che potrai essere orgoglioso di noi, Orochimaru-sensei. Ci impegneremo con tutte le nostre forze: vedrai, non saremo più impreparati al tuo arrivo!”
Gli altri annuirono energicamente; Konan appoggiò una mano sulla spalla del giovane, stringendola con convinzione. Decisamente, quei ragazzini sfrontati e determinati sarebbero stati interessanti soggetti di studio e chissà che averli come allievi non gli garantisse un giorno dei seguaci fedeli.
A quel punto Orochimaru mormorò:
“Con me non ci saranno pause o pietismi, voglio che vi sia chiaro.”
Yahiko annuì senza esitazioni e confermò: “Assolutamente.”
Il sennin accennò ad un sorriso compiaciuto: quel giovane dall'aria sicura di sé gli piaceva tutto sommato, sarebbe stato divertente poterlo gestire e scoprire fino a che punto poteva spingersi. Spostò lo sguardo prima su Konan e infine su Nagato... ah, quegli occhi.
Così tristi e allo stesso tempo inspiegabilmente spietati.
Orochimaru sentiva il loro potere ancora inespresso ma allo stesso modo sentiva anche che difficilmente sarebbero stati suoi, potevano divenire un mezzo indiretto forse ma mai la sua arma; tutto stava nel saper plasmare quel giovane dai capelli scuri secondo i propri desideri e farne un giorno il suo feroce cucciolo.
“Mi aspetto molto da te.” scandì quelle parole usando una voce appena melliflua, una sorta di incantesimo dal profumo dolceamaro che – dopo essere stato inghiottito una volta – sembrava meno difficile da ingerire.
Nagato spalancò appena le palpebre e come paralizzato si limitò a dire: “Sì.”
Ancora non sapeva che quell'aspettativa, dovuta forse all'abilità custodita tra le cornee concentriche, lo avrebbe fatto crescere con un peso non indifferente. Il costante paragonarsi a Yahiko, suo esempio e guida nonostante l'età, la pressione di Orochimaru, l'astio di chi lo temeva gli resero difficile quello che avrebbe dovuto essere l'armonico percorso della crescita.
Il possessore del rinnegan sospirò e si mise in posizione, preparandosi ad affrontare quell'ulteriore prova della vita; fissò il proprio insegnate e lui lo fissò di rimando, come avrebbero fatto ogni volta a partire dal primo giorno di allenamenti.

Tenendo le mani dietro la schiena, Sarutobi contemplò il Villaggio dalla grande terrazza che si affacciava sul proprio ufficio. Konoha brulicava di vita e sembrava così entusiasta di risorgere dalle ceneri della guerra, al punto che l'Hokage fu orgoglioso di essere cresciuto in quel luogo; sperò di poterci vivere ancora a lungo, semplicemente per avere l'onore e la soddisfazione di proteggerlo fintanto che ne avesse avute le forze.
Improvvisamente qualcuno bussò all'anta della porta rimasta aperta.
“Disturbo?” chiese Jiraiya allegro.
Sarutobi sorrise e lo invitò ad affiancarsi alla balconata: “Non è meraviglioso come la vita continui ad esistere, anche dopo la guerra?”
Il ninja dei rospi non disse nulla, ammirò a sua volta Konoha, pur provando dentro di sé un forte dispiacere: la perdita delle persone care non era da considerarsi alla stregua di una casa incendiata, la quale una volta abbattuta si poteva sempre ricostruire come se nulla fosse successo.
Incrociò le braccia, appoggiandole al mancorrente, e ammise storcendo perplesso il naso:
“Mi chiedo se Orochimaru sia davvero la persona giusta per addestrare Yahiko e gli altri.”
Sarutobi alzò le spalle e replicò benevolo: “Nutro la massima fiducia in Orochimaru: è stato mio allievo come tu stesso d'altra parte, quindi credo di conoscerlo quel giusto per dire che andrà tutto bene. ”
Jiriaya sbuffò, alzando gli occhi al cielo. L'Hokage non avrebbe mai smesso di preferire Orochimaru; lo considerava l'allievo perfetto che tutti vorrebbero: diligente, capace, astuto, il ninja perfetto insomma. Allora perché solo lui provava simili dubbi?
Segretamente era convinto di conoscere Orochimaru ancora meglio del maestro che li aveva allentati, cosa della quale non sapeva fino a che punto rallegrarsi ad ogni modo.
Jiraiya borbottò qualcosa di indefinibile poi si premunì di aggiungere, questa volta in modo decisamente più comprensibile: “... e c'è anche la questione di Danzo.”
Fece per continuare ma venne interrotto da Sarutobi che comprensivo intervenne:
“Danzo è pur sempre un uomo, con i suoi difetti e le sue manie. Finché ne avrò il potere non rappresenterà mai una minaccia, né per i miei ideali di pace, né per Nagato.”
Sorrise, portandosi le mani dietro la schiena mentre le prime rughe iniziarono ad increspare la fronte spaziosa. Jiraiya annuì, rassicurato come sempre da quel maestro che era stato per lui, e lo era tutt'ora, un modello di ciò che egli avrebbe voluto essere.
Su Konoha nel frattempo scendeva il tramonto il quale, simile ad una coperta sfumata da un pittore, si distendeva sopra le case che respiravano vita. Finalmente.

*°*°*°*

“Sei lento, Nagato! Concentrati!”
Le parole di Orochimaru quel giorno suonavano più velenose del solito e la vittima dell'incitamento sempre meno paziente non poté che sentirsi inferiore rispetto agli altri; i suoi compagni di squadra, infatti, sembravano essere perennemente ad un livello superiore al suo.
Nagato annaspò asciugandosi la fronte sudata, mentre teneva le gambe piegate per poter cercare di anticipare i movimenti del suo maestro e colpirlo; ogni volta, però, non era in grado di dare la giusta spinta e la velocità scemava, di conseguenza veniva inevitabilmente battuto.
Orochimaru, indefesso, lo attaccava senza mostrare un minimo di pietà, sorridendo con cattiveria quando vedeva il ragazzino gracile rialzarsi, pulirsi appena il sangue e tentare di lottare ancora. Quegli occhi che nascondevano il potere del rinnegan lo guardavano privi di emozione, non chiedevano pietà né tantomeno un incoraggiamento, erano solo avvolti da un'ombra di dolore sommata alla frustrazione della sconfitta; il ninja della Foglia, però, sapeva che il giorno nel quale l'abilità innata avesse realmente mostrato i suoi poteri la situazione sarebbe stata ben diversa.
Yahiko e Konan si erano rivelati invece degli ottimi elementi, entrambi con delle capacità da non sottovalutare, quindi portare avanti le missioni con loro non era stato così problematico come aveva creduto, per quanto i mocciosi fossero sempre un peso inutile del quale Orochimaru avrebbe volentieri fatto a meno.
Nagato respirava a fatica, sentiva le gambe tremargli per la stanchezza; dentro di sé avrebbe voluto cancellare in un colpo solo il male e tutto ciò che glielo causava. Si concesse un respiro più profondo per poi tentare il tutto per tutto, un ultimo attacco decisivo così da dimostrare a se stesso e agli altri di non essere debole come credevano; preparò dunque le mani in modo da eseguire un jutsu con l'effetto di distrarre, anche se solo per poco, il proprio maestro ed avere finalmente l'occasione di compiere un attacco diretto.
Eseguì correttamente la tecnica, richiamandosi all'arte illusoria; Orochimaru difficilmente ci sarebbe cascato ma almeno avrebbe avuto tempo per attaccare, fintantoché il sennin fosse stato impegnato a neutralizzare l'effetto dell'incantesimo.
Pochi istanti dopo gli corse incontro estraendo un kunai ma, proprio quando gli era vicino, Orochimaru si voltò pronto a contrattaccare; aveva previsto le sue intenzioni e come ogni altra volta lo avrebbe scaraventato a terra, facendolo rotolare nella polvere.
Nagato si sentì morire, avvertì un'angoscia oppressante nel momento in cui Orochimaru scattò a sua volta per anticiparlo: non era giusto che dovesse soccombere, nonostante gli allenamenti estenuanti e il costante sacrificio che metteva nel migliorare.
Bloccandosi, esasperato fissò intensamente il proprio maestro, fissò quei movimenti rapidi e veloci che tanto invidiava al suo insegnante e provò la sgradevole sensazione di volerlo uccidere, fargli del male per impedirgli di avanzare ancora; quando formulò quei pensieri gli occhi gli bruciarono e per un istante, un solo folle attimo, gli sembrò di vedere ogni cosa attorno a sé rallentare.
Persino Orochimaru fu costretto ad arrestarsi e congiungere le mani per effettuare un jutsu, azione che in un primo momento gli parve priva di senso. Nagato infatti sbatté le palpebre e quando le riaprì vide che il ninja dai lunghi capelli neri era indietreggiato, portandosi una mano al petto mentre con l'altra cercava malamente di reggersi ad uno dei tronchi d'albero usati per l'addestramento.
Il ragazzino lo guardò spaventato.
Orochimaru si alzò in piedi, fissando quel ninja inesperto che era riuscito con un solo sguardo a provocargli seri danni agli organi interni: dovette riconosce che se non si fosse difeso usando le tecniche apprese nel corso degli anni probabilmente sarebbe morto.
Il rinnegan.
Allora era quella la sua potenza micidiale?
“Che tecnica hai usato?” chiese Orochimaru avvicinandoglisi.
“Nessuna.” si affrettò a dire il giovane allievo preoccupato.
Il sennin lo scrutò e assottigliò gli occhi: tra tutte le conseguenze possibili di quell'attacco non si sarebbe certo aspettato che le cavità oculari del ragazzo potessero cominciare a sanguinare copiosamente; allungò il dito, passandolo con lentezza sulla guancia pallida dell'allievo così da togliergli parte del sangue che poi annusò.
Nagato non si era accorto di perdere sangue e quando, aprendo appena la bocca, avvicinò le dita alle guance per poco non rimase senza fiato nel sentire il liquido sgocciolare fino a non imbrattargli i vestiti; era strano, perché non avvertiva alcun dolore.
“Hai un'abilità innata sorprendente e molto pericolosa; non c'è alcun dubbio, la controlli attraverso i tuoi sentimenti e questo è un male.” osservò Orochimaru dopo essersi leccato con un gesto rapido il polpastrello per ripulirlo.
“Io... non era mia intenzione.” si giustificò Nagato pallido.
“Oh, lo era eccome. Sei perfido, ragazzino.” commentò il maestro con fare mellifluo, notando che il flusso di sangue proveniente dagli occhi stava diminuendo.
“Cosa devo fare?” chiese con una serietà che voleva mascherare la profonda agitazione provata.
“Ci alleneremo ancora – concluse Orochimaru, non preoccupandosi di consolarlo, per poi aggiungere tagliente – ora vattene.”
Nagato non disse nulla, fece un inchino e corse attraverso il campo di addestramento per poter rientrare a Konoha che, sera dopo sera, lo accoglieva da un anno a quella parte. Un lungo anno durante il quale non molto era cambiato, eccetto la situazione politica dell'intero Paese del Fuoco che aveva comportato la momentanea cessazione dei conflitti; certo, i ninja venivano ancora mandati in missione, ma si trattava per lo più di lavori ordinari o addirittura d'ambasceria.
Minato aveva fatto dei progressi incredibili e sotto la guida esperta di Jiraiya era riuscito a superare ampiamente i suoi compagni di squadra; sembrava addirittura intento ad imparare una strabiliante tecnica chiamata rasengan i cui effetti, stando a quanto dicevano le voci, dovevano essere devastanti.
Oltretutto, tra le tante piacevoli nascite che avevano contribuito a ripopolare il villaggio, c'era stata quella di Itachi Uchiha, un neonato di pochi mesi sul quale però già gravavano parecchie aspettative, continuamente alimentate dall'opinione che tutti si erano fatti sul clan, dotato di una straordinaria abilità innata.
Nagato ogni tanto, all'ombra di una pianta, fantasticava sulla possibilità di avere un clan tutto suo, temuto e rispettato, la cui abilità posseduta avrebbe causato negli altri la soggezione che meritava; ma si trattava solo di sogni irrealizzabili, per quanto belli potessero essere, dal momento che non sapeva nemmeno lui come gestire quell'immenso potere.

Yahiko aspettava impaziente davanti alle porte della biblioteca; contò le formiche che rigorosamente in fila trasportavano le briciole, provenienti da qualche scarto di cibo, fino alla loro tana immersa nel terreno polveroso.
Finché improvvisamente la ragazza non uscì, tenendo in mano un'ampia gamma di rotoli e fogli di carta che minacciavano di cascarle da un momento all'altro.
“Kushina!” esclamò lui allegro, sentendosi improvvisamente più leggero, come se tutto il tempo trascorso ad aspettare fosse passato in un attimo.
Lei si concesse un sorriso, perdendo momentaneamente la concentrazione, ma si affrettò a dire:
“Aiutami, prendi qualcuno di questi affari...”
Il giovane ninja arrivò in suo soccorso, afferrando alcune pergamene prima che rotolassero a terra, e scese le scale in compagnia della studiosa per ritrovarsi in strada.
“Sei davvero sicura che ti serva tutto per studiare? Secondo me esageri.”
Effettivamente l'esagerazione quando si trattava di dare il meglio era una delle prerogative di Kushina, la quale nonostante tutto smentì:
“Magari, dovrei prendere ancora altro materiale. Portiamo tutto a casa, poi non ti sfrutterò più, promesso.”
“Tranquilla, mi fa piacere poterti aiutare.” ammise lui, mentre i capelli di quel castano così simile al rosso aranciato della sua compagna rilucevano al sole.
Kushina inaspettatamente arrossì perché, mese dopo mese, aveva scoperto che avere affianco Yahiko, nei momenti durante i quali entrambi erano liberi, non era solo piacevole ma anche una sorta di necessità; le mancava quando non passava a prenderla in biblioteca, le mancava persino quando studiava con simulata attenzione le tecniche per poterle apprendere.
Invece Minato era diventato una sorta di fantasma che di tanto in tanto riappariva nella sua vita facendo finta che fossero amici come prima, quando invece nessuno dei due sapeva cosa fosse diventato l'altro nel periodo di tempo che tanto li aveva cambiati.
Quel giorno, come ogni volta, Kushina e Yahiko dopo aver depositato l'ampio materiale cartaceo erano andati a sedersi su di un prato alle porte del villaggio, beandosi della possibilità di non dover temere eventuali incursioni nemiche come durante i tempi di guerra; in quel luogo chiacchieravano passando dagli scherzi più infantili dei primi tempi, alle confessioni a portata di mano nelle quali esprimevano i reciproci dubbi.
Però nessuno dei due ebbe mai il coraggio di andare oltre esse o anche solo affrontare la questione sentimentale; erano troppo inesperti del mondo a soli quattordici anni e tutto ciò che era fonte di imbarazzo veniva abilmente evitato da entrambi, per quanto si sentissero reciprocamente attratti.
Quel tardo pomeriggio però Kushina si era seduta più vicino a Yahiko, il quale avvertì un contatto più stretto ma, imbarazzato, non provò minimamente a scostarsi, cessando persino di parlare allegro come era solito fare; tutto attorno a loro taceva, neanche un filo di vento accarezzava l'erba verde della primavera.
Yahiko fino ad allora si era sempre considerato un ragazzino esuberante ma in grado di affrontare le questioni senza troppi giri di parole, era addirittura il primo a farsi avanti nelle missioni quando si trattava di affrontare dei rischi. Ma, a partire da quel momento, aveva capito che il coraggio era una dote parecchio relativa e non sempre bastava per superare determinate questioni all'apparenza superficiali o poco impegnative.
Umettandosi le labbra accennò:
“Kushina, io...”
Come doveva continuare? Non se lo ricordava nemmeno più, forse perché Kushina era talmente bella, nella sua giovane età, da vanificare ogni suo sforzo di compattare le parole in modo sensato.
Lei voltò la testa, fissandolo negli occhi ampi, provando il sciocco desiderio di accarezzare quei capelli corti perennemente spettinati e vedere ogni volta il sorriso così sincero che tanto la faceva stare bene; deglutì un istante, avvertendo per istinto la serietà del discorso che il ragazzo si preparava ad intavolare, e lo incoraggiò:
“Avanti.”
“Ecco – fece una pausa molto meditata – si tratta di una cosa importante e, credimi, ci ho pensato a lungo.”
“Che cosa devi dirmi?” chiese lei con un sorriso, sentendo l'emozione crescere.
Yahiko prese fiato e disse a velocità tripla rispetto al normale:
“Dovresti tenerti sempre i capelli lunghi perché ti stanno bene!”
Abbassò la testa, consapevole di essere un codardo, e lo stesso fece Kushina visibilmente delusa da quella che, evidentemente, non rappresentava la risposta desiderata.
“Grazie.” si limitò a dire.
Si guardarono, sollevando gli occhi, ma per qualche istante nessuno dei due riuscì a formulare qualcosa di sensato.
Finché Kushina non spostò la mano, passandola tra le ciocche dei capelli di Yahiko che, sorprendentemente, la lasciò fare socchiudendo appena gli occhi e per una volta non parlando; erano entrambi confusi da quel contatto da sembrare che non avessero aspettato altro.
La ragazza gli si avvicinò così da dargli un protettivo bacio sulla fronte, solleticandogli la pelle con le lunghe ciocche che ondeggiarono ai suoi movimenti delicati, e sussurrò:
“Ci vediamo stasera alla festa del clan Uchiha, Yahiko.”
Poi si rialzò in piedi, allontanandosi dopo che lui ebbe biascicato un saluto confuso.
Yahiko, a quattordici anni d'età, sperimentava per la prima volta cosa volesse dire amare qualcuno, magari in quel modo un po' impacciato che avevano i ragazzini ma indubbiamente sincero, e logicamente non sapeva minimamente come affrontare la situazione; era fuori ogni questione parlarne con Nagato, tormentato dai suoi problemi con Orochimaru, e tantomeno con Konan perché era una femmina e sembrava saperne poco o niente di cosa comportasse provare quella stupenda sensazione.
Così, troppo orgoglioso per ammettere di provare un sentimento da lui considerato prerogativa delle ragazzine, si teneva tutto dentro facendo il possibile per non cascare nella fossa che lui stesso si era costruito.
Ma quel pomeriggio, mentre teneva il volto affondato nell'erba così da soffocare il borbottare rabbioso, Yahiko capì con tanto dispiacere di essere stato davvero uno stupido.


Sproloqui di una zucca

Perdonate l'aggiornamento lungo ma questa è stata una settimana intensa. Il capitolo era già pronto da un bel po' ma dovevo trovare il tempo per ricorreggerlo, a meno che non volessi presentarvi un bell'esempio di itagliano sbagliatato.
Molto bene e ora anche il buon Orochimaru ha degli allievi da seguire; a proposito di allievi, ho deciso di basarmi su quel poco che si legge dal manga: Anko non compare ancora, l'ho collocata più avanti e sarà un po' più grande di Kakashi.
Comunque, sì, ci sarà anche lei, non potevo certo perdermi l'occasione di inserirla con tutte le conseguenze del caso =ç=
Di Yahiko, ahimé, si sa poco o nulla al momento ma la mia mente malefica rielabora in continuazione il possibile mutare psicologico di questo patato ^^
Inoltre il legame tra di lui, Nagato e Konan sarà particolare, molto, quindi aspettatevi un bel po' di sviluppi già con il prossimo capitolo *___*
Consideriamo anche la presenza di Kushina e Minato, comunque XD

Stuck93: Muahahah, felice che la comparsa di Orochimaru ti abbia lasciata così O__O Ovviamente è un personaggio che può piacere o meno, ma mi è davvero indispensabile. Quanto a Itachi, sì, comparirà già neonato dal prossimo capitolo e anche a lui spetteranno un bel po' di cambiamenti in quanto a relazioni. Anche io per il resto ho molto amato la scena tra Kushina e Konan, sono diverse come modo di comportarsi ma entrambe molto forti, per questo potrebbero essere in un futuro probabili amiche. Quanto ad Anko, non mi sono dimenticata di lei, solo che ho deciso di farla comparire più avanti; Danzo... nel prossimo capitolo entrerà in scena, purtroppo. Grazie della recensione, non potrebbe mai straziarmi, anzi, mi fa sempre piacerissimo *___* Quindi scrivi tutto quello che ti passa per la mente, io sono sempre contenta di leggere ^^

Bravesoul: Collega di contest! Che piacere vedere una tua recensione qui ^^ Spero che i prossimi capitoli possano continuare a piacerti! ^^

Erre: Grazie mille! Il caro Orociock avrà delle mire ben precise per quanto riguarda il trio della Pioggia, anche se elaborerà tutto con cura... quanto all'ambiguità... beh, infatti, non sarebbe lui se non fosse così calcolatore e ambiguo *____*
Konan... diciamo che in futuro sarà parecchio incerta, chissà però Nagato... - non preoccuparti, sono domande da brava fangirl queste, più che legittime... dovresti sentire le domande che mi faccio io XD Grazie ancora per seguire la storia, al prossimo capitolo allora! ^^

Hiko_Chan: Tesoro mio! *____* Vedere una tua recensione riempie sempre il mio cuoricino di gioia! La battutona me la ricordo eccome... mica si parla di Special K per caso XD (sì, a questo punto direi che siamo due pazzioidi complete, ma andiamone fiere *___*) E' vera ogni singola cosa che dici: Yahiko e Minato a modo loro sono spontanei e Nagato, molto più silenzioso e riflessivo, in un certo senso pecca di questa spontaneità che forse vorrebbe avere. Sono contenta che il pezzo tra Kushina e Konan ti sia piaciuto, trovo che la loro potrebbe essere realmente una bella amicizia, anche se molto particolare e forse all'apparenza più distaccata, ma semplicemente perché sono entrambe orgogliose e poco propense a mostrare il loro affetto. Quanto al rapporto tra Orochimaru e Jiraiya... XD fai bene, la tua mente da yaoista ha sempre ragione: vedici pure tutti i doppiosensi e controsensi del caso, li ho messi di proposito... fangirlo molto sulla loro relazione a dire il vero *____* Tsunade... ç____ç povera... nel prossimo capitolo si vedrà qualcosa in più, anche se Jiraiya non riuscirà a fare molto, purtroppo.
Grazie mille per la tua presenza, per la passione con cui recensisci e per essere sempre così disponibile in ogni cosa: ne sono davvero felicissima *____* Ora faccio un saluto anche ai tuoi criceti, perché, credimi, stanno lavorando egregiamente: bravissimi cari ^^
A presto Hiko!! <3

Iperione: Ma di nulla. Ogni recensione per me è fondamentale per capire l'andamento della storia, i particolari che possono piacere o meno, quindi te lo dico in tutta sincerità: non farti problemi ad esporre sia critiche positive che negative, dubbi, perplessità o apprezzamenti. Vorrei che si instaurasse un bel dialogo tra scrittore e recensore ^^
Infatti, Orochimaru è stato per me una scelta quasi istintiva, proprio per le sue particolarità e i fatti del manga, oltretutto mi ispira un sacco come idea. Spero di continuare su questa linea e che anche i futuri capitoli possano interessare. Grazie davvero del commento! ^^

Grazie a chiunque legga la storia e l'abbia inserita tra i preferiti/seguiti *___*

   
 
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