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Autore: ErZa_chan    08/10/2016    2 recensioni
Lancio un altro grido, mentre percepisco il dolore che attraversa il mio corpo, sempre più forte.
Tengo gli occhi chiusi, il buio mi sommerge completamente: tutto quello che sento è l'orribile squarciarsi della mia pelle e lo scricchiolio disumano delle mie ossa. [...] Il cuore mi batte all'impazzata e perdo totalmente la concezione della realtà: il mondo intorno a me diventa solo un ammasso indistinto di suoni e odori e sento di poter cedere da un momento all'altro.
No.
Devo resistere al dolore.
Non voglio morire.
Non posso morire.
Io voglio vivere.
________
Due ragazze francesi, prive di memoria, vengono ritrovate in un bunker sotterraneo durante una missione dello S.H.I.E.L.D. Non ci vuole molto perché scoprano di essere state vittime di orribili sperimenti e, affiancate dai migliori agenti del paese, cominceranno a scoprire che, nascosto nel loro passato, c'è qualcosa di molto più temibile di quanto pensino.
[Post-Avengers, Pre Capitan America TWS]
[OC(s)xAvenger(s)]
Genere: Angst, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo cinque
 

But when I'm cold, coldoh when I'm cold, cold
there's a light that you give me when I'm in shadow
there's a feeling you give me, an everglow
like brothers in blood, sisters who ride
and we swore on that night we'd be friends til we die.
Everglow-Coldplay

 

 

Non so esattamente dopo quanto tempo Natasha mi concede una pausa.
Sono passate diverse settimane da quando ho iniziato ad allenarmi con lei, e sono piuttosto contenta di essere riuscita a controllare meglio la mia trasformazione di giorno in giorno.
Certo, so per certo che ci sono margini di miglioramento, ma è già un buon inizio.
Per quanto riguarda l'aspetto prettamente fisico del combattimento, invece, persino la russa si è detta sorpresa e ha affermato che, probabilmente, sono già stata allenata in precedenza. La trasformazione tuttavia ha influito sul mio controllo e, sopratutto, sulla mia forza fisica e sul mio istinto, mandando in fumo buona parte di ciò che già conoscevo.

In poche parole, oltre ad avermi trasformata in una bestia, mi hanno pure resettato parzialmente.
Scuoto la testa come per allontanare quei pensieri e lancio un'occhiata alla Romanoff: non so perché ma adesso pare una persona diversa da quella che, quando ero rinchiusa nella mia cella, spaventata e confusa, avevo visto come un mostro dai capelli rossi, lo sguardo gelido e demoniaco.
Certo, Natasha non è dissimile, ma non è così crudele..almeno credo.
E' una donna difficile, per non dire impossibile da decifrare ma penso che sotto quella scorza di pungente ironia e crudeltà si celi una persona in grado di provare dei sentimenti.

Forse è anche per questo che il nostro rapporto pian piano si sta evolvendo, anche se non saprei dire se positivamente o meno.
Abbiamo cominciato a parlare senza necessariamente insultarci o tirarci frecciatine e io sto imparando a tollerare le sue occhiatacce fredde che sono, in ogni caso, notevolmente diminuite nel tempo.
Natasha non è una tipa di molte parole, almeno non con gli sconosciuti: l'ho vista più volte scherzare e ridere con Clint e persino col Capitano.
Se dovessi descriverla direi che è una persona che muta a seconda delle necessità, dalle mille maschere, pronta ad indossarne una diversa in ogni momento. Con me usa quella dell'insegnante spietata e severa e mi tiene a distanza, so che lo fa, per questo ho smesso di porle domande che riguardassero lei o lo S.H.I.E.L.D.
In ogni caso, è un'ottima tutor ed è grazia a lei se, pian piano, comincio ad orientarmi in quel posto: siamo andate spesso in giro, dalla palestra al poligono di tiro, dalla mensa agli alloggi e, ogni tanto, spesso quasi stesse parlando con se stessa, Natasha mi spiega le disposizioni dei vari livelli e da chi sono occupati. Pian piano ho cominciato a capire che, forse, questo è il suo modo di mostrarsi gentile. Sebbene non continui a capire la sua avversione nei miei, nei nostri confronti, le sono grata del fatto che non ci abbia abbandonate a noi stesse, ma non penso che lo ammetterei mai

"In piedi." mi ordina nuovamente e obbedisco senza fiatare. La Romanoff mi scruta qualche secondo, poi appoggia la katana* di legno e io faccio lo stesso: la lezione è finita.
E' tarda era, penso sia addirittura passata l'ora di cena, ma fare gli straordinari con Natasha non è una novità, ormai anche Anaëlle ha smesso di aspettarmi per andare a mensa.

"Il direttore Fury, visti i progressi di entrambe, ha comunicato a me e all'agente Barton che sia tu che Anaëlle avete l'autorizzazione ha lasciare la struttura." mi comunica, con voce atona.

La guardo, incerta, mentre fruga nel suo grande borsone e mi porge un badge in cui è contenuta una chiave elettronica.
"Ma?" incalzo, sapendo che, se si tratta di Fury, non può che esserci un ma.

"Ma sotto stretta sorveglianza per evitare incidenti, fughe e un altro paio di cose che so che potrebbero passarti per la testa." mi risponde Natasha. Le mie labbra si increspano in un sorriso a quelle parole:

"Ehy, non sono mica un'adolescente in fase ribelle!" -ribatto-"La mia nuova identità dice che ho ben ventitré anni, ho superato quella fase." scherzo.

"Fisicamente si...mentalmente ne sei sicura?" mi domanda lei, sarcastica.

"Non lo so, tu l'hai superata?"

Occhiataccia. Gelida.
Okay, adesso me la sono proprio cercata, lo ammetto.

"Se volete la mia sincera opinione, non l'ha superata nessuna delle due." la voce di Clint riecheggia nella palestra ed entrambe ci giriamo per fulminarlo con lo sguardo.

"Taci, Barton." lo zittisce Natasha e io annuisco, dandole man forte.

" E io che pensavo di andare a bere qualcosa tutti insieme.."

A quelle parole la mia espressione muta e mi ritrovo ad annuire nuovamente, questa volta in sua direzione. Anaëlle, poco dietro di lui, scoppia a ridere e mi viene incontro, prendendomi la mano.

"Andiamo." -mi esorta-"Riscopriamo l'alcool e la libertà."

"Sopratutto l'alcool." sottolineo, seguendola e sorridendo come non facevo da tempo.

"Nat, andiamo?" le domanda Clint, aprendo la porta della palestra.

"Sarà per un'altra volta, Clint."

La sua risposta ci lascia interdetti e posso sentire chiaramente la delusione di Clint ma ciò che mi sorprende è il fatto che persino io ci sono rimasta male.
Non riesco neanche a capire perché: Barton mi sta offrendo una serata di libertà totale dopo mesi di confusione, di sforzi e di reclusione in quella dannata base, eppure non riesco ad esserne più entusiasta come fino a qualche secondo fa.
Guardo Natasha, intenta a fasciarsi le mani, probabilmente per una sessione di boxe molto intensa e scuoto la testa, girandomi verso Anaëlle:

"Non tornare troppo ubriaca."- e raccomando, lasciandola di stucco-"E tu, tienila d'occhio, Barton."

Clint pare ancora più sorpreso di Anaëlle, ma annuisce ed esce dalla palestra, facendo strada. An si gira un'ultima volta a guardarmi, quasi si accertasse che io stia bene e allora le sorrido, incoraggiante, prima di guardarla sparire nell'ascensore poco distante insieme a Barton.
Sospirando, rientro nella palestra dove trovo una Natasha che mi scruta dalla testa ai piedi, stranita.

"La smettete tutti di guardarmi come se avessi appena ucciso qualcuno?" sbotto.

All'improvviso ho come la sensazione di essere profondamente indesiderata: sono tentata di andarmene e, a giudicare dall'espressione della mia insegnante, la mia presenza è a dir poco sgradita. Ammetto che sia una situazione imbarazzante e di aver agito senza pensarci su due volte, ma non potevo semplicemente andarmene e lasciarla lì da sola...Odio la mia indole impulsiva più di ogni altra cosa al mondo, al momento.
Dopo qualche secondo, Natasha si stringe finalmente nella spalle:

"E io che speravo di stare finalmente sola." dice poi, alzando gli occhi al cielo. Sorrido, sentendomi all'improvviso meglio: posso rimanere.

"Temo che ti toccherà sorbirti la mia presenza ancora per un po'." -la avverto, afferrando una lunga fascia bianca e avvolgendomela intorno al palmo della mano-"Allora, come si boxa?"

**
Quando mi lascio cadere sul letto sono distrutta, sento ogni singola parte del mio corpo accartocciarsi su se stessa e urlare di dolore. Penso sia stato il modo di Natasha di ringraziarmi per essere rimasta, del resto aveva proprio bisogno di qualcosa su cui sfogare la sua rabbia repressa.
O qualcuno.

Sono così stremata che non riesco a chiudere occhio, l'adrenalina ancora in circolo e i pensieri, troppi pensieri, che mi affollano la testa. Per questo sento perfettamente la porta della camera che si apre lentamente e la mia mano corre all'interruttore, accendendo la luce.
Anaëlle è in piedi sulla soglia, gli occhi gonfi e un sorriso ebete stampato sul volto.

"Ti ha fatta ubriacare." sospirò, lanciando una serie di insulti mentali a Barton.

Anaëlle annuisce come se avessi appena detto la cosa più esilarante del mondo e scoppia a ridere, reggendosi a stento in piedi. La prendo al volo un attimo prima che si schianti al suolo e ho un incredibile déjà vu della prima volta che ci siamo viste nell'infermeria dello S.H.I.E.L.D.

"Devi smetterla di stramazzare al suolo." sospiro tra me e me, mentre la stringo tra le braccia e la trascino quasi di peso sul mio letto disfatto.

Anaëlle mi guarda confusa con i suoi grandi occhi vitrei; ogni tanto mi scordo del fatto che, apparentemente, sia realmente cieca. Sono abituata a pensarla come autonoma, indipendente, perfettamente in grado di distinguere ciò che la circonda senza esitazione.

"Camille."-sobbalzo sentendola pronunciare, per la prima volta da quando lo possiedo, il mio nome-"Di che colore sono i miei capelli, Camille? E i tuoi? Perché non posso vederlo?"

Rimango spiazzata da quella raffica di domande e esito a darle una risposta concreta.
"Non lo so An, non lo so.."- le confesso alla fine-"Però posso dirti che hai dei bellissimi capelli biondi e io mori che per ora sono corti, molto corti ma vedrai che cresceranno molto."
Improvviso, cercando di tirarla su di morale.

"Non siamo molto credibili come sorelle.." -commenta e non posso fare a meno che darle ragione. Non ci somigliamo neanche un po', anche perché lei è diversi centimetri più alta di me e decisamente più esile e slanciata.-"Camille, tu credi che noi lo siamo davvero? Sorelle intendo."
Tutte queste domande che nessuna delle due aveva avuto il coraggio di pronunciare fino a questo momento stanno riaffiorando una ad una, mettendomi veramente in difficoltà.

"Non so neanche questo."-ammetto-"Ma ti prometto che lo scopriremo, okay?"
Le stringo una mano mentre la fisso negli occhi, alla ricerca di un cenno di assenso. Finalmente annuisce, convinta della mia proposta.

"Ho paura, Camille."

"Anche io, An."-la rassicuro-"Tantissima paura. Ma questa è la nostra realtà adesso e, per quanto ci disorienti, dobbiamo dare il meglio di noi, capito?"

Anaëlle tira su col naso distrattamente, mentre delle grosse lacrime cominciano a rotolarle lungo le guance pallide. Qualcosa scatta dentro di me a quella vista e lo stomaco mi si stringe in una morsa ferrea mentre mi sdraio al suo fianco e la stringo forte contro il mio petto, un gesto che sento di aver ripetuto già decine di altre volte.
Il legame che abbiamo è qualcosa che non riusciamo a spiegarsi ma è radicato nel profondo, ben oltre ciò che riusciamo a percepire, ne sono sicura. Ogni tanto mi chiedo che esperienze abbiamo condiviso in passato, se siamo sempre state amiche, se siamo cresciute insieme. Mi piace credere che siamo sorelle, o forse migliori amiche, addirittura figlie di madri diverse, che spiegherebbe tutte le nostre differenze fisiche.

"Non mi piace Camille."-dichiara, tra una lacrima e l'altra-"Non è il tuo nome." mi confessa, stringendomi.

"Pensi di poterti ricordare quale sia veramente il mio, An?" la incalzo, speranzosa.

Anaëlle scuote la piccola testolina e abbassa lo sguardo
"Ci ho provato tanto, te lo giuro. Ci ho pensato ore, sforzandomi di ricordarlo, di ricordare qualcosa ma non ci riesco..non so perché non ci riesco."-ricomincia a singhiozzare contro il mio petto e mi sento così dannatamente impotente che vorrei urlare-"Mi dispiace."

Le accarezzo lentamente la testa e le sorrido:

"Stai tranquilla, va tutto bene. Staremo bene, te lo prometto."

"Promesso?"

"Promis juré*" le dico, dandole un bacio sulla fronte. Non so bene da dove escano fuori quelle parole, ne questo gesto così inaspettato, ma so che è la cosa giusta da fare in questo momento-"Adesso riposa, ne hai bisogno."

Anaëlle annuisce e chiude gli occhi e faccio lo stesso, mentre la stringo ancora a me e, pian piano, ci addormentiamo.


Chiacchiere dell'autrice:
(* promis juré è l'equivalente del pinky promise inglese o il giurin giurello italiano! Katana invece è una spada giapponese, quelle per gli allenamento sono in legno!)
Salve a tutti! Ed eccomi qua di nuovo, anche se un po' in ritardo. Se devo essere sincera con voi, nonostante gli impegni avevo una mezza idea di aggiornare sabato scorso, ma ho notato che in realtà questa storia non è molto seguita, il che mi dispiace perché ci tengo veramente tanto ( a tal proposito vorrei ringraziare Pourring_Rain11 che continua a recensire e lasciarmi il suo parere rendendomi veramente felice!)
Che dire, spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto! Penso sia il caso di rivelare finalmente le prestavolto scelte mesi fa dalla mia RedPhoenix! Camille è *rullo di tamburi* Kaya Scodelario, mentre Anaëlle è la bellissima Yael Grobglas! Vi allegherò dei link per le loro foto al più presto, se volete intanto cercatele <3
Un bacio a tutti
Erza

Ps: qualcuno ha già in mente qualche possibile ship? ;)

  
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