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Autore: SweetHell    08/10/2016    2 recensioni
Visto che è da un po' che muoio dietro a questa coppia, ho finalmente deciso di pubblicare quello che è rimasto nascosto nel mio computer per ormai quasi un annetto.
Le one-shot, almeno le prime che ho scritto, si alternano tra canon e AU. Spero gradirete le shot perché questi due psicopatici meritano amore nonostante tutto!
1. Ricatti (o Come Invitare Crocodile a Cena)
"Crocodile non perde spesso la calma. Ma quando lo fa, tutti se ne accorgono..."
2. Primo Incontro (o Come Tutto E' Iniziato)
"Il nuovo arrivato si guarda attorno, studiando i presenti con aria di seccata superiorità, la stessa della foto che ricorda del suo manifesto. Sir Crocodile. L'uomo da 81 milioni di berry."
3. Caccia (o Come il Coccodrillo quasi Divorò il Fenicottero)
"Lo sai come cacciano i coccodrilli, Doflamingo?"
4. Giochiamo? (o Come le Cose Iniziano a Degenerare)
Crocodile è costretto a fare tappa a Dressrosa per riparare la sua nave...
Genere: Comico, Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Crocodile, Donquijote Doflamingo | Coppie: Shichibukai/Flotta dei 7
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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DOFLACROC - RACCOLTA

Disclaimer: Nessuno dei personaggi di questa storia mi appartiene (purtroppo), tutti i diritti sono del maestro Oda, se li possedessi probabilmente questi due passerebbero molto più tempo insieme (e non certo a costruire castelli di sabbia, if you know what i mean)

 

Ricatti
 

Sir Crocodile è - a detta di tutti - un uomo tutto d’un pezzo.

Non perde spesso la pazienza né la sua flemma. È un calcolatore, pragmatico e attento, sempre impassibile. Una bestia a sangue freddo, come l’animale di cui porta il nome.

Ma come tutto a questo mondo, neanche la sua flemma è infallibile. Esistono cose capaci di fargli perdere la calma. Che poi la gran parte di queste possano esser fatte risalire a un unico individuo, questo non è esattamente un segreto per nessuno, non nel quartiere di Alabasta, per quanto il Boss della Baroque provi in tutti i modi a non lasciar trapelare assolutamente nulla. Ha un’immagine da rispettare, dopotutto.
Fatto sta che al posato Sir Crocodile, quella mattina, di pazienza ne è rimasta davvero poca. Alle undici e quarantasette precise, dopo ore di imprecazioni masticate tra i denti insieme all’amato sigaro, il moro ha prima gettato il proprio telefono giù dal diciassettesimo piano del grattacielo che ha scelto come suo quartier generale, scaraventato addosso al povero disgraziato di turno la teiera piena d’acqua bollente – quella faccenda dell’idrofobia stava forse un po’ sfuggendo di mano -  e terrorizzato le nuove segretarie perché spegnessero la connessione internet, per poi andarsi a chiudere nell’enorme stanza in cui tiene i suoi adorati animaletti da compagnia, i feroci Bananawani.
Nei corridoi, gli uomini della Baroque sudano freddo.
Mentre Nico Robin osserva divertita il partner che sbatte la porta del suo studio con tanta forza da far tintinnare i lampadari.
Se Sir Crocodile sente il bisogno di passare qualche ora in compagnia dei suoi otto alligatori giganti, vuol dire che la situazione sta per andare di male in peggio. Chi può, decide di anticipare la partenza per la missione e darsela a gambe. Mister Two, dopo essere stato quasi decapitato da un tagliacarte volante per essere passato davanti all’ufficio del capo troppo rumorosamente, cinguetta qualcosa su un nuovo tutù  delizioso e se la svigna prontamente, piroettando fino all’ascensore, seguito dal cipiglio impassibile di Mister One. Nessuno parla, ma tutti vorrebbero poter seguire l’esempio della ballerina.
Passa un’ora e ancora non è stato fatto esplodere niente e cosa più importante, nessuno è ancora stato minacciato di finire in pasto ai sempre affamati Bananawani. In ufficio si inizia a pensare che potesse essersi trattato di un falso allarme. Qualcuno stiracchia un sorriso, qualcun altro si azzarda ad andare a prendere un caffè, Nico Robin sogghigna divertita.
E poi succede quello.
Senza alcun tipo di preavviso, ogni singola fotocopiatrice o fax presente all’interno del diciassettesimo piano della Baroque’s Tower si accende e inizia a stampare decine e decine di fogli, senza che nessuno all’interno degli uffici le abbia neanche toccate. Mister One e Miss Doublefinger si lanciano uno sguardo teso, prima di avvicinarsi con circospezione al mucchio di fogli che si stanno già accumulando per terra. Daz fa appena in tempo a raccoglierne uno e a cacciarselo in tasca prima che Sir Crocodile esca come una furia dal suo ufficio, facendo sbattere la porta contro il muro.
“Che nessuno si azzardi a toccare quei dannati fogli.”, ringhia, scuro in volto, accartocciando quello che tiene nell’unica mano. “Daz! La limousine. Sto uscendo.”
Mister One si limita ad annuire. Ha smesso da anni di farsi domande sul comportamento del suo Boss o sui suoi sbalzi d’umore. In certi casi, assecondarlo senza fare domande è sempre la cosa più saggia. Scambia un cenno con la sua partner, che va a telefonare all’autista mentre lui si occupa di controllare che tutti quei fogli vengano bruciati senza essere letti da nessuno. Non che qualcuno sia davvero così pazzo da farlo dopo aver visto la furia bruciare negli occhi dorati di Sir Crocodile.

Nel giro di dieci o quindici minuti, tutti i fax sono stati personalmente bruciati da Daz e l’autista della limousine sta aspettando sotto il grattacielo. Il Boss esce dal suo studio non appena il sottoposto bussa rispettosamente alla sua porta, senza risparmiargli un’occhiata glaciale, una di quelle che ti fanno quasi rimpiangere la compagnia dei Bananawani.
Ma ormai Mister One è abituato anche a questi sguardi e neanche ci fa caso.
“I fogli?”, chiede il capo della Baroque, seccamente, oltrepassando il suo braccio destro in direzione dell’ascensore.
“Bruciati.”, risponde quello, impassibile quasi quanto il suo Boss.

“Domani occupati tu dell’ufficio.”, aggiunge il moro, dopo un breve cenno sollevato di fronte alla risposta dell’altro. Un po’ della tensione sulle sue spalle scompare e l’uncino dorato gli pende a fianco in modo più rilassato. Ma la rabbia continua comunque a serpeggiargli attorno, come un’aura rovente. Il sottoposto non dice niente ma si chiede se l’indomani il capo non potrà venire in ufficio perché troppo occupato a occultare il cadavere del responsabile di tanta ira.

Daz comunque annuisce brevemente e accompagna il suo datore di lavoro fino al piano sotterraneo dei parcheggi, dove una lunga limousine blu aspetta di portare Sir Crocodile in qualunque posto voglia raggiungere.
Mister One non fa domande che tanto non riceverebbero risposta, ma un’idea sulla destinazione del suo capo ce l’ha. Dopotutto, sono poche le persone che riescono a irritare fino a quel punto Sir Crocodile senza fare una brutta fine.
L’uomo sale in macchina, senza neanche un cenno di saluto, spegnendo il sigaro ormai consumato nel portacenere della limousine. L’uomo vede la sua bocca muoversi per impartire le istruzioni all’autista, ma Daz non riesce a intuire nulla…anche se può imaginarlo.
Aspetta pazientemente che l’auto blu esca dal garage, senza muoversi d’un passo.
Quando è ormai scomparsa alla sua vista, Mister 0 infila una mano in tasca, tirandone fuori un foglio tutto accartocciato. Lo dispiega con cura, lisciandone tutte le pieghe, e ne osserva il contenuto, nonostante la scenata di poco prima del suo capo.
Senza scomporsi, studia la foto stampata a colori. Può capire perché Crocodile se la sia presa tanto, in effetti. In primo piano c’è proprio lui, addormentato e nudo in un letto che non è di certo il suo, almeno a giudicare dalle trapunte sgargianti e dal cappotto di piume rosa che si vede gettato su una sedia poco distante.
Un cappotto rosa facilmente riconoscibile…che lascia pochi dubbi su chi sia il proprietario di quella stanza.
Beh, Daz non può dire di esserne sorpreso.
“Vuoi che ti mandi anche le altre o le vieni a prendere tu?”, è scarabocchiato in un angolo della foto, nella grafia lunga e sgangherata di Doflamingo.
Mister One scuote la testa, ficcandosi di nuovo la foto in tasca, dopo un attimo di esitazione. E quasi quasi gli dispiace per quel poveraccio di Donquixote se è costretto a ricorrere a questi mezzi per invitare fuori Crocodile, anche se probabilmente, trattandosi del biondo, l’intera faccenda non fa che divertirlo da matti.
Daz ha sempre pensato che ci fosse qualcosa di strano nel signorino della Donquixote Family, come una qualche rotella che non gira nel verso giusto. Ad essere ancora più sinceri, però, qualche volta pensa lo stesso del suo capo.
Beh, ripensandoci, forse questo è esattamente il motivo per cui quei due funzionano tanto bene insieme.

 

  
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