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Autore: Machi16    08/10/2016    2 recensioni
Le tracce di quegli insulsi pensieri che i due si scambiavano attraverso gli occhi diventarono parole precise, esse delinearono il loro essere Holmes e Watson e allo stesso tempo Watson e Holmes.
Non era mai esistito l' uno senza l' altro perché in una maniera sconosciuta e misteriosa i due erano complementari, in una maniera altamente improbabile e lo si vedeva ogni qual volta i loro sentimenti avversi combaciavano e il loro risolvere misteri indicava un lento districarsi della loro anima.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Caro Watson,

 

Ho fatto pratica con le parole meno razionali questi giorni e credo di aver capito che, con ogni probabilità, i sentimenti siano un difetto chimico fuori dal mio controllo ed anche se ho sempre creduto di essere una macchina perfetta per ognuna di esse esiste un virus, il mio nasce con il seme del perdono che non sono mai riuscito seriamente a pronunciare tanto che è germogliato in me mettendo radici profonde nel giardino del mio palazzo.

Le parole non sono il mio campo, John, ma il tuo quindi spero mi perdonerai se risulteranno alquanto banali e prive di fondamenta o nesso logico, mi trovo più a mio agio con la musica perché forse è l’ unica parte di me che ancora riesce a percepire qualcosa e lasciare spazio alla normalità, se così si può definire il contrario del mio essere.

Ho spesso detto cose orribili, cose che partivano dalla mia bocca per arrivare alle orecchie di chi mi era di fronte per poi spezzargli il cuore, un esempio può essere quello di Molly, ma non me ne rendevo mai veramente conto fino a che esse non uscivano dalla mia mente e le facce di chi mi stava attorno diventavano un misto tra sorpresa e delusione perché quella che io definivo un ovvia e scontata deduzione poteva essere un segreto ben custodito nella mente di qualcuno. Mai mi era saltata agli occhi la crudeltà del mio modo di agire prima di incontrare il tuo parere in merito perché è forse questo che fanno gli amici, danno pareri. Non pareri banali come feci io quando ti suggerì di toglierti quei ridicoli baffetti perché ti invecchiavano ma pareri sinceri provenienti dal cuore, io sfortunatamente ho sempre dato per scontato di non averlo e quindi mi sono lasciato andare credendomi che tutto mi fosse dovuto ma, forse, qualcosa dentro di me c’è ed è seppellito nei meandri di un palazzo mentale che mi sono creato per rinchiudere me stesso oltre alla marea di informazioni che negli anni ho accuratamente archiviato, ci sono anche tutte le volte che sbadatamente ho affermato che la tua mente fosse nella media, normale o addirittura inetta, tutte le volte che ho sottovalutato le tue capacità perché il mio ego cercava di saltare fuori a più riprese ed io dovevo avere l’ ultima parola. Ne sentivo il bisogno come lo sentivo della nicotina o di qualsiasi altra droga che mi dicevo di saper controllare quando non era così ed ho sbagliato.

E’ stato tutto un enorme errore culminato con la mia morte, la mia finta morte, agendo per proteggerti ho trascurato tutta una serie di fattori che non avevo minimamente calcolato tra le tredici possibilità che il mio cervello era riuscito a produrre e, forse, ho agito più per vedere dove potevo spingermi che proteggere te eppure mi hai perdonato dandomi dell’ “Essere umano”.

Ora come ora non so cosa significhi e quando la razionalità viene meno e la mia mente si insinua nel dubbio più profondo ho paura ma allo stesso tempo una sola parola capeggia nella mia testa: Perdono.

Perdonami John per tutto il male che in un modo o nell’ altro ti ho arrecato.

-SH
 

Il violino smise di suonare mentre il suo cuore produceva una melodia malinconica che aleggiava per tutta la stanza. Sherlock si tolse la vestaglia e indossò il suo solito cappotto con fare disinvolto e sicuro, l’ unica incertezza gli venne quando indossò il cappello ma non capì perché.

Si guardò indietro solo una volta e fissò il punto preciso della stanza in cui aveva nascosto quelle parole poi riaprì gli occhi e velocemente chiuse la porta del 221B di Baker Street, ancora una volta quel posto sarebbe stato un po’ senza di lui e ancora una volta avrebbe lasciato John commettendo lo stesso errore di calcolo ma lui era Sherlock Holmes e gli piaceva essere Sherlock Holmes.

 
  
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