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Autore: DryJ    10/10/2016    1 recensioni
La Francia, era questa la meta, tutto quello che i pochi soldi racimolati con fatica dal padre avevano permesso loro di scegliere. Ed ora quella terra, nuova e sconosciuta a cui si erano preparate per mesi per apprenderne la lingua, le stava attendendo.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Donna Barrat, Etienne de Sancerre, Ian Maayrkas aka Jean Marc de Ponthieu, Isabeau de Montmayeur, Nuovo personaggio | Coppie: Etienne/Donna, Ian/Isabeau
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo V
 

I giorni si susseguirono veloci così come le settimane, le due giovani adempivano impeccabilmente ai loro compiti di dame da compagnia del piccolo pulcino della famiglia De Ponthieu.
Cassandra eccelleva in tutte le materie letterarie come latino, scrittura, francese nonostante non fosse la sua lingua madre, inglese, ecc.
Sèlene, dal canto suo, gliele cedeva volentieri. Nonostante fosse dotata di un intelletto dal potenziale non indifferente detestava stare china sui libri e preferiva dedicarsi ad attività ben diverse, più pratiche, come ad esempio la musica. Intratteneva la piccola Marianne con qualsiasi strumento lei desiderasse sentire, dal flauto al liuto all'arpa, ogni tanto accompagnata da sua sorella alla voce, quando questa riteneva fosse opportuno allontanarsi dallo schema prestabilito.
Quando invece erano libere di godersi una sana e meritata pausa, Cassandra si dirigeva in tutta fretta negli appartamenti di Noelle e Sèlene usciva dal portone principale del castello, si dirigeva nell’arena poco distante e stava lì a gustarsi gli allenamenti dei soldati, soprattutto quelli di Marc.
Le piaceva soffermarsi ad osservarlo tirare di scrima, concentrato, preciso, veloce e potente.
Un giorno afferrò la spavalderia a due mani e decise di farsi avanti, raggiungendo l'area con passi sicuri. << È possibile procurare una spada o un arco per una signora che desidera cimentarsi nella vostra arte? >> domandò lei rivolta ai presenti con il suo solito sorriso strafottente.
Provocò non poco sconcerto e disappunto vestita com'era: un corsetto sorretto da spesse bretelle di ferro battuto e cuoio marrone dalla scollatura molto generosa, poco sotto le spalle due pesanti bracciali di metallo incisi a rilievo con motivi chiaramente celtici, pantaloni del medesimo tessuto e colore e un paio di stivali alti fino a metà stinco, anch’essi della stessa tonalità, mettevano in risalto le gambe lunghe e sode. Si tolse il mantello ignorando il freddo pungente, lanciandolo senza troppi preamboli addosso ad una guardia ancora imbambolata in posizione di difesa con la bocca semi aperta che sobbalzò, sentendoselo arrivare addosso. Il suo abbigliamento succinto lasciava scoperta molta più pelle di quanto, a giudicare dalla faccia di alcuni, potesse essere tollerato in una donna.
Si guardò intorno in attesa, con le mani sui fianchi. Un soldato, non tanto convinto, le porse la sua spada.
Lei la impugnò, la rigirò tra le mani, verificandone la pesantezza e la saldezza dell’impugnatura, menò due fendenti all’aria per controllare l’equilibrio e quando fu pronta chiese ad un altro di tirare con lei.
Aveva una tecnica imperfetta sotto molti punti di vista, si era sempre allenata da sola o con suo padre, le rare volte in cui poteva, ma di certo un contadino poteva insegnare ben poco.
Era agile e grazie ai suoi riflessi rapidi riusciva a schivare o parere quasi ogni colpo. Durante un attimo di respiro tra l’alternarsi di un attacco, una parata, e un contrattacco, si voltò avvertendo che qualcun altro oltre a loro si allenava li. Quando il suo sguardo incontrò la schiena di Marc coperta solo da una camiciola madida di sudore che, in base al movimento, si incollava alla pelle, si perse in un bicchier d'acqua e non badando al nuovo assalto del soldato cadde a terra rovinosamente imprecando in tutte le lingue che conosceva.
Il giovane Falco a occhi chiusi studiava la posizione del proprio corpo, passando da varie poste ad attacchi veloci e precisi, non si era accorto di nulla tanto era forte la concentrazione del momento.
"Dannato, tu e pure lui con quella sua schiena" si disse spazientita, mettendosi seduta per terra e togliendosi la polvere da vestiti e capelli.
Fu quando una delle guardie chiamò la ragazza mortificato correndole incontro per aiutarla a rialzarsi che il giovane Falco si destò dalle profondità del suo allenamento. Si voltò e vedendo la scena andò nella stessa direzione dell'uomo che, in quel momento, chiedeva a Sèlene come stesse. << Cosa è accaduto? E perché siete vestita così? >> si informò lui. Non era la prima volta che vedeva una donna con dei pantaloni, la sua reazione dunque fu molto più contenuta rispetto a quella degli altri, soprattutto perché era certo che lei l'avesse fatto per attirare l'attenzione e non volle così darle la soddisfazione di aver fatto centro.
La ragazza rivolse alla guardia uno sguardo canzonatorio prima di afferrargli la mano con poca grazia, si voltò verso Marc con un sorriso radioso << Mio signore, buongiorno- si scostò una ciocca di capelli dal viso con nonchalance- Se vi riferite al mio completo, lo indosso sempre tranne quando la situazione non lo richiede espressamente, i vestiti cerco di lasciarli il più possibile alla mia dolce sorellina! >> rispose lei ridacchiando e fulminando poi il soldato che aveva osato atterrarla vedendolo passare accanto al conte.
<< E questa sarebbe la situazione? Pensavo foste con madame Cassandra per seguire mia sorella, o se ne occuperà solo lei d'ora in poi? >>. Era evidente che avesse intenzione di stuzzicarla e la cosa lo divertiva, soprattutto avendo intuito qualche sfumatura del suo carattere.
<< No- rispose lei con una nota stizzita- Ci dividiamo i compiti, lei fa la teoria e io la pratica, non perdo tempo dietro inutili libri polverosi >> concluse infine con un movimento rapido del sopracciglio, già irritata.
<< Pratica?- chiese lui- Non sapevo le assegnaste anche qualcosa di pratico e fisico. O questa è una cosa che piace esclusivamente a voi, madame? >>. Aggiunse una nota piccante alla sua domanda il che fece comprendere ai soldati attorno che dovevano tornare ai loro allenamenti, possibilmente allontanandosi per lasciare un po' di privacy ai due.
Lei voltò lentamente la testa nella sua direzione colpita da tanta sott'intesa "audacia" << Dipende da che tipo di pratica parliamo, modestamente e non per vantarmi, sia chiaro, sono particolarmente abile con ogni lavoro manuale...e non solo >> disse con voce suadente avvicinandosi di poco e squadrandolo senza vergogna alcuna.
<< Vi ci vedo in particolar modo abile nel suonare il flauto >> rispose prima di togliersi la camicia, lasciando così la ragazza senza parole, troppo concentrata ad ammirare quella visione. Rinserì la spada nel fodero e aggiunse << Vogliate scusarmi, adesso è il caso che io rientri >> con un cenno del capo si allontanò dando spazio ad Ian, giunto in quel momento, che le mise una mano sulla spalla, facendola sussultare.
<< Madame, vogliate seguirmi >> le disse.
Sèlene deglutì con forza sentendo la mano del Falco, alzò gli occhi su di lui voltandosi di poco e annui leggermente, timorosa di aver combinato qualche danno a livello morale di chissà quale gravità. E senza dire una parola si limitò a seguirlo.
Una volta dentro il salone, il conte le disse in tono severo << Non vorrei essere io a dirvi che certi abbigliamenti sono sconsigliati in ambienti popolati da soli uomini, madame, comprendete? Non vorrei mai corressero voci sulla natura sconsiderata di una delle bambinaie della figlia del Falco e son sicuro che non lo vorreste nemmeno voi, dico bene? Senza parlare inoltre del rispetto che avete mancato ad uno dei miei soldati lanciandogli con malagrazia il vostro mantello, come fosse un qualsiasi servo >>.
Lei lo fissò, sentì le guance infiammarsi per la vergogna di essere stata punta sul vivo e per essere stata rimproverata come una bambina di cinque anni. << Io...ecco...mi dispiace, questo è...il mio carattere e non posso farci molto, però da oggi presterò più attenzione, monsieur >> bofonchiò lei con disagio, tenendo lo sguardo fisso altrove.
Lui annuí, questa volta sorridendo << Non son d'accordo con voi, madame. Potete controllarvi e son certo ci riuscirete. Quando avrete dubbi sui nostri usi e costumi non esitate a chiedere >>.
Lei concordò con lui rimanendo in estremo silenzio e fissandosi la punta degli stivali con le mani dietro la schiena. Poi si esibì in un piccolo inchino sghembo e si congedò dal conte raccogliendo la sua rimanente dignità e dirigendosi verso i suoi appartamenti con passi pesanti.
Nel frattempo Marc si era recato nella sua stanza per rinfrescarsi a dovere. Aveva riempito la tinozza con dell'acqua già pronta portatagli dai suoi paggi e disposta dentro un secchio li accanto. Aveva preso un bel respiro e immerso il volto, doveva schiarirsi le idee. Quella ragazza l'aveva fatto eccitare terribilmente in quei giorni, ma soprattutto poco prima, quando con il suo succinto abbigliamento e le sue occhiate feline l'aveva provocato sfacciatamente.
Riemerse e dopo essersi passato una mano tra i capelli corvini ed essersi denudato, si lavò velocemente e accuratamente il resto per poi rivestirsi in fretta e furia ed uscire dalla stanza. Era certo che appagando l’appetito sessuale che lo attanagliava in quel momento la sua testa avrebbe smesso di pensarci.
Quando Sèlene giunse davanti alla sua stanza vide il giovane Falco poggiato con una spalla sulla porta di legno.
I capelli bagnati erano incollati su collo e spalle, alcune ciocche gocciolavano sulla camicia pulita bagnandola e mettendo in mostra il canale tra i pettorali scolpiti ed evidenziati dalle braccia conserte. Le sorrise con un cenno del capo.
La ragazza rimase spiazzata nel trovarselo li così, lo squadrò da capo a piedi con un sopracciglio sollevato, si avvicinò con passo misurato e quando gli fu abbastanza vicino disse con voce melliflua << Credevo di aver capito che la vostra camera si trovasse al terzo piano, nell'ala ovest >> si ripiegò il mantello sull'avambraccio e fermò un ciuffo di capelli argentei dietro l'orecchio.
<< Fortunatamente la mia memoria funziona ancora al meglio, madame- rispose staccando la spalla dal suo appoggio- Mi ha semplicemente incuriosito il pensiero di sentirvi suonare e ho pensato che solo presentandomi da voi sarei riuscito a soddisfare questo...desiderio, comprendete? >>.
<< Comprendo perfettamente mio signore, prego allora, fate come se foste a casa vostra >> disse lei superandolo ed entrando nella stanza. Gettò il mantello sopra la poltrona accanto al camino e restando di spalle afferrò una brocca poggiata sul piccolo tavolo e versò un pò di vino in due calici, si voltò per raggiungerlo porgendogliene uno e aggiunse << Non dimenticate di chiudere la porta, sarà un’esibizione privata >> si morse il labbro inferiore prima di sorseggiare dal suo calice.
Marc assieme al primo sorso la chiuse e in seguito andò verso la finestra, chiudendo di poco le imposte ricreando così un’atmosfera soffusa << Quali strumenti sapete suonare, madame? >> domandò lui stando appoggiato ora al bordo del tavolo.
Lei a sua volta si sedette sul bordo del letto. << So suonare il liuto, il flauto, l'arpa e tanti altri, voi quale vorreste sentire? >> rispose lei accavallando le gambe e ammirando la sua figura comunque ben definita nonostante la tenue luce.
<< Stamani vi dissi che avrei goduto nell'ascolto del flauto >> per lui era una novità giocare in quel modo e la cosa non faceva altro che incrementare il suo desiderio. << Sorprendetemi >> aggiunse avvicinandosi a lei e posando il calice sul comodino accanto al letto.
Sèlene non poté fare a meno di sorridere, si alzò con calma, lo raggirò e posò la sua coppa sul piccolo tavolo, tornò a voltarsi verso di lui, gli mise una mano sul petto e di tutta risposta lo spinse facendolo coricare sul letto e in un attimo gli fu sopra carponi prima di sedersi piano sul suo bacino << Ahimè, mi sono resa conto di non avere il mio flauto qui, evidentemente lo ha mia sorella, voi potete procurarmene uno nuovo? >>.
<< Probabilmente riuscirete a trovarlo voi da sola, madame >> rispose mentre passava le mani sulle sue gambe fino a portarle lungo i suoi fianchi per sistemarla meglio e in modo tale da farle sentire la sua eccitazione.
La ragazza gli sorrise in risposta stringendo le cosce sul bacino, gli tolse la camicia gettandola dove capitava. Passò le mani sul quel petto che le faceva dimenticare anche il suo stesso nome, sentendo i brividi sulla pelle di lui, lo guardò dritto negli occhi. "Lo desidero" si disse prima di insinuare una mano dietro il suo collo attirandolo a se per baciarlo con tutta la passione che sentiva.
Lui rispose a quel bacio che gli sciolse i nervi ma che al contempo rese i suoi muscoli più turgidi, soprattutto quelli del basso ventre. Mentre continuavano a tenersi incatenati con quel bacio rovente, lui le slacciò frettolosamente i lacci del corsetto liberando il suo seno dalla stretta di quel tessuto per poi passarci avidamente le mani.
Lei lo lasciò fare, intrecciò le mani tra i suoi capelli ancora bagnati attaccando il seno al petto di lui e godendo di quel contatto. Si allontanò di poco per lasciarlo respirare, lo guardò perdendosi in quel cielo azzurro, il fiato corto e pesante, gli leccò le labbra bramosa di lui e del suo sapore. Il suo essere disinibita andava oltre tutte le etichette sociali e morali che lui conosceva. Passò la sua lingua sul collo possente del giovane prima di morderlo più volte in svariati punti, lo fece anche sul petto, sull'addome e sulle braccia, riempiendolo di segni rossi. Lo stava marchiando a vivo come per sigillare la proprietà di quel corpo che desiderava.
Lui si rese conto poco dopo che l'indomani quei morsi sarebbero stati visibili. Quella donna non poteva lasciarglieli, nessuna donna doveva lasciargli una cosa del genere, non dopo che Alexandra se n’era andata lasciandogliene uno ben più doloroso. L'afferrò per il collo invertendo le posizioni, ora lui era sopra che le slacciava gli attillati pantaloni continuando a tenerla bloccata in quel modo.
La ragazza aprì la bocca rivolgendogli uno sguardo indecifrabile. Fece vagare le mani che andarono a ricercare la sua cintura, slacciandogliela rapidamente.
Era diventato rabbioso e la cosa la eccitava. Tutto di lui la eccitava, il fatto di far parte di due realtà completamente differenti, di far parte di due culture diverse, di due mondi così lontani tra loro.
Lo fissò dritto negli occhi mentre sentiva forte la potenza della sua mascolinità.
Con entrambe le mani Marc le sfilò i pantaloni inchinandosi fino a raggiungere la sua intimità. Prima un bacio, poi due, poi tre, la sua lingua iniziò a giocare con lei mentre questa volta la teneva saldamente per le cosce. "Sarà solo un gioco" si disse, dopo averle dato un morso nell'inguine.
Presto alle sue orecchie arrivò la conferma che il suo operato stava strappando alla ragazza non poca goduria, le sue gambe erano ricoperte di brividi.
Sèlene irrigidì i muscoli delle gambe, gli passò la mano sinistra tra i capelli stringendoli forte. Con la mano libera gli graffiò le spalle, affondando le unghie nella carne. Si morse le labbra, era bravo ed esperto e lei lo desiderava per se, tutto solo per se.
Marc si asciugò la bocca col dorso della mano e passò a darle baci sulla pancia alternandoli a morsi dati con sempre più forza. Rizzando nuovamente il busto, si posizionò meglio tra le sue gambe per poi entrare dentro di lei, accompagnando il movimento con la stretta della mano destra sul seno pieno della giovane.
Questa strinse la presa sulla sua schiena grande e forte, girò la testa di lato lasciandosi andare al piacere, ne aveva bisogno, dopo tutto quello che era successo in quel mese aveva bisogno di lasciarsi andare, di gridare, di sfogarsi. Lo morse ancora, lo graffiò più e più volte godendo dei suoi lamenti. Era bello e lei lo voleva. Strinse la presa delle gambe sui suoi fianchi spostandolo di lato, senza dargli il tempo di reagire e fu lei questa volta ad invertire le posizioni prendendo il controllo del ritmo.
Dopo averla squadrata per bene, grazie alla visuale data dalla posizione in cui si trovava, si lasciò andare gemendo a bassa voce e chiudendo gli occhi. Tante volte l'aveva fatto a Parigi, ma nessuna era così passionale, nessuna aveva il suo corpo sinuoso, nessuna lo faceva rabbrividire in quel modo. Un buon motivo per tornare più volte a godere dei suoi servigi, in futuro.
Continuarono così godendo l'uno del corpo dell'altra, il piacere era intenso e annullava ogni pensiero.
Un sottile grido spaventato li raggiunse poco prima del momento di soddisfazione più grande, riportandoli alla realtà.
Sèlene spalancò gli occhi voltandosi alla ricerca della fonte, Marc si mise seduto.
Cassandra li guardava con entrambe le mani davanti alla bocca e spostava gli occhi da lei a lui sempre più sconvolta. << I...io, mi...mi dispiace non, non pensavo ci fosse qualcuno >> si affrettò a dire lei, restando impalata davanti a loro.
Sèlene strinse i denti in un moto di rabbia e disse con un furioso sarcasmo << Ti ringrazio infinitamente mio dolce cuore di panna, hai rovinato il momento migliore, quindi a meno che tu non voglia unirti a noi ti chiederei gentilmente di uscire in modo da poterci rivestire, anche perché il conte qui ha perso tutta la passione >> si voltò a guardare anche lui, irritata, e Marc di tutta risposta la fulminò con lo sguardo.
Cassandra si precipitò fuori dalla porta senza farselo ripetere oltre, mortificata.
Sèlene sbuffò pesantemente alzandosi da sopra il giovane Falco. Raccolse i suoi vestiti infilandoseli con ira.
Lo stesso fece lui che però disse << Madame, mi piacerebbe vedervi ancora. Potremmo darci appuntamento nella mia stanza. Li per certo non ci disturberà nessuno >>.
Lei si mise le mani dietro il collo alzandosi i capelli per toglierli da sotto il colletto, offrendo alla vista del ragazzo un simbolo nero, all’apparenza un tatuaggio formato da segni incomprensibili, impresso sulla pelle bianca di lei. << D'accordo so dove dormite, mi farò trovare lì quando ne avrò voglia, monsieur >> disse poi voltandosi e sorseggiando un altro po' di vino lanciandogli sguardi carichi di lussuria.
Lui rise di gusto e chiese andando verso la porta << Quando ve ne andrete, madame? >>
A quella domanda il volto di lei si rabbuiò, si girò dandogli le spalle aprendo la finestra per far circolare l’aria e rimuovere l’intenso odore tipico del sesso che si era creato << Non lo so, ma spero il più tardi possibile >> rispose lei con voce cupa non potendo fare a meno di pensare a tutto quello che lì fuori le attendeva. Morte.
<< Lo spero anche io madame, buona giornata >> uscì dalla stanza lasciando la porta aperta. Vide Cassandra che ancora attendeva li fuori, rossa come un peperone. Le disse con un sorriso sincero << Mi spiace abbiate dovuto assistere ad una scena tanto intima >>
La ragazza lo guardò per poi distogliere lo sguardo quasi immediatamente, bofonchiando qualcosa prima di rientrare nella sua stanza.

***

I giorni passarono lenti, l'inverno era sempre più rigido governando quelle giornate di costante pioggia. Era passato quasi un mese da quando erano giunte al castello.
Cassandra stava sempre in compagnia di Noelle o del principe Michel, Sèlene invece stava chiusa nella sua solitudine.
Ma dopo aver scoperto con non poco stupore l'interesse che il figlio maggiore del Falco nutriva nei suoi confronti, ritrovò un sentimento che non provava più da molti anni. Era stranamente felice, le sue attenzioni la rendevano così, stava bene con lui perchè aveva il potere di non farle pensare a nulla, il suo corpo si rilassava e la tensione svaniva in un lampo sotto le sue mani forti e ruvide. Dopo il primo incontro interrotto da Cassandra non avevano perso altro tempo, durante le giornate si provocavano con sguardi, parole e inviti sottintesi e non appena avevano tempo davano il via ai loro incontri clandestini, unendosi per ore. Si vedevano regolarmente nella camera del conte o nella torre nord che solitamente restava disabitata.
Una sera come tante altre passate a mangiare nella sua stanza, Sèlene si alzò, si lavò e senza farsi vedere da serve o peggio, dal signor conte, raggiunse gli appartamenti del ragazzo. Rimase li in attesa, seduta sul letto con i vestiti raccolti sulla sedia.
La porta si aprì non troppo tempo dopo, Marc fece capolino nella camera e non appena la vide sul suo volto si disegnò un sorriso più che compiaciuto. << Stavo proprio pensando a voi, madame Sèlene- le disse chiudendo la porta e levando gli stivali aggiunse- Desideravo vedervi >>. Nonostante il sorriso e il tono gentile, lei notò che negli atteggiamenti era più brusco del solito. Gli stivali erano stati sfilati in malo modo e lo stesso, ora, con la camicia impregnata d'acqua e sudore. Fuori nevicava e lui non si era comunque fatto abbattere dal tempo per allenarsi prima di raggiungere i famigliari e gli ospiti per la cena.
Lei si mise seduta sui talloni << E io mi domandavo quanto tempo impiegassi per giungere fin qui >> disse lei, sottolineando la confidenza che si era presa in quel momento. Si avvicinò stando carponi, si drizzò sulla schiena baciandogli il petto e il collo, mordicchiandolo qua e là, sapeva gli piacesse. Lo guardò, gli passò una mano tra i capelli facendo sfiorare il seno sul petto di lui. Sorrise mentre fissava quegli occhi così stranamente rabbiosi quel giorno. Lo baciò senza indugiare oltre legandogli le braccia intorno al collo.
Lui rispose, caricando il bacio di forza e passione, ma non lo fece durare troppo. L'afferrò per le spalle e la spinse a coricarsi, senza darle modo di reagire la fece voltare a pancia in giù.
Lei poté sentire la forza di lui sulle proprie natiche che subito dopo ricevettero un vigoroso morso ciascuna. La costrinse a mettersi nuovamente a carponi insinuandosi nella sua intimità senza troppi problemi, spingendo con forza.
Qualcosa ribolliva dentro di lui e lei poteva notarlo nello sguardo scintillante.
A sua volta la giovane inarcò la schiena attaccando il busto alle lenzuola, mordendole per soffocare le grida di piacere che lui le provocava. Girò la testa di lato cercando di scorgere il suo volto. Voleva vederlo, voleva averlo, indomabile, forte, violento.
Il ragazzo la fece voltare nuovamente padroneggiandola ancora con la stessa foga, si sporse su di lei poggiando il busto al suo e nascondendo il volto tra i suoi capelli. Provava un piacere intenso, lei gli faceva girare la testa come dopo una pesante bevuta di vino mediterraneo, il profumo di quella ragazza ancora misteriosa per lui era una droga. << Alexandra... >> mormorò tra un gemito e l’altro.
Sèlene sgranò gli occhi, la rabbia le montò alla testa rapida e potente, lo allontanò in malo modo e con tutta la forza e la rabbia cieca che sentiva, menò uno schiaffo sulla guancia del giovane.
Il rumore si dilagò nella stanza facendo calare un silenzio freddo. Lo guardava rossa in volto con gli occhi sgranati ancora più caliginosi e bianchi da far paura. << Alexandra?? >> ringhiò lei a voce alta, il petto le si alzava e abbassava rapido, come se l'aria non le bastasse.
Lui si allontanò e collerico rispose << Questi non sono affari vostri. Non so per chi mi abbiate preso o per cosa abbiate scambiato questi momenti ma è un mero passatempo. Credevo fosse così anche per voi >>. Era certo che non avrebbero continuato quindi si alzò dal letto e si rivestì velocemente
<< Sono fatti miei se permetti, tu sei affar mio da quando sei entrato nel mio letto la prima volta, forse prima poteva essere un mero passatempo certo, ma questo non ti dà il diritto ne ora ne mai di chiamarmi con il nome di un'altra, hai capito? >> urlò questa volta lei su di giri alzandosi e rivestendosi a sua volta << Chi ti credi di essere, ah? Vieni a letto con me e pensi ad un'altra? Quante altre volte è successo? Rispondi! >> incalzò, continuando ad urlargli addosso e picchiandolo sulle braccia e sulla schiena per farsi guardare.
Con un’impeto di violenza Marc l'afferrò per i polsi bloccandola e stringendo la presa, avrebbe volentieri ricambiato i suoi schiaffi ma non si sarebbe mai permesso di alzare le mani su una donna << Non mi da il diritto di chiamarti con il nome di un'altra ma nemmeno la possibilità di legarmi anche un minimo alla tua persona >> le disse, dandole stavolta del tu pure lui, più per furia che per confidenza
Lei gli sorrise con amarezza quasi ridendogli in faccia. Fu una frazione di secondo, i suoi occhi divennero totalmente neri, li richiuse subito per scacciare via quella sensazione che conosceva fin troppo bene. Stava perdendo il controllo, Marc le aveva fatto male e quello che più la faceva infuriare era che a lui non interessava. << Sei uguale a tutti gli altri, non sei niente senza tuo padre, solo un ragazzino viziato che gioca a fare l'uomo e non sa rendersi conto che non riesce a superare un palese rifiuto da una puttana qualsiasi >> disse dimenandosi sotto la sua stretta.
Fu frutto della sua immaginazione? Forse la rabbia mista alla stanchezza aveva creato quell'allucinazione. Lasciò la presa su di lei. << Tutte uguali voi femmine, semmai. Credete che basti finire a letto assieme per far innamorare un uomo. Ci vuole ben altro e non certo qualcosa come il tuo atteggiamento. Ti porterà a stare sola, ti porterà in un baratro e così facendo trascinerai con te anche chi ami- rispose ad alta voce- Ora ti prego di uscire, non vorrei che facendoti rimanere tu possa pensare ad un futuro matrimonio >>
<< Tu non sai cosa significhi essere soli- sbottò lei, superando di parecchi toni la voce del ragazzo- Tu non hai idea di cosa significhi vivere come vivo io, ci sono nata dentro quel baratro e ci resterò per tutta la vita, sono condannata e non posso cambiare il mio destino. Tu non sai nulla di me e mai saprai niente >> vomitò quelle parole con irruenza, la voce tremante e provata, gli occhi lucidi per il nervoso. Serrò la mascella e deglutì cercando di ingoiare quell'ennesima batosta, gli rivolse uno sguardo carico di disprezzo, delusione e d’immensa tristezza mai vista in quegli occhi tanto freddi.
Senza attendere risposta uscì rapidamente sbattendo con forza la porta.
"E chiediti il perché" pensò lui in risposta all'ultima affermazione di Sèlene.
Non avrebbe mai dovuto cedere, non si sarebbe mai dovuto presentare quel giorno in quella stanza ne avrebbe dovuto ricambiare gli sguardi e le avances. Era chiaro che Alexandra sarebbe stata difficile da dimenticare, soprattutto dopo come l'aveva rapito, dopo come se n'era andata, dopo come l’aveva lasciato e dopo che non ebbe più fatto sapere nulla di se, e il fatto di aver detto il suo nome così apertamente l'aveva turbato. Gli era capitato parecchie volte di pensare a lei durante un rapporto con altre donne ma mai l'aveva detto ad alta voce. Sarà stato per la passione travolgente del momento, forse per la foga e l'intesa che c'era tra i due, quella volta come tutte le altre.
In un frangente si pentì di aver perso l'occasione di finire nuovamente a letto con quella ragazza che lo aveva preso così tanto ma si ridestò immediatamente da quel pensiero parsogli subito ridicolo e insensato.
Si distese sul letto posando un braccio sugli occhi, gli venne in mente Michel che per farsi perdonare da Cassandra le aveva regalato un mazzo di fiori. "Lo farei anche io se solo fossi certo che lei non s’illudesse per niente" pensò lui con un sospiro pesante.
Sèlene procedette spedita verso la sua camera, avrebbe voluto distruggere ogni cosa le capitasse a tiro e urlare fino a ferirsi la gola. Spalancò la porta di legno facendola vibrare sotto lo schianto con la pietra, si sedette nel letto, " Lei ancora non c'è" pensò notando l'assenza di Cassandra.
La ragazzina infatti era in compagnia di Noelle e Michel, stavano tranquillamente passeggiando nei giardini prima di salire ognuno nelle rispettive stanze quando qualcosa lentamente si fece strada dentro la sua testa e nel suo corpo. Le parole dei due compagni le arrivarono ovattate, le loro immagini distorte e offuscate, per far spazio ad altre ben più spaventose.
"Oh no, non ora, non ora" pensò nel panico. Barcollò poggiandosi a una delle colonne del portico, chiuse gli occhi sperando di scacciare quella sensazione opprimente. Sudava freddo, tremava, l’aria sembrava impossibile da respirare e il petto iniziò a dolerle, le immagini si susseguirono rapide: fuoco, fiamme, grida, sangue. Cadde a terra scossa da forti spasmi con gli occhi bianchi.
Noelle gridò tenendo le mani davanti alla bocca.
<< Va subito a chiamare aiuto! >> le ordinò Michel che intanto si era chinato sulla ragazza per cercare di farla riprendere in un modo che però nemmeno lui conosceva.
La giovane Sancerre quindi corse dentro tenendo sollevata la gonna dell'abito << Madame Cassandra sta male! Madre! Aiuto! >>
Donna si alzò subito dalla tavola raggiungendo la figlia e disse rivolgendosi alla ragazza che stava portando via i taglieri con il cibo terminato << Presto chiama subito sua sorella e dille di raggiungerci immediatamente nei giardini >>.
La sguattera chinò il capo in segno di intesa, ma fu superata da un'altra serva arrivata a castello da poco tempo che, con passo sicuro, si avviò negli appartamenti delle due sorelle. Entrò nella stanza avvertendo Sèlene che si allarmò e dopo aver recuperato l'ampolla contenente il siero di Melissa scese con tutta la velocità che possedeva. Arrivò nei giardini e il cuore le si strinse in una morsa d'acciaio: Madame De Sancerre le stava tenendo la lingua per evitare che morisse soffocata.
Le si chinò vicino, stappò l'ampolla e versò un po' del contenuto giù per la gola della sorellina. Le convulsioni si attenuarono piano sotto l'effetto della medicina facendola svenire del tutto.
Sèlene la prese in braccio, ringraziò tutti e senza aggiungere altro la portò via.
Donna guardò i ragazzi, baciò la figlia sulla fronte e accarezzò la spalla di Michel << Siete stati bravi, se non aveste agito tempestivamente sarebbe morta in pochi istanti. Ora sarà meglio che andiate a letto, domani potrete andare a darle un saluto >> disse lei impensierita. Li condusse dentro il castello, si avvicinò al marito ad Ian ed Isabeau spiegando la situazione senza poter però nascondere il suo turbamento, "Saranno normali attacchi epilettici o c'è qualcosa di più profondo legato alla loro natura?" pensò tra se.

   
 
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