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Autore: SantaStyles    11/10/2016    0 recensioni
-"Pensi davvero che sia stata io a rubare le tue ricette segrete?"Domandò Theresa con tono poco calmo.
-"Non ho detto questo!"Ribatté Willy, camminandole davanti con fermento.
Tutto ebbe fine prima ancora di cominciare...
Questa storia non è mia; ma di Deppiana-Directioners su Wattpad. Tutti i diritti vanno a lei e alla sua meravigliosa storia!
Genere: Comico, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 1

LUMPALANDIA



Era passato un mese dalla chiusura della fabbrica e Willy Wonka non era intenzionato a riaprirla. Passava tutto il suo tempo a letto, ed era una settimana circa, ormai, che non toccava cibo. Difatti era dimagrito parecchio, quasi non sembrava più lo stesso: non passava più ore ed ore a sperimentare nuove cose né faceva su e giù per pensare né cercava ispirazione tra i corridoi della fabbrica, perché ormai quella era andata via colpa sua.

Stringeva forte a sé quel peluche ogni istante, quasi fosse un tesoro prezioso. Ma improvvisamente, suggerito dal suo alter ego, fu scosso da qualcosa e, alzatosi dal letto, prese posto dinanzi al computer, cercando un sito che forniva numeri di telefono, inclusi gli indirizzi di casa; riuscì a rintracciare la ragazza: il numero era quello che già aveva sul telefono -salvato come la mia bimba- e la città sempre la stessa, ovvero Cherry Street.

L'abitazione di Theresa era un po' distante dalla fabbrica e, come il cioccolatiere, passava il suo tempo stesa sul divano a contemplare l'alto soffitto bianco. Vari pensieri confusionari le offuscavano la mente ogni Giorno, quando una chiamata anonima in arrivo causò la vibrazione del suo cellulare, portandolo quasi a cadere dal tavolino in vetro chiaro sistemato nel salotto.

«Spero che non sia lui.»Sospirò la ragazza. «Pronto?»

«Non chiudere! Fatti trovare pronta per andare insieme in una giungla!»Le disse rapidamente il cioccolatiere.

«Hai detto... giungla?»Chiese lei intimorita.

«Sì, passo a prenderti col mio Jet privato.»Rispose il suo maestro, dando le spalle a quel computer nero appena spento.

«Tanto tu non sai dove abito.»Disse Theresa con boriosità, troppo convinta di sé.

«Via Cherry, numero 10, Cherry Street*.»Recitò lui.

«Tu... come...?»Biascicò sconnessa e sbalordita Theresa.

«Basta chiacchiere, bimba, e va' a prepararti!»

«Willy, ti avevo detto...»

«No, non ti lascerò andare!»La interruppe immediatamente il cioccolatiere col cuore in gola, chiudendo in fretta la chiamata per non dargliela di nuovo vinta: era stanco di passare intere giornate senza abbracciarla almeno per un secondo.

Theresa sbuffò e allo stesso tempo rise, perché Willy Wonka non si era affatto dimenticato di lei come aveva creduto.

Quindi andò a prepararsi. Il suo appartamento non era molto grande né particolarmente lussuoso. Anzi, non lo era affatto! C'erano solo due camere da letto, un piccolo bagno, cucina e salotto nell'entrata; fuori un balcone che le permetteva di ammirare il tramonto ogni sera, illuminando la fabbrica in lontananza. L'affitto era stato pagato con i soldi che il suo maestro cioccolatoso le aveva dato in quei tre anni passi insieme nonostante ella non avesse lavorato molto per volontà del cioccolatiere; gli mancava...

Comunque, nel suo zaino mise solo dell'acqua e del cibo da mangiare durante l'arco della giornata, quando...

«CHE SUCCEDE?»Si spaventò.

Una folata di vento entrò in casa con violenza, facendo volare via le tende color arcobaleno dalla finestra. Un assordante rumore risuonava tagliente nell'aria, come delle eliche che giravano veloci per tener sospeso nel cielo un elicottero. Tale fu la sorpresa quando la stessa Theresa uscì sul balcone per vedere cosa fosse quel baccano e vide il cioccolatiere sbucare dal suo Jet: era andato a prenderla sul serio.

«Cosa ci fai qui?»Gli domandò spiazzata.

«Sono venuto a prenderti, no?»Lui le sorrise come se la cosa fosse ovvia.

«Willy, io...»

«Shh! Sali!»La zittì, porgendole una mano.

«No!»Theresa indietreggiò.

«Theresa Collins, non costringermi a prenderti in peso!»Disse il cioccolatiere, che di coraggio ne aveva da vendere.

«Perché?»Chiese lei rattristandosi.

«Perché voglio che tu venga con me!»Rispose lui, porgendole un sorriso forzato, un sorriso che mascherava la più grande delle tristezze mai provate prima.

«No, mi riferisco al perché non mi lasci andare?!»Lo corresse la ragazza.

«Perché tu hai la mia anima, come io ho la tua.»Rispose il cioccolatiere, serio, la voce smorzata da un pianto trattenuto.

Theresa rimase in silenzio perché le parole le morirono in gola, perdendosi nel fitto labirinto blu di quei due occhi spenti che presero a scrutarla senza che ci fosse un domani. Ed era proprio in quegli istanti che Willy e Theresa riuscivano a completarsi senza che se ne rendessero realmente conto, perché troppo ciechi per capire di essere ancorati a quell'amore che non lascia via di scampo per liberarsi. E loro non volevano liberarsi, per questo finivano sempre sulla stessa strada... la strada del volersi per sempre.

«Vieni con me?»Le richiese il cioccolatiere, la mano ancora tesa.

Il vento le frustava il volto, violento, facendole capire che doveva andare. Theresa sospirò. Senza neanche prendere lo zaino che aveva preparato, afferrò la mano del maestro Wonka e salì a bordo. Il cuore le batteva così forte contro il petto da arrivarle in gola; il cioccolatiere s'allontanò da casa sua.

Il cielo era limpido, sereno. Non era molto coperto dalle nuvole, anzi, era simile agli occhi della ragazza: un bel verde mare una volta acceso e ora spento, contornati da una sottile sfumatura azzurro Oceano.

Ma nel Jet Wonka non c'era la stessa serenità che dominava fuori, sulla natura esterna. Al contrario, c'era silenzio, tensione. Theresa era poggiata con la fronte contro il finestrino. Ammirava il panorama dall'alto e allo stesso tempo soffocava il dolore in gola: lui non la lasciava andare...

«Tieni!»Il Signor Wonka le porse una tavoletta Cioccocremolato Wonka al Triplosupergusto.

«Cosa me ne faccio?»Chiese Theresa, accettando il cioccolato.

«Potrai colmare le tue pene.»Rispose lui, pilotando con attenzione il suo Jet: non voleva metterla in pericolo di vita... non se lo sarebbe mai perdonato! Per la sua bimba sarebbe arrivato ad ammazzare anche qualcuno, se fisse stato necessario; addirittura aveva voglia di ammazzare se stesso per averla indotta ad andare via!

«Con del cioccolato?»Theresa lo guardò sbigottita.

«Il cioccolato, bambola, ha la proprietà di scatenare il rilascio di Endorfine e...»

«...e dà la sensazione di essere innamorati, cosa che noi siamo già!»Concluse la sua bimba, interrompendolo.

«Mi dispiace...»Disse il cioccolatiere, smettendo di guardarla e volgendo lo sguardo in avanti.

«Non è colpa tua.»Disse Theresa, consapevole del fatto che la colpa era sua, che doveva dare tempo a quella dannata rabbia di assopirsi, che doveva aspettare prima di fare una simile sciocchezza.

Poi silenzio. Ecco cosa accadde dopo: solo silenzio.

«Dove siamo diretti?»Chiese all'improvviso la ragazza.

Si ritrovarono a cambiare discorso per non piangere, per non annegare in quel dolore che li aveva circondati da giorni.

«In Lumpalandia, bimba.»Le rispose il maestro Wonka, ammiccando un sorriso forzato.

«Lumpalandia? Ehi, mi prendi in giro? Quel posto non esiste!»Theresa ne rimase alquanto basita.

«Perché no?»Le domandò egli, porgendole un breve sguardo prima di tornare a guardare davanti a sé.

«Perché non appare in nessuna cartina.»Rispose Theresa, indecisa su cosa dire.

«Siccome un posto non appare in nessuna cartina geografica, non vuol dire che non debba esistere.»Il cioccolatiere le insegnò un'altra cosa.

«Sì, ma per telefono mi avevi parlato di una giungla.»Gli rammentò la sua bimba.

«Lumpalandia è una giungla infatti.»Le sorrise il Signor Wonka.

Sospirando, a Theresa scappò un breve sorriso perché sapeva che con quel pazzo d'un cioccolatiere c'era ben poco da fare, visto la testa bacata che brulicava di stranezze. E il silenzio cadde di nuovo su entrambi, rotto l'attimo dopo da un profondo abbraccio rassicurante scappato alle gesta di uno dei due: lui.

Il Signor Wonka le fece poggiare il capo contro il suo petto martellante e, intanto che ella ascoltava quel pazzo cuore battere a ritmi irregolari, atterrarono al suolo, ritrovandosi immersi tra i folti alberi di una giungla infestata da animali pericolosi. Al cioccolatiere il brivido piaceva, per questo scese dal Jet entusiasta ed invitò la sua amata a fare lo stesso, che, al suo contrario, era terrea in viso.

«Willy... oh!»Theresa si zittì da sola, perché il suo uomo stava sguainando di già una spada, aveva uno zaino sulle spalle e una borraccia d'acqua appesa al fianco, pronto per affrontare i pericoli celati tra quegli alti alberi cespugliosi.

«Bene, andiamo!»Disse egli, camminandole davanti; Theresa sospirò.

«Prima di morire qui, caro Signor Wonka, è mio dovere informarvi che voglio diventare un'attrice, non carne da macello.»Puntualizzò la ragazza con esasperazione mista alla paura.

«Ti assicuro che già lo sei.»Le disse il maestro, immergendosi guardingo tra gli alberi.

«Davvero?»Theresa si guardava intorno spaventata.

«Davvero! Stai fingendo che tutto va bene, quando di bene non va niente!»Spiegò il cioccolatiere, poi un cespuglio cominciò a muoversi.

«CHE COS'È? VUOLE ME?»Theresa, come Rapunzel, si gettò a capofitto sulle spalle del Signor Wonka. Ma non c'era alcun pericolo: era solo uno scoiattolo sbucato dal cespuglio con in mano una ghianda.

«Sta' calma, altrimenti potrebbe sbranarti.»Le sussurrò il suo uomo con fare scherzoso.

«OH, SMETTILA!»Le guance di Theresa assunsero un color rosa acceso: doveva essere sempre così idiota?

«Dio, quanto sei bella.»Lui le sfiorò il volto con una mano, ammaliato.

«Dai, cosa ci facciamo qui?»La sua bimba cambiò discorso per non cedere all'impulso di baciarlo.

«Cerchiamo nuovi sapori per i miei dolci!»Fu la risposta del cioccolatiere, esultando e riprendendo a camminare.



 

«È pazzo?!»Pensò Theresa sbigottita.





 

Esasperata al massimo e senza altre scelte se non quella di seguirlo, decise di andargli dietro. Entrambi si stavano addentrando sempre di più tra gli alberi, quando qualcosa li colse impreparati. Si voltarono e videro un enorme e terribile animale, con ali grandi e due occhi sporgenti, volargli dietro per divorarli.

Insieme presero a correre tenendosi per mano con l'intento di salvarsi, ma l'animale persisteva. Era di un viola opaco misto al nero, con una coda lunga e massiccia. Poi il Signor Wonka, affrontando quel brivido che solo lui sapeva affrontare (Theresa si chiedeva come), le si parò davanti come uno scudo e sguainò prontamente quella spada appesa al proprio fianco, dividendo in due quell'essere con un colpo secco.





 

TU-TUM! TU-TUM! TU-TUM!







 

«Ho avuto tanta paura.»Involontariamente, Theresa lo abbracciò da dietro.

«Tranquilla, ci sono io con te.»Le disse egli, voltandosi ed accogliendola nelle proprie braccia per tranquillizzarla.




 

«Sto cedendo... Non devo cedere... NON DEVO CEDERE




 

«OH, SMETTIAMOLA, OKAY?! E FERMIAMOCI A PENSARE! ANZI, FERMATI A PENSARE: PENSI DAVVERO CHE QUI, IN QUESTO SCHIFO DI POSTO SPERDUTO NEL MONDO, TU POSSA TROVARE NUOVI SAPORI PER I TUOI DOLCI?»Urlò la ragazza, mettendo fine al loro contatto con uno spintone aggressivo.

«Con me non riesci a fingere urlando in questo modo, e lo sai. E comunque io credo di sì. Intanto... proviamo questo!»Disse il cioccolatiere, facendo riferimento ad uno strano liquido violaceo lasciato sulla spada da quell'orripilante creatura dagli occhi a palla.

«Grazie, ma lasciato a te l'onore.»Disse Theresa con riluttanza.

Il cioccolatiere fece spallucce, avvicinando -piano- la spada alla bocca. Con la lingua assaporò il liquido appiccicoso, disgustandosi e contorcendosi il volto in una strana e buffa smorfia che fece ridere la ragazza.

«Disgustoso?»Gli chiese divertita.

«Abbastanza, ma il tuo sorriso è già un ottimo risultato.»Disse lui, bevendo un sorso d'acqua.

Theresa rimase zitta, con un leggero sorriso ad incresparle le labbra, incapace di trarre qualche argomento che potesse interessargli. Ma era lei il suo interesse... questo era il punto di tutto!

«Vieni!»Le disse il cioccolatiere, riprendendo a camminare per la giungla che via via diveniva sempre più fitta, più cupa.

Ormai avanzare era diventato impossibile. Le frasche selvatiche impedivano alle loro gambe di proseguire il cammino, per questo il cioccolatiere aiutò entrambi con la spada, spazzando così via ogni ostilità. Poco dopo si ritrovarono immersi in una stretta radura popolata dagli Umpa-Lumpa, ovvero piccole persone amanti dei chicchi di cacao, che in quel posto erano assai difficili da trovare. Un Umpa-Lumpa poteva dirsi fortunato se ne trovava tre o quattro all'anno; il capo degli Umpa-Lumpa invitò i due in una delle tante tane circolari appese agli alti alberi, offrendo loro un disgustoso pasto a base di bruchi verdi dal sapore rivoltante.

«L'assaggi tu, vero?»Bisbigliò Theresa al Signor Wonka.

«No, questa volta l'assaggiamo entrambi!»Rispose quest'ultimo, vendicandosi di Prima, quando ella gli aveva fatto assaporare quella cosa disgustosa da solo.

«Non puoi farmi questo!»

«Sei sotto la mia tutela, quindi posso!»

«E va bene.»Theresa si rassegnò all'idea di non avere altra scelta: quella era una ripicca bella e buona.

Quindi il Signor Wonka prese tra le mani -coperte da guantoni neri- la ciotola di pietra nera e insieme osservarono il contenuto tutto appiccicoso e viscido. Con un po' di riluttanza e sorrisi forzati, presero coraggio ed assaggiarono il pasto: disgustoso! Il cioccolatiere ebbe anche un conato, che soffocò in un piccolo ruttino, mentre, invece, l'Umpa-Lumpa sorrise compiaciuto.

All'improvviso...

«Mi è venuta un'idea!»Esclamò il cioccolatiere, gli occhi lucidi.

Theresa rimase a guardarlo nel mentre cominciava a gesticolare con le mani strane parole che, evidentemente, il capo degli Umpa-Lumpa comprese. Gli occhi roteavano dall'uno all'altro, sbalorditi, chiedendosi cosa mai il cioccolatiere stesse dicendo all'Umpa-Lumpa.





 

«Venite a lavorare con me alla mia fabbrica. Potete avere tutti i chicchi di cacao che volete. Vi pagherò lo stipendio con dei chicchi di cacao, se preferite





 

L'Umpa-Lumpa sgranò gli occhi, afferrando il dito del Signor Wonka per stringere l'accordo, deciso a seguirlo assieme alla sua tribù. E con dietro l'intera popolazione Lumpalumpese i due fecero ritorno al Jet Wonka, salendo a bordo e volando alla volta di casa N°10: era giunto il momento di salutarsi...

«È stata una bella giornata?»Le chiese il Signor Wonka, turbato.

«Lo è stata!»Affermò la sua bimba, cercando di non far trasparire troppo la tristezza.

Nessuno dei due era pronto a lasciarsi, nessuno dei due voleva separarsi. Non ora, non adesso...

«Ti rivedrò ancora?»Le chiese speranzoso il cioccolatiere.

«No!»Rispose lei con decisione -quasi.

«Perché no?»Gli occhi del cioccolatiere divennero lucidi.

«Perché sarà meglio per noi allontanarsi.»Disse Theresa, abbassando lo sguardo per non affogare in quegli occhi e lasciarsi convincere a rivedersi ancora: avrebbe ceduto...

«Ma io ti amo.»Disse il Signor Wonka, facendo un passo avanti perché sapeva che la stava perdendo.

«Per favore, Signor Wonka...»Theresa gli diede le spalle.

«Vuoi proprio dirmi addio?»Una lacrima rigò il volto dell'inventore di cioccolato.

«Per sempre!»Esclamò la sua bimba.

«Il motivo?»Le chiese egli con voce smorzata.

E in quel momento la ragazza andò in cerca di una scusa.

«Mi piace un altro ragazzo!»Mentì.





 

TU-TUM! TU-TUM! TU-TUM!





 

«Bene!»Il fabbricante di dolciumi indietreggiò verso il suo Jet con una strana rabbia che gli ribolliva nel sangue: dopo tutto quello che aveva fatto per lei... «Buona fortuna, Theresa Collins!»

Andò via con l'anima ridotta in macerie, una lacrima già pronta a rigare il volto di entrambi.
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*Via Cherry, numero 10, Cherry Street è stato inventato.

   
 
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