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Autore: AllisonHermioneEverdeen    11/10/2016    2 recensioni
Una ragazza che vaga per il mondo, in fuga.
Il Capitano e la sua ricerca di Bucky.
L'HYDRA, davvero dura a morire.
Segreti mai svelati, dimenticati da chi li custodisce.
Se volete saperne di più, non vi resta che cliccare sul titolo.
Ma vi avverto: non si torna più indietro...
Genere: Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
Capitoli:
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Capitolo cinque



La mattina dopo, quando si svegliò, ci mise un po' a capire dove si trovava: quello non era il letto della sua camera, quella non era la sua coperta bucherellata... Sbadigliò, issandosi a sedere, mentre i ricordi della sera precedente le invadevano la mente. Aveva salvato Esther, uccidendo, ma la signora non era fuggita terrorizzata: l'aveva ascoltata, aiutata e consolata. Faith stentava ancora a crederci!
- Ben svegliata! - la accolse una voce calda: Esther era appena entrata, aveva un vassoio in mano.
- Sei crollata ieri sera... ecco la colazione! - sorrise. Faith ricambiò, chiedendosi cosa aveva fatto per meritarsi quell'affetto: era un'assassina, un mostro da laboratorio... Ma questi pensieri furono subito scacciati dall'odore del tè caldo e del ciambellone al cioccolato appena sfornato!
- Oh mio dio! Questo è... un ciambellone! - esclamò la ragazza, avventandosi sulla fetta scura. Non aveva mai mangiato un ciambellone! Esther sorrise, vedendola ingozzarsi e scottarsi con il tè.
- Qualcuno ha un bel po' di fame - affermò. Faith arrossì, ingoiando.
- Quando hai finito la colazione fammelo sapere: ho dei vestiti da farti provare... quelli che porti cominciano a puzzare! - disse la signora, alzandosi.
Dieci minuti dopo Faith stava provando un paio di comodissimi jeans e una maglietta verde a maniche lunghe. Le stavano bene.
- Tu e mia figlia avete la stessa taglia... - sorrise Esther porgendole una giacca nera. - Tua figlia? - chiese curiosa Faith, indossandola. La signora sospirò.
- Si... si chiamava Sara, è morta due anni fa... si trovava a New York durante l'invasione aliena... posto sbagliato al momento sbagliato - la voce di Esther era diventata un sussurro. Faith si bloccò, non sapendo cosa dire. Si sentiva una sciocca!
- Mi dispiace - balbettò. Esther le sorrise.
- Non è nulla, cara... è successo molto tempo fa - chiuse il discorso. Faith si appuntò mentalmente di non accennare più a nulla su Sara.
- Adesso andiamo a lavoro! Abbiamo un bancone di frutta da imbandire! - affermò la signora, e le due uscirono di casa.

Steve, Natasha e Sam erano stati a fare ricerche per tutto il giorno e gran parte della notte. Fino alle quattro del mattino Natasha non si mosse dalla sua scrivania.
La mattina dopo erano tutti e tre sfiniti, ma finalmente avevano del materiale concreto tra le mani!
- Per favore, dimmi che hai buone notizie! - fu accolta da Sam Nat.
- Certo! Per chi mi avete presa? - rispose con un sorriso la donna. Steve e Sam si drizzarono, attenti.
- C'è una base dell'HYDRA a Chicago - affermò Natasha - So il luogo esatto, anche se credo sia abbandonata... cominceremmo da lì! E voi, trovato nulla sulla " figlia della morte"? -.
- Poche cose: c'è qualche accenno ad un'assassina senza nome che ha ucciso dei politici siberiani, ma nient'altro - rispose Steve.
- Fantastico, ci mancava un'altra nemica stile Soldato d'Inverno - ironizzò Natasha. Steve le lanciò un'occhiataccia, ma lei lo ignorò.
- Il primo volo per Chicago parte alle otto di questa mattina... prepariamoci - disse Sam.

Quattro giorni trascorsero tranquilli, ormai la ragazza " viveva " a casa di Esther, ma un pensiero costante tormentava Faith: non poteva rimanere ancora a lungo. Più restava, più metteva in pericolo Esther. Alla fine, la sera di domenica affrontò il discorso.
- Non posso più restare - disse a cena. Esther posò la forchetta, sospirando.
- Sapevo che sarebbe arrivato questo momento - affermò tristemente. Faith evitò il suo sguardo, giocherellando con il cibo che aveva nel piatto.
- Se rimango qui, metto tutti in pericolo... specialmente te- sussurrò.
- Lo so, cara, e mi dispiace tanto... vorrei tanto poterti restituire una vita - rispose Esther.
- Ma tu l'hai fatto! - esclamò Faith alzando lo sguardo - Queste settimane passate qui... non le dimenticherò mai! Mi hai donato una vita, una casa, una parvenza di normalità... -. Esther aveva gli occhi lucidi, ma si affrettò ad asiugarseli con il tovagliolo.
- Resta solo un altro giorno - disse, una nota di supplica nella voce. E davanti a quello sguardo, Faith non potè resistere.
- D'accordo - cedette. In fondo, un giorno in più non avrebbe fatto la differenza!

Il pomeriggio dopo si diede della stupida, illusa e sciocca in tutte le lingue che conosceva ( ed erano molte! ). Lei ed Esther si erano date un giorno di riposo da passare insieme -l'ultimo. Così erano andate a passeggiare, semplicemente a passeggiare, chiacchierando del più e del meno per scacciare il pensiero dell'addio.
Stavano attraversando la piazzetta - quella dove si erano incontrate - dirette ad un supermercato, quando Faith aveva notato un'auto che le seguiva. L'aveva vista già due isolati prima, e alla posta, e adesso era nella strada vicino a loro...
Dall'auto scese un uomo, e Faith prese il braccio di Esther, cominciando a velocizzare il passo, senza però correre.
- Che succede cara? - chiese Esther tesa.
- Mi hanno trovata - sibilò tra i denti la ragazza, attraversando la piazzetta e studiando il luogo: c'erano tre vie d'uscita; una era la via principale davanti a loro, l'altra una via secondaria alla sua destra, ma un finto barbone era proprio davanti ad essa, perciò niente da fare... La terza era una via quasi invisibile alla sinistra della piazza. Faith adocchiò una folla di turisti che stava venendo verso di loro.
- Quando i turisti ci raggiungono, mischiati tra di loro, io proseguo e me li porto dietro - ordinò. Esther annuì, piena di tristezza e preoccupazione. Non era così che voleva finisse; non era così che voleva dirle addio...
Con la coda dell'occhio, Faith controllò dietro di sè: adesso gli uomini erano tre. Le serviva un diversivo per scappare... Di fronte a lei c'era un venditore ambulante di petardi. La folla di turisti era vicina... ancora qualche passo...
Esther si mischiò in mezzo ai turisti, Faith allungò la mano e afferrò quattro petardi, mettendosene due in tasca. Rubò al venditore l'accendino senza che questo se ne accorgesse, poi accese insieme i due petardi e li tirò dietro di sè.
L'esplosione fu abbastanza grande da far gridare la gente che prese a correre via da lì, ma ancora meglio: i petardi liberarono fumo insieme all'esplosione. Faith corse tra la folla agitata e si infilò nel viale davanti a lei, mischiandosi tra la gente. Gettò uno sguardo dietro di sè: i tre uomini si stavano guardando intorno, cercandola. Quando l'uomo in mezzo diresse lo sguardo alla via principale, Faith si inginocchiò fingendo di allacciarsi una scarpa: la folla la coprì dallo sguardo dell'uomo. La ragazza si alzò cautamente, controllò che Esther fosse al sicuro ( non la vide, dedusse che fosse corsa via insieme agli altri ), poi si avvicinò ad un negozio di cappelli, ne arraffò uno controllando che nessuno la guardasse e se lo mise in testa: gli agenti cercavano una testa castana tra la folla, non un cappello rosso. Faith si rimise a camminare tra la folla, guardando dietro di sè: aveva un solo agente alle spalle, questo poteva significare solo due cose; o che gli agenti si fossero divisi per trovarla, e gli altri fossero negli altri viali, o che avessero capito dov'era finita e di fossero divisi per tagliarle la strada. Ad ogni modo doveva trovare un altro viale in cui sparire. Camminò ancora per un po', controllando l'agente che la stava cercando, mischiandosi anch'esso tra la folla.
Faith voltò a destra appena ne ebbe occasione, poi si mise a correre tra le poche persone che percorrevano quel vialetto. Si ritrovò davanti ad un'altro viale più affollato, ma quando stava per buttarcisi dentro, vide il secondo agente cercarla lì. Si trovava in trappola, in mezzo a due agenti, ma nessuno dei due l'aveva ancora vista... Faith si tolse la giacca nera che indossava.
- Tenga, le sta benissimo - disse ad una ragazza che passava accanto a lei. Questa la guardò confusa, ma accettò l'offerta. Mentre se ne andava Faith le sfilò il cellulare dalla tasca. L'agente alla sua destra stava per arrivare, quello alla sua sinistra anche. La ragazza si calò il berretto rosso sul viso, si appoggiò al muro e finse di star controllando un messaggio dal cellulare. I due agenti si affacciarono al viale: videro solo una ragazza dalla giacca nera che stava tornando a casa, un barbone che chiedeva soldi in un angolo, una signora che imprecava perchè non trovava le chiavi di casa e un'adolescente che chattava con gli amici.
Faith pensava di essere riuscita a scamparla, così alzò lo sguardo dal cellulare... ma aveva agito troppo presto: l'agente alla sua destra stava ancora controllando il viale, incrociò i suoi occhi e la riconobbe...
Subito la attaccò: alzò la pistola per colpirla ( probabilmente aveva proiettili soporiferi: non poteva rischiare di uccidere l'arma ) ma Faith lo disarmò, poi parò il suo pugno e gli storse il polso, ricevette un calcio che incassò senza un gemito, barcollando appena, restituì il favore al mittente, colpendolo alle " parti basse", poi gli sferrò un cazzotto in faccia, alzò la pistola per colpirlo anche con quella, ma non aveva notato il coltello: si ritrovò con un coltellino impiantato nella coscia. Gemette mordendosi le labbra per non urlare, sferrò l'ultimo colpo in testa all'agente, tramortendolo, poi si sfilò il coltellino dalla coscia. Il tutto in pochi secondi.
- Cazzo... cazzo... cazzo... - ripeteva mordendosi l'interno della guancia. La signora e il barbone nel vicolo la fissavano sconcertati e spaventati, Faith li ignorò ed entrò dal viale dal quale era uscito l'agente, zoppicando. Sapeva di essere nei guai: tra poco gli altri due agenti avrebbero scoperto l'uomo tramortito e seguito la traccia di sangue che Faith stava lasciando. La ferita alla coscia pulsava mentre la ragazza zoppicava verso la piazzetta: aveva intenzione di uscire dal viale e rubare la prima auto che trovava, dandosi alla fuga disperata. Zoppicò più veloce che poteva tra la folla, controllando dietro e davanti a sè se qualcuno la seguiva. Sembrava di no. Una volta in piazza adocchiò un'auto parcheggiata poco lontano e si diresse lì. Diede una gomitata al finestrino che si ruppe, infilò una mano dentro e aprì la portiera. Stava cercando di farla partire con i fili quando sentì una risata sinistra provenire da fuori. Si irriggidì, alzando lo sguardo: i due agenti rimasti e il finto barbone l'avevano raggiunta, ma non erano soli: uno degli uomini puntava la pistola contro Esther.

ANGOLO MALATA DI MENTE
Ed ecco il quinto capitolo! La pace non poteva durare per sempre! Si, lo so, mi odiate per come l'ho lasciato in sospeso, ma la suspance era perfetta per questo capitolo!
Spero vi sia piaciuto, e che non vi dispiaccia se è un po' più lungo degli altri. La scena di Faith che semina e sconfigge gli agenti l'ho ispirata a come si comporta in questi momenti Bourne ( chi lo conosce mi capisce, chi non lo conosce corra a vederlo, perchè è un film fatto benissimo! ).
Grazie a tutti i lettori silenziosi.
Grazie a chi ha messo la storia tra le seguite, in particolari i nuovi arrivati ( Eleanor 02, Chic e moschino ).
Grazie di cuore a Red_Amortentia e Eleanor 01 per la recensione! Non sapete quanto sia contenta che la storia vi stia piacendo!
A presto ( se voglio vivere... )
AllisonHermioneEverdeen
   
 
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