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Autore: Virgo_no_Cinzia98    11/10/2016    1 recensioni
Post Hades e post Soul of Gold, Atena è riuscita a riportare in vita i Cavalieri d'Oro, ma la pace che regna sovrana al Grande Tempio viene ben presto spezzata: il Cavaliere di Artemide giunge al Santuario portando con sé la notizia di una guerra incombente. L'Oracolo di Apollo ha previsto un nuovo conflitto tra divinità, ma resta ancora un'incognita: chi sarà il nemico che Atena e i suoi Cavalieri saranno chiamati ad affrontare? Un altro dubbio però affligge i nostri paladini, l'ambigua Artemide è veramente dalla loro parte come ha dichiarato o cerca solo di sfruttare la loro alleanza? Sta ai nostri valorosi Saint stabilire di chi fidarsi e di chi dubitare. Quale divinità uscirà vincitrice di questo gioco degli Dei?
Genere: Avventura, Drammatico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Aquarius Camus, Gemini Kanon, Gemini Saga, Nuovo Personaggio, Scorpion Milo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 16 – Dubbi e scoperte
 

Camus fermò la sua corsa, un cosmo aveva richiamato la sua attenzione.
- Cam? Perché ti sei ferm…- iniziò Milo – Oh, un altro Dio-
Il francese annuì.
- A chi tocca adesso?- continuò lo Scorpione
Davanti a loro comparve la figura di un giovane uomo appoggiato a una colonna. Indossava una corta tunica greca, una specie di copricapo-elmo alato e sandali anch’essi alati.
- Carini, ora gli chiedo dove li ha comprati- sussurrò Milo accennando ai sandali
- Cavalieri- li salutò il Dio con un cenno del capo. Fortunatamente non aveva sentito le parole del greco
- Divino Ermes- rispose Camus
- Siete qui per superare la mia prova, esatto?- chiese Ermes
I due Saint annuirono
- Bene, allora non vi farò perdere altro tempo- si staccò dalla colonna e fece un passo verso di loro – Guardatemi. Non vi sembra che mi manchi qualcosa?-
Camus osservò il Dio di fronte a lui. L’elmo, i sandali… Era vero, c’era qualcosa in quel quadro che mancava all’appello. Cos’altro aveva di particolare Ermes? La risposta gli balenò nella mente  – Dov’è il Caduceo?-
- È la stessa domanda che mi sono posto anch’io questa mattina- commentò il Dio – La vostra prova consiste nel trovarlo e riportarlo qui da me-
- Mmh… per caso avete una vaga idea di dove potrebbe essere, divino Ermes?- chiese Milo – La Terra è abbastanza grande, se ci mettessimo a setacciarla tutta ci potremmo impiegare un’eternità-
- Il Caduceo è impregnato del mio cosmo, seguite il suo segnale e lo troverete- fu la risposta
- Naturalmente - mugugnò lo Scorpione
Camus non gli prestò molta attenzione, la sua mente era già al lavoro per cercare una soluzione al problema. “Ermes ha perso il Caduceo? Com’è possibile che un Dio perda uno dei suoi simboli più importanti? A meno che…”
- Vi concedo un altro indizio- intervenne Ermes – La vostra ricerca non dovrà basarsi tanto sul dove quanto sul chi-
Camus cercò di dare un senso a quelle parole “Ma certo! Qualcuno, probabilmente un’altra divinità, deve aver rubato il Caduceo… Ma chi?”
Sobbalzò quando sentì la mano di Milo stringere la sua. Sul suo volto Camus lesse solo calma e determinazione. Com’era possibile che il suo compagno mantenesse la calma in un momento simile? Il tempo stringeva e si trovavano di fronte una prova apparentemente impossibile.
- Andiamo, Cam-
- Dove?- domandò un po’ spaesato
- So cosa vuol dire quel chi- rispose lui
Detto questo si voltò e iniziò a camminare spedito. Ipotizzando che si stesse avviando verso l’uscita del tempio, Camus lo seguì senza fare altre domande. Non che la cosa gli piacesse molto, di solito era lui che si comportava in quel modo: prendere in mano la situazione e dare risposte vaghe era il suo compito, non di Milo. Ma in quel momento lui era a secco di idee, quindi non aveva altra scelta.
Il percorso fatto in senso inverso si rivelò più rapido dell’andata, così ben presto si trovarono fuori all’aria aperta. Camus raggiunse Milo e lo agguantò per un braccio
- Adesso mi puoi spiegare?-
Lo Scorpione non ebbe il tempo di rispondere perché una luce abbagliante li investì, obbligandoli a chiudere gli occhi. Quando poterono riaprire le palpebre, scoprirono che non si trovavano più nello stesso posto.
Camus era alquanto confuso. Non capiva un bel niente di quello che stava succedendo.
- Scusate il teletrasporto un po’… abbagliante- intervenne una voce alle loro spalle
I due Saint si voltarono. Apollo, i riccioli coronati d’alloro, se ne stava tranquillamente appoggiato ad un albero con una lira in mano.
Milo lo puntò col dito – Non potevi farlo subito o presentarti direttamente lì al tempio invece di parlarmi nella testa?-
Camus iniziò a capire qualcosa. Apollo aveva detto telepaticamente a Milo di uscire dal tempio. Ma perché?
Il Dio sollevò lo sguardo sul greco – No, credo che Ermes si sarebbe arrabbiato se mi avesse visto comparire con il suo Caduceo in mano-
- Tu gliel’hai rubato- commentò Camus. Non era una domanda, ma una semplice affermazione.
Apollo spostò gli occhi su di lui – Già-
- Perché?- chiese Milo
- Credo che il tuo amico lo sappia- rispose il Dio – Mi pare uno che di storia ops… mitologia, se ne intende-
Il rosso sospirò, gli Dei sapevano essere davvero infantili  – Da piccolo Ermes aveva rubato una mandria di vacche sacre ad Apollo. Riuscì a farsi perdonare donandogli la lira che aveva appena inventato…-
- Credeva che mi bastasse- lo interruppe Apollo – ma me la sono legata al dito e di tanto in tanto gli faccio qualche piccolo dispetto-
“E poi ci meravigliamo che gli Dei si combattano tra loro… Non sono altro che bambini viziati e capricciosi, Deathmask in confronto è la persona più matura che conosca”
- Rubare il Caduceo non mi sembra un piccolo dispetto- notò il Cavaliere dell’Ottava Casa
- Sì, beh… Avevo bisogno di una scusa per parlare con te in privato-
Camus inarcò un sopracciglio. Perché Apollo voleva parlare con Milo in privato? Che cosa doveva dirgli un Dio? Sentì una specie di morsa alla bocca dello stomaco.
No, lui non era assolutamente geloso. Il fatto era che nessuno poteva parlare con Milo in privato, era una semplice questione di…  okay, era geloso, ma solo un pochino.
- Perché?- chiese Milo – Perché prima mi dici “mi dispiace” e poi mi porti qui? Perché vuoi parlare con me?-
Apollo si scostò dall’albero a cui era rimasto appoggiato per tutto il tempo – Il tuo amico…-
“Senti un po’, io sono il suo fidanzato non il suo amico” Camus aveva una gran voglia di rispondere per le rime a quel Dio: quel giochino del so-qualcosa-ma-non-lo-dico era alquanto irritante.
- Qualsiasi cosa tu dica a me la puoi dire anche a lui- lo interruppe lo Scorpione furioso – Basta che tu ti muova a darmi una motivazione-
Il Dio sospirò – Non dovrei dirtelo… Nessuno ne è al corrente. Okay, nessuno a parte mia sorella e un’altra persona-
- Chi?- chiesero in coro i due Saint
Apollo fissò attentamente Milo – Tua madre-
- Cosa c’entra lei in tutta questa storia?-
- C’entra eccome. Vedi… c’è un motivo per cui tuo padre… come dire… non ti sentiva figlio suo-
Camus vide le mani del suo compagno stringersi a pugno.
- E quale sarebbe?- ringhiò il custode dell’Ottava Casa
- Biologicamente tu sei figlio suo, ma… Non so come spiegarlo… Quel Cavaliere di Bronzo, come si chiamava? Ah, Shun. Lui era il tramite umano di Ade. Insomma… Alexis, tuo padre, lui era il mio. Uno dei tanti, insomma -
- Quindi?- chiese Milo. Un leggero tremore nella voce
- Tua madre era una donna fantastica, ma fu ingannata. Lei non si era innamorata di Alexis… ma di me- fece una breve pausa – Lei non aveva conosciuto chi era veramente tuo padre, perché ero io a… ehm, controllarlo in quel periodo-
Milo cercava di mantenere un’espressione impassibile, ma il suo nervosismo era evidente – Perciò tu saresti mio padre?-
- In un certo senso… Non so nemmeno io come definirmi- Apollo sembrò scrutare il cielo alla ricerca delle parole adatte –Fisicamente potrai anche somigliare ad Alexis… è anche vero che io e lui un po’ ci somigliamo… ma ti posso assicurare che il cosmo che possiedi lo hai ereditato da me-
- Questo dovrebbe fare di me una specie di semidio?- chiese lo Scorpione con aria confusa
Il Dio scosse la testa – No, quando sei stato concepito io non stavo usando il mio corpo divino, quindi non sei un semidio. Il fatto che tuo padre in quel momento fosse posseduto dall’anima di un Dio vuol dire che il tuo cosmo ha una derivazione divina che ti ha permesso di diventare Cavaliere d’Oro e fare un po’ di confusione nel Fato-
- Cosa significa? Non ero destinato a diventare un Gold Saint?-
- Originariamente qualcun altro era destinato a divenire possessore del Cloth di Scorpio. La tua nascita ha però scombussolato il destino-
“Qualcun altro era destinato a diventare Cavaliere d’Oro dello Scorpione…” La mente di Camus lavorava febbrilmente per cercare una risposta. Sentiva che era lì, davanti ai suoi occhi.
“Qualcuno nato sotto l’egida di Antares… Con un cosmo potente… Avrebbe sicuramente attirato l’attenzione del Grande Tempio”
Oh, certo che l’aveva attirata. Finalmente un pezzo del puzzle trovava il suo posto. Daphne, Scorpione, un cosmo possente come quello di un Cavaliere d’Oro. Ecco perché sua sorella non aveva ricevuto alcuna investitura, il Fato che le aveva affidato il Cloth di Scorpio era stato cambiato dalla nascita di Milo.
- Beh, diciamo che perfino il destino subisce il mio fascino- riprese parola Apollo massaggiandosi il mento con aria pensierosa – Come faceva a non riservare un’armatura d’Oro a mio figlio, il figlio del Sole!-
Di certo non era il Dio del senso dell’umorismo
- Cosa è successo dopo?- chiese Milo, le mani sempre strette a pugno. Probabilmente si sarebbe conficcato le unghie nella pelle se non avesse avuto il vizio di smangiucchiarle.
Il Dio lo guardò – Dopo? Beh, poco prima che tu nascessi me ne sono andato… o meglio, ho lasciato il corpo di tuo padre-
- Perché?-
- Agli Dei non è più permesso fare figli con gli umani-
- Quindi hai semplicemente abbandonato mia madre nelle grinfie di Alexis senza sapere perché tutt’a un tratto l’uomo di cui si era innamorata fosse diventato un mostro-
- Non potevo dirle la verità…- si giustificò Apollo – Ma credimi, sarei rimasto con lei se mia sorella non mi avesse riportato alla realtà ricordandomi chi ero. Un Dio deve adempiere i suoi doveri, non può lasciarsi distrarre…-
“Quindi Artemide ha ricordato ad Apollo i suoi doveri quando Milo ormai era stato concepito” pensò Camus. “Non le serviva mia sorella come Cavaliere d’Atena… ma come qualcos’altro… Perché?”
La voce di Milo lo riportò alla realtà – Perché mi hai detto “mi dispiace”?-
La luce che illuminava le iridi di Apollo si spense – Perché è così. Mi dispiace di essere andato via. Mi dispiace di aver abbandonato tua madre. Mi dispiace di averti lasciato crescere con quel padre-
Camus osservò attentamente il volto di Milo. Non vi trovò traccia di comprensione.
Visto che non otteneva risposta, il Dio continuò – Perdona tua madre, Milo, ti prego. Lei ha imputato il cambiamento di suo marito alla tua nascita. Inconsciamente ti riteneva responsabile della scomparsa dell’uomo che amava. Per piacere, perdonala. Non devi essere arrabbiato con lei-
Gli occhi di Milo erano duri – Il Caduceo-
Apollo sembrò spaesato – Milo…-
- Siamo venuti qui per trovare il Caduceo. Hai detto che ce l’hai tu, no?-
Il Dio abbassò lo sguardo – Certo, la vostra missione-
Agitò la mano e il bastone di Ermes comparve davanti a loro – Prendetelo e portatelo ad Ermes. Il tempo scorre-
“Sei tu che ci hai tenuti a chiacchierare” notò tra sé Camus, ma il pensiero che Artemide avesse qualcosa di losco in mente continuava a frullargli per la mente.
E il fatto che sua sorella ne fosse il fulcro non gli piaceva nemmeno un po’.
Milo prese il Caduceo e fissò Apollo – Il teletrasporto- gli ricordò
- Giusto- acconsentì lui con aria mesta, probabilmente le cose non erano andate come sperava – Ci rivedremo presto-
La luce abbagliante li investì nuovamente. Quando il bagliore cessò, Milo e Camus si ritrovarono nel tempio, davanti a loro c’era Ermes che li fissava.
- Tu guarda, quel simpaticone di Apollo c’aveva di nuovo messo il suo zampino-
Il greco porse il Caduceo al Dio – Già- commentò amaro
Ermes prese il bastone – Beh, avete superato la mia prova. Ci si vede in giro, ragazzi-
Detto ciò scomparve con un leggero “puf”. Camus non badò molto al Dio poco loquace e si voltò verso il compagno insolitamente silenzioso.
Certo, il fatto che Artemide avesse manipolato Apollo e indirettamente il Fato stesso per evitare che Daphne diventasse Cavaliere di Atena gli arrovellava i neuroni, ma non poteva non notare che Milo non sembrava aver preso molto bene la notizia del Dio del Sole – Stai bene?- gli chiese
Gli occhi del greco erano velati di lacrime - Sì, perché?-
“No, tu non stai bene, Milò. Rivangare il tuo passato ti fa sempre male…”
Il biondo posò la testa sulla sua spalla – Cam…-
Il francese gli carezzò la testa - Dimmi-
Avevano una missione da portare a termine, sì, ma potevano permettersi mezzo minuto di pausa. In fin dei conti Milo aveva appena scoperto la causa scatenante dell’incubo che era stata la sua infanzia.
- Io… - mormorò lo Scorpione - Cosa dovrei provare? Compassione, rabbia… cosa?-
“Compassione per un padre che ti ha abbandonato perché costretto? Rabbia perché in tutto questo tempo non si è mai fatto vivo?”. Camus aveva idea di cosa avrebbe dovuto provare qualcuno in una situazione simile. Lui a malapena ricordava i propri genitori…
- Non saprei, Milò. Tu cosa provi?-
- Nulla, Cam. Non sento assolutamente nulla. Vorrei essere arrabbiato con Apollo o almeno provare sollievo nell’aver capito che non era colpa mia se mia madre mi detestava… niente- sospirò - È come se questa faccenda non mi riguardasse-
Camus non sapeva cosa dire. Primo, perché non era molto bravo con le parole e secondo, perché non aveva proprio idea di cosa dire per sollevare di morale Milo. Per fortuna il greco gli risparmiò ogni tentativo di risposta.
- Cam… finiamo questa missione il prima possibile, così posso prendere a calci nel sedere Apollo-
Camus non poté fare a meno di accennare un sorriso – Allora andiamo- lo spronò
***
 
Daphne ripulì la mente da tutti i dubbi che la attanagliavano sul conto di Artemide, doveva concentrarsi in vista della prossima prova. Quale divinità li aspettava?
Davanti a lei, Kanon si fermò – Saga…- chiamò
- Sì- rispose il gemello – Un altro cosmo divino-
- Ma che bravi! Avete percepito il mio potere- annunciò la sua presenza la divinità
- Fatti vedere- il tono di Saga non ammetteva repliche
La Dea comparve davanti a loro in tutta la sua maestosità - Come siamo autoritari… Ci si rivolge così alla regina degli dei? Io sono Era!-
- La Dea del… matrimonio?- chiese Kanon cercando di mantenere un’aria solenne. Cosa alquanto difficile per uno che considerava il matrimonio come una maledizione. “A meno che non abbia cambiato idea a mia insaputa…”
- Certo! Dea del matrimonio e dei parti!- precisò Era – Questo non vuol certo dire che tu non abbia motivi per temermi, Cavaliere-
- In effetti mi spaventa più l’idea di un matrimonio che una guerra- commentò il gemello minore
No, non aveva cambiato idea.
- Tanto non ti sposerebbe  nessuno- borbottò Saga dopo l’ennesima frecciatina del fratello
- Divina Era- intervenne Daphne prima che i due si mettessero a bisticciare – Potrebbe sottoporci alla sua prova? Non abbiamo tanto tempo-
- Non consideri importante la mia prova?-
- Certo che no - si affrettò a precisare la francese  – Solo che… Vorrei che la guerra finisse in fretta così posso sposarmi!-
Avrebbe battuto volentieri la testa contro un muro dopo una risposta così stupida, ma evidentemente Era non la pensava allo stesso modo. Essendo la dea dei matrimoni doveva trovarla una motivazione più che valida.
- Oh, hai ragione- commentò comprensiva facendo saettare lo sguardo da lei a Saga – Mi è sempre piaciuto il legame tra voi due, così forte e duraturo. Ha un qualcosa di puro… tralasciando il fatto che certe cose si dovrebbero fare solo dopo aver pronunciato i voti coniugali…-
Saga arrossì fino alla punta delle orecchie accompagnato dalla risata appena trattenuta di Kanon
-… tuttavia siamo nel XXI secolo e i costumi sono cambiati. Nonostante tutto però, voi siete miei nemici. Non posso far altro che ostacolarvi, non posso permettervi di imprigionare mio marito. Sapete, lealtà coniugale-
- A me risulta che vostro marito vi abbia tradita molte volte- puntualizzò Daphne. Purtroppo si rese conto troppo tardi di aver toccato un tasto dolente. Sperava di riuscire a far crollare la volontà di Era di sostenere il marito in battaglia ma si sbagliava. Di grosso.
- Come osi?- tuonò la Dea – Lo vedremo se anche il tuo ti rimarrà fedele!-
Saga spalancò gli occhi – Ma cosa c’entro io?-
- Sono sempre gli uomini a tradire per primi!- continuò infervorata Era
Kanon intervenne a favore della popolazione maschile del pianeta – Adesso esageriamo un po’, eh-
- Ma perché dovrei tradire Daphne?- chiese Saga
Era aveva preso il via - Perché succede sempre così! Prima dite di amarci e tutto, poi arrivano i figli. Noi mogli dobbiamo pensare a loro mentre voi, poveri annoiati mariti, andate a cercare qualcun’altra!-
Il Grande Sacerdote sembrava abbastanza confuso, come Kanon e Daphne d’altronde. Quella Dea aveva bisogno di uno psichiatra e alla svelta. O magari potevano mandare Era e suo marito a “C’è posta per te”. Mmh, forse un consulente del matrimonio era sufficiente.
“Ma perché toccano tutte a me le divinità problematiche?” si disperò tra sé e sé Daphne.
Il fatto che la Dea fosse convinta che Saga avrebbe tradito la sua futura consorte sembrava però aver colpito l’orgoglio del gemello maggiore – Perché dovrei tradirla?- ribatté a metà tra il confuso e l’infervorato.
- Te l’ho detto! Noi donne pensiamo ai figli e voi uomini non ci state, no! Lo vedrai a breve-
- Perché a breve?- domandò Saga
- Perché la tua futura moglie è incinta! Non lo sapevi?- spiegò la Dea
- COSA?!- urlarono sia Daphne che i gemelli
La ragazza si voltò verso Kanon - Tu che c’entri?-
- Mi avete colto di sorpresa. Non sono pronto a diventare zio- si giustificò cercando di ritrovare il contegno
- Tu non sei pronto a diventare zio…- mormorò Saga leggermente impallidito
Kanon, ripreso dallo shock, assestò una sonora pacca sulla spalla del fratello – E bravo il fratellone! Stai cercando metodi alternativi di suicidio?… - Saga lo guardò malissimo, ma lui continuò – Però hanno inventato i contraccettivi, ne eri a conoscenza?-
Il Grande Sacerdote riacquistò subito il colore, un po’ troppo forse. Daphne gli venne in aiuto – Beh, forse ci siamo fatti prendere un po’ troppo dal momento…-
- Non voglio entrare nei dettagli- liquidò l’argomento Kanon agitando le mani. Poi la squadrò da capo a piedi – Tu non sembri molto shockata dalla notizia- notò
- Io accuso dopo. Devi dare il tempo all’informazione di arrivare al cervello- spiegò lei mimando il percorso con le dita
Effettivamente non era ancora pienamente consapevole della notizia. Non sapeva nemmeno se quello che stava succedendo fosse reale, non era pienamente sicura che non fosse tutto un sogno. Forse era troppo concentrata ad osservare il piede di Era battere per terra ritmicamente, segno evidente di impazienza.
- Quando avete finito…- mugugnò
- Abbiamo finito- rispose Daphne – Puoi sottoporci alla tua prova-
- Mi dispiace informarti che non saprai mai se tuo marito ti tradirà o meno perché morirete prima- disse Era con un’alzata di spalle
“Oh giusto. Ha appena ritrovato la calma e ci minaccia di morte, che bello!”
- Preparatevi a… AHI!-
Una freccia argentata si era conficcata nella spalla della Dea.
- Il tuo cosmo si stava facendo un po’ troppo ostile per i miei gusti- intervenne Artemide
- Come… osi?- sibilò Era
Artemide incoccò un’altra freccia – Ti riserverò lo stesso trattamento di Demetra. Prova facile, muoviti-
- Tu credi veramente che io poss… No non farlo- implorò quando vide la corda dell’arco tendersi
- Allora sbrigati- ordinò la Signora della Notte
- Brutta piccola ingrata, frutto dell’ennesimo tradimento di…-
-… tuo marito. Sì, grazie per gli insulti che non hai detto, adesso sottoponili alla tua prova, è un ordine-
Era masticò amaro poi si voltò verso i Cavalieri – Come scelgo i miei guerrieri?-
Daphne doveva riconoscere che sapeva poco, o nulla, di mitologia. Fortunatamente Saga sapeva anche questa – Ricevono una piuma di pavone, animale a Lei sacro-
Lei annuì – Adesso sparite. Devo distruggere questa ribelle-
- L’unica cosa che sai fare è vendicarti sugli umani, Era. Cara matrigna, lo sappiamo entrambe che sei solo una fifona quando si tratta di scontrarsi con altre divinità tue pari-
- Tu non sei una mia pari!- urlò Era. Richiamò il cosmo e sembrò prepararsi a dare battaglia – Ho capito quello che è successo, sai? Oh, in quale guaio ti sei cacciata, Artemide! Non hai idea di ciò che le tue azioni causeranno!-
- Sei tu che non ne hai idea- la liquidò Artemide, poi si rivolse a Daphne e ai gemelli – Andate, manca poco ormai-
In quanto Cavaliere, Daphne non poteva lasciare la sua Dea sola in battaglia. – Mia Signora…-
- Va’ Daphne. Dovete imprigionare Zeus, di lei me ne occupo io-
- Perché tutta questa furia? Non vuoi che scoprano quello che hai in mente di fare?- intervenne Era
“Cosa?”
- Daphne, muoviti!- ordinò la sua Dea
- No, resta. Ti spiego quello che lei ha fatto e ciò che ancora deve fare, accomodati pure- continuò la regina degli Dei
La mano di Artemide tremò per una frazione di secondo - Non ascoltarla. Vuole soltanto farvi perdere tempo-
“Quali sono le tue vere intenzioni, Artemide? Mi hai mentito veramente?”
Daphne era bloccata. Voleva sapere che cosa avesse mai scoperto Era, ma non poteva disobbedire alla sua Dea.
- Devi fermare Zeus, Daphne. Questo è un ordine-
Daphne, volente o meno, doveva rispettare gli ordini che le venivano impartiti, aveva fatto un giuramento. Ben presto la lealtà ebbe la meglio sul dubbio e sulla curiosità. Si voltò per addentrarsi sempre di più nel tempio, ma Saga e Kanon sembravano intenzionati a sentire ciò che Era aveva da dire.
- Andiamo!- li richiamò – Aiolos e gli altri stanno combattendo al Santuario. Più tempo impieghiamo qui, più loro rischiano-
Il pensiero dell’amico sembrò convincere Saga. Fece un cenno al fratello e si avviò a corsa precedendo Daphne.
“Sapremo in un altro momento cosa crede di aver scoperto Era. Adesso pensiamo a fermare Zeus” cercò di convincersi. Tuttavia stava mentendo a se stessa. Qualcosa ormai si era rotto, la sua fiducia in Artemide era stata scossa e il dubbio si era insinuato nel suo cuore.
“Io voglio fidarmi di voi, mia Signora. Spero di fare la cosa giusta”
***
 
Milo si fermò all’improvviso. Non si aspettava di trovarsi di fronte una ragazzina, seduta davanti ad un fuoco, dentro un tempio.
“Perché mettersi a fare i falò qui?”
Camus invece non sembrava per niente sorpreso. Avanzò con la sua solita camminata elegante e quando raggiunse la ragazzina accennò un inchino – Divina Estia-
- Aquarius- lo salutò la Dea – Accomodati pure al mio focolare. Anche tu, Scorpio-
Onestamente Milo non riteneva necessario per la missione sedersi a chiacchierare intorno al fuoco, ma, dallo sguardo che gli lanciò Camus , capì che era meglio accettare l’invito. Inoltre Estia era la Dea del Focolare, rifiutare un simile invito avrebbe potuto farla adirare e Milo non aveva intenzione di litigare con altre divinità per un po’. Si sedette accanto al compagno scrutando il volto della ragazzina attraverso le fiamme.
- So per quale motivo siete qui- iniziò tranquillamente la Dea – Dovete superare la mia prova per riuscire a imprigionare l’anima di Zeus-
- Già- commentò il greco
- Non è mia intenzione ostacolarvi o favorirvi. Non ho mai preso parte ai conflitti dei miei parenti e non ho intenzione di iniziare oggi-
Il fuoco continuò a crepitare nel silenzio del tempio mentre i due Cavalieri aspettavano che la Dea continuasse il discorso, ma ciò non avvenne.
- Non ha intenzione di sottoporci alla sua prova?- chiese allora Camus  – Ma per imbrigliare l’anima di Zeus…-
- Non è obbligatorio che tutti gli Dei vi sottopongano ad una prova, anche se nessuno di loro se lo ricorda perché erano troppo impegnati a fare i loro comodi e a non ascoltare ciò che gli veniva detto. Vi sono solo due prove obbligatorie per chi vuole sconfiggere mio fratello, quelle degli altri Olimpi servono a indicare che avete la loro autorizzazione per affrontarle. Non è necessario superare questa specie di “test” con ogni divinità, basta che otteniate il loro permesso per accedere alle vere prove-
Milo osservò meglio la Dea - Quali prove?-
- Una volta che avrete ottenuto l’implicita autorizzazione da parte di tutti gli Dei potrete accedere alle due stanze successive di questo tempio. In ognuna di esse vi sono due sigilli: quello di Crono e quello di Rea, i genitori di Zeus. Una volta sbloccati, potrete finalmente imprigionare l’anima di Zeus- spiegò la Dea
Camus spostò un ciuffo di capelli dagli occhi – Ma se non avete intenzione di sottoporci la vostra prova, divina Estia, perché siete qui?-
La Dea sorrise mesta – Sono qui per mettervi in guardia-
Milo drizzò le orecchie come un gatto “Metterci in guardia…” - Da cosa?- chiese precipitoso
- Sono la più anziana della prima generazione di Dei, ho una sensibilità superiore ai miei fratelli e sorelle. C’è qualcosa, qualcuno, che si sta risvegliando…- sospirò – qualcuno che è rimasto assopito per molto tempo-
- Un’altra divinità?- domandò Camus misurando attentamente le parole
- Non posso dare una risposta a questo quesito. Non oso pronunciare il suo nome-
- Ma quindi voi sapete chi è che si sta risvegliando?- la incalzò Milo
Estia non rispose alla domanda – Dovete essere pronti. La fine della vostra missione non è altro che l’inizio-
- L’inizio di cosa?- chiesero praticamente in coro i due Saint
La Dea del focolare li squadrò attentamente – Della guerra. Non contro Zeus, ma contro qualcun altro. Sappiate che questa volta i vostri poteri di Cavalieri d’Oro non saranno sufficienti. Questa volta avrete bisogno dell’aiuto degli Dei-
Milo sbuffò - Forse avete dimenticato che molte divinità ci detestano-
Estia alzò le spalle – Davanti al pericolo peggiore amici e nemici si tendono la mano-
Nel tempio calò un silenzio carico di tensione durante il quale tutti i presenti si abbandonarono ai loro pensieri. Milo era stato turbato dalle rivelazioni della dea: la loro battaglia non era altro che un preludio a qualcosa di più grande? Quale divinità poteva essere così pericolosa da indurre Estia a non pronunciare il suo nome? L’incombere di una sfida di tale portata sembrava gettare un’ombra sul loro cammino, ma Milo non poteva perdersi d’animo. Una cosa veniva subito insegnata ai neoarrivati al Grande Tempio: “mai perdere la speranza, per quante buie sembrino le cose”.
La voce di Camus ruppe il mutismo - Divina Estia, voi sapete perché Artemide ha riportato in vita Daphne, il suo Cavaliere?-
La Dea si spostò per fissare direttamente negli occhi il francese – Tua sorella è una parte fondamentale del piano-
- Quale piano? Quello di Artemide?-
- Credo che ormai tu abbia capito che non si tratta di lei…- rispose lei alzandosi
- Divina Estia, aspettate…- cercò di fermarla Camus
La Dea si lisciò la veste – Aquarius, so che brami risposte. Io non posso dare una soluzione a tutti i tuoi quesiti, ho solo interpretato i segni, non ho risposte certe. Spero vivamente di sbagliarmi-
Fece per andarsene ma questa volta fu Milo a bloccarla – Se non riuscissimo a ottenere l’aiuto degli Dei, cosa succederebbe?-
Estia agitò la mano facendo scomparire il focolare - Sarebbe la fine- disse, dissolvendosi insieme alle ultime spirali di fumo. L’ombra delle sue cupe parole continuò però ad aleggiare nell’aria.
Milo picchiò un piede per terra dalla frustrazione – Fine un corno! Non sono tornato in vita per morire l’ennesima volta! Ci siamo sempre arrangiati senza coalizioni divine e ci riusciremo anche stavolta. Andiamo Cam, vediamo quale altro Dio ci aspetta-
Camus però non lo guardava, il sui occhi erano rivolti verso la mastodontica porta che si trovavano davanti – Credo che abbiamo ottenuto l’autorizzazione di tutti gli Dei-
Lo Scorpione osservò la porta, un mucchio di bassorilievi e ghirigori strani la decoravano. Mentre cercava una maniglia o qualcosa di simile il suo sguardo cadde su una scritta posta al centro: Κρόνος
“Kronos, il padre di Zeus”
- Cam… credo che quest….-
- Sì, lo so- lo interruppe il rosso – Oltre questa porta troveremo il sigillo di Crono-
- Allora cosa stiamo aspettando?-
Camus si lanciò un’occhiata intorno.
“Oh, ecco chi stai aspettando”
- Cam, sono sicuro che tua sorella sta bene, come Saga e Kanon. Probabilmente sono alla porta che conduce al sigillo di Rea- lo rassicurò
- Sì, saranno lì-
Milo gli si avvicinò e prese le sue mani tra le sue – Non pensare a quello che ha detto Estia. Affronteremo un problema per volta e quando questa fantomatica divinità si risveglierà, la spediremo di nuovo nel mondo dei sogni, con o senza aiuto degli Dei, chiaro?-
Camus annuì lasciando soddisfatto Milo. Il greco si avvicinò allora alla mastodontica porta e la spalancò.
 

Nota dell’autrice: badabum! Ci sono stati due bei colpi di scena in questo capitolo e un avvertimento alquanto criptico…
Fatemi sapere cosa ne pensate! =^-^=
 
   
 
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