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Autore: Darth Ploly    12/10/2016    1 recensioni
Per Ponyville è un periodo di quiete: la vita scorre serena dopo che, qualche mese prima, una furia omicida si era scatenata contro gli inermi cittadini. Tutto è però tornato alla normalità e adesso ci si prepara per il grande evento: le elezioni che decreteranno chi sarà il nuovo sindaco. Ma qualcosa sta per cambiare: una pony che tutti speravano di aver dimenticato sta per tornare a Ponyville. Quale sarà il suo scopo? Cosa succederà alla città? E quale sarà la reazione di Octavia di fronte alla pony che le ha cambiato la vita?
Tornano le avventure della Melodia della Giustizia, disillusa detective che indaga lungo le strade di una Ponyville cupa ed egoista. Diretto seguito di "Melodia di Giustizia-A trip into madness", si consiglia vivamente di non iniziare questa lettura senza aver terminato la precedente.
Allontanandosi dal giallo tradizionale, questo racconto narra una vicenda più ampia in cui nuovi e vecchi personaggi troveranno maggior spazio e si verranno a instaurare o a sviluppare maggiori rapporti tra ogni protagonista e gli altri pony o la città stessa.
Mi auguro possa piacervi.
Genere: Introspettivo, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Derpy, Le sei protagoniste, Spike, Trixie
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Derpy non è tornata a casa. Ieri notte ho continuato a cercarla a lungo ma senza risultati e alla fine, stanca e angosciata, sono rincasata sperando che volesse stare da sola per un po’, un’ora o due al massimo. Sono rimasta in attesa nel salone dilaniata dal rimorso, nemmeno il violoncello è riuscito a tranquillizzarmi. Non ho potuto far altro che pensare a ciò che è successo e alla mia totale idiozia: ho cercato con tutta me stessa di evitare che Trixie facesse del male a qualcuno e invece sono stata proprio io a ferire Derpy, quella che più di chiunque altro avrei dovuto proteggere.
Ho preso il mio cuscino e ci ho premuto con forza il muso contro, fin quasi a perdere il respiro, più e più volte. È passata così la mia notte infernale, tra pensieri burrascosi, mal di testa lancinanti e lacrime incessanti. Ho pronunciato il tuo nome così tante volte, Derpy, quasi come se potessi evocarti qui o, non so, fare una di quelle diavolerie magiche in cui è tanto brava Twilight, ma immagino che non funzioni così, vero? No, ovvio che no. Sapevo che l’unico modo che avevo per rimettere le cose a posto era trovarti e parlarti, farti capire quanto tu sia importante per me e come tu mi abbia salvato strappandomi alle tenebre che ogni giorno mi divorano e che solo la tua dolcezza e gentilezza totalmente disinteressate riescono a tenere a bada. Io invece mi sono comportata da idiota e ti ho detto cose che non penso. Ho lasciato che la rabbia e il dolore che provo per Vinyl  prendessero il sopravvento, ho permesso a Trixie di vincere ancora.
A volte mi chiedo se posso davvero sconfiggerla. Qualunque cosa io faccia, lei è sempre un passo avanti a me. È più scaltra, più forte e più spietata, mentre io, nonostante quel che mi ripeto ogni giorno per farmi forza, continuo ad aver paura persino del suo ricordo, della sua ombra. Non posso farcela da sola, ho bisogno di qualcuno che creda in me e che mi dica che sto facendo la cosa giusta. Ho bisogno di te, Derpy. E io, da perfetta imbecille, sono stata capace perfino di farti scappare via.
Perdonami se puoi, Derpy. Ti prego.

Alla fine il sonno ha avuto la meglio e mi sono addormentata seduta sul divano mentre ancora stringevo il cuscino contro il petto; non so dire che ora fosse, ma sono sicura che mancasse poco all’alba. Mi sono svegliata poco fa, con la criniera scompigliata e un filo di bava che mi usciva dalla bocca. È quasi ora di pranzo e sono seduta al tavolo della cucina a leggere una lettera di Rarity. Era a terra nell’ingresso, deve averla fatta passare da sotto la porta.
Derpy è andata da lei, le ha raccontato quel che è successo e le ha chiesto di ospitarla per la notte. Sembra che abbia dormito in una delle camere del Jolly Roger in compagnia di una ragazza con cui ha fatto amicizia lì, una delle bariste del locale. Dice di non voler ancora ritornare e che preferirebbe prendersi un po’ di tempo per riflettere. Penso che sia giusto, non mi aspettavo che sarebbe tornata subito. Sono contenta che abbia trovato accoglienza da Rarity: il Jolly non è di certo un posto raccomandabile, ma Rarity si assicurerà che non le accada nulla e lei non sarà sola. Mi piacerebbe andare da lei ma non voglio forzare i tempi: tornerà quando si sentirà pronta e io accetterò ogni sua decisione, anche la più dolorosa. Se andrà male, me lo sarò meritata.
Rileggo la lettera ancora e ancora ma, ad un tratto, qualcosa nella mia stanza inizia a fare un suono acuto. La raggiungo senza capire ma, dopo essermi guardata attorno, capisco che proviene dal marchingegno lasciatomi dall’attentatore della stazione dei taxi.
Mi sta chiamando. Sicuramente vorrà sfidarmi di nuovo e io non posso tirarmi indietro o le conseguenze sarebbero catastrofiche.
Con poca voglia infilo un auricolare all’orecchio e schiaccio il pulsante per aprire la comunicazione.
“Qui Octavia Melody” Sussurro.
“Buongiorno, stella del cielo! Chiedo scusa per non essermi fatto sentire così a lungo, ma ho scoperto di non aver scelto il periodo più adatto per venire a Ponyville. Ci sono squadre di polizia ovunque e in più bisogna stare attenti anche a quella unicorno che tutti temono, Trixie”
“Ti sta dando la caccia?”
“No, si occupa più dei pesci grossi”
Sicuramente il modo migliore per ottenere l’appoggio dei più e nello stesso tempo mostrare alla mafia chi comanda.
“Comunque avrei voglia di giocare un po’” Continua lui “Accetti la sfida?”
“Ho forse scelta?”
“Certo! Tutti hanno il diritto di scegliere”
“No, non tutti” Sentenzio a denti stretti, poi concludo “Dimmi il tuo indovinello”

Venti minuti di tempo. Ne sono già passati dieci e io non ho idea di come risolvere il suo enigma. Non solo è molto complesso, ma il mio misterioso avversario oggi sembra anche molto loquace.
“Metà del tempo che avevi a disposizione è passato. Credi di riuscire a farmi divertire oggi?”
Maledetto, smettila di distrarmi! Dannazione, non mi sto applicando abbastanza. Quanto vorrei che questa seccatura non fosse toccata a me!
Cammino pensierosa avanti e indietro per il salone quando, ad un tratto, sento il rumore di un graffio sul vetro. Mi giro verso la finestra e vedo Spike che, seduto su un pegaso in volo, mi fa cenno di farlo entrare.
Stupita, faccio quanto mi viene chiesto. Il draghetto salta elegantemente nella stanza mentre il suo Gufo si allontana. Senza perdere tempo, mi mostra un foglietto indicandomi di tacere. Leggo il messaggio senza parlare: “Ferma tutto. Non giocare”
Devo portarmi uno zoccolo alla bocca per trattenere un urlo ma riesco comunque a fulminarlo con gli occhi. Lui però sembra infischiarsene e scrive un nuovo messaggio con il quale mi impone di dire che non sono nella condizione adatta per giocare. Gli ordino di andarsene ma lui, muovendo la bocca senza parlare, mi dice: “Ti prego”
“Solo sette minuti, Octavia” Mi avverte Master.
“Stai un po’ zitto!” Gli urlo in tutta risposta. Vedo Spike continuare a scrivere tantissimi messaggi ma non riesco a leggerli. Sembra incredibilmente serio ma non capisco quale sia il suo piano. Inoltre sono terrorizzata al pensiero di quel che potrebbe fare Master se mi tirassi indietro. Se ci fossero altre bombe in giro per la città?
Ma Spike, vedendomi indecisa, mi mostra un terzo bigliettino, stavolta più lungo: “Ferma il gioco senza arrenderti e avvicinati in modo che anche io possa ascoltare quel che dice. Andrà tutto bene”
Consapevole di star per fare una pazzia, respiro profondamente e dico: “Master, voglio interrompere il gioco. Sono molto preoccupata per delle questioni private e non riesco a ragionare come vorrei. Ti prego di fermare il gioco”
Quando finisco, Spike si avvicina per sentire mentre Master rimane in silenzio. Dopo un po’, con voce bassa mi chiede: “Come, prego?”
“Voglio interrompere il gioco” Gli ripeto.
“Quindi ti arrendi?”
“No, ma non mi sento in grado di continuare ora. Ferma il gioco”
“Non posso mica farlo. Considererò la tua come una resa”
“No! Io non ho mai pronunciato parole di resa” Ripeto, guadagnando il tempo necessario per leggere un nuovo messaggio di Spike e per pensare alle parole giuste “Non ti sei mai espresso su un eventuale time-out. Vuoi davvero cambiare le regole del gioco?” Mi prendo un’altra breve pausa e termino cautamente “La scorsa volta mi hai lasciato intendere di non essere spietato; ora, ti prego, dimostralo chiaramente”
Non posso credere di aver detto queste parole, ma ormai non si può tornare indietro. Spero che Spike abbia ragione, oppure … non oso pensarci.
Ogni secondo di silenzio sembra un’ora, persino il draghetto attende con gli occhi chiusi.
“Il gioco è interrotto” Decreta Master dopo aver riflettuto e, con poca convinzione, conclude “Ti contatterò io”
“Te ne sono grata” Rispondo prima che chiuda la comunicazione. Ripongo immediatamente l’oggettino in camera e ritorno in salone, dove Spike mi aspetta vicino al violoncello.   
“Chiedo scusa per il disagio provocatole, ma …” Prima che finisca la frase, lo colpisco con una violenta zampata al muso e lui cade a terra. Lo guardo infuriata mentre si rialza gemendo.
“Credo di essermelo meritato”
“Sì, infatti! Maledetto drago! Mi spieghi che cazzo succede? Perché sei qui? E cosa significa questa storia?”
Lui si siede sul divano e mi invita a fare altrettanto. Digrignando i denti, aspetto delle risposte.

“Mi hai fatta sorvegliare, Spike? Fin da quella sera a casa tua?”
“Sono costernato, lady Octavia, ma era il modo più semplice per seguire i movimenti di Master” Rispondo massaggiandomi la gengiva dolorante “Non ho ancora localizzato il suo covo. È molto intelligente e sa come nascondersi dalle mie spie”
“Ne parli come se lo conoscessi …”
Sostengo il suo sguardo senza rispondere e lei non impiega troppo tempo a capire.
“Sei … sei assurdo! Quante cose sai, Spike? E perché non mi hai aiutato?”
“L’ho fatto: abbiamo impedito che qualcuno si facesse male”
“Per ora. E per pura fortuna”
“Lo crede davvero?”
Octavia si blocca prima di rispondere e dà un’occhiata ai miei biglietti, ognuno con una differente risposta da adoperare a seconda delle parole di Master.
“Sei riuscito, nonostante fossi sotto pressione, ad anticipare ogni sua eventuale risposta?” Mi chiede per sicurezza. In cuor suo però conosce già la risposta.
“Adesso cosa conti di fare?” Domanda ancora.
“Lo voglio trovare. Il suo contributo mi ha fatto guadagnare tempo prezioso”
“Certo, almeno finché non deciderà di richiamarmi”
“Oh, non lo farà” Rispondo sorridendo “Mi ha aiutato ben più di quel che crede, lady Octavia. Master ora penserà a lungo su cosa fare, lo abbiamo messo in difficoltà. In fondo l’ha detto lei, non io: lui non è spietato”
La detective scuote lentamente la testa. È preoccupata, non riesce ad ammettere di aver dato fiducia a qualcuno di così pericoloso senza sapere nulla su di lui. Eppure le sue parole sono state oneste, non venivano dalle mie direttive.
Mi alzo e le poggio una zampa sulla spalla: “Farò tutto quel che è in muo potere per evitare che combini qualche disastro. Ma ho bisogno che lei mi lasci campo libero, lady Octavia. Non posso darle informazioni ma, mi creda, lo fermerò”
Octavia mi guarda negli occhi a lungo. Vorrebbe saperne di più ma ha capito che ogni suo tentativo sarebbe vano. Alla fine sospira e risponde: “Lascio tutto nelle tue zampe e in quelle dei Gufi. Ti avviserò qualora dovesse contattarmi”
“La ringrazio molto, lady Octavia. Adesso è ora che io vada”
Mi avvicino alla finestra ed effettuo il segnale di richiamo dei Gufi, ma la detective non ha finito di parlare.
“Spike! Prima hai detto che mi hai fatta sorvegliare a lungo. Per caso anche Derpy è sotto controllo?”
“No, non l’ho ritenuto necessario. Però ho saputo che avete litigato, ne sono molto dispiaciuto. Vuoi che faccia qualcosa a riguardo?”
“Sì, se puoi. Fai in modo che i tuoi Gufi la tengano d’occhio. Voglio che sia libera di fare quel che vuole ma, se fosse in pericolo, devo saperlo subito. Consideralo un modo per ripagare il favore che ti ho fatto”
“Mi sembra ragionevole”
Acconsento alla sua richiesta e salto sul pegaso venuto a prendermi. Faccio un cenno di saluto a Octavia e parto diretto verso casa.

“Due giorni! È da due giorni che la famosa miss Rarity e una piccola, insulsa pegaso stanno raccogliendo firme per proporre un nuovo candidato che corra contro di me!”
“Ah-ah” Rispondo annoiata mentre mangio dei chicchi d’uva distesa sul suo enorme divano.
“Ti rendi conto di quanto siano sfrontate?”
Mi rivolge uno sguardo infuriato aspettando una mia reazione, ma la faccenda non mi interessa e, in maniera irrispettosa, ripeto: “Ah-ah”
Lui trattiene a stento un urlo di rabbia e poi esclama: “Vogliono fermarci, Trixie! Questo non ti preoccupa?”
“No” Rispondo semplicemente “Hai superato ogni tuo avversario  nei sondaggi; due stupide illuse non ci fermeranno”
Lui però non sembra della stessa opinione e mi fulmina con gli occhi. Poi, quando provo a staccare un altro chicco, si avvicina e con una zampata mi fa cadere l’uva a terra.
Sghignazzando pacatamente, lo schernisco: “Siamo nervosetti, eh?”
“Dannazione, Trixie! Cerca di essere più seria! Hai forse dimenticato il nostro accordo?”
Se sapesse tutto quel che ho fatto per lui non oserebbe parlarmi così. In realtà quella che ancora non ha ottenuto nessun guadagno dal patto sono proprio io. Ho avuto solo la soddisfazione di eliminare definitivamente il vecchio Grifone, ma l’ho fatto solo io e Rich non ha avuto alcuna voce in capitolo.
“Dimmi, allora: cosa vuoi che faccia?” Gli domando alzandomi dal divano.
“Voglio che tu le spaventi. Trova un modo per convincerle a finire la loro raccolta firme”
“E hai bisogno di me? Non basterebbe mandare qualcuno dei tuoi pony a importunarle? Oppure potresti spaventare la pegaso in maniera semplice: non so, il sasso con un messaggio lanciato contro una finestra sarebbe un bel classico. So che Rarity è una dura, ma l’altra resta sempre una piccoletta”
“Già, solo che non è così semplice: la pegaso è la nuova assistente di Octavia”
La notizia mi giunge alle orecchie con la forza di un proiettile sparato a bruciapelo e tutta la vicenda diventa improvvisamente l’unica cosa che conti veramente. Passandomi la lingua sui denti, chiedo altre informazioni.
“E lei invece dov’è?”
“Chi, Octavia? I miei pony non l’hanno vista con loro, non so se le stia aiutando”
Non importa, tutto verrà a tempo debito.
“Consideralo un lavoro fatto, Rich. Concedimi un paio di giorni e le due non ti daranno più fastidio”
“Conto su di te, Trixie”
Gli volto le spalle e mi dirigo alla porta d’ingresso. Una brillante idea comincia a nascere in me, qualcosa di grande. Rich sarà soddisfatto e al sicuro mentre io non metterò in discussione la mia posizione all’interno della polizia.
Per quanto riguarda Octavia, beh … mi dispiace che sia tanto sfortunata con le sue socie. 
   
 
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