A volte fa male.
Mi sveglio la mattina con un nuovo livido sul corpo, un graffio sulla pelle, un segno di violenza che prima non c'era.
A volte è doloroso.
Mi fa piangere ogni volta che mi dai della stupida, che mi guardi con quell'aria di crudele sufficienza, quasi a voler sottolineare che sei tu a comandare, che nessuno può metterti i piedi in testa e pensare di prendere il tuo posto sul Trono di Gotham City.
A volte è persino umiliante, tanto da farmi pensare di dover andar via, una volta per tutte.
Poi, però, tu mi guardi negli occhi e sorridi come solamente tu sai fare, mi accarezzi dolcemente e sussurri il mio nome, ricordandomi che tu ed io non funzioniamo l'uno senza l'altra, e che persino nei momenti peggiori hai bisogno di me, del tuo piccolo giocattolino da stringere forte fra le mani.
E a volte, quando mi baci sulle labbra e mi avvolgi interamente fra le tue braccia, riesco persino a pensare che il tuo amore sia sincero.
In fin dei conti, non ho bisogno di altro.
“Un giorno, zuccherino, finirai per oltrepassare la linea. E a quel punto, immagino che ne disegneremo un'altra, e poi un'altra ancora. E alla fine, attraverseremo anche quelle.”
A volte mi chiedo se non abbia commesso solamente un folle errore a seguirti.
Ma il più delle volte, penso di non voler essere in nessun altro luogo se non al tuo fianco.
N.d.A: Storia scritta d'istinto, in circa venti minuti, perchè sono una persona evidentemente disagiata.
Ma che ci posso fare se li trovo così dannatamente affascinanti?