Capitolo
13- Rain’s tears
Relena era sola
nella sua stanza e si stava annoiando terribilmente, anche perchè cercava
ossessivamente di distrarre la sua mente dalle moltitudini di pensieri, che
l’assalivano, ma così facendo, si riduceva a guardare in televisione
telenovele, o quiz che la stufavano. Inoltre, aveva avuto il divieto tassativo
di non occuparsi di alcuna delle questioni, che facevano parte del suo lavoro,
almeno fino a quando non avesse dato alla luce Daphne. Fino a quando ciò non
fosse avvenuto, e ormai mancava soltanto un mese, sarebbe dovuta rimanere in
ospedale. La cosa le dava naturalmente molto fastidio, abituata com’era ad
essere sempre in movimento, ma quello che le faceva più male, era la tempesta,
che si era scatenata nella sua testa e che ormai durava da due mesi, da quando
era stata portata svenuta in quell’ospedale.
Heero e Duo… c’erano, sempre, loro due nella sua
testa e lei si sentiva schiacciata, da quest’assurda situazione. Non avrebbe
mai neanche lontanamente immaginato, che si sarebbe trovata in quella vicenda,
e ora si sentiva, come se fosse stata chiamata a fare una scelta, che non era
ancora pronta a fare. Anche perché la situazione di quei due, la confondeva
ancora di più: Heero era sempre in ospedale, accanto a lei, tanto che, alle
volte, vi entrava la mattina alle otto e ne usciva la sera alle
All’improvviso,
sentii la porta, che si apriva: erano Hilde e le sue amiche Annie, Chanelle e
Soraya.
“Ciao ragazze!”
disse allegramente “Che ci fate qui?”.
“Ciao Relena. Come
stai?” chiese Soraya, in tono amichevole.
“Ora sto meglio,
grazie”
”Siamo venute a tenerti compagnia. Non è che volevi riposare?” chiese Annie,
che teneva in braccio Derek, il bambino che aveva appena avuto.
“No, figuratevi!
Riposo tutto il giorno!”.
“Ah già!” disse
Hilde, battendo la mano sulla fronte “Laurie mi ha detto di darti questa…” e le
porse una busta, bianca.
“Che cos’è?” chiese
Relena, tenendola tra le mani.
“Non ne ho la più
pallida idea!” disse Hilde, con un’alzata di spalle “Mi ha detto solo di
dartela quanto prima!”.
“Ed è tuo marito e
non ti dice queste cose!” rise Chanelle.
Relena sorrise e poi
aprì la busta, che conteneva alcuni fogli.
Una grafia
disordinata che conosceva…la grafia di Duo…
Cara Relena,
sono tre o
quattro giorni, che ho continuamente questa lettera nella mia testa, anzi a
dirla tutta, l’ho in mente, come un pensiero ossessivo, dal giorno, in cui
Heero è tornato. E solo oggi, ho trovato in me la forza di prendere questo
pezzo di carta e di scriverti finalmente queste parole, le parole che
risolveranno tutto. Adesso sono a Seaflower ed è notte. Sento le onde
infrangersi piano sulla spiaggia e vedo la luce della luna entrare pallida e
triste dalla mia finestra e mai, come adesso, mi prendono ad ondate i ricordi
di tutto questo tempo passato assieme. Ma li sto ricacciando via a fatica,
perché so che se solo mi lascio andare anche per poco nel loro caldo abbraccio,
smetterò di scriverti e non potrò mai perdonarmi di essere stato ancora una
volta così codardo.
Se stai
leggendo queste righe, vuol dire che io non sono più sulla Terra…ho appena
svuotato tutto l’armadio e preso le mie cose, che adesso giacciono in valigia,
accanto a me e appena avrò finito di scrivere, me ne andrò.
So che adesso
probabilmente ti stai chiedendo dove, ma non posso, né voglio, né so
risponderti, perché neanche io ho ben chiaro quale sarà il mio futuro, da
questo momento in avanti, inaspettatamente senza te.
Forse, ora
non capisci, Relena, ma credimi, spero che arriverai a capire alla fine della
lettera, e spero anche che riterrai che ho fatto la cosa più giusta, anche se
mi sembra sempre di più un enorme errore, ma è solo il mio egoismo a parlare. Perché
se penso a te, e a quella che sarebbe la tua vita, accanto a me, accanto ad una
persona così irresponsabile, che ha permesso che tu fossi rapita, e quasi
uccisa, non posso fare a meno di pensare a quanto ci guadagneresti, stando
senza di me.
Tutto, è
cominciato in me quel giorno, che Heero tornò. Lui venne a casa nostra a
reclamare quello che io, nel mio amore folle per te, gli avevo ingiustamente
portato via. Come potevo biasimarlo? Come potevo dirgli: “Heero, fattene una
ragione. Ora io e lei stiamo assieme e tu non c’entri più niente”. Non avrei
mai potuto farlo, perché, amandoti così tanto, sapevo che significava stare
senza di te, averti e poi perderti. E perché, poi, che Heero dica quello che
vuole, io gli voglio ancora molto bene, e non avrei mai potuto tradirlo in
questo modo.
Poi, quel
giorno, litigai con te e tu scappasti via, e fosti rapita. Non era stato in
grado neanche di proteggerti, come un amico, come il tuo Comandante…neanche
questo era stato in grado di fare e, in quel momento, mai come allora, capii
che io non ti meritavo, non avevo mai meritato di stare accanto a te e d’essere
tuo marito e il padre di nostra figlia. Feci una promessa con me stesso: se
fossimo riusciti io ed Heero a riportarti indietro, ti avrei lasciato per
sempre e me ne sarei andato via, da te. Ti avrei lasciato a Heero.
Fortunatamente,
grazie al piano di Heero e di Laurie, riuscimmo a riportarti indietro, sana e
salva, ma io sapevo che era giunto il momento di lasciarti andare. Lo seppi
ancora di più, quando ti vidi, in quell’hangar, baciare Heero. Credimi, Relena,
non sto facendo tutto questo, perché ti ho visto baciare Heero, ma solo perché
ho sempre saputo nel mio cuore che era così che doveva andare a finire, era
sempre stato così, già da quel giorno, quando tu e Heero vi baciaste per la
prima volta, ancora sotto i miei occhi, ancora senza che io potessi fare
niente. Solo che il destino, il caso, chiamalo come vuoi, ha fatto sì che
questo tragico equivoco ci prendesse entrambi e ci facesse credere ciò che non
era assolutamente vero, altrimenti le cose sarebbero andate in maniera molto
diversa. Spero solo che, un giorno, Heero mi possa perdonare per quello che ho
fatto e possa capire quanto sia facile innamorarsi di quella stupenda persona
che sei.
Sono convinto
che il regalo più grande che potessi farti sia questo: liberarti dal peso di
dover scegliere tra me e Heero, liberarti da tutto quello che cercherai di fare
per non farmi soffrire, ma credimi, amore mio, non è colpa tua, non lo è mai
stata. Ogni giorno, che ho passato con te, è stato il migliore della mia vita,
ma io non potevo continuare a vivere con il continuo e assillante pensiero che
non mi avresti mai amato quanto hai amato e ami ancora Heero. Per questo, non
ti preoccupare: le cose dovevano andare così. La storia tra te e Heero non era
mai finita, ha solo fatto un giro immenso e poi è ritornata, anche se ha preso
in pieno anche me nel suo tragitto, perché io mi sono fatto guidare da quella
stupida illusione che avevo nel cuore.
Mi dispiace
di non esserti venuto mai a trovare in questi mesi, ma avevo bisogno di stare
da solo. Ho passato le giornate tra Seaflower e la sala d’aspetto
dell’ospedale; se Heero volesse parlare di me, te lo potrebbe confermare. Lui è
il solo che mi ha visto, non volevo che mi vedesse Jeannemarie, altrimenti mi
avrebbe trascinato a forza nella tua stanza e io non potevo permetterlo. Così,
non sarebbe mai finita e invece, adesso lo è.
Per quanto
riguarda Daphne, la verrò vedere tra qualche tempo, adesso non credo che ci
riuscirei. Se, come spero che accada, assomigliasse a te, potrei non riuscire
più a lasciarla. E invece lei deve stare con te e con Heero, lui sarà anche un
padre migliore di quello che sarei potuto essere io.
Volevo solo
dirti questo, mia dolce principessa.
Duo
Relena, le mani che le tremavano, rilesse la lettera più e più volte,
per poi cercare ossessivamente nella busta, se ci fosse qualcos’altro. Ma non
c’era più niente. Rimase immobile, lo sguardo perso nel vuoto, incapace di
parlare e anche di pensare. Che cosa avrebbe dovuto dire? Niente, non c’era più
niente da dire. La sua testa si era liberata di un tratto della miriade di
pensieri, che la schiacciavano, fino a cinque secondi prima, ma una voragine
ora si era aperta, dopo quelle parole scritte fredde sulla carta e non
pronunciate dalla sua voce così dolce, così…
“Sei una scema! Lo sai, io non sono di
ferro! E poi ci vuole una certa pazienza a sopportare una tipa come
Quella voce, che la faceva innervosire, o che le faceva venire i
brividi …
“Non ti lascerò mai,
mia dolce principessa…non lo farò mai, perché ti amo da morire…”.
Le lacrime iniziarono a cadere, da i suoi occhi, scatenando le domande
delle sue amiche, che, non sentendosi risposte, le strapparono la lettera di
mano.
E invece adesso te
ne sei andato…adesso mi hai lasciato da sola…
Iniziò a piangere, come se non potesse fare altro, per liberarsi del
suo dolore, e poi ad urlare: “Sei un bugiardo! Sei un bugiardo!”.
Le sue amiche le si
accalcarono attorno, cercando di consolarla e di calmarla, ma lei, dopo aver
smesso improvvisamente di urlare e di piangere, chiese che la lasciassero da
sola. Non voleva vedere nessuno. Voleva solo rimanere sola, circondata dalle
gocce di memoria, che le erano rimaste incagliate nel cuore.
Erano passati due
settimane, da quando Duo aveva dato a Laurie quella fatidica lettera, quella
lettera, che lo aveva allontanato per sempre da Relena. La ragazza era ancora
in ospedale e, anche se apparentemente stava meglio fisicamente, qualcosa in
lei si era irrimediabilmente spezzato. Tutti si erano accorti che la
principessa era strana, diversa…c’era un solo modo per definire il suo nuovo
atteggiamento. Era vuota, non aveva più niente dentro. Nessuno l’aveva mai
vista in quella maniera, nessuno. Se Relena aveva ostentato quella cieca rabbia
e quel dolore così acuto, quando aveva creduto Heero morto, ora non mostrava
niente di tutto quello che era stata. Era apatica, e parlava molto poco. Aveva
perso interesse per tutto, anche per il fatto che oramai mancasse molto poco
alla nascita della sua bambina. Gli altri, a parte Laurie e le sue amiche, non
sapevano come spiegarsi quella situazione. Heero cercava ogni momento di capire
che cosa avesse, ma la ragazza si era erta un muro attorno e non accettava che
nessuno la riportasse indietro. Una sola persona avrebbe potuto, ma quella
persona se ne era andata via da lei e lei ora combatteva con la rabbia, verso
di lui e sé stessa, il dolore, l’angoscia, il leggero sollievo e poi…il
ricordo, che non la lasciava mai…
Il tempo passò lento e apatico. Era una sera di settembre e scendeva
una pioggia leggera; lei era seduta dietro la finestra e guardava il cielo,
squarciato ogni tanto dai lampi, le guance, che non si rassegnavano ad
asciugarsi, mentre non sapeva che, nell’altra metà del cielo, un’altra persona,
ora guardava il firmamento, con la stessa canzone nell’anima…
Lacrime di pioggia
…e pensare che domani nasce la mia
bambina, nasce Daphne, e adesso l’unica cosa, che vorrei è smettere di vivere,
di respirare…è ingiusto tutto questo, è ingiusto verso mia figlia ed è ingiusto
verso Heero, che mi sta sempre vicino e che mi ama così tanto, e invece…
Il tuo
ricordo mi parla
…già, non ci riesco, non riesco
a smettere di pensare a lui, di pensare a tutti i meravigliosi momenti, che
abbiamo condiviso assieme, a quanto la mia vita, in quei momenti, non mi
sembrasse più così sbagliata, a quanto credessi di avere raggiunto la
felicità…e poi, chissà, se esiste la felicità o è solo un’utopia, che ci
creiamo da soli per difenderci da quello, che il vero senso della nostra
esistenza…non credo che esista più la felicità, o se esiste, non è stata
destinata a me. E poi, vorrei tanto capire se…mentivo quando dicevo che amavo
Heero? Ho mentito quando dicevo di amare Duo? Sono sempre stata nient’altro che
una bugiarda, con me stessa e con tutti e due? Ormai, non lo so più…so soltanto
che il sapere che non lo vedrò più, mi fa così male che vorrei non vedere più
neanche un altro giorno…
Dalla mia finestra
Io guardo il mondo che passa
E invece no… tutto continua ad andare avanti, niente si è
fermato, quando Hilde mi ha dato quella lettera, niente… le stelle non si sono
spente, il mondo non si è improvvisamente fermato, non è accaduto nulla. Fuori
da questa fredda stanza, tutto è andato avanti, come sempre e a nessuno fuori,
è importato che
Ed ogni giorno ci
sarai, ogni minuto, che vorrai
Ad ogni passo
della vita
…e invece ora, non ho più te, ti
ho perso per sempre, perché non ho avuto il coraggio, e la forza di rischiare,
e sapere che tu non mi amavi, quanto io amavo te… eppure, tu sei ancora qui,
eppure tu sei ancora nella mia mente e nel mio cuore, e ci sarai per sempre…
mai, per un solo attimo, smetterò di amarti, anche perché, pur volendo, non
potrei, perché tu hai lasciato una parte di te in me… Daphne, nasce domani,
amore mio, e io spero che assomigli tutta a te, così da averti sempre con me…
E quale strada
sceglierai, che direzione mi consiglierai
Ad ogni passo
della vita
…eppure, la mia vita dovrà andare
avanti, purtroppo dovrà separarsi dai tuoi ricordi e da te… perché io sono
Sei solo un’ombra
…chissà, se anche sulla Terra sta piovendo…
so che sulle colonie, è un computer che decide se far piovere o meno…se ci
fossi stata tu, mi avresti detto: “Che cosa poco poetica!” e ti saresti toccata
il naso, con il dito, come quando non sai che cosa dire e sei contrariata per
qualcosa… e io ti avrei detto: “Che preferiresti che non piovesse affatto?!” e
avremmo litigato… poi ti saresti avvicinata e mi avresti baciato, dicendo che
avevi ragione tu e che io avevo torto marcio, e io ti avrei dato ragione…e
invece stavolta ti ho dato torto, ti ho detto che sbagliavi, tacita risposta a
quando mi urlasti: “Io mi sono messa con te perché sono
innamorata di te!”… chissà, se magari allora lo pensavi o lo dicevi solo per
consolarmi…e, in fondo, ora poco importa… perché ora il tuo viso mi appare
scuro, non lo riesco più a ricordare… sei solo un’ombra nella mia testa e,
sebbene lo sperassi, adesso mi fa tremendamente paura… perché continuo
follemente ad amare una persona, di cui sto scordando il viso…
(Io ti ho creduto
e credo in te, tutto l’amore che c’è in me)
Ho sempre avuto fiducia in te, sempre, forse anche
di più di quanta ne avessi per me stesso, anzi sicuramente molta di più di
quanta ne avessi per me… ho sempre saputo, già dal primo giorno che ti avevo
vista, che eri speciale, ma eri diversa dalle altre, c’era qualcosa di stupendo
nei tuoi occhi celesti, qualcosa che non capivo e che era il più ancestrale
segreto dell’Universo… quando eravamo solo amici, ho sempre pensato, a ragione,
che era l’amore che provavi per Heero a renderti così, poi, da quel giorno, che
non ho avuto altra scelta, che venire alla Reggia per cercare un lavoro, ho
capito che non era più quello, anzi non era mai stato quello per me… mi sono
innamorato di te e ho pensato che tu fossi così solo per una tua innata
capacità, ho scordato Heero e l’amore che provavi per lui e che ancora provi
per lui… aveva ragione Heero, ha sempre avuto ragione… io lo avevo già tradito,
prima che lui sembrasse morto, già da prima di quella sera, che rubassi quel
bacio alla sua Relena, già da quello stesso momento, in cui io l’ avevo
guardata e avevo visto quanto fosse bella e quanto avrei voluto averla soltanto
per me… ma è stata solo un’illusione, una stupida idea, su cui io mi ero
intestardito, lo stare con te, che dal primo momento, sapevo sbagliata, ma che
ho sperato nel mio cuore, che potesse un giorno cambiare, anche se sapevo che
non ti avrei mai potuto rendere felice, quanto avrebbe potuto fare Heero…
Ma la tua voce mi
parla
…e nonostante, ancora adesso pensi sempre di aver
fatto la cosa giusta, sento ancora la tua voce nella mia testa… non riesco a
dimenticarmi di te, o a rassegnarmi che era così che doveva andare, che doveva
finire, che era tutto sbagliato e che così ho riportato l’ordine, che doveva
esserci… fino alla morte, mi assillerà
il pensiero, di non aver avuto la forza di starti accanto, di rischiare che tu
mi mandassi via per sempre e di essermene andato via prima io, prima che ciò
potesse succedere… spero solo di non svegliarmi una mattina, a quarant’ anni, e
capire di aver sbagliato… ma anche allora il problema riguarderà solo me,
perché non era giusto che io ti costringessi ad una vita, che sarebbe stata
sempre peggio di quella che tu invece meriti…
(e dal cuore di
tua madre)
… hai sempre maledetto il fatto che fossi una
Principessa, l’hai sempre detestato, avresti voluto essere un’altra persona e
non quella invece che eri… me lo hai detto tante volte, anche quando eravamo
solo amici… mi dicevi: “Se solo non fossi la figlia di Eleanor Peacecraft…”, e
poi abbassavi lo sguardo e dicevi che sapevi che era impossibile cambiare
improvvisamente identità… e adesso so che anche per il fatto che sei una
Principessa, tra noi, non sarebbe mai andata a finire bene… io sono un
irresponsabile e, se non sono stato
capace di proteggere te, figuriamoci se potevo essere un buon Re per il tuo
paese, che è così piccolo, ma anche così importante a livello internazionale…
E la tempesta
… e mi si scatena dentro la tempesta, quando penso
che per quel cognome, così pesante che porti, un giorno dovrai sposare
qualcuno, sarà anche solo perché hai il dovere di diventare Regina… e, se fosse
Heero, forse lo accetterei, perché saprei che era giusto così, ma se non fosse
più lui, sarà anche peggio… il solo pensare che, alla mattina, guarderai un
altro uomo, a cui sorriderai, mi fa nascere una miriade di emozioni, che non
riesco ancora a fermare… che diamine mi importa che era giusto così, se non ti
avrò più?! Che cosa avrebbe più valore?! Niente, niente di niente… perché,
nonostante lo neghi e cerchi di scordarlo, ti amo ancora così tanto, che ti
penso tutto il giorno, e vorrei scordarti, ma, se solo cominciassi a farlo, mi
ammazzerei su due piedi… perché, nonostante soffrirò per tutta la vita, non
voglio smettere neanche per un secondo di amarti, fino all’ultimo mio respiro,
che userò per chiamare il tuo nome…
(e molto presto
capirai che tutti gli anni che vivrai, cancellano i peccati suoi)
… perché, un giorno, lo capirai, mia piccola
Principessa, che ognuno nasce con un gomitolo di lana, da cui si dipana un
filo, che noi possiamo solo seguire nel suo corso, ma non orientare… tu sei una
Principessa e la tua anima gemella è Heero Yuy… e gli anni passeranno lenti,
per me, rapidi, per te, e di colpo, cancelleranno le colpe di quella condizione
di figlia regale che non avresti mai voluto, ma che ora invece dovrai
accettare, perché io non ti distoglierò più da ciò che realmente sei e meriti
di essere… e io capirò e accetterò
il mio errore, che spero che diventi sopportabile, almeno… perché di
scomparire, non potrà mai accadere…
Nei suoi pensieri,
io vivrò, con le sue mani ti accarezzerò
Ad ogni passo
della vita
… l’unica cosa, che mi consola è pensare che almeno
qualcosa di me, ti rimarrà per sempre… la mia bambina, che non guarderò nascere
e che chissà quando avrò la forza di vedere… io vivrò in nostra figlia e, se
negli anni, ogni tanto, penserai a me, spero che nelle sue mani piccole e
paffute, potrai trovare qualcosa di me… Daphne, forse, chiederà di suo padre un
giorno o magari tu le dirai che io sono lontano, e che ti ho lasciato, e avrai
ragione… e chissà, spero che tu riesca a fare sì che la mia bambina non mi odi
un giorno…
Stringila forte,
quando avrà paura, che c’è il mio amore che non la abbandona
Ad ogni passo
della vita
… ma, anche se questo dovesse
succedere, non credo che sarà importante, perché tu, invece, le sarai accanto e
la amerai, anche per me… e anch’io, dall’altra parte di questo cielo, carico di
pioggia, non smetterò mai di amare tutte e due…
Il cielo continuò a rumoreggiare
ancora a lungo, testimone e custode silenzioso, di un addio triste, ma ancora
carico di amore, che si stavano dando due ex fidanzati, il cui destino aveva
unito e ora stava inesorabilmente separando, travolgendoli in una tempesta di
lacrime di pioggia, che,
gelide e brutali, incrostavano le loro anime di insicurezza e di paura.