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Autore: Ananke_ildestino    09/05/2009    2 recensioni
Quando un donnaiolo come Roy scopre il suo vero amore, sarà capace di raggiungerlo? O lo farà fuggire.
Anime Based, 15R themes, Roy->Ai.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang | Coppie: Roy/Riza
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Reaching for R...

Disclamers: i personaggi e le ambientazioni sono una creazione della mente geniale della sensei Hiromu Arakawa e degli sceneggiatori dello studio Bones, io mi limito a distruggere XD
Note: Prima di questo capitolo ci tengo ancora una volta a sottolineare che mi baso solo ed esclusivamente sull'anime, con tutte le libertà e le restrizioni che questo comporta.
Reaching for, per chi non lo sapesse, significa: raggiungere con le mani, anelare, tentar d'afferrare.


Reaching for R...
REASON

Quella che doveva essere una giornata come le altre, si era rivelata un’assurdità nell'ordinato e logico mondo di Riza Hawkeye. In mattinata aveva sorprendentemente trovato il suo superiore sì distratto, ma non impegnato in divagazioni e tentativi di fuga dal lavoro. E tutto perché era stato scaricato, come aveva facilmente scoperto. Aveva finto di accettare questa spiegazione, ma in realtà le sembrava ancora strano, era già successo altre volte, prima o poi quasi tutte le donne di Mustang l'avevano scaricato per il suo incorreggibile vizio di correr dietro a tutte le ragazze che incontrava sulla sua strada, occupato o libero che fosse. Ma mai l'aveva visto così strano. E le stranezze continuarono per tutta la giornata. Ad un certo punto, mentre lei si trovava nell'ufficio del colonnello per controllare una pratica, aveva telefonato il maggiore Hughes, come sempre, e l'alchimista era letteralmente balzato sulla sedia. Riza era rimasta stupita, ma visto che continuava a rifiutarsi di rispondere aveva dedotto che, forse, aveva intuito chi fosse a cercarlo e non lo volesse sentire, per qualche misterioso motivo. Aveva quindi risposto lei, indecisa se inventarsi che il colonnello non era in ufficio o costringere l'uomo ai suoi doveri, fra cui rispondere alle telefonate. Si era ritrovata a fare una breve conversazione con il maggiore Hughes, che le aveva chiesto di Mustang, come se sapesse già cosa stesse accadendo. Si era meravigliata di quanto i due si conoscessero a vicenda, se da Central l'altro militare riusciva ad immaginare così bene la situazione lì a East; ma ancor di più si era sorpresa quando l'uomo non aveva voluto parlare con il colonnello, ma le aveva solo dato un indecifrabile messaggio da riferire.
Ma le stravaganze di quella giornata non erano ancora finite. Poco dopo la telefonata, mentre stava riportando i fogli presi in precedenza nell'ufficio del superiore, si era ritrovata a faccia a faccia con lui prima ancora di riuscire a bussare. Le aveva detto che sarebbe andato con Havoc a controllare il deposito delle munizioni, una scusa per farsi un giro per la base di un’evidenza quasi imbarazzante, ma visti i precedenti di quella giornata lo aveva lasciato libero di fare, senza dimenticarsi di mostrare comunque il suo disappunto. Anche se aveva un grado più alto del suo e anche più anni d'esperienza doveva ancora imparare a lasciare le questioni personali fuori dall'ambiente lavorativo, probabilmente era una cosa impossibile per Roy Mustang.
Mentre i due colleghi gironzolavano per la base, lei sistemò tutto il lavoro del pomeriggio con gli altri militari rimasti in ufficio, mise anche in ordine la scrivania del colonnello, impilando per bene le pratiche da controllare e suddividendo tra archivio e buste per le consegne quelle già pronte. Era un lavoro che i più consideravano noioso e puntiglioso, ma a lei piaceva mettere ordine. Ordine significava logica, precisione e semplicità. Almeno dal suo punto di vista. Le cose complicate, pompose e troppo fantasiose non le piacevano, le mettevano ansia e la mandavano in confusione. Non era una donna portata per certe cose come le feste, i balli o che arrossiva per frasi enfatiche e vuote dette con sussurri e sguardi ammiccanti. In pratica non era proprio la donna che sarebbe corsa tra le braccia di Mustang, proprio no. Lui era l'esatto contrario dell'uomo che avrebbe mai potuto amare. Un sorriso le sfiorò le labbra, mentre con delicatezza sistemava lo scrittoio del suo superiore. Come colonnello invece le piaceva proprio, nonostante quella sua tendenza a svignarsela invece di portare a termine i suoi doveri.

Il duo di fuggiaschi tornò in ufficio quando ormai mancava poco alla fine dell'orario lavorativo. I documenti più importanti erano già stati sistemati e anche il lavoro da completare il giorno seguente era già stato impostato. Havoc rientrò in ufficio grattandosi la testa, e mugugnando qualcosa di incomprensibile. Quello era come un segnale per il resto della truppa, che si avvicinò curiosa di sentire cosa di strano avesse visto o sentito. Ma a Riza non interessavano le storie strambe dei suoi colleghi in quel momento, se era tornato il sottotenente significava che anche il Flame Alchemist era nell'altro ufficio e doveva giusto portargli le carte da vidimare il giorno dopo.
Perciò non attese nemmeno di sentire l'inizio del racconto e uscì con il suo solito passo spedito verso la stanza accanto.
Bussò alla porta.
-Avanti- sentì provenire la voce stanca del colonnello dall'altro lato.
Con l'abituale movimento leggero aprì ed entrò di qualche passo nella stanza. L'uomo era buttato sulla sua poltrona, con le braccia penzolanti lungo i fianchi, e la testa buttata all'indietro mentre fissava un punto imprecisato del soffitto sopra di lui. Sembrava realmente fiaccato, perciò Riza decise di non disturbarlo sino a che lui non avesse scelto di sua volontà di ascoltarla.
In quello stesso momento una ciocca fuori posto le sfiorò l'orecchio. Dopo un'intera giornata di lavoro i suoi capelli erano completamente spettinati. Guardò il suo superiore che non accennava a muoversi, e allora decise di avere qualche secondo per sistemarsi un attimo quella capigliatura ribelle. Odiava quei lunghi capelli, se sua madre non l'avesse quasi costretta a farseli crescere!
Li sciolse con un rapido gesto, e li tirò sulla sua spalla sinistra. Si ingarbugliavano sempre, per questo con una mano cercò di districare almeno i nodi più grossolani. Quindi con perizia rifece l'acconciatura. Mentre chiudeva il fermaglio si accorse con la coda dell'occhio che il colonnello la stava guardando.
-Mi scusi colonnello.- disse, non sapendo bene a quanto di quel poco pregevole siparietto avesse assistito.
Ma lo sguardo di lui era completamente perso, ancor peggio rispetto al resto della giornata.
-Colonnello?- lo chiamò ancora, cercando di risvegliarlo da chissà quali fantasticherie.
Il tentativo funzionò perché lui rispose subito, anche se solo per riflesso condizionato. Era decisamente troppo stanco. Non capiva esattamente il motivo di quella sua situazione, ma sapeva che era meglio non opprimerlo oltre, soprattutto ora che il lavoro era praticamente terminato. Spiegò velocemente cosa era venuta a portare, salutò ed uscì. Cercando di nascondere il dubbio e la meraviglia per quegli atteggiamenti bizzarri del suo superiore.
Tornò nell’ufficio che condivideva con il resto della banda, ancora un po' scossa dalla giornata. Si sedette tranquilla al suo scrittoio e prese il libro che aveva acquistato il giorno prima nella libreria vicina a casa sua. Provò a leggere alcune frasi, ma non era affatto concentrata, non riusciva a leggere, era preoccupata per Mustang. Decise allora di mettere nuovamente a posto il romanzo. E si mise ad ascoltare le chicchere dei suoi colleghi. Con un certo stupore si accorse che anche loro stavano parlando di Roy, e dei suoi comportamenti eccentrici quel giorno. Cercando di non sembrare troppo interessata si azzardò persino a chiedere spiegazioni.
Fu Havoc a risponderle con un fiume di parole: -Vede tenente, prima quando siamo andati a fare l'ispezione il colonnello mi è sembrato strano da subito, se ne stava tutto silenzioso, e sembrava non guardare nemmeno dove stesse andando. Poi mentre eravamo al deposito si è sistemato come solito sulla porta a guardare le esercitazioni, ma era come assorto, solitamente almeno alle ragazze del banco o a quelle che si stanno esercitando fa un sorriso o un saluto, questa volta niente di niente! E poi quando stav... no cioè...- a questo punto il biondo collega si fermò un attimo, la fissò come se stesse valutando un problema, quindi ricominciò. -Dicevo, quando poi siamo usciti mi ha chiesto d'improvviso se potevo trovargli una donna qui alla base! Capisce?! Io trovare una donna a lui, al colonnello!- Jean stava sottolineando la cosa con gesti eclatanti, ma il tenente non dava l'impressione di aver capito quanto questa cosa fosse sconvolgente. Tutti la fissarono per un secondo, increduli di fronte alla sua imperturbabilità. A quel punto Havoc decise di concludere velocemente il riassunto: -Beh a quel punto l'ho portato a fare un giro per la base, gli ho fatto vedere tutte le ragazze più carine che conosco, ma a quanto pare nessuna l'ha soddisfatto, aveva sempre quell'espressione corrucciata e pensierosa, faceva quasi paura.-.
Riza decise che quella storia era stata sufficiente, senza dover ascoltare anche le strambe ipotesi degli altri militari, che nel frattempo erano già passati ad analizzare svariate motivazioni, le più assurde possibili, che comprendevano anche il rapimento alieno e la sostituzione del colonnello con un sosia.
Lei tornò a guardare le pagine del libro, ma senza leggere nemmeno una lettera, stava anche lei facendo supposizioni sulle ragioni che avevano portato a quegli atteggiamenti insoliti del suo superiore. Lei sapeva, a differenza degli altri, che era stato scaricato da una donna il giorno prima, e che aveva qualcosa in sospeso col maggiore Hughes. Ma restavano comunque informazioni frammentarie e ridotte per poter giungere ad una conclusione sensata. Non era la prima volta che veniva scaricato da una donna, né la prima che aveva un diverbio con Hughes. No, doveva esserci dell'altro, ma nemmeno lei riusciva a capire cosa. Nel frattempo l'orario di lavoro era terminato, decise perciò di lasciar perdere quell'indagine, chiuse il libro e sistemò la borsa pronta a tornare a casa. Probabilmente il giorno dopo Roy Mustang sarebbe tornato quello di sempre.

Invece le cose non cambiarono né il giorno dopo né quello ancora seguente. Erano già passate quasi due settimane ma Mustang continuava a comportarsi in modo strano, soprattutto con lei. Non che la cosa la stupisse, tra tutti era lei quella con cui aveva più contatti. Continuava a restare incantato con lo sguardo nel vuoto, oppure la fissava con espressioni incomprensibili in volto. Le telefonate con Hughes avrebbero potuto sembrare normali, se non che ora raramente la chiamata veniva chiusa con il classico schianto della cornetta sull'apparecchio, e che almeno un paio di volte, al suo ingresso nell'ufficio, il telefono era stato riattaccato in tutta fretta e con fare imbarazzato del suo superiore. Non riusciva nemmeno più a distrarsi con il giornale o qualche altro futile passatempo, né tentava di scappare spesso come prima. Inoltre quell'aria sempre per metà abbattuta e per metà sfiduciata non erano proprio adatte al colonnello che conosceva. Una volta l'aveva pure sorpreso mentre sospirava guardando fuori dalla finestra! Riza stentava a riconoscerlo e soprattutto ancora non aveva scoperto la ragione di quel comportamento. Aveva cercato di indagare un po' di più anche tra i suoi colleghi, ma nessuno di loro le era venuto in aiuto. Sembrava impossibile trovare una risposta se non chiedendo direttamente all'alchimista. Ma sarebbe stato molto sgarbato, e di poco tatto. Decise allora per un aggiramento, facendo domande allusive ma non dirette. Nemmeno questa tattica però produsse risultati, l'uomo rispondeva con altrettanto allusive affermazioni e dichiarava di non avere nulla di cui preoccuparsi.
Vista l'impossibilità di scoprire i motivi della sua depressione, il tenente aveva optato per una cura palliativa. Per prima cosa aveva aumentato le ore a disposizione per le abituali partite con il generale Grumman, quindi aveva iniziato a portare lei stessa il Central Times o altre riviste, per svagare un po' il Flame Alchemist. Inizialmente sembrava funzionare poco, Roy si trascinava dal generale svogliato e senza entusiasmo, e i giornali li sfogliava appena. Ma quando aveva scoperto che era lei a portarli le cose erano migliorate. In realtà come solito aveva esagerato, ed era passato da un estremo all'altro. Ora si faceva trovare costantemente con almeno una rivista per le mani, e non saltava nemmeno un articolo del quotidiano. Riza non era esattamente estasiata da questo nuovo comportamento, ma era abbastanza soddisfatta, questo colonnello somigliava decisamente di più a quello che lei conosceva dai tempi di Central.
Alla fine le giornate procedevano, anche se come sempre tra un richiamo al lavoro e l'altro, e Riza si sentiva più tranquilla rispetto a quelle prime due settimane. Anche se ogni tanto notava ancora delle strane occhiate verso di lei attraverso le pagine dei giornali da parte del suo superiore, ma probabilmente controllava solo che non lo interrompesse per l'ennesimo documento da controfirmare. L'unica cosa che non era riuscita a ridimensionare erano le partite con il generale. Era stato impossibile imporre nuovamente il vecchio orario, e non solo perché Mustang era contrario, ma lo era pure Grumman! Quando un giorno era andata a ripescare il colonnello che tardava a tornare, aveva provato ad affrontare l'argomento, ma il responsabile dell'East HQ le aveva semplicemente risposto: -Mi dispiace tenente, ma le nostre partite a scacchi sono fondamentali, è mio dovere tener alto il morale dei miei uomini migliori e anche dispensargli buoni consigli, e non ho altra occasione che questa.- e fece seguire un maldestro occhiolino in direzione di Roy. Riza li fissò muta, prima il vecchio e poi il giovane che cercò di fare un sorriso di circostanza poco credibile. Capì che doveva rinunciare a ridurre nuovamente l'ora d'aria del Flame Alchemist.
Tra i suoi colleghi continuava comunque a serpeggiare il dubbio. Se volevano sapevano essere più pettegoli delle portinaie, e avevano già scoperto da tempo che Mustang non si era avvicinato a nessuna donna da quando aveva fatto il giro d'ispezione, per così dire, con Havoc. Avevano ormai anche scoperto che il giorno precedente a quello era stato scaricato, e non da una sola donna come aveva intuito Hawkeye, ma da ben due in contemporanea. Ma a loro parere tutto ciò non bastava a giustificare lo strambo comportamento che il colonnello continuava a tenere, anche se mitigato dallo sforzo di Riza. La “questione Roy Mustang” era diventata l'argomento principale e preferito dall'ufficio dello stesso Flame Alchemist. Riza che non partecipava a questi dibattiti ormai aveva sentito diverse ipotesi, ma la più sorprendente era stata un'uscita di Breda, inconsapevole che lei stesse rientrando proprio in quel momento in stanza, aveva detto: -E se si fosse semplicemente preso una cotta per Hawkeye?-.
-Il colonnello?- aveva domandato lei a bruciapelo, facendo balzare il collega che ancora non si era accorto del suo ingresso.
-Ecco... sì.- rispose titubante.
-Che stupidaggine, è impossibile, lavoriamo assieme da anni, perché dovrebbe interessarsi proprio adesso?- ribatté mentre sedeva al suo posto.
-Effettivamente ha ragione, ma il cuore ha le sue strade...- Tutti lo fissarono, e Havoc si lasciò anche scappare: -Non sapevo fossi un poeta Breda.- Ovviamente l'altro arrossì di colpo, e tutti risero. A quel punto Falman fece la domanda che tutti loro avevano voglia di farle da giorni.
-Tenente, secondo lei allora perché il colonnello è così strano da non aver ancora trovato un'altra ragazza?-
Riza rimase un po' pensierosa, in realtà lei non si era mai posta il problema, la vita privata del colonnello non la riguardava. Pensò un attimo con calma, quindi: -Probabilmente essere scaricato da due donne in contemporanea l'ha scottato troppo e per un po' ha bisogno di prendersi una pausa, immagino.- La platea composta dagli altri militari valutò la sua ipotesi e sembrò che tutti la trovassero credibile, tranne Breda, che scettico continuava a propendere per irrealistici innamoramenti.

Era un lunedì soleggiato a East City. Riza stava tornando a casa dopo una giornata di lavoro come sempre, ad inizio settimana, piena di complicazioni e faccende. Il generale aveva anche convocato Mustang proprio quando finalmente era riuscita a togliergli dalle mani tutti i giornali che lei, stupidamente, continuava a portargli. Di conseguenza aveva dovuto costringerlo ad una sessione intensiva di firme, evitando tutte le sue chiacchiere per scansare il lavoro, o rallentare il ritmo. Alla fine aveva comunque portato a termine tutti compiti da svolgere entro la giornata, e preparato quelli per il giorno dopo, ma ora era alquanto stanca. Non vedeva l'ora d'arrivare a casa, avrebbe preparato una bella vasca d'acqua calda, con qualche sale, e si sarebbe rilassata finendo il romanzo che aveva acquistato pochi giorni prima, e magari ascoltando un po' di musica alla radio.
Ma tutte le sue speranze andarono in pezzi appena svoltò l'angolo. Davanti alla porta del suo palazzo, seduta sui gradini, con una grande valigia appoggiata a lato, vi era una donna di mezza età. Bionda come lei, anche se alcune ciocche tendevano a sbiancare, un poco più bassa e decisamente più femminile. Dopo un attimo di titubanza Riza si fece forza e s'avvicinò alla signora che dondolando i piedi stava guardando degli uccellini giocare su di un albero vicino.
-Mamma! Cosa ci fai qui?- domandò diretta, serrando le mani ai fianchi.
La donna si girò di scatto, sorpresa, poi le sue labbra si allargarono in un sorriso e d'impeto s'alzò per abbracciare la figlia.
-Oh Riza! Che bello vederti! Tua madre non ne poteva più di sentirti solo per telefono, ero così preoccupata che sono venuta da te!-.
Riza dopo un attimo ricambiò la stretta, sospirando. Non c'era nulla da fare con quella donna, era inutile dirle che andava tutto bene e non aveva bisogno di lei.
-Mamma, su entriamo, non c'è bisogno di dare spettacolo per strada.-
-Ma quale spettacolo, madre e figlia che si ritrovano, è un bel quadretto, non credi?- disse ancora stringendo ancora di più la ragazza e concludendo con un bacio sulla guancia. Il tenente dentro di sé stava sprofondando dalla vergogna. Con un gesto deciso ma non rude, si liberò e prese velocemente la valigia materna.
-Di qui.- disse mentre con una po' di fatica trascinava all'interno l'enorme bagaglio. Fortunatamente il suo appartamento era al piano rialzato!
L'altra donna la seguì, guardando attentamente ogni angolo della struttura in cui entrava, e mentre il militare estraeva le chiavi di casa, ricominciò a parlare:
-Sono già due anni che vivi qui e ancora non mi avevi invitata a casa tua, sono così ansiosa di vedere come si è sistemata la mia bambina.-
Riza finse di non ascoltare e, aperta la porta, la guidò nel piccolo ingresso. La signora Hawkeye con espressione meravigliata stava memorizzando ogni cosa.
La casa della ragazza era molto piccola, comprendeva solo una cucina, un piccolo salotto, l'ancor più piccolo ingresso, la camera da letto e un bagno, questo stranamente grande rispetto alle altre stanze. La madre fece velocemente un sopralluogo di ognuna.
-È molto piccolo Riza - disse mentre lei ancora stava cercando di portare la valigia nella camera da letto. -Però hai un letto matrimoniale, così potremo dormire entrambe comodamente.-
-Sei fortunata, perché avevo intenzione di cambiarlo con un letto singolo, questo è troppo grande per una stanza così piccola.- rispose mentre si massaggiava le braccia.
-Come cambiarlo! Riza, una donna nel fiore dell'età e in cerca di marito come te, deve avere un letto matrimoniale!-.
La giovane si limitò ad un'occhiataccia, ormai aveva capito che ogni contestazione era inutile con sua madre, non l'avrebbe mai ascoltata. Secondo lei, Riza a 24 anni era ormai donna da marito, ed il fatto che non avesse nemmeno un fidanzato la rattristava molto. E nel vero senso del termine, per questo il tenente aveva acconsentito alla richiesta della madre di farsi crescere i capelli. Riza era la sua unica figlia, e l'amava totalmente, voleva solo il suo bene, semplicemente a volte non capiva che i sogni della ragazza potessero essere diversi dai suoi.
Dopo il quarto giro di tutto l'appartamento, la donna riapparve sulla porta della stanza, mentre la giovane si stava togliendo la divisa, per mettersi in abiti più comodi.
-Anche se non è grande, sicuramente è molto carino, e tu sei come sempre così ordinata tesoro mio!- sorrise nuovamente all'indirizzo della figlia, esprimendo tutta la sua gioia e l'amore con quel semplice gesto, e Riza pensò che forse le era mancata, a volte, quella donna un po' troppo sognatrice e coccolona.
Ci volle una buona mezz'ora prima che l'entusiasmo della signora Hawkeye sfumasse un poco, quindi sistemarono almeno una parte del contenuto della valigia, e presto arrivò l'ora di cena. Come ogni buona mamma si rifiutò di cedere il posto in cucina alla “bambina” che venne relegata sul piccolo sofà del salotto.
Mangiarono assieme, parlando del più e del meno: Riza s'informò di Central City, e di come era andato il viaggio, scoprendo che sua madre si sarebbe trattenuta a casa sua fino al sabato successivo.
Sistemate tutte le stoviglie e ripulito per bene la cucina continuarono la chiacchierata sul divano. Non si vedevano da molto tempo, e le telefonate erano semplici scambi di informazioni in modo veloce. Né Riza né i suoi genitori avevano un telefono, perciò erano costretti ad usare quelli della base e quelli pubblici per contattarsi, avevano fissato un giorno alla settimana in accordo con il centralino di East City, ma non poteva certo occupare una stazione telefonica per oziosi discorsi con sua madre.
L'irritazione che aveva colto la ragazza appena aveva visto sua madre seduta sulla porta di casa era completamente svanita, ora era veramente felice che la donna fosse venuta a trovarla, anche senza avvisare. Parlarono delle cose più svariate, sino a che la madre non notò il leggerissimo luccichio degli orecchini di sua figlia.
-Oh Riza, ma porti ancora quegli orecchini che ti regalò tuo padre quando eri piccola?- domandò mentre le scostava una ciocca di capelli per scoprirle l'orecchio.
-Si, mamma, vanno benissimo questi, non ne voglio altri.-
-Ma tesoro, non ti rendono giustizia, e poi come farai a scambiarli con quelli che ti regalerà il tuo ragazzo.-
-Quale ragazzo e quali orecchini?- rispose stupefatta.
-Ma sì un ipotetico ragazzo, in fondo non indossi altri gioielli, sarà la cosa più naturale per lui comprarti degli orecchini, ma se non ti abitui a metterne altri non riuscirai mai a scambiarli.-
Riza la guardò in tralice, alla fine era tornata sul suo argomento preferito, i suoi possibili, probabili, indispensabili, futuri ragazzi.
-Mamma...- iniziò solamente la frase, perché l'altra donna si intromise come se avesse avuto un’illuminazione improvvisa.
-A proposito, come sta Havoc?-
-A proposito di cosa?- chiese ben sapendo quale fosse il filo del ragionamento della madre. -Comunque bene, penso, non peggio né meglio del solito.- aggiunse semplicemente.
-Ma come, dovresti badarci di più, secondo me fareste una coppia perfetta voi due.-
-Non mi interessa Havoc, e io non interesso a lui, smettila con le tue fantasie.-
-Uff, è solo una tua fissazione, se ti curassi un po' di più sicuramente infrangeresti i cuori di tutta la base, Havoc compreso.-
Riza stava veramente per scoppiare.
-Ma si può sapere perché proprio Havoc?-
-Perché è così carino, e poi è biondo proprio come il tuo papà e lavorate assieme da così tanto tempo che ormai vi conoscerete perfettamente.-
In pratica a sua madre piaceva Havoc, e di conseguenza doveva piacere anche a lei. O più semplicemente lo considerava l'unico uomo con cui avesse un rapporto umano, e forse non era del tutto falso rispetto alla situazione che si era creata a Central City.
Lei non era mai stata una ragazza socievole, veniva spesso isolata e lei stessa non si lamentava di quella condizione, anzi la preferiva alla baraonda dei gruppi d'amici. Quando aveva iniziato a lavorare era stata inizialmente utilizzata in vari ruoli saltuariamente, senza né il bisogno né il dovere di integrarsi in un team; solo quando era approdata al servizio dell'allora tenente colonnello Mustang aveva dovuto imparare la convivenza. A Central aveva un solo collega, Jean Havoc. All'inizio era stato complicato, aveva dovuto imparare tutto da zero, ma Jean era stato molto paziente e soprattutto abbastanza incosciente da non metterla affatto in difficoltà. E sua madre si era subito innamorata di lui, aveva deciso che era lo sposo perfetto per sua figlia, visto che era stato lui a farla “uscire dal guscio”. In effetti, sua madre dimenticava sempre che nell'ufficio sia di Central che di East c'era anche Mustang. Probabilmente non lo considerava per via delle sue abitudini con le donne, o per il suo grado militare, o più semplicemente perché non era biondo.
Riza provò, per l'ennesima volta, a chiarire la questione con sua madre.
-Mamma, a me Havoc non piace, non interessa! È un collega e un amico e basta. E poi- aggiunse quasi mormorando -non mi piacciono i fumatori.-.
-Continui a sottovalutarti, tesoro mio. Qualunque uomo smetterebbe di fumare se potesse avere una donna come te come moglie.- Era più testarda di un mulo, dovette ammettere a sé stessa la ragazza.
-Particolari, a me non interessa, e non mi interessa nessun militare, capito?- Essere categorici a volte, ma raramente, funzionava.
-Nessun militare?- dallo sguardo si capiva che la mamma stava soppesando la dichiarazione.
-Si, non voglio un compagno nell'esercito, non è gradito e sarebbe solo una seccatura, per vari motivi.- Riza si stupì quando l'altra accettò la sua spiegazione.
-Si, hai ragione, meglio non un militare, così magari ti convince a smetterla con questo lavoro.-
Altro punto dolente, il suo lavoro, che a lei piaceva molto, ma alla madre faceva semplicemente molta paura. Quando le aveva detto giovanissima che voleva entrare in accademia, la donna era quasi svenuta, si era opposta per un poco, ma poi le aveva lasciato seguire la sua strada, in fondo non l'aveva mai ostacolata, solo non riusciva a nascondere la sua contrarietà.
Riza riuscì con una certa difficoltà a spostare il centro del discorso su argomenti meno fastidiosi per lei, ma poi restarono a parlare fino a notte fonda.

Il giorno seguente sarebbe dovuto essere un normale martedì, almeno al lavoro, ma si dimostrò alquanto particolare, anche se per un solo evento. Oltre agli ormai abituali sguardi incomprensibili del suo superiore ora Riza doveva subire anche le occhiate dubbiose e indagatrici di Breda. Dal giorno in cui aveva deciso che la causa del cambiamento di Mustang era lei, quella era la prima volta che la fissava così.
Breda aveva però le sue buone ragioni. Quella mattina, infatti, era stato convocato da solo nell'ufficio del colonnello, proprio mentre Hawkeye era all'archivio per delle pratiche. Credeva di essere stato chiamato in quanto vice di Riza, anche se solitamente quel ruolo spettava ad Havoc. Invece il Flame Alchemist voleva tutt'altro da lui, gli aveva ordinato di investigare sui gusti di Hawkeye in fatto d'uomini! L'esultanza per aver avuto l'intuizione giusta era stata subito smorzata dalla consapevolezza che la missione era tutt'altro che facile: come scoprire una cosa simile, quando quella donna non parlava praticamente mai di sé? E, ciliegina sulla torta, Mustang gli aveva vietato di far parola della cosa con chiunque, pena il rogo; perciò non poteva certo chiedere consiglio agli altri, era una cosa che doveva risolvere da solo, e di poco aiuto gli erano le parole di stima di Roy, che lo aveva scelto proprio perché in grado di tenere la bocca chiusa.
Per quello aveva passato la giornata a guardare Riza, cercando di capire come e quando affrontare l'argomento, ma non era riuscito a trovare soluzioni che dessero immediati risultati; a dire il vero nemmeno a lungo termine. Perciò alla fine si decise, in una delle rare pause lavorative, nel pomeriggio, prese il coraggio e domandò diretto:
-Tenente, com'è il suo uomo ideale?-
Riza rimase sicuramente sorpresa dalla domanda, non se l'aspettava ne poteva immaginarne i motivi, l'unica cosa a cui riusciva a collegarla era quella sua ipotesi stramba.
-Vediamo...- iniziò a dire, infondo non c'era nulla di male nel definire i caratteri generali del suo tipo ideale.
-Deve essere carino ovviamente, ma soprattutto ordinato, diligente, pacato, tranquillo e senza grilli per la testa, un tipo affettuoso ma non troppo soffocante, dedito al suo lavoro.- mentre Riza scorreva la lista, nella mente di Breda un'enorme croce rossa si formava sull'immagine del suo superiore.
-E soprattutto non voglio un militare.- Il tocco finale, per quel che riguardava Breda, ora il suo problema diventava riferire tutto ciò all'alchimista. A quel punto tutti si voltarono verso il biondo sottotenente che, con una faccia stralunata, si stava concentrando su Riza.
-Tenente... è una proposta?- domandò dubbioso.
-No, solo che guardandola mi è venuto in mente questo particolare.- rispose, quando in realtà era stata la discussione della sera prima con la madre.
E Havoc si ritrovò nuovamente al centro dell'attenzione degli sguardi contrariati e disgustati degli altri. Mentre ancora il giovane cercava di difendersi la ragazza s'accorse dell'ora.
-Oh, è il mio turno al poligono! Io vado, mi raccomando, tra mezz'ora ricordate al colonnello che deve andare ad ispezionare la stazione dei vigili del fuoco.- E senza aspettare risposta s'alzò per uscire. Nella sua mente Breda già sapeva di essere il prescelto che avrebbe accompagnato il loro superiore per le strade di East City.
Tornata dal poligono Riza aveva scoperto che Mustang si era fatto accompagnare proprio dal grasso sottotenente, ma non aveva dato troppo peso alla cosa, ma si era piuttosto concentrata sul lavoro da finire, con sua madre a casa non voleva fermarsi al lavoro oltre il dovuto, aveva in programma una passeggiata per la città assieme all'altra donna. E quando Hawkeye impostava dei tempi, era impossibile arrivare in ritardo anche di un solo minuto. Infatti, tornò a casa in perfetto orario, e rimase sbalordita. Vi erano vasi di fiori e nastri colorati ovunque. In realtà non erano poi così tanti, ma per lo stile marziale e severo di Riza, tutto quell’allegro fiorire di tonalità era un colpo al cuore.
-Mamma! Cosa è successo a questa casa!?-
-Ti piace Tesoro? L'ho trovata così spenta, perciò ho cercato di darle un po' di colore. Non ti preoccupare non ho speso molto.-
La spesa in realtà non la impensieriva affatto, non in quel momento. Stava per replicare che non aveva chiesto nulla del genere, e che non voleva tutte quelle cose nelle sue stanze, ma rinunciò con un sospiro. La loro casa a Central in fondo era proprio così, piena di colori e pizzi. A sua madre piacevano proprio, e ancora una volta non riusciva a capire che i gusti potevano anche essere diversi.
La successiva passeggiata fu decisamente più piacevole, anche se ogni tanto faceva nuovamente capolino l'argomento fidanzato, ma la giovane stava tornando abile nel deviare il discorso su altro, proprio come quando abitavano assieme nella capitale.

Arrivò anche il mercoledì, e fu un giorno infausto per il tenente. Già il colonnello aveva ben poca voglia di lavorare quella mattina, e continuava a farle domande assurde sui suoi gusti o sulla sua vita privata, in più i suoi colleghi la guardavano in modo strano, e a volte restavano anche per minuti ad osservarla assorti. Ma quello fu il meno, minacciarli una volta con la rivoltella aveva avuto un buon effetto sul resto dell'ufficio, e ormai con Roy sapeva perfettamente come fare per farlo lavorare nonostante tutti i suoi sforzi per evitare ogni occupazione. Il vero problema arrivò nel pomeriggio, dopo l'ennesimo incontro a scacchi con il Generale di quella settimana. Proprio mentre Riza stava guardando l'orologio da parete per la decima volta, soppesando le conseguenze che sarebbero derivate da una sua incursione negli uffici di Grumman per arpionare Mustang e ricondurlo ai suoi doveri, questi entrò nell'ufficio della sua truppa.
Disteso e con un'espressione radiosa in volto, sembrava il ritratto della spensieratezza, Hawkeye l'avrebbe volentieri impallinato, se non che in quel modo non avrebbe più potuto firmare alcunché.
-Bene signori, ho una bella notizia per tutti voi.- disse con aria soddisfatta. Tutti quanti lo guardarono assai poco convinti, poteva essere una delle sue idee strampalate, oppure era solo retorico.
-Il generale mi ha appena informato che per premiarci per il nostro splendido lavoro- Riza, ma anche gli altri, si domandarono con quale diritto usasse con tanta semplicità il “noi”. -saremo tutti invitati alla festa di gala che si terrà questo sabato sera a villa Renold.-
La reazione fu improvvisa, restarono tutti di sasso. Quel sabato era previsto un ballo nella storica villa di East City, per commemorare la fondazione della città. Vi avrebbero partecipato molte autorità, e anche personaggi importanti dell'economia e della politica provenienti direttamente da Central.
-Sta dicendo sul serio, colonnello?- domandò frastornato Havoc.
-Ovvio che sì, Havoc, ti sembro uno che scherza?- rispose con fare sconcertato il superiore.
Il gruppo di militari si guardò tra loro quasi a bocca aperta, ancora confusi.
-Beh, speravo in una reazione più festosa.- li squadrò scontento. -comunque domani vi consegnerò gli inviti ufficiali, così non potrete più essere tanto diffidenti. Cercate di prepararvi.-
E così dicendo si voltò, agitò una mano in segno di saluto e uscì. In quell'attimo Riza si riprese.
-Colonnello!- ma l'uomo aveva già chiuso la porta alle sue spalle. Allora prese velocemente i documenti che dovevano essere controllati e lo seguì.
Subito l'attenzione di Riza passò dall'invito al lavoro. E per quanto il colonnello continuasse a cercare vie di fuga, tra chiacchiere e vere e proprie evasioni dall'ufficio, lo tenne incollato alla scrivania sino all'ultima ora.
Solo mentre tornava a casa da sua madre, Riza pensò all'incredibile notizia che il Flame Alchemist aveva portato. Un invito alla festa più lussuosa e sognata di East City, era una cosa grandiosa, non riusciva nemmeno ad immaginare come fosse riuscito ad averlo, o se realmente gli era stato offerto. Sicuramente il generale doveva aver conoscenze importanti tra le autorità cittadine per essere riuscito ad avere quei permessi, soprattutto perché riguardavano anche dei sottufficiali. Ma i suoi pensieri virarono subito sulla questione principale: una festa di gala significava balli, banchetti, chiacchiere vuote e pettegolezzi di cui lei non sapeva e non voleva sapere nulla. Le vennero i brividi al solo pensiero di quanti l'avrebbero osservata, soppesata, valutata e giudicata con un solo sguardo, e quante parole avrebbero speso per irriderla o per esprimere il disgusto per quella donna che non indossava gioielli ricercati né ballava. Perché lei non si sarebbe mai abbassata a cambiare le sue abitudini per una decina di pomposi riccastri. Dovette mettere da parte questi pensieri nel momento in cui arrivò davanti alla porta di casa sua; se avesse mostrato un'aria infastidita o pensosa sicuramente sua madre l'avrebbe torchiata sino a che non fosse venuta a sapere cosa la tormentasse, e scoperto dell'invito avrebbe potuto inventarsi qualunque cosa. Si fermò un attimo esattamente di fronte alla soglia dell'appartamento e prese la sua decisione: il giorno dopo avrebbe rifiutato l'invito, trasse un profondo respiro ed aprì.
-Mamma, sono tornata.-

Il giorno dopo l'ufficio era in fermento, a stento riuscì a mantenere una parvenza d'ordine e a farli lavorare. Il colonnello invece sembrava tranquillissimo, anche troppo, si era comprato una strana rivista per uomini alla moda, e se la stava studiando con fin troppa dedizione, invece che dedicare anche un solo istante ai documenti che giacevano sulla sua scrivania. Decise di mettersi all'opera solo quando, dopo il centesimo richiamo, Riza mise la mano sulla fondina.
Verso mezzogiorno, quando ormai si stavano preparando tutti per la pausa pranzo, nell'ufficio dei sottoposti si presentò il generale Grumman in persona. Li salutò con fare paterno, anziché marziale, e fece loro i complimenti per il sempre puntuale e preciso lavoro svolto. Quella fu la parte migliore per Riza, le piaceva sentire che il suo operato era apprezzato dai superiori, lo vedeva come uno stimolo in più per migliorare ancora. Quindi venne invece il momento da lei meno atteso, a differenza dei suoi colleghi. Il responsabile dell’East HQ consegnò loro gli inviti, scritti su bigliettini di un bianco quasi accecante, con parti di scritte in oro. Quelli erano il lasciapassare per quell'esclusiva festa. Mentre gli uomini fissavano estasiati il loro biglietto nominale, cullandolo tra le braccia come un prezioso gioiello, lei lo fissò scontenta, tentata di gettarlo nel primo cestino disponibile.
Uscito il generale entrò il colonnello, sorridente, pronto a farsi inondare da ringraziamenti immeritati. E invece dovette richiamare l'attenzione dei suoi, che al suo ingresso non avevano interrotto la loro adorazione dei cartoncini. La cosa fece inarcare le sopracciglia dell'alchimista. Era pronto ad essere osannato, non ignorato.
Hawkeye sfruttò quel momento per fare la dichiarazione che aveva pensato e ripensato durante la notte:
-Colonnello, sono molto onorata per quest'invito, e la ringrazio per avermelo fatto avere. Ma credo di non essere la persona adatta per una festa così importante, per tanto mi dolgo, ma devo rifiutare.- Il tono di voce sembrava normale, ma non aveva preso fiato nemmeno una volta.
Roy la guardò come se gli avesse appena lanciato un coltello dritto nel cuore. E pure tutti i suoi compagni si voltarono con un'espressione triste in volto. Lei si sorprese, che cosa aveva detto di tanto deprimente?
-Ma come tenente, non crede che...- ma il colonnello non poté completare la frase, perché subito Fuery intervenne, ignorando completamente il suo superiore.
-Ma tenente, perché?! Venga anche lei, non può lasciarci soli!- aveva quasi le lacrime agli occhi.
-È tutto merito suo se abbiamo questi inviti, non avrebbe senso andare senza di lei. La prego!-
Che Fuery fosse sempre stato molto devoto a Hawkeye lo sapevano tutti, ma forse ora stava esagerando, tutti, tranne la donna, lo guardarono circospetti. Riza invece era rimasta seriamente colpita da tanto affetto, almeno ai suoi occhi, e abbassando leggermente la testa disse piano:
-Va bene, allora verrò. Se le fa così piacere sergente maggiore.-
Il volto prima depresso sino alle lacrime del piccolo militare si illuminò di colpo, e assieme a lui quello di Mustang, che lo abbracciò di colpo da dietro.
-Benissimo, allora verrete tutti, mi raccomando un abito consono, e ora andiamo a pranzo!- concluse il colonnello battendo con vigore sulle spalle di Fuery.
Per un’oscura ragione da quel momento sino al fine settimana i compiti di Fuery furono notevolmente alleggeriti per ordine diretto del colonnello, questa volta anche Riza sospettò che la scena per l'invito c’entrasse qualcosa.
Il problema di Riza a questo punto permaneva, aggravato dalla presenza della madre in città, l'unica soluzione era non farle sapere nulla, poi sabato, dopo averla accompagnata alla stazione sarebbe corsa a cambiarsi e quindi alla festa. E già si stava preparando alla noia e alle occhiatacce che avrebbe ricevuto.

Tutto sembrava andare secondo i semplici piani di Riza, era riuscita a non far intuire nulla a sua madre quella sera, e pure il giorno dopo era andata in ufficio convinta di avere ormai passato la fase critica. La giornata era stata più o meno tranquilla, tranne per il fatto che il colonnello era stato al telefono con il maggiore Hughes per ore, e si erano chiamati a vicenda almeno quattro o cinque volte. Il tenente era pronta a tagliare i fili del telefono se l'avesse sentito suonare un'altra volta.
Ma tutto precipitò nel giro di pochi minuti, quei pochi attimi in più che trascorse alla base alla fine dell'orario lavorativo, per far firmare l'ultima carta a Mustang e portare il tutto nell'ufficio designato.
Quando uscì dalla base le si parò davanti una scena preoccupante: sua madre era venuta a prenderla e ora stava parlando con Havoc e gli altri suoi colleghi. Ad Havoc poteva dire qualunque cosa, anche fare una proposta di matrimonio senza consultarla! Leggermente, ma senza farsi notare, allungò il passo.
-Mamma, cosa sei venuta a fare?- domandò senza nemmeno salutare.
-Oh Riza, ero venuta a prenderti, così ho avuto anche l'occasione di conoscere i tuoi colleghi.- disse sorridendo, ma già si notava che nascondeva qualcosa in quel gesto.
-Beh,- disse girandosi verso i ragazzi -credo di dovervi salutare, mi raccomando, abbiate cura di mia figlia,- quindi si voltò solo verso Havoc -soprattutto tu Jean.-
-Si signora.- rispose il giovane sottotenente grattandosi imbarazzato la testa.
-Buona serata.- salutò nuovamente, mentre prendeva a braccetto la figlia e s'incamminava.
I quattro la salutarono a loro volta con un gesto della mano.
Riza già presagiva strani discorsi, ma non aveva ancora capito che invece il suo segreto era ormai stato scoperto.
-E così vai ad una cena di gala domani sera?- domandò improvvisamente la madre, quando furono a metà strada rispetto a casa.
-Eh? Come l'hai saputo?- le domandò, tastando automaticamente nel taschino della divisa dove aveva lasciato l'invito, in modo da non dimenticarlo in casa.
-Me lo ha detto Havoc tra una cosa e l'altra.- Lo sguardo furbo della donna più anziana si puntò dritto negli occhi della figlia.
-Bambina mia questa è una grande occasione, ora che ho rivisto Havoc sono ancora più convinta che sia l'uomo adatto per te.-
-Oddio ci risiamo.- esternò la ragazza.
-Ma è così! E comunque a questa festa ci saranno un sacco di uomini importanti e sicuramente degni di una donna come te. Ancora capisco perché hai voluto tenermelo nascosto! Ora mi impegnerò a fare di te una donna perfetta per domani sera!-.
Riza non poté far altro che pensare che la ragione per cui aveva voluto tenere all'oscuro sua madre fosse proprio quella. Ora le avrebbe proposto qualunque cosa.
-Mettiamo in chiaro una cosa mamma, io non ho intenzione di omologarmi a quelle tizie che si imbellettano e ingioiellano solo per una serata, perciò non provare a propormi cose del genere.-
-Ma...-
-Niente ma!- si ricordò che doveva essere categorica per ottenere un qualche risultato, e parve riuscirci anche in questa occasione, infatti, la luce negli occhi della madre si spense un poco e annuì, anche se contrariata.

Ma l'illusione durò solo quella serata. La mattina seguente, con la scusa di uscire a comprare un po' di fiori nuovi per il centrotavola, la madre tornò con una serie di borse e borsine. In realtà non erano molte, ma a Riza spaventarono lo stesso. Per scoprire esattamente cosa contenessero dovette aspettare dopo il pranzo. Quindi si ritrovò a litigare con la madre su cosa dovesse mettersi quella sera. La ragazza aveva pensato sin dall'inizio ad un semplice e sobrio tailleur che doveva avere da qualche parte nel suo armadio. Invece sua madre aveva deciso che doveva comprarsi un abito da sera, che facesse risaltare la sua figura, anche semplice, ma pur sempre un abito. La lotta era stata estenuante, ma alla fine aveva vinto la donna più grande. E di colpo aveva estratto dalla borsa più grande un abito rosso fuoco! Riza era rimasta impietrita. Ok l'abito, aveva accettato, ma rosso?! Non era un po' esagerato per lei?
Nonostante le nuove proteste fu costretta a provarlo. Sua madre aveva un occhio perfetto, le calzava perfettamente, e soprattutto, le stava anche molto bene, dovette ammettere a malincuore. Fortunatamente almeno qualcosa di adatto l'aveva, per essere un abito da sera non aveva né pizzi ne ricami particolari, la scollatura non era esagerata, anche se c'era, e lo spacco arrivava solo appena sopra il ginocchio. Riza provò un'ultima, inutile, resistenza:
-Mamma, ma non sarà un po' troppo estivo con queste spalline così strette? Potrei morire di freddo.-
Ovviamente l'altra aveva pensato anche a quello, e senza nemmeno parlare, aveva estratto tra gli acquisti una stola nera, con leggeri ricami rossi ai lati. Forse quella era la cosa che più le era piaciuta tra tutti gli acquisti, l'aveva rimirata per un po', apprezzandone anche il tessuto morbido e leggero.
Erano quindi passate alle scarpe. Non si sa come, nel giro di poco più di un’ora sua madre era riuscita ad andare ad acquistare tutto quanto, probabilmente, aveva pensato Riza, aveva adocchiato quelle cose già nei giorni precedenti. Le calzature erano di suo gusto, anche se non le avrebbe acquistate mai, non sapeva che farsene di scarpe per le occasioni galanti come quelle. Ma non avevano il tacco alto come aveva temuto, ed erano semplici decolleté in vernice rossa. Insomma anche un’incapace come lei poteva camminarci senza sembrare un'oca.
Il grande contrasto tra le due arrivò però quando si trattò di decidere la pettinatura. Mentre sua madre voleva fare complicate acconciature, Riza avrebbe preferito la solita con fermaglio annesso. Questionarono per ore, senza giungere a nulla, alla fine fu proposto un compromesso, capelli sciolti e un semplice fermaglietto nero lucido a tenerle indietro i capelli sul lato destro. La ragazza accettò, pur di non mettere gli altri dieci ornamenti che sua madre aveva acquistato. Stranamente, si stupì, aveva evitato gioielli vari, almeno quella cosa l'aveva capita.
Il pomeriggio era ormai quasi finito, si fecero entrambe un bagno caldo, prepararono la valigia della madre e poi iniziarono la preparazione della ragazza per il galà.
Uno dei motivi per cui Riza odiava tanto le feste di questo tipo era anche tutto quel tempo per prepararsi, proprio non lo sopportava. Ma nonostante tutto fu piuttosto veloce. Si stava per alzare dalla sedia dove sua madre l'aveva costretta per pettinarla, quando fu fermata.
-Aspetta Riza, un ultimo tocco.-
-Ultimo tocco?- aveva domandato non capendo.
-Si, sì...- e si era ripresentata davanti al volto della ragazza con un rossetto in mano.
-Eh no, avevamo detto niente trucchi mamma!- aveva protestato lei.
-Su, non fare storie, è solo un po' di rossetto, non ti metterò altro, sopporta, che la tua mamma ti vuole vedere splendida prima di andarsene.- L'aveva fregata, non poteva sopportare di dare una delusione a sua madre proprio prima di partire, dovette accettare senza troppe storie quel rossetto rosso vivo.
Ormai era quasi ora sia per il treno di sua madre che per il banchetto.
-Mamma, sei pronta? Il Taxi sarà qui tra cinque minuti.- Chiamò lei mentre si sistemava la stola davanti allo specchio del bagno. Avevano optato per il taxi, considerando l'immensa valigia della donna e il tempo che avevano a disposizione. Riza aveva già pensato di accompagnare la madre e quindi farsi portare direttamente alla festa.
D'un tratto il campanello suonò. Riza stava per andare ad aprire, sorpresa da una visita proprio in quel momento, se era il tassista era stranamente in anticipo. All'ingresso vi era già sua madre, che aveva aperto al suo posto.
-Oh, ben arrivato, Riza è pronta, arriva subito.- stava dicendo.
Riza guardò oltre e rimase sorpresa e angosciata, i piani di sua madre erano terribili, aveva una mente pericolosa, in pochi attimi il giorno prima era riuscita ad escogitare tutto! Appena sulla soglia di casa, infatti, c'era Havoc, perfettamente abbigliato, e pure senza sigaretta.
-Buonasera tenente.- disse dopo un attimo, con uno sguardo tra lo sbigottito e l'ammirato.
Subito ripreso dalla signora Hawkeye.
-Nono, Jean, questa sera niente gradi, devi chiamarla Riza, ricordatelo.-
Lei doveva avere un punto di domanda dipinto in volto, perché il biondino si affrettò a spiegare:
-Ecco, ieri sua madre mi ha chiesto di passare a prenderla, così... eccomi.- Cercò di sembrare naturale, ma accentuava semplicemente il suo imbarazzo.
La giovane non poté far altro che sospirare per l'ennesima volta, e rispose semplicemente:
-Arrivo subito.-
Lasciò la madre sulle scale di casa, dove l'aveva trovata di sorpresa il lunedì precedente, in attesa di un taxi che sarebbe arrivato di lì a poco, e salì in auto con il suo collega, un po' impacciato da quella strana situazione che si era creata.


スズク...          

   
 
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