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Autore: Ananke_ildestino    01/05/2009    7 recensioni
Quando un donnaiolo come Roy scopre il suo vero amore, sarà capace di raggiungerlo? O lo farà fuggire.
Anime Based, 15R themes, Roy->Ai.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang | Coppie: Roy/Riza
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Reaching for R...

Disclamers: i personaggi e le ambientazioni sono una creazione della mente geniale della sensei Hiromu Arakawa e degli sceneggiatori dello studio Bones, io mi limito a distruggere XD
Note: Questa fic abbisogna di una lunga introduzione. Mi sono ritrovata a fissare i vari themes Royai, e mi ha folgorato un'idea folle che ho avuto l'ancor più folle idea di proporre alla mia editor, risultato mi sono ritrovata impegnata in questa impresa (per me). Questa fic infatti seguirà tutti i 15R (così rinominati da Syra), ossia i 15 themes Royai, utilizzandoli però in ordine, come titoli dei capitoli (perciò avrete 15 capitoli... con la mia velocità ci metterò un anno a finirla). Inoltre ho deciso di alternare i POV di Roy a quelli di Riza, pari a lei e dispari a lui. Come al solito mi baso solo ed esclusivamente sull'anime, perciò ho il permesso di inventarmi alcune cose che nel manga invece seno state definite in maniera diversa. Dedico la fic al RoyRiza forum, forse più che una dedica è una maledizione però XD.
Reaching for, per chi non lo sapesse, significa: raggiungere con le mani, anelare, tentar d'afferrare.


Reaching for R...
REAL

East City, fine della primavera del 1913

-Colonnello!-
-Che c'è?- rispose infastidito Mustang abbassando il Central Times che stava leggendo, unica fonte d'informazione ufficiale sulla capitale, lì ad East City. Havoc era entrato, senza bussare come solito, e faceva dondolare su e giù un pacchetto che teneva tra le mani, a ritmo con la sigaretta che aveva tra le labbra.
-È arrivato questo pacchetto per lei, Signore.- le parole erano adatte ad un sottoposto che si rivolgeva al suo diretto comandante, ma la posa decisamente no. Una mano in tasca, la sigaretta dondolante, la giacchetta per metà aperta, e il braccio teso a consegnare la posta. Roy lo squadrò, perché doveva ritrovarsi con degli uomini così?! Sbuffando s'allungo sulla scrivania a prendere l'incarto giallognolo.
-Tutto qui?- chiese mentre l'appoggiava distrattamente a lato del tavolo e riprendeva il giornale.
-Si, ma vede...-
-Cosa ancora?- si stava decisamente spazientendo.
-Sono già le 10:30, Signore, volevo solo avvisarla.- Così dicendo fece un vago saluto militare e si girò per uscire, infilando entrambe le mani in tasca. 10:30, l'ora di rientro di Riza dalle esercitazioni al poligono; Roy guardò l'orologio da parete, poi estrasse il suo orologio d'argento per controllare, ma fece a tempo solo ad aprirlo. La porta, che Havoc aveva lasciato socchiusa, si spalancò ed entrò il tenente Hawkeye con il solito perfetto passo marziale.
-Colonnello!- non urlò, ma il tono della voce faceva sembrare quella semplice parola il peggiore dei richiami.
-Si, tenente?- le chiese automaticamente, cominciando a sudare freddo.
-Le avevo chiesto di finire di vidimare quelle carte, sono pronte?- lo sguardo si poso prima sulla pila di fogli poggiata alla destra del colonnello, quindi nuovamente su di lui, gelido.
Havoc, quatto quatto, stava lentamente scivolando contro la parete, cercando di raggiungere l'uscita prima che si scatenasse l'ira della sua collega. Il colonnello che stava cercando una scusa il più velocemente possibile lo notò, e non esitò:
-Havoc mi ha rubato del tempo prezioso, così...-
-Colonnello!- il tono nella voce di Riza si era alzato di un poco -Quel giornale allora cosa significa?- chiese indicando il quotidiano che giaceva davanti all'uomo.
Roy abbassò lo sguardo, resosi conto d'esser stato pescato con le mani nella marmellata decise di cambiare tattica.
-Suvvia tenente, sono solo quattro foglietti, adesso in un attimo li firmo tutti, non sia così rigida, dovrebbe rilassarsi un po' di più...-
-Colonnello.- questa volta la voce era bassa e tagliente, e il Flame Alchemist si irrigidì.
-Si si, mi metto subito al lavoro tenente.- disse chiudendo velocemente il Central Times.
-Bene.- concluse la donna, poi si girò di scatto verso il suo collega, ancora impietrito lungo la parete – e lei sottotenente Havoc, può tornare nell'altro ufficio, ho bisogno di quelle pratiche che ci hanno chiesto ieri, pronte prima di mezzogiorno.-
-Si signore.- si affrettò a rispondere il biondino, mettendosi perfettamente sull'attenti e fiondandosi quindi fuori dalla porta.
I due rimasti lo seguirono con lo sguardo per un attimo, Roy stupito dalla velocità dell'altro uomo. Stava ancora fissando la porta ora chiusa, quando sentì l'occhiata gelida del suo ufficiale posarsi su di lui.
-Colonnello, allora?-
-Si si! Mi metto al lavoro!- si affrettò a dire, mentre lanciava il giornale sulla poltroncina davanti alla scrivania, e prendeva il primo foglio dalla pila che Riza aveva diligentemente preparato per lui.
Lei l'osservò ancora per qualche secondo, assicurandosi che stesse realmente firmando le scartoffie che gli aveva preparato, poi si rilassò. Spostò il quotidiano e si sedette sul bordo della poltroncina e iniziò a controllare i fogli che l'uomo stava completando.
All'alchimista bastarono però pochi minuti per stancarsi nuovamente di quel noioso lavoro, rallentando vistosamente si rivolse alla donna che invece lavorava senza affanno alcuno.
-Tenente, mi spiega coma fa a tenerli così in riga?-
Riza alzò lo sguardo verso di lui, perplessa: -Tenere in riga? Chi? Scusi ma non capisco, signore.-
-Intendo i ragazzi, quelli là.- disse mentre con la mano faceva un vago gesto rivolto alla stanza accanto.
-Non capisco cosa intenda per “tenerli in riga”- lei continuava ad essere interdetta sulla questione, ma nel frattempo mise davanti al suo superiore il nuovo foglio da firmare, e lui non poté esimersi.
-Intendo... beh ha visto prima Havoc, al suo ordine è scattato immediatamente come una molla.-
-Oh beh, scatterebbe così anche se fosse lei a comandare, colonnello.-
Roy storse il naso, -ne dubito...-
-Noi tutti siamo qui per obbedire a lei, colonnello, e non prenderemmo ordini se non da lei, glielo posso confermare.-
Roy alzò gli occhi sulla donna che ancora una volta stava sistemando una carta sul suo scrittoio, sorpreso e dubbioso. Più che prendere ordini da lui, sembrava che Riza ne desse a Roy.
-Lasciamo stare.- rinunciò a quel discorso, non avrebbe funzionato, avrebbe negato sino all'ultimo foglio, per lo meno.
Ma non passò che un attimo che riprese: -Sa tenente, lei ha proprio il carattere adatto ad un generale.-
-Chi? Io? Sta scherzando colonnello?- rispose ridendo.
-Ma sì, è perfetta per quel ruolo. Quando sarò fuhrer la farò generale!-
Lei rise ancora un po', divertita da quei discorsi boriosi del suo colonnello.
-Va bene colonnello, quando sarà lei a chiedermelo accetterò, ma ora- disse indicando le carte –veda di finire queste firme, o non diventerà nemmeno generale, figuriamoci fuhrer.-
Mustang si lasciò scappare uno sbuffo, ma continuò il lavoro.
Ne ebbe sino a mezzogiorno, grazie anche ai suoi sottoposti che efficienti come solito, quando messi al lavoro da Hawkeye, avevano finito le pratiche in anticipo, e le avevano portate a vidimare.

Solo dopo la pausa pranzo, mentre il tenente era nell'altro ufficio a controllare i compiti da svolgere nel pomeriggio ebbe nuovamente del tempo libero, o meglio, si prese una pausa non autorizzata dal suo lavoro, che giaceva sul suo tavolo.
Mentre s'alzava per andare a recuperare il Central Times che ancora giaceva sulla poltroncina, mise la mano sul pacco arrivato quella mattina. Il quotidiano perse a quel punto d'interesse.
Era strano che un pacco arrivasse così tardi, la posta per l'ufficio del colonnello Mustang era già stata consegnata nella prima mattinata, quello doveva essere un pacco privato per lui. Ma chi poteva mandargli un pacco privato in ufficio? Si sedette e lo prese tra le mani, lo voltò e rivoltò, ma non trovò il mittente, solo l'indirizzo del destinatario scritto a macchina e quindi incollato sulla carta pacco. Tremendamente incuriosito il Flame Alchemist prese il tagliacarte e con attenzione aprì l'involucro. L'aveva intuito dal peso e dalla forma, ma una volta aperto ebbe la conferma che si trattava solo di un librettino spillato. Lo estrasse dalla busta, notando che assieme vi era un altro foglio. Quando lo vide gli si aggrottarono le sopracciglia, quando finì di leggerlo stava già ribollendo dalla rabbia. Era addirittura un foglio intestato del Central HQ e diceva semplicemente:

Ciao Roy, quando ho visto questa rivista ho pensato a te e te l'ho spedita, mi raccomando! E vedi di sposarti in fretta che devo farti da testimone!

Maes

P.S. Ti ho mandato anche alcune foto di Elycia, così puoi vedere con i tuoi occhi quanto è diventata bella, mi raccomando però, non decidere di sposare lei, come padre non potrei mai accettarlo!


Quando vide il titolo della rivista, non poté che urlare. Find Your Real Love. La lanciò e in quel momento uscirono decine di foto che si sparsero per mezza stanza. In un attimo arrivò anche Riza, allarmata dal grido del suo superiore.
-Colonnello! Cosa è successo?- domandò concitata.
Roy, nel vederla affannata quasi, si calmò, prese il foglio scritto da Hughes e lo appallottolò per meglio reprimere il nervosismo.
Lei chiuse la porta alle sue spalle e fece un passo verso il suo superiore, e subito rischio di calpestare una fotografia della piccola Elycia. In un attimo intuii la causa dell'agitazione del colonnello, e tirò un sospiro rassegnata. Il maggiore aveva la capacità innata di far imbestialire Mustang con poche parole, e nonostante questo era il suo miglior amico.
A quel punto il tenente si chinò per iniziare a raccogliere le mille Elycia che riempivano il pavimento. Roy si ricordò in un lampo che li giaceva anche quello stupido giornaletto che poteva segnare in maniera quasi definitiva la sua reputazione, di colpo la richiamò:
-Non si preoccupi Tenente, ci penso io, vada a finire il suo lavoro.-
Lei, impeccabile come sempre, si raddrizzò, fece il saluto militare e uscì come comandato.
A Roy invece toccò piegarsi per controllare sotto tutti i mobili che non fosse finita anche lì una foto della sua nipotina acquisita, come diceva Maes.

Ci mise quasi mezz'ora a raccogliere tutto, e stranamente Riza non si fece vedere per ancora più tempo, probabilmente aveva capito che si sarebbe trovato in imbarazzo a farsi sorprendere, ginocchia a terra, mentre allungava le braccia sotto gli armadi. In fondo lei sapeva quando fastidio avrebbe provato, e non amava metterlo a disagio in quel modo.
Stanco si buttò sulla poltrona, fissando il mucchio di fotografie che giaceva sulla sua scrivania, erano 32, le aveva contate nel raccattarle. Fortuna che Maes aveva detto “alcune”. Elycia era veramente una bella bambina, ormai aveva quasi 2 anni. Sicuramente il padre la stava viziando troppo, ma in fondo erano così carini assieme. Roy proprio non riusciva a non amare quel pazzo amico che si ritrovava, e che lo faceva ammattire in ogni occasione. Ma forse era l'unico che aveva. E forse per quell'unico amico che tanto si preoccupava per lui avrebbe anche potuto guardare quello stupido libretto che gli aveva mandato. Lo prese in mano, il titolo “Find Your Real Love” capeggiava sulla copertina, appena sotto, la scritta “per lui”, indicava che vi era anche una versione femminile delle stesso. Sulla copertina una sagoma di un uomo distinto che sembrava osservare un piccolo cupido con tanto di arco e freccia. Una smorfia accompagnò l'apertura della rivista. La prima parte era un test, di alcune pagine, per meglio definire il carattere e la tipologia d'uomo a cui riferirsi, così diceva. Per nulla convinto Roy si mise a barrare le caselline delle domande. Quando arrivò alla fine scoprì di corrispondere al profilo 2, perciò segui le indicazioni sino alla pagina designata. L'introduzione spiegava che di seguito erano riportate alcune domande, a cui bisognava rispondere con massimo 3 nomi di donne che si conoscevano, evitando i parenti prossimi. In più, accanto, Maes aveva scritto a penna “e Glacier”. Stupito Roy aveva cominciato a sfogliare anche gli altri profili, ma sono nel secondo Hughes aveva lasciato l'appunto. Quell'uomo lo conosceva troppo bene, o forse aveva solo provato a fare il test iniziale e aveva avuto fortuna; ma questa seconda ipotesi non convinceva molto l'alchimista. Dopo l'ennesimo sospiro iniziò a leggere le domande. Le prime tre donne che ti vengono in mente. Per prima Roy scrisse Matilde, aveva un appuntamento con lei quel sera, non se ne sarebbe mai potuto dimenticare, non quel giorno per lo
meno.
Secondo posto, Riza, ovviamente, era sempre possibile che entrasse in quella stanza da un momento all'altro. Terzo, Sophie, in fondo era la sua prossima vittima designata. Le tra donne che frequenti più spesso. E qui dovette ammettere a se stesso che non c'era donna alcuna che potesse frequentarlo quanto il tenente Hawkeye. Stava prendendo gusto al giochino, quando arrivò alla domanda “Le tre donne che più conoscono i tuoi segreti”. Non riusciva ad immaginarne nessuna, anzi, avrebbe avuto maggior facilità ad elencare quelle che aveva in qualche modo imbrogliato. Proprio in quel momento Hawkeye bussò alla porta.
-Entri.- rispose lui mentre imboscava la rivista sotto lo scrittoio.
-Signore, ci sarebbero questi documenti da controllare.-
-Si, li appoggi pure qui.- rispose battendo sul tavolo. Riza s'avvicinò e non poté non notare il mucchietto di fotografie.
-Signore, non vorrei essere indiscreta, ma credo che debba dire al maggiore Hughes di smetterla di inviarle foto di sua figlia, oppure il cassetto in cui le nasconde quando dice di bruciarle scoppierà.-
Roy rimase a bocca aperta, credeva che nessuno sapesse di quel cassetto, era sicuro al cento per cento che nessuno controllasse il suo ufficio, e soprattutto lei non era tipo da frugare tra la roba d'altri; come faceva a sapere allora?! Riza non si curò troppo dell'espressione del suo comandante, fece il saluto e tornò al lavoro con i suoi commilitoni.
Un attimo dopo che la donna fu uscita, l'alchimista si riprese, estrasse la rivista dal nascondiglio temporaneo e scrisse convinto: Riza Hawkeye.
Completò l'opera nella mezz'ora seguente, e alla fine scoprì di dover semplicemente contare il numero di volte che aveva ripetuto un nome, quello più riportato sarebbe stato il “real love”. A risultato ottenuto, Roy Mustang decise di buttare quella rivista.
Il resto del pomeriggio passò come solito, tra carte, tentativi di sfuggire alle premurose attenzioni di Hawkeye, e una serie di scherzi innocenti al povero Fuery.
Sulla via del ritorno a casa aveva anche trovato il tempo di chiacchierare un attimo con Sophie, doveva cuocersela per bene se voleva farla sua.

Quando fu nel suo appartamento, un attico non troppo grande a pochi minuti a piedi dall'East HQ, si rilassò un attimo sdraiato sul divano, dopo aver gettato la giacchetta dell'uniforme sulla poltrona lì accanto ed essersi tolto i pesanti stivaletti.
Non passò molto tempo che il telefono squillò. Strano, difficilmente lo chiamavano a casa. Che fosse successo qualcosa che richiedeva la sua presenza alla base? Scocciato alzò il telefono:
-Pronto?-
-Roy!-
L'istinto di Roy Mustang fu quello di chiudere il telefono in faccia al suo unico amico che lo stava disturbando in quel momento di relax. Ma si trattenne. Avvicinò il telefono al divano e vi si sedette.
-Cosa vuoi Maes?- chiese mentre si passava una mano tra i capelli.
-Allora?-
-Allora cosa, mi chiami a casa tutto di colpo, quando sono tornato da poco da una faticosa giornata di lavoro e vuoi pure sapere qualcosa senza dirmi cosa?!-
-Ma quale faticosa giornata di lavoro, avrai poltrito come solito.-
-Io non poltrisco, non posso poltrire, ho Hawkeye che mi controlla.-
-Va beh, non è per questo che ti ho chiamato.-
-Spero bene- disse quasi tra se il moro, che nel frattempo si era appoggiato al bracciolo del sofà.
-Ti è arrivato il pacco?- chiese in tono, come sempre, euforico l'amico da Central.
-Sì- rispose funereo, l'aveva dimenticato e sarebbe stato meglio non ricordarlo.
-Allora hai visto anche le foto! Hai visto come è cresciuta la tua nipotina, è così bella!- e cominciò un monologo di mezz'ora sulla sua bimba, intervallato soltanto dai “uh” e “ah” di Mustang che in realtà ascoltava solo per metà, la sua attenzione era concentrata a slacciarsi la camicia, togliere l'orologio d'argento dalla tasca, e infine era pure riuscito a leggere un intero articolo del Central Times che aveva saltato quel giorno.
Ma ad un certo punto l'argomento di Maes cambiò.
-Allora, Roy, hai fatto il test?-
-Si, l'ho fatto quello stupido giochino. Si può sapere cosa ti salta in mente a mandarmi una rivista simile?-
-Perché ti voglio bene e ti voglio vedere felice accanto ad una donna, come io sono felice con Glacier!-
Mustang si stava spazientendo -E pensi che quella cosa serva? Che poi io di donne ne trovo quante voglio, semplicemente non mi interessano le relazioni stabili. E lo sai.-
-So quanto non è vero, se ti innamorassi...-
-Maes, non ricominciare.- questo discorso era vecchio di almeno 10 anni, aveva cominciato ad assillarlo con il suo “amore” sin dai tempi dell'accademia.
-Ma è la realtà, mio caro Roy.-
-Si, certo... mi hai chiamato solo per farmi l'ennesimo discorso sulla mia vita sentimentale?- non era realmente scocciato, quanto più annoiato, capiva che l'intenzione di Hughes non era cattiva, ma l'aveva già ascoltato troppe volte.
-No, o meglio, quasi... voglio solo sapere chi è risultato, sai ho una mezza idea da un po'.-
-Non è risultato nulla di credibile, Maes, quel coso non ha né capo né piedi.-
-Chissà chissà, intanto mi dici il nome?-
Roy si sentiva messo alle strette, la realtà era che il nome non voleva proprio dirlo.
-Maes, tra un'ora e mezza ho un appuntamento, e ancora non mi sono preparato, mi lasceresti.-
-Se mi dici il nome giuro che non mi dilungo. - Promessa falsa, era evidente, ma allettante.
-Ti ho già detto che quel test non ha senso! Un nome vale l'altro, tanto non ha valore!-
-Insomma è Riza Hawkeye e non riesci a dirl...-
La cornetta si schiantò sul telefono. Come diavolo faceva a sapere il nome! C'era un limite a tutto, non poteva aver anche fatto il test del profilo al posto suo, abitavano uno a East e l'altro a Central da quasi 2 anni ormai. Il telefono riprese a squillare. Mustang lo guardò di traverso, sbuffando riprese la cornetta.
-Roy, deve essere caduta la linea.- Se l'avesse avuto a portata di mano l'avrebbe incenerito all'istante, sapeva benissimo che era stato lui a chiudere la telefonata.
-Che vuoi ancora?-
-Dicevo, che problemi hai ad ammettere che è il tuo tenente?-
-Forse che è appunto il mio tenente?- domandò sarcastico il colonnello.
-Beh, non vedo dove sia il problema, è l'unica donna con cui hai un rapporto non filtrato.-
-Filtrato da cosa?-
-Dalla tua maschera di perfetto sciupa femmine che indossi quando esci con le altre.- rispose secco Hughes.
A East City Roy sbuffò semplicemente.
-Allora, cosa ha che non va Hawkeye?-
-Come sarebbe “cosa ha che non va”!?- Roy quasi urlò -sai qual è l'unica domanda in cui non appare il suo nome?-
-Ovviamente no, quale?-
-Le tre donne più affascinanti!- Ribatte con enfasi.
-Uhm...-
-E secondo te il mio vero amore, il mio “real love”, è una donna che non trovo minimamente affascinante?-
-Ma da quel che ricordo il tenente non è affatto una brutta ragazza, anzi...-
Mustang si calmò un poco. -Non dico che sia brutta, anzi, è sicuramente una bella donna, ma non ha il minimo fascino, insomma, forse se non fosse così irreprensibile, così rigida, e non fosse il mio tenente...-
-Roy, non ti sei chiesto perché sapessi il nome?-
L'alchimista rimase un attimo sorpreso da quella domanda improvvisa.
-Si, ovvio.-
-Ci sentiamo quasi tutti i giorni, e io ti conosco bene, e da molti anni, tu non fai altro che parlare di Hawkeye, di come è lei, di cosa fa, di cosa dovrebbe, potrebbe e vorrebbe fare.-
-Per forza che parlo sempre di lei, è il mio attentissimo tenete, mi gira intorno in continuazione!- le voci quasi si sovrapposero.
-Roy... perché non provi a pensarci un po'?- chiese calmo il maggiore.
-A cosa? Vorresti che pensassi se amo o meno il mio tenente? Quando già amare un proprio collega d'ufficio non è apprezzato?-
-Lascia stare le regole e le consuetudini.-
-Tu ci lavori con le regole, non dovresti parlare così.- cercò di cambiare discorso Mustang.
-Roy, stai cambiando discorso.- lo ammonì Hughes.
-Perché è già un discorso chiuso.-
In quel momento dall'altro lato della cornetta si sentì chiamare. Come solito Hughes stava abusando dei telefoni del Central HQ.
-Scusa Roy, ma devo andare. Intanto tu pensaci, ok?- disse di fretta il maggiore.
-Non serve a nulla pensarci, tanto è già tutto chiaro.-
-Roy...- un urlo ancora più vicino. - devo scappare, buona serata, ci sentiamo! Ti saluto anche Elycia e Glacier!-
-Ok, buona serata anche a te.- dall'altro lato il telefono venne riagganciato alla velocità della luce.
Il Flame Alchemist rimase un attimo interdetto, prima di riposizionare la cornetta a sua volta. Doveva pensare al suo tenente come ad una donna? Anzi come alla donna da amare? Che sciocchezza. Non aveva mai provato nulla per lei, se non stima. Si forse anche simpatia, o anche apprezzamento. Aveva provato tante cose per lei, ma mai attrazione. Una donna che non lo affascinava non stuzzicava il suo interesse, e tra l'altro in quel momento doveva pensare a Matilde, lei si che aveva fascino.

La serata seguente fu un fiasco totale; o meglio, andò tutto a meraviglia sino a quando Sophie non si parò sulla strada di Mustang e della sua accompagnatrice. Le due donne inizialmente battibeccarono tra loro, e come solito, quando non riuscirono a determinare una vincitrice, finirono per coalizzarsi contro l'uomo. Che venne di conseguenza scaricato da entrambe. Non che si sentisse del tutto innocente, ma il comportamento delle due gli pareva comunque poco coerente. In fondo dovevano sapere che non era l'uomo della loro vita.
La mattina dopo si presentò in ufficio scuro in volto. Salutò velocemente il resto della truppa e si tappò in ufficio. Aveva perso non solo la sua attuale donna, ma pure la sua futura preda. Avrebbe dovuto ricominciare da zero.
Poco dopo il suo arrivo fu raggiunto da Hawkeye, con tra le mani il programma di lavoro per la giornata. Lo guardò di sottecchi, mentre sistemava dei fogli. L'uomo stava appoggiato ad un bracciolo della sedia e picchettava con la penna sullo scrittoio, assorto.
-Colonnello?- chiamò lei discretamente.
-Si, tenente? Mi scusi stavo pensando.- si scusò velocemente lui, mentre prendeva il documento che la donna gli stava porgendo.
-Colonnello è successo qualcosa che non va?-
-No niente.- rispose atono, mentre leggiucchiava poco attentamente gli ordini riportati.
-Sicuro? Se non fosse successo nulla l'avrei dovuta trovare con il giornale in mano, come tutte le mattine.-
-Le ho detto che non ho nulla!- ribatté lui seccamente, pentendosi subito dopo per quei modi.
Lei rimase prima sorpresa, quindi abbassò gli occhi, si scusò, e tornò silenziosamente al suo lavoro.
Roy la fissò per un attimo, e si sentì in colpa per averla ripresa così sgarbatamente, si stava solo preoccupando per lui in realtà. Si calmò un attimo prima di riprendere a parlare:
-Mi scusi tenente, me la sono presa per nulla.-
Lei sollevò solamente lo sguardo, ma restò impassibile.
-Sa, mi sto comportando come i bambini, che tengono il muso solo perché gli è stato tolto il giocattolo nuovo.- sorrise cercando di apparire sereno e consapevole.
Lei ancora lo guardò attentamente, poi, tornando nuovamente a controllare i fogli da passare al suo superiore, disse piano: -In pratica è stato scaricato?-
Mustang sgranò gli occhi, e non poté far altro che guardarla sbalordito e immobile.
-Come... come l'ha capito?- la frase gli sfuggi dalle labbra.
I grandi occhi castani della sottoposta si voltarono verso di lui.
-Colonnello, ormai la conosco, certe cose le intuisco dal suo volto e anche certe sue parafrasi mi sono familiari.-
Il Flame Alchemist boccheggiò, come un pesce, ma non riuscì a rispondere.
-Su con la vita, Colonnello, vedrà che troverà presto altre donne con cui divertirsi, dopotutto lei è imbattibile in questo, no?- cercò di consolarlo Riza, aggiungendo anche un bel sorriso finale.
Sorriso e frase che fecero tornare alla mente dell'uomo il discorso della sera precedente con Hughes. Quando sorrideva era veramente carina, e quella frase, voleva forse dire che anche lei aveva un debole per lui? Ma soprattutto sarebbe mai potuta diventare la sua donna? Era sempre così rigida nel rispetto delle regole.
Il suo volto doveva avere assunto un'espressione molto strana, perché il tenente era chiaramente disorientata.
-Colonnello? E ora cos'ha?- chiese.
-Uh- Roy si riprese. -nulla, nulla.- si affrettò a dire, mentre mentalmente si rimproverò per aver ceduto alle illusioni create da Maes. Doveva smetterla di dar credito alle visioni romantiche di quell'uomo.
Per quanto confusa la ragazza tornò al lavoro, senza aggiungere altro sulla questione.
La mattinata proseguì tranquillamente, con l'avvicinarsi del fine settimana il lavoro diminuiva, inoltre con la ferrea organizzazione di Hawkeye difficilmente si rischiava di far confusione e protrarre pratiche per molto tempo. Nonostante la pigrizia cronica del loro comandante, l'ufficio del colonnello Mustang restava uno dei più efficienti di tutto l'East HQ.
Nulla sembrava fuori posto negli uffici del colonnello, tranne forse il colonnello stesso. L'effetto Hughes aveva avuto il sopravvento sulla sua stessa forza di volontà. Si trovava a fantasticare sulla sua futura donna e ogni volta si ritrovava ad immaginare Riza al suo fianco. Una volta si era pure lasciato andare a vagheggiare su un possibile rapporto con la donna, ma i pensieri si erano fermati subito, come minimo avrebbe vissuto come un cane, forse peggio. Doveva assolutamente togliersi dalla testa quelle stupide idee.
Ma alle intenzioni non seguirono i fatti. Passò l'intera mattinata a picchiettarsi la testa, sbuffare, e a fissare in maniera strana il suo tenente, che continuava a non capire che cosa stesse accadendo.
Fu però in qualche modo istruttivo per l'alchimista. Per la prima volta da quando lavoravano assieme, fece realmente attenzione alla ragazza che lo accompagnava da anni, come un’ombra.
La guardò mentre si muoveva, si rigida e marziale, ma leggera, come tutte le altre donne, e delicata. Una delicatezza che mai aveva notato prima. Notò l'impegno e la dedizione che impiegava affinché tutto fosse perfetto, e la discrezione con cui entrava nell'ufficio cercando, nonostante tutto, di non disturbare il suo superiore. Aveva molte qualità come donna, e sicuramente riusciva a capirlo meglio di tante altre, ma lui la conosceva solo come soldato. Chissà cosa faceva quando era a casa, cosa sognava per il suo futuro, e quale fosse il suo ideale d'uomo. Stava diventando curioso, ma sicuramente non poteva chiederle quelle cose, men che meno così, a bruciapelo.
Senza volerlo si concentrò sui suoi movimenti, e sul suo corpo. In particolare s'imbambolò a fissarla quando venne a prendere un documento archiviato nel suo ufficio. La guardò dirigersi velocemente ma senza apparente fretta verso lo scaffale, scorrere i titoli delle cartellette con attenzione, mentre con un dito seguiva il suo stesso sguardo. Quindi estrasse lo schedario designato, sempre con quei movimenti fluidi e quasi dolci, di cui non si era mai reso conto. Con una mano si sistemò una piccola ciocca fuori posto dietro l'orecchio. E fu quello che portò l'attenzione del suo superiore sui suoi capelli. Erano veramente di un bel biondo e sembravano anche molto morbidi e curati, nonostante quella pettinatura sobria. In fondo era veramente una donna, anche le labbra su cui picchiettava con un dito mentre leggeva, erano labbra di donna. Chissà quanti uomini aveva baciato?
Era totalmente assorto che quando squillò il telefono, s'alzò di scatto dallo spavento. Riza si voltò verso di lui, ancora una volta senza capacitarsi di quello strano comportamento. Lui se ne rese conto e cercò di tornare a sedere senza dare particolarmente risalto alla cosa. Intanto il telefono continuava a squillare.
-Colonnello?- lo richiamò perché lui in preda alla vergogna stava solo pensando se era il caso di giustificare il balzo o tacere del tutto.
Visto che l'uomo tardava a rispondere, ancora confuso, fu lei a sollevare la cornetta.
-Ufficio del colonnello Mustang, buongiorno-
Il Flame Alchemist alzò lo sguardo su di lei, cercando di capire chi fosse l'interlocutore al telefono e anche quanto lei potesse aver intuito dei suoi assurdi pensieri.
-Buona giornata a lei, maggiore Hughes.-
Giusto l'ultima persona che voleva sentire in quel momento, pensò Roy, mentre si preparava alla seguente telefonata fiume.
-Devo essere sincera maggiore?-
Sincera riguardo cosa, e perché stava conversando con Maes? Per di più con le pazze idee che passavano per la mente dell'amico, una conversazione del genere poteva solo essere pericolosa.
-Credo che oggi il colonnello sia un po' strano, ma credo sia a causa di eventi esterni all'ambiente militare.-
Roy quasi sorrise a quella formula, lei sapeva benissimo che Hughes era al pari di un fratello per lui, se anche avesse detto che era stato scaricato, non sarebbe cambiato poi molto. Invece quella formula molto professionale denotava ancora una volta la sua attenzione nei confronti dell'uomo di cui seguiva gli ordini.
-Non vuole che le passi il colonnello?- chiese con evidente sorpresa, sia sua che dell'alchimista che stava ascoltando.
-Va bene, signore. Riferirò. Buona giornata.-
Roy la guardava perplesso, cosa significava. Hawkeye appoggiò a posto la cornetta, quindi gli riferii: -Il maggiore Hughes dice che può fare di meglio. Non so cosa significhi, non ha aggiunto altro.-
Lo sguardo del colonnello rispecchiava il vuoto dei suoi pensieri, non riusciva a capire, e mentre lui metteva ordine lei riprese:
-Se non c'è altro, colonnello, io torno a finire il mio lavoro.-
-Si, vada- rispose in automatico mentre ancora riordinava le idee. La donna prese la cartelletta e uscì dopo un perfetto saluto.
Solo quando la porta si chiuse, Roy sobbalzò capendo a cosa si riferiva quel pazzo di Maes. Represse l'irritazione e prese in mano la cornetta, per poi rendersi conto che non sapeva affatto il numero dell'ufficio di Hughes, era sempre lui a telefonare. Cercò inutilmente sulla rubrica che aveva nel primo cassetto della scrivania, ma nemmeno lì era annotato. Con uno sbuffo si rassegnò a chiamare il centralino del Central HQ e farsi reindirizzare verso l'ufficio del maggiore Hughes.
-Ufficio del maggiore Hughes, buongiorno- rispose con la solita voce squillante.
-Si può sapere che razza di telefonate fai, per di più in orario lavorativo?- ribatté subito Roy.
-Oh Roy, sei tu! Per cosa mi chiami?-
-Come sarebbe per cosa!- gli si stavano quasi per rizzare i capelli dall'ira.
-Beh ho chiamato poco fa, ma mi è parso di capire che non avessi nulla da dirmi.-
L'alchimista dovette stringere i denti per non urlare, e cominciò a stringere tremendamente forte la penna che teneva tra le mani.
-Maes, è appunto quella telefonata la questione. Che razza di significato aveva? Cosa hai detto ad Hawkeye?-
-Oh è questo che ti preoccupa!- dall'altro lato della cornetta la voce giungeva divertita.
-Allora?-
-Ma nulla, le ho solo chiesto come ti ha trovato stamattina, volevo sapere se avevi pensato a... quella cosa.-
-Ma quale pensato! Non ci ho pensato affatto!- a volte mentire gli riusciva facile facile, ma raramente Maes non lo scopriva.
-Sul serio? Eppure mi ha detto che ti ha trovato strano, anche se per motivi extra-lavorativi-
-Certo che si, ma non intendeva quello! Sono stato scaricato ieri sera!- Si pentì subito dopo d'aver detto quella cosa, e soprattutto con tanta leggerezza.
-Ah. Beh da come me l'hai detto è evidente che la cosa in questo momento non ti tocca più di tanto. Significa che ti importa di più della mia conversazione con il tenente.-
-Ovvio, avresti potuto dire cose totalmente fuori luogo.-
-E come l'hai trovata questa mattina? Un po' più bella?-
-Maes, giuro, imparo a lanciare scintille anche attraverso un telefono, se non la smetti.- i guanti effettivamente li aveva a portata di mano.
-Se preferisci posso parlarti di Elycia allora!-
Non fece a tempo a finire la frase che ad East la cornetta venne sbattuta violentemente sul telefono.
S'appoggiò allo schienale della sedia e lasciò la penna che aveva quasi stritolato nella mano. Era troppo confuso e agitato, aveva bisogno di una boccata d'aria. S'alzò, ma appena aprì la porta si trovò di fronte la sua sottoposta.
-Colonnello, dove ha intenzione d'andare?- Frase che suonava come un “non avrà intenzione di scappare, vero?!”.
Il neurone inventa-scuse del cervello di Roy lavorò velocemente come solito.
-Penso di andare a fare un'ispezione ai magazzini delle munizioni con Havoc. Sono settimane che non li controlliamo.-
Lei rimase dubbiosa e si notava che se avesse potuto avrebbe obiettato. Ma lo guardò semplicemente, mentre passava oltre verso l'ufficio dei suoi sottoposti.
Prese Havoc con sé e si diresse con molta calma verso i depositi esterni alla palazzina. Havoc lo guardava da dietro, incuriosito ma senza fare domande, in fondo gli era grato per essere scampato al lavoro d'ufficio. Mustang ci badava poco, pensava soltanto ai fatti suoi e a quanto sapeva essere convincente Hughes. Ancora non si capacitava dei suoi stessi pensieri, farsi confondere le idee così facilmente, sulle donne per di più. Eppure continuava a pensare a Riza, in un modo o nell'altro. Maledizione a Maes!
Andarono al poligono e quindi all'adiacente deposito munizioni. In realtà non c'era molto da controllare, ogni uscita era registrata, e negli ultimi mesi erano state utilizzate solo per il poligono. Ci pensò Havoc a fare tutto il lavoro di verifica, mentre lui stava appoggiato allo stipite della porta a guardare chi si esercitava con le armi da fuoco. Lui aveva smesso di usarle da tempo, dai tempi di Ishbal. E mentre quasi annoiato osservava gli addestramenti gli venne in mente che non aveva mai visto Hawkeye allenarsi con il fucile, solo estrarre la sua fedele pistola in ufficio quando i suoi compagni opponevano, a suo insindacabile parere, troppa resistenza ai loro doveri. Eppure la poteva già immaginare, mentre appoggiava il calcio dell'arma alla spalla, e col suo occhio vigile mirava prima di sparare. Forse non gli sarebbe dispiaciuto osservarla anche in quella occasione.
-Colonnello.- la voce del sottotenente lo riportò alla realtà, e si accorse, con una smorfia, di quali fossero ancora una volta i suoi pensieri.
-Finito?- domandò impaziente.
-Si signore, possiamo tornare, se vuole.- il che sottintendeva, che poteva anche decidere di non tornare e ad Havoc non sarebbe dispiaciuto.
Mustang guardò ancora una volta il poligono, poi i fucili ordinati sul fondo della grande struttura. Istintivamente chiese:
-Sai quale è il fucile di Hawkeye?-
Non sapeva perché aveva fatto quella domanda, ma non poteva rimangiarsela.
-Si signore, è il 402. Lo so perché abbiamo i numeri opposti, il mio è il 204.-
Senza ascoltare le spiegazioni dell'altro militare si diresse verso la rastrelliera. Ovviamente lo scomparto contenente il fucile di Riza era chiuso, ma Roy rimase comunque infastidito. Fissò un attimo con astio il lucchetto che chiudeva l'armadio. Poi si voltò di scatto e tornò verso Havoc che lo attendeva meravigliato. Uscirono velocemente dal poligono, ma appena furono all'aria aperta quasi si fermarono. Il moro ancora stava pensando al comportamento di poco prima, chissà cosa gli era preso. Doveva veramente dare un taglio a quella storia, l'unica soluzione era trovare velocemente un'altra donna, così avrebbe dimenticato le stupidaggini che Maes gli aveva messo in testa.
-Havoc...- ma subito si fermò.
-Si signore?- fece l'altro ancora intontito mentre cercava una ragione al precedente atteggiamento del suo colonnello. Ma il Flame Alchemist era nuovamente perso nei suoi pensieri. Solo in quel momento si era reso conto che raramente con i suoi sottoposti utilizzava il grado militare, li chiamava semplicemente per cognome, l'unica a cui doveva il rispetto del grado era Hawkeye. E non si era mai reso conto di trattare la donna diversamente rispetto agli altri!
-Signore?- insistette il biondino, preoccupato nel vedere il suo superiore quasi in catalessi.
-Si, ci sono. Stavo solo pensando.-
Il sottotenente non sapeva se essere più preoccupato o più stupito dagli strani comportamenti dell'uomo, ma tacque.
-Dicevo, Havoc, presentami qualche ragazza carina e libera. Sicuramente ne conoscerai qualcuna.-
-Scusi?!- Questa volta la sigaretta gli cadde dalle labbra, il colonnello che chiedeva informazioni sulle donne a lui, quando solitamente ne cambiava una a settimana senza che nemmeno loro capissero come facesse. L'altro si voltò e lo squadrò.
-Ho detto se conosci qualche donna carina e libera da presentarmi Havoc, una donna, hai presente? Quelle così...- e con le mani disegno un'immaginaria silhouette femminile.
La bocca del ragazzo biondo restò spalancato, sino all'ennesimo inarcamento di sopracciglia del suo superiore.
-Beh ecco...- deglutì cercando di comporre una frase di senso compiuto. -ne conosco alcune, ma qui alla base soltanto due sono sicuro che siano libere.-
-Portami da loro.-
-Ma colonnello!- quasi urlò.
-Ma cosa?- si accigliò nuovamente Roy.
-Una di loro lavora in un ufficio, non possiamo entrare così allo sbaraglio.-
-Allora portami dall'altra.- concluse freddo.
E Havoc fu costretto a portarlo a zonzo per la base. Prima andarono dalla ragazza che Jean era sicuro essere single. Si trattava di una delle giovani addette alla portineria. Roy la osservò attentamente da lontano, era carina vero, e anche abbastanza sbarazzina, ma le mancava qualcosa, quell'eleganza nei gesti che invece era naturale per Riza, forse. Quindi fecero un tour per individuare anche le ragazze di cui il biondino non conosceva esattamente la situazione sentimentale. Nessuna di loro riusciva a soddisfare Mustang a pieno, continuava inconsciamente a paragonarle a Hawkeye, e per quando si sforzasse di non considerare quel fattore, non riusciva comunque a trovare lo stimolo per avvicinarle. Alla fine tornarono in ufficio, Mustang cinereo e Havoc totalmente sbigottito.

Rientrato nel suo studio il colonnello si mise a sedere, stanco, con le braccia a penzoloni si mise a fissare il soffitto alla ricerca di una risposta. Perché non riusciva più a togliersi quella donna dalla testa?
Stava ancora in quella posizione quando bussarono alla porta, senza pensarci e senza spostarsi disse d'entrare. La porta si aprì, poi si richiuse, dei passi, poi nulla. Attese ancora qualche attimo, era stato proprio fiaccato mentalmente da quella giornata. Lentamente chinò lo sguardo.
Riza era lì davanti a lui, in piedi, ma si stava sistemando i capelli, che ormai, a fine giornata, non restavano più a posto. Non stava facendo nulla di speciale, semplicemente, slacciato il fermaglio, i lunghi capelli biondi le scendevano sulla spalla sinistra, e con una mano li stava come pettinando.
Fu un’immagine che colpì al cuore l'alchimista. In quel momento, per la prima volta, Riza gli sembrò una donna affascinante, terribilmente. Non poté distogliere lo sguardo da lei nemmeno per un secondo mentre con mani esperte rifaceva la solita acconciatura. E nel profondo, sperò che il fermaglio si rompesse di colpo, per consentirgli di nuovo di vederla come prima.
-Mi scusi colonnello.- disse lei atona, prima di accorgersi dell'espressione di meraviglia sul volto del suo superiore.
-Colonnello?- domandò allora.
-Si, mi scusi tenente. Di cosa ha bisogno?- nuovamente fu colto in fallo e il suo tentativo di rimediare era veramente debole.
-Nulla, colonnello, stavo solo riportando queste carte, sono da controllare per domani a mezzogiorno.- e appoggiò i fogli al solito posto, con quel movimento leggero che era diventato l'ossessione giornaliera di Roy. Fatto questo, salutò e uscì, lasciando l'uomo ancora assorto che riuscì solo a sussurrare mentre la porta si chiudeva alle spalle di Riza: -My real... -.


スズク...          

   
 
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