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Autore: 22Mavi    13/10/2016    5 recensioni
{AU ° fantasy} Per quanto tempo era stato segregato nell'oscurità? Si ritrovò a pensare che probabilmente lo era da sempre.Lui ci era nato nel buio.Sul suo paese invece, Konoha, regnava la luce. Eppure dietro quell'accecante luminosità, si nascondevano animi oscuri. Sasuke sapeva di essere uno di loro, ma era consapevole anche di non essere l'unico.
Lui però non era una semplice ombra, no, lui era il buio che era sceso sull'intero reame.Lui era l'oscurità della follia di chi ha smarrito ogni strada, il cui passato è una disperata menzogna.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessun contesto
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cap 11
L'OMBRA DI KONOHA
           

Capitolo 10



Tutta la varietà, 
tutta la delizia,
 tutta la bellezza della vita 
è composta d’ombra e di luce
Lev Tolstoj








Sakura ascoltò i propri passi risuonare lentamente, mentre procedeva verso la sala del banchetto. Non aveva idea di come facesse a muoversi, né di cosa la trattenesse dal voltarsi e tornare nella sua stanza. 
Il cuore le pulsava convulsamente nel petto, ma i pensieri erano limpidi : L'indomani mattina sarebbe partita all'alba per raggiungere Suna.
Per quattro giorni sarebbe stata costretta a mostrare sorrisi di circostanza, inchini, riverenze e, sopratutto, avrebbe simulato gioia e emozione per il fidanzamento e l'imminente matrimonio
che si sarebbe svolto poi a Konoha. Si ritrovò a pensare che in realtà avrebbe dovuto fingere per molto più di quattro giorni; tra qualche ora la sua intera vita si sarebbe tramutata in una calcolata finzione.

Continuò a camminare. Un lontano brusio proveniente dalla sala dei festeggiamenti affiorò al suo udito, mescolandosi al silenzio innaturale che regnava nei corridoi. 
Le superfici dei grandi passaggi marmorei erano lucide e levigate, e Sakura osservò per un attimo la propria immagine riflessa sulla parete, senza riconoscersi. 
L'abito che Ino Yamanaka le aveva consigliato di indossare era realmente splendido, ma lei avrebbe preferito qualcosa di meno attraente, più consono al suo reale stato d'animo.
La contessa Yamanaka aveva però talmente insistito su quanto una donna dovesse apparire meravigliosa l'ultima sua notte da nubile, che Sakura non aveva avuto la forza di contrastarla. 
Magari a lui sarebbe piaciuto.

La parete si confuse tra complicati intarsi e il suo riflesso sparì; Varcò la soglia e si trovò davanti la sala, illuminata e festosa, gremita di gente.
Ogni singolo individuo nella stanza, si voltò verso di lei nel preciso istante in cui entrò. 
Avvertiva mille occhi catapultati su di lei,  sulle sue spalle, sulle curve dei suoi seni, sul ventre piatto e sui fianchi fasciati dall'argento della stoffa. 
Con un sorriso tirato e la mano posata sul braccio di Naruto continuò a procedere e, ad ogni suo passo compito, il vestito morbido le frusciò tra le gambe lunghe, creando un effetto ipnotico e seducente. 
Quando finalmente raggiunse il suo posto a sedere, alla destra di suo padre, emise un impercettibile sospiro carico di significati. 

Il tavolo di legno, imbandito splendidamente, era stato posizionato in orizzontale così che la famiglia reale potesse aprire il banchetto e guardare, o meglio farsi ammirare, da tutti gli invitati disposti nei restanti e numerosi tavoli. Sakura si guardò intorno, alla ricerca dei suoi occhi, ma tra tutti quegli invitati, lui non c'era;
d'altronde non si aspettava nulla di diverso, sebbene in cuor suo ancora viva fosse la speranza di rivederlo prima di abbandonare il castello .
Le voci degli invitati rimbombavano tra le pareti, riempendole fastidiosamente i timpani. Ma per quanto fossero alte e possenti, non riuscivano a sovrastare quelle dei suoi pensieri, che più forti di ogni altra cosa, giravano vorticosamente nella sua testa. 
Guardò il bicchiere ormai vuoto e con un gesto invitò il coppiere a riempirglielo nuovamente. 
Mentre fissava apatica il liquido rosso scuro scendere dalla brocca d'oro, immaginò per un istante di avvelenare il futuro Re di Suna, il giorno stesso delle nozze. 
Nessuno avrebbe mai potuto sospettare di lei - delicato fiore di Konoha- e  dunque una volta morto, sarebbe stata libera di sposare chi voleva, di sposare Sasuke. 
Quasi le venne da ridere all'idea, aveva ormai ventiquattro anni e ancora sognava ad occhi aperti. 
Non avrebbe mai ucciso Gaara della Sabbia, non ne sarebbe stata capace, e sopratutto non avrebbe mai sposato Sasuke.

«Sorella, Rock Lee vorrebbe dedicarti un brindisi» Sakura si voltò verso il giovane cavaliere, sorrise e alzò il calice in alto. 
«Alla Principessa Sakura, la cui partenza già dilania i cuori di Konoha» 
Il coro si levò riempendo l'immensa sala, e i bicchieri di cristallo si scontrarono all'unisono quando dalle bocche dei commensali si innalzò il grido "Alla Principessa"

Sarebbe dovuta essere la sua festa, ma per quanto l'acclamassero e brindassero per lei, Sakura non riusciva a dissimulare l'angoscia che l' attanagliava. 
Non ce la faceva proprio, a fingere, non era mai stata brava a farlo, neanche quando era solo una bambina. Sbuffò, guardando lontano, cercando di distrarsi.
C'erano tutti i suoi amici che, radiosi, non perdevano l'occasione di sorridere. Solo Lady Hinata era silenziosa, come sempre, ma non smetteva nemmeno per un attimo di  guardare il suo futuro marito, 
che rideva più forte di tutti e mangiava come un leone. Era così fortunata, l'erede degli Hyuga, a poter sposare l'uomo che amava, pensò fissando l'indefinito.
E accompagnata da quella riflessione iniziò ad avere freddo, sebbene nella sala la temperatura fosse assolutamente confortevole. 
Bevve l'ennesimo bicchiere di vino, tuttavia non riuscì a migliorare il proprio stato, niente sarebbe riuscito a rendere quel momento meno doloroso. 

D'un tratto Minato, seduto al suo fianco, si voltò verso di lei. Forse gli altri non lo avevano capito, trascinati dalle rime dei menestrelli e dai fiumi di vino. 
Ma lui conosceva sua figlia e Sakura sembrava essere sull’orlo dell'urlo più disperato. 
Ogni cosa di lei gridava che non voleva stare lì, che gli sguardi che aveva addosso la ustionavano anche solo sfiorandola, e che quella che si presentava non era la vita che voleva, né lo sarebbe mai stata.
Non riusciva a sopportare ulteriormente di vederla in quello stato. Aveva un doloroso peso al petto per colpa di quegli occhi verdi  persi nel vuoto. 
«Naruto, porta tua sorella fuori di qui» gli disse a bassa voce. Il Principe lo guardò interrogativo, ebbro di vino rosso. 
«Io non posso abbandonare i miei ospiti, ma tu puoi accompagnare Sakura fuori. Non riesco a vederla così...» ammise rammaricato.

Naruto si alzò, sorrise ai commensali e la prese delicatamente per un braccio, catturando la sua attenzione.
«Andiamo» le disse all'orecchio, alzandola e trascinandola via.
Sakura lo lasciò fare, indolente. Non aveva realizzato subito il suo gesto. Sembrò riprendersi solo dopo qualche passo.
«Non posso andare via» protestò senza convinzione.
«È la tua festa e decidi tu quando andartene» ribatté Naruto. Lei non disse altro.
Quando raggiunsero l’ampio porticato al di fuori della sala, lontani dal brusio, dalla luce e dal calore, suo fratello si fermò.
«Sakura» le disse all’improvviso, sollevandole il volto per poterla guardare negli occhi.
«Che c'è?» chiese irritata
C’era una disperazione talmente feroce nello sguardo di lei che quasi lo stordì.
«Nostro padre è in pena per te, e lo sono anche io ora che ti guardo negli occhi, ti prego smettila di apparire così frustrata».
«Non posso Naruto!»
Naruto la guardò triste 
«Conosco Gaara, ho combattuto più volte al suo fianco. E' valoroso, leale ed è ha anche una bella presenza...sarà un buono sposo vedrai»
Sakura assottigliò lo sguardo fissandolo negli occhi chiari.
«Non mi interessa niente di tutto ciò....»
«Beh sempre meglio che avere come marito un vecchio re balbuziente...»
 «Stupido...» disse in un sorriso.
Naruto le accarezzò la guancia sorridendole amorevolmente 
«Va' nelle tue stanze. Dirò che eri stanca e preferivi riposare prima del viaggio»
«Non credi che sarà opportuna la mia presenza?» 
Naruto la guardò ancora, poi le stampò un delicato e amorevole bacio sulla fronte
«Ci penso io, non ti preoccupare di nulla.»



Solo quando raggiunse le sue camere buie ebbe la sensazione di riuscire nuovamente a respirare. 
Spalancò il balcone inspirando forte a contatto dell'aria gelida che, entrando  nella stanza, mosse con vigore le tende bianche.
Rimase per un tempo indeterminato a fissare il panorama e ad ascoltare i richiami oscuri degli animali notturni. L'aria della notte era particolarmente fredda, ma in quel momento Sakura desiderava solo il lungo abbraccio di quel cielo scuro puntellato da luminosissime stelle. Così facendo si sentiva in qualche modo più vicina a lui, paradossalmente infatti, quei corpi celesti dotati di luce propria, le ricordavano Sasuke. Condividevano con lui un fascino freddo e distante, entrambi erano un qualcosa cui non si sarebbe mai potuto realmente arrivare, ma che allo stesso tempo non si può fare a meno di ammirare e desiderare di capire.  

Quando finalmente si girò, per svestirsi e andare a dormire, incontrò due occhi, uno nero l'altro violaceo, che la fissavano nell'oscurità.
Con un tonfo nel cuore, naufragò nelle conformazioni concentriche del Rinnegan.
«Sasuke...» sospirò «da quanto tempo sei qui ?» 
«Da prima che tu arrivassi...come da te richiesto, sono venuto a porgerti visita ad ora tarda»
Sakura lo fissò, poi rivolse nuovamente il suo sguardo alla foresta invasa dall'oscurità. 
Pensò che Sasuke sarebbe stato più a suo agio in quei boschi popolati da creature sinistre e silenziose che in quelle mura splendenti.

«Perché mi hai chiesto di venire» disse dopo, alzandosi dalla cislonga posta al centro della camera da letto.
«Perché voglio trascorre del tempo con mio fratello prima di lasciare il palazzo» rispose continuando a dargli le spalle. 
In quell'istante, non sapeva nemmeno lei il perché, Sakura avvertì il gelo penetrargli direttamente nelle ossa. 
Strinse le braccia intorno al corpo, per riscaldarsi, rendendosi conto della presenza di Sasuke appena dietro le spalle, era fuori al balcone con lei. 
Le sfiorò la nuca scoperta, facendo passare la mano fredda sulla pelle. Sakura sobbalzò al contatto, sentendo la pelle bruciare nel punto in cui l'aveva toccata.

«Non sono tuo fratello» disse roco. 
Sakura chiuse gli occhi, piegando leggermente la testa per assecondare quella carezza, beandosi del suo tocco.  
«E ringrazio gli dei che tu non lo sia» avvertì la presa di Sasuke più salda, le dita stringersi all'altezza dell'attaccatura dei capelli che erano stati raccolti in alto. 
Sakura si voltò di scatto per poterlo guardare in viso, catturandolo con i suoi occhi verdi. Nell'istante in cui li incontrò, Sasuke pensò che avessero la stessa bellezza di uno sconfinato prato mosso dal vento. 
No, non era vero, erano molto più belli di qualsiasi altra cosa terrena. 
La vide allungare piano il collo bianco, mantenendo lo sguardo fisso nel suo. Poi, con la bocca appena socchiusa, gli sfiorò le  labbra serrate
«Hai bevuto»
Disse allontanando il viso e indurendo il proprio cuore. Scacciò quelle immagini passate, quella danza di ricordi, che era nata al solo toccare leggermente le sue labbra. 
Ma non appena riportò gli occhi su di lei si rese conto di non poter scacciare proprio nulla. 
Di nuovo avvertì quel nodo nello stomaco, quella pugnalata gelida. 
«So bene quello che desidero, il vino non c'entra nulla, Sasuke» disse, arrabbiata per quell 'insinuazione. 

«Dedica il tuo tempo al riposo, Sakura. Ne trarrai di certo un guadagno maggiore.» rispose aspro voltandosi appena, ma lei lo trattenne senza esitazione.
«Quando sei andato via, temevo che quella fosse l'ultima volta in cui avrei visto il tuo viso, così ho riempito la mia memoria di te per non scordare mai più i tuoi lineamenti...
ho vissuto per tutti questi anni nel tuo ricordo, e ora sono stanca di riposare, Sasuke...
» 
L'Uchiha strinse la mano intorno alla ringhiera del balcone, con violenza, quasi a volerle spezzare. 
«La persona che ha occupato i tuoi ricordi, non esiste più.»
Sakura serrò le labbra, spostò lo sguardo sulla sua mano sottile ed elegante. La stessa che aveva ucciso tante -tante- e tante persone.
«Eppure i tuoi occhi, la tua voce, le tue mani sono sempre le stesse»
Sasuke allontanò lo sguardo rivolgendolo lontano, al buio della notte che gli è tanto cara. «Non essere ingenua... sai perfettamente che così facendo soffrirai ulteriormente» disse con gli occhi persi. 
Sakura gli strinse le dita intorno al braccio coperto dal cotone bianco. Lo tirò appena, obbligandolo a guardarla in faccia. 
«Soffrirò se respingerai ulteriormente il mio amore. Se tu rappresenti un problema per te stesso, non puoi pretendere di rappresentarlo anche per me. 
Sono riprovevole, lo so, ma a me non  interessa cosa hai fatto, non mi interessa quante vite hai stroncato, non mi interessa cosa sei , né chi sei, Sasuke Uzumaki, Sasuke Uchiha, il Traditore.
Il mio amore per te è immutato,... io
» si interruppe per un secondo, deglutendo a fatica «io sento di appartenerti da sempre, non vi è alcun posto in cui vorrei e dovrei essere se non con te.
Di qualsiasi cosa siano fatte le nostre anime. Io so che la mia e la tua sono unite dal medesimo destino 
» 

E così dicendo, divenne un confine misero quello che divise i loro visi.
I loro respiri si fusero in un solo sospiro, un respiro che si perdeva fra le labbra che respingevano e quelle che pregavano.
L'impercettibile spazio di una piuma, li separava. 
Sasuke allora fu consapevole, con rabbia, che i sentimenti erano un veleno a cui il suo cuore non era ancora immune. 
Nonostante avesse tentato con tutte le sue forze di purificarsi, li sentiva pulsare sotto lo sterno in un vortice di rabbia, insofferenza e delusione che lo confondeva e lo rendeva ancora più vulnerabile di quanto volesse ammettere.
Sasuke respirò profondamente per non perdersi nei contorni delicati che caratterizzavano il viso di lei. 
Ma a malapena sentiva il vento freddo soffiare, come se non fosse davvero in quel luogo, ma solo una proiezione distorta, il debole riflesso di un ricordo.
E forse era così, perché la persona che Sasuke sentiva di essere in quel momento sarebbe dovuta essere morta molto tempo prima, precipitata in un abisso senza fine, inseguita da una bugia violenta e mortale come una coltellata.
«Verrai risucchiata dalla mia ombra» le disse stringendole la vita coperta dalla stoffa argentata. 
«Le ombre non sono meno importanti delle luci» sussurrò avvicinando ancora di più le labbra a quelle dell'Uchiha. 
Con quelle poche parole Sasuke sentì ogni resistenza sciogliersi. Avvertì il suo corpo d'un tratto sfiancato e corrotto dalla solitudine e dal dolore secolare che aveva macchiato prima l'anima di Indra, poi quella di Madara, ed infine la sua. 
«Non abbandonerò l'oscurità...» apostrofò sulle labbra morbide «ma  per stanotte, reclamo la tua luce Sakura» aggiunse con un tremito 
«Sono nata per donarti luce, Sasuke Uchiha» sussurrò prima di affogare tra la sua bocca.

Sasuke la strinse a se con  forza, eliminando qualsiasi distanza. E sentì un dolore antico e assopito nel petto, un sensazione dimenticata tra le pieghe del suo animo. 
Il corpo di Sakura emetteva un calore tale da renderlo sovrumano, divino quasi. A tempi lontani risaliva l'ultima volta in cui aveva assaggiato le sue labbra, e la sensazione di averla di nuovo in quel modo lo terrorizzavano, rendendolo fragile e disorientato. 

Sasuke amava da sempre la sella e la briglia, e Sakura, che conosceva tutte le callosità da soldato delle sue mani, arrendevole gli permise di scivolare sulla gonna.
Il bacio si fece più famelico e vorace, gonna e sottogonna non furono una barriera sufficiente a intralciare le sue mani frementi, né quella sua volontà con cui desiderava piegare persino la Natuna affinché i suoi sogni di guerra e vendetta si realizzassero. La trascinò con impeto dentro la stanza, portandola sul letto ancora pieno di cuscini ricchi e ricamati. 
Sakura respirò veloce sulle sue labbra e con un movimento leggero, sfilò la casacca del principe lasciandolo a torso nudo. 
Portò una mano calda, sul suo petto, sul suo cuore, che lentamente scese, timida, verso il basso.
Si sentiva affamata quanto lui, affamata di amore perduto e della felicità che pareva esser destinata a non raggiungere mai.
Entrambe le cose sembravano essere alla sua portata ma lei non riusciva mai  davvero ad afferrarle e farle proprie.
E quando Sakura iniziò a slacciargli il pantalone nero, Sasuke non ci vide più. 
La voltò con un gesto rapido e aggressivo, e con il respiro accelerato e caldo sulla sua spalla nuda, velocemente le slegò il corsetto stretto. 
Lo allargò quel tanto da permettergli di infilare una mano e toccarle il seno morbido, stringendo, forse troppo, perché lei si fece uscire un gemito pesante. 
Iniziò a baciarle la schiena ora completamente scoperta e inspirò il dolce profumo della sua pelle, uguale a quello di quando era solo un'adolescente. 
La voltò nuovamente, sentendo il bisogno impellente di guardarla negli occhi. 
Il corpetto ormai era scivolato via, Sakura indossava solo la gonna ampia, il seno nudo si muoveva a ritmo del suo respiro affannato, ma gli occhi erano lucidi, sul punto di versare lacrime. 

«Cosa ti succede?» chiese alzando le labbra dal suo corpo. «Nulla...scusami» gli disse riavvicinandosi alle sue braccia. 
«Parla!» sbottò, rabbuiandosi al solo pensiero che lei avesse cambiato idea, che la possibilità di giacere con il Traditore si fosse rivelata più macabra del previsto. 
«Io...non voglio trascorrere la mia vita al fianco di Gaara del Deserto, sento il mio cuore sanguinare al pensiero di separarmi un'altra volta da te » confessò con gli occhi pieni di lacrime.
Lo sguardo di Sasuke si incupì assottigliandosi  
«No.» disse secco. Con violenza la fece stendere completamente sul letto e con una mano le strinse dolorosamente i polsi, tenendoli uniti al di sopra della sua chioma rosata.
«No, tu sei mia» urlò, con crescente rabbia. «Mia, mia, mia.» continuava a dire catturandola di nuovo in baci irruenti fatti di morsi, lingue e saliva. 
«Nessun altro, Sakura. Dovessi anche uccidere l'umanità intera, non sarai di nessun altro.»
Ora lo diceva con disperazione, e gli occhi assunsero una tonalità più calda liberandole le mani.
La guardava catturato dalla bellezza altera del suo corpo nudo, dalla strana luce che emanava la sua pelle chiara, dal diverso bagliore delle iridi. 
Le baciò, con una dolcezza inconsueta, la pelle bianca del collo, le clavicole e i seni. Mentre lei portando la testa all'indietro e stringendosi a lui, sentì un fuoco avvampare tra le gambe bianche e tremanti.

Occhi dentro occhi, e pelle su pelle, Sasuke arrotolò con impeto le gonne fino a sopra la vita e, alla fine le allargò le gambe rapido e deciso ma senza dolere, e l’aria fredda che entrò dal balcone aperto, le fece passare un brivido di febbre dalla nuca lungo tutta la schiena.
«Non ti farò male» le disse con il fiato rotto, ma sembrò più dirlo a se stesso che a lei. 
La principessa sorrise teneramente toccandogli i capelli neri. 
«No, non me ne farai.» sussurrò rincuorandolo, perché lei era certa che non gliene avrebbe fatto.
Quando lo sentì - il dolore della carne lacerata- si morse un labbro, facendolo sanguinare, per trattenere l'urlo. 
Entrambi respirarono forte, guardandosi, e restarono fermi, per interminabili secoli di secondi. 
Sasuke chiuse gli occhi, e cercò la bocca di Sakura serrandola in un bacio appassionato e profondo. 
Le mise una mano dietro la schiena per spingersi più a fondo, e lei gettò indietro la testa, perdendo il respiro.
Le bocche ansanti, spalancate dalla sorpresa, una sull'altra, quando quel gesto lo fece affondare dentro Sakura fino all'ultimo.
Si guardarono, di nuovo, sgomenti. 
Nessuno dei due disse una parola, perso com'era negli occhi dell'altro a cercare di riprendere il controllo del respiro.
Dentro Sakura, il dolore e il piacere si scontrarono come onde di fiumi in piena, non appena Sasuke iniziò a muoversi. 
Il ritmo era dolce e incerto, come se il Principe avesse bisogno di abituarsi al pensiero. 
Sasuke infatti non ricordava più la prima volta che aveva fatto l'amore, e di sicuro non si trattava di amore in senso stretto: gli sembrò quella, la prima in assoluto. 
Un fuoco imperituro e dispettoso gli bruciava in testa, togliendogli la cognizione di tutto ciò che non era lei, lei stretta intorno a lui, lei bagnata per lui, lei ubriaca di lui, ogni centimetro di pelle di quella donna che apparteneva soltanto a lui. 
Lo sapeva da sempre, anche se aveva cercato di sotterrarlo in quegli anni :
Lui sarebbe morto, per lei. Avrebbe raso al suolo Suna, per lei. Avrebbe demolito l'Universo dalle fondamenta, per lei. 
E questo lo faceva infuriare all'inverosimile.
Sciocco, debole, vulnerabile... Uchiha

Sakura sentì spilli infuocati trafiggerle i lombi, si aggrappò alle braccia di lui e due lacrime roventi le inumidirono i lati degli occhi. 
Seppur così dissimili, così dannatamente diversi.
Opposti.
Opposti come il tempo e lo spazio.
Come la creazione e la distruzione.
La vita e la morte.
Il sogno e la realtà.
Tutto sembrava combaciare in maniera perfetta in quel momento:
La coscia tesa al di sopra del fianco del Traditore, la mano di lui che le affondava nella pelle, arrossando i contorni dei punti in cui le dita afferravano la carne,
il movimento di fianchi ora deciso e serrato, gli sguardi profondi e incastrati l'uno nell'altro, e infine i loro gemiti che fondendosi insieme, raggiunsero la luna, unica testimone di quell'unione proibita. 
Sasuke, incapace di ritrovare il senno, stava scivolando in un vortice, tra le sue carni, e più si sforzava di sottrarsi, più ci finiva dentro. Era disorientato, perso, annientato in lei.
«Sa...Sasuke» pronunciò stringendosi di più a lui. 
Il Traditore alzò il viso, prima perso tra l'incavo del suo collo e i capelli rosa, parve essere richiamato da un abisso di solitudine da quella voce, come un antico incantesimo avvertì il suo nome riecheggiare tra le mura delle stanza. Il corpo di Sakura illuminato dai raggi lunari splendeva di una luce ultraterrena, non naturale, trasportando gli occhi di Sasuke in un mondo diverso e sconosciuto. 
Le afferrò la mano stringendo le dita intorno alle sue, tanto da rendere le nocche bianche. 
Sakura sentì il suo respiro affannato, i suoi occhi appannati  dal desiderio e dalla disperazione, e al suo orecchio arrivò un silenzioso 
«Sakura»

¤





Dopo, le si stese addosso, e appoggiò la testa sulla sua spalla per riprendere fiato, respirando i suoi capelli.
Lei voltò il viso madido di sudore e cercò la sua bocca, dolcemente. Con sorpresa, Sasuke, ricambiò il bacio, mordendole appena il labbro inferiore. 
Per non pesare ulteriormente sul suo corpo, l'Uchiha si scostò, e stendendosi di fianco a lei si passò una mano sugli occhi.
La testa continuava a girargli come stordita. 
Sakura si tirò su un gomito accanto a lui e passò le labbra sul suo torace sudato, all'altezza del cuore. Sospirò a labbra chiuse appena sotto il suo collo e poi quasi cessò di respirare,
perché stava vivendo un momento impossibile. Fino ad allora quell’istante era esistito solo nella sua testa. 
Era un momento così bello che lei aveva quasi avuto paura di crederci quando lo aveva pensato, e viverlo non era meno spaventoso che immaginarlo; 
e allora restò ferma di fianco a lui, in perfetto silenzio, come per paura che il minimo sussurro potesse spezzare l’illusione e riportarla dentro ad una realtà dove Sasuke non era con lei. 
Non sentiva più nemmeno il battito del cuore infrangersi contro il petto. Tutto era sospeso dentro di lei.
Era stata così totalizzante quell'unione di corpi, di anime, da farla ancora tremare. 
Non era stato solo per il piacere e il dolore, era un qualcosa che non riusciva pienamente a comprendere, aveva avvertito talmente tante cose avvinghiata tra le sue braccia, mentre lui si muoveva in lei. 
L'amore, la disperazione, la luce e l'oscurità, la serenità e il tormento, la vita e la morte, la rinascita e l'oblio.

Alzò gli occhi verdi su di lui che sembrava preso da chissà quale pensiero, forse non molto diverso dal suo. 
«Ti senti bene?» gli chiese 
«Pensi che mi stanchi così facilmente?»
«Intendevo altro...io, come dire? Ho una strana sensazione...è come se stanotte avessimo cambiato il corso degli eventi, come se qualcosa nell' Universo fosse mutato»
Sasuke incollò gli occhi neri su di lei, più o meno coperta dal lenzuolo di seta.
«Che cosa sei?» disse fissandola. 
Sakura allargò le iridi, sorpresa da quella strana domanda.
 
«La Principessa di Konoha, la figlia di Minato e Kushina e l'erede di Lady Tsunade» rispose con un sorriso. 
«Che altro?» chiese ancora, serio, con gli occhi nei suoi. 
«Non lo so...» rispose sinceramente. 
La dolcezza e l'innocenza le trasfiguravano i lineamenti, sempre, anche in quel momento, mentre si avvicinava a lui, mezza nuda, in quel modo erotico e sfrontato.  
«Che altro, mi chiedi ?» disse sulle sue labbra, posizionandosi con le gambe a cavalcioni su di lui. Sasuke le arpionò le cosce stuzzicandole il collo. 
«Sì, cosa sei, Sakura?»
«Tua» sospirò abbassandosi gradualmente su di lui, per poi accoglierlo, di nuovo.
Sasuke si lasciò sfuggire un rantolo di piacere, chiuse gli occhi e gemette nell'istante in cui lei contrasse i muscoli.
Si odiò per essere diventato così fragile a causa di una donna. E allora aumentò il ritmo, perché era lui a decidere come e quando, sempre.
Le voleva fare male, forse, almeno un po', quindi le afferrò i capelli e le morse il collo, con rabbia.
«Cosa mi hai fatto» le disse stringendole i capelli.
Sakura non ebbe nemmeno il tempo di decifrare quelle parole, perché u
n'onda incontrollabile le sottrasse il respiro dal petto e scese, come una tempesta infuocata, dal cervello giù per i fianchi, fino all'ombelico.
Quel misto di dolore e lussuria nelle iridi verdi di Sakura, gli annebbiò gli occhi gonfiando il suo ego già saturo.
«Sasuke...»
O no, no! Non pronunciare il mio nome così, maledetta! Pensò sentendo il brivido dell'eccitazione incendiarlo.
E allora, ormai accecato dalla rabbia, dalla lussuria, dalla consapevolezza di quanto quella donna tenesse il suo cuore e il suo corpo serrato in pugno, la sollevò da sopra di lui, senza sforzo.
Fuori controllo, la costrinse carponi e si spinse in lei più a fondo che poteva, senza preoccuparsi.
Si mosse dietro di lei con irruenza e violenza, trattenendo il piacere tra i denti. Non voleva lasciarsi andare di nuovo, ma un gemito uscì comunque dalle sue labbra.
«Ti prego, fa' piano»
«Non prendo ordini da te» le rispose, con la voce rotta dall'eccitazione. Gli piaceva da morire, tutta quella sofferenza, quell'arrendevolezza di Sakura.
Era così stretta che gli faceva quasi male, con foga le tirò i capelli inarcandole la schiena e si piegò anche lui, poco in avanti per guardarle il viso arrossato.
Sakura girò appena gli occhi verdi su di lui, baciandolo con dolcezza.
Quel gesto inatteso, sconvolse Sasuke. Lasciò che la lingua di lei si facesse strada tra la sua bocca e che la mano delicata si posasse leggera sulla sua che stringeva con eccessiva forza il fianco morbido.
Lasciò che rallentasse il ritmo, rendendolo meno aggressivo e rabbioso, poi con una mano scivolò tra le sue gambe in un punto sensibile.
La sentì gemere nella sua bocca come in preda a una febbre, per poi svuotarsi all'unisono, persi l'uno nell'altro.


Ripreso il naturale ritmo respiratorio e cardiaco, Sasuke girò lo sguardo su di lei che con gli occhi chiusi era distesa al suo fianco. Percorse il suo corpo, arrossato nei punti in cui lui l'aveva afferrata.
«Ti ho fatto male» disse rompendo il silenzio. Sakura aprì le palpebre, e lo fissò, sebbene il suo tono fosse duro, lei percepì senso di colpa e premura in quelle poche parole.
«Tu mi fai male e mi fai bene, Sasuke. E io amo ogni aspetto del tuo essere»
«Perché? Perché qualsiasi cosa io faccia il tuo modo di agire è sempre lo stesso
«Perché non posso fare altrimenti, passerò il resto dei miei giorni amandoti»
Sasuke registrò ogni parola e allungò il braccio, stringendola a sé, Sakura adagiò la testa sul suo petto, spargendo i capelli rosa sui suoi muscoli.
«Mai l'alba mi è parsa tanto odiosa» disse chiudendo nuovamente gli occhi. Sasuke le accarezzo i capelli, con una delicatezza che aveva sperato di non possedere più.
«Ora riposa Sakura. Aspetterò al tuo fianco l'arrivo del dannato sole»
Quando lei si addormentò, le baciò una tempia e, involontariamente, le disse all'orecchio.
«Farei qualsiasi cosa per te, qualsiasi»
Sapeva perché lo aveva detto in quel momento, quando lei immersa nel sonno non poteva sentirlo, ma sapeva che quella sarebbe stata anche la promessa di una vita.



 
Angolo autrice :

Buonasera care lettrici, l'aggiornamento questa volta è arrivato con lieve ritardo rispetto al solito, ma mio nonno non è stato molto bene
quindi sono stata parecchio impegnata;
in questi giorni cercherò di rispondere anche alle recensioni lasciate nello scorso capitolo, che sono state tutte fantastiche!
Grazie davvero per l'affetto che mi avete dimostrato, sono immensamente felice che questa storia vi stia piacendo ancora e che piano piano
si aggiungono anche nuovi sostenitori :)
Sto veramente amando raccontare questa storia, darle forma nella mia testa e poi scriverla e tentare di trascinarvi dentro e farvi
vivere l'universo a cui ho dato immagine nei miei pensieri.
Spero di riuscirci e spero che voi stiate sentendo qualcosa, e che questo ne compensi i difetti che so essere molti.
Vi ringrazio mille e mille volte per aver letto, recensito, seguito e inserito la storia tra le preferite e, ovviamente, per i vostro sostegno.
Ci sentiremo presto, un bacio forte <3

22M.
P.s se credete che il capitolo sia eccessivamente dettagliato, alzerò il rating da arancione a rosso. Fatemi sapere ;)





 


  
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