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Autore: Elsinor    13/10/2016    7 recensioni
La vita non ti sorride quando sei un Magonò, e il giovane e irriverente Silas lo sa bene, tra Burrobirre, lavori ingrati ed elfi domestici più ricchi di te. Ma se sei un Magonò e ti ritrovi con il soffio di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato sul collo?
È ora di scoprire cosa si può fare senza magia e cosa si può fare con, cosa si può fare da soli e cosa si può fare insieme a qualcuno, specie se quel qualcuno è un mago brillante e vanitoso come Alec Kingsman.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Non che io sia un tipo mattiniero, ma dopo mesi e anni di sveglie all'alba per lavoro ormai apro gli occhi spontaneamente alle sei in punto, a meno che non sia reduce da una sbronza forte o da una nottata particolarmente movimentata.

E quella con Alec non era stata una nottata particolarmente movimentata.

Ciononostante il signorino (evidentemente non un tipo mattiniero) rimase apparentemente morto per tutto il tempo in cui io mi alzai, feci la doccia, preparai la colazione, mangiai la colazione, lavai i denti.
Avrei potuto svegliarlo, ma non ebbi voglia. Non che fossi estasiato dal suo meraviglioso viso dormiente, visto che stava a faccia in giù e si vedeva solo un grumo di capelli sul cuscino.
Ratbert uguale, lo ritrovai sul tavolo della cucina a ronfare, bello ripieno di corn flakes. Infatti feci colazione con pane tostato e tè.

Pensavo si sarebbe svegliato, a quel punto, ma niente. Mi ritrovai, annoiato, a sedermi accanto a lui sul letto e punzecchiarlo con l'alluce.
Sussultò così violentemente che mi mise quasi paura.
«Cazzo!» esalò, sollevando la testa dal cuscino il minimo da rendere le parole intelligibili. Da dietro la cortina dei capelli lo intravidi strizzare gli occhi, battere le palpebre e far guizzare lo sguardo a destra e sinistra «Cazzo!» ripeté più forte e più disperato, afferrandosi la testa tra le mani.
Era più o meno un mio risveglio standard, ma per Alec suonava abbastanza insolito, considerato che non l'avevo mai sentito dire tante parolacce in una volta.
Lasciò una mano a reggersi la fronte e battè il pugno sul materasso, pronunciando «Cazzo!» in tono già più rassegnato.
«Ti prego, continua! Mi stavo emozionando!» esclamai, ma lui mi ignorò e allungò la mano sul comodino accanto al letto, tastando in modo da far cadere praticamente tutte le cianfrusaglie che c'erano sopra, compreso il bicchiere sporco del Whisky Incendiario del giorno prima. Crash.
«Cazzo!» ripeté in uno slancio di originalità Alec «Ma dove cazzo ho messo la bacchetta!» sembrava gli fossero saltati i nervi sul serio. Aveva i denti serrati e continuava a spostarsi i capelli dalla faccia, e quelli continuavano a ricadere.
«Ma non sai fare proprio niente senza bacchetta? Mh. Scusa. Non volevo. Qualcosa la sei riuscita a fare, dai.»
Non mi considerò neanche per offendersi. Si alzò a cercare i sui vestiti (che erano finiti perlopiù sul pavimento) e dopo qualche istante febbrile trovò la dannata bacchetta dove l'aveva lasciata, cioè dentro la giacca. Si rilassò.
«Reparo.» pronunciò in un sospiro di sollievo, puntando la bacchetta e costringendo i pezzi di vetro per terra a riattaccarsi in un secondo.
«Non me ne fregava niente del bicchiere, comunque.» precisai, cupo «Paura che ti avessi rubato la bacchetta?»
«Perché dovresti.» rispose Alec cercando di fare il disinvolto. Stava di nuovo evitandosi di dire balle.
«Dimmelo tu.» indicai a braccio teso il bagno «Se ti vuoi fare una doccia.» nella speranza che affogasse.
Ci andò sul serio, e si portò pure la valigetta in bagno. Lì dentro aveva anche i suoi stupidi prodotti per capelli, come appurai sbirciandolo tirar fuori come niente prima due poi tre flaconi.
Pensai di rubargli un po' di roba mentre era bloccato sotto la doccia, ma non ne valeva neanche la pena, come non valeva la pena di acchiappare Ratbert e farne salsicce per una decente colazione. Non mi sarei sentito meno idiota.
Mi battei ripetutamente sulla fronte, cercando di capire se suonava a vuoto. Nella mia testa ripetei la litania di parolacce di Alec, ma a differenza sua, non ero un borioso bastardo (solo un coglione). Ero andato a letto con un borioso bastardo e mi ero risvegliato con un borioso bastardo. Ma che sorpresa! Perché mi sentivo allora così schifosamente deluso?
«I tuoi asciugamani non li userebbe neanche un elfo domestico come vestito.» mi informò Alec, saltellando su un piede solo per calzare una delle sue scarpe nere lucide.
«Sono sempre buoni per farci una corda per impiccarti.»
«Hai la battuta pronta anche appena sveglio, complimenti.» replicò sereno, mentre risolveva di appoggiare il piede alla sedia per allacciarsi la scarpa.
«Tu sei appena sveglio. Io lo sono da ore. Sono abituato a lavorare come un elfo domestico, per questo ho gli asciugamani intonati.»
«Colgo un lievissimo risentimento, nella tua voce» tolse il piede dalla sedia e si raddrizzò, osservandomi con le braccia incrociate. Si era rimesso la camicia bianca e i pantaloni, e i capelli spettinati continuavano a dargli fastidio. A livello estetico mi pareva veramente il massimo, e la cosa mi faceva solo arrabbiare di più. Alzò le mani «D'accordo. Ti ho già chiesto scusa. Non ho fatto bella figura, ma avevo bevuto.»
«Se credi davvero sia per quello hai di me un'opinione pure più bassa di quanto pensassi.»
«Mi interessa davvero sapere ciò che pensi.» Alec tirò a sé la sedia e si mise seduto a cavalcioni. Mi guardò da sopra lo schienale con il sorriso incoraggiante da intervista.
«Penso che sarebbe stato bello se mi avessi messo un galeone sul comodino e te ne fossi andato prima dell'alba: ci avrei comprato uova e pancetta per colazione e mi sarei sentito trattato meno da troia.»
«Sì, anch'io vorrei la colazione.» sospirò Alec.
Mi avvicinai al bordo del letto di fronte a cui stava seduto, allungai la gamba, flettei il ginocchio e feci partire un gran calcio sul bordo della sedia, lì dove Alec aveva divaricato le gambe. Feci solo scricchiolare le giunture della sedia, ma si prese uno spavento comunque.
«Tu sei pazzo!» dichiarò.
«E tu mi hai interrotto. Ringrazia che non ho preso bene la mira, sennò dovevi rinunciare a far bella figura tutta la vita. Se ti schifava dormire nel mio letto potevi anche non farlo. Fai l'offeso se non mi fido delle tue stronzate e a me non dai uno zellino di credito? Io sono in gamba quanto te.»
Alec sbuffò divertito «Certo, in una gara di calci, può darsi. Ma anche lì ho le gambe più lunghe.»
«Una sola domanda, poi finisco l'intervista e ti lascio andare in pace a quel paese: è perché sono un Magonò che mi disprezzi? O lo fai in generale con chiunque non è te?»
«Che stupidaggine, non ti disprezzo. Poi se vuoi offenderti perché non ho fatto i salti di gioia all'idea di aver dormito nel tuo letto, è un altro discorso. È stata un errore quella storia del bacio...sì, di quello ti chiedo scusa.»
Mi prudevano già le mani, ma rincarai la dose «Ok, voglio ridere: perché l'hai fatto?»
«Il bacio? Non lo so, il primo ci ho provato perché mi hai fatto pena...»
Chiusi gli occhi «VAF...no, aspetta: sei tu che mi fai pena» inspirai profondamente per controllarmi «Tu, miserabile fallito di un mago.» glielo scandii bene, gustandomi ogni sillaba. Fece l'effetto che il cazzotto più potente non avrebbe fatto: Alec spalancò gli occhi e mi fissò. «Ti credi 'sto cazzo perché hai un pugno di M.A.G.O e una famiglia di rattoppa-calzini, ma sia i tuoi bei titoli che le tue arie valgono come pergamena per appiccare il fuoco. Fuori dalla scuola a nessuno piacciono i secchioni. E a nessuno piacciono gli stronzi che inventano storie e cercano di fregare anche se stessi. Vali più di me? Ma per piacere. Siamo disgraziati tutti e due, ma io almeno ho la scusa di essere un Magonò.»
«Usala ancora un po', questa scusa» sibilò Alec. Era diventato ancora più pallido «prego, vai con la lagna del povero mendicante! Tanto non è colpa tua, giusto? Puoi continuare a crogiolarti nel tuo fango e frignare, è più comodo che inseguire una qualsiasi ambizione.»
«Tu non hai proprio idea di cosa sia la mia vita! Di cosa sia essere me! Ma dimenticavo che non te ne frega niente di nessuno, hai la tua ambizione da inseguire! Forse quando sarai vecchio come Silente ti promuoveranno a scrivere le ricette delle crostate al rabarbaro per streghe golose. O forse tornerai a cucire mantelli nella bottega di tuo...»
SBAM
Alec aveva rovesciato la sedia con uno schianto assordante, mi aveva afferrato per il bavero della maglietta si era alzato in piedi. Mi lasciò annichilito, ma lo stesso mi balzò alla mente: allora sa fare qualcosa senza bacchetta!
Lo scollo della maglietta tirata mi premeva sulla nuca e faceva male, inoltre Alec era indiscutibilmente minaccioso mentre incombeva su di me. La sua espressione però non denunciava una furia fredda e sadica. Era troppo pallido, e si vedevano i muscoli del viso contrarsi sotto la pelle mentre cercava di controllarsi.
Avrei dovuto affrontarlo a muso duro, credo, ma mi venivano da fare cose disgustose come mettergli a posto i capelli (anche se mi piacevano fuori posto) e baciarlo per pena.
Ebbi qualche secondo per pensare tutte queste cose, poi mi lasciò andare.
Non disse niente, raccolse le sue cose, chiamò il ratto e uscì da casa mia.
Senza nemmeno che fossi riuscito a gridargli di andarsene.
Avrei dovuto arrabbiarmi il doppio, perché aveva vinto ancora lui. O forse come due idioti avevamo perso entrambi.
In ogni caso mi sentivo una merda.













Angolo dell'autrice: le cose non funzionano sempre come e quando vorremmo...in tutti i sensi! Di certo in questa storia non ne va mai una giusta, ma cos'ha che non va l'autrice? E cosa farà adesso Silas? Alec si riscatterà, in un senso o nell'altro? Per scoprirlo continuate a seguire e recensite come se non ci fosse un domani!
   
 
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