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Autore: ffuumei    14/10/2016    2 recensioni
ChanBaek, HunHan, KaiSoo, TaoRis, SuLay, XiuChen
"Come faccio a crederti?"
Si era chinato su di lui, ad un soffio dalle sue labbra.
"Ciò che ci unisce va oltre la logica, oltre la concezione umana. È qualcosa di più profondo persino di un legame di sangue. Lo senti."
Non era una domanda. Non aveva ragione di esserlo.
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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L o s t  A n d  F o u n d
「 A c t  S e c o n d 」

 
                                                                                                 
 
 
 
 
Il flusso di pensieri di Kyungsoo si rompe bruscamente. Qualcosa lo scuote e lo costringe ad aprire gli occhi.
"Alzati," dice il ragazzo che si trova inginocchiato accanto a lui, mentre con delicatezza ma apprensione cerca di facilitargli l'impresa. "Alzati, Kyungsoo, prima che sia troppo tardi."
Kyungsoo ha tante domande che vorticano nel suo subconscio, ma sceglie di non dare voce a nessuna di esse. Si alza, si aggrappa a quel ragazzo come se da egli possa dipendere la propria vita -forse, in parte, è davvero così- e si lascia stringere in un abbraccio soffocante, mentre tutto intorno si fa distorto e il buio avvolge entrambi.
 
La prima volta che lo vide, nevicava. Fiocchi candidi si posavano ovunque e all'orizzonte non scorgeva altro che bianco, bianco immacolato macchiato soltanto dalla bufera che sferzava in quel posto.
Jongdae non aveva la minima idea di come ci fosse finito. Sentiva freddo, i brividi lo scuotevano senza sosta e stava perdendo la sensibilità degli arti. Si diede dello stupido per essere uscito di casa in boxer e maglietta a maniche corte.
"Ma... quando sono uscito?"
 
Andare a scuola fa parte della routine. Junmyeon non vi trova un senso.
Perché andare a scuola quando la vita, quella vera, non si impara stando seduti in silenzio davanti ad una lavagna piena di numeri?
Junmyeon sbuffa e trova come unico sollievo a quel supplizio di noia la campanella, gracchiante e fastidiosa, che suona ripetutamente e annuncia la fine delle lezioni.
Prende tutte le sue cose ed esce. Fuori l'aria è pulita, ma non abbastanza. Junmyeon non si sente vivo come quando respira l'odore del sale e dell'acqua del mare. Non è la stessa cosa, non lo sarà mai.
Al termine delle lezioni, la sua routine giornaliera dice: recarsi nel giardino della scuola, prendere gli attrezzi e curare le piante.
Non l'ha scelto lui. Si tratta della punizione data dagli insegnanti per la sua costante disattenzione, per il suo rifiuto nel seguire quelle lezioni senza senso, per la sua testa costantemente tra le nuvole.
In realtà, Junmyeon ha un comportamento impeccabile. Ma non è abbastanza, così come quel posto non è abbastanza per lui, per essere chiamato casa. Non c'è mistero che può cambiare questo.
Non c'è cosa al mondo che può farlo sentire parte di questa vita.
 
 
No.
Yifan riapre gli occhi.
No, no, no.
Sbatte le palpebre e vede. Non importa cosa, ma lui vede. Questo significa che il suo corpo funziona ancora, che i polmoni incamerano aria e la espellono, che il suo cuore batte e pompa sangue nelle sue vene, lo sente scorrere. Sente che è vivo.
"No."
Non si accorge di aver dato voce ai propri pensieri. Non si accorge della persona accanto a lui.
"A quanto pare, invece, sì."
Yifan fissa le fronde che si muovono ritmicamente al soffio del vento, proprio sopra di lui. È steso sotto un soffitto fatto di rami e foglie di un verde così acceso e così dannatamente vivo che lo fanno sentire a disagio.
"No, no, tu non capisci," continua, guardandosi intorno e scoprendo di trovarsi in un prato. Un normalissimo prato. Non ricordava che ci fossero prati sotto il grattacielo. "Tu non- io dovrei essere morto."
"Lo so," dice l'altro, un ragazzo, ha la voce soffice. "Lo so, ho visto, ero lì."
"Come..." Yifan deglutisce, si tira a sedere, cerca con lo sguardo lo sconosciuto finché non incontra i suoi occhi e un brivido gli percorre tutta la spina dorsale.
 
Luhan abbassa lo sguardo e sospira. Si sente stupido, profondamente stupido, perché da tutta la vita non fa altro che pensare e pensare rivolgendo le sue domande e le sue riflessioni a qualcuno. Qualcuno che non ha un nome, non ha un volto. Non esiste.
Dovrei smettere, eh? Se gli altri sapessero, mi diagnosticherebbero una qualche strana malattia psicologica, magari un disturbo di personalità multipla.
Ride.
Ma io non sono pazzo. Sono solo. È diverso. Sono solo, solo, solo, so-
"Io esisto."
Luhan sgrana gli occhi.
"Non te ne sei mai accorto?"
Sente il calore di un corpo più grande del suo arrestare la sua avanzata pochi centimetri dietro di sé.
"Ogni parola, ogni frase, ogni minima cosa che pensi, la trasmetti a me. Ogni singola domanda con cui ti sei torturato per tutto questo tempo, l'hai rivolta a me."
Un paio di braccia forti gli circondano la vita e lo stringono forte, avvolgendolo in un vortice di calore che mai ha provato prima, eppure sembra così familiare.
"Non sei solo. Io sono sempre stato qui, Luhan."
 
"Ah!"
Junmyeon sobbalza come dopo una brutta scottatura, ma non sente bruciore. In realtà, le sue sensazioni ruotano tutte intorno ad un pizzicore particolare lungo la colonna vertebrale, provocato senza dubbio dalle dita affusolate che si sono strette intorno al suo polso e gli stanno, con lentezza, sfilando dalla presa l'innaffiatoio che stava apprestando ad utilizzare.
"Lascia fare a me," Junmyeon alza lo sguardo e si perde negli occhi del ragazzo alto che sta a pochi centimetri da lui. "Guarda attentamente."
Lo sconosciuto posa l'innaffiatoio a terra e Junmyeon aggrotta le sopracciglia. Poi, si accuccia accanto ad un'aiuola di margherite appassite e spente, carezza con cura i loro fragili steli.
Junmyeon si sente colmo di aspettativa. Si sente come se sapesse già cosa accadrà, come se avesse già vissuto questo momento. Come se conoscesse già il ragazzo che gli sta sorridendo dal basso, invitandolo a chinarsi alla sua altezza con un lieve cenno del capo.
Ma Junmyeon non sa, non conosce, non ha la minima idea di quello che sta per vedere.
E quando il ragazzo posa le mani sul terreno e le margherite fioriscono al suo tocco leggero, Junmyeon non può fare a meno di sgranare gli occhi e sentire il battito del proprio cuore accelerare a dismisura.
 
Chanyeol tira un pugno violento carico di tensione malcelata contro il suo armadietto. L'acciaio si piega sotto la sua forza e, tolto l'arto dal solco lasciato, ciò che resta sulla superficie un tempo liscia dello sportello è l'alone fumante e scuro, la cenere di un oggetto che brucia.
"Chanyeol."
Il ragazzo tende le orecchie. Occhi indiscreti osservano la scena con curiosità e ilarità, ignari di ciò che realmente stia succedendo.
"Vieni con me."
Chanyeol si sente prendere per il braccio e, nell'esatto momento in cui la pelle dell'altro entra in contatto con la propria, un brivido gli attraversa tutto il corpo, da cima a fondo.
Osserva, incredulo, il ragazzo che cammina velocemente davanti a lui, trascinandolo attraverso corridoi e lungo scalinate, fino allo scantinato della scuola, dove arresta la sua corsa.
Quando si volta nella sua direzione ed incontra il suo sguardo dal basso della sua minuta statura, l'incredulità di Chanyeol muta in qualcos'altro.
"Baekhyun."
 
Minseok era lì, seduto dove la neve era più rada. Giocava con i piccoli fiocchi che cadevano dal cielo, li carezzava con le dita e li lasciava volteggiare nell'aria. Il suo sorriso malinconico cambiò colore quando si accorse di Jongdae.
"Sei tu," non era una domanda. "Sei davvero tu," continuava a ripetere, mentre si alzava e si avvicinava a lui a lente falcate. I suoi passi non intaccavano la neve sul terreno, non lasciavano impronte.
"Ma io non so chi tu sia," aveva risposto Jongdae, senza trovare il coraggio per indietreggiare e fuggire.
"Oh, sì che lo sai," Minseok si era fermato e lo aveva squadrato da capo a piedi, mantenendo le distanze. "Ma non ricordi."
Jongdae aveva sentito il proprio cuore perdere un battito. Aveva mosso un piccolo passo in avanti, piccolo ed incerto.
"Io..." aveva sussurrato poi, perso negli occhi dell'altro. Non sentiva nemmeno più il freddo, i brividi erano diversi ora.
"Aiutami a ricordare."








 
Ecco a voi il secondo capitolo. Le opzioni sono due: o iniziate a capire qualcosa di più, o con questo vi ho confuso ancora di più le idee. :'D
In ogni caso, alla fine della storia dovreste trovare tutte le risposte alle domande che vi starete facendo, so wait and see. Nel frattempo, io vi saluto, nella speranza che questo capitolo vi sia piaciuto e di aver fatto un buon lavoro!
  
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