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Autore: KiarettaScrittrice92    14/10/2016    5 recensioni
Dopo la conclusione della prima stagione, mi sono finalmente decisa a scrivere e pubblicare la mia prima long su questo fandom...
Avviso che ovviamente se mai la serie continuerà la mia storia non avrà più nulla a che fare con gli avvenimenti che accadranno dopo la comparsa di Volpina.
Questa storia perciò la potete considerare come un seguito alternativo che mi sono immaginata io, oppure semplicemente come una fic in più da leggere che spero vi emozionerà.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Makohon Saga'
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Le alleate

«Te lo ripeto Angelie, non è come pensi tu...» disse il giovane supereroe con aria ormai disperata.
Era passata più di mezz'ora da quando era arrivato. Appena la ragazza era comparsa alle sue spalle con la pistola, aveva reagito ed era riuscito a togliergliela di mano, ma lei con uno schiocco di dita l'aveva fatta sparire e nella sua mano aveva fatto apparire un'altra arma. Aveva continuato così, cambiando armi, cambiando aspetto: a quanto pareva il potere che le aveva donato Papillon con la sua akuma era quello della metamorfosi. 
«Ah no? – chiese lei divertita e ironica – Allora fermiamoci un attimo e parliamone che ne dici?» a quelle parole la ragazza si avvicinò a Marinette e si sedette di fianco a lei, avvolgendole il braccio attorno alle spalle.
Chat Noir la vide rabbrividire a quel contatto, come se avesse avuto paura, e strinse nervoso il suo bastone, guardando la scena, impotente, sapeva che se avesse fatto una qualsiasi mossa la modella avrebbe potuto fare del male alla ragazza.
«Non la toccare...» sibilò irritato.
«Non vuoi proprio capire vero? La tua cara fidanzatina ti tradisce...» le disse lei con un tono dolce e freddo allo stesso tempo, accarezzando la guancia di Marinette, che tentò di scostarsi.
«Non è così... Marinette non lo farebbe mai!» continuava a stringere la sua arma, tanto da sentire male alla mano.
«Ma tesoro, io l'ho vista con i miei occhi... Tre giorni fa era sul set del mio spot era a sbaciucchiarsi con Agreste junior. Vero dolcezza?»
La vide scostarsi di nuovo da lei, che continuava a starle vicino e poi guardarlo con uno sguardo dispiaciuto. Lo sapevano: sapevano entrambi che la loro relazione sarebbe stata complicata eppure, almeno lui, non avrebbe mai pensato che quelle complicazioni sarebbero arrivate così in fretta.
Rimase fermo, immobile, non sapeva come rispondere. Se avesse detto la verità avrebbe rischiato di svelare anche a Papillon la sua identità, allo stesso tempo non poteva negarla, Angelie Fontaine era proprio lì, quando lui aveva baciato Marinette senza maschera.

 

«È vero! – disse decisa e sentì lo sguardo di entrambi fissarla – È vero Chat! Io sto con Adrien Agreste...»
«Visto, che ti dicevo?» fece lei con aria soddisfatta, alzandosi e allontanandosi un po'.
Chat Noir invece la stava ancora guardando: i suoi occhi felini, verdi come lo smeraldo, stavano incrociando i suoi e lei sentiva il cuore batterle furioso nel petto.
«Sì... Sono innamorata di lui... Lo sono da tanto ormai... Da quel giorno che mi offrì il suo ombrello davanti a scuola... Quel suo sguardo gentile, quella sua risata spontanea, mi hanno colpito... Amo i suoi occhi verdi i suoi capelli biondi il suo viso da angelo... Penso di non aver mai provato nulla del genere per un'altro ragazzo...»
Probabilmente non si era mai aperta così tanto, nemmeno con Alya, o con se stessa, ma nel vedere quello sguardo disperato e commosso mentre andava avanti a parlare, le parole le erano uscite quasi da sole, come se solamente con quelle potesse tranquillizzarlo, rassicurarlo che sarebbe andato tutto bene. Perché alla fine era quello il suo compito, era quello il compito di Ladybug, sostenere il suo gatto nero, qualsiasi cosa fosse successa.
«Marinette...» lo sentì dire con un soffio.
Gli sorrise e in quel momento non ci fu più niente e nessuno: solo loro due. Persino il dolore ai polsi e alle caviglie era sparito, per un'attimo si era dimenticata anche della modella, che poco più in là li stava guardando innervosita.
«Ok, basta... Sei un po' troppo sdolcinata per i miei gusti...» disse irritata Angelie, facendola tornare alla realtà.
Subito dopo quell'avvertimento la ragazza percepì un dolore lancinante al collo, dopo di ché fu tutto buio. L'ultima cosa che vide fu Chat Noir che urlava il suo nome.

 

«Marinette!» urlò gettandosi verso di lei.
Appena le fu vicino, s'inginocchiò e la sollevò dalla moquette bianca tenendola tra le braccia, continuando a sussurrare il suo nome, per poi scostarle i capelli corvini e bagnati di sudore dalla fronte e accarezzarle il viso delicatamente.
Sentì la presenza oppressiva della sua collega dietro di sé, ma non gli importava.
«Andiamo Chat... Dimenticati di lei...» disse avvolgendogli le braccia attorno al collo e prendendolo da dietro, proprio come aveva fatto tre giorni prima per lo spot con Adrien.
A quel gesto sentì un brivido percorrergli la schiena, un brivido che portava con sé milioni di sensazioni ed emozioni. Si sentiva imbarazzato per la vicinanza della modella, disgustato dalle sue avance insistenti e soprattutto si sentiva furioso. 
Quella ragazza aveva fatto del male a Marinette, la sua Marinette. L'aveva ingannata, rapita, legata, separata dal suo kwami rubandole gli orecchini, minacciata, infamata e poi fatta svenire con quel maledetto teser che probabilmente aveva già fatto sparire. Ed ora, come se nulla fosse, aveva anche il coraggio di dirgli di dimenticarsi di lei, con quella voce sensuale e innocente al tempo stesso.
Non ci vedette più, in un attimo tutta la sua frustrazione che aveva in corpo si trasformò in rabbia. Adagiò cautamente la mora a terra e diede un calcio deciso alla ragazza, scaraventandola contro l'armadio dalla parte opposta della stanza.
«Adesso basta Angelie... Hai superato il limite... Cataclisma!» l'ultima parola la urlò, alzando come al solito il suo braccio destro.
Vide il volto della ragazza atterrirsi come se avesse capito cosa stava per succedere, finalmente vedeva la paura nei suoi occhi. Poi una mano lo bloccò.
«Non farlo Chat! Non abbassarti al suo livello!»
Si voltò e per un'attimo non credette a ciò che vide.
«Li...?» tentò di dire, ma fu bloccato subito dalla ragazza che con l'altra mano libera gli tappò la bocca.
«Maledizione gattaccio, non spifferare la mia identità ai quattro venti! – lo rimproverò irritata – Ora fai il bravo bimbo e usa il tuo Cataclisma su un'oggetto qualsiasi.» concluse lasciandolo andare.
Lui la stava guardando ancora stranito, non riusciva a capacitarsi di come lei fosse lì e soprattutto non capiva per quale motivo era lì, tanto più vestita a quel modo.
«Terra chiama Chat Noir! Accidenti sembra che hai visto un fantasma! – disse lei sventolandogli la mano davanti agli occhi e mentre lui tornava in sé, lei gli porgeva una boccetta presa dal comò – Tieni, rompi questa!»
«Stai scherzando? Quel profumo è uno Chanel N°5 originale, hai idea di quanto costa!?» protesto la giovane modella rialzandosi.
«Non fare un solo passo o ti faccio secca, ragazza!» la minacciò con la sua arma, solo in quel momento Chat Noir notò che non era più il flauto che usava quando era akumatizzata, bensì una frusta arancione. 
«Volpina, per una volta smettila!» irruppe un'altra voce.
Il ragazzo si voltò di scatto, accorgendosi solo in quel momento di un'altra figura, chinata vicino a Marinette, che dopo il rimprovero rivolto alla ragazza in tuta arancione si alzò e si voltò verso di lui.
Indossava una tuta di un giallo accesso, con tre linee nere all'altezza del petto e un pellicciotto al collo. I suoi capelli rossi erano legati e raccolti in uno stretto chignon, tenuto da un pettine dorato e davanti agli occhi indossava una maschera nera, con dei decori gialli che mostrava solo un'accenno di un paio di occhi verde acqua.
«Chat Noir, per favore, fai quello che ti ha detto Volpina e poi prendi la tua ragazza, dobbiamo andarcene da qui.» disse con un sorriso l'eroina in giallo.
«Non crederete che vi faccia andare via...» sbottò la modella irritata da quell'interruzione.
La ragazza la linciò con lo sguardo e lei si ammutolì, quasi intimorita, subito dopo tese la mano verso di lei.
«Honeyshock!» disse e in un'attimo la modella si afflosciò come addormentata, tanto che la ragazza dovette prenderla al volo.
«Cosa... Come?!» cercò di chiedere Chat Noir che aveva appena usato il suo potere sulla boccetta del costosissimo profumo.
«L'ho solo mandata a nanna e durerà solo finché io non mi ritrasformerò, quindi abbiamo solo cinque minuti.»
Il ragazzo annuì e prese Marinette, ancora svenuta, tra le braccia, mentre Volpina afferrava i suoi orecchini dal comò. Subito dopo uscirono tutti e tre dalla camera mezza distrutta della giovane modella.
«Ma come facciamo per l'akuma?» chiese l'eroe in nero mentre saltavano da un tetto all'altro.
«Con Ladybug fuori combattimento non si può fare molto, inoltre non sappiamo nemmeno dove si trova la sua akuma, conviene aspettare, tanto non avendola liberata è difficile che si riproduca.» rispose la rossa.
«Dove stiamo andando?» chiese ancora Chat Noir.
«A casa nostra micetto!» gli rispose Volpina facendogli l'occhiolino.
«Veramente è casa mia...» ribatté l'altra, scuotendo leggermente la testa.

  
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