Capitolo n° 12 “ Legami di Sangue “
“ Ma cosa hai combinato
Daniel? “ esclamo stravolto sottovoce, rivolgendo la domanda più a me stesso
che ad altro. Osservo incupito la dormiente Ginevra; come la
si potrebbe dunque definire ora?
Nel caso di Sophira, il lato
demoniaco ha totalmente sopraffatto quello umano, annullandone ogni difetto e
rendendola a tutti gli effetti un essere superiore.
Difatti la bambina, della sua iniziale natura umana non possiede altro che frammenti dei ricordi accumulati nel corso dei
tempi.
Invece, nel caso di Ginevra..
le due nature opposte si combattono equamente, non riuscendo in nessun caso a
sopraffarsi. In lei sono racchiuse sia il bene che il male; dunque, a chi
appartiene questa creatura? Solo io posso comprendere veramente il suo essere,
poiché io ed io solo ho in me racchiusi gli stessi
elementi. Io solo condivido il suo stesso destino.
Ora posso finalmente
percepire e comprendere il filo sottile che unisce noi due anime
erranti. E di questo Daniel ne era a conoscenza.
Poso dolcemente il palmo tremante della mano sulla
fronte sudata di lei, per poi percorrere lentamente le guance accaldate e
sfiorare il rossore delle sue labbra carnose.
Lo sguardo si vela di un sottile schermo purpureo.
Lacrime di sangue percorrono il mio viso ed il collo, impregnando poi del vermiglio
colore il tessuto della camicia e raggrumandosi in scure macchie rapprese.
Ne raccolgo alcune col dorso della mano. Queste
lacrime rosse sono testimoni della mia
vita e delle mie stesse colpe, raccogliendo in se tutta la mia dannazione . Mi chino sulla ragazza distesa; gocce di sangue cadono
sulla sua pelle perlacea macchiandone il candore. No, lei non diverrà come me,
non le farò compiere i miei stessi errori. Diverrò la sua
guida, il suo stesso Padrino e quindi guardiano.
Mi allontano dalla poltrona con passi pesanti,
girandomi attorno alla ricerca di una qualche cosa di appuntito
ed affilato. Poso lo sguardo sul caminetto di marmo bianco dove sopra vi è
posto uno specchio a forma ovale dalla semplice cornice d’oro massiccio.
Riconosco in esso, il riflesso del mio viso
sanguinante e del corpo teso apparentemente febbricitante. Non resisto oltre e
con un ferreo pugno ne frantumo la
liscia superficie mandandola in
frantumi. Successivamente, ne raccolgo una
grande scheggia appuntita con la mano destra ormai ferita e grondante. Mi avvicino alla poltrona di velluto, prendo in
mano il palmo di Ginevra e le incido su questo un taglio col vetro rotto. Un
lieve mugolio di dolore fuoriesce dalle labbra ora dischiuse di lei. Fatto ciò,
congiungo la mia mano alla sua, stringendola saldamente ed intrecciando le
lunghe dite affusolate alle sue.
Il rossore del nostro sangue si fonde divenendo un
unico liquido scuro e caldo.. sempre più caldo.. tanto
da sembrare quasi rovente sulla pelle arrossata. Ma
cosa sta succedendo? Non avvenne questo quando io e Daniel
stipulammo il medesimo patto.
Sembra lava fusa la vermiglia linfa che placida,
percorre le nostre mani per poi cadere con suoni sordi sul pavimento di marmo,
imbrattandone la fredda superficie e formando una piccola pozza rossa sotto di
noi. La mia mano comincia a pulsare violentemente, come d’altronde anche quella
della ragazza; le carni bruciano e dolgono come se trafitte da innumerevoli
spilli e l’alternarsi di brividi freddi
e tremori sconvolgono l’organismo. Le grida strazianti mie e di Ginevra
riecheggiano nella stanza che ne amplifica lo stridio.
Cerco in tutti i modi di lasciare la sua mano, ma il corpo sembra non
rispondere a questa mia implorante richiesta, preferendo permanere nella sofferenza. Dal dolore, non vedo più
nulla se non il nero della mia ombra ripiegata a terra. Non bado al pianto di Sophira che avvicinatasi, si è aggrappata come è solita fare ai lembi della mia camicia, né bado alla
schiera dei tre angeli che allibiti, si sono precipitati verso me e la ragazza
strepitante.
Ormai non sento più nulla se non il suono continuo e
lontano dei tamburi in questo schermo nero ed impenetrabile che mi circonda.
Tutto d’un tratto il mondo che conoscevo e con esso i
volti delle persone che prima era al mio fianco, sono svaniti e deposti nel
dimenticatoio dei miei ricordi.
Il dolore alla mano è svanita come la spiacevole
sensazione di bruciore che prima si era diffusa da essa
al braccio ed alla fine a tutto il corpo. E solo quando alzo
lo sguardo noto la sfera sospesa nel vuoto avanti a me, fatta di una pietra
trasparente e quasi evanescente. Allungo il braccio e l’oggetto in
questione orbita verso di me, posandosi sul palmo teso ed aperto. Quando
percepisco il freddo della pietra sulla pelle, stringo forte la sfera e
l’avvicino al viso studiandola. Ora posso notare i tre strati interni che
costituiscono l’oggetto di vario colore,
trasparenza e spessore. Il primo girone difatti, sembra essere fatto di una pietra
più chiara delle altre e il suo spessore è minore rispetto ai due gironi
rimanenti che messi a confronto, sembrano essere più spessi e sensibilmente più opachi,
assumendo così una sfumatura sul grigio e poi sul nero. Nonostante i colori decisamente scuri, la materia riesce a mantenere comunque
un’innaturale trasparenza. È come se il mio sguardo, riuscisse a trapassare la
materia, distinguendone i contorni e gli stessi materiali. Strano, non mi era
mai capitato prima.
Mentre sono immerso in queste riflessioni, il
gioiello in questione sembra sprigionare una strana luce sfumata di un delicato
arancione pastello. Che strano oggetto!
“ Bello non è vero? “
Una voce remota ma indimenticabile risuona nell’ambiente circostante.
Una fresca brezza sferza il mio volto illuminato dalla luce color seppia e
scompigliandomi debolmente i capelli neri.
“ Che cosa è?” domando esitante
alla voce che riconosco appartenere a Lui, il mio Creatore.
“ Il gioiello che tieni stretto nelle mani è la tua
forza…” risponde il Padre mio dolcemente, apparendo avanti a me sotto forma di
luce in quel mondo fatto di sole ombre.
“ Cosa Vuoi dire Signore? “
esclamo incredulo, puntando l’attenzione sull’oggetto luminescente.
“ In quella sfera è racchiusa la tua forza; una forza
a te del tutto nuova e sconosciuta. Ad ogni strato,
corrisponde un distinto potere ed abilità. Sta a te scoprire come sfruttarla “
spiega sommessamente la luce di fronte. Le sue parole mi travolgono stupendomi.
“ Ma dove ci troviamo adesso?
“ esordisco confuso e disorientato “ è tutto così buoi e vuoto qui “
“ Nel tuo stesso animo.. vuoi
uscire? “ sussurra la luce avvolgendosi attorno a me e illuminando la mia pelle
di una chiara luce abbagliante.
La testa diviene tutto d’un tratto
pesante e vuota. Le palpebre si chiudono da sole soddisfando il bisogno immediato di riposo.
Però, prima di serrare definitivamente gli
occhi, in quella luce accecante riesco ad individuare uno sguardo mai visto
prima d’ora. Delle iridi contenete tutti i colori
dell’universo e molto di più, incrociano i miei in un solo attimo. In essi scorgo il riflesso di miliardi di vite. Tra queste
intravedo anche la mia. Stendo le labbra in un sereno sorriso, conscio di aver
appena ammirato un qualche cosa di proibito ed irripetibile.
Finalmente, ora ho l’inequivocabile risposta alle mie domande.