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Autore: Dioni    15/10/2016    1 recensioni
Giappone,sengoku jidai,mentre il paese del sol levante percorre il suo periodo più caotico,un giovane yokai vive la sua vita,inconsapevole che la sua esistenza sarà turbata dall'arrivo di un nuovo nemico,più forte e temibile di quanto lo siano stati i suoi nemici precedenti,ma in suo aiuto interverrà un umano molto particolare,proveniente da una terra lontana.
Tra intrighi e battaglie,personaggi famosi e luoghi dimenticati,una storia prende vita,una storia dove niente e quello che sembra e che alcuni segreti e meglio che rimangano tali.
Buona lettura.
(crossover Inuyasha/Assassin's Creed.)
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Sesshoumaru
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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In quello stesso istante, A largo della costa del Kyushu,nel sud del Giappone.

Tra le onde del mare,li,soffiava un vento favorevole,un amico per loro,già,loro,ma loro chi? Alcune persone delle isole vicine si erano già accorti della loro presenza,che con la loro grande nave, molto più grande delle imbarcazioni dei locali,persino più grande di una nave ammiraglia di qualsiasi flotta giapponese.

Aveva un lungo scafo dalla base curva lungo quaranta metri e largo la metà,possedeva tre alberi ognuna con una vela propria,ma era l'labero più alto,l'albero maestro ad avere la vela più grande di tutte che con orgoglio dell'intera nave sfoggiava un solo ed unico simbolo,effigie lontana di un paese altrettanto lontano,che si stava facendo conoscere nel mondo allora conosciuto come nazione di abili mariani,astuti commercianti e colonizzatori avventurosi.

Quella nazione,era l'impero portoghese.

Il suo simbolo,lo scudo bianco,dal contorno rosso con sopra il disegno di sette castelli,sparsi ordinatamente per tutto il bordo e al centro bianco,con cinque scudi blu a pallini bianchi sparsi a croce,simbolo delle cinque ferite del cristo ai cui Alfonso primo,primo re del Portogallo fece mettere sulla bandiara come ringraziamento all'onnipotente per la sua vittoria contro i mori.

Re della quale i portoghesi andavano più che fieri,ma ora,in quell'epoca gli eroi della nazione Iberica erano altri,Enrico il navigatore,Magellano e Vasco da Gama,era il tempo delle esplorazioni e loro erano più che pronti a prendersi la loro fetta di mondo,dalle Azzorre al Mozambico,da Zanzibar a Goa,ed ora erano giunti li,in Giappone.

I marinai trafficavano con le corde,controllavano la rotta e si occupavano dei cannoni di bronzo,bestie di metallo in grado di sparare palle di ferro da distanze mostruose e in grado di abbattere un nave da guerra giapponese come un uomo era in grado di spezzare un ramoscello,nemmeno i pirati locai osavano depredare una nave così fortemente armata per scendere in guerra,per non parlare degli uomini sulle navi,soldati professionisti,veterani iberici armati al meglio,con pettorali ed elmi d'acciaio,lance,spade da lato,(spade dalla lama lunga e sottile,usate per lo più nei paesi iberici e negli stati italiani in pieno rinascimento),alabarde,picche,pugnali e archibugi,armi introdotte da poco nel sol levante.

E tra tutti loro c'era un uomo,che vicino alla prua della nave scrutava l'orizzonte,portava un largo cappello con una lunga piuma bianca,un elegante soprabito verdeacqua con bottoni d'oro accompagnato da un pantalone bianco e lunghi stivali in pelle di camoscio,fin qui tutto normale per la moda della sua terra,se non fosse per un indumento particolare che lo differenziava da tutti i suoi compagni portoghesi era un soprabito particolare,era legato intorno alle spalle e avvolgeva buona parte del torace per poi scendere dietro la schiena,era di stoffa leggera,gialla e con sopra degli strani disegni,molto diversi da qualsiasi cosa si disegnasse normalmente in Europa,due leoni neri,l'uno alle spalle dell'altro e sopra le loro teste un viso snello,lungo e nero,dai tratti innaturali,sembrava più una maschera che un volto reale.

- Il Signor Paulo presumo.

Una voce proveniente alle spalle del portoghese attirò la sua attenzione,costringendolo a voltarsi per capire da chi fosse stato chiamato.

- Capitano,buone nuove da riferirmi?

Chiese l'iberico all'uomo che ora aveva di fronte alla sua visuale,era un uomo anziano e vestiva dei rustici abiti da capitano inveterato,con un barba appenna accennata e mal fatta,segno dei pochi riguardi alla cura dell'aspetto personale,dato che probabilmente era il tipo d'uomo che preferiva stare in mare aperto,insomma,un lupo di mare.

Il vecchio marinaio si rivolse al suo ospite con garbo,apparte quello strano mantello sapeva bene che quelli erano abiti da nobile,eppure non era per il suo abbigliamento che si riferiva a lui in quel modo,sapeva bene chi era.

- Si,ma prima di tutto volevo porgervi i miei più sentiti ringraziamenti,per me è un onore ricevere un inviato del nostro re,che grazie alla sua benedizione o avuto l'onore di poter navigare con questo galeone nuovo di zecca.

- Certamente,tuttavia,avete qualcosa da riferire riguardo alla nostra destinazione? Cosa mi sapete dire di questo Giappone?

- Si ecco,per quel poco che sappiamo e un nazione insulare formata da piccoli staterelli in pieno conflitto,ci dovrebbe essere un imperatore al comando,ma sembra che non esista un vero è proprio capo politico,quindi la situazione è quello di guerra civile perenne.

- E per quanto riguarda i nostri commerci con esso? Chi commercia col Portogallo e quali sono i prodotti che esportiamo e importiamo?

- I nostri clienti più fedeli per ora sono gli abitanti dell'isola di Tanegashima con la quale commerciamo armi da fuoco e in cambio ci facciamo dare porcellane,riso,seta e altri preziosi provenienti dalle regioni interne del paese,i nostri rapporti commerciali sono vantaggiosi con queste terre.

- Dunque qual'è la nostra attuale destinazione?

- L'isola di Tanegashima che vi ho precedentemente nominato,attualmente la loro isola e sotto il controllo del clan Shimazu.

- Voglio parlare con un emissario di questi Shimazu per concordare se è possibile fare ulteriori scambi,se possibile non solo commerciali.

- Si,farò chiamare l'inteprete,ah,un ultima cosa,c'è una questione che vi riguarda eccellenza.

- E sarebbe,capitano?

- Ecco non riguarda direttemente voi,ma i vostri...leoni.

- Cosa? Io non ho...

Un pensiero passò rapidamente per la mente di Paulo,comprendeva perfettamente conto di cosa parlasse il capitano,quasi fosse intimorito dalla cosa.

In risposta a ciò,il portoghese si tolse il cappello rivelando così altri dettagli della sua persona,era castano coi capelli portati all'indietro,due corte basette che si fermavano vicino agli zigomi e due occhi marroni che mostravano uno sguardo vigile e attento,stesso guardo con la quale stava osservando il vecchio lupo di mare con fare calmo,ma deciso.

- Comprendo la vostra preoccupazione,dato che la loro fama sembra essersi spinta più in la della loro presenza,ebbene capitano,torno nelle mia cabina,fatemi sapere quando attraccheremo.

- Ma certo.

- Con permesso.

E con queste parole si congedò dal capitano direndosi così sotto coperta,il continuo via vai di uomini dimostrava come il lavoro,su un imbarcazione di quella misura non smetteva mai,dal più semplice dei mozzi al marinaio più esperto tutti facevano la loro parte,lo vedeva attorno a se e di come il passaggio continuo di gente che andava di qua e andava di là,andava su e andava giù,chi si curava dei cannoni,chi controllava la rotta e chi invece si rilassava con alcuni compagni in un momento di riposo,sorseggiando un bicchiere di vino che spesso e ben volentieri veniva accompagnato con del pane e un tocco di formaggio.

Scendendo per le scale l'iberico raggiunse la parte dedita ai posti letto,le cabine,che spesso e mal volentieri erano per lo più dei letti a castello a tre e quattro posti ammassati tra di loro e neanche tanto comodi,ma per l'inviato del re questo non era un problema,visto che il suo alloggio era differente da tutti gli altri,non gli ci volle molto per raggiungerlo poichè in pochi minuti si ritrovò di fronte ad un enorme portone a due ante molto largo,resistente e decorato con bottoni di ferro che percorrevano su tutta l'entrata,quelli erano gli alloggi del capitano,ma non era era quella porta che gli interessava.

Li accanto risiedeva una porta più piccola,alla parvenza liscia,ben levigata e con sopra uno stemma speciale recante lo scudo bianco,simbolo della bandiera portoghese percorso da due nastri blu,segno di nobiltà e regalità.

L'emissario aprì la porta trovando così la sua camera esattamente come l'aveva lasciata l'ultima volta,in penombra e a malapena illuminata da una candela ormai consumata,l'aria al suo interno odorava di cera bruciata e a stento si poteva notare la presenza di un letto,un semplice ma comodo letto di mogano,piccola rarità aristocratica su una nave abituata alla guerra in alto mare.

Vicino a quest'ultimo vi era posizionato un altro mobile,una scrittoio,piccolo e nemmeno tanto regale,ma poco importava,visto quello che ci doveva fare,si avvicinò a quest'ultima spostando la sedia,altrettanto semplice e dello stesso stile dello scrittoio,giusto con una leggera imbottitura sullo schienale per dare conforto a chi di solito sriveva molto,come segretari,ministri,notai,insomma tutta gente la cui mansione consisteva anche nello scrivere per molto tempo,restando pigato anche per ore solo per scrivere carte o firmare documenti.

Appena si sedette passò una mano sopra il tavolino,prese una penna,la intinse leggermente nel calamaio già aperto in precedenza e osservando il foglio che aveva già sotto il naso cominciò a scrivere,nella stanza si sentiva solo il rumore delle penna d'oca trascinata sulla carta e la ripetiva immersione del suo strumento per scrivere nel contenitore per l'inchiostro e tuttavia poteva dire di non essere solo la dentro.

- Il capitano sembrava preoccupato per qualcosa,voi n'è sapete qualcosa?

Disse Paulo continuando a fissare il foglio che aveva davanti a se,ma sembrava che non ricevesse alcuna risposta.

- Cosa avete combinato?

- Noi non abbiamo colpa.

Due voci,due voci perfettamente uguali risposero nel buio,erano timbri di voci maschili e parlarono all'unisono.

- No? Da quello che so io,l'ultima volta che una flottiglia di pirati hanno provato ad abbordarci non hanno fatto una buona fine...è non parlo del colpi di moschetto,dei segni di spada o dei cannoni che spezzavano in due le loro navi,c'è il vostro zampino in quello che è stato fatto a molti di quei briganti di mare.

- Non potevamo permettere che salissero sulla nave,abbiamo solo eseguito le vostre indicazioni.

- Già,anche troppo bene mi sembra.

L'inviato del re girò la testa,cercando con lo sguardo qualcuno o qualcosa,ma l'unica cosa che vide era la parte più buia della sua camera,piccola zona dove la piccola fiamma faceva fatica a dissipare le tenebre di quell'angolo della nave che era la sua stanza,ma lui sapeva bene a chi si stava rivolgendo.

Paulo,non vedendo nulla tornò a puntare il tavolo e continuò a scrivere,come se non fosse successo nulla.

- Ascoltate,io non disapprovo i vostri intenti,n'è tanto meno li voglio sminuire,ma temo che i vostri metodi siano eccessivi,questa non'è casa vostra,questa non'è la savana,qui non potete squartare uomini come se fossero antilopi e zebre,quei pirati saranno state anche delle bestie,ma voi li non li avete uccisi come se fossero uomini,li avete aperti come se fossero carne da macello,tu cosa ne pensi,Niyembe?

Pronunciata l'ultima insolita parola,si sentì un suono di passi,leggeri,eppure il portoghese sapeva bene chi c'era dietro di lui,non aveva bisogno di girarsi per vedere chi era,era un uomo alto,dalla pelle scura e dalla massiccia corporatura,aveva due occhi marroni,scuri quanto la sua carnagione e sul capo non aveva un solo capello,mentre per l'abbigliamento consisteva solo un semplice gonnellino di stoffa verde con pochi motivi triangolari neri lungo abbastanza da arrivare poco sopra il ginocchio.

L'omone dietro di lui non dava a Paulo nessun motivo di preoccupazione,nonostante lo sguardo vitreo e un espressione dura,inflessibile,sembrava calmo e dai modi misurati,osservava l'iberico mentre scriveva chssà cosa sui quei fogli che da lindi diventavano subito marchiati col passaggio dell'inchiostro,prima uno e poi un altro e un altro ancora,imbrattava carte con un calligrafia che aveva dell'aggrazziato e con una velocità che aveva dell'inumano.

- Un buon pastore difende le sue capre,proprio come un leone difende il suo branco.

- Giusto,ma non'è anche vero che basta una scintilla per bruciare tutta una foresta?Rifletti attentamente su queste parole e la prossima volta non esagerate,non sempre una grande fama e accompagnata da grandi elogi.

- Si.

E detto questo l'uomo fece ritorno da dove era venuto,nell'ombra di quella stanza,ad aspettare insieme a quel suo fantomatico compagno,l'altro leone,in attesa di nuovi ordini,immobile come una statua,avrebbero aspettato entrambi,poichè Paulo sapeva bene cos'era in grado di fare uno solo di loro,ma insieme,erano una coppia terrificante.

Rimasto da solo,se così si poteva dire,finì di scrivere,completando così i suoi compiti riguardo a quelle carte,appoggiò il pennino sul tavolo,richiuse il calamaio e infine riordinò i fogli formando una piccola pila,ormai non gli restava altro che aspettare,aspettare di mettere piede a terra,aspettare di continuare gli scambi commerciali tra la sua nazione e le nuove terre ad oriente.

Almeno così sembrava,ma la verità era un altra,una verità che nascondeva sotto le vesti,che nell'intimità del suo alloggio tirò fuori con una sbottonata dei bottoni del colletto,una verità che prese subito in mano e alla quale non potè che dare una occhiata rispettosa e piena di ammirazione,un ciondolo la cui forma rappresentava imposizione,sottomissione e privazione del libero arbitrio.

Un pendente in oro recante un rubino a forma di croce,era lei.

La croce vermiglia.

- Che il padre della comprensione mi guidi.

Questo era il suo vero obbiettivo,un obbiettivo che avrebbe svolto al più presto appena sceso a terra.
  
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