Proseguimmo
in silenzio, guardandoci e sorridendoci. Era un silenzio pieno di parole, un
silenzio pieno di emozioni, un silenzio carico di felicità di stare
insieme.
Arrivammo
alla stazione dei Tram in pochi minuti. Presto,decisamente troppo presto. Avrei
voluto che quel tragitto fosse stato il più lungo della mia vita per non dover
mai lasciare la sua mano. Gliela strinsi forte, lui ricambiò la
stretta.
Lo
guardai intensamente negli occhi, quegli occhi che mi facevano impazzire e che
quasi mi mettevano a disagio. Dalle sue labbra non usciva una parola ma
percepivo chiaramente la piena sintonia che si era creata tra
noi.
Mi
attirò dolcemente a se, scostando con la mano i capelli che mi nascondevano gli
occhi.. voleva guardarmi. Le nostre labbra ora si sfioravano, sentivo il suo
respiro sul mio viso e la sua mano accarezzarlo piano. Un brivido percorse il
mio corpo lasciandomi senza fiato. Julien posò dolcemente le sue labbra sulle
mie, il bacio che ne seguì fu uno di quelli contro cui il tempo non può che
arrendersi. La passione si accese sempre di più, sentii il suo calore
trasferirsi su di me. Portai la mano sulla testa fino ad accarezzare i suoi
capelli corvini. La sua pelle profumava di buono, i suoi occhi ardevano di
desiderio e di passione. Ci baciammo ancora, la sua lingua si muoveva languida
intrecciandosi alla mia, i nostri corpi stretti quasi a formare un’unica
persona.
Sentii
il tram rallentare, poi arrestarsi alla fermata. Le portiere si aprirono ma io
non riuscii a staccarmi da lui, volevo stargli vicino ancora un momento, avevo
bisogno che quell’attimo durasse ancora un po’.
“Non
te ne andare” sussurrò lui, scostando appena le labbra dalle
mie.
Il
tram riprese la sua corsa lento ma io non me ne curai. Ora volevo solo stare con
lui, baciarlo, stringermi forte al suo petto e sentire i battiti del suo cuore.
I suoi occhi erano due spicchi di cielo azzurro che mi fissavano e che
sembravano dirmi di volermi amare, di volermi conoscere
davvero.
C’erano
due panchine di legno marrone, vuote, in prossimità della fermata
del tram. Ci sedemmo lì ad aspettare il prossimo. Occhi negli occhi, mani nelle
mani, il mio cuore nel suo. Gli raccontai un po’ della mia vita da liceale, dei
miei interessi, delle mie passioni ma le parole erano spesso interrotte da baci
innocenti e dolcissimi sulle labbra e sul collo. Julien mi spostò i capelli con
delicatezza guardandomi intensamente mentre io mi perdevo nel suoi
occhi.
All’improvviso
mi resi conto che il sole era ormai tramontato del tutto e ricordai che il
prossimo tram sarebbe passato solo tra due ore, colpa della Fiera Internazionale
che aveva paralizzato l’intera città di Lione.
Guardai
l’ora: otto meno dieci. Non potevo aspettare tanto, ma non
sapevo come tornare a casa. Lo guardai con aria spaurita. Julien intuendo
il mio stato d’animo mi prese per mano guidandomi
attraverso vicoli e viuzze. Non ebbe bisogno di parlare, aveva la mia
incondizionata fiducia e lo avrei seguito ovunque, anche senza sapere
dove.
“Ti
accompagno io” dichiarò.
Arrivammo
ai piedi di un vecchio palazzo situato in un quartiere povero e
malfamato di cui non conoscevo nemmeno l’esistenza. Aprì il portone e salimmo le
scale.
“L’ascensore
non c’e ma siamo al primo piano” disse rivolgendomi un caldo sorriso che per
un attimo mi fece fremere.
Infilò
la chiave nella serratura che si aprì al primo giro. La porta cigolò. Un
silenzio denso, remoto l’accolse.
“Mamma
sono io” esclamò a voce alta varcando l’uscio.
Mi
tirò dentro velocemente e richiuse la porta alle nostre spalle. Sorrise ancora
un volta facendomi segno di fermarmi e di aspettarlo lì. Lo guardai proseguire
lungo il corridoio e scomparire in una stanza.
Rimasta
sola diedi un occhiata in giro. Uno stretto vano rimpiazzava l’ ingresso, lo
attraversai. C’era una sala che fungeva probabilmente da soggiorno
e che ospitava al suo interno un piccolo divano ed un tavolo tondo.
Continuando per il corridoio mi trovai in una stanza un po’ più grande
arredata nell’essenziale: un letto, un piccolo armadio e una scrivania.
Doveva essere la sua camera. Entrai. Sullo scrittoio giacevano aperti
alcuni libri, notai le loro pagine ingiallite e alcuni appunti a margine. Non
resistetti alla tentazione di leggerne uno. Si trattava di un vecchio manuale di
antiquariato e restauro. Lo sfogliai in fretta. Vi erano illustrati i mobili più
significativi della storia ed evidenziati i cambiamenti che avevano determinato
il passaggio da uno stile all’altro, rendendo esaustivo un percorso storico,
culturale e artistico.
Ricordai
che il signor Bernard mi aveva parlato molto della sua passione per gli oggetti
antichi. Avevo ancora il libro tra le mani quando la mia attenzione fu catturata
da una foto che sporgeva da una pagina. La estrassi. Vi era
raffigurato un uomo sulla trentina che teneva in braccio un pargoletto dagli
occhi di ghiaccio.. riconobbi in quel volto Julien. Sorrisi. Sul retro della
fotografia vi era annotata una data e una dedica:
14 Settembre
1998
A Julien nel giorno del suo decimo
compleanno,
con affetto Papà.
Sentii
una morsa attanagliarmi il cuore e una lacrima mi attraversò il viso. Chiusi il
libro e lo appoggiai nuovamente sullo scrittoio. Feci appena in tempo ad uscire
dalla camera che la sua voce mi giunse alle spalle facendomi
sobbalzare.
“Possiamo
andare” esclamò tenendo in mano un mazzo di chiavi e facendolo penzolare nel
vuoto.
Prese
i caschi e scendemmo di corsa le scale. Una moto era parcheggiata sul ciglio del
marciapiede. Era molto opaca, sia di vernice che di tutto il resto. Aveva i
rubinetti della benzina uno diverso dall’altro, rimediati alla meno peggio.
Julien dopo qualche tentativo la mise in moto. Dopo un paio di accelerate lasciò
la moto al minimo e con un cenno di capo mi invitò a salirci a
cavalcioni.
“Aggrappati
a me, mi raccomando!” disse, allacciandosi il casco.
Saltai
in sella e mi strinsi forte a lui. Poi schizzammo in strada così spediti che il
mio stomaco non riuscì a starci dietro. Nascosi il viso contro la sua schiena
chiudendo gli occhi. Il profumo della sua pelle m’invase inondando il mio cuore
e portandoselo con sé altrove.
Mi
sembrava di vivere in un sogno, un sogno meraviglioso. Tutto era perfetto. Mi
ero follemente innamorata di quel ragazzo dagli occhi turchesi e dal
temperamento freddo e distaccato che però nascondeva un animo estremamente
sensibile ed emotivo.
Le luci della città ci scorrevano al lato mentre percorrevamo il lungo viale che ci portava verso la periferia. Mi strinsi più forte a lui e per un istante la sua mano lasciò l’acceleratore per sfiorare la mia. Un brivido mi attraversò come una scarica elettrica colpendomi diritto al cuore e arrestandomi il respiro.
Nikkith: eh gia' infondo Julien non e' così freddo come sembra... spero che in questo capitolo si riesca a percepire qualcosa in piu' di lui e dell'ambiente in cui vive.
silvietta_in love 4ever: era proprio quello che volevo trasmettere con la mia storia, far sì che il lettore si senta il protagonista. Mi fa piacere esserci riuscita con te :)
lucyette: che dire, anche io potro' sembrare ripetitiva ma grazie mille per i complimenti. Mi raccomanto continua a espormi i tuoi pareri
Nells: benvenuta a te!! Spero che continuerai a leggere la mia storia, mi fa incredibilmente piacere sapere che l'hai apprezzata. Ovviamente sono dell'idea che per ognuno di noi esista da qualche parte il nostro Julien hihihih
Devilgirl89: ci siamo sentite tramite email e mi fa un piacere enorme mantenere i contatti con te... eh si come ti ho detto Julien e' il frutto di piu' personaggi spero che la storia continui ad affascinarti. Fammi sapere che ne pensi del capitolo ci tengo molto!
Chasing TheSun: menomaleeeeeeeeeee cmq per farmi perdonare del tutto questo capitolo l'ho scritto tutto di un fiato e l'ho postato rispettando le tempistiche Come ti pare?
Miley90: Ciaoooo sono felice che tu abbia recensito la mia fanfiction, spero che il capitolo sia all'altezza delle tue aspettative. Fammi sapere.