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Autore: giulia87    10/05/2009    8 recensioni
L’Amore può nascere da un atto di violenza criminale? Può una ragazza con una vita normale, non priva di adagi e comodità innamorarsi del suo rapinatore?.. l’amore può mettere radici in tali situazioni e sostituirsi alla paura di quel momento? Forse no.. Ginevra era di questo pensiero..fino a quel giorno, almeno. Eccomi qui a scrivere una nuova fanfiction che mi è venuta in mente di getto mentre ero in pausa dallo studio. Spero vi piaccia...al dire il vero non so ancora come andra' a finire... ma il primo capitolo mi soddisfa abbastanza...commentate!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Ecco postato l'undicesimo capitolo, contrariamente a tutte le mie aspettative e' stato piuttosto facile realizzarlo, l'ho scritto quasi di getto ieri sera. Spero che vi piaccia e che la personalita' di Julien riesca a venir fuori pian piano... Ovviamente attendo i vostri commenti. Ringrazio tutti coloro che leggono e che recensiscono nonche' chi ha inserito la mia storia tra i preferiti e tra le seguite, mi son dilungata fin troppo... ora non mi resta che augurarvi buona lettura e buona festa della MAMMMA a tutti. s

Proseguimmo in silenzio, guardandoci e sorridendoci. Era un silenzio pieno di parole, un silenzio pieno di emozioni, un silenzio carico di felicità di stare insieme.

Arrivammo alla stazione dei Tram in pochi minuti. Presto,decisamente troppo presto. Avrei voluto che quel tragitto fosse stato il più lungo della mia vita per non dover mai lasciare la sua mano. Gliela strinsi forte, lui ricambiò la stretta.

Lo guardai intensamente negli occhi, quegli occhi che mi facevano impazzire e che quasi mi mettevano a disagio. Dalle sue labbra non usciva una parola ma percepivo chiaramente la piena sintonia che si era creata tra noi.

Mi attirò dolcemente a se, scostando con la mano i capelli che mi nascondevano gli occhi.. voleva guardarmi. Le nostre labbra ora si sfioravano, sentivo il suo respiro sul mio viso e la sua mano accarezzarlo piano. Un brivido percorse il mio corpo lasciandomi senza fiato. Julien posò dolcemente le sue labbra sulle mie, il bacio che ne seguì fu uno di quelli contro cui il tempo non può che arrendersi. La passione si accese sempre di più, sentii il suo calore trasferirsi su di me. Portai la mano sulla testa fino ad accarezzare i suoi capelli corvini. La sua pelle profumava di buono, i suoi occhi ardevano di desiderio e di passione. Ci baciammo ancora, la sua lingua si muoveva languida intrecciandosi alla mia, i nostri corpi stretti quasi a formare un’unica persona.

Sentii il tram rallentare, poi arrestarsi alla fermata. Le portiere si aprirono ma io non riuscii a staccarmi da lui, volevo stargli vicino ancora un momento, avevo bisogno che quell’attimo durasse ancora un po’.

Non te ne andare” sussurrò lui, scostando appena le labbra dalle mie.

Il tram riprese la sua corsa lento ma io non me ne curai. Ora volevo solo stare con lui, baciarlo, stringermi forte al suo petto e sentire i battiti del suo cuore. I suoi occhi erano due spicchi di cielo azzurro che mi fissavano e che sembravano dirmi di volermi amare, di volermi conoscere davvero.

C’erano due panchine di legno marrone, vuote,  in prossimità della fermata del tram. Ci sedemmo lì ad aspettare il prossimo. Occhi negli occhi, mani nelle mani, il mio cuore nel suo. Gli raccontai un po’ della mia vita da liceale, dei miei interessi, delle mie passioni ma le parole erano spesso interrotte da baci innocenti e dolcissimi sulle labbra e sul collo. Julien mi spostò i capelli con delicatezza guardandomi intensamente mentre io mi perdevo nel suoi occhi.

All’improvviso mi resi conto che il sole era ormai tramontato del tutto e ricordai che il prossimo tram sarebbe passato solo tra due ore, colpa della Fiera Internazionale che aveva paralizzato l’intera città di Lione.

Guardai l’ora:  otto meno dieci. Non potevo aspettare tanto, ma non sapevo come tornare a casa. Lo guardai con aria spaurita. Julien intuendo  il mio stato d’animo mi prese per  mano guidandomi attraverso vicoli e viuzze. Non ebbe bisogno di parlare, aveva la mia incondizionata fiducia e lo avrei seguito ovunque, anche senza sapere dove.

Ti accompagno io” dichiarò.

Arrivammo ai piedi di  un vecchio palazzo situato in un quartiere povero e malfamato di cui non conoscevo nemmeno l’esistenza. Aprì il portone e salimmo le scale.

L’ascensore non c’e ma siamo al primo piano” disse rivolgendomi un caldo sorriso che per un attimo mi fece fremere.

Infilò la chiave nella serratura che si aprì al primo giro. La porta cigolò. Un silenzio denso, remoto l’accolse.

Mamma sono io” esclamò a voce alta varcando l’uscio.

Mi tirò dentro velocemente e richiuse la porta alle nostre spalle. Sorrise ancora un volta facendomi segno di fermarmi e di aspettarlo lì. Lo guardai proseguire lungo il corridoio e scomparire in una stanza.

Rimasta sola diedi un occhiata in giro. Uno stretto vano rimpiazzava l’ ingresso, lo attraversai.  C’era una sala che fungeva probabilmente da soggiorno e che ospitava al suo interno un piccolo divano ed un tavolo tondo.  Continuando per il corridoio mi trovai in una stanza un po’ più grande arredata nell’essenziale: un letto, un piccolo armadio e una scrivania. Doveva essere la sua camera. Entrai. Sullo scrittoio giacevano aperti alcuni libri, notai le loro pagine ingiallite e alcuni appunti a margine. Non resistetti alla tentazione di leggerne uno. Si trattava di un vecchio manuale di antiquariato e restauro. Lo sfogliai in fretta. Vi erano illustrati i mobili più significativi della storia ed evidenziati i cambiamenti che avevano determinato il passaggio da uno stile all’altro, rendendo esaustivo un percorso storico, culturale e artistico.

Ricordai che il signor Bernard mi aveva parlato molto della sua passione per gli oggetti antichi. Avevo ancora il libro tra le mani quando la mia attenzione fu catturata da  una foto che sporgeva da una pagina. La estrassi. Vi era raffigurato un uomo sulla trentina che teneva in braccio un pargoletto dagli occhi di ghiaccio.. riconobbi in quel volto Julien. Sorrisi. Sul retro della fotografia vi era annotata una data e una dedica:

                                      14 Settembre 1998                                                                                                                   A Julien nel giorno del suo decimo compleanno,                                                                                                                         con affetto Papà.

Sentii una morsa attanagliarmi il cuore e una lacrima mi attraversò il viso. Chiusi il libro e lo appoggiai nuovamente sullo scrittoio. Feci appena in tempo ad uscire dalla camera che la sua voce mi giunse alle spalle facendomi sobbalzare.

Possiamo andare” esclamò tenendo in mano un mazzo di chiavi e facendolo penzolare nel vuoto.

Prese i caschi e scendemmo di corsa le scale. Una moto era parcheggiata sul ciglio del marciapiede. Era molto opaca, sia di vernice che di tutto il resto. Aveva i rubinetti della benzina uno diverso dall’altro, rimediati alla meno peggio. Julien dopo qualche tentativo la mise in moto. Dopo un paio di accelerate lasciò la moto al minimo e con un cenno di capo mi invitò a salirci a cavalcioni.

Aggrappati a me, mi raccomando!” disse, allacciandosi il casco.

Saltai in sella e mi strinsi forte a lui. Poi schizzammo in strada così spediti che il mio stomaco non riuscì a starci dietro. Nascosi il viso contro la sua schiena chiudendo gli occhi. Il profumo della sua pelle m’invase inondando il mio cuore e portandoselo con sé altrove.

Mi sembrava di vivere in un sogno, un sogno meraviglioso. Tutto era perfetto. Mi ero follemente innamorata di quel ragazzo dagli occhi turchesi e dal temperamento freddo e distaccato che però nascondeva un animo estremamente sensibile ed emotivo.

Le luci della città ci scorrevano al lato mentre percorrevamo il lungo viale che ci portava verso la periferia. Mi strinsi più forte a lui e per un istante la sua mano lasciò l’acceleratore per sfiorare la mia. Un brivido mi attraversò come una scarica elettrica colpendomi diritto al cuore e arrestandomi il respiro.

Nikkith: eh gia' infondo Julien non e' così freddo come sembra... spero che in questo capitolo si riesca a percepire qualcosa in piu' di lui e dell'ambiente in cui vive.

silvietta_in love 4ever:  era proprio quello che volevo trasmettere con la mia storia, far sì che il lettore si senta il protagonista. Mi fa piacere esserci riuscita con te :)

lucyette: che dire, anche io potro' sembrare ripetitiva ma grazie mille per i complimenti. Mi raccomanto continua a espormi i tuoi pareri

Nells:  benvenuta a te!! Spero che continuerai a leggere la mia storia, mi fa incredibilmente piacere sapere che l'hai apprezzata.  Ovviamente sono dell'idea che per ognuno di noi esista da qualche parte il nostro Julien hihihih

Devilgirl89:  ci siamo sentite tramite email e mi fa un piacere enorme mantenere i contatti con te... eh si come ti ho detto Julien e' il frutto di piu' personaggi spero che la storia continui ad affascinarti. Fammi sapere che ne pensi del capitolo ci tengo molto!

Chasing TheSun:  menomaleeeeeeeeeee cmq per farmi perdonare del tutto questo capitolo l'ho scritto tutto di un fiato e l'ho postato rispettando le tempistiche Come ti pare?

Miley90:  Ciaoooo sono felice che tu abbia recensito la mia fanfiction, spero che il capitolo sia all'altezza delle tue aspettative. Fammi sapere.
  
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