Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Sbirilla    15/10/2016    1 recensioni
«Severus!»
Lei aveva pronunciato il suo nome come fosse una preghiera. Non una supplica, di quelle ne aveva sentite tante negli ultimi due anni. Si vantava di non aver mai ceduto. Ma questa volta, per la prima volta, qualcuno – lei! – lo stava pregando solo di essere Severus e nessun altro.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Famiglia Malfoy, Lily Evans, Severus Piton | Coppie: Lily/Severus
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Non sarò come mio padre, te lo prometto le aveva detto appena un’ora prima. Invece eccolo lì, molto più simile a suo padre di quanto non fosse mai stato. In quei soli 60 minuti diverse bottiglie erano state svuotate, rabboccate con un colpo di bacchetta e svuotate di nuovo. Un sorriso amaro gli arricciò le labbra, pensando che se Tobias avesse conosciuto quel trucchetto non avrebbe odiato così tanto la magia. La nebbia nella sua testa si faceva sempre più fitta ad ogni sorso, una nebbia indistinta dalla quale emergevano dettagli di una vita che sembrava lontanissima. Ciocche di capelli rossi, occhi verdi e luminosi, una porzione di pelle morbida. Perfino lembi di vestiti a fiori. E poi la voce, quella voce che lo chiamava da lontano, troppo lontano, e diceva parole incomprensibili. Diceva «Severus» cadenzando ogni sillaba come una litania di morte. Severus era morto, in effetti, o pensava di esserlo, sperava di esserlo. Ciocche rosse, occhi verdi e vestiti a fiori turbinavano nella sua mente. Avrebbe potuto cacciarli, lo sapeva, era bravo in quello. Cacciare un pensiero dalla sua testa era così facile. Ma quei frammenti lo tenevano ancorato alla realtà, fuori da quella nebbia che voleva invadergli i sensi. Ciocche rosse, occhi verdi e lembi di vestiti a fiori, insieme a quella voce che lo chiamava ora sussurrando ora invocandolo, erano le uniche cose reali. Non capì se fossero passati minuti oppure ore, o giorni, quando si rese conto che c’era qualcos’altro di reale in lui. Iniziò come un leggero pizzicore e poi divenne dolore, pelle che arde. Sul suo avambraccio un orrendo serpente nero, che non riusciva a mettere a fuoco, sembrava muoversi inquieto. L’immagine lo fece ridere sommessamente, e la risata lo svegliò per un attimo dal torpore. Il marchio. Ecco cos’era. Voldemort lo stava chiamando. Formulò quel pensiero così, nella sua mente, senza panico o agitazione di alcun tipo e in quello stesso istante decise che non avrebbe risposto. Era piacevole quel bruciore al braccio, lo distoglieva dal dolore sordo e insopportabile che aveva dentro. Lo rubava quasi al ricordo di quelle ciocche rosse, occhi verdi e lembi di vestiti a fiori, la voce sembrava un po’ più lontana. Sì, avrebbe lasciato che continuasse a bruciare. Che lo incendiasse, magari, che lo uccidesse.
«Uccidimi» mormorò a denti stretti, non capiva più se stesse piangendo o ridendo ma sperava che quel serpente prendesse vita e lo soffocasse. Pochi istanti dopo si arrese alla nebbia.

Fu così che lo trovarono Mulciber e McNair, riverso sulla sua poltrona e completamente privo di sensi. Molte ore dopo si sarebbe sentito disgustato all’idea che quei due fossero entrati a casa sua. Il Signore Oscuro aveva atteso un’ora, poi due, poi tre, infine aveva mandato due dei suoi mangiamorte a prenderlo. Quel mezzosangue si stava approfittando della sua pazienza, e non sarebbe stato perdonato facilmente. Fu portato al quartier generale ancora svenuto. Quando riprese conoscenza si sentiva senza forze e si accorse appena si essere adagiato a terra ai piedi del suo Signore. Non sarebbe mai riuscito ad alzarsi, non ci provò neanche. Adesso davvero mi ucciderà. Lo sperò con tutto il cuore. L’orrendo essere che si trovava di fronte a lui stava parlando con un tono basso e mortale. La sua delusione era palpabile. Quel ragazzo così promettente, che lui aveva accolto nonostante le sue origini impure, come si permetteva di disobbedire a un suo ordine? E di presentarsi dinnanzi a lui con la barba sfatta, gli abiti laceri, puzzando di alcool come quel lurido babbano di suo padre? Severus si sarebbe arrabbiato molto, se qualcuno avesse nominato suo padre in sua presenza. Ma in quel momento non capiva una parola. Attraverso la nebbia i suoni giungevano ovattati alla sua mente, concentrata fino allo spasimo a difendere i propri confusi ricordi. Non sapeva neanche perché, quale forza primordiale lo spingesse a farlo, ma il suo istinto era naturalmente concentrato a proteggere Lily. Il Signore Oscuro non l’avrebbe vista, non l’avrebbe toccata neanche con il pensiero. Avrebbe ucciso lui, e basta. Sarebbe finito tutto molto presto. Ma Voldemort non aveva la minima intenzione di ucciderlo. Voleva fargli male, molto male, martoriare quel corpo e quella mente già sconvolti dall’alcool e dal dolore. E ci riuscì. Le cruciatus lo attraversavano come scariche elettriche, una dietro l’altra, senza lasciargli il respiro. Presto la nebbia tornò ad avvolgerlo, i muscoli gli sembravano di gelatina, il cuore pareva pronto ad implodere. Le uniche cose salde, chissà in virtù di quale miracolo, erano le barriere protettive della sua mente.
Lucius, come altri mangiamorte, osservava la scena con un’espressione dura e impietrita. Tutti nascondevano una paura atroce, quella di trovarsi un giorno al posto suo. Se anche lui, che era uno dei preferiti, veniva trattato in quel modo, chi si sarebbe salvato dalla furia dell’Oscuro Signore? Nel cuore di Lucius però, accanto a questo, c’era un altro terrore: quello di non vedere mai più il suo amico rialzarsi dal pavimento di pietra. Era svenuto di nuovo, tra le convulsioni dei muscoli dovute alle torture non si riusciva a capire neanche se stesse respirando. Lucius si concentrò con tutte le sue forze. Pensava intensamente agli insegnamenti di Severus. «Controlla le tue emozioni, disciplina la tua mente» gli ripeteva durante le loro serate a base di whisky incendiario e lezioni di Occlumanzia. Bevevano e scherzavano, ma si impegnavano seriamente in quella pratica che a Severus riusciva tanto naturale e per lui era invece ostica. Doveva resistere, però. Se il Signore Oscuro si fosse accorto della sua sofferenza avrebbe ucciso anche lui. Non poteva morire, non poteva lasciare sola Narcissa, non adesso. La tortura continuò ancora un po’, finché il corpo steso a terra non fu così distrutto da non reagire neanche più alle frustate.
«Basta» sussurrò quella voce mortifera «sono stanco. Portatelo via» aggiunse poi con un gesto della mano, come se stesse indicando un sacco della spazzatura da buttare.

Mulciber e McNair fecero un passo avanti, ma Lucius li fulminò con lo sguardo e sibilò «Ci penso io» con un tono che non lasciava spazio a repliche.
Si accostò con paura a Severus, ma sfiorandogli il polso si accorse che era ancora vivo. Lo fece levitare lentamente fino al confine esterno del quartier generale, dove lo prese ancora per le braccia e si materializzò con lui a villa Malfoy. Narcissa inorridì quando vide la quantità di ferite e lividi sulla pelle bianchissima del loro amico.
«Non avrei voluto che lo vedessi così. Ma starà bene, stai tranquilla» sussurrò Lucius senza forze, poi chiamò un paio di elfi e lo fece portare in una delle camere degli ospiti. Severus fu steso sul morbido lenzuolo, denudato e ripulito dal sangue. A tratti riprendeva conoscenza, sentiva mani sconosciute disinfettargli le ferite. Non erano le mani di Lily.
«Va tutto bene, Severus. Sono io, sono Lucius, va tutto bene» neanche la voce era quella di Lily. La avvertì lontanissima e non capì né il significato di quelle parole né a chi appartenesse. Eppure la sentì in qualche modo amica e decise di abbandonarsi a quelle cure. Si sarebbe sentito immensamente sollevato se si fosse reso conto di trovarsi dai Malfoy. Lucius sapeva esattamente cosa fare, quali pozioni usare, come disinfettare ogni ferita e curare ogni livido. Era stato lui stesso a insegnarglielo. Così il biondo continuò ad occuparsi del suo amico con precisione e anche – gli sarebbe costato troppo ammetterlo, ma era così – con tenerezza. Gli voleva bene davvero. Severus era l’unica persona, oltre a Narcissa, per cui provasse un affetto sincero e disinteressato. L’unico tra i mangiamorte con cui potesse parlare davvero. Erano simili in un certo qual modo, eppure così diversi da trovarsi interessanti. Lo aveva capito subito, quella sera in cui lui era arrivato a Hogwarts e quell’idiota di James Potter lo aveva attaccato. Severus aveva risposto con una fattura così precisa e ben eseguita - non ricordava neanche quale fosse - da attirare immediatamente l’attenzione del Prefetto Malfoy. Lo sapeva, se lo sentiva che quel ragazzino tutto ossa e capelli neri sarebbe stato un Serpeverde. E ci aveva visto giusto. Adesso vederlo lì, riverso tra le candide lenzuola della sua camera degli ospiti, con il corpo martoriato e gli occhi chiusi, un’espressione di dolore sul viso solitamente impassibile, gli stringeva il cuore. Uscì dalla stanza solo dopo essersi assicurato che Severus avesse ripreso conoscenza, seppure fosse ancora molto confuso, lasciando ordini precisi ai suoi elfi.
«Come sta?» Narcissa trattenne il respiro quando vide suo marito entrare in salotto.
«Meglio. Meglio. Prima che tu lo chieda: non so cosa sia successo a Severus, so solo che per un paio di giorni non ha risposto al Signore Oscuro. E lui lo ha punito, ovviamente»
«Oh. Mi dispiace molto. Spero che non sia nulla di grave» lei parlava piano, lentamente, come sotto shock.
«Va tutto bene, te l’ho detto. Mi sono occupato di lui come mi ha insegnato. Cioè alla perfezione» Lucius fece un sorriso stiracchiato. «Non pensarci adesso, non ti devi agitare. Ordino che si predisponga il pranzo, che ne dici?»

Severus si svegliò poco prima di cena. Quando si accorse di essere a villa Malfoy non si stupì: aveva vaghi, confusi ricordi sulla voce di Lucius che gli diceva qualcosa. Chissà che cosa. Gli elfi domestici lo avevano lavato, gli avevano fatto indossare delle vesti pulite e gli avevano acconciato i capelli in una bassa coda di cavallo. Gli venne da ridere. Dopo aver cenato in camera, raccolse le sue forze e scese le lunghe scale bianche dirigendosi nel salotto dei Malfoy. Lucius era seduto sul divano e Narcissa stava ricamando accanto a lui, sembrava stanchissima. Avrebbe voluto chiederle se stesse bene, ma la donna lo vide entrare nella stanza da uno degli specchi sul camino e si alzò in piedi.
«Severus! Come stai? Dovresti rimanere a letto»
«Sto meglio Narcissa, grazie. Non devi preoccuparti per me. Tu e Lucius avete già fatto abbastanza»
«Dovere, amico» Lucius gli rivolse uno sguardo che non sembrava poi così amichevole, e Narcissa decise di lasciare ai ragazzi la loro privacy, ritirandosi nelle sue stanze. «Che tu sia dannato, Severus! Che ti è saltato in testa?» urlò quando sua moglie fu abbastanza lontana.
«Io… grazie Lucius, per quello che hai fatto. Grazie, davvero».
«Mi dispiace, ho dovuto dare l’indirizzo di casa tua. Ma non potevo permetterti di morire» il biondo era tornato al suo atteggiamento indifferente, eppure sembrava che fremesse per dire qualcosa. Severus stette al suo gioco.
«Come mai?»
«Mi servi adesso»
Il ragazzo sorrise debolmente «A cosa ti servo, Lucius?»
«Cissy è incinta» adesso era lui a sorridere, un sorriso che contrastava immensamente con la fitta di dolore che Severus provò nel sentire quella parola.
Tuttavia, si sforzò di rendere più sincero possibile il suo entusiasmo «Davvero?»
«Sì. È già al terzo mese. Non abbiamo voluto dirlo prima perché… sai, i primi mesi sono stati un po’ delicati»
«È stata poco bene?»
«Sì. Ma adesso è tutto sistemato, e volevo che il primo a saperlo fossi tu»
«Oh» Severus si sentiva malissimo. Come aveva fatto a non accorgersi per tre mesi che la moglie del suo amico stesse male? La sua storia con Lily lo aveva accecato a tal punto? «E a cosa ti servo, quindi?»
«Vorremmo che fossi il padrino del bambino. O della bambina. Cissy ci tiene a dirtelo di persona, quindi per favore fingi che non ti abbia detto nulla!»
«Nessun problema. Grazie Lucius, ne sono onorato»
Malfoy sorrise ancora. Si versò del vino elfico nel calice, senza chiedere all’amico se ne volesse. Non era proprio il caso che bevesse in quel momento. «Allora…» disse lentamente, facendo roteare il liquido ambrato nel bicchiere «è carina?»
«Chi?»
«La ragazza, Severus» Sul viso di lui si formò un’espressione di puro terrore. «Oh, sta’ tranquillo, i tuoi segretucci sono al sicuro. La tua mente è impenetrabile, anche sotto tortura. Davvero non capisco, come ci riesci?»
«Mi viene naturale, te l’ho detto. Ma se riprendiamo le nostre lezioni anche tu…»
«Le nostre lezioni? Negli ultimi mesi ti sei fatto vedere pochissimo al Manor. Spero che la ragazza sia abbastanza carina da giustificare la tua assenza»
«Non c’è nessuna ragazza, Lucius»
«Amico mio» poggiò il calice sul tavolinetto mentre si voltava a guardarlo negli occhi «c’è sempre una ragazza. Tu sei più intelligente di me, sei più abile in molte cose… ma io conosco meglio le donne e riconosco l’effetto che hanno su di noi»
«L’effetto…?»
«Certo. Sei stato latitante per mesi, sei sparito per una settimana chissà dove, al ritorno eri molto inquieto. Hai abbassato la guardia. E poi non hai risposto al Signore Oscuro, sei impazzito? E sei stato ritrovato annegato nell’alcool e con la barba sfatta. Cielo Severus, la barba! Promettimi che non lo farai mai più!»
«Andiamo, di quanto può essere cresciuta in due giorni? Di un centimetro?»
«Un centimetro di troppo, Severus» rispose lui con tono strascicato. Ecco cosa avevano quei due: lo stesso sottile umorismo. Erano capaci di starsene a discutere di barba dopo che uno dei due aveva salvato la vita all’altro.
Severus sospirò «Va bene»
«Ottimo. E sono felice che tu abbia fatto qualcosa per quei capelli, era ora»
«Non ho fatto niente ai miei capelli! Sono stati i tuoi dannati elfi!»
«Che hanno deciso di eseguire gli ordini del padrone, per una volta. Un giorno da ricordare! Allora, chi è la signorina, Severus?»
«Nessuna signorina»
Lucius ghignò «Per caso è minorenne? Sei una continua sorpresa, amico mio»
«Minorenne?» il ragazzo era sconvolto «Ma per chi mi hai preso?»
«Scusami» Malfoy era oltremodo divertito da quella conversazione. «Va bene, è sposata?»
Punto sul vivo, Severus si irrigidì «Perché dovrebbe essere sposata? Piantala, Lucius»
«Beh, ci sarà pure un motivo se non me ne hai mai parlato. Mi sono forse reso degno della tua mancanza di fiducia?»
«No, affatto. Ma non voglio parlarne. Comunque è finita» che dolore dirlo ad alta voce.
«Oh. Beh, spero che fosse la moglie di Mulciber. Non lo tollero, e se penso alla tua sciocca venerazione per quell’idiota quando eravate a scuola…»
«Non è la moglie di Mulciber, Lucius»
«Va bene, va bene, non insisto. Ma vedrai che tornerà. Tornano sempre, Severus. Anzi, ti dirò di più: non c’è nessun motivo per cui la tua ragazzina non debba tornare. Tu hai tutto quello che una donna possa desiderare»
«Ah sì?» il moro proruppe in una risatina nervosa «Tu sai tutto quello che una donna desidera, vero?»
«Ovviamente. Sei un uomo intelligente e capace, abile e soprattutto – se la smetterai di comportarti come uno sprovveduto – tu hai il potere. Tutto il potere possibile. Tu sei l’unico, Severus, che il Signore Oscuro non abbia ucciso dopo un comportamento così irrispettoso. Hai idea del perché?»
«No»
«Perché gli servi. Nessuno gli serve quanto te. Sei, e lo dico con un pizzico di sana invidia, il migliore tra noi. Tu sei il suo preferito»
«Credevo che fossi tu»
«Forse lo siamo entrambi, perché insieme abbiamo tutto quello che gli serve. Tu conosci maledizioni e branche della magia a cui soltanto lui si è mai accostato – e forse quel vecchio pazzo di Silente. E io conosco la gente giusta. Quegli altri zotici non li considera neanche, lo sai. Noi possiamo avere tutto. E lo avremo. La tua signorina se ne renderà conto, e tornerà da te strisciando» Severus non poteva fare a meno di pensare che non sarebbe mai stato così, ma non lo interruppe. «E se fosse così stupida da non farlo…sai quante altre donne in Inghilterra desiderano scaldare le lenzuola del preferito dal Signore Oscuro?» a quella frase vide il suo amico agitarsi sulla poltrona. «Avanti, adesso dimmi che non vuoi nessun’altra. Dimmi che la ami, e che non incontrerai mai nessuna come lei. Dillo pure, Severus, hai vent’anni: hai il diritto di pensare che la tua vita sia finita per colpa di una sciocca ragazza, ma non è così»
«È così invece» Severus prese a guardare fisso davanti a sé. Non tollerava più quella conversazione.
«Non vuoi proprio dirmi chi è, questa meravigliosa creatura?»
«No»
«Va bene, non importa. Purché non sia una sanguesporco, per quanto mi riguarda puoi esserti innamorato anche del bracciolo della mia poltrona»
Severus fece uno sforzo immane per simulare una risata. 

***********************************************************************************************************************************************************************

Ecco qua, come promesso il nostro caro Lucius è tornato. Che ne dite di questo personaggio e del suo rapporto con Sev? 
Grazie a tutti voi che seguite e leggete la mia storia, aspetto le vostre impressioni. 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Sbirilla