[Note dell'autrice: eccoci qua, siamo alla
fine, anche se questo non è iil capitolo conclusivo, manca
ancora l’epilogo che ci sarà nel prossimo. Spero di non avervi deluso e che
questa storia abbia colto in pieno il vostro interesse. A me non è dispiaciuta
scriverla, mi rammarico di averci messo tanto ad aggiornarla, ma posso
ritenermi soddisfatta. Baci baci!!]
Cap.9 – 3
Asuma chiuse il garage con
il lucchetto; non era esattamente un vero e proprio garage, ma più una specie
di box/magazzino dove metterci le cose che non servono e in città ce ne erano
di diversi tipi e di varie dimensioni, a
canone variabile.
Mise
la chiave in una busta con dentro un biglietto e la sigillò con cura prima di
imbucarla nella cassetta della posta; non appena ritornò alla sua officina,
notò che i portelloni erano ancora chiusi e che nessuno dei suoi ragazzi era
nei dintorni a lavorare, cosa alquanto strana dato l’orario.
Si
accorse troppo tardi di essere finito in trappola, quando due uomini lo
immobilizzarono da entrambi i lati e un terzo, che lui purtroppo conosceva
molto bene, sbucò dal suo piccolo ufficio in fondo all’officina accompagnato da
tutto il suo entourage.
“L’uomo
di Luna Rossa ha ucciso mio figlio… e ora la KCI ha
aperto nuove indagini su di me e mi tiene di nuovo per le palle; hai qualche
idea, Asuma, su chi sia il responsabile di questo?”
“Non
so cosa vuoi, nè di cosa tu stia parlando, ma di
certo non sono io il tuo martire”
Asuma venne fatto sedere su
una sedia e legato stretto con una corda, a niente valse il suo tentativo di
ribellarsi con la forza, i due uomini con le tenevano erano più grossi e
massicci di lui, ma non si arrese tanto facilmente.
Orochimaru si tolse la giacca e
si avvicinò; Asuma lo aveva già una volta visto
all’opera, non era certo uno che usava i guanti bianchi, sapeva essere la
peggiore di tutte le carogne.
Venne
colpito in faccia da un pugno che sapeva di acciaio, ma si accorse era il
sangue che sgorgava dal taglio sul labbro che quel pugno gli aveva provocato;
gli venne portata una chiave inglese, inutile per Asuma
immaginare l’uso che ne fece, le rotule di entrambe le ginocchia vennero
ridotte in poltiglia, con un cacciavite gli penetrò il fianco fino a spezzargli
una costola e poi un’altra ancora, una tortura che durò per un tempo infinito.
Lo
stava massacrando con gli stessi arnesi che Asuma
teneva nell’officina e quando ebbe terminato, Orochimaru
sembrava più fresco di quando aveva iniziato mentre Asuma
era ridotto a brandelli, ma continuò a ripetere che lui era l’uomo sbagliato.
Capì
subito il motivo per cui Orochimaru non era
intenzionato a credergli, entrò nell’officina una ragazza dai capelli rossi e
per Asuma fu peggio che ricevere una pallottola in testa;
Karin era la traditrice ed era la ragione per cui Orochimaru
non lo avrebbe lasciato in vita.
“Posso
risparmiarti ulteriori pene Asuma, se mi dici dove
trovare l’uomo di Luna Rossa e i nomi dei due tuoi nuovi amici poliziotti con
cui hai avuto recente contatto”
“Non
li avrai mai…”
“Ho
visto il video di sorveglianza del molo dove si trovavano i container; la
ragazza dai capelli rosa, chi è e per chi lavora?”
Asuma gridò di dolore per le
dita spezzate dalle pinze che Orochimaru aveva appena
usato; Asuma però resistette, non avrebbe mai detto
nulla che avrebbe messo in pericolo un solo membro di Luna Rossa o della KCI.
“Lo
scoprirò comunque, preferirei però che fossi tu a farmi risparmiare tempo… sempre che tu non ne voglia abusare ulteriormente…”
“Preferisco
marcire all’inferno…”
La
tortura ricominciò, ma Asuma non cedette ed Orochimaru a quel punto perse totalmente interesse a
continuare personalmente e lasciò che fosse Karin a finire il lavoro.
“E’
un vero peccato Asuma. Avevi talento, ed io odio
sprecare risorse preziose, ma non accetto il tradimento. Ti auguro un gradevole
viaggio!”
Come
previsto, fu proprio la rossa a puntargli la pistola in fronte e premere il
grilletto; una telefonata anonima avrebbe avvisato la polizia del cadavere del
proprietario di una officina di periferia ed Orochimaru
sapeva per certo che, il messaggio sarebbe arrivato presto al destinatario.
Sakura
trovò l’appartamento che le aveva indicato Naruto; la
porta era chiusa a chiave ma grazie ad un trucco molto semplice, perfezionato
in anni trascorsi in polizia, riuscì ad aprire la porta, facendo scattare la
serratura con l’uso di una carta magnetica.
L’appartamento
era messo a soqquadro, sembrava ci fosse stata una lotta di recente e Sakura
non riuscì a trattenere un senso di amarezza, non era certo come se l’era
immaginato; allo stesso tempo però non si stupì più di tanto, considerati gli
ultimi avvenimenti che avevano portato alla luce verità nascoste che avrebbe
preferito non conoscere.
Su
una mensola alla parete del salotto, vide alcune fotografie e ce ne era una in
particolare che attirò la sua attenzione; la foto ritraeva due giovani ragazzi
sorridenti, uno più grande rispetto all’altro, ma piuttosto simili negli occhi
e nei lineamenti: doveva essere stata scattata alcuni anni prima e sembravano
veramente felici.
Sakura
riconobbe Sasuke, doveva avere avuto all’incirca tra
i 13 e i 14 anni, l’altro invece doveva essere il fratello deceduto, almeno
così aveva detto Naruto; Sakura prese la foto per
osservarla ancora più da vicino e sorrise, immaginando come poteva essere stata
l’infanzia di Sasuke e dovette riconoscere che, anche
suo fratello non era stato di certo un brutto ragazzo.
“Trovato
nulla di interessante…detective?”
Sakura
si girò di scatto verso la porta di ingresso e trattenne il fiato vedendo Sasuke in piedi che la osservava con il suo solito sorriso
sghembo, non pensava che lo avrebbe rivisto tanto presto e sentì il volto
comprimersi in una smorfia di rabbia; doveva esserci sicuramente lo zampino di Naruto…
Rimise
la foto al suo posto con molta cura, cercando le parole migliori per
affrontarlo, impresa non così facile come pensava.
“Nulla
che colleghi un comune personal trainer con fucili d’assalto AK47 e pistole
calibro 45…”
“Touchè… sono in arresto?”
“Tecnicamente…”
Sakura
aveva d’istinto portato la mano alla fondina della pistola, senza però
impugnarla; voleva conoscere la versione di Sasuke ma
allo stesso tempo temeva ciò che era in grado di fare, lo aveva visto e non era
molto propensa a fidarsi.
“Non
giocare con me Sakura, ricordati che ti ho salvato la vita”
“Vorrei
che non lo avessi fatto…”
“Forse
hai ragione… in caso contrario non me lo sarei mai perdonato…”
“Perché?...”
Quella
domanda suonò come una sconfitta ed una delusione, ma anche un forte desiderio
di sapere la verità; in fondo lei provava sentimenti forti per Sasuke, fin da quando lo aveva conosciuto e pensava che lui
un po’ la ricambiasse; ora però non ne era così sicura…
“Avevamo
fatto un patto, ricordi? Nessuno dei due doveva parlare o chiedere del lavoro
dell’altro, ed io sono costretto a vivere nell’ombra di una menzogna per
proteggere me stesso, la mia famiglia e l’Organizzazione. Nessuno deve sapere
chi siamo e quello che facciamo…”
“Già,
me ne sono accorta…”
Sasuke si era avvicinato di
qualche passo e Sakura si irrigidì notevolmente; aveva conosciuto un uomo che
si era rivelato più pericoloso di Orochimaru stesso e
si trovava ora sola con lui, sperava davvero di non essere costretta a
sparargli per difendersi, ma allo stesso tempo si sentiva pervasa da uno strano
senso di eccitazione che non aveva mai provato con nessun altro.
“Eri
l’ultima a cui avrei voluto mentire o fare del male, ma non c’è nulla che possa
cambiare ciò che sono…”
“Non
avvicinarti così… non farlo”
Erano
uno di fronte all’altra, così vicini che Sakura poteva sentire sul suo viso e
il calore che il corpo di Sasuke poteva emanare,
sebbene nell’appartamento non facesse particolarmente caldo.
“Dovresti
allentare la presa, sei troppo tesa, sarebbe molto facile disarmarti”
Sasuke le prese la mano e
lentamente le fece estrarre la pistola dalla fondina, la prese lui stesso di
persona e la appoggiò sulla mensola dietro a Sakura; lei non si oppose, avrebbe
voluto ma non aveva alcuna capacità di ragionare con lucidità quando era con
lui, in quella circostanza poi era ancora più difficile.
“Forse
dovresti scegliere uomini meno complicati…”
“Forse
sei tu che dovresti scegliere un tipo di donna…semplice”
“Adoro
quelle che sanno il fatto loro, e tu non sei certo in fondo alla lista…”
“Rimane
il fatto che sei un assassino e io un poliziotto, non è certo un’ottima combinazione…”
“Ma
pur sempre intrigante. Non sei curiosa nemmeno un po’?”
“In
un certo senso, direi di sì…”
Si
scambiarono lo sguardo per un istante, lei era sicura di aver scorto sul suo
volto un sorriso malizioso, che non lasciava spazio a diverse interpretazioni;
mise la mano dietro la nuca di lei e si avvicinò ancora di più per baciarla,
inizialmente con dolcezza, poi nell’arco di un secondo sentì la sua lingua
nella sua bocca, dolce e morbida farsi sempre più vorace, fino al punto che non
potè resistere oltre e cercò di liberarsi dalla sua
stretta.
Era
la prima volta che la baciava e non si aspettava una reazione di quel genere,
voleva fermarsi ma non ebbe il coraggio di allontanarlo.
“Ricordi
che ti avevo detto che dovevo darti una cosa?”
Le
sussurrò a bassa voce sulle labbra e per un attimo Sakura non era sicura di
aver capito; poi le tornò in mente l’ultimo messaggio che lui le aveva mandato
prima di annullare il loro appuntamento e quanto rimase entusiasta in quel
momento, fu quasi come ritornare al liceo ed alle prime cotte adolescenziali.
Fece
cenno di sì con la testa e lui non perse tempo a ritornare alla carica, con una
certa foga passionale che Sakura rimase travolta e non potè
che reagire facendosi trascinare da quell’uragano che o poi l’avrebbe portata
via; capì allora a cosa si riferiva Sasuke e rispose
con la stessa foga con cui ora lui la divorava.
Non
si rese conto di come o di quando i vestiti finirono sul pavimento, ma un
attimo dopo erano in camera da letto a finire ciò che avevano appena iniziato.
- 2
Kakashi era nel suo ufficio,
quando la divisione investigativa della scientifica lo avvisò dell’omicidio
avvenuto nel garage di Asuma.
Per
Kakashi era chiaro che Orochimaru
stava mettendo in atto la sua personale vendetta contro tutti quelli coinvolti
nella morte di Kabuto; il suo obiettivo in
particolare era Sasuke e il solo modo per trovarlo
era torturare ed uccidere chiunque aveva avuto a che fare con lui, o sapeva
come rintracciarlo.
Il
messaggio era molto chiaro e non vi erano dubbi che, in un qualche modo,
sospettasse anche di Sakura; la sicurezza della sua identità era appesa ad un
filo e non poteva permettere che Orochimaru mettesse
le mani su di lei.
In
quell’istante entrò Naruto nell’ufficio e, non appena
vide la faccia di Kakashi, capì subito che qualcosa
non andava.
“Sembra
che non abbia avuto buone notizie questa mattina capo. Ecco perché il tempo non
accenna a migliorare…”
“Piantala
subito con le battute idiote e dimmi dove si trova Sakura adesso!”
“Ehm…l’ho lasciata a casa di una persona…”
“E
chi sarebbe?”
“So
che comunque mi prenderebbe a calci nel culo, ma non credo di poterglielo dire”
“Hai
torto Naruto, io posso fare molto peggio che
prenderti a calci nel culo, quindi meglio per te che Sakura non sia con la
persona che ho in mente in questo momento”
“Lei
sapeva che uscivano insieme?”
Naruto era caduto come il
solito idiota nella trappola di Kakashi; le sue non
erano mai minacce fatte a vuoto, ed era capace di ottenere ciò che voleva con
sottile inganno e semplice intimidazione. Tattica acquisita in anni di
esperienza operativa.
Naruto se ne accorse troppo
tardi, il volto di Kakashi era diventato di pietra,
non aveva la benché minima idea che, Sakura e Sasuke,
si frequentassero né tanto meno da quanto; se avesse potuto avrebbe scagliato
tutta la scrivania fuori dalla finestra, ma anche l’autocontrollo era una dote
acquisita in anni di esperienza.
“Cavolo
sono proprio un coglione…”
“Asuma è appena
stato ucciso. Orochimaru intende dare la caccia a Sasuke e non esiterà ad uccidere chiunque sia con lui o
abbia anche solo una minima relazione con lui…questo
include anche te e Sakura”
“Non
è me che la serpe vuole morto capo, ma Sasuke…”
“Chiamalo
e fate in modo che lei non venga coinvolta. E’ giunta l’ora di porre fine a
questa storia una volta per tutte”
Aveva appena terminato di fare la
doccia, fuori ancora pioveva a di rotto e si sedette sul letto al suo fianco ad
osservarla silenziosamente; Sakura era crollata per il sonno e dormiva
profondamente, Sasuke non aveva alcuna intenzione di
disturbarla, tanto che aveva tolto la suoneria al cellulare.
Poco dopo però, il telefono iniziò a
vibrare, e quando vide il nome di Naruto sullo
schermo, si alzò e se ne andò in cucina a rispondere, pensando che fosse
realmente importante; quando si rese conto che era peggio di quello che si
aspettava, un ombra scura gli ricoprì il volto e si irrigidì come una pietra.
“Asuma è stato ucciso. Orochimaru è intenzionato a fare strage di tutta l’
Organizzazione e della KCI pur di trovarti. Sakura non è al sicuro insieme a
te, dobbiamo impedire che si avvicini a lei. Passo a prenderti tra 10 minuti”
Dal punto in cui si trovava poteva
scorgere la camera da letto, la porta era aperta e poteva vedere il profilo di
Sakura sotto il lenzuolo, lei ancora dormiva e sentì il sangue ribollire per la
rabbia e il cuore spezzarsi in mille pezzi: era consapevole che doveva
proteggerla ma allo stesso tempo sapeva che, se fosse andato ad affrontare Orochimaru, non sarebbe più tornato.
Elaborò rapidamente un piano per
assicurarsi che, se proprio doveva morire, almeno Orochimaru
lo avrebbe seguito; mandò un messaggio con il cellulare e andò a vestirsi,
doveva essere pronto per quando Naruto sarebbe
arrivato; non aveva la benché minima idea di cosa avesse in mente quella testa
quadra ma non aveva scelta che affidarsi a lui.
Non svegliò Sakura e non lasciò alcun
messaggio, preferì non rendere il tutto ancora più difficile e se ne andò,
l’ultima missione prima della fine.
-1
Karin era in procinto di partire verso
le isole esotiche, era stato organizzato tutto dall’avvocato di Orochimaru, doveva solo recuperare alcuni effetti personali
che mise accuratamente in una borsa da viaggio di medie dimensioni.
Intendeva viaggiare comoda e una volta
arrivata a destinazione, con tutti i soldi che aveva ricevuto, non sarebbe
stato un problema comprare tutto quello che aveva sempre desiderato; uscì dal
portone del palazzo dove abitava ed attraversò il portico esterno verso il
parcheggio dove avrebbe trovato uno degli autisti di Orochimaru
che l’avrebbe accompagnata all’aeroporto: aveva tutto, soldi, un nuovo
passaporto ed una nuova identità, era sicura che avrebbe avuto un roseo futuro,
ma si accorse subito di essere seguita e non le ci volle molto per capire che, nonostante le sue
abilità ed ogni precauzione presa per non farsi rintracciare, alla fine Luna
Rossa l’aveva trovata; venne presto circondata da almeno una decina di uomini
vestiti con abiti scuri e da dietro una colonna sbucò il capo in persona: Fugaku voleva essere sicuro che il traditore non vedesse
più la luce del giorno.
“Signorina Karin, sono dolente di informarla che il Consiglio
ha stabilito che i suoi servigi non sono più richiesti .”
Karin sogghignò, non si aspettava certo
un bel tornato e nemmeno le interessava di cosa pensava l’Organizzazione e
della sua politica; rimase immobile in attesa che ognuno degli uomini intorno a
lei impugnò la pistola e, in contemporanea, fecero fuoco.
La
limousine nera era bloccata nel traffico della strada principale del centro, la
pioggia incessante stava creando notevoli disagi e rallentamenti, ma Orochimaru non aveva fretta; era intenzionato a trovare l’uomo
che aveva ucciso suo figlio ed una volta trovato era intenzionato a dargli una
morte lenta e molto dolorosa.
Ad
un tratto squillò il telefono cellulare dell’avvocato, seduto nel sedile di
fronte ad Orochimaru e gli passò la telefonata; era
inusuale che lui rispondesse alle chiamate fatte al telefono di un'altra
persona, ma l’avvocato disse che era importante: la voce di un uomo fece
intendere ad Orochimaru che avrebbe presto ricevuto
il suo premio.
“Ho
saputo che mi stai cercando”
“Deduco
che questa non sia una semplice telefonata di cortesia”
“Deduzione
esatta. Sprechi il tuo tempo, non è così facile trovarmi”
“Il
tempo amico mio è l’unica cosa di cui posso vantarmi di possedere in abbondanza… e presto io mi prenderò il tuo di tempo”
“Come
ti ho già detto, non è così facile trovarmi… sarò io
a trovare te, so già dove stai andando e mi assicurerò che la tua meta sia la
definitiva”
La
chiamata venne interrotta, Sasuke e Naruto avevano avuto il numero dell’avvocato di Orochimaru grazie a Shizune, la
seconda esperta informatica della KCI che aveva da poco preso servizio,
sostituendo Shikamaru.
Era
molto brava ed aveva fornito loro le coordinate del gps
della limousine di Orochimaru ed aveva scoperto,
entrando nel computer portatile dell’avvocato, che si stava in quel momento
recando al suo aeroporto privato appena fuori città.
Sasuke aveva un piano ed
aveva deciso di farsi aiutare da Naruto; uscirono
velocemente dalla superstrada, avrebbero intercettato Orochimaru
al suo arrivo all’aeroporto, ma nessuno
dei due s’immaginava che, a sua volta, Orochimaru
aveva fatto intercettare la chiamata ed aveva mobilitato tutto il suo esercito
personale che avrebbero atteso l’arrivo di Sasuke
all’ingresso in aeroporto; avevano l’ordine di catturare l’uomo di Luna Rossa
vivo e poi avrebbe pensato lui stesso ad eliminarlo.
Quando giunsero ai cancelli di ingresso del
piccolo aeroporto, videro che il jet privato di Orochimaru
stava uscendo dall’hangar, era sicuramente intenzionato a lasciare la città,
allo stesso tempo si accorsero del muro di auto e uomini armati che iniziarono
a sparare contro il suv che Naruto
stava guidando; imprecando cercò di sterzare per evitare le pallottole, non era
certo un blindato quello su cui stavano viaggiando, diversi colpi centrarono il
fianco ed i vetri dei finestrini andarono in frantumi, poi Sasuke
gli intimo di proseguire e sfondare la recinzione laterale; appena oltre era
posteggiata una camionetta che rifornisce gli aerei di benzina, una volta
oltrepassata la recinzione, Sasuke si sporse dal
finestrino e sparò una serie di colpi contro la cisterna che esplose generando
una colonna di fumo che si levò verso il cielo.
“Ehi ma che
intenioni hai?”
“Segui il
piano Naruto”
“E’ appena
andato a farsi benedire il tuo piano… SASUKE!”
Il
moro era già saltato giù dall’auto, approfittando del fumo e delle fiamme si
mise a sparare con una piccola mitragliatrice, parte integrante del suo
arsenale personale; intendeva tenere occupati gli uomini di Orochimaru
in modo che Naruto avesse il tempo di proseguire
comunque con il piano concordato.
Non
sarebbe stato facile c’erano uomini armati ovunque, ed uno in particolare
armato di bazuka punto contro il suv
che si stava dirigendo verso l’aereo; Naruto se ne
accorse e fu costretto e saltare fuori dall’auto prima che il missile lo
centrasse in pieno.
Come
da copione, l’auto venne fatta saltare in aria e senza troppi indugi Naruto si mise a correre dietro all’hangar per sfuggire ai
suoi inseguitori che già gli stavano sparando; Sasuke
ebbe un bel daffare per tenere occupati i suoi avversari, erano troppi, molti
di più di quanto si aspettasse e no ci volle molto che rimase a corto di
caricatori.
Dovette
a quel punto ricorrere alle bombe a mano, fortunatamente ne aveva un paio con
se, lanciandoli contro gli uomini armati riuscì a liberarsi la strada e
buttarsi nella mischia affrontandoli uno per uno, utilizzando le loro stesse
armi da fuoco come supporto.
Gli
anni di duro addestramento servirono bene allo scopo ed aveva eliminato quasi
tutti, ma era così concentrato nella lotta da non essersi accorto che l’ospite
tanto atteso era infine giunto alle sue spalle; l’ultima cosa che udì fu il
colpo esploso a poca distanza da lui, il dolore al fianco fu un lampo che era
praticamente impossibile ignorarlo.
Si
accasciò contro la portiera di una delle auto ferme vicino all’hangar e si
portò la mano contro la ferita per fermare il sangue che già usciva abbondante;
dopo quasi 24 ore si ritrovò a guardare occhi negli occhi l’uomo con cui suo
padre aveva combattuto per tutta la vita e che, per ironia della sorte, lui
stesso gli aveva ucciso il figlio.
“Sei
molto coraggioso te lo concedo, ma anche molto ingenuo. Ad ogni modo preferisco
modi alternativi per porre fine alla vita di coloro che mi ostacolano il
cammino”
“Come
hai fatto con il procuratore Haruno vero? Conosco i
tuoi così detti modi alternativi,non c’è niente di più vile che sterminare
un’intera famiglia e far saltare la casa per coprire il misfatto. Ma ancora più
vile e non aver personalmente acceso la miccia”
“Così
parlò per l’ultima volto un uomo che uccide a comando.”
Orochimaru non era solo, ma si
liberò del cappotto e della giacca e decise di affrontare Sasuke
personalmente senza pistole e senza armi di alcun genere, così come doveva
essere tra veri uomini.
Ma
era anche un uomo abile nell’inganno, non aveva infatti esitato a sparargli
alle spalle prima, in modo da essere sicuro di poter avere la meglio su di lui;
in fin dei conti sapeva che avrebbe affrontato un uomo forte e ben addestrato,
voleva la certezza che sarebbe morto soffrendo.
Sasuke riuscì a rimettersi
in piedi, il tempo per incassare un poderoso destro dritto sulla mascella, il
secondo lo parò con il braccio reagendo a sua volta con tutte le tecniche di
arti marziali che conosceva; dovette ammettere che, nonostante l’età, Orochimaru era molto abile nel combattimento ed anche molto
forte, ma il suo vantaggio dipendeva dalla ferita che gli aveva inferto.
Sasuke accusò un colpo basso
dritto sulla ferita al fianco che gli fece perdere terreno e il vantaggio
ottenuto da Orochimaru su di lui si fece sempre
maggiore; riuscì a tenergli testa ancora per poco, dopodiché le forze
iniziarono e venire meno ed Orochimaru rincarò la
dose facendolo crollare a terra ai suoi piedi.
“C’è
sempre una conseguenza nell’ostacolarmi e sebbene condivida il tuo risentimento
per la perdita di tuo fratello, non posso certo perdonarti di aver preso la
vita di mio figlio”
Orochimaru sogghignò, sicuro di
avere la vittoria in tasca, quando ad un tratto un sibilo echeggiò nell’aria ed
un proiettile gli passò vicino al volto procurandogli una ferita alla guancia
che lo fece indietreggiare; ci furono diversi spari, da un punto imprecisati
intorno all’area dove si trovavano, non erano uomini di Orochimaru
e Sasuke sorrise di sbieco, la bocca impastata di
sangue per i colpi inferti da Orochimaru.
“Credevi
di poter avere tutto?”
Orochimaru lo guardò con rabbia
mentre i suoi uomini di scorta cominciarono a sparare a loro volta e l’avvocato
gli andò incontro intimandogli di allontanarsi e di raggiungere il jet.
“Non
finisce qui, hai la mia parola”
Orochimaru ed i suoi uomini si
misero a correre verso l’aereo pronto a partire, il pilota aveva già avviato i
motori, lasciando Sasuke moribondo in mezzo al
piazzale ancora con il sorriso stampato in volto.
“E’
già finita, stronzo”
Il
gruppo salì sull’aereo e il portellone venne chiuso, l’aereo si incamminò verso
la pista di decollo; Sasuke vide l’aereo prendere il
volo con a bordo Orochimaru, in viaggio verso l’inferno…
“3…2…1…”
A
pochi minuti dal decollo, appena raggiunto la quota ideale, l’aereo esplose con
un boato assordante; Naruto era riuscito ad entrare
nell’hangar da una porta posteriore, per impedire agli uomini che lo stavano
inseguendo aveva bloccato la porta dall’interno con un’ascia che era stata
lasciata vicino all’entrata. A guardia dell’aereo c’erano soltanto due uomini
al soldo di Orcohimaru e grazie all’addestramento
ricevuto, sia da Luna Rossa che dalla KCI, non gli fu difficile sbarazzarsi di
loro e salire indisturbato sull’aereo per piazzare la bomba di piccole
dimensioni dentro la centralina di controllo; una volta decollato l’aereo,
grazie a un detonatore comandato a distanza, fu sufficiente premere il bottone
e dato che il serbatoio era pieno di benzina il risultato era assicurato.
Naruto uscì dall’hangar in
tempo per impedire ad Orochimaru di infierire su Sasuke e metterlo in fuga e quando fu il momento fece
saltare in aria l’aereo; raggiunse Sasuke dolorante
per le ferite inferte ma sollevato di aver messo la parola fine alla legacy di Orochimaru e di aver,
allo stesso tempo, protetto la donna di cui si era innamorato.
“Ho
sempre pensato che la mia vita fosse troppo banale. Sei decisamente uno
straccio Sasuke”
“Piantala
idiota, non è poi così esaltante come pensi finire con le costole a brandelli.”
“Bhè almeno non hai perso il tuo senso dell’umorismo”
Le
auto della polizia, vigili del fuoco ed ambulanza arrivarono a sirene spiegate
e Naruto prese sottobraccio Sasuke
per farlo rialzare e portarlo via ma il moro si oppose.
“Sono
stanco amico, non ho più voglia di nascondermi!”
“Non
posso lasciarti qui e ad ogni modo se rimango lo sai che cosa succederà”
“Ne
sono grato e preferisco che sia tu a farlo”
Naruto aveva capito a cosa
si riferiva e sospirò osservando ancora una volta i veicoli che stavano
entrando nell’aeroporto; sapeva benissimo cosa comportava quella richiesta e fu
costretto ad assecondare l’ultimo desiderio del suo amico.
“Va
bene, come vuoi. Andiamo… coraggio, in piedi, sei in
arresto con l’accusa di omicidio. Hai il diritto di rimanere in silenzio, se
rinunci a questo diritto qualunque cosa dirai potrà essere usata contro di te
in tribunale. Hai diritto ad un avvocato, se non puoi permettertelo te ne verrà
assegnato uno d’ufficio ecc… ecc…
Cavolo quanto ti odio in questo momento!”
Sasuke sorrise sghembo mentre
Naruto gli prese i polsi e lo ammanettò; le auto
degli agenti si fermarono a pochi metri da loro e subito dietro, da un’auto di
ordinanza, scese Kakashi che osservò Sasuke gravemente ferito ed ammanettato mentre Naruto lo trascinava verso una ambulanza e scortato da
altrettanti agenti.
Sasuke si voltò verso di lui
e poco dopo spostò lo sguardo oltre la recinzione metallica, una macchina nera
era posteggiata sul ciglio della strada che costeggiava il piccolo aeroporto, i
vetri oscurati impedivano di vedere chi fosse seduto all’interno, ma Sasuke sapeva che suo padre lo stava osservando e si limitò
a sorridergli con aria di sfida: aveva messo la parola fine ad anni di guerra
contro il crimine organizzato di Orochimaru ed allo
stesso tempo aveva rotto una delle regole principali che costituivano le
fondamenta dell’intera Organizzazione.