Film > Le 5 Leggende
Segui la storia  |       
Autore: AngelsOnMyHeart    15/10/2016    2 recensioni
Piccolo racconto che si pone tra la fanfiction "Il Dominio del Caos" ed il suo sequel, attualmente in lavorazione.
Quando il cambiamento giunge, c'è ben poco che si possa fare per fermare la sua inesorabile avanzata. Spesso, la scelta migliore è quella di lasciarsi andare ad esso, cosicché la vita possa riprendere il suo corso verso una nuova direzione.
Ed è proprio da un cambiamento che questa breve storia vuole tracciare il suo inizio.
Due gemelli, Will ed Abigail, stanno affrontando il primo grande viaggio che la vita gli ha posto dinanzi. Il che li condurrà non solo verso un nuovo stato, in una nuova casa, ma anche incontro ad un percorso irto di tanti piccoli segreti tornati a galla, impazienti di essere ripescati, mentre un vecchio rancore a lungo sopito, riemerge dal calmo mare dei ricordi. Questo rancore trascinerà con se una potente tempesta e quando il viaggio sarà giunto al suo termine, nulla resterà più come prima.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Cinque Guardiani, Nuovo personaggio, Pitch
Note: Movieverse, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO III
Don't be afraid.




Tutto prospettava di svolgersi come una normale e tranquilla giornata, nella fabbrica di giocattoli del Polo Nord. Essendo gli ultimi giorni di agosto il lavoro, seppur movimentato, non raggiungeva ancora la sua massima frenesia. Come nelle ultime settimane di novembre, ad esempio. 
Gli Yeti si occupavano flemmatici del montaggio dei giocattoli, della loro rifinitura, mentre altri pensavano alla manutenzione della slitta. Addirittura qualche bravo cuoco Yeti se ne stava impegnato nelle cucine a sfornare pan frutti e biscotti allo zenzero, i quali venivano prontamente serviti a North nel suo studio. L'omone se ne stava da ore seduto alla scrivania, intento a leggere un libro dietro l'altro, tutti trattanti un unico argomento: le mitologie del mondo antico. Era qualche anno che sembrava quasi ossessionato da quelle letture, passando parecchio tempo a sfogliarle, rileggendole più e più volte. 
Gli elfi, invece, erano occupati nel fare ciò in cui erano maggiormente portati ed in cui nessun altro sarebbe mai stato in grado di batterli: ossia infestare l'intera fabbrica, scorrazzando ovunque, nella convinzione di combinare qualcosa che si potesse definire “produttivo”. 
Così era per tutti e così sarebbe dovuto essere anche per Bob ma, quel giorno, il piccolo elfo sembrava non riuscire a togliersi dalla sua piccola testolina un quesito esistenziale: che senso aveva restarsene ancora lì? Certo doveva ammetterlo, non era più stato lo stesso da quell'incidente con i barattoli di vernice e da allora, ogni giorno che passava, sentiva la vita da aiutante di Babbo Natale farglisi sempre più stretta. 
L'illuminazione gli era giunta così, quasi fulminandolo, mentre sorreggeva un vassoio di biscotti bollenti appena sfornati. Sarebbe partito e avrebbe fatto ciò che aveva sempre desiderato, ancora non aveva la minima idea di cosa si trattasse ma non lo avrebbe certo scoperto standosene lì imbambolato, no? 
Prendendo così tutta la sua determinazione ed una manciata di biscotti, lanciò il resto di questi ed il vassoio sul pavimento, provocando uno stato di depressione nel povero Yeti che avrebbe dovuto ripulire tutto, avviandosi poi fiero ai piani inferiori, dove si trovava il grande portone di legno massiccio che di li a poco gli avrebbe aperto un mondo. 
Sì, la sua vita sarebbe cambiata, da quel giorno. 
Poi, tutto d'un tratto, una folata di vento lo colpì scaraventandolo con la potenza di un uragano contro una pila di giocattoli incompiuti, finendo così con il cadere dentro un enorme barattolo di vernice verde smeraldo. 
Bob considerò l'idea che la vita volesse lasciargli un messaggio o, molto più semplicemente, prendersi gioco di lui. 

:-Ragiona per un momento! Non puoi scaraventare via ogni cosa e smantellare questo posto-. 
:-Non mi parlare, ti ho detto! Non voglio sentirti!-. Urlò Scarlett, agitando le braccia in aria ed aumentando la portata dell'uragano che stava portando con se. 
:-Sto solo cercando di farti capire-. Mormorò l'Uomo Nero schivando, con un repentino scatto laterale, una sedia che altrimenti gli si sarebbe fracassata addosso. 
Non era certo la prima volta che la ragazza gli scaraventava contro una parte dell'arredamento, ed ormai aveva iniziato a farci il callo ma, almeno in quei casi, poteva dire che la colpa fosse sua. 
:-Potresti almeno spiegarmi?-. 
:-Spiegarti? Cosa non ti è esattamente ben chiaro nella frase “E' mio padre”?- continuò ad urlare lei, ogni secondo sempre più fuori controllo -Come avete osato nascondermi una cosa simile?-. 
:-Veramente io...-. 
:-Cosa succede qui?-. Tuonò il vocione di North, dall'alto delle scale, facendo sobbalzare entrambi, mentre la sua figura appariva. 
Nel sentire quell'immenso frastuono provenire dal piano inferiore, aveva creduto si trattasse solamente degli elfi e degli Yeti- beh...il suo pensiero era andato soprattutto gli elfi- intenti nel combinarne qualcuna delle loro ma, quando li aveva visti fuggire via verso i piani superiori, l'idea che un qualche stolto avesse deciso di sferrare un attacco al Polo Nord si era fatta spazio nella sua mente. Senza pensarci due volte, aveva mandato l'allarme agli altri Guardiani per poi precipitarsi lungo le scale, non senza essersi prima armato delle sue affilate scimitarre ma quando si ritrovò a fare i conti con quei due, rimase alquanto sconcertato. 
Dopo aver studiato attentamente la situazione, volse a Pitch un'occhiata di sottecchi :-Cosa hai fatto?-. Gli domandò avviandosi verso di lui, facendo attenzione che Scarlett, ancora in preda all'isteria urlando tra se e se, non gli lanciasse contro qualche cosa. 
:-Per quale motivo, ogni volta che succede qualcosa, pensate sempre che sia colpa mia?-. Domandò l'uomo con un'espressione esageratamente shockata, alla quale North rispose con uno sguardo allusivo. 
:-Ok, va bene. Questa volta non è colpa mia- disse infine Pitch, evitando di girarci troppo attorno -Ha saputo della casa-. 
:-Tutto questo solo per vecchia casa? Aveva ragione Dentolina a preoccuparsi tanto-. Commentò North con perplessità. 
:-Stai realmente facendo finta di nulla?-. Inveì Scarlett contro il povero North, avvicinandosi a lui come una furia, puntandogli l'indice contro il pancione. L'uomo rivolse a Pitch uno sguardo supplice, ignaro di cosa fosse esattamente accusato. 
:-Suo padre vive lì ora e, a quanto sembra, nemmeno tu ne sapevi niente-. Gli spiegò Pitch. 
Il vento cessò immediatamente di soffiare, gli oggetti caddero a terra con tonfi pesanti, smettendo di ruotare pericolosamente attorno a loro, ed i capelli di Scarlett smisero di agitarsi furiosamente nell'aria, cadendole sul viso tondo. 
:-Non lo sapevi?-. 
L'uomo tirò un sospiro di sollievo, nel vedere la tempesta essersi finalmente placata e gli occhi della ragazza tornati del loro naturale grigio perla. 
:-Come avrei potuto? Non avevo nemmeno idea di quale aspetto avesse, sino ad oggi-. 
Scarlett abbassò il capo, iniziando a fissarsi i piedi, senza dir nulla. 
:-Cosa ne dici, se ora proviamo a parlarne con calma?-. Le domandò Pitch, avvicinandosi cautamente a lei. 
:-Se non lo sapevi perché non me lo hai detto subito?-. Gli domandò lei, stizzita. 
Oh andiamo!” Pensò Pitch. 

A causa del falso allarme lanciato da North, nei minuti a seguire anche gli altri Guardiani raggiunsero il Polo Nord. 
Il primo ad arrivare fu Calmoniglio, il quale apparve aprendosi una buca nel pavimento, sbucando da essa in posizione d'attacco con i boomerang stretti nelle zampe. Solo annusando l'aria, il Pooka apprese che non vi era alcun nemico ad attaccare la fabbrica. Fu così che, dopo essersi guardato attorno, si rivolse a Pitch con espressione scocciata :-Cos'hai combinato stavolta?-. 
L'Uomo Nero, dal canto suo, stava iniziando a stufarsi di quella mancanza di fiducia, per quanto questa potesse essere giustificata. In fin dei conti credeva fosse alquanto lampante che non avrebbe mai permesso di creare in Scarlett un simile turbamento. Non più, almeno. 
Seguì quindi Jack Frost, in quel periodo il Guardiano del Divertimento era impegnato nel portare l'inverno al di sotto dell'equatore, e pochi minuti dopo Sandman, sempre al lavoro per donare i migliori sogni ai bambini di tutto il mondo. 
Una volta che tutti furono al corrente della situazione, sembrò che nessuno di loro avesse la minima idea di cosa si stesse parlando. Ma Scarlett ormai si era fatta un'idea ben chiara di chi sapesse. 
:-Sono qui! Che cos'è successo? Sembra che sia passato un uragano...oh-. 
Quando gli occhi di Scarlett incontrarono la figura di Dentolina, questi la fulminarono con uno sguardo di fuoco :-Tu lo sapevi, non è vero?-. 
La fata si sentì improvvisamente piuttosto piccola :-Immagino di non poterlo negare, a questo punto- ammise lei, arrossendo -però devi cercare di capire che stavo cercando di proteggerti-. 
Lo sguardo di Scarlett si infervorò ancora di più :-Sono stanca di venire a scoprire segreti. Giustificati da questa banale scusa del “l'ho fatto per te”! Non immaginavi che prima o poi lo avrei comunque scoperto?-. 
:-Scarlett, cerca di calmarti, lascia che si spieghi-. Disse pacatamente Calmoniglio. 
:-Non venire a dirmi cosa devo fare!-. Sbraitò lei per tutta risposta mentre i capelli iniziavano nuovamente ad agitarsi tutt'attorno al suo viso. 
:-Sapevo che prima o poi saresti venuta a saperlo ma...mi era preso il panico! Come sarei potuta venire da te e raccontarti che tuo padre è tornato a vivere nella tua casa, dove sei cresciuta, con una nuova famiglia. E che i suoi figli, i tuoi fratelli, non sanno nulla del suo passato- la fata fece una breve pausa e prendendo un respiro profondo si costrinse a finire la frase -...non sanno nulla di te-. 
:-Come fai a saperlo?-. Domandò a quel punto Jack Frost, alquanto sconvolto che la fata non avesse raccontato nulla nemmeno a lui. Dentolina lo guardò colpevole :-Alla bambina è caduto un incisivo poche settimane fa ed io...ho curiosato nei suoi ricordi. Crede che la casa sia stata ereditata da una vecchia zia del padre-. 
:-Una vecchia zia- commentò Scarlett amareggiata -quel brutto bastardo-. 
:-Io non volevo venissi a scoprirlo in questo modo. Te ne avrei parlato ma ancora non sapevo come fare senza che la cosa ti turbasse come sta accadendo adesso...-. 
:-Adesso basta, Dentolina- le disse Jack, posandole una mano sulla spalla- è inutile insistere ora, lasciala stare-. 
Sandman, a quel punto, tentò di farsi vicino. Era ben risaputo da tutti che la ragazza era legata all'omino da un legame paterno e, in quella situazione, chi meglio di lui avrebbe potuto cercare di farla ragionare? Ma quando lui tentò di prenderle delicatamente la mano lei la ritrasse con uno scatto, prendendo nuovamente a camminare, avanti ed indietro, agitando tutto. 
:-Io e mia madre abbiamo vissuto il quella casa per 18 anni. La stessa dove lui ci ha abbandonate! Come osa anche solo mettere piede lì dentro? Cancellando tutto...cancellando me!-. Quando finì di pronunciare quelle parole, gli occhi le si spalancarono, riempiendosi di lacrime mentre mutavano in un triste blu profondo. 
Nel vederla così, lo stomaco di Pitch si strinse in una morsa. 
:-Scarlett...-. 
La ragazza si coprì la bocca con le mani e ancora una volta fuggì via, sparendo nel nulla. 
:-Dove è andata?-. Domandò North. 
:-Lasciate fare a me-. Sospirò Pitch, cominciando ad avviarsi quando la voce di Dentolina lo fermò. 
:-Ti prego, dille che mi dispiace. Non avrei mai voluto farle del male, stavo cercando di proteggerla-. 
L'Uomo Nero rimase fermo alcuni istanti, era arrabbiato ed amareggiato per ciò che la sua compagna stava passando in quel momento ma, alla fine, chi era lui per giudicare la scelta fatta dalla fata? 
:-Glielo riferirò-. Le promise, svanendo nelle ombre. 

Per Pitch non ci volle molto tempo prima di trovare la ragazza, sapendo esattamente dove andare a cercare e, quando la raggiunse, la trovò raggomitolata nell'angolo più buio del suo dominio, avvolta nelle ombre. Era sempre lì che si rifugiava quando qualcosa la turbava. 
Con le braccia strette attorno alle ginocchia, che le poggiavano contro il petto, se ne stava immobile, quasi assonnata ma quando udì i passi dell'uomo farsi vicini, alzò appena il capo verso di lui, guardandolo per alcuni istanti per poi volgersi dalla parte opposta. 
:-Vuoi parlare di quello che è successo?-. Le chiese pacatamente l'uomo, sedendosi per terra, al suo fianco. 
Scarlett scosse appena il capo. 
:-Vuoi restare sola?-. 
Questa volta la ragazza annuì. 
Pitch sospirò :-Vado via, allora-. 
Come l'uomo fece per alzarsi, la mano di Scarlett raggiunse la sua, stringendola prima appena, poi con forza. 
:-Resta qui-. Sussurrò lei con la voce stremata dal pianto, alzando il viso rigato dalle lacrime. 
Stringendola a se, l'uomo le passò il pollice sulle guance, asciugandole le lacrime :-Non vado da nessuna parte-. 
Rimasero così, in silenzio per dei lunghi istanti. 
:-Ho paura-. 
Sul viso di Pitch si dipinse un'espressione amareggiata. L'aveva già percepito. All'inizio era stato solamente un piccolo timore ma, con il passare del tempo questo aveva iniziato a sfociare in una paura più profonda. In fin dei conti era quella una parte essenziale del suo essere: conoscere le paure più profonde e nutrirsi di queste. Però non riusciva a fare a meno di odiarsi con tutto se stesso, quando erano le paure di Scarlett a rafforzarlo. 
:-Di cosa?-. Le chiese comunque, concedendole l'opportunità di sfogarsi. 
:-Non voglio essere dimenticata-. 
Pitch le prese le guance tra le mani e le sollevò il viso per guardarla negli occhi, ancora tinti di blu. 
:-Dimenticarsi di te, dici?- le domandò sorpreso -Chi mai si potrebbe dimenticare di una folle, scapestrata ed adorabile spina nel fianco come te?-. 
Sulle labbra della ragazza spuntò finalmente un timido sorriso. 
:-Immagino tu abbia ragione-. Mormorò Scarlett. 
:-Fidati- le sussurrò Pitch, sfiorandole appena le labbra -sarebbe impossibile-. 
E, mentre la baciò, i loro corpi vennero lentamente avvolti dalle tenebre, svanendo in esse. 
Le acque sembrarono essersi finalmente calmate ma, nella mente di Scarlett, le onde continuavano ad essere sospinte da un pensiero fisso. E lei lo sapeva, quel pensiero l'avrebbe portata alla follia se non avesse fatto qualcosa a riguardo. 
Devono sapere” 

 
* * * * 

:-Will! Muoviti vieni a vedere!-. Urlò Abigail, richiamando l'attenzione del fratello, ancora intento a scavalcare alcuni cespugli. 
:-Cosa?-. Fu costretto ad urlare lui, troppo distante. 
Abigail sbuffò, scocciata :-Vieni a vedere e basta-. 
:-Sai, se tu ogni tanto mi venissi incontro, magari ascoltandomi quando ti dico di restare sul sentiero o, che so, come quando ti aiuto con i compiti, forse mi renderesti la vita più semplice. Non voglio far leva sul tuo senso di colpa ma...-. 
La ragazzina alzò gli occhi al cielo, infastidita, smettendo si prestargli ascolto e concedendo così la propria attenzione alle centenarie querce che si stagliavano alte sopra di loro. Ce ne era anche una nel loro giardino. Chissà, forse il papà avrebbe potuto costruire loro una casetta sull'albero quando sarebbe tornata di nuovo l'estate. 
La mamma sicuramente finirà con il farsi prendere dal panico, come al solito, ma alla fine papà la convincerà. Lui la convince sempre...” 
:-Hai almeno sentito una sola parola di quello che ti ho detto?-. 
Abigail sobbalzò, non aspettandosi la voce del fratello urlarle da così vicino. Nel vederla sorpresa, Will le sorrise sornione. 
:-Ti ho messo paura eh?-. 
La ragazzina rimase in silenzio, allungando una mano nella grande tasca della sua salopette e sfilandone un elastico per legarsi i capelli. 
:-A cosa pensavi, Abbie?-. Continuò a chiederle lui, curioso. 
:-Che sei un lumacone, ecco cosa pensavo-. Si decise a rispondergli lei, una volta che ebbe finito di sistemarsi la coda da cavallo, lasciando che il suo immancabile ciuffo le ricadesse sulla punta del naso. 
:-Anche tu sei una sorella adorabile- scherzò Will -cosa dovevi mostrarmi?-. 
Abigail fece un passo indietro, allungando il braccio destro, così da mostrare al fratello la superficie liscia di un lago. 
Will osservò lo specchio d'acqua, perplesso. 
:-Chissà se in inverno ghiaccia-. Esclamò con entusiasmo Abigail, già immaginandosi a pattinare sulla superficie ghiacciata. 
:-Sì...no grazie-. Fu il commento poco convinto del gemello. 
:-Cosa c'è che non va?-. Si irritò subito Abigail. 
:-Probabilmente ghiaccerà, visto che in queste zone la neve rimane fino a marzo. Ma sai cosa è ancora più probabile? Che il ghiaccio si spezzi. Quanto credi ci voglia a morire assiderati, a quella temperatura?-. 
:-La mamma ti sta facendo il lavaggio del cervello con tutte quelle stupidaggini sulla sicurezza. Alle volte mi stupisco che tu sia il mio gemello. Hai paura di fare la fine di Jack Frost, per caso?-. Iniziò a prenderlo in giro la ragazzina mentre si toglieva le scarpe. 
:-Che stai facendo?-. Le chiese allarmato Will. 
:-Stai a vedere-. Scherzò lei, sfilandosi anche la salopette e lanciandosi in una corsa verso il lago, la quale si concluse con un tuffo a bomba. 
:-Ma sei matta? Se mamma lo scopre ci ammazza e poi si mangia i nostri cadaveri!-. 
:-E allora non glielo diciamo-. Rise Abigail, nuotando sul dorso. 
:-Muoviti lumacone, buttati-. 
Will sospirò e, dopo aver valutato attentamente la situazione, iniziò anche lui a togliersi i vestiti. 
Tanto ormai siamo nei guai” Pensò mentre si tuffava nell'acqua.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Le 5 Leggende / Vai alla pagina dell'autore: AngelsOnMyHeart