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Autore: MaryIsmyname    16/10/2016    0 recensioni
Anne, Nanny, Annika, Hanna, Nana, Ana, Annuccia, Annan, Lucrezia sono tutte legate dalla stessa maledizione, che ha reso la comune mortale ateniese Anne, una donna dalle molteplici vite, a causa di una maledizione creata dalle dee Demetra e Afrodite, promesse spose di Dioniso ed Ares.
Anne, nel 470 A.C è una comune ateniese, la quale viene strappata dalla sua normale e felice vita, dopo essersi innamorata di due divinità ateniesi, prossime al matrimonio. Le sue molteplici vite sono un susseguirsi di passione, morte, vendetta e speranza.
Dopo cento vite, quale dei due sceglierà Anne? E chi vedrà per sempre il sogno della propria vita frantumarsi in un istante?
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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CAPITOLO DUE: Il passato ti attraversa i visceri, a volte
 
 
509 A.C Roma


Una giovane donna, stava rannicchiata su un divanetto rosso in un'enorme sala da pranzo. Al suo fianco, aveva due ancelle. La prima le massaggiava i piedi, che erano appoggiati in una poltroncina di velluto, anch'esso rosso, la seconda la imboccava con dell'uva di stagione. Dopo qualche minuto la donna, decise di alzarsi e di mettersi a filare insieme alle sue ancelle, mentre ascoltava la natura fuori e pensava a suo marito che era partito per una pericolosa spedizione. Pregava ogni sera gli dei, sperando che lui potesse tornare a casa.
Guardava fuori dalle finestre da cui uscivano degli spifferi.. osservava la sua bella città: Roma. Ed era bella da mozzare il fiato.
La donna, raramente era uscita da Roma e talvolta si chiedeva com'era il mondo fuori. Amava la sua patria ed era per questo che la maggior parte delle volte abbandonava le sue pazze idee sull'abbandonare Roma e trasferirsi altrove insieme al marito. Le piaceva fantasticare su nuove città, nuove faccia da vedere, nuove donne con cui conversare sui tessuti da filare, sulle faccende di casa e sulle missioni dei propri mariti. Le sarebbe piaciuto uscire dall'ordinario a cui era intrappolata. Ma a lei qualche volta piaceva. Le piaceva aspettare ogni sera sulla soglia di casa, con indosso una veste bianca, simbolo della sua eterna purezza, il marito. Aspettava ogni volta sino al suo arrivo e quando lo vedeva arrivare ogni volta per il suo cuore era un sussulto. Anche quella volta significava che gli dèi le avevano dato ascolto, anche quella volta erano riusciti a salvaguardagli la vita, anche quella volta avevano fatto in modo di farlo rientrare nella sua casa, dove la sua meravigliosa moglie lo aspettava. Perchè è vero, sua moglie era così. Era davvero meravigliosa.. ed anche gli altri uomini concordavano. Era di una bellezza speciale, aveva lunghi capelli biondi che teneva sempre in elaborate acconciature che lei stessa faceva, oppure si faceva fare, meno frequentemente, dalle sue più fedeli ancelle. Aveva un corpo formoso, con le curve al posto giusto ed occhi meravigliosi, che ogni donna sognava. Era una delle poche donne, pure sia di spirito che di corpo e nonostante il matrimonio non aveva intenzione di spezzare la sua purezza. E tutto ciò la rendeva ancora più bella agli occhi delle persone romane che l'osservavano spesso aggirarsi per il mercato e mentre lei faceva compere per preparare una buona cena o della lana da filare, tutta la popolazione romana adorava osservarla da lontano. Anna, era una giovane desiderata da tutti gli uomini ed invidiata da tutte le donne. La donna però si faceva chiamare Lucrezia da dopo il suo matrimonio, e tutto questo la rendeva ancora più affascinante. Perchè aveva cambiato nome e nonostante il matrimonio voleva restare la stessa di prima. In tutti i sensi. Mentre la città di Ardea era sottoassedio, i figli dei re, si divertivano però in un altro modo quando non assediavano o si allenavano. Secondo gli uomini, le loro mogli, in loro assenza si recavano ai banchetti e partecipavano per la maggior parte delle volte a delle orge. Collatino però, il marito di Lucrezia, diceva che sua moglie, a differenza delle altre, era rispettosa verso il marito ed era sicuro che in quel momento se ne stava nell'atrio o nelle sue camere per filare insieme alle sue ancelle. Così, tutti insieme partirono per Roma per spiare le mogli altrui. E così fu, mentre le mogli degli altri uomini risiedevano ai banchetti, Lucrezia era proprio dove secondo il marito si trovava. Ed era assolutamente lì. Era seduta su una poltroncina, con i capelli raccolti, una veste bianca di seta con le ancelle al suo fianco, che come lei tessevano la lana.
- Ve lo dicevo io che Lucrezia era qui! - disse Collatino orgoglioso di sua moglie. La donna infatti era risultata molto matura, a differenza delle altre donne che nel frattempo che i loro mariti erano via per una battaglia loro si stavano divertendo moltissimo in loro assenza, si era fatta onore a restare a casa a filare, come d'abitudine. E quando l'uomo sorrise dopo averla fissata un'ultima volta, si allontanò dalla sua casa insieme agli altri, mentre una delicata Lucrezia continuava a filare ed assillarsi pensando al marito, che tanto le mancava. Qualche giorno più tardi, però, un uomo che partecipava alla spedizione insieme a Collatino, le fece visita. Verso tardo pomeriggio le si era presentato alla porta, e lei, lo aveva invitato ad entrare. L'uomo, Tarquinio Sesto, si era prima fermato per cena, e poi lei lo aveva invitato a fermarsi a dormire in una stanza per gli ospiti. L'uomo, accettò e si fermò da lei. Come di consuetudine, lei aveva filato fino a tardi, poi aveva fatto un bagno, si era sciolta e pettinata i capelli, aveva indossato la camicia da notte e si era infilata nel suo letto. Dall'altra parte della casa però, Sesto, non riusciva a dormire. Non riusciva a credere di trovarsi nella casa dell'amico Collatino, con la donna che desidera con estremo ardore. Tutta la sera l'aveva osservata dall'altra parte del tavolo, non le aveva tolto gli occhi di dosso per tutto il tempo e per tutto il tempo non aveva smesso di farle dei complimenti e qualche volta delle avances. Ci aveva provato, ma inutilmente. La donna era davvero pura e casta, come il marito diceva. Nonostante lui le avesse più volte detto quanto era bella, o quanto gli sarebbe piaciuto sposarla ed essere al posto di Collatino, Lucrezia lo aveva rimproverato poichè secondo lei era il vino che lo rendeva così 'audace'. Tutta la notte, mentre filava l'aveva osservata mentre tesseva e ne era rimasto affascinato, ed era rimasto affascinato dalla sua eterna bellezza. Aveva osservato i suoi capelli biondi, mentre le ricadevano più e più volte sugli occhi, aveva osservato i suoi seni che risaltavano da sotto la candida camicia da notte, ed aveva osservato i suoi occhi sollevarsi spesso per controllarsi furtivamente le spalle. Ora però non riusciva a smettere di pensare a lei, così prese la spada e si recò nella sua camera. La osservò per qualche minuto prima di salire nel letto della camera ed immobilizzarla.
<< Lucrezia chiudi la bocca! Sono Sesto Tarquinio ed ho una spada in mano. Una sola parola e sei morta! >> disse alla donna. Lei allarmata iniziò a piangere sommessamente dinnanzi all'uomo, che lei stessa aveva accolto in casa.
<< Lucrezia, Lucrezia.. io vi amo! Siete una donna tanto bella quanto pura. Vi ho sempre amata e vi ho sempre osservata al mercato e vi ho amata dal giorno in cui vostro marito mi ha invitato a cenare da voi. Ed io mi sono subito invaghito della vostra bellezza e della vostra provata castità. Possibile mai, che non abbiate ancora donato amore? Com'è possibile che non l'avete ancora donato a qualcuno, mia cara? >> disse l'uomo passandole la spada attorno al corpo.
Poi realizzò che aveva fatto tacere la donna così, intimandole ancora che sarebbe morta se avesse accennato ad una parola la liberò dalla sua stretta.
<< Non mi interessa il vostro amore, Sesto. Non voglio il vostro sporco amore. L'unica persona che amo, Sesto, è mio marito, vostro amico e compagno di leva. Siete una persona orribile ad entrare nella mia casa e tenere in ostaggio con una spada la moglie di un vostro caro amico! >> disse la donna in lacrime.
L'uomo questa volta, fu più audace ed iniziò a toccare la donna nel corpo. Le toccò una guancia, le braccia, il collo e le cosce. La donna tremò di paura, poichè capì in un baleno le intenzioni dell'uomo. Quando anche l'uomo capì che la donna stava per iniziare a gridare, le mise una mano sulla bocca.
 << Io voglio avere la vostra purezza, Lucrezia. E se non me la darete, io vi ucciderò ed accanto al vostro cadavere metterò un servo nudo e morto, così tutti vi daranno di una poco di buono.. che diceva di non dare nulla al marito, ma in realtà dava alla servitù. Cosa intendete fare, mia dolce Lucrezia? >> disse accarezzandole una guancia ancora una volta. La donna in lacrime, si lasciò portar via la sua purezza, proprio perchè non voleva che suo marito la ritenesse una donna ingrata e neppure gli altri abitanti. Aveva ceduto la sua purezza ad un uomo orribile che aveva preso la sua purezza con la forza, minacciandola di dire una bugia e di dipingerla come una traditrice. Il mattino seguente, Sesto partì soddisfatto di aver ottenuto la purezza della donna che in tanti desideravano e che neppure il marito aveva ottenuto. La donna però, dopo essere stata usurpata della sua purezza, inviò un messaggio al padre e a suo marito, Collatino. Nel messaggio li avvertiva di recarsi nella dimora dei due coniugi il più presto possibile, poichè era accaduto un fatto deplorevole. Giungono da lei, come promesso, il padre, il marito e due amici fidati: un certo Michelangelo ed un giovane chiamato Ares, come la divinità. Erano amici del padre ed appena ricevuto il messaggio erano accorsi insieme al padre di Lucrezia. I due uomini la guardavano, bramandola in silenzio con gli occhi. Entrambi avrebbero voluto essere al posto di Collatino peer averla come moglie, ma era chiaro che c'era più di una semplice infatuazione. Loro sembravano bramare qualcosa di più di un'infatuazione, il loro sembrava vero e proprio amore. Un amore non corrisposto però, perchè la donna era fedele a suo marito, almeno di spirito.. poichè Sesto l'aveva privata della sua purezza. Alla vista dei congiunti, scoppia a piangere.
Collatino allora le chiede: << Tutto bene? >>
Lei gli risponde: << Come fa ad andare tutto bene a una donna che ha perduto l'onore? Nel tuo letto, Collatino, ci son le tracce di un altro uomo: solo il mio corpo è stato violato, il mio cuore è puro e te lo proverò con la mia morte. Ma giuratemi che l'adultero non rimarrà impunito. Si tratta di Sesto Tarquinio: è lui che ieri notte è venuto qui e, restituendo ostilità in cambio di ospitalità, armato e con la forza ha abusato di me. Se siete uomini veri, fate sì che quel rapporto non sia fatale solo a me ma anche a lui >>
Uno dopo l'altro giurano tutti. Cercano quindi di consolarla con questi argomenti: in primo luogo la colpa ricadeva solo sull'autore di quell'azione abominevole e non su di lei che ne era stata la vittima; poi non è il corpo che pecca ma la mente e quindi, se manca l'intenzione, non si può parlare di colpa.
Ma lei replica: << Sta a voi stabilire quel che si merita. Quanto a me, anche se mi assolvo dalla colpa, non significa che non avrò una punizione. E da oggi in poi, più nessuna donna, dopo l'esempio di Lucrezia, vivrà nel disonore! >> Afferrato il coltello che teneva nascosto sotto la veste, se lo piantò nel cuore e, piegandosi sulla ferita, cadde a terra esanime tra le urla del marito e del padre. I due corrono in suo soccorso, pensando di poterla salvare, ma tutto è perduto. I due uomini, Michelangelo e Ares nel frattempo stavano in piedi al centro della stanza, a guardare la loro donna che aveva appena perso la purezza e la vita. Ares, infuriato uscì dalla stanza e senza dare alcune spiegazioni prese una spada.
<< Cos'hai intenzione di fare, figliolo? >> gli disse il padre di Lucrezia, che lo aveva visto uscire.
<< Lo ucciderò, con le mie mani se necessario. Lo giuro. >> disse Ares, ed in un battibaleno, prese un cavallo, vi salì ed iniziò a galoppare, verso il luogo in cui vi risiedeva l'uomo che aveva violentato Anna ed era il colpevole della sua morte, insieme a sua moglie.. che in qualche modo, era sempre colpevole della morte di Anna.
Sempre.
Così mentre i Romani e suo fratello piangevano la morte di Anna, lui stava galoppando verso un nuovo inizio della vita. Un nuovo inizio, verso il quale Anna questa volta sarebbe potuta essere chiunque ed ovunque.
  
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