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Autore: MaryIsmyname    03/10/2016    0 recensioni
Anne, Nanny, Annika, Hanna, Nana, Ana, Annuccia, Annan, Lucrezia sono tutte legate dalla stessa maledizione, che ha reso la comune mortale ateniese Anne, una donna dalle molteplici vite, a causa di una maledizione creata dalle dee Demetra e Afrodite, promesse spose di Dioniso ed Ares.
Anne, nel 470 A.C è una comune ateniese, la quale viene strappata dalla sua normale e felice vita, dopo essersi innamorata di due divinità ateniesi, prossime al matrimonio. Le sue molteplici vite sono un susseguirsi di passione, morte, vendetta e speranza.
Dopo cento vite, quale dei due sceglierà Anne? E chi vedrà per sempre il sogno della propria vita frantumarsi in un istante?
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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CAPITOLO UNO: una breve vita

 

Giorno 01, 01, 634 a.C 

Una donna cominciò a camminare per la Terra quell’anno, quell’anno era il primo di tanti altri a venire. E di tante altrettante vite. Quello era il primo di una serie di nuove vite che avrebbe intrapreso la giovane ragazza. Perché, prima di quella, era una giovane Ateniese, al culmine della sua giovinezza, era amata da due giovani per bene, che tutt’un tratto erano scomparsi nel nulla. E lei non li aveva più visti, o meglio. Lei aveva scordato chi loro fossero, ed ora se uno di loro passasse per la strada, di certo non riuscirebbe a riconoscerlo. Perché oramai è sotto una terribile maledizione, dalla quale non può di certo scappare. Almeno non nell’ultimo anno della sua centesima vita. Ma è ancora presto per trarre conclusioni.

 
650 A.C Asia Centrale
 
Una giovane sedicenne cammina per delle strade isolate, circondate dal nulla. Mentre la sera cala, la giovane continua comunque a camminare per le strade oramai innevate. Una brutta neve sta scendendo dal cielo, la donna solleva lo sguardo, alzando il mantello per poter scrutare al meglio il cielo. Sarebbe meglio muoversi, pensa. E sarebbe meglio farlo al più presto. Era scappata dallo stato di Chen, la quale oramai era stata rasa al suolo dall’esercito di Chu, il nuovo imperatore cinese. Doveva scappare, sempre più veloce, perché aveva tentato di scappare anche a Chen servendosi del caos che si stava creando dall’esercito che stava rasando al suolo la sua città. Non aveva avuto notizie dalla madre, e dal suo povero padre. Nessuno dei due l’aveva vista fuggire, e neppure lei aveva visto nessuno dei due arrivare dalla sua parte. Si girava in direzione della strada innevata, sperando che la nuova neve che stava scendendo avrebbe coperto le sue tracce. Non sapeva perché non era ancora spaventata a morte, ma nonostante tutto era sollevata del fatto, che un giovane di un esercito proveniente da Occidente le avesse detto di scappare al più presto, ma doveva farlo da sola, senza avvertire nessuna persona della sua partenza. L’uomo era stato vago sulla sua identità, poiché le aveva detto che se le truppe di Chu avrebbero saputo che allo sterminio sarebbe sopravvissuta una giovane, avrebbero fatto il possibile per trovarla ed ucciderla. Aveva detto che le truppe di Chu avrebbero continuato a cercarla fino in capo al mondo, se fosse stato necessario. Se lui avrebbe saputo che lei era ancora viva. Ma lei non sapeva se Chu ne era a conoscenza. Durante il tragitto aveva più volte sperato di non vedere comparire all’orizzonte degli ufficiali, o sentire il rumore dei cavalli dell’esercito. E continua ancora adesso a sperare. Sta cercando un riparo dal giorno precedente, quando lo strano uomo le si era presentato dinnanzi. Sulle prime non gli aveva creduto, ma più le ore scorrevano, più Annà sentiva che scappare era la soluzione migliore. Ma come poteva fidarsi di un completo estraneo? Questo le scorrette nella testa più e più volte quando dal giorno prima non si era più fatta vedere dai genitori. Oramai non sapeva neppure se erano ancora vivi. Tutto le sembrava così strano. Perché mai non avrebbe potuto portare i suoi genitori con sé? Lo trovava estremamente ingiusto. Lei, lei che era la loro figlia. Il sangue del loro sangue non aveva potuto portarseli con sé? E soprattutto cosa sarebbe importato a Chu se lei ed i suoi genitori sarebbero potuti vivere sani e salvi? Cosa importava a Chu se solo lei sopravviveva? C’è un vero senso ad uno sterminio di massa dal quale Annà era riuscita a scappare? Quali ragioni potevano mai costringere l’Imperatore Cinese a volere tutta la sua gente morta? Cosa importava realmente a lui? Tutto non aveva senso. Soprattutto l’uomo, possente, con una colorazione degli occhi particolarissima, molto simile alla sua, aveva pensato.. ma nulla che aveva già visto prima. Probabilmente era un viaggiatore, oppure un infiltrato che aveva sentito dell’imminente sterminio e voleva avvisare. Ma perché solo lei? Nulla la faceva pensare che l’uomo la conoscesse, anche se quando l’aveva scrutata negli occhi fu come se l’avesse visto rimpiangere qualcosa. Anche se non sapeva con esattezza cosa. L’aveva scrutata come mai nessun uomo del posto o un viaggiatore avevano fatto. Quel giorno aveva sentito le gambe m0lli e lo stomaco in subbuglio come mai prima d’ora. Aveva sentito qualcosa dal profondo del cuore quel giorno. E neppure ora riusciva a dimenticare l’uomo che l’aveva salvata da una tremenda morte. Doveva a lui la possibilità di essere ancora viva. Lo doveva all’uomo senza nome.
Mentre si faceva ancora più buio e Annà si lasciava trasportare dai sensi di colpa, in lontananza le parve udire uno scoppiettio di un fuoco. Era vicina ad una cittadina, sarebbe probabilmente stato necessario meno di una mezz’oretta di cammino. Sentiva la sua pancia brontolare da sotto il vestito. Era rimasta senza viveri diverse ore prima ed ora, sentendo il dolce rumore del fuoco non faceva altro che pensare ad un buon piatto da mangiare per saziarsi. In quel momento però udì un altro rumore, qualcosa di più rumoroso. Qualcosa che assomigliava ad un ticchettio sulla via che stava percorrendo. Poi, vi fu un nitrito. Ed immediatamente capì da chi proveniva il rumore. Erano dei cavalli. Poco dopo sentì anche delle voci, una, sopra l’altra che non cessavano di strillare. Arcieri. Annà iniziò a correre furtivamente verso il centro, sperando di essere più veloce degli arcieri, sperando che il buio e la neve l’avrebbero salvata. Dopo qualche istante però, dietro di lei scorse un uomo, dai capelli scuri, o forse era solo il buio pesto che li rendeva scuri. Portava un mantello e sulle prime pensò che la sua vita sarebbe terminata in quell’istante. Stava per iniziare a gridare, quando lo sconosciuto le tappò la bocca. La pregò di restare in silenzio e lei, seppur spaventata, lo fece. Aveva troppa paura per rischiare che l’uomo la potesse uccidere da un momento all’altro.
<< Se vi libero, non gridate >> disse l’uomo. Annà annuì e poco dopo, l’uomo la liberò dalla sua morsa. Annà riprese a respirare affannosamente, come se negli ultimi sedici anni della sua vita non l’avesse fatto per abbastanza tempo. Si accarezzò la gola, che le sembrava ancora più secca di qualche ora prima, quando anche l’acqua era finita. L’uomo aprì una bisaccia che aveva nascosto sotto il mantello e tirò fuori un contenitore, poi lo porse alla donna.
<< Bevete >> disse. E lei lo fece, come mai prima d’ora. Aveva pensato che se durante il tragitto non avesse pensato all’acqua, forse la sua sete si sarebbe placata fino al momento in cui non avrebbe raggiunto un centro abitato.
<< La ringrazio, davvero >> disse quando trangugiò velocemente l’ultima goccia d’acqua.
<< Dovete scappare >> disse impaurito l’uomo.
<< Venite con me, non vorrete mica morire qui! >> disse Annà.
<< Io, non morirò >> disse malinconico.
<< Si invece! Venite con me, vi devo un debito per l’acqua >>
<< L’acqua non conta nulla per me, vi prego, voglio salvarvi. Stanno arrivando >> disse l’uomo guardandosi indietro. Ed io non posso salvarvi, le sembrò che dicesse. Dopo qualche istante sentì degli urli ed altri nitriti e come l’uomo aveva predetto, loro stavano arrivando.
<< Chi sta arrivando, signore? >> disse lei.
<< Non ha importanza, vi prego, correte >> disse lui. E lei, dal suo sguardo supplichevole che vedeva riflesso negli occhi dell’uomo, lo fece. Cominciò a correre, alla stessa velocità di prima e sperava che il centro abitato fosse più vicino di prima. Sentì l’uomo di prima gridare in direzione di quelli che probabilmente erano arcieri e poi sentì un enorme boato. Si girò nella direzione da cui proveniva ed in quel momento vide un enorme botto, che la scaraventò di qualche metro più avanti.
Atterrò violentemente, sbattendo la testa.
Tentò di rialzarsi, ma le sembrava che tutto stesse rallentando. Iniziò così a strisciare per terra, sentendo il cuore che martellava fortissimo nel suo petto. Vedeva un bagliore di luce alle sue spalle farsi sempre più vicino e delle voci che non smettevano di fare rumore. Continuò a strisciare per la strada, fino a quando non sentì un arciere fermarsi a poca distanza da lei. Si girò ed una donna era in groppa ad un cavallo. Portava una lunga veste bianca ed i capelli ricci erano raccolti. Sorreggeva in mano un arco nel quale aveva appena posizionato una freccia.
<< Non farlo Demetra! >> urlò lo stesso uomo di prima. Si era gettato ai piedi del cavallo e la stava supplicando. Nel frattempo, Annà cercava di sgusciare sempre più vicina alla città. La donna ora aveva rivolto il suo sguardo verso l’uomo e lo guardava trionfante.
<< Io, ti assicuro, mi terrò lontano da lei >> le disse.
<< Ah si? >> disse lei raggiante.
<< Si, ti prego. Risparmiala ora però >> disse l’uomo supplicandola ancora una volta.
<< Ti terrai lontano? >> disse abbassando l’arco.
<< Si >> disse scoraggiato lui.
<< Perfetto, tieniti lontano da lei >> disse la donna, e prima che l’uomo potesse fare nulla, scoccò la freccia in direzione di Annà, che sbatté la testa sulla via e rimase per terra fino a quando l’uomo, Dioniso, le si avvicinò. Era in una pozza di sangue, non poteva fare nulla per riportarla in vita. Scoraggiato, le prese il viso tra le mani ed iniziò a piangere guardando il suo viso spegnersi fino a quando non chiuse gli occhi. Poco dopo sentì la stessa sensazione che aveva provato la prima volta e Annà sparì, lasciando nella via un colore rosso vivo.
<< Andiamo Dioniso, torniamo a casa >> le disse una voce alle sue spalle.
<< No! Mi avevi promesso che l’avresti risparmiata >> disse accusandola tra le lacrime.
<< Non dire stupidaggini, non ho promesso niente a nessuno >> disse la donna.
<< Artemide, non ti desidero. Già lo sai, sparisci dalla mia vita! >>
<< Sei tu che non capisci! Io ti amo,Dioniso. Smettila di fare il bambino e torna a casa. Con tua moglie. Andiamo >> disse.
<< Mai >> disse Dioniso alzandosi.
E pochi secondi dopo, ancor prima che la donna potesse protestare, l’uomo era sparito. E con lui tutte le sue tracce. La donna cadde sulle ginocchia urlando, implorando il cielo che facesse qualcosa, ma non accadde nulla. Urlò più e più volte, fino a quando un’altra donna non le si materializzò accanto. Una donna splendida, con una tunica bianca come quella dell’altra donna, capelli lunghissimi e forme possenti. Una vera bellezza. La donna mise una mano sopra la spalla di Demetra, la quale si girò nella sua direzione fissandola.
<< Uccideremo ancora quella lurida bastarda >> disse sprezzante d’odio.
<< Giuramelo Afrodite, devo vederla morire ancora. Fino a quando nel suo ultimo istante di vita nel suo ultimo ciclo la riporterà alle tenebre come giusto che sia >> disse.
<< Lo giuro, Demetra >>. Afrodite allora aiutò l’altra donna a rialzarsi, quest’ultima richiamò a sé gli arcieri. Fece accomodare Afrodite dietro di lei, e d’un tratto il cavallo si librò nell’aria, percorrendo il cielo cosparso di neve, verso quella che doveva probabilmente essere una nuova vita per Annà.
 
  
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