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Autore: floricienta    16/10/2016    1 recensioni
In una società governata dalla tecnologia più avanzata combinata alla forza del Mana, la divinità dell'oceano, Tangaroa, minaccia la sopravvivenza del genere umano, costringendolo a ritirarsi a vivere sulle aeronavi e obbligandolo a compiere sacrifici per beneficiare la propria benevolenza.
È in questo contesto che si intrecciano i destini e i sentimenti di due persone. Ari, un ragazzo timido e pauroso, che si è visto portar via tutto ciò che di più caro gli era al mondo, e con un potere dentro di lui che non può neanche immaginare; e Nael, un ladruncolo di strada che, per diverse vicissitudini, si è ritrovato a convivere proprio con Ari, aiutandolo giorno per giorno a diventare sempre più forte con la sua presenza.
Un insieme di turbamento, tristezza, felicità, disperazione, amore.
Sarà proprio la catena che li lega indissolubilmente a determinare la salvezza o la distruzione dell'umanità.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
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CAPITOLO 6
LA CONSAPEVOLEZZA DI AFFOGARE

Maggio, anno 439 del XII periodo

“Accogliamo fra noi il nuovo mago dell'acqua, Ari.” Hamar alzò verso l'alto un bicchiere colmo di vino, lo stesso fecero Wayra e Niremaan.
Ari indugiò nel sollevare il proprio, ma alla fine si ritrovò costretto e tutti ne bevvero un sorso. Il sapore era amarognolo e fece storcere il naso al ragazzo, non abituato a bevande di quel genere. Avrebbe tanto preferito una buona cioccolata calda.

Sono davvero un mago adesso. Non avevo contratto nessuna malattia, non stavo impazzendo.

I suoi pensieri tornarono a qualche ora prima.

Dopo aver ripreso il controllo del proprio corpo, aveva lasciato andare la conchiglia, che era tornata al suo posto senza smettere di irradiare la stanza di luce azzurrastra. La sensazione che aveva provato non l'aveva ancora abbandonato e si era ritrovato a chiudere gli occhi e inspirare a fondo.
La sua mente era libera dai pensieri, quasi non coglieva il tempo e lo spazio, ma mai si era sentito così bene.
Aveva avvertito una voce dentro di sé che gli parlava orgogliosa – Ben fatto, Ari – così aveva detto Tangaroa prima che il ragazzo scivolasse nel sonno, crollando a terra.
Qualche minuto dopo era stato portato in una stanza e messo sotto le coperte a riposare.
Al suo risveglio aveva cercato di fare mente locale per ricordare tutti gli avvenimenti. Aveva ispezionato qualsiasi area del corpo per vedere se ci fossero segni evidenti dell'accaduto e se avesse ancora tutti i capelli, e fu contento di scoprire che fosse tornato come nuovo.
Successivamente era stato accompagnato da Wayra in quella che doveva essere la sala da pranzo dei maghi, dove si trovavano anche Hamar e Niremaan seduti al tavolo.

E adesso si trovava lì, coinvolto in una specie di festeggiamento per lui e i suoi ritrovati poteri; un festeggiamento a cui non voleva partecipare a dire la verità.
Voleva solo dormire e rilassare la testa, inoltre, aveva dei sentimenti contrastanti dentro di sé.

È giusto dover essere felice per essere diventato come quelli che hanno distrutto la mia vita?

No, certo che non lo era.
Lui non voleva essere lì. Per quanto l'aver domato per pochi istanti quel potere gli avesse trasmesso la pace dei sensi, lui non doveva essere lì.

Eppure c'è stato un momento in cui ho pensato che invece è proprio questo il mio posto.

Si sentiva confuso.
Com'era possibile che l'aver sperimentato il Mana sulla propria pelle gli avesse fatto cambiare idea in quel modo? Da che parte voleva stare? Quella dei maghi o delle persone comuni? Avrebbe tanto voluto avere una risposta, perché, se per un attimo si era convinto che quel potere gli spettasse di diritto, appena si fu svegliato quella certezza era svanita nel nulla.
Tuttavia, in cuor suo, il primo posto andava sempre a Nael e rimuginava su come avrebbe preso la notizia non appena sarebbe venuto a saperlo. Voleva parlare con lui immediatamente.

“Posso vedere Nael?” domandò con una botta di coraggio, posando il calice sul tavolo, ancora mezzo pieno.
“Non credo che tu possa al momento.” rispose Hamar con la sua voce arrochita.
“Perché?” il ragazzo si allarmò, alzando leggermente il tono.
“Quello che è importante adesso è il tuo addestramento.”
“Ma io voglio vedere Nael. Lui è la mia famiglia!”
Il mago della luce scosse la testa.
“Dovrai aspettare ancora.” s'intromise Wayra. “Non possiamo lasciare che un Mago si mescoli con i Sacrifici. Ormai non puoi più vivere con loro.”
“Avevate promesso che mi avreste dato sue notizie!” continuò Ari, alzando sempre di più la voce.
“Infatti manterrò quella promessa. Ho già mandato una richiesta per questo Sacrificio.”
“Lo porterete qua?”
“Cosa devono sentire le mie orecchie!” Niremaan proruppe con tono rabbioso. “Un Sacrificio non è degno di metter piede nel nostro piano. Non verrà insudiciato da qualcuno di così impuro.” batté un pugno contro il tavolo.
Ari ingoiò a vuoto, cercando di cacciar giù gli insulti, ma una forza dentro di lui lo costrinse a controbattere, alzandosi in piedi dalla foga e puntellando le mani sul piano.
“Nael non è impuro! Non azzardarti a sputare sentenza contro di lui senza neanche conoscerlo!” le guance di Ari erano arrossate e ingrossate, così come le sue pupille dilatate.
“Qualcuno dovrebbe imparare l'educazione.” rispose il mago del fuoco e le punte delle sue dita cominciarono a illuminarsi di una fioca luce rossa.
“Va bene, va bene.” interruppe il litigio Wayra. “Non ci si comporta così tra colleghi e amici. Dovreste imparare a convivere per poter assaporare i piaceri della vita.”
Ari si risedette, colto dall'imbarazzo, e abbassò il capo, vergognoso.
“Scusatemi.”
“Sta bene.” disse a un tratto Hamar, facendo finta che non fosse successo niente, e Ari risollevò la testa.
“Davvero?”
“Davvero. Sta continuando la sua vita nei piani bassi.”
Il ragazzo dagli occhi azzurri rifletté su quelle parole. Nael forse stava indubbiamente bene, ma di certo non se ne stava con le mani in mano aspettando che lui tornasse prima o poi, senza neanche provare a sapere cosa gli fosse successo.
“Non ha fatto niente di sconsiderato?” chiese ancora Ari.
“Del tipo?” tossicchiò il più anziano.
“Beh... Tipo cercarmi e chiedere di me.” Ari arrossì e abbassò anche la voce.
“Non ho domandato questo genere di cose. Mi sono solo assicurato della sua salute fisica.” la risposta non fu soddisfacente per il ragazzo, tuttavia non poteva insistere oltre. “Potrai vederlo una volta completato il tuo addestramento.”
“Addestramento...” sussurrò confuso. “Ne avete già parlato, ma cosa significa?”
“Imparerai a governare il potere che ti è stato donato.” spiegò Wayra. “Sarai in grado di sfruttare le correnti d'acqua, la pioggia, persino le lacrime, se ti impegnerai.”
“Quindi andrò in una specie di scuola per maghi?”
“No, non ancora. Prima noi ti insegneremo come utilizzare il Mana e solo successivamente avrai accesso alle dottrine scolastiche per apprendere tutto sulle arti del Mana e le divinità che regolano le Leggi dell'Universo.”
La prospettiva non era delle migliori. Tutto sembrava richiedere parecchio tempo.
Si sentì in qualche modo preso in giro, probabilmente erano stati in grado di giocare con la sua testa perché era solamente un ragazzino timoroso e senza spina dorsale, incapace di prendere le proprie decisioni e che era stato costretto a seguire gli ordini imposti da qualcun altro. Qualcuno che, come al solito, lo considerava meno di niente.

Davvero appartengo a questa realtà? Io non sono in grado di comportarmi come loro, non avrò mai la loro forza e non voglio usarla. Non esaudiranno mai le mie richieste.

Sprofondò nella sedia, convinto che non avrebbe mai potuto controbattere per far valere il proprio desiderio.

Ben fatto mi hai detto, Tangaroa, ma sei sicuro di aver consegnato il Mana alla persona giusta?

Ari si fissò la mano, chiudendola a pugno e riaprendola pian piano. Sentiva qualcosa di diverso dentro di lui, una scossa che lo percorreva dalla punta dei piedi a quella dei capelli, tuttavia rimpiangeva la sua vita monotona e sempre in preda all'ansia che aveva trascorso con Nael.





“Non ci riesco.” la voce tremava, così come il braccio allungato davanti a sé e posto all'altezza del petto.
“Se continui a dire così è ovvio che non ci riuscirai mai.” il modo di fare burbero di Niremaan non aiutava in quella situazione.
Ari strinse la mascella.
Era da un'ora in quella stanza che avevano allestito per il suo addestramento, ma neanche una singola goccia di mana era fuoriuscita dalle sue dita, neppure lo sentiva fluire dentro il suo corpo e non c'erano segnali di brulichio.
“Devi solamente rilasciare il tuo potere, non è difficile.” Niremaan si mise a pettinare la sua barba lunga con la mano destra. “Non ti abbiamo chiesto di calibrare il getto in modo tale da allagare solo le celle dal numero pari.”
Il ragazzo s'innervosì per un istante.

Ho provato a pensare a Tangaroa, a tutti i sogni, a tutte le volte che mi dolevano le dita e a quando ho usato per la prima volta il mio potere senza neanche saperlo, ma non funziona.

“Te l'ho detto una miriade di volte: devi focalizzarti su un sentimento, un ricordo, un qualcosa per cui valga la pena lottare.” si spazientì Niremaan, spostandosi gli occhiali con l'indice e sbuffando sonoramente.
“È quello che sto cercando di fare...” sussurrò a se stesso in modo che l'altro non potesse sentirlo e abbassò il braccio, sconfitto.

Sono un inetto, un buono a nulla, un rifiuto della società e sempre lo sarò.

Cominciarono anche a tremargli le gambe e non trovò più la forza di stare in piedi.
Si accasciò a terra, picchiando con violenza le ginocchia contro il pavimento in acciaio. Le braccia erano a penzoloni lungo il busto mentre non riusciva a controllare il tremolio del mignolo della mano sinistra.

Come posso aiutare Nael se non sono in grado nemmeno di usare il mezzo per farlo?

“Che stai facendo, moccioso? Alzati e continua a provare.”
“Non ce la faccio...” di nuovo parlò a se stesso.

Non posso farcela, non io.

“Allora?” insistette il mago del fuoco, inarcando un sopracciglio.
“Sono inutile.” Ari singhiozzò, la vista gli si fece a poco a poco annebbiata e strizzò gli occhi per non far uscire le lacrime.

Non potrò neanche aiutare Tangaroa, qualsiasi cosa questo significhi. È evidente che abbia scelto la persona sbagliata.

Continuò a ripetere quelle frasi nella sua mente, un flusso di sentimenti negativi gli percosse il corpo fino a quando non cadde nella depressione.

Inutile... sono solo questo.

Gli rabbrividirono anche le spalle, ormai incapace di trattenere i singulti, e si strinse il busto con le proprie braccia.

Adesso so che non può essere questo il mio posto perché io non appartengo a nulla.

Avvertì dei passi pesanti attraversare la stanza e avvicinarsi a lui, poi fu preso per il colletto del maglione e vide davanti a sé la faccia adirata di Niremaan.
Subito dopo, un sonoro ceffone lo colpì a pieno sul volto, lasciando il segno di cinque dita rosse su di esso.
“Smettila di piangerti addosso e comportati da vero mago!”
Ari ingoiò a vuoto, sentendo pulsare la guancia da quanto era stato colpito forte.
“Non credo di esserlo...” affermò non riuscendo a sostenere il viso dell'altro.
“O non vuoi esserlo?” la voce di Niremaan era sempre più furiosa e tonante, così possente per uno della sua età. “Scommetto che non ci hai davvero provato e ci stai facendo solo perdere tempo.”
Lo lasciò andare e si allontanò a grandi passi, sbattendo la porta dopo essere uscito.
Ari rimase a fissarsi le mani, ancora inginocchiato a terra.
Gli doleva la testa come non mai e credette che stesse per scoppiare.

Da solo non sono in grado di fare niente, non ci si può aspettare nulla da me.

Provò ancora a focalizzare il pensiero su qualcosa per riuscire a emettere almeno un piccolo rivolo di mana. Se ci era riuscito quando ancora non sapeva di avere i poteri, non doveva essere così difficile ora che ne era consapevole.
Tuttavia, lo sforzo fu inutile e scosse il capo tristemente.

Ho bisogno...

“...di Nael.”





“Brutti bastardi! Lasciatemi andare!”
Nael stava picchiando contro la porta della cella – nella quale era ormai rinchiuso da tre giorni – da minuti interminabili, ma nessuno gli dava retta.

Dopo che ebbero portato via Ari, svenuto tra le braccia di due guardie, lui fu messo in isolamento per aver minacciato e picchiato degli ufficiali. Lo avevano bastonato, aveva sputato sangue a terra e dei grossi lividi si erano formati sulla sua faccia, ma lui non aveva desistito.
Aveva continuato a urlare di venir liberato, a chiedere informazioni su Ari e aveva calciato così tante volte sulle pareti che, ormai, gli doleva persino la pianta del piede.

“Merda.” sputò a terra e si accasciò mettendosi seduto a gambe incrociate.
Vedersi portar via Ari in quel modo gli aveva spezzato il cuore, non credeva sarebbe mai arrivato il giorno in cui si sarebbero separati ed era la prima volta in otto anni che non lo vedeva da più di ventiquattro ore.
Era decisamente troppo per lui.

Se solo stanno facendo del male ad Ari, io...

Strinse forte il pugno, facendosi diventare le nocche bianche, e lo picchiò subito dopo sul pavimento, lamentando con un mugugno.

Respira profondamente, Nael, respira. Va tutto bene.

“Va tutto alla grande.”
Non si convinse neanche un po', ma almeno si era dato un attimo per calmare la gola arrossata da quanto aveva strillato nelle ultime giornate.
Si trovava solo, rinchiuso in quelle che venivano usate come prigioni per chi commetteva qualche atto illecito, un motivo in più per continuare a gridare, dato che non avrebbe disturbato nessuno.
Durante il suo trasferimento si era abbandonato alle lacrime e alla tristezza, solo dopo qualche ora aveva deciso di reagire finendo con il venir malmenato, però poco gli importava.
Aveva anche avuto modo di riflettere su quello che era successo, senza venirne a capo.

Che cos'era quella luce? Possibile che fosse mana? Perché mai, Ari, avrebbe un potere del genere. Lui non è un mago, così come non lo erano i suoi genitori.

Strisciò fino a una parete e vi si appoggiò con la schiena e il capo, i capelli ricaddero dalla sua fronte.

No, deve essere qualcosa di diverso.

“Spero solo che non ci siano conseguenze...”
Cacciò dalla testa quel pensiero. Non poteva sopportare di non vedere più Ari, ma ancora meno poteva sopportare la sua morte. Sperò con tutto il cuore che non gli accadesse niente del genere.
Gli brontolò lo stomaco, dato che non mangiava da parecchio tempo, tuttavia a causa dei suoi tormenti fu colto da un senso di nausea, tanto che si mise subito a carponi e vomitò succhi gastrici.
Si ripulì la bocca con la manica della maglietta sgualcita e strappata in più punti, successivamente si rimise in piedi e si avvicinò di nuovo alla porta della cella. Proprio in quel momento percepì un rumore di passi.
“Fatemi uscire!”
“Vuoi chiudere quella boccaccia, Sacrificio?” il tono rude della guardia non poté nulla contro i bollenti spiriti di Natanael.
“Siete dei luridi pezzi di merda.”
“Ho ricevuto l'ordine di farti tornare nei dormitori, ma mi stai facendo venir voglia di disobbedire.”
Nael sobbalzò e strinse la mascella.
“Avresti bisogno di un'altra lezione.” continuò la sentinella.
Il ragazzo indietreggiò di qualche passo, senza distaccare gli occhi dalla porta, che si aprì. L'uomo gli si avvicinò e gli legò le mani per precauzione, spingendolo poi per uscire.
“Ma dato che non voglio avere grane, sono costretto a riportarti nella tua stanza.” concluse la guardia.
“Dov'è Ari?”
“Chi?”
“Il ragazzo che è stato portato via.”
“Non ne so niente e non me ne importa niente.” gli diede uno scossone. “Ora muoviti e cammina o ti abbono un altro paio d'ore qui dentro.”
Nael quasi inciampò ed emise un suono gutturale quando venne stretta ancora di più la corda, tanto che era sicuro di avere già i segni sui polsi.

Sicuramente non gli avrebbero detto niente riguardo ad Ari, benché lui volesse sapere.
Avrebbe tanto voluto scappare e correre nei piani alti, entrare in tutte le stanze fino a quando non avrebbe trovato Ari e trascinarlo di nuovo giù con lui con la forza, combattendo contro tutti quelli che si sarebbero opposti alle sue azioni.
Sfortunatamente non poteva esaudire quel suo capriccio.
L'avrebbero acciuffato senza vie di scampo e, probabilmente, rinchiuso di nuovo in isolamento e chissà per quanti giorni ancora.
D'altro canto, Ari poteva essere già tornato e lo stava aspettando nella sua camera pazientemente.

Sarebbe meraviglioso se così fosse...

Sorrise appena, sebbene non avesse niente per cui essere felice. Tutta la sua forza d'animo che aveva sempre esibito davanti al ragazzo dagli occhi cristallini era svanita nel nulla non appena se n'era andato dal suo fianco.
Tutte le idee strampalate che gli erano venute in mente erano inattuabili al momento e si sentiva davvero rinchiuso in trappola, anche adesso che era stato rilasciato.
“Non ti azzardare a lasciare il dormitorio senza permesso e vedi di metterti qualcosa di decente e pulito, altrimenti non ti faccio entrare in mensa.”
L'uomo lo spinse ancora una volta, facendolo sbattere contro la porta della propria camera e lo premette contro di essa mentre gli toglieva la corda dai polsi.
Nael imprecò mentalmente e prese a massaggiarsi lì dove aveva dei segni rossi e violacei ben evidenti. Non fu che un attimo che si ritrovò a terra, dopo esser stato colpito in pieno stomaco da una bastonata.
“Figlio di puttana.” digrignò tra i denti, boccheggiando subito dopo.
“Quando ti viene dato un ordine, si deve rispondere al proprio superiore.” commentò l'uomo e gli diede un'altra botta forte sulla schiena, facendolo atterrare completamente con la faccia al suolo. “Vedi di non farmi incazzare ancora, se non vuoi prenderle più forte.”

Nael rimase a terra, con alcuni Sacrifici che avevano assistito alla scena e che erano rimasti sbigottiti e ammutoliti. Non accadeva spesso che qualcuno venisse messo in isolamento e ancora meno che venisse picchiato davanti a tutti, per questo erano impauriti e l'unica cosa che potevano fare era osservare o andarsene a testa bassa.
Il ragazzo dai capelli neri si rialzò con fatica, le forze integralmente prosciugate, ed entrò nella sua camera sbattendo la porta e accasciandosi subito al di là di essa.
“Devo... andare... da Ari.” inspirò ed espirò con vigore, cercando ancora di riprendersi dalla mazzata, sicuro che gli avesse compresso i polmoni per un attimo – o forse era talmente stanco che anche un semplice colpo l'avrebbe abbattuto senza problemi.

Forse è nella sua stanza...

Rimase a terra per qualche minuto, fissando davanti a sé la luce fioca che entrava dalla finestrella posta in un angolo della cella.
Ormai il sole stava calando e fra poco non avrebbe avuto più il permesso di uscire. Inoltre, non era proprio nelle condizioni di poter sgattaiolare via come aveva sempre fatto negli anni passati.
Decise di andar in mensa, se ci fosse stato Ari l'avrebbe sicuramente visto, perché si sarebbe seduto al loro solito posto per mangiare.

Ne sono sicuro.

Si alzò poggiando una mano sulla parete fredda per aiutarsi, si cambiò velocemente i vestiti per non avere altre sorprese con quella guardia e uscì.





Dopo esser rimasto seduto al tavolo, con il piatto vuoto davanti, fino a quando l'ultima persona non aveva lasciato il refettorio, Nael capì che Ari non si trovava più lì insieme ai Sacrifici.

Deve essere ancora nelle mani dei maghi.

Sospirò pesantemente e se ne andò con fare triste.
L'aver messo qualcosa sotto i denti gli aveva dato qualche energia in più, nonostante avesse dolori in ogni parte del corpo, ma era indeciso sul da farsi. Se l'avessero beccato, gli avrebbero potuto dare una pena ben maggiore dell'isolamento, sarebbero potuti arrivare alla morte o magari usarlo come prossimo sacrificio per Tangaroa.
Sarebbe stato inaccettabile e Natanael non se lo sarebbe mai perdonato.

Non posso causare un dolore simile proprio a lui.

Concluse di aspettare almeno l'indomani dopo aver riposato e con mente più lucida avrebbe escogitato qualcosa per riprendersi Ari.
Senza neanche rendersi conto si stava dirigendo proprio verso la stanza del biondo e ci si intrufolò senza problemi. Era uguale a come l'aveva vista l'ultima volta – non che le celle fossero mai diverse con il passare dei giorni – tuttavia poté notare il ricambio di vestiti che Ari aveva posato sul letto e che non aveva, però, potuto indossare.
Nael li ordinò nell'armadio, per poi sistemarsi sotto le lenzuola.
Il pensiero era fisso su quel ragazzo e su cosa gli stessero facendo.
Nonostante ciò, crollò in un sonno profondo, abbracciando saldamente il cuscino e rannicchiandosi contro di esso.





Era notte fonda, il silenzio era assordante nel dormitorio e si poteva udire solamente il sibilo che fuoriusciva dalle labbra di Nael, addormentato come un sasso.
Nel sogno che stava facendo si trovava di nuovo nella cascina dove aveva vissuto con Ari e stavano passeggiando in mezzo ai campi. A un certo punto il vento gli portò alle narici il profumo di quel ragazzo. Sembrava così reale che era come se fosse davvero vicino a lui e lo stesse annusando.

Un profumo salmastro, con una punta dolce.

Così l'aveva definito una volta ed era buonissimo.
Si ritrovò a sorridere nel sonno e un attimo dopo si svegliò di soprassalto, sentendo un peso sopra di lui e un urlo a seguire.
“Che cazzo...!” Nael non fece in tempo a finire la frase, che spalancò la bocca.
La visione che gli si presentò davanti, nonostante fosse quasi buio pesto, era la più luminosa che avesse mai visto.
“Nael, mi hai fatto prendere un colpo.” un lieve sussurro che sfiorò appena le orecchie del moro, ma un suono che le aveva colmate con la sua tenerezza. “Cosa ci fai nella mia camera?”
“Ari...” si rese conto di avere le lacrime agli occhi, quindi le cacciò giù ingoiando a vuoto. “Sto ancora sognando?”

Dimmi che non è un sogno.

“No.” sorrise l'altro e Nael poté notare che anche la sua voce era tremante.
“Ari!” si gettò su di lui, abbracciandolo con tutta la forza che aveva nel corpo e quel gesto venne ricambiato.
“Mi sei mancato così tanto...” il biondo si lasciò andare a qualche lacrima, incapace di trattenerle oltre. Già avrebbe voluto non appena aveva visto il volto dell'altro davanti al suo.
“Anche tu.”

Il fiato di Nael sbatteva contro i capelli di Ari, stringendolo ancora di più contro di sé, e sentiva scorrere sulla sua schiena delle piccole lacrime calde.
Si sciolse dall'abbraccio e gli prese il volto tra le mani per baciarlo. Scontrarono le labbra dolcemente e un delicato sapore salato si insinuò in esse, tuttavia erano così buone che non si sarebbero staccati tanto facilmente.
Solo dopo infiniti minuti Nael prese a parlare.
“Che cos'è successo? Cosa ti hanno fatto?” la fronte era poggiata a quella dell'altro, la voce ridotta a un soffio.
Ari gli accarezzò la guancia come per tranquillizzarlo, ma proprio in quel momento fu lui quello che si preoccupò. Repentinamente fece un balzo indietro e poté osservare nell'ombra che il viso di Nael fosse tumefatto e pieno di lividi.
“Cosa hanno fatto a te!” il suo cuore prese a palpitare. “Mi avevano detto che stavi bene, che continuavi a vivere normalmente.” cercò di trovare le parole adatte, ma non riusciva a collegare i pensieri. “Avevo ragione: mi hanno mentito. Non poteva essere vero che te ne stavi qua buono aspettando il mio ritorno.”
“Quanto parli.” lo bloccò Nael, afferrandogli la mano che aveva sulla guancia e schiacciandola di più contro di essa.
In poco tempo gli spiegò come aveva passato gli ultimi giorni e di come non avesse fatto altro che pensare a lui e a un modo per andarlo a riprendere, per quanto fosse impossibile.
Ari si mise a ridere al pensiero, era sicuro che avrebbe reagito così e, difatti, non si era sbagliato.
“Ma dimmi di te.” affermò il maggiore, portandosi la mano dell'altro al ventre. “Sei stato rinchiuso come me?”

Ari negò con la testa e questa volta fu il suo turno di raccontare la vicenda.
“...e dato che non riuscivo a usare il mio potere, il mago Hamar mi ha convocato nel suo ufficio e mi ha detto che è inconcepibile che un mago non riesca a usare la propria magia, per questo non possono considerarmi tale e sono inutile nella loro società.” fece un piccolo sospiro misto tra la rassegnazione e la tristezza. “Però, se ho manifestato i poteri, significa che il Mana affidatoci dalle divinità scorre in me, così è stato affermato anche dalla prova degli Elementi, quindi mi hanno consegnato questo ciondolo.”
Ari tirò fuori da sotto il maglione una piccola catenella d'argento su cui vi era incastonata una pietra trasparente nella quale fluiva qualcosa di viscoso e che emanava una piccola luce rosata.
Nael la sfiorò appena, percependo del calore provenire da essa.
“Serve ad avvertire nell'immediato i maghi nel caso in cui utilizzerò di nuovo il mana inconsciamente. In quel caso non mi hanno confermato cosa mi accadrà, ma da quello che ho sentito sarò costretto a iniziare gli studi e l'addestramento per controllarlo.”
“Beh, spero che allora non lo userai mai più...” Nael si grattò la testa e spostò gli occhi sul pavimento.

Quindi è un mago... Lo è per davvero? Ah, non ci capisco niente di tutta questa roba.

“Credo di sperarlo anche io.”
“Credi?” Natanael alzò gli occhi sul ragazzo.
“Beh, potremo vivere tranquilli se diventassi parte dei Facoltosi.”
Il moro sorrise e gli prese la testa con la mano libera per farla poggiare contro la propria spalla. I capelli cenere andarono a pizzicargli il petto.
“L'importante è che stiamo insieme. Non importa se come Sacrifici o come Facoltosi.”
Nael ci credeva davvero a quelle parole e non voleva che Ari se ne andasse ancora. Non avrebbe mai sopportato altri giorni come quelli che aveva appena passato, sarebbe crollato nella disperazione e non avrebbe più avuto una ragione per vivere.

Basta che rimani il mio Ari.

“Basta che rimani il mio Ari.” diede sfogo ai suoi pensieri anche con la bocca e si ritrovò quasi ad arrossire, sicuramente l'altro l'aveva fatto.
“Se io diventassi un mago non lo sarei più? È questo che intendi? Ti darebbe fastidio?”
“No.” Nael scosse la testa, preso in contropiede. “Vorrei solo che non diventassi come le persone che odi.”
“Non lo farò, di questo puoi starne certo.”
“Me lo prometti?”
“Te lo prometto.”

Si sistemarono entrambi sotto le lenzuola, stretti nell'abbraccio reciproco.
Nael cominciò a riflettere su tutto quello che gli era appena stato raccontato. Di sicuro doveva aver sofferto tanto quanto lui, anche fisicamente, inoltre gli era piombata addosso una notizia che doveva averlo turbato parecchio.

Diventare come coloro di cui si ha paura, con cui non si vuole avere niente a che fare. Non deve essere piacevole per niente.

Prese ad accarezzare i capelli dell'altro, per poi soffermarsi sull'orecchio e giocare con il piercing.
“Alla fine non eri pazzo. Tangaroa ce l'aveva proprio con te.”
“Quindi mi consideravi un pazzo?” chiese ironicamente Ari.
“Un po'.”
Entrambi si misero a ridere e si cullarono ancora di più.
“Mi dispiace di non esserti stato d'aiuto.” biascicò Nael, ottenendo uno sguardo perplesso sul suo volto.
“Lo sei stato invece.”
“Ero rinchiuso in una cella e...”
“E non avresti potuto fare niente comunque.” Ari avvicinò le labbra al suo naso e gli diede un piccolo bacio sulla punta. “Sei sempre stato con me e tanto basta.”
“Accidenti. Questi giorni di reclusione devono avermi rammollito e a te invece rinvigorito. Da quando in qua sei tu che consoli me?” Natanael scoppiò a ridere e l'altro si sentì offeso, tanto che le pupille si dilatarono e le guance si arrossarono.
“Non mi sei mancato per niente.” affermò con tono acido.
“Poco fa hai sostenuto tutto il contrario.” lo guardò ironico per poi schiacciarlo con il proprio corpo contro il materasso.
Ari pensò che non avesse niente a che fare con la morbidezza del letto su cui aveva dormito nei giorni precedenti, eppure preferiva di gran lunga il calore di quello su cui era sdraiato adesso.
“Devi aver avuto un'allucinazione.”
“Non credo.”
Nael lo baciò a stampo, per poi schioccargli tanti altri baci su tutto il volto. All'improvviso lo colse un dubbio.
“Ari? Come mai sei tornato di notte? Non dormono i maghi?”
La faccia del minore si incendiò di colpo, provò a nasconderlo ma fu impossibile.
“H-Hamar mi ha detto che sarei tornato domani, anche se io avevo insistito per farlo subito dopo cena...” ingoiò a vuoto, vergognoso di quello che stava per dichiarare. “Allora sono andato a dormire, ma non riuscivo a prendere sonno, quindi... Quindi ho lasciato un biglietto e sono scappato via.”
Nael sbatté più volte gli occhi, incredulo.

L'hai fatto per me?

Qualcosa dentro di lui gli diceva che fosse proprio così. Essere il motivo per cui Ari era arrivato a disobbedire agli ordini era fonte di grande orgoglio per lui, a stento ci credeva; anzi, gli era impossibile farlo.
“Però era davvero tardi e non sapevo se fosse il caso di venire a disturbarti nella tua cella, quindi sono tornato nella mia e... ti ho trovato comunque.”
“Stai scherzando?”
Ari scosse velocemente la testa, strizzando gli occhi.
Un risata cristallina uscì fuori dalle labbra di Nael e si accasciò sul suo corpo, felice come non mai.
“Fa così tanto ridere?” Ari sentiva il cuore esplodere fuori dal petto per quello che aveva fatto e l'altro sembrava esserne divertito. Non sapeva se lo stesse prendendo in giro o no.
“Sei fantastico.” esclamò poi Natanael, fissandolo negli occhi con un'espressione piena d'affetto.

Il biondo non rispose, ritrovandosi a giocare con le proprie dita intrecciate dietro al collo dell'altro.
Nael lo baciò con impeto, fiondandosi letteralmente su quelle labbra che tanto gli erano mancate, così come l'ossigeno poco prima di affogare. Le vezzeggiò a lungo, mordicchiandole e abbracciandole con le proprie fino a quando non le sentì prosciugate del loro sapore.
Obbligò Ari ad aprire la bocca per poter giocare anche con la sua lingua.
Persino baciarsi era come affogare: i polmoni – che fino a poco prima erano pieni d'aria – man mano si stavano sgonfiando in balia della pressione esercitata dal trasporto che mettevano nei loro gesti; il sangue era affluito tutto al cervello e il cuore pompava talmente veloce che sarebbe esploso a breve; i muscoli avevano perso la loro sensibilità per consegnarla tutta alla bocca per assorbire a pieno le sensazioni che si trasmettevano a vicenda.
Credettero di star per morire.

Si staccarono affannati, ma subito Nael prese a baciarlo lungo il collo e scivolò giù lungo la clavicola. Solo in quel momento si accorse che indossava ancora gli stessi abiti di quando era stato portato via, ma non era certo l'occasione giusta per pensare a cose del genere.
Portò una mano sotto il maglione e lo alzò fino a metà busto per andare a tastare lo stomaco prima con le dita e poi con le labbra. Ari lo lasciò fare, portandosi un pugno stretto davanti alla bocca per non far uscire gli ansimi che gli procurava quel semplice gesto.
Natanael non era sicuro di cosa gli fosse preso, eppure stava impazzendo nel sentire le reazioni timide dell'altro per un niente come qualche effusione sulla sua pancia e poi più giù, dove era posato l'orlo dei pantaloni che lasciava intravedere la linea dell'inguine.
Ricacciò indietro tutti i pensieri lascivi che stavano scorrendo nella sua mente come inferociti. Lui era dolorante quasi ovunque e Ari era sicuramente ancora scosso dagli avvenimenti.

Merda...

Si pentì di quello che aveva appena fatto. Non avrebbe dovuto risvegliare i suoi sensi, e forse anche quelli dell'altro, per poi lasciar stare.

Avrei dovuto pensarci prima.

Riprese il percorso inverso, risalendo di nuovo al collo di Ari, e gli abbassò il maglione ricoprendogli la pelle che aveva scoperto poco prima. Gli morse l'orecchio per poi riappropriarsi delle sue labbra e stendersi infine al suo fianco.
“Nael?” lo chiamò preoccupato.
Il moro gli sorrise e lo trasse di più contro il suo corpo.
Poteva aspettare ancora per poter amare Ari anche in quel modo, aveva aspettato per lunghi anni e una notte in più non cambiava niente per lui. Inoltre, la cosa più importante era averlo di nuovo al proprio fianco.

Perdermi nei tuoi occhi cristallini, nella tua voce melodiosa, nel tuo profumo così buono. Non mi lasciare mai più, te ne prego.

“Non sai quanto bene ti voglio.” gli sussurrò in un orecchio prima di dargli un ulteriore bacio.
Ari rimase pietrificato, nonostante ne fosse consapevole non gliel'aveva mai confessato.
“Anche io...” ammise infine, poggiando la testa sul suo petto e percependo il battito veloce del suo cuore.
“È ora di dormire, bambino.”
“Buonanotte.”

Non immagini neanche quanto.




NOTE DELL'AUTRICE:
Buona Domenica! Come state? Eccoci arrivati al sesto capitolo, ve l'avevo detto che Nael non sarebbe mancato a lungo u.u ed è tornato dolorante, pieno di lividi, piangente, arrabbiato nero... Ottimo ritorno! Ahah
Allora... Ari è un mago, ma non sa usare i suoi poteri, è scappato beatamente per tornare da Nael e adesso? Quali pieghe vedranno questa storia? Dove voglio andare a parare? Eeeeeh chissà chissà u.u ditemi le vostre teorie che mi farebbe un enorme piacere leggerle.
In questo capitolo pieno di amore sofferto spero di aver suscitato il batticuore a qualcuno di voi e ci si vede la prossima settimana con il prossimo capitolo!
Grazie a tutti quelli che leggono, che commentano, aggiungono nelle preferite ecc...
Aiutatemi ad espandere il verbo della Nari (sì, hanno un nome ship... Nael + Ari = Nari è così da gennaio e sempre così sarà ahah) a tutti i vostri amici e alla prossima!

Flor =3=


 

  
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