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Autore: Seekerofdreams_    16/10/2016    1 recensioni
Anne è una ragazza piena di ambizioni e sogni, si trasferisce a Manchester per raggiungere suo fratello e continuare gli studi per diventare una stilista di successo. Si tiene a distanza di sicurezza dall'amore e dai coinvolgimenti emotivi che potrebbero intralciare il suo cammino e tutto sembra andare per il verso giusto: frequenta le lezioni tutti i giorni, conosce nuove persone e instaura amicizie che è sicura dureranno in eterno. Si sente al pieno delle sue forze, lavora duramente, ma ben presto si ritroverà a fare i conti con il suo cuore e con il rapporto con il coinquilino di suo fratello. Imparerà che le tragedie possono accadere, che alla vita non importa quanti anni tu abbia o quali siano i tuoi sogni per colpire, bisogna essere grati per quel che si ha ogni giorno. Imparerà soprattutto che conta il modo in cui decidi di alzarti e intraprendere una nuova strada per far si che si possa ricominciare a vivere la vita in un modo completamente diverso senza dover rinunciare a niente.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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Vivere rimane un’arte che ognuno deve imparare, e che nessuno può insegnare.
(Havelock Ellis)

 

*

 

Di tutto quello che un uomo può imparare, come essere felici è la più difficile. Il soffitto della mia stanza mi sembra così privo di senso, tutto in realtà mi sembra privo di senso. Rimango allungata sul letto, con le mani in grembo e una gamba piegata, a contemplare la mia vita. Capita a tutti prima o poi di fare un ragguaglio degli anni passati, dei passi fatti e dei treni persi. Capita di sentirsi nullità davanti a persone che, alla tua età o persino prima, hanno trovato un lavoro e guadagnano qualcosa che tu non vedrai nemmeno tra vent'anni. Ti convinci di voler dare il massimo, ti convinci di non avere niente meno di altri, anzi, tu vali più di tanti altri eppure, due secondi dopo, l'unica cosa che riesci a fare è girarti dall'altro lato, sdraiata sul letto e piangere. Le lacrime scendono silenziose, cerco di trattenere i singhiozzi e la testa sembra scoppiare. Stringo la stoffa della trapunta tra le dita e soffoco il viso nel cuscino. Non so perché sto piangendo, ma sento il bisogno di farlo. Mi do mentalmente della stupida, battendo un pugno contro il materasso ripetutamente per poi tirare su con il naso e provare a fare lunghi respiri. Sento bussare alla porta e mi siedo spaventata asciugandomi gli occhi con la manica della maglia che indosso.
“Un attimo!” Il tono di voce è incrinato, mi alzo allo specchio e sono sicura che non riuscirei mai a nascondere di avere pianto. Il mio aspetto è terribile, ho il viso paonazzo, gli occhi rossi e liquidi e un'espressione persa. Mi schiarisco la gola avvicinandomi alla porta e prima ancora che io possa aprire, lo fa mio fratello per me.
“Ti ho detto di non entrare!”
“Lei è mia sorella, io entro dove voglio.”
Caitlin e Chris continuano il loro battibecco entrando nella mia stanza, senza accorgersi di me. Quando spostano lo sguardo nella mia direzione i loro volti indispettiti si trasformano pian piano in preoccupati.
“Vedi! L'hai fatta piangere.”
“Io? Ma se sono appena arrivato!”
“Che succede piccola?” Chris fa qualche passo verso di me, poggiando una mano sotto il mio viso, spingendomi a guardarlo negli occhi. Mi specchio per qualche secondo nei suoi, così diversi nel colore, ma così simili ai miei allo stesso tempo.
“Niente. Un po' di preoccupazioni per i corsi. Mi sembra di essere sempre allo stesso punto, non vado mai realmente avanti”. Nell'ultimo mese mi dividevo tra le varie lezioni all'Università, le giornate di studio con Grant e le pulizie a casa. La mia vita era diventata di una monotonia stancante ed esasperante. L'unica svago che mi concedevo erano le serate al centro di recupero con il gruppo di Ty. Erano gli unici momenti che passavamo insieme, distratti dai vari impegni e dagli imminenti esami di metà semestre. Lo nascondevo a Chris, era una parte di me che volevo custodire in segreto. Lì, nonostante non avessi mai provato il loro dolore, lo condividevano anche con me, donandomi momenti fondamentali. Era, è, un appuntamento importante e questa sera non potrò partecipare a causa di un maledetto esame di cui non so praticamente nulla.
“Sei preoccupata per domani?” La voce di Caitlin è dolce, quasi materna e io annuisco. Li vedo scambiarsi uno sguardo comprensivo e poi entrambi scoppiano a ridere. Li guardo scettica, mi stanno prendendo in giro? Cosa c'è di così divertente?
“Ah Annette, benvenuta nel mondo universitario! Vorrei dirti che andrà meglio nel corso degli anni, ma non mi piace mentirti”. Ride, ma io rimango paralizzata davanti alle sue parole. Non mi piace mentirti. Tossisco ripetutamente, la gola inizia a far male e mi sposto in cucina per bere un bicchiere d'acqua fresca.
“Si può sapere che ti prende?”
Chris si avvicina a me poggiando il dorso della mano sulla mia fronte, ma scuoto la testa allontanandomi. “Non sono malata!”
“Ok, ma non rispondermi così!” Il tono di voce duro e piccato. Chiudo gli occhi scusandomi con lui e lo invito a tornare in camera. “Ci dai qualche minuto Caity?”
La mia coinquilina annuisce, dall'espressione del suo viso sembra preoccupata così mi lascio sfuggire un sorriso per tranquillizzarla. Fa un cenno con la testa e ci lascia spazio per raggiungere la mia stanza. Chris si chiude la porta alle spalle sedendosi, accanto a me, sul letto.
“Sei strana ultimamente, mi dici che succede?”
Chiudo gli occhi e nego con la testa. Sbuffa accanto a me e sono già pronta a sentire la sua ramanzina, ma non arriva. Si allunga sul materasso fissando gli occhi al soffitto e accenna un sorriso. Lo guardo sorpresa, ma curiosa di sapere cosa passa per la sua testa. “Hai un ragazzo.”
“Cosa?” dico allarmata agitando le mani per dissentire.
“Ehi, stai calma! L'ho capito sai? Sei sempre stralunata, sei sempre attaccata al telefono quando siamo insieme e alcune volte esci di nascosto...” Mi guarda come per confermare le sue parole e vorrei smentire, ma sono talmente sconvolta da non riuscire a proferire parola.
“Tu...tu come lo sai che esco?”
Il suo viso si contorce per una manciata di secondi prima di ritornare impassibile. “Non ha importanza.” Sembra imbarazzato e non posso far altro che guardarlo con la fronte corrucciata.
“Fratellone mi stai nascondendo qualcosa?” chiedo avvicinando il mio viso al suo con aria divertita.
“E tu?” Bum. Uno a uno palla al centro. Torno al mio posto e incrocio le braccia al petto.
“Facciamo così, quando saremo pronti a dirci tutto lo faremo, ok?” La sua mano si para davanti a me, tesa e in attesa di essere afferrata. Lo guardo negli occhi e il peso di avere un segreto con lui sembra affievolirsi. Stringo la mano per poi colpirlo giocosamente con una spalla. Ci lasciamo sfuggire una risata e restiamo in silenzio per un po', con il sorriso in volto.

 

*

 

“No, la ruota dei colori non è legge, è una guida su come due colori si rapportano tra loro!”
Ty rigira tra le mani il foglio raffigurante l'oggetto del mio studio, ha un'espressione singolare in viso, sembra spaesato e confuso. Non so se trovi divertente il fatto che un intero esame si basi sui colori o se il tutto lo intrighi!
“E tu ci devi fare metà esame su una ruota di dodici colori?”
“Esattamente, sai com'è, la prima variante di quello schemino l'ha disegnata Isaac Newton non un tipo qualsiasi, servirà pure a qualcosa!” Sbuffo puntando lo sguardo sui fogli sparsi sulla mia scrivania. Caitlin è uscita con i suoi amici e mio fratello è sparito prima di cena senza proferire parola, così Tyler, entrando dal salotto, si è presentato in camera mia con una barretta di cioccolato tra le mani.
“Vedi, sai a cosa serve e chi l'ha inventata, ti può bastare! Vieni con me stasera, dai Anne!” Lascia il foglio sul mucchio di libri, poggiando poi le mani sulla scrivania per abbassarsi e guardarmi in faccia. I suoi occhi sembrano speranzosi, sa che crollerò da un momento all'altro e dentro di me mi sento spezzata a metà.
“Smettila o finirò per venire con te!”
“Quello era il mio intento.”
“Devo studiare!”
“Oh si, mi hai convinto! Senti, abbiamo mezz'ora, ti faccio qualche domanda e se sai rispondere a tutto verrai con me, altrimenti ti prometto che staremo in piedi tutta la notte a ripassare.” Porta una mano sul cuore e poi bacia due volte le sue dita come promessa. Alzo gli occhi al cielo e gli passo il quaderno degli appunti della prima metà del semestre. Sorride vittorioso prima di sedersi sul mio letto e spulciare tra le pagine. Picchietto le dita contro il legno bianco della sedia e aspetto di sentirlo parlare.
“Buongiorno signorina... mi dica, cos'è il valore di un colore?” chiede alzando lo sguardo dal foglio, assumendo un tono formale. Trattengo a stento un sorriso. “Sarà uno scritto Ty!”
“Dettagli del tutto trascurabili!” Sorride e io lo ringrazio mentalmente per i suoi tentativi di farmi rilassare.
“Dunque, il valore di un colore si riferisce alla sua luminosità. Spesso viene modificata dall'aggiunta di bianco o nero che, rispettivamente, lo rendono più alto ovvero più luminoso o più basso e scuro.”
“Perfetto, sei pronta! Andiamo!” Si alza dal letto facendo un gran trambusto, chiude tutti i libri mischiando i fogli e il mio cervello sta per aver un esaurimento nervoso. “Ty, aspetta!” Provo a fermarlo ma infila i libri sotto la sua maglia puntandomi poi una mano contro.
“Ora cambiati, io ti aspetto in salotto e non fare storie altrimenti questi libri non li rivedrai più e boicotterò i tuoi prossimi esami!”
“Non sei d'aiuto!” Urlo mentre lui lascia la mia stanza tranquillamente.
“Mi ringrazierai per averti fatto svagare lemonade!”
Chiudo la porta con foga e alternando uno sbuffo ad un insulto mi preparo per uscire con lui. Potrei restare a casa, so bene che non mi sta obbligando a seguirlo, ma non posso negare a me stessa di aver voglia di uscire con lui, rivedere Ed e tutti i ragazzi del gruppo di recupero. Arrotolo la sciarpa di cotone rosa intorno al collo e infilo una giacca nera dando un'occhiata allo specchio. Il mio viso è pallido e sul mento i primi segni di un brufolo si fanno vedere. Non è il mio periodo migliore questo, di solito non mi trascuro come nell'ultimo mese, ma di ritorno dall'Università non ho voglia di fare nient'altro al di fuori di dormire o mangiare. Recupero dal cassetto del comodino una pochette di trucchi e cerco di nascondere nel miglior modo possibile il mio colorito naturale.
“Sei pronta?”
“Ho quasi fatto, aspetta!”
“Mmh, quanto sei lenta!”
“Guarda che puoi andartene da solo, sei tu che hai insistito perché venissi con te, quindi aspetti.”
La sua risata arriva forte e chiara nonostante la porta sia chiusa. Alzo gli occhi al cielo riponendo tutto nel cassetto. Un'ultima sbirciatina ed esco, passandogli affianco senza fermarmi.
“Forza, sei sempre l'ultimo!”
Esco di casa aspettandolo, a braccia conserte, sul pianerottolo. Mi segue intrufolandosi nell'ascensore, continuando a ridere divertito. Due mandate alla porta e lo raggiungo. Cerco di mantenere le distanze da lui, ma nell'ultima settimana è diventato spontaneo sfiorarci un po' di più. La prima volta che è successo, è stata proprio qui dentro. Di ritorno da una giornata piena alla scuola d'arte l'avevo incontrato nell'atrio e avevamo preso l'ascensore insieme alla famiglia del terzo piano. Ci eravamo stretti per questione di spazio – quei due bambini sono delle pesti – ritrovandoci faccia a faccia. Da quel momento è diventata routine. Fisso il display dell'ascensore, la feccia colorata di verde indica la discesa, ma all'improvviso un rumore stridulo mi fa sobbalzare e la freccia si trasforma in una x rossa. Osservo il dito di Ty fermo sul pulsante e lo guardo stralunata.
“Perché l'hai bloccato?” chiedo paonazza. Non soffro di claustrofobia, ma questo non vuol dire che amo rimanere bloccata in uno spazio chiuso e soffocante come questo.
Si para davanti a me, le punte delle sue scarpe toccano le mie. “Facciamo la pace?”
“Non abbiamo litigato!” Poggia la testa sulla mia spalla, in un mezzo abbraccio cogliendomi di sorpresa. Resto come paralizzata per diversi minuti, i suoi capelli odorano di cocco e non riesco a frenare la mia mano dal toccarli. Lo sento rabbrividire e mi tiro immediatamente indietro dandomi della stupida mentalmente.
“Scusa, io...” Non so di preciso cosa vorrei dire, ma lui è talmente vicino che l'unica cosa che mi viene in mente di fare è poggiare le labbra sulle sue. Sotto le palpebre riesco a vedere un'esplosione di colore rosso, le sue labbra si muovono cautamente provocandomi un accelerazione del battito cardiaco a tal punto da sentirmi le gambe molli per lo sforzo, come dopo una corsa. Ma dura un attimo, troppo poco, perché l'adrenalina lascia il posto alla solitudine quando si allontana di scatto, senza guardarmi. Fa ripartire l'ascensore e sono troppo sconvolta e arrabbiata con me stessa per poter dire qualcosa. Aspetto con ansia che la corsa finisca, uscendo a prendere aria appena le porte si aprono.
“Forse è meglio se torno sopra...” Indico le scale, perché sono sicura di non poter prendere questo ammasso di ferraglie per i prossimi due anni, ma lui scuote la testa. “Vieni con me Anne, per favore.” Ha gli occhi persi, vuoti come non li vedevo da tempo e dal tono della sua voce sembra disperato così lo affianco lungo la strada e cammino accanto a lui. Resta in silenzio per tutto il tragitto, giocando con un sassolino. Manchester è fredda stasera. Le strade sono deserte e le finestre lungo la strada sono tutte chiuse saldamente. Ad ogni luce accesa provo ad immaginare la vita delle persone all'interno, mi chiedo se sono felici o se qualcuno, in questo momento, sta vivendo un momento particolare della sua vita proprio qui, mentre il mondo continua ad andare avanti. La vita non si ferma per noi e noi non dovremmo farlo per lei. Per quanto dura possa sembrare resta sempre un dono prezioso.
“Ciao ragazzi!” Mi rendo conto di essere arrivata solo quando Dylan ci saluta fuori dal centro. È in piedi accanto all'ingresso con il cellulare tra le mani, sembra infreddolito, ma il freddo non ha intaccato la sua allegria. Non credo di averlo mai visto triste, serio si ma non giù di morale. Ricambio il saluto con una mano e cerco riparo all'interno della costruzione. C'è una gran confusione all'interno, molto probabilmente oggi ci sono più incontri. Ty si ferma a firmare il foglio delle presenze in segreteria, lasciandomi il tempo di prendere un respiro profondo e osservarlo. Sta sorridendo e ora mi sembra tornato quello di sempre, ma questo non cambia quello che è successo e soprattutto, fin'ora, non ha proferito parola con me.
“Oh, sei una visione? Oggi pensavo di non avere l'occasione di vedere cotanta bellezza qui dentro!”
Non ho bisogno di voltarmi per sapere chi sta parlando. Scoppio a ridere di gusto girandomi per tuffarmi, letteralmente, tra le sue braccia. “Ciao Ed, per fortuna sei qui!”
“Ciao Anne, come stai?”
La sua voce bassa ha il potere di tranquillizzarmi. Dopo le varie sedute a cui ho partecipato è diventato molto più di un conoscente, costruiamo il nostro rapporto mattoncino dopo mattoncino, con cautela. È la persona a cui mi sento più legata qui dentro, be' dopo Tyler ovviamente.
“Domani ho la prima parte di un esame ed ho fatto una bella cavolata di cui non posso parlare.”
Alza un sopracciglio, curioso, ma Ty sta tornando così gli faccio segno di cambiare discorso. “Voglio sapere!” “Shh, dopo!”
“Ehi Ed!” Ty lo saluta con la solita stretta di mano e lui ricambia con una pacca sulla spalla. “Ciao amico, pensavo venissi da solo stasera.”
“Un cambiamento dell'ultimo minuto.” Sorride, ma non mi guarda, si volta verso il corridoio e si avvia verso la solita stanza. Ed incrocia il mio sguardo e senza dire niente mi scompiglia i capelli.
“Avete litigato?”
“Una cosa del genere.” Faccio una smorfia con il naso prima di invitarlo a raggiungere gli altri. “Tu vai o farai tardi, io sto un po' qui.” Non fa domande, va via lasciandomi sola. Combatto tra la voglia di entrare nell'aula e la paura di condividere un momento delicato con Ty. Mi avvio verso il corridoio, ma faccio dietrofront prima di ripensarci e intraprenderlo nuovamente. Cosa mi è saltato in mente? Baciarlo così all'improvviso, senza pensare alle conseguenze. Mi fermo a leggere dei volantini facendo passare del tempo e nell'ora successiva provo ad attraversare la distanza che ci separa dieci volta, senza mai riuscire ad entrare nell'aula, beccandomi le occhiatacce della ragazza alla segreteria e lo sguardo curioso dello psicologo del centro. Alla fine mi sforzo di sorridere imbarazzata e mi siedo composta su una delle sedie nella stanza principale. Ripasso mentalmente qualche nozione per domani, ma in questo momento mi sembra di non sapere niente né dell'esame e né della vita. Finisco per controllare il cellulare e passare i restanti minuti a leggere della vita di altre persone, di cui non conosco assolutamente nulla, su Twitter.
“Quindi vi siete baciati.”
“Cosa?” Mi giro di scatto quando Ed si siede accanto a me. Incrocia le gambe e sorride divertito guardandomi. “Immagino di si dalla tua reazione!”
“Come... cosa, che ne sai?” Non sono in grado nemmeno di formulare una frase di senso compiuto.
“Ty prima ha detto di aver baciato una ragazza per la prima volta da... be' sai da cosa e volevo solo confermare i miei sospetti.” Parla tranquillamente, ma il mio cuore deve essersi fermato perché non sento più niente. È la prima volta che... la prima ragazza da...
Chiudo gli occhi scuotendo la testa a destra e sinistra. “Che scema, che scema!”
“Che ti prende?”
“Io l'ho baciato e lui non mi ha parlato, ma non ho pensato minimamente che potesse essere la prima volta per lui dopo quello che gli è successo. Sono orribile!” Lo guardo con la voce incrinata e lui mi accarezza il viso sorridendomi dolcemente. “Non sei orribile Anne e non lo pensa nemmeno Ty” Vorrebbe aggiungere qualcosa, ne sono certa, ma mi sento strattonare e trascinare fuori per un braccio. “Ty!” Provo a chiamarlo, ma sento solo uno sbuffo e la risata di Ed alle nostre spalle.
Il freddo colpisce entrambi in faccia come una lama. Mi stringo nelle spalle e aspetto che si fermi. Riesco a vedere la sua schiena alzarsi e abbassarsi al ritmo dei suoi respiri, sembra agitato e quando siamo abbastanza lontani dalla piazza, a metà strada verso casa, rallenta il passo.
“Si può sapere cosa ti è preso?” chiedo alternando un respiro pesante ad un colpetto di tosse.
“Non puoi farlo.” Parla con un tono talmente basso che lo sento a stento. Mi dà le spalle ancora e non so come comportarmi. Le nostre mani sono ancora unite e l'unica cosa che riesco a fare è stringere la presa. “Ty?”
“Non puoi farlo Anne!” Questa volta parla più forte, girandosi a fronteggiarmi.
“Fare cosa?”
“Baciarmi in un ascensore...” Eccoci, ci siamo, ho rovinato tutto. “E poi lasciarti accarezzare così da lui!” Appunto... cosa? Sbatto più volte le palpebre confusa, cercando di rielaborare le sue parole.
“Eh?” Magari non è la frase dell'anno, ma non riesco a dare vita ai miei pensieri. Quante volte pensiamo e ripensiamo a come comportarci in una determinata situazione, o a cosa dire, ma poi è tutto diverso. La ragione fa sempre ciò che dici, ma il cuore è ben più complicato da addomesticare.
“Non sei entrata.”
“Non cambiare discorso!”
“Non so cosa dirti, ok? Mi hai spiazzato, non me l'aspettavo!”
“Se ti può consolare nemmeno io!” Il vento gli scompiglia i capelli dandogli un'aria spaesata che lo rende buffo nonostante la serietà dell'argomento. Ho paura di sentire le sue motivazioni, in fondo è per questo che non sono entrata in quella stanza. “Facciamo come se non è successo niente, ok? Io ero stressata e tu eri lì, ti chiedo scusa. Ora andiamo a casa, domani devo alzarmi presto!”
Mi sto comportando come le persone che odio più di tutte nei film, quelle che si lavano le mani e non parlano o non ascoltano rovinando così qualcosa di bello. Eppure in questo momento mi sembra l'unica cosa da fare. Lascio la presa dalla sua mano, facendo scivolare piano la mia e stringendomi nella giacca per trovare un po' di calore, mi incammino verso casa.
“Anne?” Mi blocco in attesa, forse speranzosa di vederlo correre verso di me. “Che c'è?” chiedo voltandomi. “Non sono ancora pronto.” Annuisco, forse per convincere me stessa e torno a camminare, lasciandolo in balia del vento e della notte imminente.
Aumento il passo per raggiungere il mio appartamento il prima possibile, fa freddo ed ho la mente svuotata. Quando arrivo a casa mi accerto che la porta finestra del balcone sia ben chiusa, Caitlin non è ancora tornata così mi preparo per la notte. Mi strucco velocemente in bagno, dovrei piangere forse, reagire in qualche modo e invece niente. E alcune volte il niente spaventa più del tutto.
Infilo il pigiama caldo, quello blu con disegnate sopra tante piccole nuvolette e non preparo nemmeno lo zaino per domani, mi infilo sotto le coperte e spengo la luce. Il buio avvolge la stanza e avvolge me, i miei occhi ci mettono qualche minuto per abituarsi, piano piano riesco a distinguere qualcosa. Recupero il cellulare dal comodino e scrollo la rubrica fino a trovare il nome desiderato.
«Scusa se non ti ho salutato prima.» Invio il messaggio dopo averci rimuginato sopra qualche secondo. Forse non dovrei scrivergli, ma oggi ho fatto tante cose che non dovevo fare. Aspetto la risposta al buio e non tarda ad arrivare. «Non ti preoccupare Anny (posso chiamarti così? È carino!) eri impegnata.»
Faccio una smorfia nel leggere l'ultima parte. «Era meglio restare con te.» Lo invio senza pensarci, per poi scriverne un altro. «E comunque si, puoi chiamarmi Anny se vuoi.»
Il cellulare vibra ancora e apro il messaggio ansiosa di leggere. «Cos'è successo?» Eh, cos'è successo... in realtà non lo so, è cambiato tutto adesso? Ty non mi parlerà più? E io che farò?
«Non mi va di parlarne, ma puoi immaginarlo.» Digito una frase sciocca, ma non saprei cosa dire senza passare per una ragazzina disperata. Non sono fatta così, non mi intristisco per queste cose, eppure Ty non volevo perderlo.
«È andata male per colpa del bacio?»
«Male è un eufemismo. Non so nemmeno come sentirmi, non sento niente in realtà e non so nemmeno perché ti sto scocciando con questi messaggi, scusa.»
«Potevo ignorare il tuo messaggio e invece sono qui a risponderti, parla pure se ti va!»
Accesso un sorriso leggendo la sua risposta e per qualche secondo rimango ad osservare il buio pensando a cosa scrivergli.
«Ho paura di perderlo e intendo come amico, è diventato importante per me.» Più sincera di così non potevo essere. Questa volta la risposta si fa attendere un po' di più, mi chiedo se ho fatto male a sbilanciarmi con Ed, ma lo schermo si illumina e le sue parole mi riscaldano il cuore: «Non lo perderai. Ty ha un passato doloroso alle spalle e questo pesa sulla sua vita molto più di quello che pensa, ma ti vuole bene e tu ne vuoi a lui, vedrai che si aggiusterà tutto. Fidati di me!».
Stringo il cellulare al petto, ritrovando un pizzico di speranza nelle sue parole. «Grazie Ed, ora mi metto a dormire, domani mi aspetta una giornata impegnativa e al momento non ricordo niente! Help.»
«Riposati e spacca tutto domani, io sono sempre qui quando vuoi. Notte Anny!»
Sorrido bloccando lo schermo e poggiando il cellulare sul comodino. Mi raggomitolo nel letto e provo a spegnere il cervello chiudendo gli occhi. Sotto le palpebre sembrano ricorrersi di continuo delle immagini sgranate, ci metto un po' a prendere sonno, ma pian piano la stanchezza ha la meglio sull'ansia e mi addormento, dimenticando di puntare la sveglia.

 

_______________________________________________
Nda.

Dopo un mese sono riuscita ad aggiornare questa storia. Tra i vari impegni ho fatto un po' fatica a trovare il tempo di scrivere, ma non voglio abbandonarla e soprattutto spero di farvi innamorare di questi personaggi come li amo io. Mi fanno spesso compagnia nelle notti insonni e anche se, per il momento, sono pochi i commenti, spero che anche i lettori silenziosi si siano affezionati a loro.
Vi abbraccio tutti e vi ricordo che potete scrivermi anche su twitter tramite l'hashtag #UnaltravitaAty facendomi sapere i vostri pareri. Li aspetto con ansia!
Serena.

P.S. Mi scuso se ci sono alcuni errori, appena posso correggo tutto.

   
 
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