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Autore: DryJ    17/10/2016    2 recensioni
La Francia, era questa la meta, tutto quello che i pochi soldi racimolati con fatica dal padre avevano permesso loro di scegliere. Ed ora quella terra, nuova e sconosciuta a cui si erano preparate per mesi per apprenderne la lingua, le stava attendendo.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Donna Barrat, Etienne de Sancerre, Ian Maayrkas aka Jean Marc de Ponthieu, Isabeau de Montmayeur, Nuovo personaggio | Coppie: Etienne/Donna, Ian/Isabeau
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo VI
 

<< Come sta? >>.
<< Ancora dorme, ma sembra stare un po' meglio, ha smesso di sognare >> .
<< Comprendo. Sembra un angelo quando dorme >>.
Quelle voci giunsero ovattate alle orecchie di Cassandra, poi sempre più chiare e distinte, Noelle e Sèlene erano accanto al letto nella loro solita stanza.
La luce calda proveniva da una candela accanto a lei adagiata sul comodino e dal camino accesso e scoppiettante il cui odore si mischiava a quello dei fiori freschi che Michel, accanto alla finestra, le aveva portato come omaggio.
Cassandra apri leggermente gli occhi, sbattendoli più volte. La voce di sua sorella le arrivava ora molto più chiara e dolce << Hi my dear sweetie pie, how are you? >> disse lei sorridendole nonostante l’ansia.
La giovane non rispose subito, fece vagare lo sguardo intorno alla camera, apri la bocca per parlare ma la riscoprì secca.
<< Acqua, vuole dell'acqua, Noelle avvicinala >> disse Sèlene rivolta alla ragazzina. Dopo che la contessina le porse il calice lei le sollevò il capo e l'aiutò a bere. Si staccò sempre senza smetterle di sorriderle e di accarezzarla, ma Cassandra sembrava disorientata << Fuoco, fuoco >> disse a bassa voce.
Sèlene sgranò gli occhi voltandosi leggermente a controllare Michel << Non ora cuore di panna... >> fece per dire lei ma subito Cassandra la interruppe riacquistando un po' di voce << Fuoco, Sèlene, fuoco. Ho visto fuoco, era ovunque, io...io l'ho visto! >> disse scattando in avanti e afferrando la sorella per le spalle, uno sguardo folle e disperato sul viso.
Michel si avvicinò subito temendo per l'incolumità della più grande e cercò di tranquillizzare Cassandra << È tutto finito- le disse dolcemente- qualsiasi cosa abbiate visto, ora non c'è più >>.
<< Cosa significa ciò che hai visto? >> chiese Noelle sempre più preoccupata, facendosi più vicina
Lei continuava a fissare la sorella stringendo la presa e ripeté << C'era fuoco, fuoco e fiamme ovunque. La...la gente urlava, io...io ero lì, delle persone erano morte le ho viste in fiamme buttarsi dai bastioni. Ho paura che arrivi, ho paura che accadrà presto, ho paura che accadrà qui >> disse in un soffio prima di scoppiare in lacrime.
Sèlene era terrea, contrasse la mascella sudando freddo. Cassandra aveva avuto una nuova visione più vivida del solito. Guardò Noelle e Michel sperando in cuor suo che non avessero compreso le sue parole.
Lo sguardo che le lanciò Noelle fu eloquente, lei conosceva la natura di Cassandra e quindi aveva intuito che tutta quella faccenda fosse collegata alla magia dentro di lei.
Lo stesso non si poté dire per Michel che non essendo al corrente della vera identità delle ragazze pensò subito, preoccupato, ad un qualche effetto collaterale dovuto al brutto attacco avuto la sera prima.
Sèlene le accarezzò la testa e disse a bassa voce << Ora devi riposare, vedrai non sarà nulla >> si alzò lentamente e fece segno a Noelle di seguirla, si voltò verso Michel e aggiunse in tono freddo << Posso affidarla a te per un po'? >>.
<< Assolutamente >> rispose deciso lui rinforzando la risposta con un sicuro cenno del capo.
Una volta che Noelle si ritrovò da sola con Sèlene si rese conto di non saper cosa dire, ma forse era più la paura di sapere la verità su quella visione e la soggezione che le impartiva quella donna che le impediva di parlare.
Sèlene camminava silenziosa accanto a lei, una volta uscita dalla stanza riacquistò uno sguardo rabbioso, corrucciato e cupo. << So che tu sai qualcosa e apprezzo il fatto che non abbia detto nulla a nessuno, ma tradisci la fiducia di mia sorella e ti ucciderò con le mie mani >> sibilò a denti stretti, voltandosi leggermente nella sua direzione.
Noelle rabbrividì ma il suo onore venne messo in gioco << Non permetterti di rivolgerti a me in questo modo barbaro solo perché sei grande e grossa due volte più di me!- sbottò incontrollata- Io sono una donna d'onore e non mi permetterei mai di tradire una mia amica! E non tradirei neanche te nonostante il tuo detestabile carattere! Quindi modera il linguaggio, fallo con chi vi sta vicino perché nessuno è da dare per scontato! >> si allontanò infastidita e con passo veloce. << Tornerò dopo cena a far visita a Cassandra >> disse infine.
Sèlene rimase ad osservarla mentre questa procedeva spedita verso il suo corridoio.
Era tardi ormai, non avrebbe disturbato il conte in quel momento, "Magari lo trovo in atteggiamenti intimi con la moglie, così sarà la volta buona che mi manda al rogo" si disse. Aveva bisogno di camminare, non sarebbe scesa a cena, come del resto non fece più dopo il litigio con Marc.
Uscì nei giardini passando per le cucine, le donne la evitavano, tutte tranne una che la seguì con lo sguardo fino a quando non si fu allontanata.
La giovane strega non voleva incontrare nessuno, tantomeno non voleva incontrare lui.
Camminò senza una meta precisa, stando sola con i suoi pensieri, i suoi dolori, le sue responsabilità e le sue angosce. Si sedette sul lastricato di uno dei porticati ascoltando il silenzio e lasciandosi andare alle lacrime e i singhiozzi che da ormai tanto tempo aveva represso.
Da lontano, la stessa serva che l’aveva notata passare nelle cucine, la osservava acquattata nell’ombra.
<< Come vi sentite? >> chiese Michel alla giovane Cassandra mentre ravvivava il fuoco per far in modo che lei patisse il freddo il meno possibile.
Il pianto si era attenuato grazie ai modi di quel giovane che l’aveva consolata dolcemente, lasciandole solo delle grosse lacrime che le scendevano lente sulle guance.
<< Un po' meglio vi ringrazio >> disse lei alzando la testa verso di lui, aveva uno sguardo perso, impaurito, la sua folta chioma era spettinata, il suo viso provato, gli occhi rossi e gonfi di pianto ma nonostante tutto, sotto la luce del camino e della luna che filtrava dalla finestra, la sua bellezza mozzava il fiato.
Lui si avvicinò piuttosto imbarazzato sedendosi sul bordo del letto non troppo distante da lei, le sorrise dolcemente cercando di dissimulare quel disagio e posando una mano sul suo avambraccio << Deve essere dura per voi- le disse- Questa malattia non vi lascerà tranquilla un attimo, immagino >>. Il suo sguardo era dolce e comprensivo, era evidente che quel ragazzo tutto potesse avere nel cuore tranne la malignità della maggior parte degli uomini.
Più lui la guardava così più lei si sentiva sciogliere sotto i suoi occhi. Si perse in quello sguardo, avrebbe voluto lasciarsi andare, toccarlo per abbracciarlo, per baciarlo. Lui era diverso da tutti, era unico e lei lo amava già, lo aveva amato da quando si erano urtati accidentalmente. Respirò a fondo sentendo come uno sciame intero di farfalle volare impazzite dentro il suo stomaco << Purtroppo dovrò conviverci per tutta la vita, però voi Monsieur non dovete preoccuparvi per me. Io me la cavo- gli sorrise teneramente- Andate a cenare ve ne prego, non ho fatto nulla per meritarmi la vostra attenzione e la vostra premura >> disse infine, non riuscendo a nascondere la grande tristezza che provava e lentamente le lacrime ripresero a scorrere veloci.
Con i pollici Michel cancellò quelle gocce di pianto << Tutti si meritano un po' di attenzioni, madame, soprattutto chi come voi ne ha passate tante ed ha un cuore gentile nonostante tutte le avversità. Non piangete perché è ciò che vuole chi rema contro di voi >> le rispose con il cuore carico della stessa tenerezza che l’aveva appesantito in quegli istanti e che in quel momento si era fatta più forte.
Lei arrossì visibilmente, la stava toccando, mai nessun uomo l'aveva toccata a parte suo padre ma era completamente differente. Lo guardò con intensità afferrandogli la mano e stringendola delicatamente. Non voleva sembrare una poco di buono ma aveva bisogno di quel contatto, si avvicinò quanto bastava per legargli le braccia intorno al busto, abbracciandolo e posando la testa sul suo petto così caldo, forte e confortevole.
Lui sorrise nonostante quel gesto così impetuoso l’avesse colto di sorpresa, timidamente la strinse ricambiando quell'abbraccio che chiedeva aiuto << Dirò che non siete in forze per scendere a cena quindi vi farò portare qui il necessario. Avete bisogno di riposare e io non voglio trattenervi oltre facendovi rattristare e affaticare ulteriormente >> le disse mentre si alzava piano slegandosi dolcemente da quell’abbraccio.
Lei lo lasciò andare a malincuore, annuì soltanto, evidentemente era troppo gentile e cavaliere per dirle che non voleva essere toccato in quel modo. Si allontanò scivolando di più dentro le coperte pesanti, gli sorrise riconoscente e fissò la sua schiena fino a quando non fu scomparso dietro la porta. Il sorriso svanì in un battito di ciglia, si girò su di un fianco dando le spalle alla porta e si coprì fin sopra la testa.

Sèlene si era rialzata dopo chissà quanto tempo. Era il caso di andare a parlare con il signore del castello.
Raggiunse nuovamente le cucine tenuta sempre sotto controllo da quella serva fin troppo sfacciata ed accorgendosi della sua presenza si voltò a guardarla infastidita.
La donna la fissò ancora in modo enigmatico con i suoi iridi eterocromatici, un occhio nero come le piume di un corvo e uno di un azzurro sbiadito e pallido. Si fissarono in silenzio, l’una che studiava l’altra. La serva accennò un mezzo sorriso divertito evidenziando alcune cicatrici sul viso, una orizzontale alla base superiore del collo del naso, una sotto la guancia sinistra e l’altra che partiva da sopra il sopracciglio destro arrivando fin sotto l’occhio.
“Questa mi mette i brividi- pensò Sèlene- ma che gente ci vive qui dentro?” e guardandola un’ultima volta tornò a dare la priorità a cose di massima urgenza.
Raggiunse la sala, il cuore le saltò in gola alla vista di Marc che continuava a bere il suo vino come se niente fosse, lei mantenne uno sguardo corrucciato sperando che nessuno notasse il fatto che aveva smesso di piangere da poco. Non lo degnò ulteriormente di uno sguardo e procedette spedita, le sue informazioni erano molto più importanti di una cena e di lui, aveva aspettato abbastanza. Salutò i Sancerre e i Ponthieu, si voltò verso Ian e disse, attirando così l’attenzione dei presenti << Mio signore, perdonate la mia scortesia ma ho delle cose davvero molto urgenti da comunicarvi e non posso aspettare oltre >> lo guardò, infastidita nel sentirsi così tanti occhi puntati addosso.
Etienne si fece attento ma rimase deluso non appena i due si allontanarono, intuì che la questione sarebbe stata momentaneamente fuori dalla portata del suo udito.
<< Cosa è successo? >> le chiese il Falco preoccupato, una volta che furono in disparte, lontano da occhi e orecchie indiscreti.
Lei prese a tormentarsi le mani guardandosi intorno << Mia sorella non ha avuto un attacco epilettico bensì una visione e anche abbastanza chiara. Ha visto un castello andare a fuoco, ha descritto persone che correvano in fiamme gettandosi dai bastioni, ha detto che lei era lì e ha paura che si tratti di questo posto >> disse a bassa voce per poi aggiungere con nota angosciata << Le sue visioni non sbagliano mai mio signore, e voi dovevate saperlo >> concluse infine tetra.
Un brivido freddo percorse Ian da capo a piedi. Si guardò intorno come per esorcizzare quel pensiero osservando come in quel momento la vita al castello proseguiva tranquilla come sempre. << Entro quanto si avverano solitamente queste sue visioni? >> chiese cupo, portando nuovamente l'attenzione sulla sua interlocutrice.
<< Dipende, non possiamo saperlo mai con certezza, può accadere domani come tra un mese o tra chissà quanti anni >> rispose prontamente lei notando e comprendendo il nervosismo di lui. "Come dargli torto, gli ho appena detto che mia sorella ha visto il suo prezioso castello andare in fiamme, è già troppo che non mi sviene tra le braccia" pensò lei.
<< Ho bisogno di sapere di più, ho bisogno di più particolari. Devo conferire con tua sorella, Sèlene. Ora è in grado di parlare? >> si era mosso automaticamente pensando a mille teorie su come sarebbe mai potuta accadere una simile catastrofe, camminando nella direzione della stanza assegnata alle due fin dall'inizio e portando con sé la giovane accompagnandola in avanti con una mano tra le scapole.
<< Penso di sì mio signore, ma dubito possa dirvi più di quello che vi ho detto io >> rispose lei seguendolo senza obbiettare.
Quando giunsero nella camera, Cassandra era seduta accanto al tavolo e mangiava in solitudine. Questa si alzò immediatamente non appena vide Ian, inchinandosi << Mio signore a cosa devo la vostra visita? >> disse, guardandolo timorosa.
<< Cara Cassandra, ho saputo della tua visione e son giunto a chiederti di più. Vorrei chiederti di descrivermela, vorrei ti concentrassi e mi dicessi con estrema precisione tutto ciò che hai visto >> le si era avvicinato facendola accomodare nuovamente, l'ultima cosa che voleva in quel momento era indebolirla nuovamente. Temeva che per lei sarebbe stata dura ma c'era in gioco l'incolumità delle persone che vivevano a Chatel-Argent, comprese loro due.
Lei s’irrigidì e spostò lo sguardo tra Ian e sua sorella, lentamente si sedette e iniziò << Mio signore, vorrei esservi più d'aiuto ma tutto quello che ricordo ora è confuso. Ho visto un corridoio, non saprei dire quale fosse ma c'erano voci, grida, il fuoco era ovunque e delle persone correvano coperte di fiamme dalla testa ai piedi, si lanciavano dai bastoni- fece una pausa chiudendo gli occhi per cercare di far riaffiorare la memoria- Ricordo che qualcuno ha gridato “est”, il fuoco veniva dall'ala est presumo >> concluse infine guardandolo seria.
Lui non si diede neanche il tempo di sospirare nonostante l'angoscia lo attanagliasse, chiedendogli lo stomaco. S'inchinó di fronte a lei poggiando sui talloni e le mani sulle ginocchia << Sai se fuori fosse giorno o notte? Conosci il mese? >> sperava in qualche sensazione profonda di lei per comprendere almeno in che periodo si sarebbe svolto. Ovviamente sperava con tutto il cuore non si trattasse di Chatel-Argent anche se era certo che quelle ragazze non si sarebbero potute spostare altrove, non ce ne sarebbe stato il motivo.
Lei scosse la testa << No mio signore mi dispiace infinitamente, so solo che io ero lì e c'era freddo- spostò lo sguardo altrove come se stesse rivivendo il momento- Ricordo che nevicava perché le finestre erano spalancate ed entrava neve dentro il corridoio >> disse lei guardandolo adesso dritto negli occhi, era angosciata perché sapeva di non poter essere d'aiuto.
Lo sguardo dell’uomo andò automaticamente alla finestra mentre le mani si congiungevano stringendosi l'una all'altra. Era da Novembre ormai che nevicava e non avrebbe smesso fino ai primi di Marzo, inoltre nella visione di Cassandra la neve entrava dalle finestre quindi sarebbe dovuto capitare durante una tempesta e quella supposizione non lo fece sperare in positivo dato che quel tipo di fenomeni climatici avvenivano con particolare frequenza durante quel periodo dell'anno, essendo il più freddo e rigido. << Non ricordi volti o voci familiari? >>.
<< No monsieur mi dispiace, ricordo ombre e nulla di più >> rispose lei sospirando.
La stessa donna che aveva osservato Sèlene nelle cucine e che aveva udito il litigio dei giovani Sancerre, origliava ora la loro conversazione al sicuro nell’ombra, stava in piedi sulla soglia ed era rimasta lì ad ascoltare. Senza attendere oltre richiuse la porta con cautela e andò via. "Un attentato al castello dunque, interessante" pensò ella andando verso le cucine con passo sicuro e un profondo sorriso folle.
Ian tornò in piedi annuendo. La ringraziò e si scusò per aver interrotto il suo pasto, così importante per rimettersi in sesto. Si voltò verso la sorella << È il caso che mangi qualcosa anche tu >> le disse dandole un affettuoso buffetto sul naso.
Sèlene rimase a dir poco sbigottita dal gesto del conte e guardò Cassandra di rimando prima di sedersi accanto a lei e mangiare qualcosa.
Una volta fuori Ian chiuse la porta e rimase lì a braccia conserte con lo sguardo rivolto verso una delle torce appese alla parete. I suoi pensieri si persero nella fiamma che illuminava una porzione di corridoio, immaginò con raccapriccio le grida, la gente disperata correre da una parte all'altra in preda al terrore, la morte. Quale sarebbe potuta essere la causa? Qualche scintilla? Qualche incidente causato da persone distratte? E perché nell'ala est? Era forse una coincidenza o vi era qualcosa di più? Il solo pensiero di non riuscire a controllare la situazione gli fece accapponare la pelle, il solo pensiero di perdere qualcuno a lui caro gli provocò un nauseabondo nodo alla gola.
Il passaggio di una serva lo ridestò dai suoi pensieri, per cui tornò sui suoi passi dirigendosi verso i Sancerre e la moglie. "Devo avvertire Donna e Isabeau" si disse, entrambe erano a conoscenza della natura delle ragazze e venendo a conoscenza di una notizia del genere avrebbero prestato più attenzione anche loro.
Giunse nel salone e non poté fare a meno di incrociare gli sguardi interrogativi delle due donne e dell'amico. << Vi devo parlare delle condizioni di salute di madame Cassandra >> disse alle dame, cercando però di comunicar loro tramite lo sguardo che c'era qualcosa di più.
<< Se per una volta parlaste chiaro anche di fronte a me non sarebbe male! >> rispose Etienne visibilmente seccato, quando si trattava di quelle sconosciute calava sempre un velo di mistero tra il Falco, Isabeau e la sua adorata moglie.
Donna si voltò a guardare il marito con uno sguardo eloquente. << D'accordo, poi andrò a controllarla per accertarmi delle sue condizioni. Attacchi come quello che ha avuto lei non sono leggeri, specialmente con un fisico esile come il suo, le ripercussioni sul sistema nervoso vengono amplificate >> disse lei rivolta ad Ian dimenticandosi che sia suo marito che Isabeau non potessero comprendere il senso del discorso.
<< Oh ma insomma moglie! Parla chiaro, cosa è questo affare nervoso di cui parli?! >> chiese Etienne sempre più infastidito dal linguaggio che lei utilizzava di tanto in tanto con Ian. Tra i due c'era troppa intesa e non poteva sopportarlo.
Isabeau invece intuì si potesse trattare di qualcosa di conosciuto solo nel mondo da cui il marito e l'amica provenivano quindi si limitò ad ascoltare senza disturbare, avrebbe chiesto spiegazioni in un momento più consono.
<< Parla del cervello. Donna è intelligente ed esperta, lo sai- rispose Ian ad Etienne cercando di tranquillizzarlo- Quindi usa termini più complicati per abitudine >>.
<< Già, e tu come conosci il significato? >> rispose l'altro con una smorfia contrariata.
<< L'ha già detto in passato e ho chiesto spiegazioni- tagliò corto- In ogni caso ho bisogno di voi, mie signore. Vogliate seguirmi >>.
Donna annuì con assenso, accarezzò la guancia e poi la spalla del marito alzandosi << Non temere caro, tornerò presto! >> gli disse prima di posargli un tenero bacio sulle labbra, si staccò sorridendogli e si allontanò seguendo Ian ed Isabeau.
Non le portò nella stanza delle ragazze ma in una lontana e li raccontò alle due, per filo e per segno, la visione di Cassandra, esponendo anche le sue teorie.
Donna disse << Ian sei sicuro di portati fidare di quello che ha visto una ragazzina? Strega o chi che sia? >> si mise a braccia conserte perplessa.
Ian scosse il capo << Non posso esserne completamente sicuro ma non posso nemmeno prendere alla leggera ciò che ha detto di vedere >>.
<< Abbiamo visto cosa è capace di fare, non è strano nemmeno che possegga le capacità per poter prevedere gli avvenimenti futuri >> disse a sua volta Isabeau e Ian le sorrise dolcemente, aveva seguito il corso dei suoi pensieri dicendo esattamente ciò che avrebbe detto lui da lì a poco.
<< Non voglio accada nulla di male a chi amo- continuò lui perdendosi negli occhi rassicuranti della moglie- Quindi dobbiamo tenere i sensi vigili, tutti quanti >>. Il pensiero di perdere in un battito di ciglia la sua famiglia, il suo unico vero amore, gli rinnovò il nodo alla gola. Non poteva permettersi alcun errore ne distrazione.
Isabeau ancora una volta percepì ciò che il marito provava, gli accarezzò dolcemente una spalla per tranquillizzarlo, annuendo alla sua affermazione.
Donna annuì a sua volta << Va bene allora terremo gli occhi aperti, in ogni caso sarà meglio tornare da Etienne, prima che prosciughi tutte le riserve di vino che avete >> affermò per sdrammatizzare congedandosi così dai coniugi lasciandoli soli.
<< Vedrai che andrà tutto bene, amor mio >> mormorò Isabeau avvicinandosi al marito e tenendogli quel viso che tanto amava tra le mani. L'avrebbe seguito ovunque, anche attraverso il fuoco di quella visione.
Lui da parte sua fu grato di non essere solo in quel castello. Il semplice fatto di avere una moglie era scontato per molti uomini, esattamente come la loro fiducia e la loro lealtà, ma per lui non era così. Ringraziava ogni mattina e ogni notte di aver trovato una donna come lei disposta a combattere accanto a lui, non solo per lealtà ma soprattutto per amore. Di tutta risposta le donò un dolce bacio sulle labbra per poi posare la fronte su quella di lei.

***

La mattina seguente un servo interruppe la piacevole chiacchierata che Ian ed Etienne tenevano durante una bevuta davanti al camino della grande sala.
<< Mio signore- disse il giovane- E’ appena arrivata una missiva da parte del Re di Francia >>. Ian lo congedò ringraziandolo e, rompendo il sigillo di cera lacca, aprì la missiva.
Etienne si fece silenzioso e attento, sporgendosi verso l'amico per leggere con i suoi occhi senza dover aspettare con impazienza che glielo comunicasse lui. << Il Re ci invita alla festa della nascita del suo primogenito! >> disse alzandosi in piedi a gran voce, carico come sempre.
<< Esatto >> rispose Ian freddamente, ma Etienne non se ne accorse nemmeno tanta era la sua gran voglia di partire per festeggiare.
<< Stando alla data, è nato tre giorni fa. Chiede la nostra presenza a Parigi tra 10 giorni >> disse nuovamente Ian.
<< Benissimo, vado ad avvertire Donna e i ragazzi >> Sancerre si allontanò con ampie falcate lasciando l'altro da solo.
Ian rilesse più volte il contenuto di quelle righe mentre l'angoscia provata la sera prima tornò più forte.
Temeva che la premonizione di Cassandra potesse avverarsi proprio durante il loro soggiorno a Parigi, nella dimora del Re o al castello durante la sua assenza. Era certo che ne lui ne i famigliari sarebbero morti a causa di un incendio, ma non poteva esser altrettanto sicuro della propria incolumità e di quella di Isabeau, Marc, Michel e Marianne. In quel momento si maledisse per non aver letto quel dannato libro miniato fino in fondo, almeno avrebbe potuto sapere di più e comportarsi di conseguenza, sempre che fosse possibile modificare il corso degli eventi e quindi la storia.
Pensò ad ogni sorta di scusa, ogni sorta di sotterfugio, ma nessuno fu abbastanza valido e logico per poter rifiutare quell'invito così importante, ne sarebbe andato del suo onore e di quello del suo casato, quindi si alzò per andare a scrivere di suo pugno la risposta: i Ponthieu, accompagnati dai Sancerre, avrebbero accettato l'invito.

***

Sette giorni dopo ogni cosa era al proprio posto, Etienne e i famigliari erano già all'esterno. Gli ultimi servi raggiunsero Ian dopo aver caricato i carri che avrebbero trasportato gli abiti e gli averi dei nobili.
Il Falco raggiunse Cassandra e Sèlene con due veli, uno per ognuna << Mi spiace proporvi ciò ma devo chiedervi di indossare questi finché non sarete al sicuro nella vostra stanza al castello del Re. Dovreste attirare meno attenzione possibile, sia per voi stesse che per chi viaggia con voi >>.
Le ragazze guardarono i veli, comprendevano il motivo e le preoccupazioni del conte ma questo non impedì loro di soffrirci. Li indossarono prima di coprirsi con i mantelli e di essersi calate i cappucci sul viso. Ringraziarono Ian e raggiunsero il loro cavallo. Montarono in sella come la prima volta. Sèlene dietro reggeva le redini e Cassandra davanti, entrambe furono scosse dallo stesso brutto ricordo. La maggiore si sistemò meglio sulla sella aspettando che Ian si decidesse a partire. Non aveva più intrapreso rapporti con nessuno. Si era chiusa in un silenzio ostile e il fatto di viaggiare al fianco di Marc la irritava, il loro cavallo sbuffò altrettanto nervoso.
<< Smettila, lui lo sente >> disse Cassandra accarezzando il collo possente dell'animale e sussurrandogli all'orecchio parole in una lingua antica che vennero percepite da quest’ultimo come una dolce melodia e subito si tranquillizzò scuotendo docile la criniera.
<< Riuscireste a tranquillizzare anche un esercito prima di una battaglia, madame Cassandra >> disse Marc accostandosi a loro in groppa al suo cavallo, spostò lo sguardo su Sèlene e aggiunse << Io e Michel abbiamo il compito di starvi accanto durante il viaggio, per proteggervi e accertarci che madame Cassandra non stia male nuovamente >>. Era stranamente tranquillo, il suo sguardo non era risentito e sorrideva illuminando così il suo bellissimo viso. Avrebbe voluto però chiederle scusa e vedere che avrebbe viaggiato con la sorella non avrebbe fatto altro che prolungare questo pensiero. Si era comportato da sciocco, se n'era reso conto, a prescindere dall'attaccamento istantaneo di lei. Avrebbe dovuto attendere la prima sosta o la successiva ancora ma in ogni caso sperava di non attendere troppo a lungo.
Cassandra sorrise dolcemente attraverso il velo << Vi ringrazio per le vostre gentili parole e per il vostro interesse riguardo a mia salute monsieur, non dovete preoccuparvi però, mia sorella basta e avanza, lei si prende cura di me da quando ho memoria >> rispose lei con altrettanta dolcezza.
L’altra dal canto suo era sempre più irritata dalla presenza del giovane Falco, avrebbe voluto saltargli addosso e schiaffeggiarlo ancora e ancora, ma si limitò a soffocare ogni istinto, stringendo forte le redini sbiancando le nocche.
Partirono dopo pochi minuti e raggiunsero la prima sosta dopo tre ore di viaggio.
Sèlene scese per prima e aiutò Cassandra a smontare da cavallo, si alzò il velo infastidita, raggiunse la carovana di serve che distribuivano il cibo ai signori e ai soldati, prese la sua parte e si allontanò per mangiare qualcosa in disparte.
Quello fu il momento giusto per Marc che si alzò con totale nonchalance e andò a sedersi accanto a lei, sperando non gli tirasse qualche pugno coperta dalla solitudine di quel momento.
<< Verrò subito al dunque- esordì- Vorrei chiederti scusa per come mi sono comportato >>.
<< Bene, ora sono sicura che ti sentirai decisamente molto meglio, puoi tornare a pensare alla tua amata Alexandra con qualche altra donna, per quanto mi riguarda puoi andare al diavolo >> rispose lei glaciale senza smettere di mangiare e senza degnarlo di uno sguardo.
<< Bene, ora che ho fatto la cosa giusta, ovvero chiederti scusa, starò sicuramente meglio nonostante abbia la certezza di non aver fatto la cosa più corretta in passato. Ma son sicuro anche di non aver dato false speranze a nessuno. Le false speranze son nate da sole. Buona giornata >> detto ciò si allontanò prima che lei potesse rispondere, tornando da Nicolas e Michel.
Quest'ultimo in particolare si allontanò per raggiungere Cassandra e, offrendole ciò che stava sgranocchiando lui in quel momento. le chiese a bassa voce sporgendosi verso di lei << Madame, sapete per caso cosa è accaduto tra vostra sorella e mio fratello? Lui non ne vuole parlare >>. La partenza per Parigi l'aveva reso carico, per lui era la prima volta nella capitale ma soprattutto alla corte del Re. L'emozione che provava si poteva percepire a pelle e i suoi occhi dolci come cioccolata parevano quelli di un bimbo che cavalca per la prima volta.
Lei non poté non guardarlo trasognate, più stava in sua compagnia più i suoi sentimenti crescevano. Cassandra gettò una sguardo fugace verso Marc e poi verso sua sorella in lontananza e a bassa voce disse avvicinando il viso a quello di Michel << Neanche lei vuole parlarmene ma dalle poche cose che sono riuscita ad estrapolarle, ho capito che lui durante la loro consueta intimità ha pronunciato il nome di un'altra donna, Alexandra mi pare fosse e Sèlene non l'ha presa per niente bene >> concluse guardandolo da vicino.
Lui storse il naso << Alexandra è la figlia di un amico di nostro padre, abita molto lontano. Poco più di due anni fa lui s'innamorò di lei e lo stesso fu per Alex ma a causa di varie vicissitudini lei andò via per tornare in patria e non fece più ritorno, non gli diede le vere motivazioni per le quali non potesse stare con lui e questo gli fece male >> si sedette accanto a lei e guardando il fratello da lontano aggiunse << Nonostante questo, il modo con cui continua a guardare vostra sorella è singolare, proprio non riesco a comprenderlo >>.
Cassandra guardò Marc per poi tornare su Michel e, sempre a bassa voce, disse << Comprendo, soffre ancora molto, si vede che è come se gli fosse stato strappato un pezzo di cuore- fece una pausa tornando a guardare il ragazzo- Mia sorella quando aveva 15 anni era decisamente molto differente, direi irriconoscibile, era gentile, buona ed ingenua. S’innamorò di un uomo che viveva nel nostro stesso borgo, era più grande di lei e sembrava esserne altrettanto innamorato. Un giorno le diede appuntamento vicino alla piazza del mercato per portarla a casa sua e presentarla alla famiglia. Lei si presentò li e lo attese per molto, molto tempo, ma quando lui arrivò non lo fece da solo. Era in compagnia di altri 5 uomini. Lei spaventata non perse tempo e scappò ma loro riuscirono a prenderla, la picchiarono e abusarono di lei per tutta la notte continuando anche quando perse i sensi- sospirò con dolore volgendosi a guardare la sorella- La trovammo abbandonata nella stalla, era nuda, tumefatta e sporca. Mio padre cercò di fare il possibile per ottenere giustizia ma fu tutto inutile. Da quel momento lei cambiò dal giorno alla notte, divenne fredda, rabbiosa, arrogante e spietata con tutti, uomini e donne non facevano differenza. Con gli anni è migliorata ma ancora le viene difficile fidarsi o aprirsi con le persone, penso l’abbia voluto fare con vostro fratello perché le piace tanto e perché con lui si trova bene, me lo disse qualche settimana fa. Lui le faceva dimenticare ogni cosa e non pensava a nulla, penso che quel gesto abbia risvegliato in lei qualcosa di negativo, come un'ennesimo abbandono o inganno, non saprei, è difficile comprendere ciò che pensa >> concluse lei abbassando lo sguardo.
<< Un uomo dovrebbe sempre prendersi cura della propria donna. Bestie schifose, Dio li punirà duramente, sempre che non l'abbia già fatto- si voltò a guardare Sèlene, con i pugni serrati e un'espressione contrariata- Nessuno merita una cosa simile >>. La sua espressione e le sue parole erano sincere, Michel era buono e lo si vedeva subito, era in netto contrasto con Marc che pareva un monello cresciuto troppo in fretta. << Spero voi possiate vivere serenamente d'ora in poi- si voltò nuovamente verso di lei- Ve lo meritate >>.
Erano nuovamente vicinissimi, solo quel velo sul volto di Cassandra li separava e pareva separare anche i loro mondi, troppo distanti e diversi.
Lui però la guardava negli occhi come se quel pezzo di stoffa non esistesse, si perse nell'immensità di quello sguardo che chiedeva aiuto anche se sorridente. In quel momento volle stringerla a sé per scacciar via tutte le sue paure, per farle comprendere che non era sola. Ma subito gli tornò alla mente Célèste, ci sarebbe stata anche lei a Parigi. Erano destinati a sposarsi e lui non poteva illudere Cassandra in quel modo tanto barbaro, quindi si limitò a sorriderle dolcemente.
Lei ricambiò quel sorriso con emozione. "Avrà capito cosa provo per lui? Saprà cosa questo significa per me? Spero con tutto il mio cuore di si" pensò lei continuando a guardarlo, perdendosi in quegli occhi nocciola.
Quando la pausa terminò, Sèlene si avvicinò alla sorella issandola sulla sella per poi salire dopo di lei, sospirò e ricalò il velo sul viso.
Il viaggio si presentò tranquillo e senza intoppi. Arrivarono nella capitale la mattina del terzo giorno, in perfetto orario.
La capitale era in subbuglio per la nascita del principe, tutti sapevano inoltre della festa che stava organizzando il Re quindi non appena i Ponthieu e i Sancerre varcarono le porte della città con il loro seguito, il popolo scoppiò in grida di giubilo salutando non solo i nobili ma anche la servitù.
Cassandra era esaltata e si guardava intorno fremendo di curiosità.
<< Vedi di non lanciarti giù dal cavallo per inseguire i mercanti intesi? >> disse Sèlene dietro di lei con un mezzo sorriso, divertita nel vederla così.
Michel si avvicinò alle due e disse << Salutate anche voi, questa festa è anche per noi! >>.
Anche Marc era particolarmente allietato nel vedere il fratello così esaltato.
<< Non ci penso nemmeno >> fu la risposta di Sèlene, Cassandra invece si limitava a sorridere con tutta la felicità che sentiva.
“Ci sarà da divertirsi qui” pensò tra se la misteriosa serva che osservava la scena con occhio interessato e un macabro sorriso.

   
 
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