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Autore: marthiachan    10/05/2009    1 recensioni
Una ragazza molto sola e una strana presenza nel suo appartamento. lei non crede nei fantasmi, ma finirà per ricredersi e, forse, per innamorarsi.
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La convivenza è sempre più difficile e una particolare richiesta di Ilaria mette sempre più in difficoltà Federico.
Buona lettura.

3 - I ritratti.

Il tempo vola in maniera impressionante. Sembra ieri che ho conosciuto Federico e, invece, è già passato più di un mese. La nostra convivenza ha degli aspetti un po' complicati, ma ce la caviamo. Cerchiamo di evitare di stare troppo vicini e, se capita, o io o lui ritroviamo la ragione prima che sia troppo tardi. È una persona stupenda e non voglio correre il rischio di perderlo per una sciocchezza.
Mi ha raccontato altri aneddoti sulla sua infanzia, i suoi genitori e Janine. È un ragazzo molto dolce e sensibile e la notte continua a starmi accanto stringendomi fra le sue braccia. Per evitare qualsiasi inconveniente, io indosso sempre dei pigiami che di sexy non hanno proprio niente. Forse li usano anche le suore!
È molto rassicurante svegliarmi accanto a Federico, ma questa mattina, appena apro gli occhi, mi rendo conto che lui non è accanto a me. Mi siedo sul letto e lo vedo seduto in terra dall'altra parte della stanza. Appoggia completamente la testa e le braccia sulle gambe piegate. Cosa gli prende?
“Ciao.” mi saluta con voce piatta senza muoversi.
“Ciao, ma...”
“Mi sono dovuto allontanare.” mi interrompe alzando il viso con uno strano sorriso.
“Perché?”
“Tu non te ne sei accorta ma, mentre ti rigiravi nel sonno. Ti si è spostato il reggiseno.”
“Davvero? Molto?”
“Abbastanza.” risponde con un sorriso malizioso.
“Mi dispiace!”
Sono davvero mortificata. Se si è dovuto allontanare allora significa che... Mi capitano cose simili di continuo, anche se cerco di stare attenta!
“Non importa.” conclude lui.
Rimaniamo in silenzio per un po'. È tutto così difficile. Così vicini eppure così distanti.
Decido di alzarmi. Oggi è domenica e non lavoro. Non so che farò. Probabilmente resterò come sempre a casa a chiacchierare con Federico. Non mi dispiace, anzi mi fa molto piacere, ma ormai ci siamo già detti tutto. Veramente io non ho bisogno di dire nulla. Lui sa già tutto.
Mi preparo la colazione, ho proprio fame. Devo essere di buon umore perché mi viene da canticchiare, il che è piuttosto raro. Accendo la radio, questo posto è troppo silenzioso. Voltandomi, mi ritrovo di fronte a Federico. Siamo così vicini che se faccio solo mezzo passo gli sono fra le braccia.
“Sei comparso all'improvviso.” esclamo per giustificare il mio cuore dal battito frenetico.
“Ero qui da prima, ma non te ne sei accorta, eri distratta.”
“Canticchiavo.” replico abbassando lo sguardo.
“Sì, eri carina.”
Arrossisco come un peperone.
“E tu sei un bugiardo, ma grazie.”
Mi sfiora il mento con una mano costringendomi a guardarlo in viso.
“Perché dovrei mentirti?” chiede seriamente.
Rimango a fissare quegli occhi sinceri e profondi in cui potrei anche annegare.
“Non lo so.” sussurro emozionata.
Improvvisamente, mi ritrovo fra le sue braccia. Come è successo? Gli sono caduta addosso o mi ha preso lui? Non potrei dirlo. È stato un movimento veloce e io ero così presa a fissarlo che non mi sono accorta di nulla.
“Ti ho preso io.” afferma sorridendo annullando i miei interrogativi.
“Perché?”
“Perché volevo sentire il tuo profumo e il battito del tuo cuore.”
Arrossisco di nuovo. Se sente il battito del mio cuore, si rende conto che è quasi impazzito?
“Forse dovresti lasciarmi.”
“Non mi va.”
Mi stringe più forte affondando il viso nei miei capelli. Chiudo gli occhi, è così piacevole stare tra le sue braccia! E poi quando lui mi abbraccia mi fa sentire speciale. Mi sembra di essere bellissima solo perché lui mi desidera. Ilaria! Ma cosa vai a pensare?
“Stiamo esagerando, non credi?”
“Hai ragione.” ammette con un sospiro. “Qualche volta non rifletto.”
Si allontano e sento un grande freddo. È proprio un inferno. È come essere affamati, essere di fronte ad un banchetto, ma non poter toccare neanche una briciola. Una vera ingiustizia.
Mentre faccio colazione, lui è sempre ancorato a quella finestra. Credo la odi. Non fa che ricordargli quello che ha fatto. Se solo potessi fare qualcosa per lui...
“Federico?” lo chiamo d'impulso. “Ti manca la pittura?”
Si volta lentamente e mi sorride.
“Ma che domande fai?”
“Sono curiosa. Allora?”
“Sì, un po'.” replica con tono rassegnato.
“Perché non ti rimetti a dipingere?”
“Scherzi? No, non scherzi. Devi essere impazzita.”
“Se puoi abbracciare me, perché non puoi stringere tra le dita un pennello?”
Mi guarda con aria pensierosa. Sembra ci stia riflettendo seriamente.
“Ci penserò.”
Si volta di nuovo. È davvero esasperante. Forse non è giornata. D'accordo, se è di cattivo umore lo lascerò in pace. Non mi costerà nulla ignorarlo con tutto quello che ho da fare. Peggio per lui.

Ormai è sera. Ho passato l'intera giornata a ignorarlo come lui ha fatto con me, ma questa storia non mi piace. Io voglio stare con lui, perché devo ignorarlo? Comunque se è di cattivo umore non posso certo costringerlo a stare con me se lui non vuole. Lo obbligano già da lassù.
Sono un po' stanca. Mi sdraio nel mio lettone e mi copro con una coperta. Ho appena chiuso gli occhi per riposare, quando mi sento scuotere lentamente.
“Che c'è?” chiedo riaprendo gli occhi.
“Ti devo parlare. È importante.”
Sembra davvero una cosa seria, ha uno sguardo strano e molto triste. Mi metto a sedere e lo guardo con aria interrogativa.
“C'è una novità. Ho ancora un mese e poi andrò via.” mi informa con sguardo basso.
Lo sapevo. Sapevo che questo momento era vicino. Sapevo che avrei sofferto, ma ancora non immaginavo quanto male avrei provato. Mi sento come se stessi annegando e nessuno potesse aiutarmi.
“In questo mese,” aggiunge lentamente “Il mio compito sarà quello di farti conoscere qualcuno.”
Ci vuole qualche secondo perché riesca a percepire e assimilare le sue parole.
“Cosa intendi per qualcuno? Un uomo?”
Annuisce. Avrei dovuto immaginarlo. Ora comprendo tutte le sue esortazioni a uscire e conoscere nuove persone. È sempre stato il suo compito sin dal principio. Mi chiedo solo perché abbia aspettato tanto a svolgerlo.
“E se non ci riesci?”
“Dovrò riscattarmi ancora a lungo.”
“E io? Cosa mi succederà?”
Abbassa lo sguardo con aria dispiaciuta.
“Non lo so e, se lo sapessi, non te lo potrei dire.”
“Un mese.” ripeto a bassa voce.
Quando il mese finirà e lui andrà via, come farò? Difficilmente potrò vivere ancora allo stesso modo. Non sarò più la stessa. Tutto quanto sarà diverso.  Andando via porterà con sé una parte di me che non potrò più recuperare.
“Mi mancherai.” mi dice accennando un sorriso.
Ricambio il sorriso. Anche lui mi mancherà, da morire. Ma non ho bisogno di dirlo. Tiro su col naso ricacciando indietro le lacrime che tentano inevitabilmente di sgorgare.
“Spero deciderai di rimetterti a dipingere. Voglio che tu mi faccia un ritratto, così avrò un tuo ricordo.” affermo cercando di riprendermi.
“Va bene, ma tu dovrai collaborare.” acconsente.
“Per il ritratto? Certo io...”
“No.” mi interrompe. “Per il mio compito.”
Il suo compito. Trovare un uomo per me. Ma lassù pensano davvero che io sia così disperata? Sono tentata di dirgli “No! Neanche per idea!” ma i suoi occhi mi fissano imploranti.
“D'accordo, cercherò...”
Sorride e allunga una mano accarezzandomi una guancia. Il suo sguardo è come un caldo abbraccio e il mio cuore comincia ad accelerare i battiti.
“Non sarà difficile. Sei così bella.. Chi non ti vorrebbe?”
Inevitabilmente, mi metto a ridere. Non posso credere che pensi davvero quello che dice. Io sono una ragazza normale, come tante altre.
“Sei troppo gentile, e bugiardo.”
“Perché pensi sempre che io ti stia mentendo? Io non dico bugie.”
“Perché non credo di essere così bella come dici tu.”
“Ma lo sei!” esclama esasperato. “I tuoi occhi, i capelli, il sorriso, il tuo corpo... Sei stupenda.”
Il suo sguardo è sincero, crede davvero in quello che dice. Ne è assolutamente convinto, ma ciò non significa che sia vero.
“Ho solo un piccolissimo difetto: Incontro solo uomini sbagliati. Alcuni sono dei pazzi, altri dei depravati. Ho conosciuto persino un fantasma!” ci scherzo su.
Sorride ancora con estrema dolcezza facendomi arrossire. Abbasso lo sguardo.
“Non è colpa tua, ricordi? Caso o destino, non è colpa nostra.”
“Certo che lo ricordo, ma non è facile.”
Mi sdraio facendo un profondo sospiro e poco dopo, lui si corica accanto a me.
“Lo so. Ti aiuterò io. Andrà tutto bene.”
Lo abbraccio. Non andrà tutto bene. Come potrebbe se lui non ci sarà più? Ormai lui è una parte di me, come farò a separarmene senza morire dentro?

Bisogna ammetterlo, quando vuole Federico sa essere davvero molto insistente. Sono a lavoro da poco più di un'ora e mezzo e ha già fatto in modo che quattro ragazzi mi si presentassero. Non so proprio come c'è riuscito perché con la divisa sono proprio penosa. Erano tutti dei ragazzi carini, ma nessuno di loro mi ha colpito particolarmente. Nessuno ha fatto scoccare la scintilla come quando ho incontrato Carlo. Quello, però, non è certo un esempio positivo, visto come è finita.
Ecco che ne arriva un altro che mi sorride..
“Desidera?” chiedo con tono professionale.
“Un chilo di pomodori e un appuntamento.”
Rimane a fissarmi sorridendo con un aria da ebete.
“I pomodori eccoli. Per il resto, mi dispiace, ma no.”
“Perché? Fidanzata? Sposata? Gay?”
Inevitabilmente mi metto a ridere. Tutto sommato è divertente ma... Niente. È un ragazzo carino, ma non so come spiegarlo. Non mi piace e basta.
“Nessuno dei tre.” rispondo infine. “Mi dispiace ma, se non deve acquistare altro, la saluto.”
“D'accordo, ma tornerò.”
“Certo, per i pomodori.” concludo sperando che afferri il punto.
“Se preferisce dire così..” insinua maliziosamente guardandomi il seno mentre va via. Assolutamente rivoltante. Se per un attimo lo avevo trovato divertente, la sua ultima affermazione e il suo sguardo lascivo mi hanno fatto cambiare idea. Uomini!
Federico è proprio impossibile. Tutti quelli che mi si sono presentati sembravano degli aspiranti modelli con un ego grande come la Via Lattea. Palestrati, belli, arroganti e vanitosi. Esattamente ciò che detesto. Io voglio un ragazzo carino che mi faccia sentire protetta, ma questo non è in relazione all'aspetto fisico. È una questione di carattere e delle sensazioni che mi fa provare. Voglio una persona semplice, domando troppo? Forse sì.
Oddio, ne arriva un altro!
“Mi scusi signorina.”
“Sì?” chiedo aspettandomi il peggio.
“Lo sa di somigliare alla Venere del Botticelli?”
Questa poi! È proprio il colmo! Come diavolo fa Federico? Solo con il lavaggio del cervello si possono raggiungere risultati simili!
“No, non lo so, perché non è vero. Quindi, a meno che non voglia frutta o verdura...”
“Ho già messo gli occhi su un bel frutto.” mi interrompe allusivo.
Santo cielo! Che schifo!
“Senta, la smetta o chiamo la sicurezza. Le occorre qualcosa di acquistabile?”
“D'accordo, ho recepito il messaggio. Me ne vado. Arrivederci bella scontrosa.”
Scontrosa? Come avrei dovuto reagire, cadendogli fra le braccia? Neanche per idea! Ma chi si credeva di essere? Federico me la pagherà..

Rientro in casa sbuffando e veramente alterata. Giuro che se non fosse già morto lo ammazzerei io! Dopo quei due, se ne sono presentati altri 11 e tutti dello stesso genere!
“Federico fatti vedere, voglio strozzarti!”
Dopo qualche secondo, lo vedo apparire dall'altro lato della stanza. Ha un'aria mortificata, proprio come deve, visto quello che ha combinato!
“Sul serio?” chiede con un sorriso dolcissimo.
Accidenti a lui! Come posso essere arrabbiata se lui è così carino?
“Federico così non può andare.” inizio esasperata lasciandomi cadere sulla poltrona. Lui mi si avvicina.
“Lo so che non erano il tuo genere.” comincia a giustificarsi. “Ma non si sa mai. Spesso una persona che non pensi ti possa piacere...”
“Non funziona così con me.” lo interrompo immediatamente. “Ci ho già sbattuto il muso troppe volte. E quelli appartenevano proprio alla categoria che detesto. Proprio il genere che crea problemi. Cielo, mi leggi nel pensiero, dovresti saperlo!”
Annuisce con aria colpevole. Spero non ci sia rimasto male. Faccio un profondo sospiro esasperato cercando una qualsiasi soluzione.
“Senti, facciamo così: se, e solo se, c'è qualche ragazzo decente nelle vicinanze, allora tu fai in modo che lo conosca. Ma, ti prego, evita di farmi incontrare tutti i narcisisti bastardi che esistono, ok?”
Sorride e si siede accanto a me.
“Narcisisti bastardi? Ci vai pesante..”
“Andiamo! Era evidente che razza di persone fossero!”
“Mi dispiace.” si scusa ancora con lo sguardo basso.
Gli sorrido. Come faccio a prendermela? In fondo, l'ha fatto a fin di bene.
“Non importa. Solo, non esagerare o mi mandi in manicomio!”
“Va bene.”
Mi fissa negli occhi per un lunghissimo istante. Il suo sguardo è come una dolce e calda carezza. Potrei perdermi nei suoi occhi ipnotici. Anzi, credo di essermi già persa, da parecchio. Ritorno in me e abbasso lo sguardo. Lui si alza e si allontana. Io lo  seguo qualche secondo dopo e lo fermo trattenendolo per un braccio. Prima che possa dire qualsiasi cosa, lo abbraccio.
“Ti voglio bene.” sussurro contro il suo petto.
“Anch'io te ne voglio. Ho cercato di fare del mio meglio.” continua a scusarsi.
“Lo so.”
Mi stringo di più a lui, ma tenta di allontanarsi.
“No, ti prego. Abbracciami ancora.” lo supplico.
Si irrigidisce e poi fa un lungo sospiro.
“Ilaria, non posso. Devo lasciarti. Neanche io vorrei, ma è necessario.”
“Hai ragione.” accetto lasciandolo immediatamente.
Chissà cosa mi è preso. È meglio non cercare risposte a un interrogativo simile. Lo guardo per qualche secondo negli occhi e capisco che si sente esattamente come me. La frustrazione è insostenibile. Riabbasso lo sguardo e mi dirigo in cucina. Mentre mi preparo da mangiare in silenzio, lo vedo sedersi su una poltrona tenendo lo sguardo basso.
“Ricordati del mio ritratto.” esclamo all'improvviso cercando disperatamente qualcosa di cui parlare.
Alza il capo, mi guarda e poi mi si avvicina.
“Certo, contaci. Ma non ho né colori né...”
“Ci penso io. Dimmi solo che ti serve e lo procuriamo.”
Sorride riabbassando lo sguardo e quando lo rialza è pieno di gratitudine.
“Ve bene. Spero di ricordarmi come si fa.”
“Certo che te ne ricordi. Sono sicura che non puoi dimenticare una cosa simile.”
“Credo che tu abbia ragione.”
Comincia a camminare nervosamente avanti e indietro. Sembra molto preoccupato e pensieroso.
“Che genere di ritratto vuoi?” chiede all'improvviso fermandosi.
Non capisco e lo guardo con aria interrogativa.
“Vuoi solo il viso o magari...” comincia a spiegare.
“Decidi tu.” lo interrompo. “Io non me ne intendo.”
Mi metto a cenare e lo lascio a camminare avanti e indietro consumandomi il tappeto.

Ok, siamo pronti per il mio ritratto. Mi sento molto emozionata, non avevo mai posato per un pittore. Ieri sera, secondo le indicazioni di Federico, sono andata ad acquistare il materiale necessario. È stato interessante. Solo per scegliere una sfumatura di giallo ci è voluta mezz'ora!
Oggi, essendo domenica, avremo tutto il giorno per concentrarci sull'arte. Durante questa settimana Federico ha cercato di essere meno insistente nel farmi conoscere dei ragazzi. Grazie al cielo!
“Pronta?” mi domanda dopo aver preparato tutto il materiale necessario e con lo sguardo fisso sulla tela. È come ipnotizzato. Non parlava da circa un'ora! Credo che la pittura gli manchi infinitamente e spero che dipingere ancora lo aiuti.
“Sì, sono pronta.”
Mi siedo su una sedia accanto alla finestra in modo da avere la luce del sole che mi illumina il viso. Lo sguardo di Federico guizza da me alla tela e viceversa. È così concentrato e serio che quasi non lo riconosco. La pittura fa parte di lui. L'arte è l'anima della sua anima. In questo momento esiste solo lui e la sua tela. Resto immobile per più di un'ora e poi, all'improvviso, lui alza lo sguardo e mi sorride.
“Pausa?” propone.
“Sì, certo.”
Mi avvicino alla tela. Rimango letteralmente a bocca aperta. Ha gettato uno schizzo del mio viso ed è bellissimo. Io non me ne intendo di arte, ma mi somiglia parecchio. Ed è solo uno schizzo!
“Ti piace?”
“Federico... È fantastico! Cioè, questa sono io! Mi somiglia tantissimo!”
“Sono contento che ti piaccia.”
“La mia opinione ti interessa così tanto?” gli chiedo con un sorriso.
“Certo, è fondamentale, perché sei mia amica, perché ti voglio bene, perché ho fiducia in te e perché sei tu che hai commissionato il ritratto. Se non ti piacesse sarebbe inutile.”
Mi viene quasi da piangere. Quello che ha detto è quello che avrei voluto sentirmi dire da lui e il modo in cui me l'ha detto mi ha fatto venire i brividi. Se penso che presto lui andrà via...
“Mi piace tantissimo, e grazie per la fiducia e tutto il resto.”
Torno a sedermi al mio posto e, dopo un sorriso, lui ricomincia a trafficare con i suoi pennelli e colori. Mi piace guardarlo dipingere. È un lato di lui che ancora non conoscevo ed è bello vederlo così motivato e appassionato. Passa parecchio tempo, due o tre ore almeno, e infine alza lo sguardo e mi sorride.
“Finito.”
“Di già?” mi stupisco. “Pensavo ci volesse più tempo.”
“Sono sempre stato molto veloce.”
“Spero solo in pittura...” affermo maliziosamente.
Si mette a ridere e non replica, spero di non averci azzeccato.
Quando vedo il ritratto rimango incantata. Mi somiglia molto, ma mi ha dato un certo fascino. Sembro molto più bella.
“Tu mi vedi così?” chiedo titubante.
“Sì, certo.”
“Mi hai fatto più bella.” sussurro ancora affascinata.
“È impossibile farti più bella. Anzi, credo di non averti reso giustizia.”
“Bugiardo, sai benissimo di avermi abbellito.”
Mi fissa negli occhi molto seriamente e io mi sento ipnotizzare da quello sguardo.
“Non ti sto mentendo.”
Mi volto e continuo a osservare il mio ritratto. Non posso continuare a guardarlo senza sentirmi la testa in un vortice e  il cuore battere furiosamente.
“Hai mai dipinto nudi?” chiedo per cambiare argomento.
“Sì, qualche volta.”
“Ne fai uno anche a me?” domando come fulminata da un'idea.
Non mi risponde. Alzo lo sguardo e lo fisso nei suoi scurissimi occhi. Mi fissa come se fosse in preda al panico. Che gli prende?
“Ilaria, non puoi chiedermi una cosa del genere!”
“E perché?”
Non capisco quale sia il problema. È solo un quadro. Lui si volta e comincia a camminare avanti e indietro, decisamente nervoso.
“Ma ti rende conto? È già difficile così. Se poi mi chiedi anche questo!”
“Ma io pensavo che tu fossi un professionista!”
Abbassa il capo esasperato. Sembra davvero che quel ritratto per lui possa essere una tortura.
“Lo sono, ma in questa situazione è impossibile. Non riuscirei a farcela, mi dispiace.”
“D'accordo.” mi arrendo delusa. “Mi accontenterò di questo.”
Mi dirigo in bagno con tristezza. È un vero peccato, ero curiosa di vedere come mi avrebbe dipinto, volevo capire come mi vede. Mi sarebbe piaciuto, ma ha ragione lui, è troppo complicato.
Riuscendo dal bagno me lo ritrovo di fronte, ha un aspetto strano. Mi fissa negli occhi e non capisco se è arrabbiato, nervoso o esasperato.
“Va bene.” dice infine. “Lo farò, ma se... Se non riesco a... Concentrarmi, interrompiamo.”
“Dici sul serio?” chiedo non riuscendo a credere alle mie orecchie.
“Sì, certo.”
Lo abbraccio con un urlo di gioia.
“Grazie! Grazie! Grazie!”continuo a ripetere esultante.
Lui mi sorride con dolcezza.
“Di nulla.”
“Quando cominciamo?” domando impaziente.
“Più tardi. Ora dovresti mangiare.”
“Sì, è vero. Sarò velocissima.”
“Non c'è fretta.” replica lasciandomi ancora sorridente.
Mangio più in fretta possibile e poi vado in camera a prepararmi. Mentre mi spoglio comincio ad avere dei dubbi. Ho fatto bene a chiederglielo? Sono ancora in tempo per cambiare idea. Non credo che lui se la prenderebbe per una cosa simile. No, io voglio quel dipinto. Infilo una lunga maglia e lo raggiungo. Ha appoggiato l'altro ritratto accanto alla finestra e prepara una nuova tela.
“Come vuoi metterti?”
“Non so.” replico confusa. “Cosa mi consigli?”
“Siediti su una poltrona.”
Mi tolgo la maglia e mi siedo trasversalmente sulla poltrona.
“Così va bene?”
“Sì. Sei fantastica.” risponde con voce piatta. Chiude gli occhi per un istante, come per raccogliere la concentrazione. Da questo momento lui è come assente, perso tra i suoi pennelli e colori. È carino così serio e distaccato.
Son passate due ore e mezzo e lui non ha detto neppure una parola. Non ci sono state interruzioni e e lui ha continuato seriamente da vero professionista.
“Facciamo una pausa. Copriti.” mi ordina senza neanche alzare lo sguardo.
Mi rimetto la maglia e mi avvicino alla tela. C'è lo schizzo ed è stupendo.
“Sei proprio bravissimo.”
Lui si è allontanato e ora sta dall'altra parte della stanza, appoggiata al muro, con lo sguardo basso.
“Ho una modella splendida.” replica galantemente.
“Vorrei saper dipingere come te.” mormoro con lo sguardo fisso sulla tela.
Avrei sempre voluto essere capace di tanto, ma il talento non lo puoi creare. O ce l'hai o non ce l'hai. E Federico ha tantissimo talento.
“È meglio riprendere.” decide improvvisamente.
E così torno alla mia postazione mentre lui ricomincia a concentrarsi e le sue magiche mani continuano a dipingere con passione e dolcezza. Le sue mani così grandi...
Il tempo è passato, ma non saprei esattamente quanto. Mentre lui era impegnato a ritrarmi, io ho continuato a osservare il suo viso. Voglio imprimermelo bene in mente perché mi mancherà mortalmente quando non potrò più vederlo.
Sono impaziente di vedere il dipinto finito, mi chiedo a che punto sia. Quando, finalmente alza lo sguardo e mi sorride, faccio un sospiro di sollievo.
“Puoi rivestirti.”
Mentre lui sistema pennelli e colori, io mi rivesto e mi chiedo cosa gli passa per la testa mentre dipinge. Impaziente, mi avvicino e guardo il quadro. È meraviglioso! È proprio un grande artista.
“Mi hai fatto magra.” commento.
“Perché? Non sei grassa.”
“Ma non sono neanche così magra!”
Ridiamo entrambi. Lui prende la tela e la sistema accanto all'altro, vicino alla finestra.
“Sei soddisfatta?”
“Sì, certo. Sei così bravo. Ma perché non lo firmi?”
“Più tardi forse. Non sono sicuro sia il caso.”
“E perché?” domando senza capire.
“Perché sono morto, che senso ha?”
“Per me ha senso. Dopotutto li hai fatti tu, non importa quando.”
Rimane in silenzio a osservare pensieroso le due tele. Sembra confuso.
“Dove posso trovare delle cornici?” chiedo per riportare la conversazione tra noi.
“Puoi andare da Silvio. È un mio amico, o forse dovrei dire era? Comunque, ha un negozio di cornici. Tu gli porti le tele e pensa a tutto lui.”
Ritorna il silenzio. Mi mette tristezza vederlo così serio. Mi fa quasi paura.
“Grazie. Vado a vestirmi.”
Mi allontano lasciandolo serio e pensieroso di fronte alle sue opere.

Esco dal bagno in accappatoio dopo una lunga e rilassante doccia.  Mi dirigo in camera mia e vi trovo Federico seduto sul mio letto con una strana espressione.
“Che c'è?” gli domando incuriosita.
“Nulla. Cioè, forse non mi sono ancora ripreso del tutto.”
“Per cosa?”
“Per il ritratto.”
“Deve essere stato bello per te poter dipingere di nuovo.” commento arrivando all'unica conclusione che mi pare possibile.
“Non mi riferivo a quello. Eri stupenda su quella poltrona, avrei fatto l'amore con te lì, subito.”
Mi siedo accanto a lui, anche perché temo che le gambe non mi reggano.
“Davvero?” chiedo con un fil di voce.
“Sì.” conferma annuendo. “È stato molto difficile mantenere la concentrazione. Era una tortura averti così vicino e non poterti nemmeno sfiorare. Se solo potessi tornare indietro di 10 mesi...” afferma con un sorriso triste.
Anche io gli sorrido e appoggio il capo sulla sua spalla lasciando che lui mi abbracci. Vorrei anche io che non fosse morto. Vorrei non doverlo perdere. Vorrei che potesse restare con me.
Lui mi stringe più forte come se avesse paura che possa fuggire. Come se non volesse più lasciarmi andare via. Chiudo gli occhi. Quando lui non sarà più con me probabilmente questo sarà uno dei momenti che ricorderò con più piacere.
Improvvisamente lui mi lascia, come se fosse tornato alla lucidità. Lo fisso negli occhi e senza neanche pensarci, gli appoggio le mani sul petto e le faccio scendere sullo stomaco e poi più giù, sino all'altezza della cintura. Lui si allontana definitivamente e attraversa la stanza. Oddio, ma che stavo facendo?
“Scusami, non so cosa mi sia preso.” mi giustifico sentendomi mortificata.
“Lo stesso che è preso a me direi. Mi spiace, ma forse è meglio se stanotte dormi da sola.”
Esce dalla stanza senza guardarmi in viso. Che idiota che sono! Sto rovinando tutto! Finirà che lo porteranno via in anticipo solo perché mi sono comportata come una ragazzina. Ma che cosa stavo per fare? Non posso comportarmi così con lui. Se voglio sedurre qualcuno, lui è l'unico con cui assolutamente non devo. Accidenti! Ho 26 anni, dovrei cercare di usare quel poco cervello che ho!
Mi infilo il pigiama e mi corico in questo letto fin troppo grande e freddo. Non sono più abituata a dormire da sola. Ormai Federico è il mio orsacchiotto. Devo riabituarmi a stare senza di lui. Dopotutto presto se ne andrà. Spero di prendere sonno velocemente anche se credo che sarà difficile visto che continuo a pensare a lui.

CONTINUA
   
 
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